Archivio | aprile 2011

1 Maggio, «storia, patria e lavoro» in piazza

1 maggio, «storia, patria e lavoro» in piazza

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Mentre Roma aspetta il Concertone del primo maggio a piazza San Giovanni, è pronto il cast che si susseguirà sul palco guidato dal conduttore al debutto Neri Marcoré, e accanto ai giovani sfoggia grandi nomi della musica. Lucio Dalla e Francesco De Gregori, Subsonica, Caparezza con Tony Hadley e Alborosie, Gino Paoli, Daniele Silvestri, Peppe Servillo e Fausto Mesolella, Modena City Ramblers, Bandabardò con Peppe Voltarelli, Edoardo Bennato, Paola Turci, Eugenio Finardi, Enzo Avitabile con Raiz e Co` Sang, Giuliano Palma & The Bluebeaters con Nina Zilli, Rebecca, Autoreverse, Bandervish, Erica Mou, Paolo Belli con Qbeta e Tinturia, Enrico Capuano, Chiara Civello, Lucariello, `Nduccio, Luca Barbarossa, Edoardo De Angelis e, per la prima volta, il Premio Oscar Ennio Morricone che eseguirà la sua «Elegia per l`Italia»: è questo il cast al completo della ventiduesima edizione del Concertone del Primo Maggio. Promosso da CGIL CISL e UIL, il concerto quest`anno è dedicato ai 150 anni dell`Unità d`Italia e il tema artistico è «La storia siamo noi. La storia, la patria, il lavoro», in base ad un progetto ideato da Marco Godano. Altro debutto eccellente al Concertone è quello di Neri Marcorè che per la prima volta condurrà la lunga maratona. Maratona che che quest`anno sarà caratterizzata dal grande contributo musicale dell`Orchestra Roma Sinfonietta: composta da 72 elementi a cui si accompagneranno i 60 del Nuovo Coro Lirico Romano sarà diretta, oltre che da Ennio Morricone, dal maestro Francesco Lanzillotta che dirigerà i brani dedicati alle celebrazioni dell`Unità d`Italia e dal Maestro Alessandro Molinari a cui sarà affidato l`incontro tra la musica sinfonica e il rock di alcuni tra gli artisti di questa edizione. Attesi sul palco anche Ascanio Celestini, che darà vita ad una perfomance inedita per il pubblico del Primo maggio, Gherardo Colombo, Anna Bonaiuto, Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco, Marco Presta, Carlotta Natoli. Inoltre sarà proiettato un video di Andrea Camilleri e le vignette di Altan. L’evento, che sarà trasmesso in diretta televisiva da Rai Tre e diretto da Stefano Vicario, è prodotto da Anyway s.r.l. e prenderà il via alle 15.15 con l`Anteprima del Concerto condotta dal cantautore Enrico Capuano. La diretta proseguirà fino alle 19 per riprendere poi il collegamento con la piazza alle 20 e concludersi alla mezzanotte.

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30 aprile 2011

fonte:  http://www.unita.it/italia/1-maggio-storia-patria-e-lavoro-in-piazza-1.288442

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I martiri di Chicago

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di Ricardo Mella

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Il Primo Maggio odierno – istituzionalizzato, santificato, nazionalizzato – non ha nulla a che vedere con la dura lotta dei proletari di Chicago che, nel 1886, alzarono la bandiera della riduzione dell’orario di lavoro a otto ore e che trovarono negli anarchici i più coerenti e decisi sostenitori della lotta. Le edizioni Zero In Condotta hanno da poco pubblicato un libro, scritto nel secolo scorso dall’anarchico spagnolo Ricardo Mella.

Il lettore troverà in questo libro, scritto a ridosso degli avvenimenti – e mai pubblicato in Italia – documenti e dichiarazioni originali dell’epoca che riportiamo alla luce non solo per ricordare degnamente ‘i martiri di Chicago’, ma anche per smascherare la mistificazione che su quella data è stata costruita per trasformarla, dopo anni di lotte coraggiose e di insurrezioni popolari, in un’inoffensiva ‘festa del lavoro’.Ne pubblichiamo alcuni stralci.

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Alle origini del primo maggio

Furono il Liberty di Boston, stampato dall’anarchico individualista Tucker, l’Arbeiter Zeitung di Spies, e l’Alarm di Parsons, tutti giornali che si pubblicavano a Chicago, a rendere popolari le idee anarchiche.
Così, a Chicago, si costituì un’associazione per le otto ore e si svolsero innumerevoli riunioni all’aria aperta durante le quali i lavoratori di quasi tutti i mestieri si organizzarono e si prepararono allo sciopero annunciato. I gruppi socialisti ed anarchici dispiegarono in questo lavoro un’attività prodigiosa, cercando sempre di stabilire la più stretta solidarietà tra tutti i lavoratori.
Dalle colonne dell’Alarm, che era l’organo degli anarchici americani, Parsons condusse un’energica campagna a favore dello sciopero generale per le otto ore. In questa campagna non ebbe meno incidenza la pubblicazione più importante degli anarchici tedeschi, l’Arbeiter Zeitung, del quale erano redattori Spies, Schwab e Fischer. Entrambi i giornali agitarono l’opinione pubblica in tal modo che per forza di cose si poteva prevedere quanto terribile sarebbe stata la lotta. Gli oratori anarchici che più si distinsero durante i comizi furono Parsons, Spies, Fielden ed Engel. Questi erano ben conosciuti non solo tra i lavoratori, ma anche tra i borghesi.
A mano a mano che si avvicinava il giorno del 1° maggio, le agitazioni andavano aumentando.

Quel maggio a Haymarket

Quando fu imminente la carica della polizia, lo spazio fu attraversato da un corpo luminoso che cadendo tra il primo e il secondo plotone produsse un frastuono incredibile. Più di sessanta poliziotti caddero al suolo feriti e uno di essi, di nome Degan, morì.
Immediatamente la polizia fece una carica serrata sulla folla e questa fuggì terrorizzata in tutte le direzioni. Inseguiti dagli spari della polizia furono in molti a morire od a rimanere feriti tra le strade di Chicago.
Nel momento culminante di maggiore agitazione, i borghesi persero la testa: provocati dalla frenesia del terrore, incitavano la forza pubblica al massacro.
Si presero operai a destra e a manca, si profanarono molti domicili privati e si strapparono da essi pacifici cittadini senza giustificazione alcuna.
Gli oratori di Haymarket, ad eccezione di Parsons che si era allontanato, vennero tutti arrestati. Quelli che avevano partecipato in qualche modo al movimento operaio vennero perseguitati ed incarcerati. L’Arbeiter Zeitung venne soppresso e tutti i suoi redattori e collaboratori arrestati. Le riunioni operaie vennero sciolte e proibite.

I martiri di Chicago

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La condanna a morte

Per provare il delitto di cospirazione, il fiscale ricorse alla stampa anarchica, presentando alcuni brani di articoli e discorsi degli imputati di molto anteriori ai fatti che diedero origine al processo. L’obiettivo di tale prova era ben chiaro. Nonostante quelle frasi contro l’attuale ordine delle cose non fossero così dure come quelle che utilizza la stampa borghese della Repubblica modello quando chiede il massacro degli operai, esse vennero convenientemente adoperate al fine di terrorizzare la giuria, che di per sé era già mal prevenuta nei confronti di socialisti ed anarchici in quanto classe. Questo appello alle passioni dei giurati si fece così estremo fino al punto da esibire armi, bombe, dinamite, e persino vestiti insanguinati che si diceva appartenessero ai poliziotti uccisi.
Nonostante tutto ciò, la teoria del rappresentante dello Stato risultò completamente infondata, poiché non si riuscì a stabilire alcuna relazione evidente tra la bomba lanciata ad Haymarket e gli anarchici processati. Gli accusati avevano impiegato parole dure contro l’attuale ordine delle cose, contro l’arrogante distribuzione del lavoro e della ricchezza, contro le leggi ed i suoi custodi, contro la tirannia dello Stato ed il privilegio della proprietà. Era necessario sacrificare quelle vite e affogare nel sangue la nascente idea anarchica: gli otto imputati furono condannati.
Il 20 agosto venne reso pubblico il verdetto della giuria: August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg furono condannati a morte; Oscar W. Neebe a reclusione per 15 anni.
Otto uomini condannati per essere anarchici, e sette di loro condannati a morte nella libera e felice Repubblica Federale Nordamericana. Ecco qui il risultato finale di una commedia infame nella quale non si considerò indegno un processo in cui ci si appellava liberamente alla falsità ed allo spergiuro.

Ricardo Mella, 1861-1925

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La lotta non si ferma

La vista del tetro patibolo non commosse minimamente l’animo sereno di Spies, Parsons, Engel e Fischer, che sebbene rivolsero, senza alcun dubbio, un ricordo alle loro mogli e figli, dedicarono il loro ultimo pensiero alla causa tanto amata.Le ultime parole pronunciate dai nostri amici furono:
Spies: Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!
Fischer: Hoc die Anarchie! (Viva l’anarchia!)
Engel: Urrà per l’anarchia!
Parsons, la cui agonia fu terribile, riuscì appena a parlare, perché il boia strinse immediatamente il laccio e fece cadere la trappola. Le sue ultime parole furono queste: Lasciate che si senta la voce del popolo!
L’11 novembre del 1887 la borghesia di Chicago riposò tranquilla. Quattro uomini impiccati, un suicida e altri tre cittadini incarcerati avevano soddisfatto il suo brutale odio e la sua sete di vendetta. L’anarchia era stata distrutta. Ma il capitalismo era cieco e non vide che quell’ideale cresceva con forza nella massa dei lavoratori che tante volte aveva applaudito i martiri, che aveva fatto ogni tipo di sforzo per cercare di salvarli dal patibolo e che si sarebbe lanciata risolutamente a salvare i prigionieri se non fosse stata trattenuta dagli appelli di quegli stessi uomini che furono impiccati come criminali.
Pochi giorni dopo il sacrificio, i lavoratori di Chicago tennero un’imponente manifestazione di lutto, a prova che le idee socialiste non erano affatto morte.

Ricardo Mella

96 pagine,
7,00 euro

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Errico Malatesta

Ricardo Mella nel ricordo di Errico Malatesta

“Riccardo Mella, che meriterebbe di essere maggiormente conosciuto fuori di Spagna, fu uno dei migliori teorici dell’anarchismo ed i suoi scritti, che saranno certamente raccolti e diffusi dai compagni di lingua spagnuola, sono un modello di ragionamento serrato e di forma, nello stesso tempo, elegante e popolare.

Il Mella appartiene alla schiera dei primi bakuninisti spagnuoli. Venuto, giovanetto ancora, all’anarchismo dalle file del partito federalista, egli fu uno tra i primi propagatori in Spagna dell’Alleanza bakuninista e dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, e dal 1882 fino al 1914 spiegò un’attività straordinaria con la penna, con la parola, con l’azione personale, prendendo parte in tutte le agitazioni ed esponendosi a tutti i pericoli. (…)

Riccardo Mella godette la stima degli stessi avversari per la rettitudine del carattere e la forza dell’ingegno, e fu profondamente amato dai compagni e dal proletariato spagnuolo al quale aveva consacrato la vita”.

(Pensiero e volontà, n°13, Roma, 16 ottobre 1925).

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fonte:  http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/346/93.htm

«Perché la Rai ha paura de “Il caimano”?»

Il Caimano di Moretti censurato dalla Rai

Da: | Creato il: 09/feb/2011

La sequenza finale del film ‘Il caimano’ di Nanni Moretti doveva andare in onda nel corso della trasmissione ‘Parla con Me’ condotto da Serena Dandini ma il l vice direttore generale della Rai, Antonio Marano, ha chiesto di ‘tagliare’ la scena, riducendola da sette a tre minuti. Di conseguenza il regista del lungometraggio d’accordo con la direzione di Rai Tre ha deciso di non mandarla in onda affatto. La motivazione addotta da Marano è che la messa in onda della sequenza avrebbe svalutato il prodotto in vista di una possibile trasmissione del film su altri reti Rai. La scena contestata

Il regista intervistato per la trasmissione «In onda»

«Perché la Rai ha paura de “Il caimano”?»

Nanni Moretti: «Il film acquistato dalla Rai per 5 passaggi in 5 anni. Dopo 3 anni non è stato trasmesso»

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Nanni Moretti (Afp)
Nanni Moretti (Afp)

MILANO – Chi ha paura de «Il caimano»? Se lo chiede il regista del film, Nanni Moretti intervistato a LA7. Stasera nel corso della puntata di «In onda», il talk di approfondimento de LA7 condotto da Luisella Costamagna e Luca Telese, sarà inoltre mandata in onda la scena finale del film «Il caimano», acquistato dalla Rai e mai trasmesso.

L’INTERVISTA – Nel corso delle registrazione della puntata di «In onda» che vedeva ospite Moretti, il regista ha affermato: «Ho tanti difetti e non mi piace per niente fare la vittima, infatti sono tre anni che non dico nulla. Il film è costato tantissimo, 8 milioni e mezzo di euro, il 25% in più del previsto. Io co-produco solo con la Rai, ma questa è stata l’unica volta che ho preferito produrlo da solo. Dopo che il film è uscito è stato acquistato dalla Rai per un milione e mezzo di euro per cinque passaggi in altrettanti anni. Sono già passati tre anni e un mese e ancora non è stato mai trasmesso. I miei genitori mi hanno insegnato ad assumermi la responsabilità di quello che dico e di quello che faccio delle mie scelte o delle mie non scelte. Per ora non è stato messo in onda. Qualcuno mi spieghi perchè», ha concluso Moretti.

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Redazione online
30 aprile 2011

fonte:  http://www.corriere.it/spettacoli/11_aprile_30/moretti-caimano_d31c1fec-7340-11e0-9ff4-f30aef48f116.shtml

Lampedusa, nuova emergenza migranti. In due giorni arrivate 2.700 persone

Lampedusa, nuova emergenza migranti
In due giorni arrivate 2.700 persone

Situazione difficile, protesta commissariato Onu per rifugiati

Uno sbarco di migranti a Lampedusa

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ROMA – Nuovi sbarchi a Lampedusa, dove ieri erano arrivati oltre mille profughi provenienti dalla Libia. Complessivamente gli ultimi arrivi superano le 1500 unità. Il totale degli arrivi sale così a 2500 in due giorni.

Sull’isola è stata un’altra giornata frenetica. I primi 388 profughi li intercettano all’alba i carabinieri sulla spiaggia dell’isola dei conigli, dove si arena il barcone con il quale avevano affrontato la traversata dal Nord Africa. Un’altra carretta con oltre 700 persone viene intanto segnalata a poche miglia dall’isola. Le motovedette della Guardia Costiera scortano l’imbarcazione fino all’ingresso del porto, ma il mare Forza 5 e il forte vento di libeccio rendono impossibile l’approdo. Così è necessario trasbordare i migranti direttamente sulla nave Flaminia. Solo sette di loro, tra i quali una donna in avanzato stato di gravidanza, vengono accompagnati nel poliambulatorio dell’isola.

Scatta poi un nuovo allarme: un vecchio motopesca lancia l’Sos con un telefono satellitare mentre si trova ancora in acque maltesi. Dicono di essere in 600 a bordo e di imbarcare acqua. Ma dalla Valletta, secondo un copione ormai consolidato, fanno sapere di non essere in condizioni di intervenire a causa delle cattive condizioni del mare. E così, ancora una volta, sono le motovedette della Guardia Costiera a mollare gli ormeggi per prestare soccorso al barcone in difficoltà. L’ennesima operazione che si conclude solo in nottata.

A Lampedusa la situazione è difficile. Gli oltre 1200 migranti che si trovano sull’isola vengono infatti distribuiti tra la stazione marittima, la base Loran e il cortile del Centro di prima accoglienza dove la maggior parte di loro passa tutta la notte all’addiaccio e sotto la pioggia. Nella zona residenziale del Cpsa, infatti, si trovano ancora una novantina di tunisini in attesa di essere rimpatriati; i responsabili della forze dell’ordine preferiscono non metterli in contatto con i profughi per prevenire disordini e il rischio di fughe. Una decisione che suscita però le proteste dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati che attraverso il portavoce in Italia, Laura Boldrini, chiede che venga trovata al più presto una soluzione.

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Sabato 30 Aprile 2011 – 09:19    Ultimo aggiornamento: 20:20
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Caso Uva, oggi il processo ieri l’appello assieme ai parenti di Cucchi e Aldovrandi

Caso Uva, oggi il processo ieri l’appello
assieme ai parenti di Cucchi e Aldovrandi

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Giuseppe Uva – fonte immagine

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Rispetto e solidarietà. Questo chiede la sorella di Giuseppe Uva, il 43enne di Varese morto in ospedale dopo aver passato diverse ore nella caserma dei carabinieri. Con lei anche la sorella di Stefano Cucchi e la madre del giovane ferrarese morto nel 2005

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di Alessandro Madron

30 aprile 2011

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“Chiedo rispetto e solidarietà civile. Testimonianza e partecipazione”. Questo l’appello di Lucia Uva, alla vigilia della fase dibattimentale del processo che deve fare luce sulla morte del fratello e che inizierà oggi. Giuseppe Uva è morto nel giugno del 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri per ubriachezza molesta. Il 43enne era stato trattenuto in caserma per quasi tre ore, in circostanze ancora da chiarire, prima di essere sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Varese, dove poco dopo ha trovato la morte.

Il provvedimento penale vede finora coinvolti, a vario titolo, solo tre medici (Mario Catenazzi del pronto soccorso, Carlo Fraticelli ed Enrica Finazzi del reparto di psichiatria) accusati di aver somministrato a Uva dei farmaci incompatibili con il suo stato di ubriachezza. Tuttavia le ricostruzioni ufficiali non convincono i familiari di Giuseppe Uva, che chiedono a gran voce di capire cosa sia successo nella caserma dei carabinieri fra le 3 e le 6 del mattino di quel 14 giugno e, soprattutto, chiedono una spiegazione per le tracce di violenza trovate sul corpo dell’uomo.

Ieri pomeriggio Lucia Uva ha così rivolto un appello all’opinione pubblica, affinché si tenga alta l’attenzione sul caso di Giuseppe, che conta molte analogie con altri episodi che nel passato recente hanno scosso le coscienze degli italiani: “Io voglio solo la verità, nient’altro”. Nel ricordare le incongruenze e le stranezze della vicenda che è costata la vita al fratello, Lucia Uva non ha risparmiato parole di critica ad Agostino Abate, il pubblico ministero che sta conducendo l’indagine, a cui imputa un comportamento ostile e irrispettoso: “Ha mancato di rispetto a me e alle mie sorelle affermando pubblicamente che noi avevamo manipolato il povero corpo di mio fratello appena morto – ha detto la donna -. Perché anziché dirlo ora non ci ha denunciato? Se io ho manipolato il corpo di Giuseppe voglio essere processata e condannata”. Una provocazione forte quella di Lucia Uva, che ha chiesto a tutte le persone sensibili alla sua tragedia di aiutarla denunciandola in ogni sede opportuna: “Io non provo odio – ha aggiunto – ma solo rabbia impotente per quello che mi sta accadendo, credo però fermamente nelle istituzioni e nella magistratura e, se non sono io a sbagliare, vi prego di aiutarmi a farmi processare, sarà il solo modo per far conoscere la verità sulla morte di mio fratello”.

Accanto alla sorella di Giuseppe Uva anche altre due donne che stanno combattendo una battaglia per la verità e la giustizia: Ilaria Cucchi e Patrizia Moretti. La sorella di Stefano Cucchi e la madre di Federico Aldovrandi hanno scelto di essere a Varese per l’udienza di questa mattina, manifestando concretamente la propria solidarietà e vicinanza ai familiari di Uva: “Siamo qui con Lucia, perché crediamo che standole accanto possiamo continuare quello abbiamo iniziato affrontando le nostre vicende”, ha detto Patrizia Moretti, a cui hanno fatto eco le parole di Ilaria Cucchi: “La vicenda della morte di mio fratello ha molte analogie con la storia di Giuseppe. Ma fin dalla prima udienza a cui ho assistito qui a Varese, ho avuto una sensazione di ostilità e contrapposizione da parte del Pm. A noi, pur nelle differenze di veduta, hanno sempre dimostrato umanità e sensibilità per il dramma che stavamo vivendo”. Nel processo per la morte di Cucchi (iniziato giovedì) sui banchi degli imputati siedono dodici persone tra medici e appartenenti alle forze dell’ordine: “Nel caso di Giuseppe sono imputati solo tre medici, con testimoni ignorati e persone mai sentite – continuano le tre donne -, c’è una sorta di velo nero che oscura il caso, un’ingiustizia nell’ingiustizia, come se quello che è successo durante quelle tre ore passate in caserma non contassero niente”. E poi concludono: “Siamo qui anche per riaffermare il rifiuto di qualsiasi violenza, da qualunque parte venga. Per questo un pensiero sincero va ai carabinieri aggrediti a Grosseto e alle loro famiglie, a cui esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, perché sappiamo cosa significa subire la violenza”.

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fonte:  http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/30/caso-uva-oggi-il-processo-ieri-lappello-assieme-ai-parenti-di-cucchi-e-aldovrandi/108133/

FOTOVOLTAICO – Guerra Romani-Prestigiacomo “Quella matta mi fa incazzare”

FOTOVOLTAICO

Guerra Romani-Prestigiacomo
“Quella matta mi fa incazzare”

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Davanti a una platea di imprenditori brianzoli il ministro dello Sviluppo attacca la collega dell’Ambiente per i ritardi nel nuovo decreto sugli incentivi. “Vorrebbe l’autocertificazione, ma l’Italia non è tutta come la Lombardia”

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di VALERIO GUALERZI

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Guerra Romani-Prestigiacomo "Quella matta mi fa incazzare"

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ROMA – Le agenzie di stampa, dando conto ieri dell’ennesimo rinvio nell’approvazione del decreto sul quarto conto energia, parlavano eufemisticamente di “contrasti” tra il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e quello dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. La realtà, come testimonia il video in esclusiva su Repubblica.it dell’intervento svolto da Romani a un convegno sulle “prospettive di sviluppo per le aziende brianzole” organizzato a Giussano dal mobilifico Tissettanta, è che tra i due membri del governo è in atto una battaglia feroce.

GUARDA IL VIDEO (esclusiva Repubblica.it) 1

Illustrando alla platea il motivo del contendere tra i due dicasteri, il titolare dello Sviluppo Economico non usa certo giri di parole per fotografare la situazione. “Se quella matta della Prestigiacomo non mi fa incazzare ancora oggi…Lo dico perché sono un po’ arrabbiato, veramente, non ci ho dormito la notte…”, afferma Romani alzando il tono della voce.

Il varo del quarto conto energia si è reso necessario nel marzo scorso, quando, a sorpresa, ad appena poche settimane dall’entrata in vigore del nuovo regime di incentivazione per il fotovoltaico, Romani ha fatto licenziare da Palazzo Chigi il decreto ” ammazza rinnovabili 2” che ha rimesso tutto in discussione. Il vecchio sistema di aiuti all’energia solare cessa quindi di avere validità a fine maggio, mentre a stabilire le regole per il futuro dovrebbe essere appunto un nuovo provvedimento. Romani, seguito a ruota dalla Prestigiacomo, dopo una clamorosa ondata di proteste 3 e prese di posizione, aveva promesso quanto meno che i tempi sarebbero stati brevi per evitare di lasciare nell’incertezza un settore produttivo che calcolando anche l’indotto conta oggi su oltre 100 mila addetti. “Sarà pronto entro il 20 marzo”, aveva garantito.

In realtà, ad oggi, il quarto conto energia è ancora nel cassetto e le bozze discusse sin qui continuano a suscitare critiche e disappunto da parte sia delle Regioni 4 che delle associazioni di categoria. I motivi dei ritardi sono naturalmente molti e l’incentivazione delle energie rinnovabili non è certo una priorità di questo governo, ma ad un’ostilità di fondo si è aggiunta ora anche una profonda rottura tra i due ministri competenti.

A spiegare il motivo dello scontro è stato lo stesso Romani nel suo intervento al convegno di Tisettanta. Davanti alla prospettiva di riduzioni graduali nell’incentivazione del fotovoltaico, il ministero dello Sviluppo Economico pretende che il calcolo per il tipo di tariffa a cui si ha diritto venga calcolata in base alla data di allaccio alla rete. Di contro, spiega ancora Romani riferendosi alla Prestigiacomo, “qualche estremista vorrebbe che l’incentivo venisse fermato al momento in cui io mi autocertifico la conclusione dei lavori”. “Mi stanno rompendo le palle”, aggiunge poco dopo. Una posizione, quella del MSE, in teoria sensata, ma che non tiene conto del fatto che gli imprenditori onesti rischiano di vedere messo a repentaglio dai ritardi della burocrazia necessaria all’allaccio in rete anche un investimento fatto nei tempi giusti.

Un problema che evidentemente per Romani non esiste, mentre apparentemente la priorità è scongiurare le false dichiarazioni di fine lavori. “Dell’autocertificazione consentitemi di dubitarne, non in Lombardia per l’amor di Dio, ma in qualche altra parte d’Italia qualche dubbio sull’autocertificazione ce l’ho…”, dice il ministro alla platea brianzola senza nascondere un certo razzismo verso il Mezzogiorno. Parole poco edificanti per un ministro della Repubblica, che assumomo un valore ancor più grave perché lasciano spazio a congetture sull’esistenza di qualche sospetto sulla posizione della Prestigiacomo visto che probabilmente tra le “altre parti d’Italia” accennate da Romani c’è proprio la Sicilia, terra d’origine e collegio elettorale della collega dell’Ambiente.

Dallo staff del ministro si fa sapere che quelle utilizzate da Romani sono “espressioni colorite”, visto che i rapporti fra i due colleghi “sono ottimi”. Non si tratta quindi “assolutamente di un attacco personale”. Lo sfogo del ministro è commentato però con durezza dal Pd. “Ancora una volta sono divisi su tutto: l’ennesima lite di ordinaria follia del governo, che oggi vede un furibondo ministro Romani scatenarsi contro la collega Prestigiacomo, altro non fa che aggravare i problemi di un Paese che ormai è sempre più senza guida in nessun settore”, dice la responsabile Ambiente del partito Stella Bianchi.  “Quella di Romani e Prestigiacomo – prosegue – è una divisione molto grave perché mette a rischio centomila lavoratori in un settore strategico per il futuro del Paese, che era cresciuto nonostante la crisi per poi essere paralizzato dal decreto Romani”.

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30 aprile 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/ambiente/2011/04/30/news/romani_prestigiacomo-15569561/?rss

TREVISO – Primo Maggio col leghista Gobbo. I sindacati suonano Va’ Pensiero «E’ una cortesia istituzionale»

Primo Maggio col leghista Gobbo
I sindacati suonano Va’ Pensiero

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Sindaco del capoluogo della Marca sul palco, entrano gli inni padani. «E’ una cortesia istituzionale». In scaletta anche «La leggenda del Piave». Spostata «Bella ciao»

Manifestazione sindacale in piazza (archivio)Manifestazione sindacale in piazza (archivio).

TREVISO—Scontata «Bella ciao», inevitabile «L’Internazionale ». Prevedibile pure «Fratelli d’Italia», nel centocinquantesimo anno dall’unità nazionale. Ma di certo «La leggenda del Piave» e il «Va’ pensiero» non si erano mai sentiti a una celebrazione del 1˚ Maggio. L’impensabile accadrà invece domani mattina a Treviso, quando il «non passa lo straniero» e «l’ali dorate» riecheggeranno alla manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Revisionismo storico? No, a quanto pare un «gesto di coesione», considerando anche la presenza di un ospite inatteso: Gian Paolo Gobbo, sindaco del capoluogo della Marca, ma pure leader della Lega in Veneto. Sussurrata da settimane, e a lungo tenuta in forse dal diretto interessato («Ho tre impegni per quella mattinata », aveva detto), la partecipazione del leghista è stata ufficializzata dagli organizzatori. «Abbiamo dovuto modificare leggermente la scaletta – ha spiegato Antonio Confortin, segretario provinciale della Uil – nel senso che dopo il mio intervento, il primo in elenco, mi sarebbe piaciuto ascoltare “Bella ciao”. Ma dal momento che Gobbo parlerà necessariamente dopo di me, perché si è ricavato uno spazio in agenda alle 10.30, abbiamo ritenuto opportuno far slittare oltre quel brano, preferendo sistemare vicino ai saluti del sindaco “Il Piave mormorò” e l’aria del “Nabucco” ».

Una forma di «cortesia istituzionale», l’hanno definita le organizzazioni sindacali, che tendono a minimizzare la portata della svolta indicata all’ensemble «Ottoni della Marca», che per la prima volta porterà la musica alla festa dei lavoratori. «Penso che il repertorio delle canzoni proposte accontenterà tutti i gusti politici – ha detto Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil – ma quello che conta davvero è che la politica affronti e risolva i problemi del lavoro». Non sarà la prima volta che un leghista sale sul palco di piazza dei Signori per onorare la storica ricorrenza. Lo scorso anno il tabù era stato infranto da Leonardo Muraro, il presidente della Provincia che a questo giro è però in scadenza di mandato. Motivo per cui questa volta l’invito è toccato a Gobbo, il capo del Carroccio veneto, con tanto di accompagnamento musicale a tema. «Con le contrapposizioni non si va da nessuna parte – ha aperto Franco Lorenzon, segretario provinciale della Cisl – ed è necessario essere uniti per fronteggiare le sfide globali». Di qui l’appello dei sindacati anche alle commesse, affinché partecipino al corteo nonostante l’annunciata apertura di alcuni negozi. Ironico intanto il commento di Umberto Lorenzoni, presidente provinciale dell’Anpi: «Evidentemente sono diventati ecumenici anche i sindacalisti. A ogni modo va benissimo così, l’importante è non cedere sui princìpi. Per quanto mi riguarda, comunque, andrò a Follina con i giovani. Canteremo “Bella ciao” e “L’internazionale”. Il “Va’ Pensiero”? Proprio no».

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Angela Pederiva
30 aprile 2011

fonte:  http://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/notizie/politica/2011/30-aprile-2011/primo-maggio-col-leghista-gobbo-sindacati-suonano-va-pensiero-190539724242.shtml

Napolitano critica le divisioni: “Basta ipocrisie sui miei appelli”

30/04/2011 – VERSO IL 1° MAGGIO- L’APPELLO DEL QUIRINALE

Napolitano critica le divisioni: “Basta ipocrisie sui miei appelli”

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Il capo dello Stato ai sindacati: “Senza coesione non c’è ripresa”

Il capo dello Stato Napolitano ha celebrato il 1° maggio al Quirinale

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ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia ancora una volta l’allarme disoccupazione nel nostro Paese e fa particolare riferimento a quella giovanile. Un tema, quello della disoccupazione, attraverso il quale passa la stessa «tenuta civile e democratica del nostro Paese». Napolitano interviene al Quirinale alla cerimonia in occasione della celebrazione della festa del lavoro e torna a puntare il dito sulla questione occupazionale.

Il capo dello Stato non ha dubbi, «allarmano i dati sull’occupazione relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni». Ma se questo è un dato generale, quello che ancora di più fa riflettere il capo dello Stato, e che richiede «il massimo sforzo» per la sua soluzione, e’ «il dato dei quasi 2 milioni di giovani fuori di ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attivita’ di formazione o addestramento».

Secondo Napolitano il tema dell’occupazione e di quella giovanile in particolare deve essere affrontato perchè, spiega, «lo sviluppo economico e la sua qualità sociale, la stessa tenuta civile e democratica del nostro Paese passano attraverso un deciso elevamento dei tassi di attivita’ e di occupazione, un accresciuto impegno per la formazione e la salvaguardia del capitale umano, un’ulteriore valorizzazione del lavoro, in tutti i sensi».

In questa condizione di «forte disagio e incertezza per larghi strati di giovani», dice Napolitano, si riflettono evidentemente «debolezze non recenti del nostro complessivo processo di crescita». Il presidente della Repubblica sottolinea che «per poter aprire nuove prospettive di occupazione in tutto il Paese è dunque imperativo riuscire a intervenire su cause strutturali di ritardo della nostra economia». Per il presidente della Repubblica «è imperativo farlo in uno col perseguimento di obiettivi tanto obbligati quanto ardui – concordati in sede europea – di rientro dell’Italia dalla situazione di disavanzo eccessivo e di riduzione del peso del debito pubblico».

Napolitano spiega che se si assume il traguardo di un sostanziale pareggio del bilancio del 2014 – «che comportera’ un’ulteriore manovra, per il 2013-2014, di riduzione della spesa pubblica di oltre 4 punti di Pil» – è «facile intuire come sara’ essenziale la caratterizzazione secondo ben ponderate priorita’ di tale manovra, e quindi la combinazione tra questa e le azioni volte a rafforzare il potenziale di crescita dell’economia e dell’occupazione».

Napolitano sostiene come le audizioni svolte presso le Commissioni Bilancio di Senato e Camera nelle ultime settimane abbiano fornito al Parlamento «apporti esterni di grande ricchezza e serietà» mettendo «in evidenza l’estrema tensione dello sforzo che si richiede al Paese». A questo punto Napolitano si chiede se l’insieme delle parti sociali e delle forze politiche abbia di questo «piena consapevolezza e concentri come dovrebbe la propria attenzione sulle piu’ ambiziose proposte di riforma – come quella fiscale – delineate dal governo e sulle indicazioni da esso prospettate con impegno – continua Napolitano – per quel che riguarda le politiche e azioni piu’ rilevanti ai fini dell’occupazione, della formazione del capitale umano, dell’evoluzione dei rapporti tra mondo dell’impresa e mondo del lavoro».

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fonte:  http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/400206/

Stati Uniti, il sud in ginocchio per i tornado. Oltre 340 morti, peggior disastro dal 1925 / VIDEO: F5 Tornado in Tuscaloosa / RAW VIDEO: Tornado Disaster Tuscaloosa – Storm survivors take stock of belongings

F5 Tornado in Tuscaloosa

Da: | Creato il: 29/apr/2011

Nate Hughett and Ryne Chandler chasing the F5 tornado in Tuscaloosa AL. This storm was like nothing else that I have ever seen.

RAW VIDEO: Tornado Disaster Tuscaloosa – Storm survivors take stock of belongings – Today Show.

Da: | Creato il: 30/apr/2011

NBC’s Lester Holt reports from Tuscaloosa, Alabama, where damage left behind by massive tornadoes stretches for miles.

TUSCALOOSA, Ala. — Southerners found their emergency safety net shredded as they tried to emerge from the nation’s second deadliest tornado disaster.

Some emergency buildings were wiped out. Bodies were being stored in refrigerated trucks. Authorities have been begging for such basics as flashlights.

And in one neighborhood, the storms even left firefighters to work without a truck.

The death toll from Wednesday’s storms reached 337 early Saturday across seven states, including at least 238 in Alabama, surpassing the number of people killing in March 1932, when another Alabama storm killed 332 people.

Hundreds if not thousands of people were injured Wednesday — 990 in Tuscaloosa alone — and as many as 1 million Alabama homes and businesses remained without power.

By Friday, residents whose homes were blown to pieces were seeing their losses worsen — not by nature, but by man. In Tuscaloosa and other cities, looters have been picking through the wreckage to steal what little the victims have left.

“The first night they took my jewelry, my watch, my guns,” Shirley Long said Friday. “They were out here again last night doing it again.”

Overwhelmed Tuscaloosa police imposed a curfew and got help from National Guard troops to try to stop the scavenging.

Along their flattened paths, the twisters blew down police and fire stations and other emergency buildings along with homes, businesses, churches and power infrastructure. The number of buildings lost, damage estimates and number of people left homeless remained unclear two days later, in part because the storm also ravaged communications systems.

http://today.msnbc.msn.com/id/42830197/ns/today-weather/
http://www.today.com

© 2011 msnbc.com

Video Clip Of NBC News’ Today Show’s Storm survivors take stock of belongings On Saturday Morning, April 30, 2011.

Stati Uniti, il sud in ginocchio per i tornado
Oltre 340 morti, peggior disastro dal 1925

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Si aggrava il conteggio delle vittime: è la seconda più grande tragedia causata dagli uragani in oltre trecento anni. Centinaia di persone irrintracciabili in Alabama, ma le autorità sperano che non si tratti di dispersi

Stati Uniti, il sud in ginocchio per i tornado Oltre 340 morti, peggior disastro dal 1925 La distruzione a Tuscaloosa

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WASHINGTON – E’ salito ad almeno 342 morti il bilancio dei morti per i tornado che mercoledì scorso hanno devastato il sud degli Stati Uniti. Lo riferisce la Cnn, precisando che le vittime sono state 245 in Alabama, 34 in Tennessee, 33 in Mississippi, 15 in Georgia, 5 in Virginia e 1 in Arkansas.

I tornado di mercoledì sono stati fra i più gravi della storia degli Stati Uniti. Secondo dati che risalgono fino al 1680, solo il 18 marzo del 1925 vi fu un maggior numero di vittime: allora ci furono 747 morti in sette diversi Stati dell’unione.

A Tuscaloosa, la città dell’Alabama che è stata maggiormente colpita, non ci sono ancora notizie di centinaia di persone, anche se i loro nomi non sono stati ancora inseriti nella lista ufficiale dei dispersi: “Speriamo che la maggior parte di questi nominativi siano solo stati duplicati all’interno delle varie segnalazioni”, ha spiegato il sindaco Walter Maddox. Squadre di cani sono al lavoro per cercare sopravvissuti fra le macerie delle case spazzate via dalla furia del vento.

Molte aree di Tuscaloosa ricordano Ground Zero a New York: “Non ho mai visto una simile devastazione”, ha detto ieri 1 il presidente americano Barack Obama, attraversando la città. “Sembra una zona di guerra”, commenta intanto lo sceriffo di Hackleburg, una vicina cittadina di 1600 abitanti che registra 29 morti. La furia del tornado ha distrutto praticamente tutto il villaggio, compresa la farmacia, lo studio del medico e la sala da ballo. In Alabama ci sono anche più di 1700 feriti e quasi un milione di persone prive di elettricità.

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30 aprile 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/30/news/stati_uniti_il_sud_in_ginocchio_per_i_tornado_oltre_340_morti_peggior_disastro_dal_1925-15578544/?rss

Gheddafi: “L’amico B. è un criminale. Porteremo la guerra in Italia”

Gheddafi: “Con l’Italia è guerra aperta”
Ma alla Nato chiede la fine dei raid

https://i0.wp.com/st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/themes/ilfatto/thumb/740x0/wp-content/uploads/2011/04/gheddafi-berlusconi-guerra-3-740-pp.jpg

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In un messaggio tv il raìs attacca il nostro Paese: “Politica fascista e colonialista dal governo. Il mio amico Berlusconi ha commesso un crimine”. Poi un appello alla Nato per avviare un negoziato che fermi i bombardamenti. Pronta risposta dell’Alleanza atlantica: “Aspettiamo la prova dei fatti, per ora solo parole”

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Il leader libico Muammar Gheddafi riappare in tv. Chiede alla Nato un negoziato per fermare i raid e minaccia di portare la guerra in Italia. Che “ha ucciso i nostri figli nel 1911, all’epoca della colonizzazione, e ora lo fa di nuovo nel 2011. Il governo italiano oggi attua la stessa politica fascista e coloniale dei tempi dell’occupazione”, ha detto il raìs in uno dei passaggi del discorso di stamani all’emittente di Stato nel quale ha denunciato la decisione del governo Berlusconi di dare il via libera ai bombardamenti italiani. “Con rammarico ho sentito i figli della Libia minacciare di portare la guerra in Italia – ha detto il Colonnello – Dicono che ormai la guerra è tra noi e gli italiani. I libici hanno ragione e io non posso porre un veto sulla sulla decisione di difendere la Libia e portare lo scontro nei territori nemici”.

”Il mio amico Silvio Berlusconi ha commesso un crimine”, ha accusato Gheddafi. ”Dov’è il Trattato di amicizia che non permette l’uso delle basi italiane contro la Libia? Non avete chiesto scusa e condannato il colonialismo? Come mai ripetete adesso l’invasione con i vostri aerei?”, si chiede il raìs, secondo cui in Libia c’è il tentativo di imporre “un nuovo colonialismo italiano”. L’occasione del discorso del Colonnello è il 96° anniversario della battaglia di Gardabiya, a sud di Sirte, che nel 1915 vide di fronte libici e soldati italiani. “Pensavamo di trattare con una nazione civile, ma con mio rammarico in questa ricorrenza invece di festeggiare la chiusura di questo triste capitolo ci troviamo oggi con un nuovo colonialismo italiano. Avete commesso un crimine, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, nè tanto meno la democrazia. Solo l’amico popolo italiano vuole la pace”.

Il Colonnello ha poi lanciato un appello alle forze Nato per avviare negoziati che mettano fine i raid aerei sulla Libia. “Noi non li abbiamo attaccati, né abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando? Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi”, ha chiesto Gheddafi. “La Libia è pronta già da ora ad un cessate il fuoco, ma che non sia unilaterale”, ha proseguito. “Siamo stati i primi ad accogliere un cessate il fuoco, ma l’attacco dei crociati Nato non si è fermato”, ha aggiunto. E bombe della Nato sono cadute su Tripoli nei pressi degli studi della tv proprio mentre parlava il rais.

”Servono fatti, non parole”: così la Nato ha risposto alla richiesta del raìs. Le nostre operazioni “proseguiranno – ha dichiarato un alto funzionario dell’Alleanza – fino a quando gli attacchi e le minacce contro i civili non finiranno. Appena poche ore prima della richiesta di tregua avanzata dal colonnello Gheddafi le sue forze hanno bombardato indiscriminatamente Misurata uccidendo molte persone, tra cui anche bambini”.

Il messaggio in tv di Gheddafi è arrivato a poche ore dall’ennesima dichiarazione di guerra ai ribelli. Il raìs ieri era intervenuto con un messaggio agli insorti: “Arrendetevi entro tre giorni o sarà un bagno di sangue”. Pochi minuti prima uno dei figli del Colonnello aveva avvertito: “non ci arrenderemo mai”.

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30 aprile 2011

fonte:  http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/30/gheddafi-con-litalia-e-guerra-aperta-e-alla-nato-chiede-la-fine-dei-raid/108159/

I ‘PEZZENTI’ DELLA POLITICA – Giovani aggrediscono Lettieri – Repubblica.it. La verità in un video

Cosa non si fa, e cosa non si dice, pur di ‘raccattare’ quattro voti, con la compiacenza del pennivendolo di turno

e poi, chi sono i violenti, esimio Lettieri, dato che tra gli accoltellatori risulta un candidato della sua lista di sostegno?

mauro

Giovani aggrediscono Lettieri – Repubblica.it. La verità in un video

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In un video la cosiddetta “aggressione” che si dimostra una semplice contestazione a seguito dell’accoltellamento di stamane di tre giovani fuori dalla facoltà di lettere della Federico II da parte di alcuni militanti di Casapound, tra cui un candidato a sostegno di Lettieri sindaco:

Sotto l’articolo di Repubblica:

Giovani aggrediscono Lettieri
candidato sindaco del Pdl

L’aggressione è avvenuta davanti al complesso monumentale di San Lorenzo, in pieno centro storico. Secondo una prima ricostruzione l’ex presidente degli industriali è stato raggiunto da spintoni e sputi. Momenti di tensione davanti alla sede della Pdl in piazza Bovio

Giovani aggrediscono Lettieri candidato sindaco del Pdl

Il candidato a sindaco di Napoli del Pdl, Gianni Lettieri, è stato aggredito da decine di giovani poco fa davanti al complesso monumentale di San Lorenzo, nel centro antico, dove si era recato per una manifestazione elettorale. Lettieri – secondo la ricostruzione fatta dalla questura – è stato raggiunto da sputi, spintoni e invettive, e costretto a rifugiarsi all’interno della basilica di San Lorenzo.

A nulla sono valsi i tentativi di Lettieri di ricondurre alla ragione i suoi contestatori; tanto che alcuni agenti della Digos, presenti in piazza San Gaetano lo hanno convinto a desistere mentre tenevano a bada gli aggressori. Precedentemente, erano state spinte e accerchiate alcune ragazze le quali conducevano biciclette elettriche che trainavano i manifesti elettorali del candidato. Momenti di concitazione si sono registrati anche davanti alla sede del Pdl in piazza Bovio.

Stamane nei pressi della facoltà di Lettere dell’università Federico II, in via Porta di Massa, c’era stata una rissa tra universitari di opposte fazioni politiche conclusasi con il ferimento di quattro persone.

Commenta Lettieri: “Invito tutti ad abbassare i toni perchè questi atti di gravissima violenza denotano i tentativi di esasperare una campagna elettorale che sino ad ora abbiamo condotto con equilibrio sia pur nella dialettica partitica”.

“Evidentemente – aggiunge Lettieri – le idee di libertà, di sviluppo, di crescita da me propugnate non sono gradite a quanti preferiscono che in questa città si dia spazio più alla tensione che alla programmazione. Io intendo fare in modo che tutto rientri in un confronto civile perchè voglio che si parli dei tanti e gravi problemi di Napoli ai quali noi dobbiamo dare soluzioni. Un ringraziamento voglio farlo alle forze di polizia che, come sempre, sono state straordinarie. Queste intimidazioni non cambieranno la nostra campagna elettorale di rinnovamento. Andiamo avanti per far vincere Napoli”.

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29 aprile 2011

fonte:  http://napoli.indymedia.org/2011/04/29/giovani-aggrediscono-lettieri-repubblica-it-la-verita-in-un-video/