Archivio | ottobre 2008

Agressione neo-fascista a Piazza Navona: Una verità ‘confezionata’ dal Governo e divulgata dalle ‘schiene-piegate’ dell’informazione

Il sottosegretario all’Interno ricostruisce alla Camera le violenze in Piazza Navona
Assolta la polizia “equilibrata”, ma l’opposizione insorge: “Stravolgimento della realtà”

Governo: Scontri, sinistra colpevole
L’opposizione ribatte: “Solo bugie”

"Solo bugie" Un momento degli scontri in piazza Navona

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Il presidente Napolitano: “Sono i rischi che corre il movimento studentesco”

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ROMA – Per il governo, la colpa è degli studenti di sinistra. I video, le testimonianze, le teste sanguinanti non sono prove sufficienti: gli scontri di piazza Navona li hanno voluti i collettivi universitari e la sinistra antagonista. Loro hanno picchiato e scaraventato le sedie in aria, la polizia è stata “equilibrata” e non c’era nessun infiltrato. Il camion degli studenti di destra è stato fatto entrare in piazza perchè “è usuale quando c’è una manifestazione”. Quello che la polizia, e quindi il governo non raccontano è la calata dei mazzieri sugli studenti inermi, spesso giovanissimi, che stavano in piazza Navona dalla prima mattina. Ben prima dell’arrivo degli squadristi di Blocco studentesco arrivati in piazza con mazze e spranghe. Manca, nella ricostruzione del governo, la causa scatenante degli scontri e questo dà il via alla polemica fra le forze politiche.

Napolitano: “Rischi che corre il movimento“. “Gli scontri di piazza Navona sono il segnale dei rischi che il movimento studentesco corre”, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Gli scontri hanno suscitato una grandissima attenzione ma non sono l’immagine vera di questa grande massa di studenti che si è messa in agitazione in cui è abbastanza facile introdurre elementi devianti”.

Il Governo: “Aggrediti da sinistra”. Ma il sottosegretario all’Interno Francesco Nitto Palma non ha dubbi. Gli studenti di destra, quelli con i bastoni tricolore, non hanno aggredito: no. Sono stati gli altri con i caschi da motociclista che, invece di fermarsi nella piazza a manifestare, si sono fatti largo tra i ragazzi e, arrivati all’altezza di piazza delle Cinque Lune, si sono dapprima schierati urlando slogan contro i fascisti e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini dei bar.

“Agenti lontani per evitare tensioni”. Anche le critiche contro la Polizia sono infondate. Il governo neppure questo ammette. Chi sostiene che le forze dell’ordine non sono state tempestive nell’intervenire, troppo morbide con gli estremisti di destra che occupavano la piazza con un camion pieno di spranghe, per il sottosegretario dice falsità. “D’altronde è usuale – spiega il sottosegretario – che durante le manifestazioni i mezzi raggiungano piazza Navona”.

“Polizia equilibrata”. “L’operato delle forze dell’ordine – ha detto Palma – è stato equilibrato e prudente, teso a tutelare la libertà di espressione e la sicurezza e l’incolumità pubblica”. Se gli agenti erano assenti da piazza Navona, spiega il sottosegretario di Forza Italia, è perchè volevano evitare tensioni dopo gli slogan dei manifestanti scanditi contro le forze dell’ordine.

“Nessun infiltrato”.
E la storia degli “infiltrati”? Tutte balle per il sottosegretario. Facendo riferimento al filmato rilanciato da YouTube dove è ripreso un giovane che si muove e parla con i poliziotti con familiarità tale da ingenerare “il sospetto che fosse un infiltrato della polizia, in realtà – assicura il sottosegretario agli Interni- lo stesso è un giovane del Blocco studentesco di destra, e la sua posizione è tuttora al vaglio degli inquirenti”.

Rc, “Realtà stravolta”. Ricostruzione che non convince affatto l’opposizione. Dà fuoco alle polveri Rifondazione. “Il governo stravolge la realtà dei fatti”, ha detto il segretario Paolo Ferrero. “Sembra di essere tornati al governo Facta, quando i mazzieri fascisti giravano impuniti a pestare i sindacalisti e poi si diceva che c’era la violenza dei rossi. A piazza Navona c’è stato un camion pieno di picconi che è stato lasciato entrare. Questa è la realtà”.

Idv e Pd, “Basta mostrare i muscoli”. Antonio Di Pietro avverte il sottosegretario che “non si può mentire per sempre. Questo governo sta scrivendo una triste pagina della democrazia italiana. I cittadini vi chiederanno molto presto il conto di queste menzogne”, e Walter Verini, deputato del Pd, vicinissimo al segretario Walter Veltroni, giudica la ricostruzione fatta dal governo “ben al di sotto della gravità dei fatti”: “Decine di teppisti appartenenti alla sigla di estrema destra Blocco studentesco hanno aggredito armati di mazze e bastoni ragazzi poco più che adolescenti. Dovere del governo è abbandonare gli atteggiamenti muscolari finora esibiti”.
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31 ottobre 2008

fonte: http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-5/navona-governo/navona-governo.html

IL PUNTO

Scontri di Piazza Navona
la verità monca del governo

Una serie di immagini dimostrano che prima i giovani di estrema destra picchiano a sprangate alcuni studenti medi senza che nessuno intervenga

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Scontri di Piazza Navona la verità monca del governo Uno studente aggredito da Blocco studentesco prima degli scontri

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di ANDREA DI NICOLA

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ROMA – Uno scontro, anzi un assalto dei centri sociali contro i ragazzi pacifici di Blocco studentesco. La verità costruita dalla polizia e confezionata dal governo è bell’e pronta per andare in onda su Tg e televisioni. Tutto vero: gli universitari sono entrati in piazza Navona ed hanno affrontato i neofascisti di Blocco studentesco. Tutto vero, ma solo una parte della verità. Una parte perché non dice cosa è successo in quella piazza romana prima dello scontro. Non dice insomma, come ricostruito da un ragazzo che ha scritto a Repubblica e come testimoniato da decine di foto che, prima dell’azione degli universitari, un camioncino pieno di mazzieri aveva aggredito a cinghiate e a sprangate gruppi di quindicenni che fino a quel momento avevano giocosamente, accompagnati dai loro professori, contestato il decreto Gelmini.

Dal famigerato pulmino bianco sono scesi studenti, molti evidentemente fuoricorso, che a botte e calci si sono posizionati nel cuore dell’assembramento di ragazzini delle medie superiori spargendo violenza e terrore allo scopo di connotare a destra la protesta studentesca. Solo a questo punto intervengono gli universitari chiamati dai più giovani per cercare una difesa che la polizia non ha saputo offrire. Dal corteo della Sapienza arriva un gruppone, a mani nude tanto che per attaccare usano i tavolini e le sedie dei bar che trovano in piazza e inizia il confronto con i neofascisti.

Per motivi oscuri le forze dell’ordine si accorgono solo di questa seconda fase della prima, dell’attacco ai liceali da parte di Blocco studentesco non si accorgono. I funzionari di polizia, che pure non erano distanti da dove avveniva il macello dei diritti, dicono di non essersene accorti e non ne fanno cenno nelle loro ricostruzioni. Tanto meno ne fa cenno in Parlamento il sottosegretario Nitto Palma vendendo al Parlamento e al Paese una verità monca che però le tecnologie smontano nel giro di poche ore. Le foto parlano chiaro e, a meno che questo non sia un Paese di maestri di Photoshop, ci dicono che quella del governo e della questura è una verità monca. Quasi una menzogna.
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31 ottobre 2008

fonte: http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-5/navona-verita/navona-verita.html

LA LETTERA

Perché lo Stato non mi ha difeso?

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Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a manifestare a piazza Navona contro la riforma Gelmini, una manifestazione pacifica con cori simpatici assolutamente non violenta quand’ecco che si avvicina un camioncino con musica a tutto volume che vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c’è posto per avanzare gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti, tutti ventenni di blocco studentesco, capisco che aria tira e mi metto ad osservare la scena in una postazione più defilata anche se mi sembra assurdo che si possa arrivare ad uno scontro violento, siamo ragazzi e ragazze la maggior parte quindicenni, addirittura scolaresche accompagnate dai professori e poi questi cantano “né rossi né neri ma liberi pensieri”. Ma alla fine di questo coro si scatena la violenza, lo squadrismo di questo gruppo di esaltati dichiaratamente neofascisti. I ragazzi di Blocco fanno spuntare manganelli, catene, coltelli, spranghe, un vero e proprio arsenale passato magicamente inosservato alla polizia; é il panico caricano chiunque trovino di fronte, un ragazzo prova a difendersi è circondato da 10 persone e massacrato di botte, chi può si rifugia nei bar, cerca scampo a questa violenza cieca scatenatasi tutt’ad un tratto davanti all’occhio sornione degli agenti.

Con questa prima carica Blocco si assicura la postazione migliore per governare la manifestazione, noi ragazzi siamo confusi, spaventati, il morale è a terra, ci si conta per vedere se un amico è rimasto ferito. Quelle bestie di blocco intonano ironicamente un coro: “siamo tutti studenti”, i più temerari rispondono;”siamo tutti anti-fascisti” e di nuovo parte un’altra carica più feroce che ci sposta ancora più lontano dal centro di piazza Navona, ancora feriti, ancora manganellate, ancora quella noncuranza da parte delle forze dell’ordine che mi sconvolge, mi atterrisce, perché in un paese democratico non posso essere difeso? E’ una sensazione stranissima, di smarrimento, lo Stato che avevo sempre creduto dalla mia parte se ne fotte se prendo delle manganellate.

Tutto torna alla “normalità”, Blocco ha ottenuto la postazione che voleva ma veniamo a sapere che ragazzi dei centri sociali delle università stanno arrivando, capisco che qui tra poco sarà l’inferno e con i miei amici torno al Tasso dove, inoltre, ci si aspetta un raid di blocco studentesco ma questa è un’altra triste storia di un paese dove i politici fanno passare i partigiani per assassini e i fascisti come vittime.

PS. sono venuto a sapere che il governo ha dichiarato che siamo stati noi studenti di sinistra ad aggredire Blocco, bene o noi siamo dei deficienti a non esserci accorti che un gruppo che massacra di botte dei ragazzi innocenti che avevano la colpa di trovarsi lì, lo fa per legittima difesa oppure forse siete voi che tentate di vendere ancora una volta la vostra vergognosa verità al punto di difendere anche lo squadrismo fascista.

Jacopo
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31 ottobre 2008

fonte: http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-5/lettera-jacopo/lettera-jacopo.html

ECCO LE FOTO CHE TESTIMONIANO LE BUGIE DEL GOVERNO BERLUSCONI E DEI LORO SERVI

{B}Piazza Navona, l'assalto del Blocco{/B}Le foto sono state inviate a repubblica.it dagli studenti presenti a piazza Navona il 29 ottobre scorso e testimoniano l’assalto di Blocco studentesco ai liceali ben prima dell’arrivo degli universitari e degli scontri che ne sono poi seguiti

{B}Piazza Navona, l'assalto del Blocco{/B}

QUI LE ALTRE FOTO

G8, SCUOLA DIAZ – Il PM Zucca: «Non scendemmo a patti con la polizia»

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Genova31 ottobre 2008

«Siamo stati trattati con arroganza solo perché non siamo scesi a patti. E patti ci erano stati proposti». Il pubblico ministero Enrico Zucca scandisce le parole con fredda indignazione. «Non cedete all’arroganza», si appella alla corte che dovrà decidere. Sono dichiarazioni che risuonano come colpi di sciabola, nell’aula che in questi mesi ha visto dispiegarsi, sul caso dell’irruzione nella scuola Diaz durante il G8, uno dei processi più laceranti e clamorosi della storia giudiziaria degli ultimi anni. Il processo a 29, tra singoli agenti e funzionari della polizia, accusati a vario titolo di falso in atto pubblico, lesioni aggravate e calunnia in seguito alla brutale irruzione nella sede del Genoa Social Forum la notte del 20 luglio 2001, dopo il G8.

Dalle udienze sono scaturite altre due inchieste, altrettanto scottanti: quella relativa alla sparizione delle bottiglie molotov, usate come false prove contro i noglobal arrestati, e quella incentrata sull’accusa di falsa testimonianza rivolta all’ex questore di Genova Francesco Colucci, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro.

Il pm Zucca e il collega Francesco Albini Cardona hanno chiuso così il loro durissimo atto di accusa. Con una replica alle arringhe che ha aggiunto nuove rivelazioni. Come quella dell’agente di polizia in borghese, «con una coda di cavallo e il volto coperto da un fazzoletto», ripreso nel luglio 2001 mentre tira un ragazzo per i capelli nella scuola Diaz e lo picchia con il manganello, identificato dal pm durante il processo. È stato il pm a rivelarlo: «All’accertamento della verità si è opposta la reticenza e la falsità di alcuni – ha esordito Zucca – Perché non sappiamo i nomi degli agenti con i volti coperti? Un agente con la coda di cavallo è stato individuato da poco dal pubblico ministero. Oggi ha un nome che non figura negli elenchi eppure spesso ha frequentato quest’aula» durante il processo. «È stato l’ultimo affronto – ha ribadito Zucca – l’ultima beffa».

Quanto accaduto nella scuola Diaz «è stata la più grave violazione di diritti umani in un paese democratico dal dopoguerra. Voi non potete accettare nemmeno come paradosso che la sospensione del diritto si sia avuta perché la polizia è stata costretta a fuggire. Questo è un concentrato di arroganza». Zucca, che ha citato quanto disse Amnesty International sui fatti avvenuti dentro la scuola, ricorda quanto asserito da alcuni dei difensori dei 29 imputati: «I poliziotti non sono fuggiti per la voce di possibili attacchi con le molotov. La fonte di quei movimenti era una fonte giornalistica. E se un esercito fugge per alcune voci è una situazione farsesca».

La replica del pm ha scatenato tensione in aula, con i difensori a ribattere e il presidente a moderare i toni. Zucca è stato durissimo nello «stigmatizzare» le parole pronunziate da alcuni avvocati chiedendo «umiltà anche da parte della polizia». E poi, rivolto all’avvocatura di Stato, che rappresenta il Viminale come responsabile civile, ha aggiunto: «Nel processo di Bolzaneto l’avvocatura ha chiesto scusa. Non credo in questa occasione di aver sentito le stesse scuse. L’avvocatura ha detto che non vi è danno in un falso formale? Il falso è un reato plurioffensivo». Zucca ha passato in rassegna percosse, violenze, gesti. E ne ha scelto uno per tutti. «Un agente che si tocca la patta davanti a una ragazza in terra sanguinante la sta stuprando». L’udienza è stata aggiornata al 6 novembre e al 12 per la sentenza.

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fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2008/10/31/1101853242486-zucca-non-scendemmo-patti-la-polizia.shtml

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G8 Genova scuola Diaz scene del blitz – G8 Genoa Diaz school

G8 Genova – Testimonianze Bolzaneto, scuola Diaz

ALITALIA: Salvo miracoli è FALLIMENTO

http://bananenews.files.wordpress.com/2008/05/alitalia_logo.jpg

Cgil, Cisl, Uil e Ugl firmano il protocollo d’intesa proposto da Letta
Ma piloti (Anpa, Up) e assistenti di volo (Avia, Sdl) dicono di no

Fallisce la mediazione presso la presidenza del Consiglio
Riggio: “Se cade offerta scade licenza provvisoria e aerei a terra”

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ROMA – La Cai non presenta più l’offerta vincolante per Alitalia. La compagnia di bandiera corre verso il fallimento. Dopo l’accordo di settembre che sembrava aver chiuso positivamente la questione e dopo un mese di infrtuttose trattative di merito, l’ultimo tentativo di arrivare a un’intesa, si è svolto questa mattina a Palazzo Chigi. Davanti al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta in vesti di mediatore-notaio, si sono trovati i rappresentanti di otto sigle sindacali, il presidente e l’amministratore delegato di Cai Roberto Colaninno e Rocco Sabelli e il commissario Alitalia, Augusto Fantozzi. Berlusconi avrebbe chiamato Colaninno per scongiurare la rottura. Riggio: “Senza Cai, niente licenza e aerei a terra”.

Risultato a metà negativo. Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno firmato il protocollo d’intesa che Letta ha presentato come ultima spiaggia non più mediabile, ma i rappresentanti autonomi dei piloti (Anpac, Up) e degli assistenti di volo (Avia e Sdl) hanno detto di “no”. “No” deciso e non modificabile, nonostante gli avvertimenti di Letta e Fantozzi (“siamo sull’orlo del baratro”) e della minaccia di Colaninno di ritirare l’offerta di Cai. Metà negativo ma comunque insufficiente. Colaninno era stato chiaro: senza le firme dei sindacati (tutti i sindacati) l’offerta di Cai (l’unica sul tavolo) sarebbe sparita per sempre. Detto e fatto: incassate quattro firme su otto (le quattro mancanti rappresentano però la maggioranza dei dipendenti Alitalia) Colaninno e Sabelli hanno raggiunto la sede di Intesa-San Paolo per il consiglio di amministrazioine Cai. La risposta è arrivata dopo neanche due ore: “Cai non presenterà l’offerta vincolante per Alitalia”. Salvo miracoli è il fallimento.

Le conseguenze. Il fallimento comporta la messa a terra degli aerei, il licenziamento di tutto il personale e i libri in tribunale. Dal fallimento, ovviamente, un altro soggetto (Air France-Klm o Lufthansa) potrà rilevare la compagnia a prezzo stracciato e potrà decidere in piena autonomia, quanto dell’attuale personale riassumere e a quali condizioni.

Riggio: “Senza Cai niente licenza e aerei a terra”. Senza l’offerta vincolante di Cai “verrebbe meno anche la licenza provvisoria di volo, che era stata concessa sulla base di un piano credibile in tempi ragionevoli” come era stato appunto giudicato quello della cordata guidata da Colaninno, dice il presidente dell’Enac Vito Riggio. In caso di mancata offerta vincolante, l’Enac convocherà immediatamente il commissario straordinario Augusto Fantozzi, lunedì o martedì al massimo, per chiedergli un piano finanziario alternativo. Comunque nel giro di una settimana o due gli aerei sarebbero messi a terra.

Le reazioni. Il Pd ha chiesto che il governo riferisca subito in Parlamento: “Davanti a notizie così preoccupanti e all’incertezza che stanno determinando nel settore del trasporto aereo – dice un comunicato – il silenzio del governo è assordante ed inaccettabile. Si parla di una compagnia strategica per il nostro paese il cui fallimento avrebbe ripercussioni devastanti per decine di migliaia di lavoratori italiani”.

Berlusconi chiama Colaninno. Il presidente del Consiglio sarebbe intervenuto sul presidente della Cai per scongiurare la rottura sul dossier Alitalia: è quanto riferiscono fonti riservate, secondo le quali la decisione di non presentare l’offerta vincolante per gli asset Alitalia potrebbe, alla luce dell’intervento del premier, essere sospesa in attesa di una valutazione più approfondita.

Scajola preoccupato. “E’ una notizia negativa, brutta – dice il ministro per lo Sviluppo economico – è parte dell’atteggiamento irresponsabile di molti sindacati che hanno ritenuto che potesse essere possibile qualche altra soluzione”.

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31 ottobre 2008

fonte: http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/economia/alitalia-32/letta-trattativa/letta-trattativa.html?rss

Il caro mutui manda in bolletta l’84% delle famiglie italiane

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di Claudio Tucci

31 ottobre 2008

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Il caro mutui manda in bolletta 8 italiani su 10. Troppo alte, infatti, le rate del prestito, che, assieme a crisi economica e stipendi fermi, finiscono per creare gravi difficoltà all’84% delle famiglie. Una bella scottatura: visto che, nel 2009, ben il 64% di italiani dichiara di escludere «categoricamente» l’accensione di nuovi mutui, a fronte di uno scarso 8% che si dice, invece, pronto a farlo. Ma anche quest’anno la rinuncia a rate, prestiti e mutui è stata forte e ha interessato ben il 50% di intervistati. Insomma, italiani e mutui sempre più separati in casa. A rivelarlo è un sondaggio Confesercenti-Swg che rileva come, ogni mese, in media escano dai bilanci familiari 478 euro. Ma già per il 23% degli intervistati la spesa aumenta, collocandosi fra i 500 e i 1.000 euro. E senza dimenticare, poi, quel buon 10% di famiglie che arrivano a pagare per la rata di mutuo fino a 2mila euro. «Ormai c’è un proprio allarme mutui e credito», spiega il presidente di Confesercenti Marco Venturi, che denuncia una vera e propria disapplicazione da parte delle banche dell’istituto della rinegoziazione del debito. «Ben il 61% di intervistati – dice – ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna proposta dal proprio istituto di credito». Anche se, rileva Venturi, sono anche molti (59%) gli italiani che hanno paura che un’eventuale rinegoziazione del mutuo contratto potrebbe peggiorare ulteriormente le proprie già precarie condizioni. Fondamentale, quindi, secondo Venturi, che il Governo intervenga al più presto «per ripristinare un clima di fiducia reale tra banche, pmi e clienti».

Dal sondaggio emerge, poi, che il tasso medio praticato dalla banche si aggira intorno al 7 per cento. Ma per un italiano su 4, oscilla tra l’8 e il 20 per cento. Praticamente a rischio usura. Gli italiani, poi, ricorrono a prestiti circa una volta l’anno (c’è chi arriva a 7), soprattutto, per la comprare casa o macchina. Oppure quando si vuole ridurre l’impatto del pagamento che si sta facendo o, più semplicemente, perché non si dispone, nell’immediato, dell’intera cifra da saldare. Non mancano, poi, gli italiani che s’indebitano per computer o elettrodomestici. Da segnalare, un discreto 6% che ricorre al prestito per cerimonie e un significativo 2% per regalare o regalarsi un gioiello.

E per rimborsare il debito contratto, si dice addio, soprattutto, alla vacanza (21% degli intervistati), a pizze e cene fuori casa con gli amici (20%) o a comprarsi un capo di abbigliamento (17 per cento). E se, invece, avanza qualche euro: di corsa a metterlo in un conto corrente (22%), in un fondo garantito (17%) o in Bot e titoli di stato (15 per cento). Solo il 10% si indirizza, invece, verso azioni, mentre un buon 2% dichiara di aver riscoperto il materasso di casa. Insomma, italiani prudenti negli investimenti e sostanzialmente, anche, fiduciosi delle scelte fatte, visto ben l’11% degli intervistati non intende modificare i propri investimenti. Meglio pochi spiccioli di guadagni, ma sicuri, penseranno, piuttosto che azzardare e rischiare di trovarsi con un palmo di mosche in mano.

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fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/10/mutui-sondaggio-confesercenti.shtml?uuid=ccec3cf2-a74a-11dd-912b-fabc61a6857c&DocRulesView=Libero

Australia: I down? Un «onere per la comunità»

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Discriminazione in Australia: ad un medico tedesco, immigrato per lavorare in un ospedale di una zona rurale, è stato negato il rinnovo del visto perchè ha un figlio Down. La motivazione dell’Ufficio immigrazione è piuttosto inquietante: il giovane down sarebbe un «onere significativo per la comunità australiana nelle aree dei servizi sanitari e sociali».

Nel dettaglio, il dottor Bernhard Moeller si era trasferito in Australia con la moglie e tre figli per lavorare nell’ospedale di base della cittadina di Horsham, in Victoria. Il medico tedesco aveva risposto all’appello del governo australiano per far fronte alla mancanza di sanitari negli ospedali rurali. E infatti, Bernhard Moeller, è l’unico specialista a disposizione per una comunità che ammonta a 54 mila persone.

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Questa settimana l’amara sopresa: il dipartimento Immigrazione ha respinto la domanda di residenza permanente per la famiglia del medico tedesco perchè ha un figlio di 13 anni con la sindrome di Down. Il giovane è considerato dall’ufficio immigrazione un «onere significativo» per la comunità australiana.

Il medico tedesco presenterà appello. Con lui ci sono la Commissione diritti umani e migliaia di australiani, che hanno protestato in internet e nei programmi radio. Un sostegno che arriva anche da settori del mondo istituzionale: il premier del Victoria, John Brumby, ha promesso di sostenere l’appello della famiglia, e il ministro federale della sanità, Nicola Roxon, discuterà del caso con il ministro dell’immigrazione, Chris Evans.

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Pubblicato il: 31.10.08
Modificato il: 31.10.08 alle ore 14.59

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fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=80492

Licio Gelli: «Io in tv? C’è di peggio». Ospiti? Andreotti e Dell’Utri / «Il mio erede è Berlusconi»

Il «Maestro» della loggia massonica segreta P2 condurrà un suo programma

licio gelli

MILANO – «Io in tv? C’è di peggio». Licio Gelli, da tutti ricordato principalmente per essere stato il «Maestro Venerabile» della loggia massonica segreta P2 risponde a proposito della sua apparizione in tv. Anzi più che una apparizione è una conduzione vera e propria. E come si poteva chiamare il suo programma se non «Venerabile Italia»?. Sottotitolo: «La vera storia di Licio Gelli». Così il «Maestro» avrà un programma tutto suo da lunedì, alle 22.30, su Odeon tv (Guarda il video).

IL PROGRAMMA – Sarà la «voce narrante», assieme a Lucia Leonessi, di una «ricostruzione inedita della storia dell’ultimo secolo, «dalla Guerra di Spagna agli anni ’80, dai salotti di Roma alle rive del lago di Como, dall’epoca fascista al crac del Banco Ambrosiano». Il programma, presentato venerdì a Firenze, vedrà anche la partecipazione di personaggi politici e storici come Giulio Andreotti, Marcello Veneziani e Marcello Dell’Utri. Nella prima puntata parlerà di fascismo ovvio per uno che è stato camicia nera e che ha aderito anche alla Repubblicà di Salò.

ANSELMI – È un fiume in piena Gelli in conferenza: «Quando mi cercavano in tutto il mondo mi trovavo in Italia. Una volta, a Firenze, quando ero all’Hotel Baglioni ho incontrato in ascensore Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta che aveva dato l’ordine di ricercarmi, spendendo un sacco di soldi dei contribuenti. La salutai e scesi, decidendo di farle uno scherzo».

I MAGISTRATI – L’unico «potere forte» oggi operante in Italia è comunque un potere costituzionale, la Magistratura: «Se c’è un potere forte, costituzionale, è la magistratura – ha spiegato – perché quando sbaglia non è previsto il risarcimento del danno. La magistratura non funziona: il pubblico ministero dovrebbe arrivare da un concorso diverso rispetto al giudice, e dovrebbero odiarsi».

BRIGATE ROSSE – Se tornassero le Brigate Rosse come negli anni di piombo troverebbero in Italia un terreno fertile. A chi gli chiedeva chi fossero i responsabili delle stragi nel Paese, Gelli ha replicato: «Le stragi sono frutto di una guerra tra bande, ci sono state e ci saranno sempre perché non c’è ordine: infatti sono arrivate dopo gli anni ’60. Se domani tornassero le Br – ha aggiunto l’ex Venerabile, concludendo – ci sarebbero ancora più stragi: il terreno è molto fertile perché le Br potrebbero trovare molti fiancheggiatori a causa della povertà che c’è nel Paese».

SENZA BERLUSCONI FI FINITA – «I partiti veri non esistono più, non c’è più destra o sinistra. A sinistra ci sono 15 frange e la destra non esiste. Se dovesse morire Berlusconi, cosa che non gli auguro perché la morte non si augura a nessuno, Forza Italia non potrebbe andare avanti perchè non ha una struttura partitica». A proposito dell’esecutivo ha aggiunto: «Non condivido il Governo Berlusconi perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza. Non mi interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese». «Ci sono provvedimenti che non vengono presi – ha proseguito – perché sono impopolari e invece andrebbero presi: bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato. L’immunità ai grandi dovrebbe essere esclusa, perché al Governo dovrebbero andare persone senza macchia e che non si macchiano mai».

IL PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA – Per l’attuazione del Piano di Rinascita democratica della P2, oggi, «l’unico che può andare avanti è Berlusconi. Avevo molta fiducia in Fini – ha spiegato – perché aveva avuto un grande maestro, Giorgio Almirante: oggi non sono più dello stesso avviso, perché ha cambiato. L’unico che può andare avanti è Berlusconi: non perché era iscritto alla P2, ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare».

CHI È GELLI – È stato «Maestro Venerabile» della loggia massonica segreta P2. Qualcuno ipotizza che Gelli era molto vicino alla Cia. È stato accusato di aver avuto un ruolo in «Gladio», amico stretto del leader argentino Peròn, dopo la scoperta della P2, fuggi in Svizzera dove fu arrestato mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra, ma riuscì ad evadere dalla prigione. Fuggì quindi in Sudamerica, prima di costituirsi nel 1987. Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati: procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, dalla Cassazione per i tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna e per bancarotta fraudolenta (per il fallimento del Banco Ambrosiano: 12 anni).

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Nino Luca
31 ottobre 2008

fonte: http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_31/gelli_tv_venerabile_6d6aeeec-a725-11dd-90c5-00144f02aabc.shtml

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Gelli: il nuovo capo della P2? «Il mio erede è Berlusconi»

https://i0.wp.com/italy.indymedia.org/uploads/2004/01/rito_di_ingresso_del_fratello_berlusconi_silvio_nella_loggia_p2.jpgRito di ingresso del ‘fratello’ Berlusconi Silvio alla Loggia P2 (documento autentico)

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Adesso ha un programma tutto suo su Odeon tv e sfrutta la rinnovata ribalta per passare il testimone. Licio Gelli, capo della loggia massonica P2, non ha dubbi: per l’attuazione del Piano di Rinascita democratica della P2, «l’unico che può andare avanti è Berlusconi». L’investitura arriva durante la conferenza stampa di presentazione di Venerabile Italia, il programma che Gelli condurrà sull’emittente tv: «L’unico che può andare avanti è Berlusconi: non perché era iscritto alla P2, ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora mostra un po’ di debolezza perché non si avvale della maggioranza parlamentare che ha».

Sembra una barzelletta. Invece è una vergogna. Soprattutto perché a Gelli viene regalata una tribuna tutta per sé. Il tema del programma sarà la storia d’Italia. Il capo della loggia massonica P2 racconterà la sua versione, magari sulla strage di Bologna, per cui è stato condannato per depistaggio. O sulla repubblica di Salò a cui aderì, o su Gladio, o su qualsiasi delle pagine grigie (se non nere) dalla storia del nostro paese a cui Gelli è legato.Il programma ha già degli ospiti, Anche questi poco fantasiosi: per la prima puntata Giulio Andreotti, Marcello Veneziani e Marcello Dell’Utri. Si parlerà di fascismo.

Forse, per chiarire il contesto, è utile ricordare la sua fedina penale. Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati: procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna e Bancarotta fraudolenta (per il fallimento del Banco Ambrosiano è stato condannato a 12 anni). Se lui considera Berlusconi il suo erede più credibile non abbiamo troppo di che stare tranquilli. Anche perché, come se non bastasse quello che sta facendo, Gelli dà anche consigli al suo “figliol prodigo”: «Se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza. Non mi interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese. Ci sono provvedimenti che non vengono presi perché sono impopolari, e invece andrebbero presi: bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato».

Tra le prime reazioni alle dichiarazioni di Licio Gelli c’è quella di Sergio Flamigni, dal 1968 al’87 parlamentare del Pci, studioso del terrorismo e degli anni di piombo, che ha fatto parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica segreta messa fuorilegge nel 1982: Gelli «ha ragione di essere soddisfatto» dall’esecutivo Berlusconi perché «il Piano di rinascita della loggia P2 è diventato il programma dell’attuale governo». «Non mi meraviglia affatto – prosegue l’ex parlamentare – quando esalta Berlusconi come uomo forte del momento e ci mette a fianco Dell’Utri come mente culturale: è la P2 che continua, mi sembra molto semplice. C’è piena coerenza tra il Gelli che abbiamo conosciuto nel passato e quello che può essere ora. Fondamentalmente – prosegue Flamigni – c’è un pericolo per la democrazia, proprio per il grande potere che si è realizzato, quello sui mezzi di informazione. Quando dico che oggi ha ragione di essere soddisfatto Gelli, mi riferisco soprattutto a quello. Non a caso Berlusconi era prescelto nel campo dell’informazione. Nel periodo di grande forza del sistema piduista, la loggia controllava il Corriere della sera, un sistema di giornali ed era il periodo in cui partiva la tv privata: la scelta di Berlusconi – conclude – era quella dell’uomo del futuro in quel campo».

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Pubblicato il: 31.10.08
Modificato il: 31.10.08 alle ore 17.04

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=80490

“Ma la mia busta paga non cresce”. L’Istat e i dubbi degli italiani

Retribuzioni cresciute del 4,1%, ma secondo il nostro sondaggio non è così
Tra minimi tabellari, aumenti “archiviati” e valori lordi, le spiegazioni dell’istituto

"Ma la mia busta paga non cresce" L'Istat e i dubbi degli italiani

di FEDERICO PACE

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Le retribuzioni nell’ultimo anno sono cresciute del 4,1 per cento. Lo dice l’Istat. Eppure nessuno se ne è accorto. Provate a chiedere a un collaboratore di un call center se il suo stipendio è aumentato. Provate a chiedere a uno dei ricercatori universitari. Chiedetelo anche a un’impiegata di un’impresa di servizi. O a un insegnante. Vi guarderanno tutti di traverso. E solo se saranno in possesso di un certo senso dell’ironia, vi sorrideranno e vi offriranno un caffè per “festeggiare”.

I risultati del nostro sondaggio. A molti di loro, nonostante l’Istat, la busta paga sembra immutabile. Beffardamente leggera. Una paga che non aumenta. Semmai diminuisce.

GUARDA I RISULTATI DEL SONDAGGIO

Poco più della metà (il 53 per cento) dei 24.172 lettori che hanno partecipato (fino alle 12 e 25 di oggi) al sondaggio di Repubblica, dice di avere avuto a settembre 2008 lo stesso stipendio netto dell’anno scorso. Neppure un euro in più. Ma c’è anche a chi è andata peggio. A un quarto di loro è capitato persino di fronteggiare un decremento retributivo. Insomma, a otto su dieci le cose sono andate come sono sempre andate. “Maluccio”. Pochi molto pochi quelli che invece hanno potuto godere di un aumento. L’undici per cento si sono accontentati di un incremento inferiore dell’uno per cento. Solo al 7 per cento lo stipendio netto ha avuto una performance migliore di quella del costo della vita.

Come spiegare un paradosso. E’ utile ripetere che il nostro sondaggio non coinvolge un campione significativo. Ma resta innegabile che a molti l’incremento reso noto dai dati Istat sembra molto lontano dal vero. I dati dell’Istat ingannano? Riescono a catturare la realtà oppure no? O è la percezione degli italiani ad essere fallace? “Quello che viene fuori dal vostro sondaggio è molto interessante – ci dice Gian Paolo Oneto, direttore centrale delle statistiche economiche congiunturali sulle imprese, servizi e l’occupazione dell’Istat -. Le retribuzioni contrattuali però sono un dato a prova di bomba. Non derivano da domande rivolte a imprese o lavoratori. Sono basate sui contratti nazionali che interessano i dipendenti con lavoro regolare. Ovvero, almeno dodici milioni di lavoratori. Il 4,1 per cento di incremento, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, si spiega con una concentrazione, negli ultimi mesi, di rinnovi di contratti. Di cui molti a luglio 2008. Pensi solo al settore del commercio che coinvolge più di un milione e duecentomila dipendenti. Qui l’incremento tabellare è stato di 55 euro lordi”. Non tanti in verità. Soprattutto quando si tratta si passa al netto. Ma sono pur sempre qualcosa.

Aumenti già “archiviati”. In uno dei documenti resi noti insieme al comunicato dell’altro ieri si possono verificare tutti gli aumenti contrattuali. (guarda il documento).
“Se vediamo il comparto della Scuola, continua Oneto, ci accorgiamo che a febbraio 2008 i docenti hanno avuto, in media, un incremento tabellare di 104 euro. Sono tutti dati certi che nessuno ha contestato. Mi piacerebbe capire cosa hanno risposto i professori al vostro sondaggio. Forse i docenti considerano già ‘archiviato’ e ‘speso’ questo aumento. E probabilmente hanno ragione. Però alla vostra domanda avrebbero dovuto rispondere che l’aumento c’è stato. Tanti forse avranno invece detto che è rimasto invariato. Qualcosa di simile deve essere accaduto ai metalmeccanici”.

Posti persi e stipendi più bassi. Le spiegazioni possono anche essere altre. Non tutti d’altronde quest’anno hanno ancora lo stesso posto di lavoro. Per Oneto “ci possono essere dipendenti che hanno cambiato lavoro e che hanno trovato un lavoro a un impiego con un salario ridotto e questo potrebbe avere il suo peso”.

Collaboratori, contratti nazionali e valori lordi. Certo è che però nei dati dell’Istat non ci sono i collaboratori. In quel 4,1 per cento di aumento non ci sono le evoluzioni (o le involuzioni) delle paghe di quelli che passano da un contratto precario all’altro. Non ci sono, ovviamente neppure i liberi professionisti. Inoltre, quando si guarda ai dati delle retribuzione orarie, si deve tenere presente che in questi “non sono inclusi elementi retributivi legati ad accordi locali, aziendali o individuali”. Ma quanto pesa sulla busta paga in proporzione la componente retributiva contrattuale rilevata dall’Istat? “E’ molto variabile da figura a figura – dice Oneto – ma si può dire che è intorno all’80 per cento. Semmai comunque è bene sottolineare che i dati dell’Istat sono dati relativi alle retribuzioni lorde. Voi avete chiesto di farvi dare lo scostamento dello stipendio netto. E quando si parla di netto qualcuno può confonderlo con lo stipendio al netto del costo della vita. Che è, come ovvio, un’altra cosa”.

Chi ci ha rimesso. Ma qual è stata l’evoluzione delle retribuzioni se si includono anche gli altri elementi retributivi? E chi sono quelli che ci stanno rimettendo di più in questo periodo? Se si guardano i dati di OD&M, la società di consulenza che utilizza un campione di oltre un milione e duecentomila buste paga, ci si accorge che a rimetterci sono stati quelli che prima erano già più in difficoltà. “Abbiamo confrontato i dati dei primi nove mesi di quest’anno con quelli dei primi nove mesi dell’anno scorso – ci ha detto Mario Vavassori, amministratore delegato di OD&M – e risulta che per i dirigenti e per i quadri c’è stato rispettivamente un aumento del 4,9 per cento e del 4,3 per cento. Quanto agli impiegati, l’incremento è stato solo del 3 per cento. Per gli operai abbiamo constatato un incremento del 4,3 per cento”.

Più fisso che variabile. In questi mesi di crisi, chi ha potuto, ha cercato di rendere più certo quello che prima era incerto. “C’è stata, dice Vavassori, una rincorsa allo stipendio più sicuro. Una spinta a passare dal “variabile” al “fisso”. Questo riguarda tutte le categorie, anche i dirigenti. Tutti diciamo che dobbiamo premiare il merito, ma in realtà il comportamento delle aziende è stato contraddittorio e molte hanno ridotto l’elemento variabile. Di fronte alla richiesta ‘meglio un fisso che un variabile’ l’azienda ha accettato anche perché non è molto attrezzata”.
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31 ottobre 2008

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fonte: http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/economia/retribuzioni-istat/istat-contestato/istat-contestato.html?rss

«Congo, si rischia la catastrofe». Vertice Ue su ipotesi di intervento

Amnesty: «Dramma in corso, l’Onu difenda i civili». Dall’Italia un fondo di 900 mila euro per gli sfollati

Una fila di sfollati in Congo (Ap)Una fila di sfollati in Congo (Ap)

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GOMA – La tregua unilaterale decretata dai ribelli di Laurent Nkunda nell’est della Repubblica democratica del Congo sembra tenere, dando un attimo di respiro agli abitanti di Goma, mentre la comunità internazionale tenta di arginare l’incombente tragedia umanitaria regionale. La missione delle Nazioni Unite in Congo (Monuc) afferma che la situazione riguardo alla sicurezza «è stabile». Ma un portavoce della Croce Rossa chiarisce che la situazione umanitaria è «catastrofica». Anche Amnesty International lancia l’allarme: «Se la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceverà rinforzi adeguati a proteggere i civili, sarà una catastrofe».

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Congo, il dramma dei profughi

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RIBELLI – Il capo ribelle congolese di etnia tutsi Nkunda, le cui truppe si sono arrestate alle porte della città – e la cui avanzata ha provocato la fuga di decine di migliaia di persone – ha assicurato che i caschi blu dell’Onu non sono in grado di «impedirgli» di prendere la città, capitale della provincia del Nord-Kivu, ma che Goma per lui «non è un obiettivo strategico», altrimenti vi sarebbe già entrato. Ma nel caos si è diffusa anche un’altra voce, secondo la quale Nkunda sarebbe morto per un infarto in un ospedale di Kigali. A comunicarlo, secondo quanto riferisce il quotidiano belga ‘le Soir’ sul suo sito Internet, è stata una persona che si è qualificata come portavoce del gruppo ribelle.

ORGANIZZAZIONI EVACUATE – A Goma regna una calma carica di tensione. Dopo i saccheggi e le violenze della notte scorsa, soldati congolesi (i pochi rimasti) e soldati Onu pattugliano le strade. Gran parte delle organizzazioni umanitarie internazionali hanno deciso di evacuare dalla città il proprio personale. Evacuato anche il personale civile delle Nazioni Unite. Gli abitanti, quelli rimasti, preferiscono stare serrati in casa. Negozi, mercati, scuole sono rimasti chiusi. «La situazione della sicurezza a Goma è stabile. Per ora la tregua decisa dallo Cndp (i ribelli) è rispettata da tutte le parti», ha detto il capo delle operazioni militari Monuc, il colonnello Samba Tall, che si trova a Kinshasa. «Per noi il mandato Monuc non è cambiato – ha aggiunto – continueremo a proteggere la popolazione».

DRAMMA UMANITARIO – La comunità internazionale, intanto, si mobilita davanti al profilarsi dell’ennesimo dramma umanitario, con decine di migliaia di civili in fuga dai combattimenti nell’insieme della regione del Nord Kivu, in particolare a Rutshuru (75 chilometri a nord di Goma), e davanti alla possibilità dell’accendersi di un conflitto diretto tra la Repubblica democratica del Congo e il Rwanda. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato nella notte l’offensiva dei ribelli e ha espresso preoccupazione per lo scambio di colpi d’arma da fuoco alla frontiera con il Rwanda. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha inviato due emissari, uno a Kinshasa, l’altro a Kigali. Gli europei esamineranno entro venerdì la possibilità di inviare nella regione una missione militare con compiti umanitari, ha dichiarato il ministro degli esteri francese Bernard Kuochner, il cui paese è presidente di turno Ue. Il commissario europeo allo sviluppo, Louis Michel, arrivato a Kinshasa, ha però affermato di «non credere all’opzione militare» bensì «all’opzione diplomatica e all’opzione politica». Il segretario di stato aggiunto Usa per gli affari africani, Jendayi Frazer, è attesa a Kinshasa per incontrare il presidente Kabila. Si recherà poi a Kigali, ma non ha mancato di avvertire i ribelli che «non dovranno entrare a Goma». Rosemary Museminali, ministro degli esteri rwandese, è anche lei attesa a Kinshasa, in un momento in cui i due paesi si accusano ciascuno di aver bombardato il territorio dell’altro.

L’ITALIA – Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha dato disposizioni affinché si intraprendano, attraverso la Cooperazione italiana, adeguati interventi sul piano dell’emergenza umanitaria nella Repubblica democratica del Congo. Lo rende noto la Farnesina. Un fondo di emergenza di 900.000 euro è stato costituito presso l’Ambasciata d’Italia a Kinshasa per interventi sanitari e di accoglienza in favore degli sfollati dalla regione del Kivu. Parte di tali fondi (300.000 euro) saranno destinati ad acquisti di beni di prima necessità (cibo, coperte, vestiario) da distribuirsi tramite l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

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30 ottobre 2008

fonte: http://www.corriere.it/esteri/08_ottobre_30/congo_ribelli_crisi_umanitaria_0007ee60-a6ba-11dd-9cb7-00144f02aabc.shtml

Guzzanti-premier bacchetta Santoro: “Si contenga, uso criminale della tv”

Dopo cinque anni l’attrice è tornata sul piccolo schermo vestendo nuovamente i panni di Berlusconi. Affondo al Pd, poi: “Mangano è un eroe come Saviano. E’ la regola del pluralismo”

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Sabina Guzzanti vestita da Berlusconi ad 'Annozero' (Ansa)

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Roma, 30 ottobre 2008 Irrompe sul ledwall che domina lo studio di ‘Annozero’ vestito con un doppipetto blu, mantello dorato e corona d’alloro in testa, il Silvio Berlusconi targato Sabina Guzzanti. E ricomincia dal botta e risposta rimasto negli annali tra il vero cavaliere e Michele Santoro: dalla telefonata in diretta in trasmissione al conseguente ‘editto bulgaro’ che anticipò l’uscita di scena del giornalista dagli schermi televisivi.

La comica, dopo cinque anni di assenza, torna in tv con una delle sue imitazioni più riuscite e punta subito sull’attualità, sugli incidenti di ieri a Piazza Navona e sull’annuncio, poi smentito dal premier, dell’intenzione di impiegare la polizia per arginare le proteste degli studenti. “Cossiga ha detto: ‘ma perchè non fate come abbiamo sempre fatto, cioè infiltrate la talpa in modo che poi sembra che gli studenti sono terroristi e mettono le bombe? Ma a me – dice Sabina-Silvio – devono spiegarmi perchè devo mettere la talpa. Per cosa, che poi la devo candidare? Dio li fa e io me li accollo: sono credente ma c’è un limite. Abbia pazienza”.

E poi, aggiunge, “mi scusi, non voglio far sembrare gli studenti violenti, io ci tengo a sembrare io quello violento, questo io credo sia il massimo della gratificazione per un premier: che quando dice una cosa è quella. Se posso prendermi un merito, visto che sono la modestia fatta persona: quando ho detto Milan l’ho fatto, ho detto governo e sono stato, ho fondato un giornale e l’hanno chiamato ‘Il giornale’, allora se il premier dice una cosa è quella, io con queste talpe non ce la faccio più, poi le devo candidare. Cosa ci faccio con tutti questi politici che ho messo in giro?”.

”Io – rincara la dose il finto premier – i politici li odio, ma non lo vada a dire che li odio perchè non l’ho mai detto che li odio. Io li farei fuori, ta-ta-ta-ta, e non vada in giro a dire che ho fatto il gesto della mitraglietta perchè non l’ho mai fatta la mitraglietta. Santoro – è l’escalation finale – per favore si contenga, Santoro, lei sta facendo un uso criminoso del servizio pubblico mettendo in giro cose che non ho mai detto. Si vergogni! Questo è il contradditorio in un paese che non rispetta le regole democratiche, con l’opposizione che scende in piazza. E quella piazza gliela ho riempita anch’io, perchè se non avessi detto quella cosa della polizia, che non l’ho detto, neanche si sarebbe riempita la piazza”.

La Guzzanti è riapparsa un’altra volta nel corso della trasmissione. Prima ha puntato su un tema di grande attualità come il caso dell’autore di Gomorra: se dite che Roberto Saviano è un eroe, “allora dovete dire anche che Mangano è un eroe: è la regola del pluralismo”, ha sentenziato, riportando a una vecchia dichiarazione del premier che definì lo stalliere di Arcore “un eroe”.

”Non potete parlare dell’Italia – ha proseguito – in toni denigratori, in un momento in cui bisogna stare tutti uniti. Ci sono tanti modi per parlare di mafia: io ho scritto una canzone, che è simpatica e dà una immagine simpatica”, urla il finto premier intonando un motivetto: “Quando ‘ndrangheta t’ha fatto, quando ‘ndrangheta t’ha fatto…”. Poi, il nuovo ‘affondo’ verso il Pd: “Hanno il diritto di fare opposizione, non ho mai detto che non hanno diritto. Ma anche noi abbiamo diritto a non avere un’opposizione e anche questo diritto va tutelato”.

La scatenata Sabina non ha quindi risparmiato gestacci al conduttore Michele Santoro. “Santoro si contenga – ha tuonato il finto premier – lei ha fatto il 20% senza invitare uno dei tanti sottoscritti che ci sono in giro. Dirà che io sono sempre invitato, ma io non vengo. Lei fa un uso criminoso della tv. Io adesso vengo nel suo programma e le faccio calare l’ascolto stando zitto”.

Il Cav targato Sabina Guzzanti, guardando fisso la telecamera, ha scandito in una sorta di countdown il calare degli ascolti: “Sette milioni, Santoro, cinque. Tre – facendo il gesto dell’ombrello – uno – dito medio alzato – zero, zero!”, urla alzando le braccia al cielo: “Uno a zero, palla al centro”.

Alla fine Santoro ha riservato un momento di affettuosità all’attrice. “Posso dire una cosa – ha commentato – Sabina Guzzanti ci manchi, manchi alla nostra televisione. La tv italiana senza di lei è un po’ come la ricerca oggi, le manca un pezzo…”, ha concluso il giornalista con riferimento alla puntata dedicata a scuola e università.

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fonte: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/10/30/129397-guzzanti_premier_bacchetta_santoro.shtml

Scuola, il governo ora minaccia: denuncia per chi occupa

https://i0.wp.com/www.corriere.it/Media/Foto/2008/10/29/GELMINI--140x180.JPGMaria Stella Gelmini: un uomo, una storia

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Niente da fare. Un milione di persone in piazza e loro vanno avanti imperterriti. E hanno pure il coraggio di prendere in giro chi si è fatto ore di treno per venire fino a Roma. Berlusconi non degna della minima attenzione quel milione di persone, tra cui magari c’è perfino qualche illuso che l’aveva votato. Per lui, la manifestazione di giovedì è semplicemente il frutto di una «sinistra scandalosa» che ha «la capacità assoluta di rovesciare il vero e di non dire la verità». Insomma, in piazza c’erano un milione di imbecilli che non sanno nemmeno leggere il decreto.

Come se non bastasse a rincarare l’idea di un governo che letteralmente se ne frega del dissenso, ci si mettono pure le minacce. Il ministro-sceriffo Roberto Maroni ha già detto che «chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato». Come se la democrazia si potesse rinchiudere in un tribunale. Finora, spiega Maroni, le proteste sono state «manifestazioni fisiologiche di dissenso», ma adesso basta. Tanto il decreto è legge.

A far intravedere qualche minima perplessità sul modo in cui il governo ha proceduto, c’è il ministro della Difesa La Russa, che però non contesta i contenuti della legge Gelmini, ma solo il modo in cui è stata presentata: «Per una volta – sostiene La Russa – c ‘è stata una mancanza di informazione da parte del governo: abbiamo comunicato bene sulle città sicure, invece questo decreto è passato all’improvviso. Si è sottovalutato che la carenza di informazione potesse alimentare un’opera di disinformazione interessata».

Anche Valentina Aprea, oggi presidente della commissione Cultura della Camera, e già sottosegretario all’Istruzione all’epoca della Moratti, qualche dubbio ce l’ha: «La piazza – dice – merita comunque rispetto e ascolto. Io credo che noi potremo con la normativa secondaria e con atti applicativi accogliere qualche suggerimento che oggi arriva dalle forze sindacati e dalla scuola vera».

Infine, immancabili arrivano le polemiche sui numeri. Maroni sfiora il ridicolo dichiarando che a Roma c’erano 100 mila persone. La Cgil non può fare altro che buttarla sul ridere, consigliando a Brunetta, la prossima volta, di mettere i tornelli anche nelle piazze.

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Pubblicato il: 30.10.08
Modificato il: 30.10.08 alle ore 18.54

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fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=80470