Archivio | febbraio 2010

APPALTI G8 – La busta profetica: ecco la verità

Esclusivo L’Espresso

Busta profetica, la verità

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IL VIDEO L’apertura della busta profetica

Parla il generale Erasmo Lorenzetti, il funzionario di Palazzo Chigi che “previde” chi avrebbe vinto gli appalti del G8. In un’intervista che non lascia più dubbi su quanto è accaduto

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di Fabrizio Gatti
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L’autore della “Busta profetica” è il generale di divisione Erasmo Lorenzetti. È lui il funzionario di Palazzo Chigi che il 7 dicembre 2007 ha scritto con grande anticipo e sigillato la lettera con i nomi della società che avrebbe vinto l’appalto per l’organizzazione del G8-2009 e dei dirigenti dello Stato che avrebbero gestito e controllato le grandi opere, elencati sotto il titolo “Pacchetto Bertolaso”, dal cognome del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Tra questi, proprio Angelo Balducci, il presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici arrestato il 10 febbraio scorso. Il generale Lorenzetti, ora ufficiale della riserva, ha lavorato fino al 31 dicembre 2008 come consulente a titolo gratuito della presidenza del Consiglio dei ministri e, come ultimo incarico, si è occupato del progetto di informatizzazione della pubblica amministrazione in Iraq. Dopo le smentite di Renzo Turatto, capodipartimento per la Digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’Innovazione, e il comunicato di Vittorio Pezzuto, portavoce del ministro per l’Innovazione, Renato Brunetta, intitolato “La replica di Gatti fa sbellicare dalle risate”, il generale Lorenzetti autorizza “L’espresso” a rivelare il suo nome e risponde alle domande.
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Generale Lorenzetti, a chi e quando ha consegnato la busta sigillata in cui aveva scritto i nomi delle persone che avrebbero vinto o diretto gli appalti per il G8-2009?

“Nel giugno 2009 venivo chiamato dal dottor Turatto per dirmi di lasciare i locali dove avevo l’ufficio. Precisava che non sapeva chi fossi e cosa facessi e nello spiegargli cosa facevo o, ancor meglio, cosa avevo fatto gli consegnavo il mio curriculum. Proprio per renderlo edotto del mio modo di lavorare rientravo nel mio ufficio, prendevo la mia copia della relazione “Consigli per il G8/G9″ nonché la busta sigillata, e risalivo dal capodipartimento. Essendosi questi allontanato consegnavo il tutto alla capo della segreteria, pregandola di farla avere al dottor Turatto”.

Cosa è successo dopo?
“La busta è rimasta, ritengo, dove l’avevo consegnata”.

Come mai non è stata protocollata dall’ufficio che l’ha ricevuta?
“Ho portato tutto a mano, come era mia abitudine, non ritenendo corretto fare una consegna personale con annesso numero di protocollo”.

Dov’è ora la busta?
“Unitamente alla relazione mi è stata restituita, integra, circa due settimane or sono dalla capo segreteria”.

Quante buste aveva sigillato?
“Due copie”.

Come faceva a sapere chi avrebbe vinto o diretto gli appalti per il G8?
“A partire dal vertice di Genova molti grandi eventi, per la parte congressuale, sono stati appannaggio della ditta citata (il Gruppo Triumph di Maria Criscuolo, ndr). Preciso che dopo il vertice di Genova vi fu un’inchiesta da parte della Guardia di Finanza che interrogò, tra gli altri, il sottoscritto. Le domande vertevano su chi avesse “preso” la ditta Triumph, ma io non fui in grado di dare lumi. I nomi di chi avrebbe diretto i lavori mi erano logici visto che sin dalla fine del Giubileo (nel 2000, ndr) apparivano quasi sempre gli stessi”.

Perché ha pensato di scrivere quei nomi e sigillare la busta? E quante persone sapevano di questa iniziativa?
“Premetto che sono stato tentato, a suo tempo, di far conservare la busta a qualche notaio, ma visto che era una sfida con me stesso me la sono conservata. Se non ricordo male nel consegnare ad alcuni la relazione “Consigli per il G8/G9″ ho menzionato della busta”.

Qual è la sua posizione di lavoro ora?
“Avendo urtato la sensibilità di qualcuno, faccio il “Cincinnato” a disposizione di chiunque abbia bisogno di un esperto, ancorché a titolo gratuito”.
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L’espresso ha saputo casualmente dell’esistenza della “Busta profetica” nel dicembre 2009 durante la preparazione dell’inchiesta “Protezione civile super spa” pubblicata il 21 dicembre scorso. Dopo numerose insistenze, il generale Lorenzetti ha accettato la richiesta de L’espresso di aprire la busta plastificata ancora in suo possesso davanti a una telecamera. La ripresa filmata è stata fatta alle 18.50 di mercoledì 16 dicembre 2009. Quel giorno il generale raccontò di avere consegnato la seconda busta al caporipartizione del ministero per l’Innovazione attraverso la sua capo segreteria, come conferma oggi. Nell’inchiesta di dicembre 2009 L’espresso rivelò la vicenda della busta, ma decise di non pubblicare per il momento il filmato per tutelare l’identità dell’autore che aveva chiesto la protezione e l’applicazione del segreto professionale. Secondo quanto racconta oggi il generale Lorenzetti la busta sigillata che aveva consegnato al ministero per l’Innovazione gli è stata restituita “due settimane or sono”, quindi dopo la pubblicazione dell’inchiesta di dicembre 2009.

“Ogni tanto passo a ritirare la posta”, dice ora il generale al telefono: “Dopo Natale non ero più passato e quella era la prima volta che tornavo al ministero. Forse, ma è una mia deduzione, avranno letto l’articolo su L’espresso è hanno deciso di restituirmi la busta”.
La Procura di Perugia, che indaga con Firenze sugli appalti assegnati sotto l’ombrello della Protezione civile, ha chiesto a L’espresso l’acquisizione del filmato “La busta profetica”. Ma a questo punto esiste anche la seconda busta. Quella che nessuno ha ancora aperto.

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26 febbraio 2010

fonte:  http://espresso.repubblica.it/dettaglio/busta-profetica-la-verita/2121899&ref=hpsp

Greentips…consigli verdi – I 15 luoghi più inquinati della Terra: Fiume Citarum, Indonesia

Iniziamo oggi una collaborazione con Barbara (che ringraziamo) e il suo bel blog Greentips – consigli verdi. Ricordate che avevamo pubblicato una notizia sui luoghi più inquinati della terra, molto sui generis per la verità. Barbara si è occupata di approfondire l’argomento trattando uno per uno i luoghi citati.

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1. Fiume Citarum, Indonesia

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di Barbara

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Un tempo il fiume Citarum, con i suoi 269 km, era la fonte di sostentamento di un’area estesa della splendida isola di Giava. Le sue acque non solo permettevano alla popolazione di dissetarsi e di vivere, ma erano anche fonte di reddito perché permettevano di bagnare le vaste risaie (che in questa zona producono circa il 5% di tutto il riso indonesiano) e la pesca era abbonante.

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Le sue acque, oltre che servire le zone in cui passa, bagnano Jakarta (14 milioni di abitanti, di cui l’80% sfrutta il Citarum per l’uso domestico) e dalla fine degli anni ‘80 vengono sfruttate anche oltre 500 aziende principali e da altri sobborghi industriali, composti da circa 2000 piccole attività (che costituiscono un quinto della produzione industriale del Paese).

Benessere per tutti? Assolutamente no.

I rifiuti urbani prodotti da almeno 6 milioni di persone- e c’è chi azzarda che siano invece ben 9 milioni- e gli scarti tossici delle aziende sono stati riversati nel fiume, conferendogli il triste primato del fiume più inquinato del mondo. La distesa di plastica e altri rifiuti (vetro, pezzi di mobili, animali morti) stanno soffocando e uccidendo il fiume. Il delicato ecosistema fluviale è stato devastato e oggi la pesca dei pesci è stata sostituita dalla pesca di plastica e detriti riciclabili.

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Stando ad alcune stime, ci vorrebbero almeno 13 miliardi di dollari per risanare il fiume e la Banca Asiatica di Sviluppo ha recentemente deciso di stanziare 500 milioni per iniziare i primi lavori (risanamento del canale che collega il Citarum a Jakarta, creazione di un sistema fognario per la popolazione più arretrata, pulizia dei depuratori ostruiti, costruzione di impianti per il trattamento delle acque reflue, riforestazione dell’area montana del fiume -per ridurre frane e smottamenti che provocano continui disastri locali, ecc. ecc.). Purtroppo sembra che il credito a favore del fiume sia stato bloccato perchè il rischio di corruzione (attività illegale che in Indonesia è frequentissima) è troppo alto e reale. Sembra che la Banca Asiatica di Sviluppo stia pensando di istituire un Consiglio dell’acqua, che funga da controllore sulla distribuzione dei contributi e sull’avanzamento effettivo dei lavori. Ma al momento è tutto fermo e il fiume continua a emanare esalazioni tossiche e a portare malattie e morte alla popolazione che sfrutta le sue acque.

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fonte:  http://ecogreentips.org/2010/02/20/greentips-consigli-verdi-il-fiume-citarum/

Primo Marzo, l’Italia si ferma con i migranti / Immigrati in sciopero, prima assoluta su scala europea / La protesta città per città

Stefania Ragusa – Promotrice Sciopero immigrati I marzo

“Vogliamo stimolare una riflessione seria su cosa davvero potrebbe accadere se i 4 milioni e mezzo di immigrati che vivono e lavorano in Italia (nelle campagne, nei cantieri, come badanti e in molti altri settori) decidessero di andare via”. Così la giornalista siciliana Stefania Ragusa, promotrice dello sciopero dei migranti in Italia, ci spiega le ragioni che l’hanno spinta ad organizzare questa iniziativa. Stefania è una redattrice della rivista mensile di moda Glamour, ma si occupa di tematiche sociali legate all’immigrazione su numerose altre testate. Ci tiene a sottolineare che la manifestazione del I° marzo avrà un respiro europeo e che si svolgerà anche in Francia, Spagna e Grecia. Intervista di Patrizia Notarnicola

Primo Marzo, l’Italia si ferma con i migranti

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di Cesare Buquicchio
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Indesiderati e indispensabili. La contraddizione, che da anni viene marchiata sulla pelle degli immigrati in Italia, domani verrà allo scoperto. Il primo marzo, infatti, si candida ad essere il primo giorno “senza”. Senza badanti ad assistere gli anziani, senza operai (regolari) a lavorare e a pagare i contributi per i pensionati, senza braccianti (irregolari) a raccogliere le arance. Ma anche senza madri immigrate a comprare quaderni e matite per i loro figli che vanno a scuola. Senza autisti di autobus, impiegati delle poste, medici. Una giornata con gli alimentari vuoti, i bar deserti, le linee telefoniche mute.

L’idea è arrivata dalla Francia e gli organizzatori italiani la raccontano così: «Le nostre società vivono grazie al lavoro di migliaia di stranieri. L’Italia funziona ogni giorno grazie a loro ma se ne vergogna. Così cerca di ignorarli, chiuderli fuori, annegarli in mare come si fa con le cucciolate di gattini troppo numerose. Si vergognano di noi? Bene vediamo che succede se per un giorno noi non ci siamo». Ecco come è nato lo sciopero degli stranieri che vorrebbe bloccare l’Italia, oltre alla Francia, alla Spagna e alla Grecia, il primo marzo.

Non saranno in tanti a potersi permettere di scioperare, perché i sindacati nazionali non hanno indetto lo sciopero, perché gli stranieri che hanno un impiego regolare se lo tengono stretto e perché in tanti lavorano in nero e quindi uno sciopero proprio non lo possono fare. Ma le città italiane saranno “gialle” comunque. Questo è il colore scelto per caratterizzare le proteste nelle oltre sessanta piazze che ospiteranno gli eventi.

COSA SUCCEDE IL PRIMO MARZO: TUTTE LE CITTA’ COINVOLTE

«A Varese verra’ offerto un ‘pranzo etnico’ agli agenti della polizia penitenziaria – spiega Francesca Terzoni, portavoce nazionale del comitato Primo Marzo 2010 – a Trieste ci adopereremo per cancellare le scritte razziste dai muri, a Bologna ci sara’ una mostra fotografica all’aperto con i volti dei ‘nuovi italiani’, a Milano verranno offerte delle lezioni di lingua straniera in piazza». E alle 18.30, in tutte le piazze italiane coinvolte verranno ‘liberati’ dei palloncini gialli, il colore simbolo della manifestazione.

Quasi cinquantamila iscritti su Facebook tanti contatti al blog (Primo marzo 2010), adesioni di esponenti politici, docenti universitari e associazioni, comitati locali nati in tutte le città italiane a sostegno del coordinamento nazionale, formato dalle fondatrici Stefania Ragusa e Daimarely Quintero, a cui si sono aggiunte Nelly Diop e Cristina Seynabou Sebastiani.

Nata in maniera spontanea, la protesta del Primo Marzo ha ricevuto l’adesione di una serie di organizzazioni, tra cui Emergency e Legambiente, partiti politici (Pd, Sel e Rifondazione Comunista) e delle rappresentanze di diversi sindacati di Cgil, Cisl e Uil, che pur dando il loro sostegno, non hanno proclamato lo sciopero generale a livello nazionale. Poche ore e si saprà se l’«onda gialla» arriverà a smentirli.

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28 febbraio 2010
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Immigrati in sciopero, prima assoluta su scala europea

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Primo marzo 2010, prima giornata nazionale senza il contributo degli immigrati. Domani in tutt’Italia andrà in scena lo sciopero dei lavoratori immigrati, una manifestazione articolata per sostenere l’importanza dell’immigrazione per la tenuta sociale ed economica del Paese. Alle 18.30 da sessanta piazze, al termine di altrettanti cortei, verranno liberati in cielo grappoli di palloncini gialli, simbolo della rivoluzione in giallo (colore politicamente neutro e simbolo di cambiamento) partita dalla Francia. Astensione dal lavoro, sciopero degli acquisti, sit-in, presidi permanenti saranno il tema portante della manifestazione. Molte le organizzazioni coinvolte, da Amnesty a Arci, Acli, Legambiente, Emergency, e ancora Amref, Cobas, Fiom. Hanno aderito anche il Partito democratico, il Prc, Sinistra, ecologia e libertà e i Socialisti. Lo «stop» domani si terrà in contemporanea con Francia, Spagna e Grecia e non si tratterà di uno sciopero in senso tecnico. Il logo della giornata (otto volti umani disposti in quadrati sovrapposti) è opera dell’artista siciliano Giuseppe Cassibba. Il calendario con tutti gli appuntamenti delle singole città si può consultare sul sito del movimento promotore delll’iniziativa: www.primomarzo2010.it.

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28 febbraio 2010

fonte:  http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/02/immigrati-sciopero.shtml?uuid=0e676b04-247a-11df-8906-310c0aabc48b&DocRulesView=Libero

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Il logo di Giuseppe Cassibba

Cosa succede in Italia il Primo Marzo

Stranieri non tanto dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l’Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà.

Alle 18.30, in tutte le città d’Italia,: lanceremo in cielo palloncini gialli (il lattice biodegradabile): il cielo si colorerà di giallo!

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Roma
Alle ore 17, il corteo delle reti antirazziste si snoderà da piazza Vittorio Emanuele, Santa Maria Maggiore e piazza Esquilino. A questo punto il comitato migranti si unirà al corteo e tutti confluiranno in piazza Vittorio Emanuele, dove alle 18 si aprirà la manifestazione indetta dal comitato primo marzo. Sono previsti concerti, con l’esibizione dell’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio e una serie di interventi.

Milano
Ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Momento di dibattito con al centro i temi e i problemi del lavoro. Alle 13.00 srotoleremo tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura (“Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi”), Tribunale (“Migrare non è reato”) e Via Corelli (“Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione”). In molte scuole, il primo marzo sarà giornata di studio e di approfondimento dei temi dell’immigrazione, ma anche momento festoso per merende multietniche, disegnare e colorare le bandiere del mondo, dipingersi le mani con l’hennè ed intrecciarsi i capelli in mille treccine. Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle ore 17.30. Terremo, in Piazza, lezioni di lingue straniere in Italiano e per gli Italiani; un griot, cantastorie africano, accompagnato da percussioni, spiegherà la tradizione della letteratura orale africana; spremeremo arance rosse e offriremo spremute da bere per “Rosarno chiama Italia: l’unica cosa che vogliamo spremere sono le arance!”; un drago lungo 30 metri costruito dal liceo artistico di Brera si aggirerà nella piazza; lancio dei palloncini alle ore 18.30. Partenza del corteo in direzione di piazza Castello alle 19: microfono aperto con una serie di interventi e chiusura con musica da vivo.

Palermo
“Ventiquattr’ore con noi presenti e visibili”. Appuntamento domenica 28 febbraio alle ore 16 in piazza Castelnuovo (Politeama) per la presentazione dell’iniziativa e concerto. A partire dalle ore 21 ci si sposterà nel mercato di Ballarò per la “Notte nera”. Il 1° marzo appuntamento in piazza Bolognini, raduno e partenza del corteo.

Genova
Appuntamento ore 18 dalla commenda d Prè per la partenza del corteo, arrivo piazza Matteotti per manifestazione, festa e concerto ore 20.

Brescia
Giornata di mobilitazione in piazza della Loggia, con presidio dalle ore 10 alle 14. Ci saranno presidi in vari mercati della provincia (ad esempio a Rovato dove confluiranno le donne), davanti alle scuole e alle fabbriche.

Napoli
Partenza del corteo alle ore 11 da piazza Garibaldi.

Siracusa e Catania
Alle sei del mattino del 1° marzo gli aderenti ai comitati di Catania e Siracusa faranno un pellegrinaggio in pulmino nei luoghi del caporalato nella campagna attorno a Cassibile. Insieme parteciperanno anche al corteo indetto dagli studenti di Siracusa (partenza ore nove) e al pranzo in solidarietà a padre Carlo D’Antoni, ancora agli arresti domiciliari.
A Catania è previsto un presidio nella zona in cui si concentrano i venditori senegalesi (piazza Stesicoro). Alle 18 una delegazione sarà ricevuta in prefettura, la sera ci sarà una festa etnica. A Siracusa, a conclusione del corteo, ci sarà un momento di intrattenimento , con attività varie, cucina etnica e coinvolgimento degli studenti. Alle 17 ci sarà un dibattito pubblico, la sera un concerto.

Perugia
In programma, a partire dalle 14.30, un raduno in piazza Italia, da qui partirà un corteo in direzione di corso Vannucci che confluirà a piazza IV novembre dove cominceranno gli interventi dei responsabili delle Associazioni e della società civile. Seguiranno momenti di musica, lancio dei palloncini gialli, uso di fumogeni gialli e presidio della piazza fino alle 18.30.

Bologna
Appuntamento per lunedì 1° marzo, dalle 16 alle 19 in piazza del Nettuno. In piazza sarà allestita una mostra fotografica con i volti dei nuovi cittadini italiani. Chiunque volesse può fermarsi, farsi fotografare e far inserire il proprio ritratto.

Pordenone
A Pordenone l’appuntamento per il primo marzo è in piazza XX settembre a partire dalle ore 10 “per colorare la piazza di giallo”. Durante il sit-in ci saranno una lezione all’aperto, giochi e momenti di animazione per i più piccoli.

Bergamo
Sciopero e manifestazione pacifica per i diritti degli stranieri davanti al Comune di Bergamo (palazzo Frizzoni) alle ore 18.

Trento
Presidio dalle ore 10 alle 12 di lunedì 1° marzo di fronte all’Ospedale santa Chiara con le lavoratrici delle imprese delle pulizie. In serata è prevista una festa con la partecipazione dell’Orchestra terrestre. Varie iniziative in programma a Rovereto e nelle valli.

Bari
Due i momenti più significativi in programma nel capoluogo pugliese. Alle ore 10, presso l’aula IX – III piano dell’ateneo, è prevista l’assemblea pubblica “Il paradosso degli invisibili”. Dalle 18.30, in piazza del Ferrarese, sono in programma le iniziative promosse dal comitato locale: lettura di testi sui temi della giornata, testimonianze e racconti delle comunità migranti di Bari.

Bolzano

Appuntamento in piazza della Mostra lunedì 1° marzo dalle 11 alle 20: stand informativi, concerti di gruppi musicali locali, attività teatrali,laboratorio di pittura per bambini. Il momento principale sarà alle ore 18 con il lancio di palloncini gialli.

Oristano
Appuntamento alle 11.30 in piazza Eleonora con un sit-in e diffusione di volantini. Alle 17.30 è previsto il lancio collettivo dei palloncini mentre alle 18.30, presso il centro servizi culturali (via Carpaccio, 9), è in programma “1+1 – che odore può avere un disegno?”, storia vera di undici migranti perduti nell’Oceano Atlantico raccontata e messa in scena dalla compagnia “Hanife Ana-teatrojazz”. A seguire, alle 19.30, proiezione di documentari sulla migrazione italiana.

Venezia
Lunedì 1° marzo, dalle ore 9, appuntamento davanti al municipio di Mestre (via Palazzo) per la manifestazione degli studenti. Alle ore 17, appuntamento in piazza Ferretto a Mestre.

Forlì Cesena
Essendo giorno di mercato, la mattina del 1° marzo si cercherà di coinvolgere le bancarelle facendo volantinaggio e distribuzione di fiocchetti gialli. Alle ore 16.30 appuntamento in piazza Saffi con gazebo e tavoli: animazione per bambini, concerto e lancio in aria di palloncini gialli (verso le 18.30). Alle ore 20 in programma una conferenza, dibattito e testimonianze.

Trieste
Alle ore 15 ritrovo in piazza Sant’Antonio e partenza di una “squadra” che andrà a cancellare le scritte razziste dai muri delle città. A partire dalle 13, in piazza Ponterosso, banchetti informativi e partenza, alle ore 17, di un corteo.

Taranto
In piazza Immacolata (adiacenze via D’Aquinio) a partire dalle ore 17.30 e fino alle 21.30 è prevista un’assemblea di strada gestita dalle comunità migranti. Proiezioni video e musica dal vivo a cura della comunità senegalese.

Vicenza
Primo appuntamento per le mobilitazioni in vista del Primo Marzo sarà sabato 27 febbraio, a Montecchio Maggiore, con lo sciopero della spesa. Lunedì 1° marzo, appuntamento alle 8.30 presso la stazione FS per la manifestazione studentesca. Alle 19.30 raduno partenza della fiaccolata da via Tecchio per richiedere il ritiro della delibera comunale sull’idoneità di alloggio.

Como
“Con il giallo accendi l’accoglienza, spegni la violenza”. Questo lo slogan del presidio in programma a Cantù (largo XX settembre) dalle ore 17.30 alle 20.

Reggio Emilia
Il primo marzo vedrà la presenza di un presidio in piazza Casotti, dalle ore 10 alle 18. Un altro momento di mobilitazione è previsto dalle 10 alle 12 davanti alla prefettura (corso Garbali, 45). “Per dire di no al razzismo e alla legge Bossi-Fini, per la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro”.

Campobasso
Conferenza stampa di presentazione delle iniziative del Comitato Primo Marzo 2010 – Campobasso, in programma per giovedì 25 febbraio, alle ore 11. Lunedì 1° marzo appuntamento in piazza San Francesco per la manifestazione cittadina.

Lucca
Presidio dalle 10 di mattina in piazzale Ricasoli (stazione ferroviaria) con gazebo e banchetto con materiale informativo e raccolta firme. poi nel pomeriggio concentramento e partenza in corteo verso il centro cittadino per arrivare sotto la prefettura dove ci fermeremo per presidiare con tanto di microfono aperto a tutti i partecipanti.

Lecco
Ritrovo alle ore 18 davanti alla stazione. A seguire un corteo che si snoderà lungo via Dante, piazza Manzoni, via Roma, piazza Garbali.

Varese
Lunedì 1° marzo il Comitato offrirà una cena etnica ai detenuti e ai secondini del carcere di Varese. Presidio e corteo in piazza XX Settembre dalle 16 alle 20. Verrà distribuita una lettera aperta alla cittadinanza che sarà anche letta in tutte le scuole.

Monza e Brianza
Sabato 27 febbraio appuntamento a Desio, in via Monte Sabotino (ore 9.30): “Dedicato a Rashid”, commemorazione dei morti sul lavoro”. Ore 10.30, in piazza Don Giussani, sit in sul tema del lavoro. A Monza, presso la sede Cisl (via Dante 17/a) incontro di presentazione del Comitato Primomarzo, ore 11.30.
Domenica 28 febbraio, alle 16 partirà una manifestazione per le vie del centro, partenza e arrivo da piazza Trento e Trieste. Lunedì 1° marzo volantinaggi scuole e luoghi di lavoro; dalle 8.30 alle 11 presidio alla sede Inps di via Correggio.

Ancona
Corteo di protesta nelle vie del centro da corso Carlo Alberto a piazza Roma. Partenza alle ore 9.30.

Firenze
Lunedì 1° marzo si svolgerà un presidio in piazza SS Anunziata, dalle 16 alle 20. È previsto un corteo in mattinata (organizzato dai Cobas) che confluirà in piazza.

Rimini
In mattinata volantinaggio in piazza Cavour (a partire dalle 11) e ritrovo alle 17, presso la stazione FS, per la partenza del corteo che sfilerà per le vie del centro. Alle 19, presso la Vecchia Pescheria “ Sound meticcio” aperitivo tematico .

Udine
l cuore della giornata sarà una manifestazione/sit-in che si svolgerà in piazza S. Giacomo dalle ore 17.30, e che alternerà gli interventi al microfono (fra cui quello del sindaco Furio Honsell).

Reggio Calabria
Volantinaggio a tappeto nei tre giorni che precedono la giornata del primo marzo con distribuzione dell’appello multilingue redatto dal comitato e delle fasce gialle. Il 28 febbraio una delegazione sarà presente all’elezione della consulta comunale degli stranieri. Lunedì 1° marzo chi può non aprirà la bancarella al mercato comunale mentre gli altri lavoratori che non potranno scioperare indosseranno la fascia gialla. È inoltre previsto un corteo che partirà da piazza Garibaldi alle ore 15 mentre in piazza Duomo verrà allestito un “Villaggio dell’accoglienza e dell’integrazione”.

Abbiategrasso
Dalle 11.00 alle 13.30, presso l’Auditorium di Via U. Dini 7 (Piazza Abbiategrasso MM2), incontro pubblico promosso dalle associazioni “Non Uno Di Meno” e “Centro Comunitario Puecher”, insieme alle scuole Allende, Torricelli e Varalli. Interverranno: Giuseppe Deiana, i dirigenti degli istituiti scolastici, Pap Khouma, Don Gino Rigoldi, Giorgio Bezzecchi (Opera Nomadi), Modou Gueye (Associazione Maschere Nere).
Si concluderà con una performance teatrale a cura di Silvano Piccardi e con musica dal vivo offerta dai Musicisti Rom.

Reggio Emilia
Il programma della giornata prevede un presidio permanente in Piazza Casotti dalle ore 9 alle 18 dove si alterneranno a microfono aperto più interventi, testimonianze, letture e performance da parte di stranieri, italiani, artisti, musicisti e scrittori e un presidio dalle 10 alle 11 davanti alla Prefettura di Reggio Emilia. Il presidio davanti alla prefettura sarà occasione per riaffermare il diritto al soggiorno per tutti gli immigrati che hanno presentato domanda di regolarizzazione con la sanatoria 2009 ed attraverso i decreti flussi. Persistendo nel rifiuto al rilascio dei permessi di soggiorno si permette che i migranti continuino ad essere vittime di delinquenti ed organizzazioni mafiose che lucrano sul lavoro nero e l’irregolarità.
Il comitato per il Primo Marzo presenta anche i dati dello sciopero: in quasi tutte le aziende metalmeccaniche della provincia sono previsti momenti di mobilitazione che coinvolgeranno centinaia di lavoratori immigrati e italiani. Le modalità di adesione andranno dallo sciopero di 8 ore alla fermata con momenti informativi promossi dalle rappresentanze sindacali delle aziende; riportiamo alcuni esempi:
– Terim di Rubiera: 8 ore di sciopero per i 180 dipendenti
– Ipcleaning di rubiera: 4 ore di sciopero per 160 dipendenti
– RCF di Reggio Emilia: 1 ora di sciopero per i 200 dipendenti
– Zincatura Padana della Val d’Enza: nei tre turni sono previste 4 ore di sciopero per ogni turno
– Corghi di Correggio e Faba di s. Ilario: fermata di ½ ora con i lavoratori immigrati che si astengono dal lavoro per tutto il giorno
– Tecnogas di Gualtieri e Cuccolini di Regio Emilia: fermata con momento informativo ed assemblea
– Nuova SPC di Reggio: ¼ d’ora di fermata per 60 dipendenti

Parma
Alle ore 17.30, presidio, con volantinaggio a cura dei ragazzi del MFE, in Piazza Garibaldi promosso dalla Cgil, Libera, Emergency, MFE e molti altri. Sciopero di un’ora (ultima ora) organizzato dalle RSU delle ditte SMA Serbatoi, Trancerie Emiliane, Praxair, Matthews Int, Casappa, Crown. Sciopero di 2 ore (ultime ore) organizzato dalla RSU TAS PR.

Pavia
Presidio dalle ore 18.00 in piazza della Vittoria, con interventi di lavoratori immigrati e rappresentanti di associazioni. Lancio di palloncini alle 18.30.

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fonte:  http://www.primomarzo2010.it/2010/02/cosa-succede-in-italia-il-primo-marzo.html


‘Rivolta delle carriole’ a L’Aquila: “Quasi 5 tonnellate di macerie”

‘Rivolta delle carriole’ a L’Aquila: “Quasi 5 tonnellate di macerie”

Il popolo delle carriole al lavoro (Ansa)

Per la terza domenica i cittadini sono scesi in piazza con secchielli e carriole per rimuovere simbolicamente le macerie: attivo solo un sito di stoccaggio, che raccoglie appena 500 tonnellate al giorno

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L’Aquila, 28 febbraio 2010 – L’hanno già ribattezzata ‘la rivolta delle carriole’. Per la terza domenica oggi gli aquilani sono scesi in piazza e hanno ripopolato le vie del centro ormai deserte da quando il 6 aprile scorso il terremoto ha distrutto la città abruzzese. Oggi sono scesi in piazza con carriole e secchielli per rimuovere simbolicamente le macerie rimaste ancora per le strade.

Una grande catena umana che parte da piazza Palazzo attraversando tutto il corso fino a piazza Duomo in cui ci si passa di mano in mano secchi pieni di macerie e carriole, tutti rigorosamente con elmetto giallo o cappelli da muratori. Sui berretti una scritta: «L’Aquila rinasce dalle sue macerie». Ogni carriola piena che si fa largo fra le due ali di folla viene applaudita. Una manifestazione simbolica in cui gli aquilani, grazie al passa parola e alla rete con i suoi social network, facebook primo fra tutti, si sono dati appuntamento in strada.

Il problema de L’Aquila e delle sue macerie è appunto rappresentato dallo smaltimento. Dati indicano 4 mln e mezzo di tonnellate di macerie da rimuovere, ma al momento è attivo solo un sito di stoccaggio, che raccoglie appena 500 tonnellate al giorno. Le macerie però nell’ex cava Teges vengono al momento solo separate, con una raccolta differenziata di ferro, legno, plastica e altri materiali.

Ma al momento non è stato ancora possibile avviare gli appalti per un reale smaltimento. Il problema, come ha riferito anche lo stesso sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, oggi in piazza è rappresentato «da una normativa che considera queste macerie come rifiuti normali, dunque non smaltibili in altro modo. Bisogna modificare questa norma -ha detto- perchè solo così si potranno avviare i lavori e cominciare a ripulire L’Aquila dalle macerie».

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fonte:  http://quotidianonet.ilsole24ore.com/cronaca/2010/02/28/298312-rivolta_delle_carriole_aquila.shtml

Gerusalemme, scontri tra Palestinesi e polizia israeliana

Gerusalemme, scontri nei luoghi santi: disordini sulla Spianata delle Moschee

https://i0.wp.com/www.ilmessaggero.it/MsgrNews/HIGH/20100228_spianata.jpg

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GERUSALEMME (28 febbraio) – Ancora tensione nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme dopo che fra dimostranti palestinesi e un reparto della polizia israeliana si sono verificati oggi incidenti in cui una dozzina di palestinesi sono rimasti intossicati da gas lacrimogeni e un agente è stato ferito da sassate.

Ad alimentare la tensione era giunta nei giorni scorsi la decisione del governo di Benyamin Netanyahu di includere fra i luoghi da tutelare per il loro significato al popolo ebraico anche due santuari in Cisgiordania: la Tomba dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele a Betlemme. Si tratta di Luoghi Santi sia per gli ebrei sia per i musulmani.

In seguito il Movimento islamico in Israele aveva avvertito che oggi, in occasione del Purim (carnevale ebraico) «coloni ebrei» avrebbero cercato di fare ingresso nella Spianata delle Moschee. Quando stamane dunque una comitiva di turisti (ebrei e non) è entrata nella Spianata, ha avuto iniziato una fitta sassaiola.

Secondo la polizia israeliana, nella nottata alcune decine di giovani palestinesi si erano nascosti nella moschea al-Aqsa allo scopo di contrastare l’ingresso di ebrei nella Spianata. Nella tarda mattinata una calma precaria è stata ristabilita nella zona, mentre nella Spianata sono riprese le visite dei turisti.

Incidenti di carattere circoscritto sono avvenuti anche in alcuni vicoli della Città Vecchia e nel rione palestinese di Ras el-Amud, a Gerusalemme est. Tensione – ma finora nessun incidente – anche a Hebron dove, malgrado gli scontri fra esercito e palestinesi dei giorni scorsi, centinaia di coloni ebrei organizzano oggi un corteo carnevalesco.

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Video Scontri sulla spianata delle moschee

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fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=93009&sez=HOME_NELMONDO

La tempesta manda in tilt la Francia. Oltre 50 le vittime

La tempesta manda in tilt la Francia

La furia di “Xynthia” oltre 5o vittime. Venti record e intere Regioni allagate

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PARIGI
Lo tsunami francese si chiama Xynthia.
Il paese, colto forse impreparato e nel cuore della mobilitazione per le vacanze scolastiche d’inverno, è stato travolto in pieno dalla tempesta che ha investito l’Europa. Le conseguenze sono state devastanti: 45 morti (52 in tutta Europa), la Vandea spazzata dal mare, case allagate in pochi minuti.
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La Protezione civile procede con i soccorsi e teme che il bilancio si aggravi. Da ieri sera era scattato lo stato di allerta, da giorni si sapeva che Xynthia si stava avvicinando, ma intanto tutti sono andati a dormire come sempre sulla costa atlantica francese, nei piccoli comuni sul mare come La Faute o L’Aguillon. E molti altri stavano arrivando, per le vacanze d’inverno con i bambini. Sono stati i rumori a svegliare quelli che si sono salvati dall’invasione delle acque spinte dalla forza del mare in Vandea e nella Charente Maritime, le due regioni più esposte alla furia dell’Atlantico.
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Le piccole, tipiche case a due piani, sono state invase d’acqua in pochi minuti. Mezz’ora, hanno riferito testimoni, «e l’acqua era arrivata al primo piano». Qualcuno si è rifugiato addirittura sul tetto, dove ha aspettato ore l’intervento dei pompieri, a volte in elicottero. Subissati dalle chiamate, i vigili del fuoco hanno contato 25.000 interventi dall’inizio della tempesta. Trenta morti, il tributo più pesante all’ondata di maltempo, è stato pagato dalla Vandea, dove la gente è morta annegata. Impressionante l’operazione di ricognizione su alcune spiagge dove, con il ritirarsi delle acque, apparivano i cadaveri. Tanti, anche in Charente Maritime o nei Pirenei, i decessi causati dalla caduta di alberi, dal crollo di tetti, dagli oggetti che le raffiche di vento hanno trasformato in proiettili.
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I trasporti sono nel caos, molti i voli annullati, i treni soppressi, le strade interrotte. I disagi sono ancora per la prossima notte estremi per il milione di case che è rimasto senza elettricità, anche se la tempesta, ha annunciato Meteo France a fine pomeriggio, si sta spostando verso il centro Europa. Il presidente, Nicolas Sarkozy, sarà domani mattina in Vandea, dopo aver spedito subito oggi il ministro dei Trasporti, Dominique Bussereau, ed aver esortato il governo ad «agire subito». Per Francois Fillon, primo ministro che ha convocato una riunione domenicale d’emergenza a Matignon, si tratta per la Francia di una «catastrofe nazionale».
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Xynthia, annunciata
da impressionanti raffiche a 150 km orari, è la tempesta più grave in Francia dopo quella della fine di dicembre del 1999, quando si contarono alla fine 92 vittime. Prima di investire il territorio francese, Xynthia ha seminato vittime in Spagna (tre nel nord) e in Portogallo (un bambino annegato sul litorale). In serata si sposta verso Belgio, Olanda e Germania, dove già si contano le prime vittime: due tedeschi (un automobilista e una ragazza che faceva jogging, entrambi colpiti dalla caduta di alberi). Identica dinamica per la prima vittima in Belgio, un uomo che si trovava nel suo giardino a una quarantina di chilometri da Bruxelles.
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28 febbraio 2010
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Cile, la terra continua a tremare Sale a oltre 700 il numero delle vittime

Oltre cento scosse di assestamento, anche forti. Rientrato l’allarme tsunami

Cile, la terra continua a tremare
Sale a oltre 700 il numero delle vittime

Crolli, devastazione e morte a Concepcion, la città distante appena cento chilometri dall'epicentro  del violento sisma di magnitudo 8,8 che ha colpito il Cile. Centinaia di persone sarebbero ancora sotto le macerie (Ap)

Un centinaio di persone sepolte sotto un edificio crollato a Concepcion. Saccheggiatori assaltano i negozi

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MILANO – Sale a oltre 700 vittime il bilancio del disastroso sisma che ha colpito il Cile secondo l’ultimo bilancio diffuso direttamente dalla presidente cilena Michelle Bachelet. Non solo: parlando dal palazzo della Moneda, la presidente ha aggiunto che il numero delle persone disperse è al momento «indeterminato», anche se si pensa siano numerose. La terra, nel frattempo, ha continuato a tremare. Sono state un centinaio le scosse di assestamento dopo la prima, devastante, delle 3.34 del mattino di sabato (7.34 ora italiana): tra le più forti, quella di magnitudo 6.1 Richter registrata domenica mattina alle 8.25 (12.25 ora italiana) a 63 km da Talca e 181 dalla capitale Santiago, dove gli edifici hanno nuovamente tremato.

GLI ITALIANINon si ha per ora notizia di vittime italiane; i connazionali presenti in Cile sono circa 50mila, 500 nella sola città di Concepcion. E proprio a Concepcion un centinaio di persone sarebbero rimaste sepolte sotto le macerie di un edificio crollato: il palazzo, praticamente nuovo e alto 14 piani, si è sgretolato, seppellendo sotto le macerie gli occupanti. Sabato le squadre di soccorso hanno recuperato 22 superstiti e vari cadaveri, ma non è chiaro quante persone abitassero il palazzo. Nella stessa città si moltiplicano i fenomeni di sciacallaggio: la polizia presidia come può i grandi magazzini, presi d’assalto da una folla di persone che arraffano tutto quello che possono, dal cibo ai televisori. Le autorità locali temono che gli episodi di saccheggio possano continuare, soprattutto con sopraggiungere della notte.

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Onde anomale dopo il sisma Onde anomale dopo il sisma Onde anomale dopo il sisma Onde anomale dopo il sisma

Onde anomale dopo il sisma Onde anomale dopo il sisma Onde anomale dopo il sisma Onde anomale dopo il sisma

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Barche distrutte sulla costa cilena, a  Talcahuano, vicino a Concepcion (Reuters)
Barche distrutte sulla costa cilena, a Talcahuano, vicino a Concepcion (Reuters)

LO TSUNAMI – Nella mattinata di domenica il Pacific Tsunami Warning Center (Noaa) ha cancellato l’allarme tsunami diramato ieri a tutti i Paesi che si affacciano sul Pacifico. Lo tsunami ha raggiunto le coste del Giappone con un’onda anomala massima di 1,2 metri alle ore 15.49 (le 7.49 in Italia), nel porto di Kuji della prefettura di Iwate, in base alle rilevazioni della Japan metereological agency (Jma). Mentre dal vicino comune di Otsuchi hanno riferito di un’onda di circa 1,45 metri. Per il resto, sono state segnalate onde di valore medio di poche decine di centimetri, ad eccezione di un altro picco, pari a un metro, nel porto di Sendai, nella prefettura di Miyagi. Nessun danno di rilievo e nessun ferito (secondo la polizia nazionale) alla fine di una lunga giornata di attesa, iniziata in mattinata con la massima allerta decisa dalla Jma. Sabato le autorità nipponiche avevano disposto l’evacuazione di oltre 320.000 persone nel nord del Paese, nelle tre prefetture a nord dell’isola di Honshu, la stessa di Tokyo.

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Danni e saccheggi a Concepcion Danni e saccheggi a Concepcion Danni e saccheggi a Concepcion Danni e saccheggi a Concepcion

Danni e saccheggi a Concepcion Danni e saccheggi a Concepcion Danni e saccheggi a Concepcion Danni e saccheggi a Concepcion

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LA PRIMA NOTTE ALL’ADDIACCIO – Le immagini della televisione nazionale cilena mostrano come molte persone abbiano passato la prima notte all’addiaccio: secondo i dati ufficiali forniti da Bachelet almeno un milione e mezzo di persone sono state colpite dal sisma, e cinquecentomila abitazioni appaiono «gravemente danneggiate». Il presidente Michelle Bachelet – che ha dichiarato lo stato di calamità in cinque regioni del Paese – ha invitato i cileni a «farsi forza» di fronte alla «tragedia», ringraziando numerosi Paesi per le offerte di aiuto, che Santiago per ora non ha accettato; l’Ue si è detta disposta a stanziare 3 milioni di euro, mentre l’Amministrazione Obama ha messo a a disposizione delle squadre di soccorso. Il presidente eletto Sebastian Pinera da parte sua ha reso noto di essere in contatto con il governo e di essere pronto ad assumersi il compito della ricostruzione.

LE POLEMICHE – Non mancano le polemiche riguardo alla qualità degli edifici di nuova costruzione, specialmente nella zona della capitale Santiago, dove crolli e danni strutturali hanno riguardato complessi abitativi costruiti in epoca recente e sottoposti in teoria a severe norme antisismiche. Oltre alle regione metropolitana di Santiago, le zone più colpite sono l’Ottava e la Nona regione, Maule e Bio Bio, le più vicine all’epicentro del sisma; nella città di Concepcion sono almeno 60 le persone ancora sotto le macerie di un edificio di 15 piani crollato quasi completamente. Il sisma ha provocato l’interruzione dell’energia elettrica e dei collegamenti telefonici in gran parte del Paese, servizi che dovrebbero riprendere con normalità solo nelle prossime ore così come quelli di trasporto metropolitano e il normale funzionamento dei supermercati; il governo ha però rinviato l’apertura dell’anno scolastico.

LE PRECAUZIONI Il governo ha raccomandato di evitare tutti gli spostamenti non necessari: l’aeroporto internazionale di Santiago del Cile è stato chiuso, dato che le scosse hanno danneggiato i viadotti che portano alla zona degli imbarchi nazionali e internazionali, situati al terzo livello del terminal; le piste dello scalo sono agibili ma non è prevista alcuna riapertura prima di almeno altre 48 ore. Secondo i dati diffusi dall’istituto di geofisica statunitense l’epicentro del sisma – di magnitudo 8,8 – si trova circa 300 chilometri a sud della capitale cilena, a 59 chilometri sotto il livello del mare; la prima scossa è durata un minuto ed è stata seguita da oltre un centinaio di scosse di assestamento, pari o superiori ai 5 gradi della scala Richter: i sismologi scartano tuttavia l’ipotesi di una replica altrettanto potente.

IL PAPA E NAPOLITANO – Una preghiera per le vittime e un appello a non far mancare «la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali» ai terremotati del Cile, sono giunti da Papa Benedetto XVI. «Il mio pensiero – ha detto dopo l’Angelus – va al Cile e alle popolazioni colpite dal terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane e ingenti danni». L’appello è stato poi ripreso dal papa nei saluti in lingua spagnola: «Mi sento particolarmente vicino alla cara popolazione cilena – ha detto – colpita da una grande terremoto nel suo Paese. In un momento come questo sorge spontaneamente una preghiera al Signore per le vittime e un messaggio di conforto per tutti, affinché superino questa grande prova». Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al Presidente del Cile, Michelle Bachelet: «In un momento così grave, l’Italia, unita al suo Paese da storici vincoli di amicizia, si sente più che mai vicina al popolo cileno. Desidero perciò trasmetterle a nome mio personale e a nome di tutti gli italiani il più commosso cordoglio per la tristissima perdita di vite umane provocata dal sisma insieme con ingenti danni materiali e sofferenze umane, e assicurarle ogni possibile sostegno nell’emergenza e nella ricostruzione».

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Il terremoto in Cile Il terremoto in Cile Il terremoto in Cile Il terremoto in Cile

Il terremoto in Cile Il terremoto in Cile Il terremoto in Cile Il terremoto in Cile

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Redazione online
28 febbraio 2010

fonte:  http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_28/cile-terremoto-tsunami-scosse-vittime-giappone_d507a1a6-2444-11df-826d-00144f02aabe.shtml

Luxor, scoperta la testa gigante di Amenofi III

Luxor, scoperta la testa gigante di Amenofi III

Luxor, scoperta la testa gigante di Amenofi III

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Una testa gigante in granito rosso del faraone Amenofi III, risalente a 3000 anni fa, è stata scoperta sul sito del suo tempio funerario a Luxor, secondo quanto ha annunciato oggi il ministero egiziano della Cultura. “La testa scoperta è intatta ed è alta 2,5 metri” ha precisato il responsabile delle antichità egiziane, Zahi Hawass secondo il quale il reperto “è un capolavoro di grande qualità artistica, un ritratto del re dai tratti raffinati e pieni di giovinezza”. Secondo la stessa fonte sulla testa sono visibili ancora delle tracce di pittura rossa

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28 febbraio 2010

fonte:  http://www.repubblica.it/esteri/2010/02/28/foto/luxor_scoperta_la_testa_gigante_di_amenofi_iii-2461298/1/?rss

Giustizia, il codice della volpe: così il Cavaliere cambia le regole / SATIRA – Il Cavaliere e la Giustizia

Grazie Tubal!


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L’ANALISI

Giustizia, il codice della volpe
così il Cavaliere cambia le regole

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di GIUSEPPE D’AVANZO

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Giustizia, il codice della volpe così il Cavaliere cambia le  regole
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IL disegno di legge contro la corruzione, annunciato da Silvio Berlusconi, non c’è perché non poteva esserci. Nel mondo meraviglioso di mister B., i fatti sono immaginari e la comunicazione sostituisce l’azione. Chi si ricorda del “piano casa”? Berlusconi: “Venerdì, faremo il provvedimento sul piano casa che avrà effetti straordinari sull’edilizia” (7 marzo 2009). Non se n’è avuta più traccia. E tuttavia, anche nel mondo fiabesco del Cavaliere, emerge con molta coerenza il principio di non contraddizione tutte le volte che sono in ballo gli affari, la storia e il destino del presidente del consiglio. Berlusconi che annuncia di voler inasprire le pene per i corrotti, di voler liberare il suo partito e quindi il Parlamento e il governo da “chi sbaglia o commette dei reati” è la volpe che pretende di essere custode del pollaio. E’ una scena non disponibile in natura, a meno di voler credere che il bianco possa essere uguale e contrario al nero. A meno di non immaginare  –  ma chi è così ingenuo o stupido?  –  che il presidente del consiglio voglia allontanare dalle sue stanze gli uomini che lo hanno accompagnato nella sua avventura, pagando al successo dell'”uomo del fare” un alto conto giudiziario.
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Qualche nome soltanto, estratto dal “cerchio stretto” che lo circonda. Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado per mafia; Massimo Maria Berruti, condannato per favoreggiamento nella storia delle tangenti alla Guardia di Finanza; Aldo Brancher condannato per falso in bilancio; Romano Comincioli impicciato in bancarotte fraudolente e false fatture. Birbantelli, birbaccioni, direbbe il Capo, che per suo conto si è scritto un curriculum da gran briccone. Ora che “chi sbaglia” dovrebbe pagare, vale la pena ricordare rapidamente gli “sbagli” del Cavaliere, discussi in sedici processi, quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l’affare Mills; istigazione alla corruzione di un paio di senatori; fondi neri per i diritti tv Mediaset; appropriazione indebita nell’affare Mediatrade.

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Nei dodici processi già conclusi, in soltanto tre casi le sentenze sono state di assoluzione. In un’occasione con formula piena per l’affare “Sme-Ariosto/1” (la corruzione dei giudici di Roma). Due volte con la formula dubitativa e nel secondo caso – le tangenti alla Guardia di Finanza – il Cavaliere è stato condannato in primo grado per corruzione; dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche; assolto in Cassazione per “insufficienza probatoria”.
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Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal governo Berlusconi, l’imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truccato le date della sua iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio). Per cinque volte è salvo con le “attenuanti generiche” che si attribuiscono a chi è ritenuto responsabile del reato. Per di più le “attenuanti generiche” gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: “All Iberian/1” (finanziamento illecito a Craxi); “caso Lentini”; “bilanci Fininvest 1988-’92”; “fondi neri nel consolidato Fininvest” (1.500 miliardi); Mondadori (l’avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, “compra” il giudice Metta, entrambi sono condannati).
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Si può dire che buona parte della storia politica del Cavaliere sia stata consumata nel manipolare la legge per tenersi lontano da condanne probabili. Senza le amnistie, le riforme del codice (falso in bilancio) e della procedura (prescrizione) preparate dal suo governo, Berlusconi sarebbe considerato oggi un “delinquente abituale” e non un “birbantello”. Difficile immaginare che il Cavaliere voglia espellere se stesso dal partito che ha creato, dalla maggioranza parlamentare che ha nominato, dal governo che presiede.
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Che il “giro di vite sulla corruzione” fosse soltanto un espediente per rassicurare un elettorato disilluso dal malcostume che affiora nello scandalo della Protezione civile, lo si era capito ieri. Non deve stupire – oggi – che la trovata da marketing politico non sia nemmeno riuscita a mostrarsi come il simulacro che sostituisce l’evento. Quando discute di sorvegliare e punire, il Cavaliere diventa terribilmente serio, gli cade l’umore, non ha voglia di barzellette. Vuole che il sorvegliare sia problematico e il punire improbabile. Lungo questa strada corre da anni e, sveltissimo, in questa legislatura. Un provvedimento di maggiore inibizione della corruzione avrebbe contraddetto, in modo radicale, tutte le sue politiche. Soprattutto due capisaldi: il processo breve e gli interventi sulle condizioni che consentono le intercettazioni telefoniche, unico modo per venire a capo dei crimini dei “colletti bianchi”.
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Il “processo breve”, si sa, non è altro che una prescrizione rapida. Solitamente, a fronte dei reati più gravi, uno Stato responsabile si concede un tempo adeguato per accertare il reato e punire i responsabili (la prescrizione non è altro). Più grave è il reato, più laborioso il suo accertamento, maggiore è il tempo che lo Stato si riconosce prima di considerare estinto il delitto. Dovrebbe essere così per la corruzione se non fosse che Berlusconi, dettando le regole del “processo breve” (gli servono per venir fuori dalla condanna nel processo Mills), considera quel reato non grave, una pratica penalmente lieve, socialmente risibile, così inoffensiva da meritare una depenalizzazione o una permanente amnistia.
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“Corrotto” e “corruttore” sono considerati attori sociali infinitamente meno pericolosi di “scippatore”, “immigrato clandestino”, “automobilista distratto”. Interessa poco a Berlusconi, “uomo del fare”, se i mercati dominati da distorsioni e “tasse immorali” (60 miliardi di euro ogni anno per la Corte dei Conti, un balzello occulto che equivale a una tassa di mille euro l’anno per ogni italiano, neonati inclusi) garantiscono benefici soltanto agli insiders della combriccola corruttiva. Come dimostra con vivacità lo scandalo della Protezione civile.
Il governo dovrebbe intervenire contro la corruzione per rafforzare competitività perché i mercati corrotti sono segnati sempre da una bassa crescita (troppe barriere all’entrata, troppi rischi di investimento). Dovrebbe essere consapevole che è dimostrata la relazione tra il grado di corruzione di un “sistema” e la sua crescita economica. Dovrebbe, in altri termini, considerare il contrasto alla corruzione una priorità per rimettere in sesto in Paese. Ce lo chiedono peraltro anche gli organismi internazionali.
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Un rapporto del Consiglio d’Europa sulla corruzione in Italia, recentemente, ha rilevato che dalle nostre parti i casi di malversazione sono in aumento; le condanne sono diminuite; i processi non si concludono per le tattiche dilatorie che ritardano i dibattimenti e favoriscono la prescrizione; la normativa è disorganica; la pubblica amministrazione ha una discrezionalità che confina con l’arbitrarietà. Il gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa ha inviato all’Italia 22 raccomandazioni di stampo amministrativo (introduzione di standard etici, per dire), procedurali (per evitare l’interruzione dei processi), normative (nuove figure di reato). Le sollecitazioni sono rimaste lettera morta e si può dubitare che il presidente del consiglio abbia voglia di leggerle.
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Lo slogan “più severità contro la corruzione” è quel che è, soltanto un vivamaria elettorale, comunicazione politica per correre ai ripari dinanzi a pessimi sondaggi che segnalano il disincanto degli italiani in blu che hanno creduto in Berlusconi antipolitico e lo ritrovano identico a un leader politico della Prima Repubblica, “commissario ideologico” di un “sistema” che assicura affari e prebende ad amici, familiari, clientes. Alla fine, non fosse altro per salvare la faccia e affrontare la campagna delle Regionali, qualcosa verrà fuori, magari l’annuncio di regole per una maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, come chiede Renato Brunetta, per far sì che almeno lì “i fenomeni corruttivi si marginalizzino e diventino fisiologici”. E’ un’intenzione che difficilmente potrà farsi strada lungo gli accidentati percorsi parlamentari ostruiti dalle leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento, nuova legge immunitaria). Le parole di Berlusconi contro la corruzione resteranno quel che sono, la stravaganza di un imbonitore che vuole far credere che la volpe possa badare al pollaio.
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20 febbraio 2010
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LAZIO, ELEZIONI REGIONALI – Respinto il ricorso del Pdl sulla presentazione delle liste

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ELEZIONI REGIONALI NEL LAZIO

Respinto il ricorso del Pdl sulla presentazione delle liste

L’esclusione dovuta al ritardo nella presentazione della lista del Pdl: il termine scadeva sabato alle 12

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ROMA – È stata respinta dal Tribunale di Roma l’istanza presentata dal Pdl per l’accoglimento della lista provinciale di Roma dei candidati alle elezioni regionali. Sarebbe stato il ritardo nella consegna della documentazione necessaria a causare, secondo quanto si apprende, la mancata ammissione del logo e l’esclusione della lista elettorale del Pdl. Il Pdl aveva quindi presentato ricorso all’ufficio centrale circoscrizionale del Tribunale di Roma che ha respinto stamane l’istanza. Al momento perciò sono escluse le liste elettorali provinciali del Pdl nel Lazio. Il Pdl presenterà ora ricorso d’appello all’Ufficio centrale regionale del Lazio per ottenere la riammissione.

APPELLO A NAPOLITANO – «Chiamo il Capo dello Stato con un appello a garantire» che gli elettori possano trovare la lista del Pdl sulle schede elettorali per le regionali nella Provincia di Roma ha detto il candidato del Pdl Renata Polverini in conferenza stampa. «Sono convinta che si tratti solo di un fatto burocratico. Non credo che al Pdl, il maggior partito del Lazio e di Roma, possa essere impedito l’accesso alla competizione elettorale. La burocrazia non uccida la democrazia. Il Pdl sta seguendo tutte le vie legali per garantire questo diritto di voto. Non parliamo di una lista respinta ma dell’impossibilitá di presentarla. Restituiamo ai cittadini -conclude Polverini- i loro diritti».

NUOVO RICORSO – Luca Malcotti, vice coordinatore vicario del Pdl di Roma e Lazio aveva già comunicato che in caso di esclusione il Pdl avrebbe presentato un ulteriore ricorso in Corte d’Appello entro 48 ore , e infine rivolgersi al Tar. «Saranno i legali del Pdl a decidere se ricorrere ancora in Corte d’Appello o se rivolgersi direttamente al Tar». Il Pdl laziale parla di incidente. «Non è che noi non abbiamo presentato la lista ma c’è stato un piccolo incidente. Ieri non ero presente, ma nel 2008 ho presentato le liste del Pdl per il Comune e i municipi di Roma, e in quel caso ho visto, pur nel rispetto totale delle regole, una certa flessibilità, essendo la procedura molto complicata. In questo caso mi pare che ci si sia attaccati a un meccanismo di dettaglio».

BONINO – «Diciamoci le cose come stanno: questa lista non c’è, non c’è verbale», era stato in mattinata il commento della candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio Emma Bonino riferendosi alla vicenda. «Dopo le leggi ad personam – ha proseguito – non vorrei che si arrivasse a un provvedimento ad listam, sarebbe un’ innovazione degna di qualche altro regime. Forse anche Alemanno dovrebbe pentirsi della sua arroganza: davanti alle nostre richieste di legalità aveva detto che avevamo problemi di visibilità. Poi era intervenuto il ministro Maroni, dicendo che a 30 giorni dalle elezioni non si poteva cambiare niente e non dovevamo lamentarci. Non vorrei che avessero una memoria troppo corta».

ROTONDI ATTACCA – Categorico il commento del ministro per l`Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi che denuncia la “incapacità” organizzativa del Pdl, alla luce del ritardo nella presentazione della lista nel Lazio . «L’onorevole De Luca da solo in Piemonte ha presentato in tre giorni una lista della Dc per Cota letteralmente pensata e realizzata in una settimana. I maestri del Pdl – attacca il ministro- hanno fatto perdere la Polverini a tavolino. Io ne ho piene le tasche di fare il parente povero in questa banda di incapaci. Nemmeno la campagna elettorale mi induce a misericordia».

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Redazione online
28 febbraio 2010

fonte:  http://roma.corriere.it/roma/notizie/politica/10_febbraio_28/liste-pdl-ricorso-esclusione-1602569325668.shtml