Archivio | luglio 2009

Diamo visibilità all’Honduras per evitare carneficine

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Come avevamo temuto è successo. Nonostante il diritto internazionale, nonostante la volontà di un popolo – quello dell’Honduras – e di un intero Continente, il silenzio è sceso sul piccolo Paese del centroamerica e sulla dittatura che oramai da diverse settimane abusivamente lo governa. L’Honduras vede ogni giorno calpestata la sua libertà e la sua volontà di realizzare una trasformazione sociale, che si era espressa con l’elezione del presidente Zelaya. Nessuno, però, denuncia tutto questo. Il silenzio è assordante.
Per queste ragioni consideriamo straordinaria la risposta che ha ottenuto l’appello “Diamo visibilità all’Honduras per evitare carneficine”. In pochi giorni sono state raccolte centinaia di firme e in tanti hanno manifestato la volontà di gridare al mondo il diritto dell’Honduras a veder ritornare il suo legittimo Presidente. Le tante firme raccolte sono anche una denuncia ai media italiani, a quelli che hanno taciuto e che continuano a tacere. Noi non ci fermeremo, forti di questo piccolo successo andremo avanti nel tentativo di informare e di dare voce a quanti oggi se la vedono privare da una dittatura feroce.
Invitiamo tutti a diffondere e a rilanciare l’appello con tutte le nuove firme raccolte.

Segnaliamo qui sotto i links dei siti in cui si possono trovare ulteriori informazioni sulla situazione honduregna.

www.pdcitv.it/video/1735/Honduras-la-lotta-per-la-democrazia

http://www.pdcitv.it/video/1736/Venezuela-El-pueblo-unido-jamas-será-vencido

http://www.youtube.com/watch?v=CMujxRdNIsA

http://www.aporrea.org/tiburon/n138098.html

siti

http://www.gennarocarotenuto.it/ (Gennaro Carotenuto)
http://www.vtv.gob.ve/ (Venezolana de Televisión)
www.agoratv.org (Agoratv)
http://sodepaz.es/index.php?option=com_content&task=view&id=1027&Itemid=15 (Sodepaz) www.aporrea.org (Aporrea) www.cubadebate.cu (Cuba debate) www.radiolatinasweb.org (radio latinas) http://www.radioglobohonduras.com (Radio Globo Honduras) http://www.todosconhonduras.cult.cu/ (Todos con Honduras) www.telesurtv.net (Tele Sur) http://www.defensoresenlinea.com/cms/ (Defensor en linea) www.cubahora.cu (Cuba hora) http://contravisiones.blogspot.com/http://latinoamericanos-unidos.blogspot.com/ (Contravisiones) (Latinoamericanos) http://elpuentesur.blogspot.com/ (El puente sur) http://hablahonduras.com/ (Habla Honduras) http://globalvoicesonline.org/2009/07/04/honduras-was-it-a-coup (Global voices on line) http://www.verosudamerica.com (vero Sudamerica)

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DIAMO VISIBILITÀ ALL’HONDURAS PER EVITARE CARNEFICINE!

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La situazione in Honduras sta precipitando. Gli squadroni della morte sono in azione. “Siamo in una situazione peggiore di quella vissuta negli anni ‘80, quando i militari, che fanno parte del Governo golpista, fecero sparire un grande numero di honduregni”, ha detto Hugo Maldonado, presidente del Comitato dei diritti umani a san Pedro Sula, denunciando che, attorno alla sua casa e a quella di altri dirigenti, girano pericolosi individui armati. Stessa denuncia da parte di P.T., una cooperante europea che teme nel rivelare il suo nome, e che era presente alla grande manifestazione in attesa del Presidente legittimo Manuel Zelaya. L’aereo con Mel Zelaya e con il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non ha potuto atterrare perché i golpisti hanno messo camion militari sulla pista e per la minaccia di essere abbattuto. Dopo aver sorvolato l’aeroporto, ha dovuto dirigersi fuori dal Paese.
P.T., che è in clandestinità e cambia casa ogni due giorni per motivi di sicurezza, ha visto ammazzare sotto i suoi occhi il diciannovenne che manifestava con altri in un corteo allegro e pacifico. Ieri sera, attraverso la rete giungevano richieste di aiuto internazionale, come quella di Juan Ramon, che era all’aeroporto e invocava l’invio delle Forze Onu. Anche Rigoberta Menchù, Nobel per la pace, è seriamente preoccupata soprattutto per chi si occupa di diritti umani che sta raccogliendo testimonianze sulle illegalità, le minacce, le intimidazioni e le vessazioni perpetrate dai golpisti. Questi volontari “sono i più indifesi, perché non hanno un luogo dove proteggersi, neppure in Chiesa”, ha dichiarato. E’ più che mai necessaria un’attenzione politica e mediatica internazionale per evitare che l’Honduras diventi quel Cile o quell’Argentina che oggi ricordiamo con orrore.
Tutte le forze progressiste dell’America Latina hanno denunciano il colpo di stato come un atto della destra reazionaria, che mira alla soppressione della libertà del popolo honduregno di potersi esprimere nelle urne elettorali per l´approvazione di una nuova Costituzione e di continuare con l´esperienza democratica iniziata con l´elezione del Presidente Zelaya.
Di fronte al vergognoso comportamento delle televisioni pubbliche che in questi giorni hanno tessuto le lodi del neodittatore Micheletti, invitiamo radio, tivù, giornali e siti internet a dare la massima visibilità a quanto accade in Honduras a causa del comportamento criminale dell’esercito golpista.
Invitiamo tutte le personalità e le forze democratiche ad aderire e diffondere il presente appello.

Per adesioni: appellohonduras@libero.it

L’elenco – non so quanto aggiornato – dei firmatari è qui, fonte del pezzo.


Una frustata per difendere Lubna

Una frustata per difendere Lubna

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Ognuno di noi si dichiara disponibile a ricevere una frustata al posto di Lubna.
Se saremo in 40 persone, potremo risparmiare alla giornalista Lubna Ahmad Hussein.
La pena di 40 frustate che gli è stata comminata per aver indossato i pantaloni in un locale pubblico.
Qui sotto l’articolo di “La Repubblica”.
La lista di persone disposte a ricevere una frustata verrà inviata alle autorità saudite prima del 4 agosto, data in cui la pena verrà inflitta.

Vi invito ad aderire e a diffondere l’invito.
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Rinviato il processo della giornalista Lubna Ahmad Hussein che ha rinunciato all’immunità

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Fermata con altre donne in un locale. Ha chiesto ai colleghi di assistere alla fustigazione
Sudan, rischia condanna a 40 frustate perché indossava i pantaloni

KHARTOUM – E’ stato rinviato al 4 agosto il processo alla giornalista sudanese Lubna Ahmad Hussein che rischia 40 frustate per aver indossato i pantaloni, tenuta considerata “indecente” secondo i canoni islamici e che tre settimane fa è costata una pena analoga ad altre dieci donne vestite allo stesso modo che si trovavano con lei in un locale a Khartoum.

“Le autorità mi hanno detto che devo comparire davanti al giudice – ha annunciato ieri la giornalista che scrive per il giornale di sinistra Al-Sahafa e lavora per la missione delle Nazioni Unite in Sudan (Unmis). “E’ importante che la gente sappia quello che accade”, ha aggiunto la donna chiedendo ai colleghi di essere presenti quando sarà frustata. “Mi daranno 40 frustate e mi imporranno una multa di 250 sterline sudanesi”, circa 80 euro, ha aggiunto.

Stamani la corte l’ha convocata per chiederle se intendeva avvalersi dell’immunità o rinunciarvi e andare a processo. La giornalista ha detto di voler dare le dimissioni da funzionaria dell’Onu, rinunciare quindi all’immunità ed essere processata: l’udienza è stata fissata al 4 agosto.

La giornalista era stata fermata dalla polizia il 3 luglio mentre si trovava al ristorante insieme ad altre donne perché indossavano i pantaloni. Dieci di loro erano state convocate dalla polizia due giorni più tardi e ciascuna di loro aveva ricevuto dieci frustate. Lei e altre due sono state segnalate alla magistratura per essere processate. In vista dell’applicazione della sentenza, la giornalista sudanese ha distribuito 500 inviti a suoi colleghi e politici del paese affinché assistano di persona alla fustigazione.

Fonte: http://www.facebook.com/group.php?gid=108773634502&ref=share

Quando la rete è solidale… o almeno ci prova!

E’ ovvio: sono più le ricerche che le offerte. Ma se, come me, le avete già provate tutte… un’occhiata qui non può far male. Suerte! elena

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RICHIESTE E OFFERTE DI LAVORO

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RICHIESTE E OFFERTE DI LAVORO

Questo gruppo si rivolge a tutti quegli utenti che hanno bisogno di personale, che hanno la possibilità di offrire un posto di lavoro a chi in questo momento si trova in difficoltà.
Pubblicate quindi nelle apposite aree le vostre offerte e le vostre richieste di lavoro.
Inoltre chiunque può divulgare link per corsi di formazione presenti nella propria città.
Grazie.

Fonte: http://www.facebook.com/group.php?gid=114940551318

DPEF: CAMERA, L’OPPOSIZIONE VA AL MARE E SI SALVA BERLUSCONI

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“Oggi la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Dpef con 254 voti a favore e 233 contrari. Dato che la maggioranza dispone di 340 deputati mentre l’opposizione ne ha 277 il dato politico che emerge da questa votazione è evidente. Siamo di fronte ad netta difficoltà di tenuta della maggioranza parlamentare ma, ancora una volta, ci pensa la cosiddetta opposione a risolvere i problemi di Berlusconi. E’ evidente che se tutti i deputati che proclamano di essere l’opposizione parlamentare fossero stati presenti la mozione sarebbe stata respinta e probabilmente il governo sarebbe caduto. Invece erano assenti ben 44 deputati del PD e dell’IDV. E’ ormai evidente che l’assenza dal Parlamento dei comunisti consente pratiche consociative e comportamenti compromissori di chi formalmente dovrebbe rappresentare l’opposizione. L’opposizione va al mare e Berlusconi festeggia.” E’ quanto afferma Jacopo Venier della segreteria nazionale del PdCI (Comunisti Italiani).

Fonte: PdCI


Figlio del giudice costituzionale a capo dell’Aviazione Civile

La storia è questa: un avvocato di 44 anni è promosso alla guida di un importante ente pubblico mentre il padre, giudice, è impegnato in una decisione assai delicata che riguarda il ministro che ha proposto e ottenuto la nomina del figlio. Probabilmente si tratta solo di una coincidenza, uno di quegli incroci temporali che neppure il diavolo riuscirebbe a mettere in piedi. Probabilmente. E al bando i maligni, chi ci vuole vedere altro, piani e strategie. Magari scambi di favori, ohibò. E però la storia va raccontata tutta. Per filo e per segno. Il 4 di giugno l’avvocato Alessio Quaranta, 44 anni, sposato, due figli, professionista stimato, un curriculum segnato dai ruoli dirigenziali all’interno dell’Enac, diventa n°1 dell’Ente nazionale di aviazione civile, l’organismo che decide tutto in materia di voli, aeroporti e licenze e sicurezza. Insomma, un Signor incarico. La nomina di Quaranta viene fatta dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro competente, Altero Matteoli ( Trasporti). Un paio di settimane dopo, anche se i giornali ne parlano solo il 9 luglio, succede che un altro Quaranta, Alfonso padre di Alessio e giudice della Corte Costituzionale, partecipa al voto che in qualche modo “assolve” proprio il ministro Matteoli dall’accusa di favoreggiamento. Qui serve una parentesi. Perchè c’è una storia nella storia. Nel 2004 il ministro Matteoli è accusato di favoreggiamento dalla procura di Livorno per aver avvisato il prefetto di un’indagine a suo carico per presunti abusi edilizi relativi alla costruzione di un residence all’isola d’Elba. All’epoca Matteoli è ministro dell’Ambiente e in quanto tale chiede alla Giunta per la autorizzazioni a procedere di deliberare che «i fatti a lui ascritti siano dichiarati attinenti alle sue funzioni ministeriali». Nel frattempo il tribunale di Livorno, dopo che il Tribunale dei ministri di Firenze si era spogliato del procedimento perchè non si trattava di reato ministeriale, rinvia a giudizio il ministro per favoreggiamento. Matteoli si oppone, investe della questione la Giunta della camera che solleva il conflitto di attribuzione di poteri presso la Corte Costituzionale. La quale, e torniamo a oggi, decide di rinviare tutto alla Giunta della Camera. Ma quella della Consulta non è stata una decisione serena. Anzi. E’ stata presa a maggioranza – è ipotizzabile una conta di 8 sì e sette no – e ha registrato la contrarietà del vicepresidente della Corte Ugo De Siervo che, pur essendo il relatore, non scriverà le motivazioni di una scelta che non condivide. Non si capisce infatti come possa essere una prerogativa ministeriale avvisare una persona di essere sotto inchiesta. E’ un fatto che la decisione della Corte sta facendo molto discutere nel merito. E inquieta sapere che uno di quei giudici che hanno deciso, in un modo o nell’altro, su una sorta di Lodo Matteoli, è il padre di un professionista che lo stesso Matteoli ha appena promosso. Coincidenze. E malignità. Nulla di più. Che però non finiscono qua. Infatti l’ex dg di Enac, Silvano Manera, ex comandante di Alitalia, è candidato a diventare consulente dello stesso ministro Matteoli. Insomma, tutti contenti e nessuno a piedi. Il caso Matteoli slitta a settembre. Sarà la Camera a decidere se il reato è ministeriale o meno. Resta aperto il caso Consulta: dopo la cena a casa del giudice Mazzella con il premier, il sottosegretario e il ministro della Giustizia, arriva ora il caso Matteoli-Quaranta. E a ottobre, sempre la Consulta, dovrà decidere sulla costituzionalità del Lodo Alfano. In pratica se processare il premier oppure no.

Fonte: l’Unità

Andrea Camilleri: “La mia rabbia libera”

Il premier e le sue televisioni. La Bindi e la Binetti. Il Pd e i suoi malesseri. Il Sud e Lombardo. In un libro il j’accuse del padre di Montalbano. Colloquio con Andrea Camilleri

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Questo è il Paese dei Campanelli e la sua classe dirigente è da operetta… Andrea Camilleri non rinuncia all’abituale ironia per descrivere una situazione che ritiene drammatica. Negli ultimi mesi ha seguito giorno per giorno la vicenda nazionale e ne ha fatto, insieme a Saverio Lodato, un diario quotidiano su ‘l’Unità’, ora raccolto in un volume con il titolo ‘Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009’ (Edizioni chiarelettere). È un libro denso che coinvolge come uno dei suoi racconti, ma che impressiona come un catalogo degli orrori. Sono gli orrori di una politica che ha perso il senso della sua funzione e del bene comune, che grida parole per riempire il vuoto di contenuti, che asserisce e smentisce, che elegge la volgarità a stile di vita, che irride la povertà e mente sulla realtà di una crisi economica rovinosa.

Camilleri, la sua analisi è impietosa. Possibile che per tutto questo ci sia un solo colpevole?
“Infatti non c’è soltanto Berlusconi, c’è tutto un popolo che lo segue. Il problema vero del nostro Paese è che quest’uomo non si è imposto con la forza, ma è stato liberamente eletto e continua a piacere agli italiani”.

Come ci riesce? E come fa a durare nel tempo?
“Grazie a una caratteristica che ha solo lui: rispecchia e rimanda agli italiani il peggio di loro stessi”.

Perché questo specchio deformante dovrebbe piacere?
“Per acquiescenza, per pigrizia, per connaturata propensione al gregge. Oggi si tende a dire che gli italiani hanno subito un cambiamento antropologico, ma non è vero, se lo lasci dire da un vecchio di 83 anni. Gli italiani fecero lo stesso con Mussolini. Mi guardo bene dal paragonare i due regimi, qui non ci sono manganelli e olio di ricino, ma l’infatuazione per il capo branco, per colui che guida, è tristemente identica”.

Per cinquant’anni se ne è fatto però a meno.

“È vero. Io ho conosciuto l’Italia bellissima del dopoguerra, la partecipazione alla vita pubblica, la passione per una politica che, pur nel conflitto, era segnata dall’onestà. Parlo di De Gasperi, Togliatti, Nenni… Ma appena se ne è presentata l’occasione, gli italiani sono tornati a credere a un demiurgo che se li è tirati su a propria immagine e somiglianza puntando sul fascino dell’apparire e convincendoli con la potenza delle sue televisioni”.

C’è chi sostiene che non si deve dare troppa colpa alla tv…
“Sì, ho sentito pure questa. Allora voglio ricordare che la tv ha convinto il mondo intero quando il generale Colin Powell mostrò all’Onu la fiala che, a suo dire, avrebbe permesso a Saddam di distruggere una nazione. Ci abbiamo creduto tutti, io ci ho creduto. E poi si è visto che era la prima bugia di una guerra fondata sulle bugie. La gente crede alla televisione come all’oracolo di Delfi, tanto più in un Paese come il nostro dove non si leggono i giornali. E ci crede anche quando a usarla è un demiurgo che stravolge il vocabolario”.

In che senso?
“È evidente: Berlusconi parla una lingua tutta sua. Dà significati diversi alle parole che perdono così la loro funzione di condivisione e scambio. Può smentirsi di continuo proprio perché capovolge il senso della parola appena pronunciata. Poi si lamenta che non si può discutere con l’opposizione. In realtà non si può discutere con lui perché il suo linguaggio è intraducibile. Fini, invece, ha il nostro stesso vocabolario e se gli serve una parola che conosce poco, come è accaduto per ‘Resistenza’, viene a chiedercela in prestito”.

Quindi la convince la trasformazione di Fini?
“Guardi, io non so se sia colpito da un profondo travaglio interiore, come si usava scrivere nei romanzi d’appendice, o se lo faccia per bassi scopi politici. Mi interessa poco. Quello che conta sono le cose che Fini dice sui temi etici e le leggi non condivise, i gesti che ha fatto verso gli ebrei e gli immigrati. E comunque la sua trasformazione è irreversibile, un po’ come è accaduto a noi comunisti. Parlo per esperienza diretta: non si può tornare indietro”.

Ma si può rimanere a lungo in una situazione di stallo. A suo parere, dove va il Pd?

“Non ho mai voluto aderire al nuovo partito perché me ne considero un semplice sostenitore, anzi, per usare un termine da codice penale, un fiancheggiatore. Certo, non posso dire che i suoi dirigenti stiano dando un bello spettacolo. Veltroni stava mandando la sinistra sotto zero, Franceschini per fortuna ha svolto un lavoro di stoppaggio della deriva, e ora…”.

Ora?
“L’importante è trovare una mediazione tra anime diverse. Nel Pd c’è la Binetti e c’è Marino, entrambi cattolici ma, con tutto il rispetto per Marino, entrambi irrigiditi su posizioni opposte. L’unico tentativo serio di incontro tra culture politiche sono stati finora i Dico della Bindi, anche lei cattolica, ma capace di mediare. Bersani forse ne avrebbe l’animo, ma non è il momento di cambiare. Io mi terrei Franceschini”.

Che ne pensa delle primarie?
“Io non ho votato nel passato e non voterò perché ci vedo troppa confusione. Alle primarie devono votare quelli che hanno la tessera del partito, punto e basta. Sono uno strumento utile se fanno da contenitore più grande per gli iscritti che non sono stati delegati al Congresso, ma non possono diventare terreno di scorribanda per chiunque, magari anche per gli avversari politici. Sennò è una muzziata, come si dice in Sicilia quando si fa il raccogliticcio di pesci diversi: triglia, trigliola, pesce verde, pesce blu…”.

A proposito della sua Sicilia, come valuta il terremoto politico che la sta investendo?
“È cominciato un grande sommovimento che va tenuto d’occhio. Non posso simpatizzare con il governatore Raffaele Lombardo che è un uomo di destra, ma non posso neanche dargli torto. C’è stata una comprensibile reazione a Berlusconi sempre più prono alla Lega e ai suoi diktat”.

Una reazione che potrebbe far nascere davvero un partito del Sud?
“Sì, e allora? Si tira fuori la storia della disunità d’Italia solo quando si muove il Sud, mentre tutti zitti quando il Nord si pulisce il sedere con la bandiera. Qui c’è un fatto serio di finanziamenti negati, di ennesima umiliazione del Meridione. Noi siciliani abbiamo ampiamente superato la fase del separatismo, ma bisogna gridare ai quattro venti che l’autonomia siciliana non ha mai funzionato perché è stata sempre malamente governata. Un solo esempio: qui l’amministrazione manda in pensione dopo dieci anni di lavoro e con cifre notevoli. Ora qualcosa cambia e sembra rivivere una specie di neomilazzismo. Ma forse gli italiani non sanno più di che cosa si tratta”.

Ce lo ricordi lei.
“Nel 1958 il democristiano Silvio Milazzo venne eletto presidente della Regione Sicilia con i voti di destra e di sinistra contro il candidato del suo partito e fece un governo con esponenti sia del Msi che del Pci. Fu un rivolgimento politico che provocò la spaccatura della Dc, come in questo caso quella del Pdl, e a distanza di otto mesi il governo nazionale cadde. La Sicilia è un grande laboratorio politico che anticipa spesso le scelte del Paese, e chissà che anche questa volta non faccia da apripista!”.

Insomma, un finale con Berlusconi sconfitto dalla rivolta sudista?
“Perché no? Mi metto in fiduciosa attesa, mentre lo vedo affannarsi tra le bugie, sommerso da scandali sessuali con conseguenze politiche che avrebbero fatto saltare subito un premier di qualsiasi altra nazione al mondo. Viviamo ormai tutti immersi in questa tragicommedia italiana. Chi non ha problemi economici può anche divertirsi con la commedia grottesca che ogni giorno ci regala una nuova puntata di storie di letto. Ma chi, come i disoccupati o i cassaintegrati, soffre sulla propria pelle le conseguenze di una crisi negata e non arginata, ne avverte soltanto la tragedia. Io sto con loro”.

30 luglio 2009

Stefania Rossigni per L’Espresso

Il ministro Sacconi e il conflitto di interessi sull’influenza “suina”

«Caro Berlusconi, chiedi cosa fa la moglie di Sacconi»;  era il titolo di editoriale uscito il 30 gennaio scorso. Il giornalista faceva notare al premier un enorme conflitto di interessi  presente nel suo attuale esecutivo: «Si dà infatti il caso che Sacconi sia coniugato con una donna talmente in gamba (Enrica Giorgetti n.d.r.) da essere stata assunta alla direzione generale di Farmindustria.

Anche chi non ha dimestichezza con certi affari comprende che siamo di fronte a un gigantesco conflitto di interessi; il responsabile del dicastero (sia pure tramite il sottosegretario Fazio) controlla la Salute pubblica, e sua moglie è al vertice non di un’azienda di elettrodomestici  ma bensì di un colosso farmaceutico che, come dice la parola stessa, si occupa di farmaci».

Si potrebbe pensare alla solita stampadi sinistra” o comunque schierata,  che tenta di far emergere uno dei tanti problemi dell’attuale governo, ma purtroppo in questo caso non è cosi. L’editoriale uscì sul quotidinoLibero“, scritto del suo direttore ,  Vittorio Feltri. Il giornalista,  sicuramente una delle  penne meno “bolsceviche” della stampa nostrana, sembrò  prevedere quello che sarebbe successo pochi mesi dopo. Infatti,  il 22 luglio scorso il Ministro Sacconi ha annunciato un piano di vaccinazioni gratuite in merito alla probabile diffusione del virus dell’ A/H1N1 (conosciuto erroneamente come influenza suina) anche nel nostro paese:

«Si sta considerando di vaccinare contro la nuova influenza anche la fascia di popolazione pari a 15,4 milioni di soggetti tra i 2 e i 27 anni, da gennaio 2010. Un ciclo vaccinale è costituito da due dosi di vaccino e, pertanto, verranno acquisite 48 mln di dosi di vaccino pandemico».

L’acquisto di 48 milioni di vaccini sarà una spesa non indifferente per le già malandate casse dello stato e addirittura probabilmente inutile, come ci spiega il farmacologo Silvio Garattini:

«Se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi non è necessaria».

Garattini vede con perplessità questa “corsa al vaccino” e senza mezze parole  spiega che «c’é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche». Il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano invita anche a riportare l’attenzione sulle altre tragedie sanitarie in atto come l’Aids e la malaria, ultimamente sovrastate mediaticamente dalla A/H1N1.

Il farmacologo continua spiegando che questo virus ha una virulenza mite e che  il pericolo  é  per quelle persone  che vengono dalle zone colpite. Aggiunge in oltre che i farmaci antivirali utilizzabili avrebbero un basso impatto sul totale decorre della malattia,  creando  invece   il  problema degli effetti collaterali dati dal farmaco, al punto di definire la sua assunzine  «non un grande affare». Se il piano di vaccinazione invece verrà predisposto, come annunciato , potrebbe diventare realmente un grande affare, ma sicuramente non così reale per cittadini quanto per la moglie di Sacconi e le aziende della Farmindustria.

Fonte: Diritto di critica

Abruzzo: voci fuori dal coro mediatico

Abruzzo: la ricostruzione? La pagano i terremotati. I rimborsi? Poi…

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I primi inganni del Maxi Decreto N° 39/2009 sulla ricostruzione in Abruzzo, si palesano. Prima di tutto agli Abruzzesi, ed  i Media nazionali continuano ad occultare notizie ed informazioni preziose a tutti i cittadini italiani, relativamente al post sisma. Si deve infatti riflettere su un punto. Se da un lato in questo caso abbiamo i protagonisti passivi del fatto – i terremotati – è necessario pensare che, ogni terremotato abruzzese potevamo o potremmo un giorno essere noi. Con la conseguenza di ritrovarci nelle stesse identiche condizioni dei nostri connazionali che attualmente hanno un bel da fare per far si che vengano riconosciute loro, dignità ed accuratezza delle operazioni di ricostruzione.

Il punto in questione, è la nota dolente relativa agli stanziamenti per la ricostruzione. Ricordo ai lettori che, pur con promesse verbali di ben otto miliardi per la ricostruzione in Abruzzo, da parte del mondo politico, la realtà dei fatti palesa – all’interno del Decreto in questione – una somma di circa cinque miliardi, da trovare e da utilizzare da qui al 2032. C’è poco da scialare e da dormire sonni tranquilli.

Questi stanziamenti appunto, sembra che dovranno intanto esser messi dagli stessi terremotati. Per intero. Che potranno poi, richiedere allo Stato il risarcimento delle somme utilizzate per ricostruire il proprio immobile distrutto dal sisma e tramite presentazione di una serie di documenti.

Appare incredibile ma nella sua bizzarria, questa è la realtà dei fatti. Il denaro promesso come si dubitava, non c’è nelle casse dello Stato, che forse sperava davvero in un extra gettito fornito da ulteriori giochi di fortuna, come gratta e vinci e simili, così come si legge nel Decreto N°39.

Nel documento firmato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Guido Bertolaso, relativo alle norme per l’esecuzione degli interventi, si legge infatti che i cittadini dovranno presentare: “documenti di spesa costituiti da: computo metrico estimativo redatto sulla base del prezziario regionale; fatture di pagamento; documenti attestanti l’avvenuto pagamento delle fatture (unico valido è la copia del bonifico)” ed inoltre “rapporto fotografico dello stato post-operam e delle fasi lavorative, con relativa planimetria in cui sia indicato il punto di vista di ciascuna immagine fotografica”.

All’atto pratico, i terremotati dovranno prendersi cura a loro spese della ricostruzione dell’immobile disastrato, pagare quindi ogni fattura ed esibire poi la documentazione per intero, comprese fatture pagate e certificazione di agibilità da parte dell’Impresa edile costruttrice. Ed attendere poi, la restituzione degli importi pagati, ammesso che lo Stato sia poi in grado di aprire i cordoni della borsa al momento opportuno per risarcire tutti.

C’è da aggiungere peraltro, che molte persone che hanno subito gravi danni strutturali all’abitazione, stavano pagando – al momento del sisma – un mutuo proprio per pagare l’immobile acquistato. Con questa decisione quindi, non si fa altro che aggiungere danno al danno.  In molti, hanno visto crollare in pratica, un debito da pagare. Oggi si ritrovano a pagarlo tre volte.

Questa nota dolente, va ad aggiungersi peraltro ad un’altra. Ad oggi, non è stato definito nulla di nuovo relativamente la decisione già presa relativamente al fatto che, i cittadini abruzzesi debbano riprendere a pagare regolarmente le tasse a partire da gennaio 2010. Appena otto mesi di tempo per respirare. In una regione in cui, moltissime attività commerciali, industriali e di servizi, sono ferme dal 6 Aprile, giorno del terribile sisma.

In altri casi, in altri terremoti, lo Stato ha garantito un lasso di tempo più ampio, proprio in virtù del fatto che, al disagio della distruzione non venisse fatto carico ai cittadini straziati dal sisma anche quello delle gabelle da tornare a pagare, prima ancora di riassestarsi economicamente attraverso la ripresa del lavoro.

Nel bailamme dei fatti e degli eventi che tengono incollati i cittadini italiani alla televisione ed alla lettura delle testate nazionali, grande è la confusione normativa e grande la non corresponsione di realtà alle garanzie date verbalmente.

Questo disastro naturale, sta svelando un disastro che promette di divenire ancor più grave. La totale mancanza di concretezza e sostegno da parte dello Stato nei confronti dei cittadini, che una volta in più, stanno vivendo una società aberrante che trascende le fondamentali necessità umane e da ampio respiro ad azioni nettamente contrarie in ordine di dignità e Democrazia.

Parlarne senza mai perdere il controllo della situazione, è un dovere che noi giornalisti non possiamo permetterci di dimenticare.

Copia del documento sugli interventi di ricostruzione

Fonte: http://www.gliscomunicati.com/content.asp?contentid=1288

dove trovate anche un video (nde)


Come volete che si stia all’Aquila… lo sappiamo solo noi – di Laura Tarantino

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La gente mi chiede come sto. Come volete che stia? DI MERDA. Stiamo tutti di merda, 70.000 persone stanno di merda. Senza casa, senza la città, senza tessuto sociale, senza gli uffici. Molti di noi non rientreranno nella loro casa se non tra molti anni (me compresa), molti di noi non ci rientreranno più, perché la casa la hanno già perduta, o perché gliela stanno per abbattere. Tutti non rivedremo la città ricostruita prima di 7/8 anni, almeno. Le persone anziane rischiano di non rivederla mai più.

(Tra parentesi: non viene neanche data comunicazione ai proprietari che le case vengono abbattute, ci si aspetta che siano loro ad informarsi. Che so, una cosa tipo: “scusi, che per caso state per abbattermi la casa? ah no? allora che faccio, ripasso tra qualche giorno e magari me lo dite?”)

E intanto che facciamo? Chi può lavora, lavora 100 volte più di prima, lavora in condizioni disastrate e disperate. Anche perché tutti gli spazi agibili in città sono stati occupati dalla Protezione Civile, obbligando altri operatori cruciali per la ripresa della città, come l’Università ad esempio, ad andare altrove. Una Protezione Civile che, con le parole del rettore Di Orio «ha una visione dell’occupazione degli spazi inquietante», parole su cui non posso essere più d’accordo, o anche con quanto scrive il sito del Campus di Rieti.

Non tutti però riescono a lavorare, neanche in condizioni disastrate. E’ il caso dei dipendenti della Transcom, 360 persone poste in mobilità. La direzione generale spiega di non essere più in grado di pagare gli stipendi perché non più competitiva anche a causa del terremoto del 6 aprile, che ha reso inagibile la sua sede.

E’ il caso dei dipendenti della Technolabs – uno dei più importanti Centri di Ricerca e Sviluppo del centro-sud Italia a capitale esclusivamente italiano – 100 (su 160) dei quali hanno solo la prospettiva di 13 settimane di cassa integrazione a partire dall’inizio di agosto.

A fronte di questa drammatica situazione, qual è la risposta del governo per rilanciare l’economia? Ad esempio quella di richiedere ai residenti del 49 comuni del “cratere”, a partire da gennaio 2010, la restituzione dell’IRPEF non versata a seguito del terremoto, da effettuarsi al 100% in 24 rate. Per darvi un parametro di confronto, nei paesi colpiti dal terremoto dell’Umbria, l’Irpef non venne versata per 24 mesi, e viene restituita ADESSO, dopo dieci anni e più, al 40% e in 120 rate (situazione analoga si verificò per gli alluvionati in Piemonte).

Cosa passa invece dai mezzi di comunicazione “istituzionali”? Passa la voce di un Presidente del Consiglio che grida al miracolo per la costruzione di alloggi per circa 13.000 persone, quando allo stato attuale solo il 54% delle abitazioni fuori del centro storico è agibile. Se la stessa percentuale fosse valida anche per il centro storico i conti sono presto fatti: circa 35.000 sfollati (tralasciamo poi l’incresciosa situazione del centro storico di cui posso dare testimonianza diretta: del nostro futuro a tutt’oggi non sappiamo nulla, nulla di nulla al di là di poche parole del premier: «nel centro storico il tempo sarà contato non in mesi ma in anni»).

E basta. Questo è il suo miracolo. E ad agosto il premier vuole prendere casa all’Aquila per seguire i lavori di queste casette perché, parole sue, «l’occhio del padrone, come si dice, sappiamo cosa produce..» (padrone? Padrone? siamo noi i padroni della nostra città, caro premier).

Racconto queste cose, fuori dal “cratere” e la gente sembra non credermi. Abbiamo tutti la sensazione di essere stati abbandonati.

Ma anche qui, tranne in rare eccezioni, le informazioni sulla situazione dei terremotati continuano ad essere condivise solo dai terremotati stessi. E così continuiamo a parlarci addosso. E il resto d’Italia continua a non sapere niente.

E voi, che pensate di fare? Continuare a guardarci come poveri animali allo zoo, che forse stanno anche diventando un po’ noiosi a fare e dire sempre le stesse cose da tre mesi? Bè, temo proprio che la noia continuerà per qualche anno …

Laura Tarantino – Università dell’Aquila


Fonte: http://alessandrotauro.blogspot.com/2009/07/come-volete-che-si-stia-qui-ma-lo.html ma noi l’abbiamo presa da qui: http://www.facebook.com/note.php?note_id=108251534239&id=76372150336&ref=nf con preghiera di massima diffusione, grazie!



Umbria Olii: una lettera di Lorena Coletti

umbria oli1.jpg

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Sono Lorena Coletti sorella di una delle vittime della strage della
Umbria Olii.
Il 25 novembre 2006 quattro uomini si alzarono e partirono per andare al
lavoro per guadagnarsi da vivere.
Era di sabato, il lavoro lo avevano iniziato il martedì, dovevano
installare delle passarelle sopra a dei silos.

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<B>Perugia, esplode oleificio<br>4 morti e un disperso</B>

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In quei silos c’era gas Esano, gas molto infiammabile, questo poiché
nessuno aveva fatto una bonifica di questi silos.
Verso le 13 di quel maledetto giorno una enorme esplosione avvenì.
Venni a sapere della notizia solamente la sera molto tardi.
La moglie che lo aspettava per il pranzo non vedendolo tornare fece un
giro di telefonate verso i suoi colleghi, ma fu un vano tentativo,
perchè non ottenne nessuna risposta.
Fino a che non telefonò alla moglie del datore di lavoro che gli diede
la notizia.
Giuseppe Coletti mio fratello, Maurizio Manili datore di lavoro, Vladimir Thode e Tullio Mottini erano morti nell’espolsione.
Unico sopravvissuto Dimiri Claudio.
Il proprietario della Umbria Olii fu indagato e rinviato a giudizio con l’ accusa di omicidio plurimo con l’ aggravante della colpa cosciente e
della previsione dell’evento.
Secondo l’ accusa Del Papa avrebbe dovuto avvertire i lavoratori della
ditta Manili, della pericolosità delle sostanze contenute nei serbatoi
dove non era mai stata fatta la bonifica.

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Un’omissione che sarebbe secondo i giudici e i periti dell’accusa, alla base dell’incidente causato dall’utilizzo di una fiamma ossidrica per
terminare i lavori sulla superficie metallica dei silos.

Il 24 novembre prossimo doveva iniziare il processo penale, ma Giorgio Del Papa e la sua difesa impugna il tutto facendo ricorso in Cassazione.

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Oggi apprendo la notizia dal mio avvocato che la cassazione decide a
ottobre sul rinvio a giudizio penale.
Ma per la seconda volta viene alla mia famiglia fatta un’ altra
richiesta di risarcimento.
Sono passati quasi tre anni, e l’ anno scorso ci fu la prima richiesta: di oltre 35 milioni di euro.
Ora mi chiedo se anche quest’anno la cifra sia sempre quella oppure, se hanno messo a conto anche gli interessi, visto il tempo che è passato.
Sottolineo che a mio fratello Giuseppe Coletti e’ stata stroncata la
vita,
e a Giorgio Del Papa non è stato neanche dato un giorno di carcere
e tanto meno di arresti domiciliari.
Questa e’ la giustizia Italiana!!!!!
In tre anni mio fratello e’ stato ucciso diverse volte ora dico basta.
Degli operai che partono la mattina per fare il loro dovere, per
mantenere la famiglia e fare una vita onesta e dignitosa, non meritano
di morire.
Come non meritano che la loro dignità venga calpestata da assurde
richieste di risarcimento, mandate da chi li ha uccisi .
Non lo permetto.
Mi chiedo come un uomo se si può chiamare uomo, abbia il coraggio di
alzarsi la mattina e di specchiarsi con quattro morti che pendono sopra
la sua testa.
E’ una cosa che mi fa venire i brividi solo a pensarci, mi chiedo se ha
un cuore o al suo posto una pietra.
Vorrei che lui sapesse che la vita di quattro persone vale molto più di
qualsiasi cifra che lui chiede.

Ma il peggio di tutto e’ che e’ ancora libero e che lo stato Italiano
gli permette di fare queste cose.
Chiedo inoltre di poter incontrare il Presidente della Repubblica per
poter parlare personalmente con lui.

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Io non mi arrenderò e non permetterò più che la memoria di mio fratello
e delle altre vittime venga calpestata, sono esseri umani morti per
lavorare non per divertimento.

Finchè avrò vita li difenderò; di sicuro non mi limiterò a fare
fiaccolate, ma cercherò di fermare chi ancora una volta vuole calpestare
i lavoratori di Italia.

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Basta prendersela con Giuseppe Coletti e le altre vittime della Umbria Olii.
Saluti
Lorena Coletti

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Umbria Olii, i morti non dovranno risarcire

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fonte: http://www.facebook.com/note.php?note_id=139397201256&ref=nf

OMS: LE LAMPADE ABBRONZANTI SONO “CANCEROGENE”

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Causano melanomi alla pelle e cataratta e infiammazione della cornea

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(AGI) – Parigi, 29 lug. – Le lampade abbronzanti sono “cancerogene”: a lanciare l’allarme e’ l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) che ha elevato la pericolosita’ dei raggi ultravioletti delle lampade da “probabilmente cancerogeni” (classificazione che risale al 1992) a “cancerogeni”. “L’uso di lettini solari e’ cancerogeno e causa di melanomi alla pelle e agli occhi”, ha riferito Vincent Cogliano, il ricercatore che ha condotto gli studi. Il rischio di melanoma, il cancro della pelle, aumenta fino al 75 per cento quando l’uso di lampade abbronzanti inizia prima dei 30 anni, secondo lo studio pubblicato sul britannico Lancet.

(fonte: AGI)

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..Ma in questa Italia di Soloni, dove tutto si discute e mai si arriva ad una conclusione (almeno seria..)

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Dunque.. finalmente abbiamo capito che i lettini abbronzanti possono causare l’insorgere dei tumori della pelle. Ma forse non ci voleva molta intelligenza per capirlo, visto che le lampade incriminate possono arrivare ad emettere raggi nocivi (ultravioletti di tipo B) ad una concentrazione fino a 500 volte superiore a quelli emessi dal sole a picco del mezzogiorno. Insomma, per amore di una faccia di ‘bronzo’ rischiamo che i simpatici raggi trasformino le nostre cellule da sane a malate, cioè tumorali, provocando la comparsa del melanoma. E tutto per ‘apparire’ in salute!.

A livello mondiale si calcola che i casi di tumore di questo tipo siano praticamente raddoppiati nel corso degli ultimi dieci anni, e l’incremento di questi dati è già lì dietro l’angolo: ci pensa la crisi economica, che spingerà sempre di più chi non può permettersi una vera vacanza ad entrare in uno dei 17.000 centri specializzati esistenti in Italia ed esporsi ad una delle 40mila lampade abbronzanti.

La vera chicca (e qui c’entrano i Soloni..) sta nascosta dietro un’interrogazione presentata dai radicali del Pd Donatella Poretti e Marco Perduca al ministro del welfare Maurizio Sacconi, per ‘determinare le caratteristiche tecnico-dinamiche di regolazione’ dei lettini solari. Cosa avete capito? Non gettate la croce addosso agli incolpevoli Poretti e Perduca: queste norme erano previste dalla legge del 4 gennaio 1990, con un termine massimo di scadenza di 120 giorni..

Beh, avete ragione. Roba scaduta vent’anni fa.

Appunto.

mauro