Archivio | gennaio 2013

Droga: Cassazione, non è reato il consumo di gruppo. Sciolti i dubbi sulla legge Fini-Giovanardi

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Droga: Cassazione, non è reato il consumo di gruppo. Sciolti i dubbi sulla legge Fini-Giovanardi

Nella duplice ipotesi di mandato all’acquisto o acquisto comune

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ROMA – È «penalmente irrilevante» il consumo di gruppo di stupefacenti sia in caso di «mandato all’acquisto», sia in caso di «acquisto comune». Lo hanno deciso le sezioni unite penali della Cassazione, rispondendo al quesito se sia reato il consumo di gruppo di stupefacenti dopo l’introduzione della legge Fini-Giovanardi del 2006. La Cassazione ha stabilito in camera di consiglio che non è reato e ha distribuito una informazione provvisoria al termine dell’udienza.

Le motivazioni della decisione si conosceranno con il deposito. In particolare, la Cassazione ha dovuto decidere sul contrasto giurisprudenziale in base al ricorso presentato su una sentenza del gup di Avellino che il 28 giugno 2011 aveva dichiarato non luogo a procedere nei confronti di un uomo «perché il fatto non sussiste», appunto, per il reato di uso di stupefacenti. In particolare, la questione esaminata oggi dalla Cassazione era: «Se a seguito della novella introdotta dalla legge n.49 del 2006, il consumo di gruppo di sostanze stupefacenti sia o meno penalmente rilevante, nella duplice ipotesi di mandato all’acquisto o dell’acquisto comune». Le sezioni unite, presiedute dal primo presidente Ernesto Lupo, in pubblica udienza hanno appunto deciso che «è penalmente irrilevante in entrambe le ipotesi».

«Nessuna sorpresa» per il senatore Carlo Giovanardi, dopo la decisione della Cassazione che ha stabilito che consumare la droga in gruppo non è reato. «Il consumo di droga in gruppo non è reato se non c’è la cessione», dice il senatore del Pdl. «In Italia il consumo di droga è depenalizzato da molto tempo. Quindi, se alcune persone si trovano a cena e ognuno consuma la sua droga non è reato. Se invece uno vende la droga agli altri c’è una cessione, e quindi spaccio. E lo spaccio è reato».

Rifondazione: abolire la Fini-Giovanardi. «Bene la Cassazione che ha detto che non è reato il consumo di gruppo di sostanze stupefacenti. La legge Fini-Giovanardi va abolita: la criminalizzazione dei consumatori è una strategia totalmente inefficace e che non risolve il problema della grande criminalità che controlla il mercato illegale delle droghe. Bisogna invece legalizzare le droghe leggere e depenalizzare il consumo. È una battaglia di civiltà, che aiuterebbe ad evitare di riempire le carceri e criminalizzare tantissimi giovani». Lo dichiarano Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, candidato di Rivoluzione civile, e Giovanni Russo Spena, responsabile Giustizia di Rifondazione comunista.

Giovedì 31 Gennaio 2013 – 16:25
Ultimo aggiornamento: 17:33
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ASSURDO – Usa, bimbo di 7 anni in manette per una lite con compagno / Family sue for $250m after New York cops handcuff and interrogate boy, seven, for hours over ‘$5 stolen from fellow student’

 

bambino manette usa 480

Usa, bimbo di 7 anni in manette per una lite con compagno

L’avvocato: «Se il minore e la madre vivessero sulla 64esima e il bambino andasse a una scuola privata da 35.000 dollari l’anno, sarebbe successo?»

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La famiglia di un bambino di 7 anni di New York ha denunciato la polizia e le autorità comunali, accusando gli agenti di aver ammanettato e interrogato il minore per 10 ore dopo una lite a scuola.

Stando a quanto riportato dai media Usa, il minore si sarebbe azzuffato con un compagno lo scorso dicembre in una scuola del Bronx, dopo essere stato accusato di aver rubato 5 dollari. Gli agenti sono intervenuti dopo una chiamata per aggressione e rapina e hanno arrestato il bambino, tenendolo per quattro ore nella scuola e per altre sei nel Dipartimento. «Immaginate come mi sia sentita a vedere mio figlio in manette – ha detto la madre del bambino, Frances Mendez, al New York Post – è stato orribile. Non potevo credere a quello che stavo vedendo».

«Se il minore e la madre vivessero sulla 64esima e il bambino frequentasse una scuola privata da 35.000 dollari l’anno, pensate che sarebbe stato arrestato, ammenettato a un muro e che alla madre e all’avvocato sarebbe stato negato l’accesso per 10 ore?», ha denunciato il legale, Jack Yankowitz.

Da parte sua, la polizia si difende affermando di essersi comportato in modo «appropriato», precisando che sarebbe stato detenuto poco più di quattro ore.

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fonte unita.it

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Family sue for $250m after New York cops handcuff and interrogate boy, seven, for hours over ‘$5 stolen from fellow student’

By David Mccormack

PUBLISHED: 00:02 GMT, 31 January 2013 | UPDATED: 16:50 GMT, 31 January 2013

The mother of a 7-year-old boy in The Bronx, New York is suing the police for $250 million claiming they overreacted and treated her son like a hardened criminal after he was accused of stealing $5 from another student after school.

Instead of a simple trip to the principal’s office, Wilson Reyes was arrested in his third-grade classroom at Public School 114 on Cromwell Ave, handcuffed and held in a room for four hours.

Later he was hauled off to the 44th Precinct station house for another six hours of interrogation and verbal abuse, according to the $250 million claim against the city and the NYPD.

Distraught mom Frances Mendez took this photograph of her son when she was finally able to see him at the local police precinctDistraught mom Frances Mendez took this photograph of her son when she was finally able to see him at the local police precinct

‘Reyes was handcuffed and verbally, physically and emotionally abused, intimidated, humiliated, embarrassed and defamed,’ the documents say.

The lawsuit also claims that Reyes was teased by officers shouting ‘thief’ and threatening to put him away ‘with the big boys.’ He was also charged with robbery.

Distraught mom Frances Mendez claims that when she first went to the precinct, she was told she couldn’t see her son.

Onu contro colonie Israele: “Sono crimini. Sistema di segregazione totale” / VIDEO: An analyst: ‘Peace and Israel will never coexist’

‘Peace and Israel will never coexist’

PressTVGlobalNewsPressTVGlobalNews

Pubblicato in data 13/gen/2013

An analyst says Israel is ‘absolutely not’ interested in peace as Tel Aviv’s violation of peace agreements, attacks on Palestinians and continual construction of new settlements in the occupied territories clearly indicate. The comment comes as Last month; Israeli officials said they would go ahead with plans to build 6,500 settler units on Palestinian territory despite the opposition of the United Nations and the international community.

The presence and also the continued expansion of Israeli settlements in occupied Palestine are major obstacles for the efforts to establish peace in the Middle East. More than half a million Israelis live in over 120 illegal settlements built since Israel’s occupation of Palestinian territories of the West Bank and East al-Quds in 1967. The UN and most countries regard the Israeli settlements as illegal because the territories were captured by Israel in a war in 1967 and are hence subject to the Geneva Conventions, which forbids construction on occupied lands.

Press TV has conducted an interview with Hani al-Bassous to further discuss the issue. He is joined by Abdallah Abdallah with the Palestinian Legislative Council and reporter and political analyst Maxine Dovere.

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Onu contro colonie Israele, sono crimini

Rapporto fustiga governo Netanyahu. La replica,’siete prevenuti’

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(ANSA) – GINEVRA, 31 GEN – Gli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati sono ”a esclusivo beneficio degli ebrei israeliani” e comportano ”un sistema di segregazione totale”. Lo denuncia a Ginevra un rapporto di un gruppo di esperti istituito dal Consiglio Onu sui diritti umani, secondo i quali la situazione configura possibili crimini di guerra. Israele risponde accusando il Consiglio di essere ”prevenuto” e liquida il rapporto come un ostacolo agli ”sforzi” negoziali.

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fonte ansa.it

GENIO ITALIANO – A Bologna il supercomputer più efficiente e più “green”

A Bologna il supercomputer più efficiente e più "green"
Il supercomputer installato al Cineca di Bologna

A Bologna il supercomputer più efficiente e più “green”

Si chiama Eurora, è italiano “doc” ed è stato installato al Cineca, il consorzio senza scopo di lucro formato da 54 università italiane. Ha un’efficienza energetica superiore del 30 % al top dei maxielaboratori nel mondo. Alla sua costruzione hanno collaborato Eurotech e Nvidia

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di AGNESE ANANASSO

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Si chiama Eurora ed è italiano doc il computer più “verde” ed efficiente del mondo. È installato a Bologna, per la precisione a Casalecchio di Reno, al Cineca, il consorzio senza scopo di lucro formato da 54 università italiane, Cnr e Istituto di Oceanografia e dal Miur, punto di riferimento italiano ed europeo per la ricerca scientifica e tecnologica.

Eurora, prototipo già pronto a sbarcare sul mercato, nasce dalla collaborazione tra il consorzio, l’italiana Eurotech, e l’americana Nvidia. Eurotech ci ha messo l’architettura della sua macchina Aurora Tigon e la tecnologia di raffreddamento Aurora  Hot water Cooling, Nvidia gli acceleratori Gpu Tesla K20 basati su Kepler. “La combinazione del raffreddamento a liquido a temperatura ambiente ma anche con acqua calda fino a 55 gradi centigradi e gli acceleratori hanno ci hanno permesso di sviluppare una macchina in grado di superare del 30 per cento l’efficienza energetica del Supercomputer al top della classifica mondiale dei Supercomputer più green” spiega Giampietro Tecchiolli, chief technology officer di Eurotech, superando così il primo in classifica, un cervellone americano del Tennessee. “Il criterio del raffreddamento a liquido è lo stesso adottato dai motori delle automobili. Abbiamo inoltre tolto le ventole, che consumano il 10 per cento di energia e ottimizzato la fase di conversione della corrente elettrica, recuperando così un altro 2 per cento di efficienza”.

Eurora è stato sviluppato nell’ambito del programma europeo Prace (Partnership for Advanced Computing in Europe) proprio puntando sulla riduzione e sull’efficientamento energetico, progetto a cui Cineca, Eurotech e Nvidia hanno lavorato dal 2011. “Il problema energetico è diventato una priorità nel settore della ricerca scientifica dove si richiede una grande potenza e velocità di calcolo e la voce di costo per il raffreddamento delle macchine spesso raggiunge livelli esorbitanti” dice Edmondo Orlotti, di Nvidia, costo che spesso supera l’investimento dell’acquisto della macchina stessa.

“L’applicazione degli acceleratori Kepler che vediamo qui al Cineca è la più efficiente al mondo. Gli stessi Kepler sono utilizzati nel Supercomputer più potente al mondo, il Titan negli Stati Uniti, che ne implementa 18mila, qui se ne utilizzano 128”. Gli acceleratori Gpu Kepler Nvidia sono in grado di moltiplicare per 10 le performance dei chip e per 5 il livello di efficienza energetica dei sistemi senza acceleratori.  Potenzialmente si possono ridurre fino a un massimo del 50 per cento le bollette energetiche dei data center e del 30-50 per cento il costo totale di proprietà.

Le ricadute sul fronte della ricerca scientifica sono enormi, come sottolinea Sanzio Bassini, direttore del dipartimento High performing computer del Cineca: “Eurora offrirà ai ricercatori europei le risorse di calcolo necessarie per studiare sistemi fisici e biologici di ogni tipo mantenendo la bolletta sotto controllo”.

Ricerca scientifica che va dalla farmaceutica a quella che studia il meteo e i terremoti, dalla fisica fino alla ricerca medica. Settori in cui il Cineca rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. E lo sarà ancora di più nei prossimi anni, visto che il consorzio fa parte dei 90 istituti di eccellenza sparsi nel Vecchio Continente coinvolti nel progetto Humain Brain Project, finanziato con un miliardo di euro dalla Commissione Europea, per ricostruire e simulare la struttura e il funzionamento del cervello umano. Il centro bolognese metterà in campo la potenza di calcolo del suo cervellone, che è in buona compagnia, visto che sempre a Casalecchio è installato un altro megacomputer, il Fermi di Ibm, al nono posto nella classifica dei 500 calcolatori più potenti al mondo.  (31 gennaio 2013)

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fonte repubblica.it

CURIOSO MA VERO – Dal ripostiglio spunta Manuela, la tartaruga persa 30 anni fa

Dal ripostiglio spunta Manuela, la tartaruga persa 30 anni fa

Dal ripostiglio spunta Manuela, la tartaruga persa 30 anni fa

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Ha vissuto per 30 anni in un ripostiglio, dimenticata, persa. La storia della tartaruga Manuela arriva dal Brasile e ha davvero dell’incredibile. L’avevano cercata a lungo, Leonel, il figlio Leandro e gli altri componenti della famiglia Almeida, che vive a Rio de Janeiro. Inutilmente. Avevano pensato che si fosse allontanata, nel 1982, durante l’esecuzione di alcuni lavori a casa. Invece, si era rintanata tra le cianfrusaglie che Leonel, il padre di famiglia, non smetteva mai di accumulare nello sgabuzzino di casa. Si erano anche dimenticati di lei, fino a pochi giorni fa. Dopo la morte di Leonel, i figli avevano deciso si sbarazzarsi di tanti oggetti inutili accumulatisi nella stanza ripostiglio del secondo piano. Tra vecchi dischi e materiale elettronico inutilizzabile è rispuntata lei. A quanto pare in buona forma. Resta il dubbio di come abbia potuto sopravvivere in tutti questi anni. “Queste specie di tartarughe dalle zampe rosse possono sopravvivere anche due o tre anni senza mangiare”, ha spiegato Jeferson Pires, veterinario di Rio, “e potrebbe aver mangiato le termiti dal pavimento di legno”
(a cura di Matteo Marini)

Dal ripostiglio spunta Manuela, la tartaruga persa 30 anni fa

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fonte repubblica.it

RAPPORTO EURISPES 2013 – Conti in rosso, risparmi intaccati: gli Italiani sognano meno tasse

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Il Rapporto Eurispes Italia 2013

Conti in rosso, risparmi intaccati: gli Italiani sognano meno tasse

Aumenta nettamente il carico fiscale che ha gravato sulle spalle delle famiglie nell’ultimo anno, questa la percezione per il 41,7% degli italiani interpellati da Eurispes: quasi l’80% si dichiara a favore di una riduzione delle tasse per ridare vita all’economia di consumo e fiato alle imprese

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Roma, 31-01-2013

Tre su cinque rivelano di essere costretti a intaccare i propri risparmi per arrivare alla fine del mese. Un terzo degli italiani, il 35,7%, ha chiesto un prestito bancario negli ultimi tre anni, quasi il 10% in più rispetto all’anno scorso. E’ quanto emerge dal Rapporto Eurispes Italia 2013, presentato questa mattina presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Ma soprattutto, l’80% è convinto che la situazione economica sia peggiorata negli ultimi 12 mesi, mentre il disagio delle famiglie si è aggravato nel 70% dei casi. Hanno bisogno di aiuti finanziari le categorie con contratti a tempo determinato, in particolare il popolo della partita Iva (44,2%), contro il 35,7% dei lavoratori subordinati a tempo indeterminato. Ben il 62,3% dei prestiti è stato chiesto per pagare debiti accumulati e il 44,4% invece per saldare altri prestiti precedenti con altre banche o finanziarie.

Aumenta nettamente il carico fiscale che ha gravato sulle spalle delle famiglie nell’ultimo anno, questa la percezione per il 41,7% degli italiani interpellati da Eurispes: quasi l’80% si dichiara a favore di una riduzione delle tasse per ridare vita all’economia di consumo e fiato alle imprese.

Caldeggiata dall’Europa, poi criticata perché nata troppo in fretta e ritenuta iniqua socialmente dal 75,4%, l’Imu ha lasciato scontenti la maggior parte degli italiani. Si costituisce così un fronte compatto che chiede al nuovo Governo che si insedierà dopo le elezioni degli interventi volti a ridurre la pressione fiscale. Dalle 1.000 pagine del Rapporto Italia 2013 che ha riguardato 1.500 cittadini nel periodo tra il 21 dicembre 2012 e il 4 gennaio 2013, viene fuori un dato che cala sempre di più: è quello della propensione al voto, sceso al 73,2% rispetto al 76,9% precedente. Mentre al 60% piace l’introduzione delle primarie come strumento per scegliere il proprio leader di riferimento.

Il 45,8% degli italiani sostiene che diminuire l’importo delle tasse da pagare equivarrebbe a ‘mettere più soldi nelle tasche dei cittadini, rilanciando conseguentemente i consumi’. Un terzo (33,5%) ritiene che minori tasse darebbero un impulso all`economia e alle imprese.

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fonte rainews24.it

NEONAZISMO – Lo Stato d’Israele accoglie gli ebrei neri d’Etiopia solo dopo averli “resi sterili”

QUESTO E’ UN VIDEO DI 2 ANNI FA

Racist birth control? Claims Israel culling Ethiopian Jews


RussiaTodayRussiaToday·

Caricato in data 24/feb/2010

A feminist movement has accused the Israeli government of adopting a racist policy towards the country’s Ethiopian Jews. Activists believe black women are deliberately being given a controversial contraceptive, to bring about a drop in the population – a claim the government denies. Thousands of Ethiopians have immigrated to Israel since the 1980s, but their Jewish heritage has been questioned, while their social status continues to suffer.

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Lo Stato d’Israele accoglie gli ebrei neri d’Etiopia solo dopo averli “resi sterili”

Sono anni che il sospetto si era fatto avanti, prima tra specialisti e sociologi poi, a poco a poco, anche nell’opinione pubblica israeliana. Lo scorso dicembre le accuse di un programma di approfondimento della televisione israeliana IETV (Israel Educational Television), “Vacuum”, avevano destato scandalo

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Ora la notizia è stata confermata da un membro del governo israeliano (anonimo, naturalmente): un numero imprecisato di donne etiopi di religione ebraica, “accolte” nello stato d’Israele secondo la “Legge del ritorno” varata nel 1950, sarebbero state rese sterili con un anticontraccettivo di lunga durata: il Depo-Provera.

È quanto riporta un blog del sito francese Mediapart, che cita l’inchiesta condotta dal quotidiano israeliano Haaretz. Oltre quaranta ebree etiopi avevano raccontato ai giornalisti di “Vacuum” come – mentre attendevano il trasferimento dai “campi di transito” in Etiopia – erano state avvicinate da assistenti sanitari israeliani; questi le avevano poi riunite in quelli che Haaretz definisce “family planning workshops”, dove erano state costrette a farsi iniettare il contraccettivo.

“Ci dissero ‘se non lo fate non potrete andare in Israele e non sarete neppure ammesse nel Joint (L’American Jewish Joint Distribution Committee, un programma internazionale di asssistenza sociale al popolo ebraico, Ndr), non avrete assistenza sanitaria’. Avevamo paura… Non avevamo scelta. Senza di loro e senza il loro aiuto non avremmo potuto lasciare il campo. Quindi accettammo l’iniezione. Solo la loro autorizzazione ci avrebbe permesso di partire”
È la drammatica testimonianza di una donna etiope, Emawayish, che insieme ad altre decine di connazionali ha lasciato il paese di origine nel 2005.
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Il medrossiprogesterone acetato, come riporta Wikipedia, è “un progestinico a lunga durata d’azione che viene utilizzato come contraccettivo orale. È commercializzato in Italia con il nome di Provera/Depo-Provera (Molecola di ricerca Upjhon poi acquista da Pfizer)”; “in alcuni Paesi è utilizzato per effettuare la castrazione chimica degli stupratori“.
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Un semplice contraccettivo quindi? Non esattamente: “il suo uso comporta alterazioni mestruali tali da ritardare, nel caso di cessazione dalla somministrazione, il recupero della fertilità”, sebbene “non esistono studi che confermino attualmente una possibile sterilità da post-trattamento”. Il Depo-Provera, come riporta Le Monde, non viene utilizzato, in genere, che in ultima istanza, solamente nel caso in cui non sia possibile utilizzare altri metodi contraccettivi.
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Il tasso delle nascite, nella comunità etiope d’Israele si è ridotto del 20 percento in 10 anni. Ora sappiamo per quale motivo. Ma perché le autorità israeliane hanno somministrato in massa un medicinale potenzialmente dannoso (essendo un emocoagulante, il Provera può provocare trombi ed embolie, oltre ad accelerare il processo di osteoporosi) a delle donne che intendeva accogliere all’interno della propria comunità?
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Jonathan Cook, del The National, ricorda come negli ultimi anni siano venuti alla luce numerosi episodi di razzismo ai danni della minoranza etiope, il che aiuta a capire il contesto in cui sono state operate le sterilizzazioni di massa.
“Nel 2006 si è finalmente ammesso che, per anni e anni, tutte le loro [degli etiopi, Ndr] donazioni di sangue sono state rifiutate per paura che potessero essere contaminate da chissà quali malattie. Esistono anche denunce continue di ragazzi etiopi respinti da questa o quell’altra scuola, oppure obbligati a frequentare classi separate. A novembre, un’indagine condotta sulle professioni più comuni ha mostrato come il 53% dei datori di lavoro preferisca non assumere gli etiopi”
I cittadini di origine etiope, nello Stato di Israele, sono più di 120mila. L’ebraicità di questi “ebrei neri” è costantemente messa in discussione dalle frange più ortodosse della popolazione. Con il risultato paradossale di assistere a casi del genere, dove la parola “razzismo” non rende l’idea di quanto in là possano spingersi le autorità di un Paese che si reputa “moderno”, “tollerante” e “democratico”.
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E SE LO DICE LUI… – Liste Pdl, Feltri senza freni «Che conato di vomito…»

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Liste Pdl, Feltri senza freni
«Che conato di vomito…»

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«Le liste del Pdl mi fanno venire i conati di vomito, Berlusconi ha ricandidato i soliti, con operazioni incomprensibili come mettere la Polverini nel Lazio che fa perdere i voti per la vicenda Fiorito. Ma non potevano metterla da un’altra parte, magari in Trentino?». Lo dice Vittorio Feltri, editorialista del Giornale, a La Zanzara su Radio 24, che, secondo quanto riportato da una nota della trasmissione.

«La Polverini è un respingente – dice ancora Feltri – perchè quella storia dei soldi ha indignato tutti. Poi certe persone che volevano andare con Monti, vedi la Roccella, sono state ricandidate e premiate». «Non siamo mica nati ieri – continua Feltri alla Zanzara – e sappiamo che ha candidato di nuovo delle mignotte. Sì, mi riferisco alla mignottocrazia, ho visto dei nomi che immediatamente richiamano alla mignottocrazia. È cambiato troppo poco rispetto alle aspettative, la serietà delle persone è importante. Un censimento è difficile e vedendo le liste, volando basso, mi sono saltati agli occhi una decina di nomi, intesi come persone che si adattano a fare qualsiasi cosa, che fanno quegli esercizi che non sono titolo di merito», conclude Feltri.

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fonte unita.it

Grillo e le cinque priorità per la “felicità”. Reddito di cittadinanza e in pensione a 60 anni

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Grillo e le cinque priorità per la “felicità”.
Reddito di cittadinanza e in pensione a 60 anni

Il leader del M5S invita a votare il sondaggio online per scegliere i cinque interventi prioritari per fare dell’Italia uno “stato sociale” tra dieci proposte. Tra le altre misure, il tetto pensionistico a 5mila euro, il ripristino dei soldi tagliati a scuoloe e sanità. “Dove troveremo i soldi? Dai 98 miliardi di elusione fiscale delle slot-machine e tagliando le spese del Quirinale”

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ROMA E’ Messina la prima tappa siciliana dello ‘Tsunami Tour’ di Beppe Grillo. Dopo la città dello Stretto, il comico genovese sarà a Ragusa, Catania, Siracusa, Caltanissetta, Trapani e infine Palermo venerdì prossimo. Intanto, dal suo blog Grillo detta “i punti più importanti per sviluppare lo stato sociale” e invita gli internauti a votare le cinque priorità d’intervento in un sondaggio ad hoc, che si chiuderà domani alle ore 14.

Cinque punti da scegliere tra: 1 Reddito di cittadinanza; 2 Pensione a 60 anni; 3 Settimana lavorativa di 36 ore; 4 Cancellazione legge sugli esodati; 5 Tetto pensionistico massimo di 5.000 Euro lordi mensili; 6 ripristino soldi tagliati alla scuola e alla sanità; 7 abolizione imu sulla prima casa; 8 Impignorabilità della prima casa; 9 Leggi per una maggiore tutela della sicurezza sul lavoro; 10 eliminazione dei fattori di rischio ambientali per la salute (inceneritori, smog, cementificazione, inquinamento).

Risultati provvisori: tetto pensionistico al primo posto. I risultati provvisori vedono al primo posto il tetto pensionistico a 5.000 Euro con il 67,85%. Seguono il ripristino dei soldi tagliati a scuola e sanità (63,53%) ed eliminazione rischi ambiente e salute (61,84%). A sorpresa, l’abolizione dell’Imu e la questione esodati non sono tra le priorità dei circa 6 mila navigatori che, al momento, hanno risposto al sondaggio. La cancellazione della legge sugli esodati ottiene infatti solo il 15,6% delle preferenze, mentre l’abolizione dell’Imu sulla prima casa raggiunge il 45,03%, un dato alto ma non abbastanza da entrare nella top 5 delle priorità. Più dell’Imu è vista come urgente l’impignorabilità della casa (45,54%) così come viene ritenuto più importante il reddito di cittadinanza (53,6%) sia rispetto al ripristino della pensione a 60 anni (43,35%) sia, soprattutto, alla settimana lavorativa di 36 ore (24%). Le leggi per una maggiore sicurezza sul lavoro sono quasi al 18%.

Art.1, diritto alla felicità. “Nessuno deve restare indietro – scrive il leader del Movimento 5 Stelle -. L’Italia deve essere, prima di ogni altra cosa, una comunità. In una comunità tra i valori più importanti vi è il senso di solidarietà. Il cittadino deve essere il centro della politica. La sua stella polare. Va garantita a tutti una vita dignitosa e, se possibile, la felicità. Il primo articolo della nostra Costituzione dovrebbe esprimere il diritto alla felicità”. “Oggi, invece – prosegue Grillo – lavoriamo per pagare le tasse. Il nostro tempo, la nostra vita vengono trasformati in capitoli di spesa delle finanziarie. Ebbene, questi soldi, nostri soldi, devono essere utilizzati cambiando radicalmente le priorità”. Dunque, “salute, scuola, pensioni, protezione sociale, ambiente, recupero del tempo per vivere, queste sono le priorità. Non gli armamenti, le grandi opere pubbliche inutili come la tav o l’expo o la gronda, le missioni di guerra in afghanistan o i finanziamenti a partiti e giornali, alle banche, le pensioni d’oro. Bisogna riavvolgere il nastro, ritornare a un senso di umanità, con una pensione a 60 anni, con la cancellazione della legge sugli esodati, con il ripristino dei soldi sottratti alla scuola e alla sanità”.

“Reddito di cittadinanza per chi perde il lavoro”. Parlando nella centralissima Piazza Cairoli a Messina, Grillo indica quella che secondo lui è una priorità improcrastinabile. “La prima cosa che dobbiamo fare appena entrati in Parlamento è il reddito di cittadinanza per chi perde il lavoro o chi non lo ha. E’ un sistema che c’è in tutta Europa, non lo abbiamo solo noi e la Grecia, così i giovani non saranno più costretti ad accettare qualsiasi lavoro. Non è giusto che chi si laurea e, per esempio, ottiene un master all’estero, debba poi lavorare in un call center a 400 euro al mese. Il lavoro è un’altra cosa. Con il reddito di cittadinanza per tre anni si daranno mille euro al mese, la persona che perde il lavoro avrà il tempo di cercare il lavoro con gli uffici di collocamento dove ci saremo noi con la rete, offriremo due o tre lavori se non accetti perdi il sussidio. La prima cosa da fare è questa, siamo in emergenza, nessuno deve rimanere indietro”.

Riforme con i soldi delle slot machine. “Molti ci chiedono dove troveremo i soldi per applicare le nostre riforme: potremmo prenderli dai 98 miliardi di elusione fiscale delle slot-machine, che sono in concessione ad aziende statali. Novantotto miliardi equivalgono a quattro manovre finanziarie” spiega ancora Grillo a Messina. “Si possono poi tagliare  i costi della presidenza della Repubblica – aggiunge il comico -, che ci costa 240 mln all’anno. Togliamo infine i rimborsi elettorali che sono arrivati a 3 miliardi e mezzo. Noi, in tre anni, non abbiamo preso un euro e abbiamo rifiutato i rimborsi elettorali; lo possono fare anche gli altri”.

“Ponte stretto? Introdurre referendum propositivi”. “Ancora si parla del ponte. Il ponte serve solo a fare dei progetti da 600 milioni e per dare le solite tangenti alla stessa gente. Noi vogliamo introdurre nella Costituzione i referendum propositivi senza quorum, la metà più uno vince, se vince chi vuole il ponte si fa altrimenti niente”. (30 gennaio 2013)

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fonte repubblica.it

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IL SONDAGGIO  – 30/01/2013 alle ore 19.40
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VELENI – Ingroia replica a Boccassini: “Mi basta sapere cosa pensava di lei Borsellino”

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Ingroia replica a Boccassini: “Mi basta sapere cosa pensava di lei Borsellino”

Il leader di Rivoluzione civile si era paragonato a Falcone, ma per il procuratore aggiunto di Milano “tra i due la distanza si misura in milioni di anni luce”. Il politico: “Alle sue piccinerie siamo abituati da anni. Si vergogni lei e conti fino a tre prima di aprire bocca”. E alla sorella del magistrato di Palermo dice: “Io non l’ho mai usato per prendere voti, lei sì”

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IL PRECEDENTE

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Ilda Boccassini contro Antonio Ingroia: “Lui come Falcone? Come si permette”

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Prosegue a distanza lo scontro tra Antonio Ingroia e Ilda Boccassini che lo aveva attaccato per avere paragonato “la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovanni Falcone“. E sulla figura e la conoscenza personale di Paolo Borsellino si infiamma il botta e risposta. Il leader di Rivoluzione Civile infatti non lascia cadere nel vuoto le dichiarazioni del procuratore aggiunto di Milano e si spinge oltre la valutazione professionale. “I suoi personali giudizi su di me non mi interessano e alle sue piccinerie siamo abituati da anni – dice di Boccassini -. Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo”.

Una polemica che ha avuto origine dal paragone del candidato col magistrato ucciso nella strage di Capaci (“Le battute e le velate critiche espresse da alcuni magistrati per la mia decisione di candidarmi sono un copione che si ripete. Fu così anche per Giovanni Falcone. Ma a Pietro Grasso nessuno dice nulla: la cosa mi sorprende”) col quale, però, secondo il procuratore di Milano c’è una differenza che “si misura in milioni di anni luce”. “Ho atteso finora una smentita, invano – ha proseguito il leader di Rivoluzione Civile-. Siccome non è arrivata dico che l’unica a doversi vergognare è lei che, ancora in magistratura, prende parte in modo così indecente e astioso alla competizione politica manipolando le mie dichiarazioni. La prossima volta pensi e conti fino a tre prima di aprire bocca”.

Il paragone con Falcone, però, ha destato sorpresa anche nella sorella del magistrato, Maria, che a Repubblica ha dichiarato: ”Sono rimasta perplessa quando ho sentito Ingroia paragonarsi a Giovanni”. Pur aggiungendo che “rispetto la storia professionale dell’ex procuratore aggiunto di Palermo“, Maria ha sottolineato: “La storia di mio fratello è stata del tutto diversa. E non permetto a nessuno di parlare di Giovanni per autopromuoversi a livello politico”. Ma, dopo la Boccassini, Ingroia invita allo stesso modo anche “la signora Maria Falcone, con tutto il rispetto per il cognome che porta” a informarsi “prima di parlare”. E si difende dalle accuse: “Io non ho mai usato il nome di Giovanni Falcone per i voti. Lei invece si, quando si candidò per prendere il seggio al Parlamento europeo e non venne neppure eletta”.

Interviene nello scontro anche Pietro Grasso, candidato del Partito democratico e già procuratore nazionale antimafia, che ritiene inopportuno il parallelismo tra Ingroia e Falcone. “Ha fatto cose talmente eclatanti – ha commentato – che oggi paragonarsi a lui mi sembra un fuor d’opera”. Chiamato in causa dalle dichiarazioni del magistrato palermitano, dagli studi di Agorà su Rai Tre il candidato Pd ha osservato: “C’è da considerare ciò che ha subito Giovanni Falcone nella sua vita: ha subito un attentato all’Addaura ed è stato accusato di esserselo procurato da solo; è  stato accusato di aver insabbiato le carte dei processi nel rapporto con la politica; è stato accusato di fare il professionista dell’antimafia; è stato accusato di andare nei palazzi della politica, dove effettivamente è riuscito a fare una legislazione che tutti ci invidiano”. Colpito dalla polemica anche il governatore della Puglia Nichi Vendola secondo cui “la lacerazione di una storia quale quella dell’antimafia, che non è mai una buona notizia. Non è  bene usare l’antimafia come una bandiera di fazione”.

La polemica provoca infine la reazione durissima di Libertà e giustizia: “Questa è una delle campagne elettorali più squallide e miserabili della storia della Repubblica”, afferma il presidente Sandra Bonsanti in un comunicato. “Vorrei che nessuno citasse i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per guadagnar voti per sé o farne perdere ad altri. I due magistrati uccisi nel ’92 insieme alle loro scorte, sono tra i pochissimi “eroi” che tanti giovani oggi riconoscono. Non roviniamo la loro storia”.

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fonte ilfattoquotidiano.it