Crescono le zone “morte” degli oceani: ormai sono una superficie pari alla Nuova Zelanda

ROMA (16 agosto) – Crescono le “zone morte” degli oceani, quelle dove è impossibile la vita. Negli ultimi dieci anni sono arrivate ad occupare una superficie pari a quella della Nuova Zelanda, crescendo del 30%. Lo afferma uno studio del Virginia Institute of Marine Science, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Science.

Lo studio ha esaminato 405 aree del pianeta in cui gli oceani hanno carenze molto gravi di ossigeno, trovando che la loro superficie è ormai di 250 mila chilometri quadrati e aumenta con grande velocità. «Ormai le zone morte sono il principale indicatore dello stress degli oceani: non c’è nessuna variabile che sia cresciuta così tanto in così poco tempo», spiega Robert Diaz, coordinatore dello studio.

Secondo lo studio queste aree sono in aumento anche come numero. Dalle 162 degli anni ’80 si è passati alle 305 degli anni ’90, fino ad arrivare alle 405 di oggi. Il processo che causa la “morte” dell’oceano dipende dalla forte presenza di nutrienti all’azoto e al fosforo, normalmente dovuti a fertilizzanti, che provoca una crescita incontrollata di alghe. Le alghe favoriscono la presenza di batteri che per decomporle assorbono l’ossigeno dall’acqua circostante. «L’ipossia – spiega Diaz – viene presa in considerazione solo dopo che ha effetto sui pesci sfruttati commercialmente, ma bisognerebbe intervenire prima».

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fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=29551&sez=HOME_SCIENZA

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