Archivio | giugno 2009

Spirit of Humanity: ultimo aggiornamento (per ora)

Ricevo via mail ed inoltro:

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“Dear Friends,

Earlier today, Israeli Occupation Forces boarded the Free Gaza boat, SPIRIT OF HUMANITY, and kidnapped 21 human rights workers and journalists who were on their way to deliver much needed humanitarian and reconstruction supplies to besieged Gaza. Those kidnapped by Israel include Nobel peace laureate Mairead Maguire and former U.S. Congresswoman Cynthia McKinney.

So far we have not been able to contact any of our people, but we do have a team of attorneys working for their immediate and unconditional release. Please help us. Please contact your local newspapers and TV stations, government officials and embassies. Please call the numbers below and demand that Israel free the 21 innocent people kidnapped today, as well as the over 11,000 Palestinian political prisoners currently held in Israeli jails. They all need your help.

CONTACT the Israeli Ministry of Justice
tel: 00972 2646 6666 or 00972 2646 6340
fax: 00972 2646 6357

CONTACT the Israeli Ministry of Foreign Affairs
tel: 00972 2530 3155 or 00972 2530 3111
fax: 00972 2530 3367

CONTACT the International Committee of the Red Cross to ask for their assistance in establishing the wellbeing of the kidnapped human rights workers and help in securing their immediate release

Red Cross Israel
tel: 00972 3524 5286
fax: 00972 3527 0370

Red Cross Switzerland:
tel: 0041 22 730 3443
fax: 0041 22 734 8280

Red Cross USA:
tel: 001 212 599 6021
fax: 001 212 599 6009″

Il succo è che la Spirit of Humanity è stata sequestrata dalla marina israeliana, e con lei equipaggio, attivisti umanitari, galisti, giocattoli, medicine, materiale per la ricostruzione e gli olivi.

Nessuno è ancora riuscito a mettersi in contatto con gli attivisti, ma ci sono incaricati che stanno lavorando per il loro rilascio senza condizioni. E’ necessario però far pressioni sia direttamente sul governo israeliano che sui nostri politici e media, nonché interessare la Croce Rossa.

Io ci ho provato. Vi posto qualche indirizzo e-mail (se ne avete altri e volete condividerli… grazie):

espresso@espressoedit.it; lettere@corriere.it; letterealdirettore@espressoedit.it; rubrica.lettere@repubblica.it; c.augias@repubblica.it

Abruzzo: libertà negate

Sempre sui divieti e sulla limitazione della libertà nei campi, vi riporto un articolo del blog del comitato 3 e 32 (http://www.3e32.com/), relativo al giorno 24 ultimo scorso.

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A L’Aquila la repressione continua.

In vista della manifestazione del 27 che partirà di fronte Piazza d’Armi (il campo più grande e più controllato) avevamo provato a scalfire l’oscurantismo e l’isolamento che regna attorno alla vita delle mille e più persone che vivono all’interno del campo. Annalisa, una ragazza che vive nel campo, aveva richiesto di poter fare un’assemblea giovedì pomeriggio. Dopo mille ostacoli e rifiuti, il capo campo aveva dovuto acconsentire a “concederle” di tenere l’assemblea, a patto che entrassero solo cinque o sei persone dei comitati cittadini per i quali avrebbe dovuto garantire lei. Oggi Annalisa, mentre distribuiva i volantini che invitavano le persone a prendere parte all’assemblea, è stata fermata dal capocampo che si è rimangiato tutto e le ha negato la possibilità di fare l’assemblea. “Serve l’autorizzazione del COM” (i nuovi nuclei amministrativi di una città commissariata in cui le istituzioni locali non contano più nulla) le ha detto. Il Com ovviamente l’ha rimpallata al DICOMAC (il comando centrale, la CASERMA dove risiede il sovrano Bertolaso e dove si terrà il G8), il DICOMAC le ha detto che l’assemblea non si può fare.
Questa è una mattinata normale per chi a l’Aquila si batte per ricreare un minimo spazio di democrazia e di discussione. A Piazza d’Armi già ci era stato impedito più volte di entrare a parlare con i nostri concittadini, di svolgere attività di sostegno per la popolazione, tipo la giornata di sport del 2 giugno, o perfino di dare volantini e megafonare all’uscita del campo. Proprio ieri Bertolaso, nel suo primo incontro con i comitati (da notare che il primo momento di confronto avviene mentre a Roma si approva il decreto), aveva garantito che le assemblee si potevano tenere senza problemi; “però dovete dire la verità” aveva detto.

La verità continuiamo a dirla:

A L’AQUILA CHIUNQUE PROVI A CONTESTARE L’AUTORITA’ DELLA PROTEZIONE CIVILE E DEL GOVERNO VIENE OSTACOLATO, SCHEDATO E OSCURATO CON OGNI MEZZO. I CAMPI SONO I NOSTRI QUARTIERI, LE TENDE LE NOSTRE CASE, E’ ORA DI RIPRENDERCELI E DI RIPRENDERCI LA NOSTRA CITTA’.

Questa è la mail che vorrei inoltraste numerosi alla redazione del giornale Il Centro Abruzzo:

lettere@ilcentro.it

Spettabile Redazione,

mi unisco ai Cittadini Aquilani nell’esprimere la mia indignazione nei confronti del vostro quotidiano che ha definito la manifestazione tenutasi a L’Aquila il giorno 27 giugno un evento dei No Global ,distorcendo così, e travisando, le istanze aquilane. In tal modo si favorisce la volontà di indebolire una rete sempre più ampia di cittadine e cittadini che , prescindendo dai colori politici e dalle diverse estrazioni sociali, chiede a gran voce il 100% della ricostruzione, della partecipazione e della trasparenza nella gestione di fondi e appalti. Che, in sostanza, chiede e reclama diritti fondamentali. Sono qui a chiedere di riportare correttamente le informazioni, senza travisamenti dettati dall’alto, e di perseguire sempre la verità che dovrebbe essere la base di ogni giornale degno di tale nome.

Cordiali saluti.

Firma

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Vi lascio con una notiziola che vi strapperà, spero, un sorriso. Anche se amaro.

In clima di ulteriori restrizioni e divieti, in vista del G8, il transito sulle strade sarà interdetto anche ai numerosi greggi che popolano la nostra zona. Ovvio che le pecore non potranno essere munite di debito “badge”, il pass pedonale, ché le automobili ce le possiamo scordare in quei giorni, che verrà conferito solo a pochi eletti.

Fonte: Miss Kappa, ma ne parla anche Daniele il Rockpoeta

Giudici a cena col premier e Alfano. Bufera su due membri della Consulta

Sono membri del collegio che dovrà giudicare la costituzionalità del “Lodo”
Mazzella: è un mio amico, invito chi voglio. L’Idv: dimissioni

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Giudici a cena col premier e Alfano Bufera su due membri della Consulta

ROMA – Il 6 ottobre dovranno cominciare a decidere sulla costituzionalità del lodo Alfano, ma nel frattempo vanno a cena, “privatamente” a sentire il padrone di casa, con l’autore e insieme destinatario del medesimo scudo anti-processi. Seduti allo stesso tavolo due giudizi della Consulta, Luigi Mazzella (l’ospite) e Paolo Maria Napolitano, Berlusconi, il Guardasigilli Angelino Alfano, il sottosegretario Gianni Letta, i presidenti delle commissioni Affari costituzionali della Camera Donato Bruno e del Senato Carlo Vizzini. Per parlare anche di una bozza di riforma costituzionale della giustizia, scritta dallo stesso Mazzella, che separa le carriere, sostituisce i pm con gli “avvocati dello Stato”, cambia il Csm e la Consulta.

LEGGI SULL’ESPRESSO

Lo rivela L’Espresso e scoppia il pandemonio. Antonio Di Pietro è drastico: “Ci sono due giudici della Corte che fanno i “consigliori” del principe e si mettono al suo servizio per dargli le migliori indicazioni per fare leggi che gli facciano mantenere l’impunità”. Ancora: “C’è una grave incompatibilità e un conflitto d’interessi. La Corte non si pronunci sul lodo Alfano fino a quando i due giudici non si saranno dimessi”.

Tutta l’Idv è con lui. Ecco l’ex pm Luigi De Magistris: “È l’ennesima confusione tra interessi istituzionali o interessi privati. Non è opportuno che alcuni giudici banchettino con il principale interessato di una così importante decisione”. Rincara la dose il senatore Luigi Li Gotti: “Berlusconi ha messo in grave imbarazzo due componenti della Corte pregiudicandone la terzietà”. A destra la musica è tutt’altra e la cena, che si è svolta a maggio in via Cortina d’Ampezzo, non scandalizza. Per il capogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello le accuse dell’Idv sono “ridicole” e si risolvono “in una pressione obliqua e indebita sulla Consulta”.

Il responsabile giustizia del Pdl Niccolò Ghedini non vede nella cena “nulla di strano perché i giudici non vivono sul monte Athos ed è normale che frequentino le alte cariche. Se passasse il principio, Napolitano non dovrebbe più incontrare Berlusconi se deve firmare una legge importante, o il presidente della Corte dei conti o della Cassazione se devono prendere decisioni contabili, penali o civili. Spero che il Quirinale intervenga perché questa è un’aggressione alla Corte”.

La Consulta è in subbuglio. Giusto nel giorno in cui il presidente Francesco Amirante rende noto, dopo aver firmato la convocazione d’udienza, che la discussione sul lodo Alfano partirà il 6 ottobre, relatore il tributarista Franco Gallo (nominato nel 2004 dall’ex presidente Ciampi). La cena è oggetto di riservati capannelli mentre gli alti giudici incontrano dei colleghi russi. Nessun commento, neppure degli ex della Corte. Ma, off the records, prevale lo sconcerto per un incontro che ne pregiudica l’imparzialità in un momento delicatissimo. Napolitano tace. E Mazzella definisce Berlusconi “un vecchio amico” (fu suo ministro della Funzione pubblica nel 2003) e s’infuria.

Scrive all’Espresso e con l’Ansa rivendica il diritto di cenare con chi gli pare: “Stiamo scherzando? Allora dovrei astenermi da tutti i lavori della Corte. A cena invito chi voglio. A casa mia vengono tutti, dall’estrema sinistra alla destra, sono amico personale di Bertinotti e di tante altre persone che vivono nel mondo della politica”.

Ma non è scorretto che chi deve decidere sul lodo Alfano vada a cena con lo stesso Alfano e con Berlusconi? Replica secca: “Non credo che io, da individuo privato, debba dar conto delle cene che faccio”. Neppure se in ballo c’è una decisione delicata? “In casa mia invito chi voglio e parlo di quello che voglio”.

Fonte: la Repubblica

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Personalmente trovo che sia insensato obbligare chicchessia a scordarsi degli amici fintanto che ricopre incarichi istituzionali… peccato che tutta quest’aria complottista, a proposito o meno, sia dovuta proprio a come la vita politica è stata trattata negli ultimi (mica troppo…) tempi. Quello che manca è l’etica di fondo.

D’altra parte, se era una cena così innocente, che bisogno c’è di trincerarsi dietro un secco “faccio quello che voglio” (ma che hanno tutti, il delirio di onnipotenza?), tanto lo sappiamo benissimo che una bustarella o un favore non passano necessariamente da un incontro privato…

Che poi: ci fosse stato anche, chessò, D’Alema, a quella cena: voi vi sentireste più rassicurati? Io no. Starei tranquilla solo se fossero stati presenti (degli attuali parlamentari)… diciamo Di Pietro e De Magistris… ma ovviamente sono solo opinioni… elena

Medaglia al valore civile per Marialuisa

Al Presidente della Repubblica On. Dr. Giorgio Napolitano

www.gay.it

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Signor Presidente,
il 16 giugno 2009, nella centrale piazza Bellini a Napoli, una studentessa di 26 anni, Maria Luisa Mazzarella , nella circostanza di trovarsi a difendere un proprio amico omosessuale dalle offese e dalle violenze fisiche per opera di un gruppo di coetanei, è stata lei stessa oggetto di un duro atto di violenza verbale e fisica che le ha procurato lesioni su tutto il corpo e l’ha esposta al rischio di perdere addirittura un occhio.

In un contesto sociale in cui si moltiplicano gli atti di violenza dettati dall’odio nei confronti di cittadini con un differente orientamento sessuale e che spesso si consumano nell’indifferenza generale di coloro che vi assistono, il gesto di Maria Luisa assume un innegabile valore non solo simbolico. Ci permettiamo pertanto di chiederLe di valutare la possibilità di concedere a Maria Luisa la medaglia al valor civile per aver messo a rischio la propria stessa vita in difesa di un coetaneo vittima della violenza omofoba.

Confidiamo nella Sua sensibilità in modo che Maria Luisa possa vedersi conferita la massima onorificenza della Repubblica.

Cordialmente,
i cittadini di seguito firmatari.

Fonte: Gay.it

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Grazie all’amico il Russo per la segnalazione. Per firmare cliccate qui


Seda lite sul bus, ferito ed espulso

Vi ricordate di questo post? Bene, il giorno dopo il Corriere della Sera pubblicava qualche ulteriore notizia:

La beffa Il clandestino ha bloccato un anziano che danneggiava i sedili. Ora se non lascia l’ Italia rischia l’arresto

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BERGAMO – Il suo intervento è stato determinante per evitare danneggiamenti a un mezzo pubblico e soprattutto ha sedato una lite. Ma si è trovato ferito all’ ospedale e in più espulso perché clandestino. Il marocchino di 32 anni che lunedì sera ha cercato di fermare un pensionato intento a tagliuzzare i sedili di un bus dell’ Atb non poteva immaginare di avere di fronte una persona con qualche problema. È intervenuto per fermarlo ma si è ritrovato le lame nell’ addome. Due fendenti secchi, che per fortuna non hanno provocato ferite gravi. Il giovane è stato immediatamente ricoverato agli Ospedali Riuniti di Bergamo, da dove è stato dimesso ieri mattina dopo le cure del caso. Ma se è riuscito a limitare i danni sul piano fisico, non ha potuto evitare un provvedimento molto più doloroso: l’ espulsione. Ha cinque giorni di tempo per lasciare l’ Italia, altrimenti rischia l’ arresto. E dire che l’ altra sera, sull’ autobus in viaggio tra Bergamo e Sorisole, il giovane marocchino in un primo tempo era stato solo spettatore di un diverbio tra il pensionato e un altro passeggero, un boliviano. L’ anziano aveva cominciato a tagliuzzare i sedili del pullman e l’ immigrato sudamericano aveva cercato inutilmente di fermarlo. A quel punto si era intromesso il nordafricano. Il tentativo di calmare l’ anziano, in preda a un inspiegabile raptus, si è scontrato con una reazione ancora più violenta. Il pensionato ha iniziato ad agitare le forbici e poi, venuto a contatto con il giovane magrebino, gli ha sferrato due fendenti all’ addome. Anche altri viaggiatori sono intervenuti, mentre l’ autista ha bloccato l’ autobus in attesa dell’ arrivo di una «volante». Mentre il marocchino veniva portato ai Riuniti, il pensionato veniva accompagnato in Questura. A suo carico è scattata la denuncia a piede libero per lesioni gravissime. Per l’ immigrato, constatata la sua condizione di clandestino, è stato inevitabile firmare il provvedimento di espulsione.

Cesare Zapperi

Sto cercando di metter giù il testo di una petizione perché il Marocchino non venga espulso, ma anzi venga aiutato a restare… chi mi aiuta? Grazie! elena

Spirit of Humanity: Israele attacca

Israele attacca la nave della giustizia, rapisce appartenenti al movimento per i diritti umani, confisca medicine, giocattoli ed alberelli di ulivo

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FOR IMMEDIATE RELEASE
30 June 2009

For more information contact:
Greta Berlin (English)
tel: +357 99 081 767

friends@freegaza.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Caoimhe Butterly (Arabic/English/Spanish):
tel: +357 99 077 820

sahara78@hotmail.co.uk Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

http://www.FreeGaza.org

23 miles off the coast of Gaza, 15:30pm – Today Israeli Occupation Forces attacked and boarded the Free Gaza Movement boat, the SPIRIT OF HUMANITY, abducting 21 human rights workers from 11 countries, including Noble laureate Mairead Maguire and former U.S. Congresswoman Cynthia McKinney (see below for a complete list of passengers). The passengers and crew are being forcibly dragged toward Israel.

“This is an outrageous violation of international law against us. Our boat was not in Israeli waters, and we were on a human rights mission to the Gaza Strip,” said Cynthia McKinney, a former U.S. Congresswoman and presidential candidate. “President Obama just told Israel to let in humanitarian and reconstruction supplies, and that’s exactly what we tried to do. We’re asking the international community to demand our release so we can resume our journey.”

According to an International Committee of the Red Cross report released yesterday, the Palestinians living in Gaza are “trapped in despair.” Thousands of Gazans whose homes were destroyed earlier during Israel’s December/January massacre are still without shelter despite pledges of almost $4.5 billion in aid, because Israel refuses to allow cement and other building material into the Gaza Strip. The report also notes that hospitals are struggling to meet the needs of their patients due to Israel’s disruption of medical supplies.

“The aid we were carrying is a symbol of hope for the people of Gaza, hope that the sea route would open for them, and they would be able to transport their own materials to begin to reconstruct the schools, hospitals and thousands of homes destroyed during the onslaught of “Cast Lead”. Our mission is a gesture to the people of Gaza that we stand by them and that they are not alone” said fellow passenger Mairead Maguire, winner of a Noble Peace Prize for her work in Northern Ireland.

Just before being kidnapped by Israel, Huwaida Arraf, Free Gaza Movement chairperson and delegation co-coordinator on this voyage, stated that: “No one could possibly believe that our small boat constitutes any sort of threat to Israel. We carry medical and reconstruction supplies, and children’s toys. Our passengers include a Nobel peace prize laureate and a former U.S. congressperson. Our boat was searched and received a security clearance by Cypriot Port Authorities before we departed, and at no time did we ever approach Israeli waters.”

Arraf continued, “Israel’s deliberate and premeditated attack on our unarmed boat is a clear violation of international law and we demand our immediate and unconditional release.”

WHAT YOU CAN DO!

CONTACT the Israeli Ministry of Justice
tel: +972 2646 6666 or +972 2646 6340
fax: +972 2646 6357

CONTACT the Israeli Ministry of Foreign Affairs
tel: +972 2530 3111
fax: +972 2530 3367

CONTACT Mark Regev in the Prime Minister’s office at:
tel: +972 5 0620 3264 or +972 2670 5354
mark.regev@it.pmo.gov.il Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

CONTACT the International Committee of the Red Cross to ask for their assistance in establishing the wellbeing of the kidnapped human rights workers and help in securing their immediate release!

Red Cross Israel
tel: +972 3524 5286
fax: +972 3527 0370
tel_aviv.tel@icrc.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Red Cross Switzerland:
tel: +41 22 730 3443
fax: +41 22 734 8280

Red Cross USA:
tel: +1 212 599 6021
fax: +1 212 599 6009

Kidnapped Passengers from the Spirit of Humanity include: tra i passeggeri dello SpH rapiti ci sono:

Khalad Abdelkader, Bahrain
Khalad is an engineer representing the Islamic Charitable Association of Bahrain.

Othman Abufalah, Jordan
Othman is a world-renowned journalist with al-Jazeera TV.

Khaled Al-Shenoo, Bahrain
Khaled is a lecturer with the University of Bahrain.

Mansour Al-Abi, Yemen
Mansour is a cameraman with Al-Jazeera TV.

Fatima Al-Attawi, Bahrain
Fatima is a relief worker and community activist from Bahrain.

Juhaina Alqaed, Bahrain
Juhaina is a journalist & human rights activist.

Huwaida Arraf, US
Huwaida is the Chair of the Free Gaza Movement and delegation co-coordinator for this voyage.

Ishmahil Blagrove, UK
Ishmahil is a Jamaican-born journalist, documentary film maker and founder of the Rice & Peas film production company. His documentaries focus on international struggles for social justice.

Kaltham Ghloom, Bahrain
Kaltham is a community activist.

Derek Graham, Ireland
Derek Graham is an electrician, Free Gaza organizer, and first mate aboard the Spirit of Humanity.

Alex Harrison, UK
Alex is a solidarity worker from Britain. She is traveling to Gaza to do long-term human rights monitoring.

Denis Healey, UK
Denis is Captain of the Spirit of Humanity. This will be his fifth voyage to Gaza.

Fathi Jaouadi, UK
Fathi is a British journalist, Free Gaza organizer, and delegation co-coordinator for this voyage.

Mairead Maguire, Ireland
Mairead is a Nobel laureate and renowned peace activist.

Lubna Masarwa, Palestine/Israel
Lubna is a Palestinian human rights activist and Free Gaza organizer.

Theresa McDermott, Scotland
Theresa is a solidarity worker from Scotland. She is traveling to Gaza to do long-term human rights monitoring.

Cynthia McKinney, US
Cynthia McKinney is an outspoken advocate for human rights and social justice issues, as well as a former U.S. congressperson and presidential candidate.

Adnan Mormesh, UK
Adnan is a solidarity worker from Britain. He is traveling to Gaza to do long-term human rights monitoring.

Adam Qvist, Denmark
Adam is a solidarity worker from Denmark. He is traveling to Gaza to do human rights monitoring.

Adam Shapiro, US
Adam is an American documentary film maker and human rights activist.

Kathy Sheetz, US
Kathy is a nurse and film maker, traveling to Gaza to do human rights monitoring.

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A 23 miglia dalla costa di Gaza, ore 15:30pm – Oggi le Forze di Occupazione Israeliane hanno attaccato e abbordato la barca del Free Gaza Movement , SPIRIT OF HUMANITY, rapendo 21 lavoratori per i diritti umani da 11 nazioni, incluso il Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire e la ex Membro del Congresso USA Cynthia McKinney (in fondo la lista completa dei passeggeri). I passeggeri e l’equipaggio sono stati tratti forzatamente verso Israele.

“Questa è una oltraggiosa violazione delle leggi internazionali, contro di noi. La nostra barca non si trovava in acque territoriali Israeliane, e noi eravamo in missione umanitaria verso la Striscia di Gaza” ha detto Cynthia McKinney, ex membro del Congresso USA e candidata alla Presidenza. “Il Presidente  Obama ha appena detto ad Israel di lasciar passare materiale umanitario e per la ricostruzione, e questo era esattamente cosa cercavamo di fare. Chiediamo alla comunità internazionale di chiedere il nostro rilascio così possiamo continuare il nostro viaggio.”

In base al rapporto diffuso ieri dal Comitato della Croce Rossa Internazionale, i Palestinesi che vivono a Gaza sono in una “trappola disperata”. Migliaia di abitanti di Gaza, le cui case furono distrutte durante il massacro perpetrato da Israele lo scorso dicembre/gennaio, sono ancora senza tetto nonostante la promessa di almeno 4.5 miliardi di dollari di aiuti, perchè Israele si rifiuta di far entrare cemento e altro materiale da costruzione nella Striscia di Gaza.  Il rapporto fa notare anche che gli ospedali stanno disperatamente cercando di affrontare le richieste dei loro pazienti a causa della distruzione del materiale sanitario da parte di Israele.

“Gli aiuti che stavamo trasportando sono un simbolo della speranza della popolazione di Gaza, speranza che la rotta marina possa riaprirsi per loro, e che siano in grado di trasportare da soli il materiale per iniziare a ricostruire le scuole, gli ospedali e migliaia di case distrutte durante l’offensiva “Piombo Fuso”  La nostra missione è gesto verso la popolazione di Gaza a dimostrare che siamo loro vicini e che non sono soli” ha affermato Mairead Maguire, vincitrice del Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro in Irlanda del Nord.

Proprio prima di essere rapito da Israele, Huwaida Arraf, presidente del Free Gaza Movement e co-coordinatore della delegazioe in questo viaggio, ha detto che: “Nessuno può credere che la nostra barchetta costituisca una qualche sorta di minaccia ad Israele. Portiano materiali per gli ospedali e per la ricostruzione e giocattoli per bambini. Tra i passeggeri c’è un premio Nobel per la Pace ed un ex congressista degli USA. La nostra barca è stata perquisita ed ha ricevuto il nullaosta di sicurezza dalle Autorità Portuali di Cipro, prima della partenza, e non ci siamo mai avvicinati alle acque israeliane.”

Arraf continuava, “Il deliberato e premeditato attacco israeliano alla nostra imbarcazione disarmata costituisce una chiara violazione della legge internazionale e richiediamo il nostro immediato ed incondizionato rilascio.”

Fonte: Free Gaza Movement, traduzione in parte mia

Free Gaza: la Spirit of Humanity circondata e minacciata

LogoTHE FREE GAZA MOVEMENT

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Parecchi siti (tra cui ovviamente quello del Free Gaza Movement) hanno parlato della nuova partenza da Larnaca della barca Spirit of Humanity. Che, come quelle che l’hanno preceduta nei mesi scorsi, pur trasportando solo (solo?) attivisti per la pace, medici, giornalisti, giocattoli, medicine e NIENTE ARMI, è stata circondata dalla Marina Israeliana e minacciata se non compie un rapido dietro front. Cosa che non sono disposti a fare. Ecco l’ultimo aggiornamento che ho ricevuto via mail, con l’appello a far sentire la nostra voce perché la Spirit of Humanity possa raggiungere Gaza in pace:

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out-of-port

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Dear Friends,

We’ve just received word from the Spirit of Humanity. They are 24 miles off the coast of Gaza, and are still surrounded by Israeli warships. Israeli Occupying Forces have threatened to take violent action against the small boat unless it turns around. They will not turn around.

Our people on the boat have slowed their speed significantly and are telling the Israelis that they must not fire on unarmed human rights workers and journalists, including Nobel peace prize laureate Mairead Maguire and former U.S. Congresswoman Cynthia McKinney. Regardless of Israeli threats, they will not turn around. They continue, slowly, sailing toward Gaza.

PLEASE immediately call Israeli Occupying Forces and demand that they STOP threatening the Spirit of Humanity.

CALL & FAX the Israeli Navy at:
tel: +972 3737 7777 or +972 3737 6242
fax: +972 3737 6123 or +972 3737 7175

CALL Mark Regev in the Prime Minister’s office at:
+972 2670 5354 or +972 5 0620 3264
mark.regev@it.pmo.gov.il
CALL Shlomo Dror in the Ministry of Defence at:
+972 33697 5339 or +972 50629 8148
mediasar@mod.gov.il

Potete telefonare, inviare fax o e-mail. Grazie.

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Dal Free Gaza riporto anche questo pezzo:

PER DIFFUSIONE IMMEDIATA
30 GIUGNO 2009

“VOGLIAMO SOLO RAGGIUNGERE GAZA. NON CERCHIAMO LO SCONTRO.”

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Just before leaving di freegazaorg

Gli Attivisti a bordo della barca che chiede giustizia per Gaza, chiedono che gli si consenta di visitare i loro amici e parenti nell’assediata Gaza, e far arrivare la merce di aiuti medici, giochi per bambini e materiale da ricostruzione. Invitiamo il mondo ad unirsi a noi.

(In mare, a  60km dalla costa della Striscia di Gaza) – Attivisti per i diritti umani a bordo della nave Free Gaza, SPIRIT OF HUMANITY, chiedono oggi che le navi della Marina Israeliana smettano immediatamente di minacciarli.

“Questo aiuto è richiesto disperatamente dalla popolazione di Gaza” dice Mairead Maguire, vincitrice del Premio Nobel della Pace come Terris Award per il suo lavoro svolto in Irlanda del Nord. “Il Presidente  Obama ha chiesto ai Palestinesi di abbandonare la violenza ma Israele sta negando loro il diritto di resistere in maniera non-violenta all’assedio di Gaza.”

La barca per la giustizia, disarmata è partita dal porto di Larnaca a Cipro, alle 7,30 di Lunedì con il suo equipaggio compost da 21 attivisti per i diritti umani, lavoratori per la solidarietà e giornalisti da 11 diverse nazioni, Tra loro anchhe il Premio Nobel per la Pace  Mairead Maguire e la ex Membro del Congresso USA, Cynthia McKinney. La barca, un traghetto , spera di arrivare a Gaza martedì pomeriggio, dopo una difficile navigazione di 30 ore.

All’ 1:30am, navi da guerra Israeliane hanno circondato la piccola barca di civili ed hanno minacciato di aprire il fuoco se non fossero tornati indietro. Quando gli attivisti hanno rifiutato le intimidazioni, la Forza di Occupazione Israeliana ha iniziato a bloccare la loro strumentazione, il GPS, il radar, e il sistema di navigazione. Questo blocco viola direttamente le leggi internazionali marittime, mettendo in pericolo la sicurezza e la salute dei civili a bordo.

Rispondendo a questa intimidazione, il membro del Congresso McKinney ha dichiarato “Sono molto arrabbiata. Noi chiediamo che il governo Israeliano richiami indietro i propri mastini d’assalto. Noi siamo civili disarmati a bordo di una barca disarmata che stanno trasportando aiuti sanitari e di ricostruzione agli esseri umani di Gaza. Perchè, in nome di Dio, Israele dovrebbe volerci attaccare?”

Huwaida Arraf, Presidente del  Free Gaza movement e coordinatrice della delegazione di questo viaggio ha detto : “Vogliamo solo raggiungere Gaza. Vogliamo visitare i nostri amici e consegnare loro il nostro materiale sanitario, giochi per bambini e materiale da ricostruzione. La nostra barca è stata ispezionata e ha ricevuto l’ok della sicurezza da parte delle Autorità aeroportuali di Cipro, prima della partenza.”

Arraf continua, “Non cerchiamo lo scontro. Abbiamo viaggiato da acque Cirpriote ad acque internazionali. Non siamo mai passati vicino ad Israele. La chiusura di Gaza da parte di Israele è un’azione di punizione collettiva e una palese violazione delle leggi internazionali. Chiediamo ai nostri governi di agire per non venir meno ai propri obblighi nei confronti della Quarta Convenzione di Ginevra. Se non lo faranno, e finchè non lo faranno, agiremo noi. Andremo a Gaza di nuovo e di nuovo finchè quest’assedio brutale non si interromperà. Invitiamo la buona gente del mondo a unirsi a noi.”

Le barche Free Gaza boats sono le prime navi internazionali che riescono ad arrivare a Gaza dopo 41 anni. Da agosto 2008, il Free Gaza Movement ha organizzato 8 missioni via mare, riuscendo ad arrivare a Gaza 5 volte, in missioni separate. In due occasioni diverse le forze di Occupazione Israeliane hanno già usato violenza per fermare le barche, speronando e quasi affondando la barca DIGNITY nel dicembre 2008 e minacciando di sparare e uccidire i passeggeri disarmati nel gennaio 2009. Il destino di questa ottava missione  a Gaza, è ancora incerto.

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The SPIRIT with its Cypriot escort in front di freegazaorg

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Per maggiori informazioni per cortesia contattare:

Greta Berlin (English/French) o Caoimhe Butterly (English/Arabic/Spanish) at 00357 99 081 767 friends@freegaza.org


COSA POTETE FARE:


CHIAMARE O INVIARE UN FAX A Major Liebovitz della Marina Israeliana a:
Tel + 972 5 781 86248 or +972 3737 7777 or +972 3737 6242
Fax +972 3737 6123 or +972 3737 7175

CHIAMARE  Mark Regev nell’Ufficio del Primo Ministro a:
Tel +972 2670 5354 or +972 5 0620 3264
mark.regev@it.pmo.gov.il

CHIAMARE Shlomo Dror al Ministero della Difesa:
Tel +972 3697 5339 or +972 50629 8148

mediasar@mod.gov.il

ULTIMA ORA

Ricevo in questo momento una mail in cui si afferma che secondo notizie – ancora da confermare – da al-Jazeera la marina israeliana ha fermato ed abbordato lo Spirit of Humanity. Non si sa se equipaggio e passeggeri siano stati arrestati… la vostra presa di posizione è fondamentale. Grazie. elena


Uranio impoverito, le denunce dei soldati

I morti sarebbero circa 170 e i malati più di 2.500

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Un’inchiesta racconta la quotidianità di tre ex militari malati di tumore dopo missioni in Bosnia, Kosovo e Iraq

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Misurazioni della radioattività in Bosnia (Ap)

MILANO L’ultima denuncia è di pochi giorni fa: la moglie di un militare romano di 49 anni ha rivelato che il marito è morto a novembre per un adenocarcinoma, un tumore maligno presumibilmente di origine polmonare. Il militare era stato in missione in Kosovo, a Pec, dal 2000 al 2001, in veste di radiologo. In una lettera al sito Vittimeuranio.com la donna chiede che sia fatta luce e giustizia sulla morte del marito. Secondo il bilancio ufficiale del ministero della Difesa, alla fine del 2007 le morti riconducibili all’uranio impoverito sono 77 e i malati 312. Diversi numeri dell’Osservatorio militare, ente coordinato da Domenico Leggiero, un elicotterista di Sesto Fiorentino a riposo: i morti sono circa 170 e i malati più di 2.500, dagli anni Novanta ad oggi.

L’ITALIA CHIAMÒ – Ai drammatici effetti dell’uranio impoverito è dedicata un’inchiesta, «L’Italia chiamò» (libro e dvd, Edizioni Ambiente, 2009), di tre giornalisti: Leonardo Brogioni (uno dei fondatori dell’associazione culturale Polifemo), Angelo Miotto (PeaceReporter) e Matteo Scanni (coordinatore della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica e autore di film e cortometraggi). È un lavoro multimediale, ovvero composto da testi, video, audio e foto. I protagonisti sono quattro militari italiani che hanno partecipato alle missioni di pace in Bosnia, Kosovo e Iraq: tre di loro, malati di tumore, affrontano una difficile quotidianità. Il quarto, Luca Sepe, è morto nel 2004 e nel documentario viene raccontato dalle parole del padre: «Da quando si è ammalato ed è deceduto mio figlio, a casa mia non si sorride più, c’è sempre un silenzio di tomba, non ci sono più feste comandate né compleanni, per noi il tempo si è fermato» dice Antonio Sepe.

RACCONTI DEI SOLDATI Emerico Laccetti ha 47 anni ed è sopravissuto a un linfoma non Hodgkin (tumore maligno del tessuto linfatico): «La prima volta che ho sentito parlare dell’uranio impoverito è stato leggendo un giornale gratuito distribuito nella metropolitana di Roma – racconta -. Nessuno dei miei superiori si è mai fatto vivo quando stavo male, l’unica telefonata interessata è stata quella della Commissione Mandelli, che dal 2000 lavorava per accertare gli aspetti medico-scientifici dei casi di tumore segnalati sui militari impegnati in Bosnia e Kosovo». Poi c’è Salvatore Donatiello, ex sergente di Sparanise (Caserta), anche lui colpito da linfoma non Hodgkin durante le esercitazioni al poligono interforze di Capo Teulada, in Sardegna. «Dormivamo e mangiavamo nelle tende, camminavamo su terreni non bonificati e c’erano dappertutto resti di proiettili di ogni tipo, anche americani» è la sua testimonianza. Ultimo protagonista di questo viaggio negli inferi è Angelo Ciaccio, colpito due anni fa da leucemia mieloide acuta (patologia tumorale delle cellule del midollo osseo): ha la testa rasata e deve portare sempre una mascherina sulla bocca dopo il trapianto al midollo; è stato sottoposto a decine di sedute di chemioterapia. «Ho prestato servizio a Sarajevo, alla caserma Tito Barrak – spiega -, ma penso di essermi ammalato Iraq per i continui bombardamenti».

OPERAZIONE VULCANO – Gli autori hanno allegato al lavoro anche un video, girato dai soldati e tuttora classificato come riservato, che mostra le procedure standard adottate durante l'”operazione Vulcano”, una bonifica effettuata in Kosovo nel novembre 1996. I soldati seppelliscono in una buca le armi e le munizioni abbandonate dall’esercito americano e dagli alleati, poi le fanno brillare: una nuvola radioattiva copre il cielo. Nessuno indossa tute o maschere di protezione. A distanza di pochi anni il destino dei 14 uomini della squadra Vulcano è segnato: otto si ammalano, due muoiono di tumore, altri due mettono al mondo figli con gravi malformazioni, scoprendo dagli esami microbiologici che anche il liquido seminale può trasformarsi in agente contaminante. «Solo in Kosovo gli americani e i loro alleati hanno sparato 31 mila proiettili “speciali” e scaricato l’equivalente di dieci tonnellate di uranio impoverito – scrivono gli autori di «L’Italia chiamò» -, hanno sperimentato con disinvoltura armi in grado di perforare come burro la corazza di un tank, sprigionando nell’impatto radiazioni e polveri».

Fonte: il Corriere della Sera, dove trovate anche un elenco di articoli correlati. nde

Honduras: visto da qua… e visto da là

Honduras, l’opposizione si organizza
E il mondo condanna il colpo di Stato

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Clinton: «Restaurare la democrazia».
Micheletti è il presidente “ad interim”.
Ma i manifestanti sfidano il coprifuoco

TEGUCIGALPA
I golpisti contro tutti. Dopo aver messo a segno all’alba di ieri il colpo di Stato contro il presidente Manuel Zelaya, facendolo espellere in Costa Rica dai militari, e dopo aver fatto designare – in Parlamento per alzata di mano dei legislatori dei quattro partiti presenti – come suo successore Roberto Micheletti, l’esercito e i poteri forti sono già impegnati a fronteggiare l’unanime condanna internazionale.

«È stato un problema interno», risolto in modo costituzionale, ha assicurato il presidente ad interim in una intervista ad una radio colombiana. E ha aggiunto: «Oggi gli honduregni sono andati tutti al lavoro. E seppur non al cento per cento, almeno l’ottanta per cento della popolazione è con noi … Vogliamo lavare noi i piatti di casa nostra. E se dovremo rendere conto alla comunità internazionale dell’indebita condotta di Zelaya, lo faremo». Nel Paese intanto è in vigore il coprifuoco deciso da Micheletti e tutti i media favorevoli al presidente deposto sono stati chiusi (sono state messe a tacere anche la Cnn e Telesur). I media favorevoli ai golpisti hanno invece invitato la popolazione «a ritornare alla normalità» perchè ora è in vigore «l’ordine istituzionale».

In America Latina in particolare,
ma anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, i punti di vista dei principali leader politici sono però decisamente contrari ai golpisti. Il «ripristino dell’ordine democratico e costituzionale» in Honduras per gli Usa è «una priorità immediata», secondo il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Che a Washington ha ribadito che l’estromissione di Zelaya equivale «a un colpo di Stato». In proposito, secondo media latinoamericani, ieri, al termine di una teleconferenza con vari giornalisti, un alto funzionario del Dipartmento di Stato ha assicurato che sia Washington che esponenti politici di altri Paesi «hanno tentato in tutti i modi di evitare il golpe». «Ha specificato che hanno parlato con tutti i settori coinvolti, militari inclusi, ma hanno fallito», ha precisato il quotidiano Clarin di Buenos Aires.

In pratica i golpisti honduregni non hanno dato retta a nessuno.
Ma non manca chi insinua che possano avere avuto sottobanco l’appoggio di qualche settore della destra intransigente Usa. Cosa detta, ad esempio, dal presidente venezuelano Hugo Chavez. Che, dopo aver sottolineato come anche la Casa Bianca abbia condannato il golpe, ha però avvertito: «Bisogna fare molta attenzione, poichè si dicono tante cose e, poi, sotto sotto, se ne fanno altre». Ed ha citato il caso di Haiti. Dove, ha ricordato, dopo la destituzione del presidente Aristides, l’Organizzazione degli stati americani (Osa) ed organismi internazionali «hanno cominciato a parlare di negoziati». Per quanto riguarda l’Osa, comunque, ora la reazione è stata unanime a favore di Zelaya. Ieri sera, al termine di un’assemblea durata cinque ore, all’unanimità, è stato condannato il golpe, è stato chiesto il ritorno «senza condizioni» del presidente deposto e si è minacciato l’Honduras di espulsione.

Di tutta questa complessa situazione, hanno parlato oggi a Managua 15 capi di stato e di governo dell’America Latina e dei Caraibi. Convenuti nella capitale del Nicaragua, sia per un riunione straordinaria ad hoc dell’Alba (Alianza Bolivariana de las Americas), l’organismo creato da Chavez, che per un incontro previsto da tempo del Sica (Sistema de Integracion Centroamericana). Tra i convenuti, anche il presidente messicano Felipe Calderon, che è pure presidente pro-tempore del Gruppo di Rio (28 Paesi). Ai febbrili incontri del “megavertice”, dove, secondo Chavez, sarà predisposta «una battaglia continentale» contro i golpisti, sono presenti anche Zelaya («Sono il presidente legittimo e presto tornerò a Tegucigalpa») ed il segretario dell’Osa, Josè Miguel Insulza. Quest’ultimo domani – mentre a New York ci sarà una riunione dell’Onu alla quale il presidente dell’Assemblea Generale, il nicaraguense Miguel d’Escoto («A Tegucigalpa è stata messa in atto un’operazione criminale») ha invitato a prendere la parola il presidente deposto – tornerà a Washington per una nuova riunione dell’organismo. Secondo Insulza, in questa sede potrebbe essere applicato «l’articolo 19 della Carta democratica interamericana, con la sospensione dell’Honduras da tutti i nostri organismi: assemblea, consiglio, commissioni». Come Cuba nel 1961.

Fonte: la Stampa

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Da Vero Sudamerica riportiamo alcuni aggiornamenti:

Aggiornamenti in tempo reale

  • Manuel Zelaya annuncia che giovedì, dopo la sua visita agli Stati Uniti per pronunciare un discorso davanti alla ONU, rientrerà in Honduras accompagnato dal presidente dell’OEA, José Miguel Insulza e dai presidenti latinoamericani che accetteranno l’invito ad accompagnarlo.
  • Obama si compromette, si schiera apertamente e dichiara “illegale il colpo di stato in Honduras”. “Il presidente Zelaya continua a rappresentare il presidente legittimo della Repubblica di Honduras”.
  • Il gruppo di Rio, l’ALBA, SICA, tutti i paesi uniti e unanimi e senza eccezioni da Managua Nicaragua ritirano i loro ambasciatori in Honduras e sospendono attività economiche, politiche, finanziarie e di cooperazione sino al ripristino dell’ordine democratico e al ritorno di Zelaya alla presidenza.
  • Nessun governo riconosce il presidente illegittimo hondureño, Roberto Micheletti.
  • La repressione militare nei confronti dei manifestanti, e la registrazione della violazione di diritti umani nei confronti di politici e attivisti detenuti.
  • Il presidente illegittimo Micheletti dichiara che governerà in Honduras nonostante la condanna internazionale.
  • L’arresto e il sequestro per poche ore di giornalisti e reporter di Telesur, unico canale televisivo a trasmettere in diretta le immagini della repressione militare a Tegucigalpa.
  • La prima vittima della resistenza civile, un sindacalista travolto da un veicolo dell’esercito.
  • Inizio dello sciopero generale indetto dalla resistenza pacifica e civile al colpo di Stato.

Il colpo di stato sembra già avere le ore contate.

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Ed una testimonianza diretta:

AGGIORNAMENTO Da Tegucigalpa raccogliamo la testimonianza dell’amico Davide Bonechi, cittadino italiano residente in Honduras. Foto della repressione militare in esclusiva.

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29 giugnoStamattina purtroppo si è registrato il primo morto. Un sindacalista è stato travolto da un veicolo dell’esercito fuori dall’Hondutel. Ovviamente i media continuano a tacere. L’unica maniera per avere informazioni non manipolate è attraverso internet, ma in pochi ne hanno facile accesso.

Ore 15:00 La situazione è peggiorata. Le manifestazioni davanti alla casa presidenziale continuano, c’è il doppio di manifestanti rispetto a ieri.
La polizia (fino a ieri neutrale, poi nella notte il presidente illegittimo Micheletti ne ha destituito i capi) si è aggiunta all’esercito ed ha iniziato a lanciare lacrimogeni sulla folla che ha risposto con lancio di pietre. Inizia la repressione con attacchi con idranti carichi di acqua ed irritanti chimici.
Si è assistito a una mezz’ora repressione militare.

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Ore 16:00 L’esercito esce dalla casa presidenziale e divide in due il cordone dei manifestanti. La folla continua a rispondere con il lancio di oggetti. Ho visto con i miei occhi elementi dell’esercito e della polizia nazionale manganellare e sparare con pallettoni di plastica mirando alle gambe dei manifestanti. Si stanno registrando vari feriti e diversi manifestanti arrestati arbitrariamente.

Circolano nel tardo pomeriggio notizie riguardo altri possibili morti ma per ora non sono fonti confermate.

Il dirigente del “Bloque Popular” (uno dei sindacati più attivi nella protesta civica) è stato picchiato dalla polizia durante la repressione militare davanti alla casa presidenziale.

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Per domani si spera in una mobilitazione civica più forte e di conseguenza si prospetta il rischio di una repressione ancora più dura.

L’aria qui nella città di Tegucigalpa è pesante, la polizia è dappertutto, molte vetrine rotte. C’è tensione e i media ancora che ancora trasmettono sono complici del golpe e tacciono, non commentano, fanno riferimento ad una situazione normale, ad un ordinario riordino costituzionale.

L’esercito sta tentando di bloccare l’accesso a Tegucigalpa per evitare che dalle altre città e dalle campagne si rinforzi la resistenza cittadina. Per domani è prevista una manifestazione della società civile al “Parque Central” ed inizieranno gli scioperi per protestare contro il governo illegittimo di Micheletti.

Anche nelle altre città nel frattempo si organizzano manifestazioni per il ritorno di Zelaya. A San Pedro Sula c’è stata una manifestazione oggi, la resistenza ha occupato ponte di Progreso.

Le foto sono state inviate da Davide in esclusiva per VeroSudamerica.

Fonte: Vero Sudamerica

Nota di elena: il blog Vero Sudamerica, curato da un amico che da parecchio vive là, è una fonte preziosa di informazioni di prima mano – sia per quel che riguarda la situazione honduregna attuale che per tutto il Sud America. Ve lo consiglio.

Berlusconi ammette: ’37 mld in meno di gettito’

La stampa internazionale lo accerchia, parlando di dimissioni imminenti, e Berlusconi rilancia alla sua maniera. A Napoli, presentando il G8, ha definito il suo governo “il più stabile e sicuro del mondo occidentale”. Anche perchè – ha aggiunto – il suo gradimento è al 62,3% e l’opposizione, “come dice Pansa, è un cadavere che cammina”. Nel proclamare indistruttibile il suo esecutivo ha però ammesso il disastro economico in cui si trova l’Italia: ” la crisi provocherà una riduzione delle entrate per l’erario che prevediamo, a fine anno, di 37 miliardi di euro». Quanto al rapporto deficit-pil raggiungerà il 5%, ammette il premier. Berlusconi dice però che il governo è innocente: “nonostante questo non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani». I conti, dice, sono sotto controllo. Cosa che le cifre fornite dallo stesso premier sembrerebbero mettere in discussione. Tra l’altro questi numeri sono la conferma che gli istituti di ricerca e Bankitalia (che Berlusconi aveva invitato a zittire) avevano perfettamente ragione. Il Pd: “Prima ha negato che ci fosse la crisi economica, ora si scopre che è persino più grave che nel resto d’Europa, con la differenza che che è stata messa in campo un’azione tardiva e inefficace”.

Un gruppo di manifestanti, aderenti ad alcuni movimenti di protesta, tra cui l’Onda napoletana, ha inscenato un sit-in alla Stazione marittima di Napoli dove, a bordo della nave Fantasia della Msc, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha parlato spaziando su vari argomenti. I manifestanti hanno esposto striscioni sui quali si legge, tra l’altro, «Noi la crisi non la paghiamo».

Berlusconi sulla nave ha affrontato il tema G8 e terremoto, dicendo che entro settembre nessuno starà più nelle tende, anche perchè saranno messe a disposizione degli sfollati 1100 posti del complesso della Finanza che verrà usata proprio per il G8. Quanto a Napoli ha detto che grazie a lui “è tornata alla civiltà” e che il problema rifiuti è stato definitivamente risolto.

Parlando dell’argomento ha però innescato una nuova polemica. Ha citato tre regioni a rischio rifiuti, tra cui la Liguria. Il presidente della regione interessata non ha gradito e ha reagito: “«Passando il suo tempo a fare altro invece che governare il paese Berlusconi non è bene informato». «In Liguria non c’è un chilo di spazzatura che non vada a posto – afferma Burlando -. C’è solo una provincia biricchina, quella di Imperia, da sempre governata dal centro destra, che non ha presentato il piano rifiuti e che noi abbiamo commissariato. Berlusconi è spesso in Liguria, e l’ha visitata anche di recente – prosegue il presidente della Regione – avrà visto che nemmeno un cassonetto risulta non svuotato. Ci dispiace che diffonda notizie false che potrebbe influenzare negativamente i turisti».

Intanto si parla di crisi e possibili dimissioni del premier, anche se in tanti, a cominciare da lui, si affanno a smentire l’ipotesi che invece viene ampiamente sostenuta dalla stampa internazionale, soprattutto quella inglese.  Il presidente della Camera Fini dice che “molti pensano e sperano in una crisi, ma questo appare irrealistico perchè il governo è uscito raforzato dal test elettorale”. Fini dice comunque che quando Berlusconi si ritirerà non ci saranno primarie, ma saranno gli iscritti a decidere il successore.  Il presidente della Camera ha parlato del governo italiano alla tv spagnola:  «Qui – lo incalza la cronista riferendosi alle ultime vicende che hanno riguardato il premier italiano – per cose come queste un politico si dimette». «Per l’italiano – spiega Fini – le vicende personali sono relative alla sfera privata. Gli italiani giudicano il governo solo per quello che fa, non per le polemiche sul presidente del Consiglio».

Con una puntualizzazione: «Tutti quelli che hanno responsabilità istituzionali – chiarisce – devono essere coscienti della necessità di comportamenti che siano rispettosi delle regole, dei sentimenti e degli stati d’animo del popolo. Tuttavia diffido di chi dà giudizi morali. Sono questioni che attengono alla sfera personale: ognuno risponde alla propria coscienza ed ai propri elettori».

Dà invece una stoccata sul tema dei disfattisti, denunciati da Berlusconi, che parlerebbero di crisi seminando sfiducia: «È evidente – dice Fini dalla Spagna – che chi governa ha il dovere dell’ottimismo. Ed è evidente – aggiunge però – che da solo l’ottimismo non risolve la crisi»

Ieri a proposito di saldezza dell’esecutivo era stato Giulio Tremonti a dare la linea al Pdl, per sventare l’ipotesi crisi: «Un governo tecnico si può anche trovare, ma durerebbe il tempo di uno Yomo»,  ha detto il ministro dell’Economia (facendo anche pubblicità allo yogurt), intervistato da Lucia Annunziata a In 1/2 ora. Per Tremonti il governo è «fortissimo» e supportato dal Parlamento. «Le indagini, anziché farle sulla Sacra Corona Unita, le fanno su roba del genere». Insomma, la «leadership fortissima» di Berlusconi è nota all’estero: «Il resto è essere guardoni».  Enrico Letta del Pd considera questa difesa di Tremonti il segno che il declino di Berlusconi è ormai in atto e che l’opposizione deve attrazzarsi per essere percepita come alternativa credibile. Nel dibattito, rispondendo alle domande dei giornalisti, è intervenuta anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia secondo cui gli imprendirtori e il paese hanno bisogno di un governo saldo.

La stampa internazionale però ipotizza un rapido declino del Re Papi-Silvio: dai quotidiani britannici allo spagnolo El Pais, articoli sull’inchiesta di Bari. Berlusconi intanto cerca di rifarsi un trucco da «uomo del fare» che ha i suoi svaghi (il trucco televisivo è sempre a posto) e dare un’immagine di compattezza del suo governo, condita con l’elogio alle ministre.

La stampa inglese  è scatenata. Riferendosi al fatto che le ragazze di Bari fra loro lamentavano l’essere «accarezzate» davanti a un uomo della scorta… Il Times on line titola così: «Oh Silvio, not in front of the guards», e Patrizia D’Addario racconta la notte brava del 4 novembre, passata insonne con un Silvio «toro instancabile» e un’infinità di docce gelate.
IL GRANDE FREDDO
Il Sunday Times rivela indiscrezioni raccolte nel governo: ovvero che l’«angelo custode» del cavaliere si sarebbe stancato: «Gianni Letta si è distanziato dal premier e da alcuni mesi declina i suoi inviti a cena», scrive il domenicale britannico mostrando le crepe: un «collaboratore disamorato» ha detto che «Berlusconi si è trasformato nell’opposto di Re Mida, sporca tutto quello che tocca».

Che Gianni Letta sia imbarazzato dalle esuberanze del premier è piuttosto evidente, anche per i suoi buoni rapporti con il Vaticano e il Quirinale. Berlusconi lo usa come suo sostituto in caso di imbarazzi istituzionali o torcicolli dolorosi. Nell’entourage del premier i pezzi del Times sono bollati come «schifezze» o mossi dalla concorrenza di Murdoch che vede minato il monopolio satellitare dal mondo digitale. Ma nel Pdl dicono che «erosione» avanzi, con dubbi sul «dopo-Berlusconi». Gianfranco Fini aspetta, ma non crede, dicono parlamentari a lui vicini, ad una rapida caduta di Re Silvio, a meno che non esploda uno scandalo più pesante dalle inchieste sul fronte cocaina. Una mina vagante sulla vetrina del G8 a L’Aquila.
Il presidente della Camera

Fini è un altro soggetto della guerra di successione. Certo «non accetterebbe essere a capo di un governo di transizione», semmai in un governo confermato dagli elettori. Ma se Berlusconi si dimettesse «e designasse un altro che non fosse Fini, che è il secondo leader del Pdl, il partito esploderebbe», dice un ex An. I capigruppo, invece, fanno muro difensivo. Lui, il premier, evita Villa Certosa e la Sardegna. Ieri era a Milano. Oggi vuole stupire con effetti speciali, che il Times chiama il suo tipico «flamboyant style»: presentare a Napoli il programma del G8 de L’Aquila, a bordo della mega nave da crociera Msc Fantasia (che avrebbe usato se avesse lasciato il G8 alla Maddalena). Location ideale per uno show diversivo, con cena privata e notte all’hotel Vesuvio. La tattica di Papi è rivendicare il suo stile esagerato di vita: dal promettere ai giornalisti l’invito «alle mie cene, così vedete la qualità degli interventi artistici» di Apicella e le sue girls, alle dame di compagnia che non si è accordo fossero prostitute.

Fonte: l’Unità