Archivio | gennaio 2007

Noi ci impegniamo…

Noi ci impegniamo…
Ci impegniamo noi, e non gli altri;
unicamente noi, e non gli altri;
né chi sta in alto, né chi sta in basso;
né chi crede, né chi non crede.

Ci impegniamo,
senza pretendere che gli altri si impegnino,
con noi o per conto loro,
con noi o in altro modo.
Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza cercare perché non s’impegna.

Il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi mutiamo,
si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.
La primavera incomincia con il primo fiore,
la notte con la prima stella,
il fiume con la prima goccia d’acqua
l’amore col primo pegno.
Ci impegniamo
perché noi crediamo nell’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta
a impegnarci perpetuamente.

(don Primo Mazzolari)



stasera io ed Elena abbiamo riletto insieme questa bella poesia di don Primo. Com’era prevedibile (premetto che per Elena era la prima volta che la leggeva), c’è stata qualche divergenza di interpretazione.. Mi è sembrato un bel tema da proporre, quello dell’impegno, per verificare tra noi (e in noi) quanto (e come) voglia dire questo “impegnarsi”. Se la si legge, la poesia, senza le lenti deformanti di un qualunquistico anticlericalismo, se ne potrà scorgere le bellezza e l’universalità del suo valore..
E parlando di preti, averne come don Mazzolari! Ricordo che questo prete è stato colui che ha detto “no” a muso duro ai fascisti alla loro richiesta di celebrare un “Te Deum” in chiesa, in speciale ringraziamento per il fallito attentato a Mussolini. Gli hanno pure sparato (nella notte..), ma non è servito certo a fargli cambiare idea. Anzi.

mauro

Allarme psicofarmaci: entro febbraio registrazione Ritalin

e poi qualcuno dice che sono un allarmista..
mauro

Entro febbraio l’Agenzia italiana del farmaco si pronuncerà sulla registrazione del metilfenidato (Ritalin), anfetaminico usato per il trattamento dell’Adhd. Lo ha annunciato il direttore generale dell’Aifa, Nello Martini, intervenuto oggi a Roma all’Istituto superiore di sanità al convegno “Bambini e psicofarmaci: tra incertezza scientifica e diritto alla salute”.

Con l’immissione in commercio del metilfenidato partirà il Registro nazionale dei trattamenti farmacologici per l’Adhd, messo a punto dall’Iss dove verranno ascritti i bambini etichettati come affetti da tale “patologia”.

Da anni oggetto di polemiche il Ritalin è stato introdotto nel 1956. Commercializzato in Italia due anni dopo l’introduzione, venne ritirato dalla casa farmaceutica nell’89 anche a causa delle tante proteste.
Nel Marzo del 2003 il Ministro della Salute aveva approvato un decreto che riportava il Metilfenidato, quindi il Ritalin (http://it.wikipedia.org/wiki/Ritalin ), in Tabella IV, declassandolo così dalle sostanze stupefacenti (Tabella 1 e 2 ).
Il 26 aprile 2006 il Ministro della Salute e il Ministro della Giustizia pubblicano un Decreto che riporta il metilfenidato nella tabella 1 e 2 delle sostanze stupefacenti (www.altalex.com).

Attualmente si stima che circa 5 mila bimbi con ADHD in Italia siano trattati con il Ritalin, nonostante nel nostro Paese sia incluso nella tabella delle sostanze stupefacenti e quindi il suo uso non approvato.

Ad oggi non esistono test di laboratorio che siano confermati come diagnostici per l’Adhd, “malattia” che ricordiamo essere stata votata per alzata di mano (un principio scientifico, moderno e democratico) dall’Associazione Psichiatrica Americana.
L’Istituto Nazionale per la Salute Mentale degli USA riconosce che il Ritalin, e nello specifico il Metilfenidato, suo principio attivo, ha una funzione soltanto nel sopprimere i sintomi senza però curarne le cause.
Per non parlare degli effetti collaterali, effetti che vanno dalla tachicardia all’arresto cardiaco; dalla psicosi alle allucinazioni; dall’aggressività alle convulsioni, dall’anoressia a disturbi delle funzioni sessuali; dall’arresto della crescita alla depressione; dall’iperattività ad un peggioramento degli stessi sintomi dell’ADHD, alla ridotta capacità di comunicare e di socializzare.


Numerose le reazioni raccolte da ItaliaTv, ne citiamo alcune:

“Il Ministero per la Salute vuole creare una ‘rete di controllo’ sui bambini, che verranno inquadrati e schedati per questi presunti problemi comportamentali, e poi verranno sottoposti a terapie a base di psicofarmaci stimolanti. Poi compileremo la lista dei morti come negli Stati Uniti. Lo voglio dire chiaramente: il Ministero non sa quello che fa ed a cosa andrà incontro”.
Giorgio Antonucci, psicoanalista, già collaboratore di Franco Basaglia

“Ho la netta sensazione che non ci si renda pienamente conto di cosa implica somministrare psicofarmaci stimolanti ad un bambino di 5 o 10 anni, del tipo di impatto sul suo metabolismo, sul sistema ormonale, sul suo sistema nervoso in via di sviluppo”
Luigi Cancrini, psichiatra, Commissione Parlamentare sull’Infanzia

“Parlando di disturbi del comportamento, ed in particolare di sindromi quali ad esempio il deficit di attenzione e iperattività (ADHD), siamo più che altro di fronte ad una ‘moda’ ed a diagnosi inconsistenti e vaghe. Queste diagnosi, così come vengono oggi semplicisticamente perfezionate, non si possono e non si devono fare, ed il Registro di per se servirà a poco, se non si rivedranno completamente tutti i protocolli: cambierà qualcosa se andremo ad iscrivere in un Registro bambini che a monte non sarebbero dovuti essere sottoposti a terapia a base di Ritalin?”
Emilia Costa, titolare della 1° Cattedra di Psichiatria dell’Università di Roma La Sapienza

fonte: http://www.nopsych.it/article415.html

comunicazione di servizio 2

ATTENZIONE:
i commenti al post “compagni comunisti…” sono stati spostati al post “Comunismo e fascismo…”.
Non si tratta di censura ma dell’esigenza di poter sviluppare entrambe le discussioni in modo esaustivo, senza che si sovrappongano ed ingenerino confusione.
Sono certa che apprezzerete.
Grazie e suerte!

Compagni comunisti: illusi e delusi?

Molti compagni sono scontenti da quanto visto finora di questo Governo: decisioni criticabili, provvedimenti procrastinati e quant’altro.

Tutto vero, ma… analizziamo un po’ “i retroscena”.

Siamo andati a votare il candidato unico per le primarie – e già in questo modo abbiamo dimostrato di voler far parte di una maggioranza – ma abbiamo scelto Prodi. Hanno scelto, potrebbe obiettare qualcuno (anch’io). Poco cambia alla fine, se poi alle politiche abbiamo votato la coalizione.

Si può disquisire sulla selezione che ha portato a “quella” rosa di nomi, ma è innegabile ed inconfutabile che la stragrande maggioranza degli elettori delle primarie abbia indicato lui come premier. Ma Prodi è oggi quello che fu in passato. Prodi viene dall’IRI, non è mai stato un barricadero ultracomunista… Ed è esattamente quello che è tuttora. Lui è coerente con sé stesso – anche se il programma diceva cose per ora rimaste sulla carta.

E’ inutile adesso piangere sul fatto che le nostre truppe sono ancora in Afghanistan, che si spinga per approvare il progetto di allargamento della base di Vicenza “perché così s’ha da fare”, che il governo abbia esordito con l’indulto e che di abolizione di legge 30 non si parli…

Lo sapevamo già: Mastella e Prodi, Rutelli e Fassino non sono “così sinistri”… e se anche la legge dei numeri (dei voti presi) dà torto a qualcuno di loro, loro sono molto più funzionali dei comunisti DOC ad un governo guidato da Prodi. Ci hanno accettato perché facevamo comodo per portare voti che altrimenti sarebbero andati persi (certo non all’altra parte…), esattamente come noi abbiamo accettato di partecipare ad una coalizione che, in nuce, aveva già le caratteristiche che sta palesando al governo.

L’altra scelta possibile – ma sarebbe stata da compiere allora, non adesso – era quella di starsene fuori. Abbiamo valutato giusto privilegiare la caduta di Berlusconi alla ricerca di una formazione – che non avrebbe avuto la forza necessaria, diciamolo! – che potesse effettivamente cambiare le cose in senso popolare e giusto: adesso dobbiamo coerentemente fare il possibile per ottenere quanto più si riesce, magari anche qualcosa apparentemente impossibile, ma non possiamo tirarci indietro.

Non solo perché in meno di un anno è difficile mettere riparo a situazioni createsi nel corso dei decenni precedenti (e diciamolo, che non è stata solo colpa di Berlusconi e del suo governo, che l’attacco ai lavoratori è venuto da destra come da sinistra, che certe leggi non le ha inventate il cavaliere, il quale al massimo le ha portate alle estreme conseguenze!), ma anche perché in questa coalizione, per fortuna, ci sono ancora compagni che si battono con passione e volontà forte, innanzitutto per evitare che la destra riprenda il potere (ma riuscite ad immaginarvi a che punto di degrado ci porterebbe? Non siamo già messi abbastanza male?) e poi perché le promesse elettorali vengano mantenute.

Ma davvero pensavamo che sarebbe bastato piazzare a capo del governo un moderato per avere la giustizia che ci siamo fatti portare via da sotto il naso, rimbambiti e narcotizzati da mezzi di comunicazione asserviti al più forte? Quanto a quello, ancora oggi l’informazione è tutt’altro che obiettiva ed imparziale: prova ne è che chi si batte con coerenza dall’interno della maggioranza difficilmente assurge agli onori delle cronache – a meno che non sia possibile buttargli un bel po’ di fango addosso.

Insomma… abbiamo deciso di starci, e adesso ci stiamo. Non ci piace questo gioco? A parte il fatto che non è un gioco e che comunque le regole erano già sufficientemente chiare, quand’ero giovane esisteva all’interno della sinistra “vera” qualcosa chiamato “centralismo democratico”, a cui ci attenevamo tutti. Le decisioni prese dalla maggioranza potevano anche rivelarsi sbagliate alla luce dei fatti, ma quelle erano e quelle venivano seguite (esisteva anche qualcosa come la critica e l’autocritica: la seconda decisamente più difficile…). Magari con qualche mugugno, magari con poca convinzione personale. Ma non si sgambettavano i compagni con mal-di-pancia dell’ultima ora e/o ripensamenti e pentimenti.

Capito, compagni al governo? Sapevate che avremmo dovuto fare dei compromessi (e se non lo sapevate siete dei poveri illusi metastorici). Fateli dunque!

Preferirei poter dire “andiamo sulle barricate”, ma non è questo che abbiamo scelto qualche mese fa – e non è questo che, nella situazione attuale, ci può far compiere dei passi in avanti. Come ebbe a dire Montanelli in tutt’altro contesto: “tappiamoci il naso e votiamo…..”.

Possiamo passare la vita scandendo slogans, belli e giusti ma che lasciano il tempo che trovano, oppure possiamo fare – nell’ambito che ci siamo scelti – tutto quanto in nostro potere per modificare le regole. Anche quelle che concernono la nostra appartenenza alla NATO.

Comunismo e fascismo: vuote parole?


Ieri ho pubblicato un post che, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto aiutare a fare chiarezza sul corretto modo di comportarsi e di agire dei parlamentari della “sinistra vera” – quella che un tempo fu extraparlamentare.
Siccome la discussione si è subito incentrata sull’attualità e sulle rispettive nefandezze di fascismo e comunismo nella storia, modifico il post per adeguarlo ai commenti e ri-posto l’altro, in modo che chi volesse commentare l’attuale situazione politica lo possa fare senza “inciampare” in commenti che sono sì legati al tema, ma in un contesto più vasto.
Continuiamo qui, se volete, la diatriba. Per aiutarvi nel districarvi tra i post, metto qui i simboli di entrambe le dottrine (anche se un po’ mi viene male…)

Il giorno della memoria: non di sola Shoah…

Domani, 27 gennaio, ricorre l’anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. Questa data è stata scelta, simbolicamente, per non dimenticare.
Non dimenticare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico nei lager nazisti, come recita “il Venerdì di Repubblica”. Ma non solo.
Questo giorno è stato voluto per ricordare ANCHE le leggi razziali, la persecuzione che anche l’Italia fascista attuò nei confronti degli ebrei, gli Italiani che subirono deportazione, prigionia e morte, come coloro che – anche di schieramenti diversi – si opposero a quella ideologia razzista.
Questo prevede la legge 20 luglio 2000, n. 211.
Domani si ricordano tutti i martiri del nazismo, non solo gli ebrei. Perché non ci sono vittime di serie A e di serie B, non ci sono morti che pesano meno… ci sono solo persone indifese che una “pazzia” estremamente lucida ha cercato di eliminare e/o di usare per i propri abietti fini. Il discorso è ampio e ci ritornerò a breve. Quello che ora mi preme è segnalare le molteplici iniziative che avranno luogo in questo periodo (le trovate sul link in fondo) e riportare l’appello del Presidente dell’A.N.P.I., Tino Casali:

“Dal 2001 il 27 gennaio è il giorno dedicato al ricordo dei delitti del nazifascismo, dello sterminio del popolo ebraico e della deportazione di partigiani, militari e lavoratori italiani nei campi di prigionia e di annientamento.


Le Associazioni della Resistenza, i Comitati Antifascisti, le Comunità Ebraiche, i Figli della Shoah, e tutte le istituzioni democratiche rivolgono, in particolar modo alle giovani generazioni, l’invito a partecipare con chiara coscienza alle iniziative promosse in tutta Italia per non dimenticare quei tragici fatti: momenti di analisi, riflessione e approfondimento quanto mai necessari in una fase storica come quella attuale, in cui i conflitti armati insanguinano ancora molte parti del mondo.

Le forze democratiche antifasciste chiamano ancora una volta a raccolta i cittadini italiani per manifestare il loro alto senso di civiltà, contro l’odio sociale, religioso, politico e razziale, contro il terrorismo e la violenza, contro tutte le guerre.

Intendiamo riaffermare la nostra voglia di Pace e diffondere un preciso messaggio per la concordia universale. E’ fondamentale per ogni uomo e per qualsiasi comunità promuovere e difendere l’armonia sociale: al fine di rendere impossibile, dopo quei terrificanti anni di distruzione, che si possa ripetere nella storia d’Europa e del mondo l’esperienza di allora, colma di tragedie e disperazione.

Occorre infondere, sempre e continuamente, fiducia e speranza al mondo che verrà, ai nostri figli, alle nuove generazioni.

Vi preghiamo di tenerci informati su tutte le iniziative da voi assunte in occasione del “Giorno della Memoria”.

Cordialmente,

IL PRESIDENTE
Tino Casali

Una panoramica sulle principali iniziative del Giorno della memoria sul sito dell’ANED

http://www.anpi.it/documenti/270107_casali.htm

IL MIGLIOR MODO DI DIRE UNA COSA E’ FARLA


Ultimamente mi sento un po’ oppressa dalla quantità di informazioni negative che mi arrivano e/o diffondo.
Pare che al mondo ci siano solo guerre, disastri ecologici più o meno naturali (meno, meno… più prodotti dall’uomo che altro), psicosi collettive antiqualcosa, economie che non tirano e famiglie che non campano, scuole allo sfascio, lavoratori precari/licenziati/abusati/mobilitati (purtroppo solo nel senso di “messi in mobilità…), disoccupati cronici e sanità sporca. Molto sporca, soprattutto se si scava un po’ in rete e si riesce a mettere le mani su “cose-che-è-meglio-non-far-sapere” (ma di questo parlerà a breve Mauro, che è l’esperto del settore).
D’altra parte, è ormai difficile distinguere chi effettivamente urla nel deserto per aprirci gli occhi da chi invece strepita per interessi suoi.
Allora potrebbe venire la tentazione di rinchiudersi nel proprio privato e coltivarsi il proprio orticello.
NON POSSIAMO. E’ giusto quello che qualcuno aspetta per imbavagliarci definitivamente. Ma non possiamo neppure vivere in un mondo nero di ottimismo e senza speranza.
Ho pensato di segnarlarvi – e di linkare, ove non già fatto – qualche sito che (fino a prova contraria quantomeno) trasmette l’ottimismo del fare. Cose piccole magari, cose “insignificanti”. Ma fatti e non le solite belle parole.
Comincio con questi tre (in ordine alfabetico perché scegliere mi è difficile) Alce Nero, Cesvi ed Oltretutto.
Alce Nero, la comunità di Montebello voluta e realizzata da Gino Girolomoni, si occupa di agricoltura biologica ed eco-compatibile, nonché di recupero del territorio e delle tradizioni locali.
Il Cesvi (acronimo di Cooperazione e Sviluppo) ha a che fare con l’aiuto a paesi del terzo mondo in gravi difficoltà, sia sanitarie (lotta all’AIDS con farmaci antiretrovirali in Africa) che per emergenze fisico-economiche (ricostruzioni dopo la guerra nella ex Jugoslavia e perfino in Corea del Nord finché gliel’hanno permesso, costruzione di case sorriso per bambini orfani o comunque poverissimi anche tramite l’adozione a distanza di comunità, costruzione e messa in opera di scuole, pozzi, fabbriche per la lavorazione di prodotti locali. Il tutto addestrando personale indigeno ed emancipando le popolazioni dal bisogno di aiuti stranieri).
Oltretutto è una testata che ho conosciuto l’anno scorso e che riporta, tra l’altro, storie di persone che “ce l’hanno fatta” a cambiare la loro vita e quella di chi sta loro vicino. Una ventata di aria fresca in mezzo a tanto fumo.
Già ho detto troppo. Andate e leggete…

Operaio subisce attentato: licenziato!

Incollo da http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o8315 e non commento…

Operaio subisce un attentato in azienda; e ora lo licenziano !

(23 gennaio 2007)

Due anni fa alcuni operai furono feriti da diversi colpi di fucile sparati a Vazzano (Vibo Valentia) contro la fabbrica Ecocall, azienda che ha come socio Filippo Callipo, ex presidente regionale di Confindustria.
Altri colpi furono poi sparati contro le finestre dell’edificio.

L’operaio DOMENICO MARTELLI rimase gravemente ferito all’addome e agli arti, e ancora oggi deve sottoporsi a continue operazioni chirurgiche in Francia.

Il 12 dicembre scorso il padrone ha licenziato Domenico, colpevole di rivendicare l’applicazione del contratto di lavoro!

Dopo l’attentato di 2 anni fa furono utilizzate dall’Ecocall sei guardie giurate della Vigilanza Italia; anche loro hanno perso il posto di lavoro dopo che hanno fatto denuncie sulla sicurezza sul lavoro.

Il coordinamento nazionale dello Slai Cobas chiede
. l’immediato reintegro nel posto di lavoro dell’operaio Domenico Martelli e delle sei guardie giurate;
. l’intervento della commissione nazionale antimafia.

SOSTENIAMO CON FORZA LA LOTTA DEI LAVORATORI CALABRESI LICENZIATI!

La Confindustria calabrese ciancia di legalità e poi i suoi principali esponenti si comportano in questo modo vergognoso!

Roma, 21-1-2007

Slai Cobas

fonte: infoslai@fastwebnet.it

MINI-SONDAGGIO


Buongiorno a tutti!
Premesso che non credo nelle statistiche e nei numeri in generale, vorrei però avere la vostra opinione su un paio di fatterelli che riguardano questo blog (e a tale proposito, per stimolare anche i più pigri, una tantum toglierò l’impossibilità di lasciare commenti anonimi – però mi piacerebbe che magari li firmaste in fondo, anche un nick va bene)

Domanda 1: secondo voi sarebbe meglio se riportassi gli articoli che segnalo solo con il link di appartenenza, anziché rimandarvi al sito in cui i suddetti sono stati pubblicati la prima volta?

Domanda 2: come vedete la possibilità di lasciare commenti anonimi? Dovrei “aprire” o no?

Grazie per la collaborazione… sto lavorando PER ME! 🙂

PSICHIATRIA: chiariamoci le idee



Non per annoiarvi, ma per chiarire ulteriormente lo stato delle cose sul tema della psichiatria.
L’articolo che segue queste mie note è piuttosto illuminante: non illudiamoci, su questo tema dovremo confrontarci tutti, perché si acquisti la consapevolezza della reale posta in gioco… il nostro di futuro, ma sopratutto quello dei nostri figli che dovranno essere gli attori e gli artefici di una “nuova società”, più giusta e più libera. All’articolo sicuramente non c’è molto da aggiungere, salvo una piccola riflessione: come mai tra i bambini “trattati” psichiatricamente non vi è uno, e dico uno, che sia rappresentante della classe cosìdetta ricca? Guarda caso (e posso dirlo per esperienza personale) o sono figli di prostitute, o di immigrati, o comunque provenienti dalle fasce basse, o più marginalizzate, della società.. Un segno di cambiamento però c’è, lentamente si sta intaccando anche il ceto medio. Perchè, tanto, nel prefigurato e programmato appiattimento sociale, è destinato a scomparire..
Buona lettura.
Mauro.

Gli attacchi della legge Basaglia e la psichiatria vista come strumento di egemonia e repressione.

In questi anni centro-destra e centro-sinistra stanno proponendo, per quanto riguarda il problema della stima dell’utenza sul versante psichiatrico, una quantificazione che si aggira intorno al 20/25% della popolazione, al 40% delle famiglie ed al 10% degli alunni delle scuole materne, di quelle elementari e medie.

Nella valutazione del disagio psichico vengono considerate una pluralità di voci che vanno dalle sintomatologie psicotiche vere e proprie alle tossicodipendenze, alla depressione, all’ansia, ai disturbi nell’alimentazione. Persino le ammissioni relative a situazioni e vissuti di stress in ambito familiare o lavorativo sono recepiti come indice di sintomatologie indicatrici di disagio mentale. Sempre più l’uso di alcolici ed il fumo di sigarette vengono definiti in ambito psichiatrico come “alcolismo” o “tabagismo”. Per quanto riguarda la scuola sono in cantiere disegni di legge per considerare l” ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), la dislessia, la disgrafia (la scrittura poco chiara e non allineata), la discaluculia (lentezza nel fare i calcoli, non conosce bene le tabellone) come indicative di disturbi neuropsichiatrici.

Questa dilatazione abnorme del bacino dell’utenza reale e potenziale del servizio psichiatrico è pienamente in linea con analoghi processi volti a introdurre su larga scala figure professionali come quelle dello psicologo oltre che in tutti i gradi scolastici anche negli ambienti di lavoro, dai servizi pubblici in via di privatizzazione, alle supervisioni dei cosiddetti lavori d’equipe e più in generale ai processi formativi e gestionali nell’ambito di tutti quei lavori che richiedano un certo grado di cooperazione a livello relazionale.

E’ questo un quadro dove la tendenza alla “psichiatrizzazzione” di una parte consistente della società, parte rappresentata oltre che dai settori più sfruttati, oppressi e marginalizzati delle masse popolari, anche da quelli che, su un piano culturale, comportamentale e magari anche su quello politico e sociale, vengono identificati come portatori di conflitto, si coniuga con i tagli alle spese per la sanità e lo smantellamento e la distruzione del servizio sanitario pubblico e con i processi di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi psichiatrici a cooperative, cliniche private ed enti religiosi. Mentre sempre più si assiste alla riduzione del trattamento del disagio psichiatrico a problema di contenimento farmacologico e di ordine pubblico, con riscoperta dell’elettroshock, diffusione di strutture neomanicomiali, introduzione del “lavoro coatto” come metodologia terapeutica, uso massiccio degli psicofarmaci e diffusione di particolari categorie di psicofarmaci “antipsicotici” che svolgono una vera e propria funzione di lobotomizzazione chimica con trasformazione progressiva ed irreversibile della personalità dell’”utente”.

La psichiatria si trova così a svolgere sempre meno un ruolo di servizio nell’ambito di un sistema sanitario pubblico e sempre più un ruolo funzionale a necessità complessive della borghesia e dell’imperialismo sul versante egemonico e repressivo: dalla diffusione a livello di massa delle teorie psichiatriche in quanto portatrici di una concezione reazionaria del mondo, al piano relativo alla “psichiatrizzazione” del conflitto e disagio psichico, all’uso ed alla strumentalizzazione del disagio psichico in funzione dell’ulteriore limitazione dei diritti dei cittadini, in particolare di quelli delle masse proletarie e popolari ed in direzione dell’introduzione di nuovi meccanismi di schedatura di massa, di controllo sociale e di repressione poliziesca.

Le teorie biologiste in ambito psichiatrico relative al disagio psichico come “malattia genetica” o “degenerazione psico-fisica”, teorie che sembravano sulla difensiva e ridotte ad una posizione sempre più marginale, ritornano a svolgere un ruolo di primo piano e sembrano conquistare spazi non indifferenti (non a caso in stretto raccordo con i vari processi di “riforma” della scuola) sul versante della valutazione e del trattamento dei cosiddetti disturbi di apprendimento e di comportamento degli alunni nei vari gradi scolastici.

Queste teorie si combinano peraltro con quelle tuttora di matrice “psico-dinamica” e “comportamentista” che nel corso degli anni, dopo la fase basagliana, si sono sempre più “private”di ogni elemento di critica dei rapporti sociali dominanti. Elementi che viceversa, pur in modo eclettico e confuso, si erano andati sviluppando negli anni 70 sull’onda e come riflesso dello sviluppo della lotta di classe e delle varie esperienze rivoluzionarie.

Senza contare che i processi di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi psichiatrici che sono andati sviluppandosi a partire dagli anni 80 se da un lato hanno trovato nell’operato di alcune generazioni di operatori sociali e di educatori una effettiva fonte di arricchimento empirico dell’esperienza del trattamento del disagio psichiatrico, dall’altra hanno visto il prevalere, da parte degli enti gestori dei servizi psichiatrici convenzionati, appaltati o accreditati (dalle comunità alloggio, alle strutture residenziali, ai centri diurni, al reinserimento lavorativo ecc.) delle versioni più grossolane e regressive delle teorie psichiatriche alla moda, in genere pragmatiste-comportamentiste o espressione dell’egemonia della psicologia e della “psicanalisi” americana. Per non parlare poi di quei casi, tutt’altro che isolati, in cui privatizzare la psichiatria ha significato dare il disagio psichico in pasto a “preti” ed aspiranti tali, i quali non si sono certo lasciati sfuggire l’occasione per introdurre massicciamente la religione cattolica come metodologia terapeutica.

Ed è rispetto a tutto questo che il centro-destra ed il centro-sinistra in ultima analisi non si distinguono sul piano politico, ideologico e programmatico.

Da anni sono in atto processi, gestiti in forme simili tanto dal centro-sinistra quanto dal centro-destra, che non solo possono essere considerati come un deficit di applicazione della 180, ma che vanno anche considerati come uno stravolgimento del suo stesso spirito orientato ad una certa tutela dei diritti dell’utenza e di quelli dei cittadini più in generale.

Così come anche sotto le amministrazioni del centro.sinistra, con il complice silenzio dei sindacati confederali, di Rifondazione Comunista e di settori dei movimenti, con un ruolo di primo piano dei servizi di salute mentale, in genere gestiti da cosiddetti “psichiatri democratici”, si sono negli ultimi anni accelerate le tendenze alla costruzione di nuovi piccoli manicomi (con tanto di “reparto lavoro”) in genere collocati all’estrema periferia delle città e spesso accompagnati dalla chiusura di case famiglia e strutture residenziali prima ubicate nei centri cittadini. Una logica che comprende la trasformazione, in corso, in “custodi” ed “infermieri precari e sottopagati”, di operatori ed educatori i quali in tutti questi anni tra mille difficoltà ed una crescente devastazione delle condizioni contrattuali e di lavoro sono stati in realtà i principali artefici della creazione di un clima terapeutico-riabilitativo nelle strutture protette dove hanno trovato collocazione anche migliaia di utenti ex-manicomiali.

Si tratta di processi molecolari che persino anticipano quando non si ripropongono di competere in peggio con i disegni di legge presentati in questi anni dal centro-destra e che per vari motivi non sono ancora andati in porto.

Si tratta di difendere la 180 smascherando contemporaneamente la politica falsamente progressista del centro-sinistra. Si tratta di denunciare i reali processi in atto e l’uso crescente della psichiatria nel conflitto sociale in funzione egemonica e repressiva, l’introduzione della “psichiatria” nella scuola e la somministrazione di psicofarmaci ai “bambini difficili”, i tagli al servizio sanitario e l’abbandono dell’utenza psicotica alle famiglie, le privatizzazioni, le crescenti interferenze della chiesa, la precarizzazione del lavoro di operatori sociali ed educatori, il crescente peggioramento della qualità dei servizi per l’utenza ed il contemporaneo incremento dei costi a carico delle famiglie.

In questo quadro l’iniziativa politica e culturale sul versante della difesa della 180 può contribuire a riunificare e ricomporre una soggettività variegata e multiforme dai lavoratori alle prese con lo psicologo del lavoro e le supervisioni dei gruppi di lavoro, alla scuola, alle famiglie delle masse popolari e proletarie, alle donne, agli operatori ed educatori precarizzati dei servizi pubblici ed esternalizzati, agli stessi psichiatri più coscienti del carattere sociale del problema del disagio psichico.

Si tratta di una lotta da far agire come uno dei tanti fili della lotta di classe, in funzione della costruzione di un blocco ideologico-politico e sociale di massa, capace di determinare l’apertura del processo rivoluzionario per l’instaurazione di uno stato popolare democratico, di una sanità pubblica realmente al servizio di tutti e di una concezione avanzata del disagio psichico capace di contribuire alla costruzione di una nuova sovrastruttura morale e culturale nella società, nella scuola, tra le famiglie ed in ogni altro ambito collettivo.

STRALCI DI UN ARTICOLO SCRITTO DA UN GRUPPO DI EDUCATORI DI TRENTO PER IL GIORNALE COMUNISTA “PUNTO A CAPO”

Fonte: http//www.pane-rose.it