Archivio | giugno 2010

Referendum Pomigliano: chi vince e chi perde…. e i lavoratori?

Referendum Pomigliano: chi vince e chi perde… e i lavoratori?

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Forse la vicenda dell’accordo Fiat a Pomigliano non è del tutto scontata come sembra.
Più cerco di confrontarmi sull’argomento e più mi risulta prepotente una considerazione:
i lavoratori, che dovrebbero essere i protagonisti della vicenda, risultano, in realtà, soggetti passivi e ininfluenti rispetto ai giochi che concorrono, con i relativi “master”, a disegnare un quadro per il futuro della Fiat a Pomigliano, per il ruolo del Governo e per le future relazioni sindacali e la capacità contrattuale del sindacato.
Il sospetto che la Fiat non volesse la vittoria dei SI’ all’accordo non è solo una fantasia.
Infatti, un NO vincente avrebbe dato modo alla Fiat di dismettere, delocalizzare e, perché no, sfruttare qualche ammortizzatore sociale per non far fronte a quelli che, nelle cause di separazione o divorzio, sono gli obblighi economici a carico del coniuge economicamente “più forte”.
Che la Fiat faccia pagare alla comunità i costi della propria politica aziendale, riservando per sé unicamente utili e profitti non è cosa nuova.

Il ricatto messo in atto nei confronti dei lavoratori è talmente ignobile da renderlo epidermicamente inaccettabile.
Antagonista a questa posizione FIAT è il Governo, nella figura del ministro del Welfare Sacconi, che vorrebbe, insieme ai sindacati amici (Cisl e Uil), fotocopiare questa tipologia di accordo, magari riproponendolo per altri contesti aziendali, produttivi e territoriali, distruggendo, così, ciò che rimane della contrattazione collettiva, e pensionando definitivamente lo statuto dei diritti dei Lavoratori.
Per Sacconi è abituale essere costantemente sul fronte opposto ai diritti dei lavoratori:
nel PSI con Craxi contro la scala mobile, sostenitore di ogni forma di precarizzazione ai tempi di Biagi ed infine pronto ed accondiscendente notaio quando l’Europa si esprime sull’allungamento dell’età pensionabile delle donne nella Pubblica Amministrazione, omettendo l’osservazione che, in altri paesi europei, i servizi erogati sono diversi e più efficienti rispetto al nostro Paese.
I lavoratori di Pomigliano come si può evincere da questo ragionamento sono la pallina da ping-pong che Marchionne per la Fiat e Sacconi per il Governo, pensano di poter schiacciare impunemente.
Ma il risultato referendario rimette in discussione tutto.
La mancata accettazione plebiscitaria dell’accordo, pur con la vittoria numerica dei SI’, rende la Fiat comunque consapevole che il conflitto non è risolto e che, ad oggi, si impone una ripresa della trattativa con tutti i soggetti interessati e non soltanto con quei sindacati scarsamente attenti al ruolo dei lavoratori e troppo vicini al padronato e al governo.
A fronte di tale situazione complessiva, il nodo politico diventa essenziale.
Non ci si può più limitare a manifestare una generica solidarietà verso i lavoratori di Pomigliano e la Fiom.
Al fianco di quei lavoratori serve un blocco politico capace di far pesare la propria rappresentatività sulla scena politica italiana.

La rielaborazione di un soggetto politico nuovo, che ponga il primato del lavoro in compatibilità ambientale, diventa l’indispensabile condizione per far si che, non solo i lavoratori di Pomigliano, ma tutti i lavoratori, ritrovino la dimensione politica di una crescita civile, economica e ambientale del nostro Paese.
Loris

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Sono d’accordo con Loris: i lavoratori hanno perso, ma avrebbero perso anche se al referendum avesse vinto il “no”.

A mio avviso infatti il problema non è “SOLO” la difesa del posto di lavoro e/o dei diritti acquisiti negli anni a duro prezzo. No, il discorso è molto più ampio e riguarda direttamente TUTTI i lavoratori, o, meglio ancora, tutti gli italiani. Anzi: tutti gli abitanti del pianeta – inevitabile allargare il discorso: non siamo più su un’isoletta felice, isolabile dal resto del mondo quando non ci fa comodo occuparci dei vicini, che son sempre più vicini.

Purtroppo in Italia domina un egoismo di fondo, una certa qual voglia di coltivarsi il proprio orticello senza curarsi del prossimo… come se il prossimo fosse una specie di apparizione televisiva: basta usare il telecomando per farlo sparire. Non è così.

E’ abbastanza scontato, almeno per quelli che mi conoscono bene, che sto dalla parte della FIOM, però… manca qualcosa. La domanda che mi faccio – e che faccio a tutti i lavoratori, di Pomigliano ma non solo – è: ma che diavolo di senso ha continuare a produrre le Panda? Intendiamoci, non ce l’ho con questo tipo di autoveicolo in particolare… ma che le produciamo a fare se gli stipendi di chi le fa non consentiranno loro di comprarsele, né lo consentiranno ai lavoratori polacchi che verranno lasciati a casa, ma nemmeno le persone del terzo mondo potranno avvantaggiarsene: avete idea di cosa costa una Panda? Esistono automobili (indiane, ad esempio) che costano molto meno. E non essendo in Italia l’acquirente, non ha nemmeno troppe gabelle demotivanti… ergo? Costruiamo ‘ste Panda e poi le lasciamo lì nei parcheggi, perché tanto non sperate che gli azionisti FIAT se le comprino per sostenere i consumi… o che diventino il modello in uso per carabinieri all’inseguimento dei delinquenti, e tantomeno auto blu per i nostri ministri… proprio quelli, ce li vedete su una Panda? Certo non si accontentano.
Quindi, anche continuare la produzione a che serve? A rimandare il problema.

Continua ad avere ragione Loris: serve un soggetto politico nuovo, e serve in fretta. Dobbiamo elaborare un modello di economia e di sviluppo diversi e rivoluzionari. Un modello in cui l’uomo sia il centro e non viva per la produzione. Dove abbia il tempo anche per l'”otium” di latina memoria, insomma di “far andare il cervello” anziché abbrutirsi davanti alla TV ed ai programmi per decerebrati che trasmette spacciandoli per cultura. Un modello in cui le merci prodotte siano fatte per durare e non per essere sostituite da altre che dureranno sempre meno, per garantire un ricambio – ed un guadagno, ma solo e sempre per i soliti pochi.

Se dobbiamo fare i sacrifici – e mi pare scontato che sia così, visti gli sprechi imperanti tra i nostri governanti, maanche le esitazioni e le eccessive timidezze della cosiddetta “opposizione” – almeno facciamoli per qualcosa. Altrimenti, che senso ha? Tanto varrebbe tapparsi il naso, chiudersi gli occhi e partecipare alla festa dell’obnubilazione collettiva.

E non venitemi a dire che per me è facile parlare, che tanto il problema non mi tocca direttamente: è vero che non sto a Pomigliano e non lavoro in Fiat (al momento non lavoro proprio), ma nel mio piccolo sono un’esperta. Tre “ristrutturazioni” ho visto nascere e svilupparsi –  e per me si sono trasformate in tre licenziamenti. elena

“In Cuba migliori indici di salute che nei paesi sviluppati”

“In Cuba migliori indici di salute che nei paesi sviluppati”

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Lo ha affermato il Presidente dell’Associazione Mondiale di Pediatria

José A. de la Osa

“Gli indici di mortalità infantile a Cuba, sia nel primo anno divita che nei minori di cinque anni, sono migliori di quelli che si possono incontrare nei paesi sviluppati, con entrate nazionali molto superiori”, ha affermato a L’Avana il dottor Chok-wan Chan, presidente dell’Associazione Mondiale di Pediatria (IPA, la sigla in inglese), intervenendo nel Seminario Internazionale Esperienze dell’Attenzione alla Salute Infantile.

“Se paragono le statistiche di salute degli Stati Uniti con quelle di Cuba, queste ultime sono superiori e per questa ragione considero che Cuba è un buon esempio nell’ottenimento di indici positivi, come risultato della volontà politica del governo rivoluzionario, nel suo sistema di salute universale e gratuito, il livello dell’educazione raggiunto da tutta la popolazione e l’atteggiamento dei suoi professionisti.

Nelle sue parole di chiusura del Seminario, la dottoressa Elizabeth Mason, direttrice del Dipartimento della Salute Infantile e dell’Adolescente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detta ai delegati di dieci paesi della regione, di conoscere solo un altro sistema buono come quello cubano, alludendo a quello inglese, ed ha precisato che se si analizzano le risorse monetarie che s’investono in salute annualmente per i  britannici, con quelli che utilizza Cuba, è come paragonare una goccia d’acqua con un enorme bacino…

(Traduzione Granma Int.)

fonte: http://www.granma.cu/italiano/cuba/30-junio-incuba.html

Condanniamo l’aggressione – Roma-Tel Aviv, piccoli e grandi squadrismi – Mystery solved: flotilla cargo contents revealed!

Condanniamo l’aggressione

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Martedì 29 Giugno 2010
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La Rete ECO, Ebrei contro l’Occupazione, condanna l’aggressione subita da uomini e donne che manifestavano pacificamente sulle gradinate del Campidoglio da parte di un gruppo di persone che sventolavano bandiere israeliane

Come ha scritto Alessandra Mecozzi, i manifestanti avevano un chiaro messaggio scritto sullo striscione” senza la loro libertà non saremo mai liberi”. Hanno manifestato per «ricordare gli oltre 11 mila civili palestinesi ristretti nelle carceri israeliane, molti di loro senza possibilità di difendersi, il milione e mezzo di palestinesi rinchiusi nella Striscia di Gaza trasformata nella più grande prigione a cielo aperto esistente al mondo e per onorare i 1417 morti palestinesi dell’operazione Piombo Fuso», nonché «i 9 morti della motonave Marmara che trasportava aiuti umanitari per la popolazione di Gaza, uccisi dalle forze speciali israeliane il 31 maggio scorso». Il Comune di Roma ha sbagliato, non nel chiedere la libertà per il soldato Shalit, spegnendo le luci del Colosseo, ma nel non chiedere la libertà anche per i prigionieri palestinesi e per la popolazione di Gaza, ha sbagliato gravemente nel non ricordare le vittime dell’esercito israeliano. Del resto è proprio la madre del soldato Shalit che ha fatto un appello agli israeliani perché premano sul Governo per uno scambio di prigionieri!

La faziosità dell’iniziativa al Colosseo, attivata dal Comune su richiesta della Comunità Ebraica, ha aperto la strada all’aggressione da parte del gruppo di giovani che, alla fine della manifestazione al Colosseo, si dirigevano verso il quartiere ebraico. L’aggressione dei giovani della Comunità non è un comune atto di teppismo, ma violenza fascista.

E sventolare la bandiera israeliana, dopo aver preso a calci e pugni manifestanti pacifici e pacifisti, è disgustoso. L’utilizzo della Stella di Davide per azioni squadriste chiama in causa tutti gli ebrei. Da questo uso dissennato ci dissociamo e lo diciamo con forza.

Il sindaco di Roma, Alemanno, anziché condannare gli aggressori fascisti ha mantenuto un silenzio complice; e la comunità ebraica romana non ha preso posizione contro i settori violenti e fascisti al suo interno. Questo non meraviglia, ma é una vergogna per l’ebraismo e la democrazia.

fonte: http://rete-eco.it/it/gruppi-ebraici/rete-eco/14523-condanniamo-laggressione.html

Roma-Tel Aviv, piccoli e grandi squadrismi

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il Manifesto, 27 Giugno 2010 (III pagina)

Scrive Haaretz che 7 macchine a ossigeno donate dalla Norvegia a ospedali palestinesi sono state «confiscate» dagli israeliani perché «i generatori attaccati alle macchine potrebbero essere usati non per fini medici». Delle 7 macchine, 6 erano per ospedali nella West Bank del conciliante Abu Mazen e 1 per la Striscia del barbaro Hamas. Confiscate tutte. Così imparano. Un gesto in linea con la natura democratica e umanitaria di Israele fatta propria, senza se e senza ma, da buona parte della comunità ebraica italiana cui sembra non fare più schifo lanciarsi in azioni squadriste. Come quelle di cui storicamente gli ebrei sono stati vittime da parte dello squadrismo fascista e come quella di mercoledì sera a Roma contro un gruppo di pacifici manifestanti che ricordavano che oltre al soldato Shalit forse andrebbero liberati anche gli 11 mila palestinesi, fra cui donne e bambini, sequestrati da anni nelle carceri israeliane in «detenzione amministrativa». Un’azione di squadrismo fascista liquidata dal sindaco (ex? post?) fascista e dai giornali obiettivi come «una rissa».

fonte: http://rete-eco.it/it/approfondimenti/italia/14478-roma-tel-aviv-piccoli-e-grandi-squadrismi.html

Mystery solved: flotilla cargo contents revealed!

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(Mistero risolto: svelato il carico della flotta!)

Mercoledì 30 Giugno 2010 06:59 Adam Horowitz

June 1, 2010

Israeli officials showing press the Freedom Flotilla cargo. (Photos: Aymen Mohyeldin)

Al Jazeera’s Aymen Mohyeldin attended a press conference today where Israeli officials showed journalists the contents of the flotilla’s cargo ship. Here are some of the shocking details:

A box of toys, featuring a Pikachu backpack.

Medicine

Wheelchairs

Notebooks and textbooks

Any chance this stuff makes its way to Gaza?

fonte: http://rete-eco.it/it/approfondimenti/gaza/14357-mystery-solved-flotilla-cargo-contents-revealed.html

Berlusconi e la pressione fiscale: sedici anni di promesse contro sedici anni di dati.

Berlusconi e la pressione fiscale: sedici anni di promesse contro sedici anni di dati.

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Ecco il risultato di sedici anni di promesse in tema di riduzione della pressione fiscale:

Pressione fiscale delle amministrazioni pubbliche in % sul PIL (fonte: ISTAT)

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A livello europeo:

Limitandoci alla contabilità ufficiale, dunque, siamo di oltre 3 punti sopra la media – all’ingresso di Berlusconi in politica era all’incirca uno.

Che ne dicono gli elettori del PDL, che avevano concesso il loro voto sulla base di una ipotetica “equazione del benessere” – il vero e proprio cardine del programma elettorale – soltanto due anni fa e ad oggi del tutto disattesa?

Capiranno anche loro, dopo Galli della Loggia, che “c’è la necessità di un colpo d’ala“, ma di quelli che facciano quadrare i conti?

PS: Per completezza riguardo all’equazione, il debito pubblico è passato dal 103,5% del PIL nel 2007 al 115,8% del 2009.

[Il comunicato dell’ISTAT sullo stato dei conti pubblici nel 2009 in pdf: qui]

fonte: http://ilnichilista.wordpress.com/2010/06/28/4301/

Lo Sbarco – E’ Approdata A Genova La Nave Dei Diritti

Lo Sbarco – E’ Approdata A Genova La Nave Dei Diritti

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…E’ difficile interpretare il sentimento che ti prende dentro nel momento in cui persone che provengono da un paese diverso dall’Italia scendendo dalla nave iniziano a scandire..”Italia Libera”.

Sono per lo più italiani come noi, che hanno compiuto però la difficile scelta di trasferirsi e andare o a terminare gli studi o a lavorare in Spagna, alcuni da Barcellona, ma anche provenienti da altri paesi europei. Anagraficamente, i più, appartengono alla generazione che qualche alto intellettuale del centro-destra ha definito “bamboccioni” tra i 22 e i 35 anni. Altri con la famiglia, con i bimbi sul passeggino.

Scrivevo del sentimento che si prova: ca**o, neanche gli americani nel 45 erano entrati in Genova pensando di liberarla. Si era liberata da sola! Neanche il 30 Giugno 60 avevamo avuto bisogno di aiuti per toglierci di mezzo i fascisti e i battaglioni della “Celere” che li spalleggiavano a rappresentanza di un governo retto con i voti degli stessi fascisti.

Eppure hanno ragione, questi italo-catalani, o forse solo italiani andati in prestito in Spagna ma con la testa e il cuore in Italia. L’Italia va liberata! Ripristinati i Diritti , riaffermata la dignità del lavoro e la dignità del diverso. Riaffermare la Democrazia, la morale, l’etica.

Sono stati due giorni importanti per Genova quelli dello “Sbarco” della nave dei diritti. Una opportunità di confronto in quelle che sono state le piazze tematiche distribuite in città: Diritto alla pace, Diritto al sapere e alla Bellezza, Diritto all’ambiente e al futuro, Diritto alla dignità del lavoro, Diritto alla differenza.

A questa sollecitazione morale, politica e culturale che ha coinvolto parte del mondo dell’associazionismo è mancato però un confronto importante. Il confronto con la politica, che non vuol dire presentarsi con la bandierina per dimostrare la presenza mediatica, ma significa confrontarsi sulle idee, sulle proposte, sui valori. Vuol dire rimettere in campo quella capacità di interpretare la nostra società in grado di dare una progettualità ed una aspettativa di futuro credibile e sostenibile.

Se dovesse servire…. tornate con una flotta intera.

Loris

Gallerie fotografiche di Giulia Parodi(cliccando sulla scritta o l’immagine sottostante si accede alla galleria)

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della “Nave dei Diritti” ha scritto anche:

Attaccabottone

“Facciamo seguire a questa altre navi, sempre più difficili da piratare”

Link Utili per comprendere meglio :

Specialità italiane: la diossina – Specialità italiane: ancora diossina (ma nei vegetali)

Specialità italiane: la diossina

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Le mappe qui sopra (clicca per ingrandire) mostrano la deposizione di diossina sui territori di Italia, Francia, Germania e RegnoUnito (le unità sono nanogrammi per m² all’anno). (1)

La diossina è un composto estreamente tossico e cancerogeno, che si sviluppa durante la combustione, soprattutto dei rifiuti; rame e ferro (spesso presenti nei rifiuti indfifferenziati) agiscono infatti da catalizzatori.

Le mappe  sono confrontabili perchè i colori corrispondono agli stessi livelli di scala.

E’ appena il caso di notare che l’italia è il paese più inquinato dalla Diossina: la pianura padana è più contaminata dei grandi distretti industriali delle altre nazioni.

I massimi valori di contaminazione (quadretti rosso scuro, valori doppi rispetto ai massimi di Francia e Germania) si osservano in corrispondenza di Brescia e di Taranto.

Cosa c’è a Brescia? Uno dei più grandi inceneritori di rifiuti d’Italia.

Cosa c’è a Taranto? L’ILVA, la più grande acciaieria d’Europa, che si ritiene “produca”circa 1200 morti all’anno (che non vengono quasi mai ricordati).

Milano, Torino e la pianura veneta non sono però da meno, perchè registrano valori nettamente  superiori a quelli delle altre regioni d’Europa.

Così avveleniamo lentamente il Bel Paese.

(1) Le mappe provengono dal Meteorological Sinthesizing (sic) Centre- East di Mosca. Dopo aver selezionato il paese, si seleziona in fondo alla pagina “Deposition to the country” relativo a PCDD (Polychlorinated dibenzodioxin). E’ possibile variare i livelli di scala.

Specialità italiane: ancora diossina (ma nei vegetali)

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Ieri ho mostrato come l’Italia sia tra i paesi industriali il più contaminato dalla diossina.

Oggi vediamo gli effetti biologici: l’Italia è anche il paese con la più elevata contaminazione nei tessuti vegetali: in media in Germania è il 25% in meno, in Francia ben il 40% in meno. (1)

Ciò che maggiormente impressiona sono però i livelli massimi di diossina che si riscontrano in alcune aree:

  • Taranto (acciaieria ILVA) guadagna ancora la maglia nera d’Europa: 38 TEQ ng/g è un livello di concentrazione assolutamente folle, che non ha praticamente eguali in tutta Europa, se non forse in qualche posto dell’Ucraina. La contaminazione tarantina si spande anche sulle province di Bari e Brindisi.
  • Brescia (inceneritore) ha il valore assai elevato di 17 TEQ ng/g, che non trova analoghi in tutta l’europa occidentale (se non sulla costa orientale inglese; i valori più elevati in questa zona sono però dovuti alla maggiore deposizione di diossina dovuta al trasporto dei venti).

La contaminazione della diossina arriva ahimè ovunque, anche nei campi di chi non usa porcherie chimiche per coltivare i vegetali. Naturalmente la concentrazione di diossina aumenta negli animali di allevamento, dal momento che essa si deposita nel grasso.

Anche un solo inceneritore in Italia sarebbe già troppo. Non costruiamone altri!

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(1)Fonte MSC East. L’unità di misura nelle mappe è picogrammi di diossina tetra equivalente per grammo di tessuto vegetale.La diossina in realtà non è una sola, ma è una legione di una ventina di composti, ciascuno con diversa tossicità ; per questo si esprime la concentrazione in “tetra equivalente”, cioè nella concentrazione della specie di maggiore tossicità (TCDD).

Mozzarelle blu e mozzarelle bianche, ma al Titanio

Mozzarelle blu e mozzarelle bianche, ma al Titanio

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Molti amanti della mozzarella saranno forse inorriditi nel vedere le foto della mozzarella che diventa blu al contatto con l’aria.

Evidentemente qualcosa è scappato di mano ai supertecnici dell’alimentazione, che da anni, come veri ingegneri di processo, si occupano di “migliorare” il cibo (1).

In effetti il blu è un colore innaturale per il cibo, che fa istintivamente ribrezzo.

Ma che dire del bianco?

Quanti sanno che di norma le mozzarelle vengono sbiancate con il biossido di titanio, pigmento normalmente usato per la vernice bianca, la plastica e il cemento? (2)

Eppure, non è una tecnica nuova. Sorprendentemente è stata studiatafina dal lontano 1969 da supertecnici della Cornell University, in un “pezzo” dal titolo “Application of Titanium Dioxide to Whiten Mozzarella Cheese“. Proprio così, whiten, sbiancare.

Mozzarella%20E171.jpgLa polvere bianca viene aggiunta al latte nella misura dello 0,02-0,05% per evitare l’ingiallimento naturale della pasta del formaggio dopo alcuni giorni dalla produzione. I supertecnici affermano che il Titanio non ha effetti negativi sulla texture del formaggio o sull’aroma.

Naturalmente non sono nemmeno sfiorati dal dubbio se il Titanio sia o meno dannoso per la salute. Questo tipo di ricerche non compete a loro, perbacco!

Al momento non si conoscono specifici effetti negativi del biossido di titanio sulla salute (anche se sembra che si accumuli nelle articolazioni). Ma perchè ingurgitare un ossido dagli effetti ignoti, usato solo per ragioni cosmetiche? Perchè farlo quando se ne può fare a meno?

(1) Di norma, il cibo che l’umanità utilizza da migliaia di anni non ha alcun bisogno di essere “migliorato” (a parte qualche doveroso controllo tossicologico- batteriologico). Tutte le energie profuse dai supertecnici servono solo a incrementare le possibilità di commercializzazione e i profitti dell’industria agroalimentare.

(2) Enrico Zagnoli, Quando l’etichetta diventa ostica in Valore Alimentare, 22, 22 (2008)

fonte: http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2010/06/mozzarelle-blu-e-mozzarelle-bianche-ma-al-titanio.html

Le morti nere

28 giugno 2010

Le morti nere

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Cari amici del blog, oggi è morto Ndidijohn Chukwu un operaio nigeriano di 24 anni che viveva a Piacenza.

Lavorava come dipendente di una cooperativa di pulizie ed è morto una settimana dopo un grave infortunio sul lavoro cadendo in un macchinario che trita il legno e che ha irrimediabilmente schiacciato il suo corpo.

Una notizia che non merita spazio nei telegiornali: l’ ennesima vittima della guerra del lavoro consumata in luoghi mai troppo lontani e accessibili ai controlli considerati però un “lusso” soprattutto in tempo di crisi.

Da una parte donne e uomini troppo spesso obbligati ad accettare di lavorare in ogni condizione pur di guadagnare dall’altra “controllori” che preferiscono chiudere gli occhi ritenendo così magari di incentivare la produzione anche di quanti considerano il capitale umano una parte marginale del sistema: costo da giocare sempre al ribasso.

Intanto la vita di un’altra famiglia è stata violentemente spezzata nell’assordante silenzio di chi paga un prezzo troppo alto per quello che altro non è che un diritto al lavoro.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/28/le-morti-nere/33080/

«C’è Cosa Nostra nella nascita di Forza Italia»

«C’è Cosa Nostra nella nascita di Forza Italia»

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«Oggi dei giudici ci confermano che un senatore della Repubblica, nonché l`uomo chiave nella costruzione di Forza Italia, è stato per trent`anni, anche nel periodo delle stragi, in stretto contatto con i boss mafiosi, fornendo persino protezione, come nel caso di Mangano, e contribuendo così con forza al mantenimento e al rafforzamento di Cosa nostra». Così l’europarlamentare del Pd, Rita Borsellino, commenta la sentenza d’appello e la pena a 7 anni inflitta a Marcello Dell’Utri. «Sono queste le fondamenta su cui è nata Forza Italia – dice la Borsellino -. E su queste fondamenta poggia ancora il Pdl, il principale partito della maggioranza di governo. Solo un paese con una democrazia atrofizzata può accettare a cuor leggero fatti di tale gravità. E solo una politica becera e collusa può festeggiare dinanzi a una sentenza del genere».

Il centrodestra, nonostante i 7 anni inflitti al senatore, infatti, è soddisfatto: perchè la sentenza, sottolineano i suoi esponenti, tracciando una linea netta fra prima e dopo il 1992, smonta il «teorema» secondo il quale Forza Italia sarebbe nata assecondando la mafia. Le opposizioni sostengono invece che la Corte ha ribadito che Marcello dell’Utri, il più importante collaboratore di Berlusconi in Sicilia, ha avuto rapporti rilevanti con Cosa nostra. Anche Umberto Bossi si schiera dalla parte di Dell’Utri: «Un conto è provare che uno è mafioso; l’appoggio esterno non dimostra niente, non dimostra che uno è mafioso». Ma dal coro manca la voce dei finiani: «Non è proprio il caso di festeggiare», dice Fabio Granata, stretto collaboratore del presidente della Camera.

La Corte d’appello, dice il coordinatore Pdl Denis Verdini, ha compiuto un «primo, decisivo passo per mettere fine a 16 anni di vergognose teorie complottiste», portate avanti da «alcuni pm, con il contributo di pseudo-pentiti» e con l’appoggio di «un preciso gruppo editoriale». Non la pensa così il Pd: «La vicenda delle stragi del ’92 e ’93 rimane aperta – dice Giuseppe Lumia, membro dell’Antimafia – non solo per il giudizio penale, ma per le istituzioni perchè si faccia piena luce e si accertino tutte le responsabilità, comprese quelle politiche». Per il partito di Di Pietro, la «condanna politica» c’è tutta e «riguarda – sottolinea l’ex pm – il partito di Berlusconi, Forza Italia, nato in virtù di un rapporto non occasionale tra uno dei suoi fondatori, Marcello dell’Utri, e la mafia».

Nel suo blog
Di Pietro ricorda le parole di Paolo Borsellino, per il quale «i politici vicini alla mafia debbono essere allontanati dai partiti». Il co-fondatore di Fi «ora che è condannato deve andare in carcere», sostiene Leoluca Orlando. Polemica sul giudizio dato da Dell’Utri su Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore condannato per mafia e pluriomicida morto in carcere. Per Veltroni si tratta di parole «di intollerabile gravità». L’Italia dei Valori sottolinea, ancora con Orlando, che si tratta di affermazioni vicine alla cultura delle cosche, che «considerano eroe il mafioso che non denuncia i propri complici e accetta il carcere senza coinvolgere gli amici. Irritati anche i finiani: «L’unica valutazione politica che va fatta – dice Fabio Granata – è che Mangano non è stato un eroe, ma un mafioso».

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30 giugno 2010

fonte:  http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=100577

LIBRI – «Tutto il sesso (segreto) sotto l’ombra del Vaticano»

«Tutto il sesso (segreto) sotto l’ombra del Vaticano»

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di Luciana Cimino

tutti gli articoli dell’autore

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Diciassette papi pedofili, dieci incestuosi, dieci ruffiani, nove stupratori. E poi ancora pontefici sposati, omosessuali, travestiti, concubinari, sadici, masochisti, voyer. Nei giorni in cui la Corte Suprema Usa stabilisce che i preti possono essere processati per i reati di pedofilia e non si placano le polemiche per le perquisizione predisposte dalla magistratura belga nelle sedi episcopale del paese (definite da benedetto XVI «deplorevoli») esce in Italia per le edizioni Ponte alle Grazie il nuovo libro di Eric Frattini, giornalista, professore universitario a Madrid, autore di saggi sui sistemi spionistici tradotti in tutto il mondo. Frattini, originario di Lima, torna a occuparsi della chiesa cattolica con il documentatissimo “I papi e il sesso”.

Pagina dopo pagina, secolo dopo secolo, dai primi versi della Bibbia a Benedetto XVI, sfilano gli indicibili vizi passati all’ombra del Vaticano. Sottaciuti e nascosti, «non c’era internet – dice Frattini – ora la Chiesa non può far finta di niente e lo scandalo pedofilia gli è esploso in mano, il papa ha dovuto condannare pubblicamente la pedofilia ma è lo stesso che da cardinale definì i pederasti semplici peccatori e non delinquenti contribuendo ad alimentare così la congiura del silenzio. Lo trovo più efficace con la corruzione, Sepe lo ha allontanato subito». Ma non c’ solo la pedofilia. Nel libro si racconta di Giovanni XII, stupratore di pellegrine e bambine, di Innocenzo III, collezionista di giochi erotici, di Leone X, papa omosessuale.

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LA VIDEO-INTERVISTA
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«Emblematica – dice Frattini – è la storia di Benedetto IX, chiamato il “Caligula del Laterano” per le sue perversioni. Con lui si ebbe addirittura un Sinodo sulla zoofilia. E c’è poi la storia di Maronzia, una senatrice romana che fu figlia di papi, amante di quattro papi, madre, nonna e bisnonna di pontefici. Possiamo considerarla una vera e propria papessa». Ma il libro di Frattini, oltre a essere un divertente almanacco di vizi nascosti nelle piaghe della storia, ci dice soprattutto altro. «Nessuna religione al mondo ha mai dibattuto tanto l’intimità sessuale come il cattolicesimo – scrive il giornalista– e nessuna ha mai imposto tanto dettagliatamente i suoi codici di comportamento: ancora oggi tolleranza zero verso le copie di fatto, l’aborto, la fecondazione assistita, la contraccezione».

E allora come si spiega questa “doppia morale”?
«Sicuramente c’è un’ipocrisia di fondo. C’è molto di Dottor Jekyll e Mister Hyde. C’è una morale che parte dalle mura di San Pietro e va verso la piazza, ai fedeli, e una e una che parte dalla basilica e va verso l’interno. La chiesa cattolica in che secolo vive? Io me lo chiedo quando alcuni alti prelati paragonano l’omosessualità alla pedofilia o quando insistono nel vietare l’uso del preservativo, mentalità da XVIII o XVII secolo».

Ma questo atteggiamento della Chiesa cattolica è originato forse da una sorta di paura del sesso?

«Io credo sia una questione di tradizione. Se ci pensiamo bene la chiesa cattolica è l’unica organizzazione a livello mondiale a considerare il sesso come qualcosa di proibito, da effettuare solo a scopo della procreazione e dunque ritiene chi pratica il sesso solo per piacere un peccatore. Un altro elemento a mio avviso importante è il celibato; se c’è qualcosa che ho imparato scrivendo questo libro è che il vero cancro della chiesa è il celibato. Se ci fosse stato in passato un papa che lo avesse eliminato non si sarebbe arrivati oggi alla situazione di pedofilia che tanto deploriamo, basta confrontarsi con le altre religioni»

Che ne pensa dello scandalo pedofilia che ha coinvolto la chiesa negli ultimi mesi? È di questi giorni la polemica con il governo belga per gli interrogatori della polizia. Pensa che papa Ratzinger stia facendo il possibile?

«Io distinguo il cardinale Ratzinger da papa Benedetto XVI che ha avuto grande coraggio. Riguardo al Belgio, la mia opinione è che gli investigatori si siano mossi come elefanti in una cristalleria. Ma ridicole sono anche le reazioni della Chiesa. Per quanto riguarda la pedofilia dobbiamo ricordare che Giovanni XXIII ha scritto un documento su come nascondere gli abusi sui minori, Giovanni Paolo II ha mantenuto questo approccio e Ratzinger ha aggiunto un allegato nel quale si descrivevano i pederasti non come delinquenti ma come peccatori e questo ha fatto si che aumentasse la “congiura del silenzio”. Non credo alla lettera che ha scritto Papa Benedetto XVI ai prelati d’Irlanda, sono solo intenti. Lo scandalo è scoppiato perché adesso la chiesa si deve confrontare con i nuovi mezzi di comunicazione di massa, con internet. Il vaticano non poteva più far finta di niente. Quindi il pontefice ha dovuto condannare pedofilia e corruzione. Pensiamo al cardinale Sepe: era uno dei pilastri di Wojtyla ma appena son circolate le voci, Ratzinger lo ha mandato a Napoli, un piccolo passo però rivoluzionario»

I suoi precedenti libri sulla chiesa in passato hanno suscitato vibranti polemiche. Si aspetta attacchi anche per questo saggio?

«Scommetto tutto quello che posso che non ci sarà nessuna reazione su questo saggio, come è successo per “L’Entità (la precedente inchiesta sui servizi segreti del Vaticano, uscita per Fazi lo scorso anno, ndr). Invece l’Opus Dei ha protestato per un mio romanzo, “Il labirinto sull’acqua”, attaccandomi violentemente. Raccontavo che forse Pietro non era così fantastico mentre Giuda non era così malvagio… non ho mai venduto tanti libri, stavo per dire “grazie a dio”, ma dovrei dire “grazie all’Opus Dei”!»

Si occuperà ancora di Chiesa cattolica nei suoi prossimi libri?
«No, ho chiuso. Inoltre smetto di scrivere saggi perché è psicologicamente devastante. Per evitare denunce devi controllare ogni nota a piè di pagina, ogni riferimento. D’ora in poi solo romanzi, perché, come dite voi in Italia? “non me ne frega niente”».

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30 giugno 2010

fonte:  http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=100582

I PAPI E IL SESSO
Storie di pontefici gay, pedofili, sposati, incestuosi, perversi
Eric Frattini
Traduzione di Simona Noce
Saggistica
Collana: Inchieste
Pagine: 448
Prezzo: € 16.50
In libreria dal: 10 Giugno 2010
Libro  disponibile