Narcos, i nuovi barbari del Messico sfidano gli Usa

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DROGA / IL REPORTAGE DI QN

Gang feroci, militari in trincea: seimila morti in un anno, torture e orrori quotidiani

Contro i boss non basta nemmeno l’esercito. Obama manda la Guardia Civile alla frontiera

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dall’inviato Giampaolo Pioli

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Droga, il reportage di QNCIUDAD JUAREZ (Messico), 16 marzo 2009 — C’È LA GRANDE muraglia, ma hanno fatto i tunnel. Il presidente messicano Calderon ha schierato l’esercito ma le stragi quotidiane nel deserto continuano. Barack Obama ha ordinato di mandare la Guardia Nazionale perché adesso anche l’America teme che la guerra per il controllo della droga invada Texas, Arizona e New Mexico con nuove ondate assassine e criminali. Il diario di una giornata normale a Ciudad Juarez sembra la sceneggiatura di un film horror di Tarantino.

Nel centro messicano che sorge sulle rive del Rio Bravo del Norte e diventa sul confine quasi un’unica metropoli con El Paso, il sindaco Jose Reyes Ferris nonostante la grande crisi sta offrendo uno stipendio doppio ma non trova né becchini né poliziotti. Le gang dei cartelli del narcotraffico dominano le periferie e i locali del centro. Non c’è più legge, solo una mattanza indiscriminata lo scorso anno ha fatto 6290 morti con 1931 vittime e punte anche di 200 a settimana solo a Ciudad Juarez. Piena di locali alla moda, considerata un’area boom, la “città del futuro” secondo le classifiche basate sugli investimenti stranieri e immobiliari, Juarez con 1,3 milioni di abitanti è diventata una sterminata trincea, crocevia del traffico di droga, armi e clandestini, campo di battaglia del quotidiano scontro tra gang che gestiscono affari per miliardi di dollari.

Nonostante l’arrivo di 5000 soldati delle forze speciali e 2000 agenti federali messicani, rapimenti, decapitazioni, stupri e massacri continuano e stanno diventando, secondo l’Fbi, “un grave problema per la sicurezza nazionale americana”. Meno di 24 ore fa i cadaveri di 7 uomini e 2 donne torturati e sfigurati sono stati trovati in una fossa comune scavata nel deserto a pochi chilometri dal centro. Dall’inizio dell’anno nel nuovissimo obitorio costato 15 milioni di dollari, sono già arrivati 470 cadaveri per l’autopsia. I medici ormai sono così occupati e stanchi che per rilassarsi segano ossa e crani , dividono cuori e milze a ritmo di musica. Più del 60 per cento delle salme hanno tracce di cocaina nel corpo, quasi il 90% segni di violenza e oltre l’11 per cento sono corpi decapitati.

A TIJUANA e Juarez, i più trafficati confini tra Usa e Messico, i parenti delle vittime effettuano il riconoscimento solo dietro vetri antiproiettile oscurati per paura di rappresaglie. Un ex capo degli agenti è stato condannato per aver portato in Usa oltre una tonnellata di cocaina. Più di 500 poliziotti dei 1800 in servizio sono stati licenziati o incarcerati per associazione a delinquere. In 2 anni sono scomparse 420 donne, stuprate e uccise per vedetta dai narcotrafficanti. A maggio il sindaco Reyes Ferry, sempre scortato da 8 agenti in un furgone blindato, la sera va torna sempre oltre confine, a El Paso in Texas, dove tiene la famiglia (si fida di più della sicurezza americana). Era convinto di aver trovato l’uomo forte per il dipartimento di polizia.

NOMINÒ come capo, pagandolo molto bene, un ufficiale superiore dell’esercito messicano, Roberto Ordugna Cruz. Tolleranza zero con trafficanti, killer e corrotti. Negli scontri con le gang in un solo anno nella provincia di Chihuahua hanno perso la vita 65 poliziotti. Più che un far west è una carneficina. Cruz cercò di non fermarsi ma gli avvertimenti delle gang che hanno arruolato in 9 grandi gruppi almeno 12mila braccianti del crimine, spietati e armati fino ai denti, non tardarono. «Se non ti dimetti — gli scrissero in un biglietto fatto trovare sotto la ricevuta di un ristorante a febbraio — uccidiamo un poliziotto ogni 24 ore». Il maggiore Cruz prese tempo e 4 giorni dopo il suo vice capo delle operazioni speciali, Sacramento Perez Serrano, venne massacrato insieme a 3 agenti in pieno centro con i mitra. Il giorno dopo altri due agenti e una guardia carceraria di Ciudad Juarez furono assassinati e Roberto Orduna Cruz è tornato a fare il pensionato per forza.

Le autorità messicane allo sbando chiedono aiuto a Barack al Pentagono e al ministro della sicurezza interna, Napolitano, tutti concordi nel mandare la guardia nazionale. Accusano l’America di non effettuare i controlli sulle auto in uscita e di non riuscire a bloccare l’immenso traffico di armi, che dagli Usa finiscono tutti i giorni nelle mani dei narcos. Con più di 60.000 pendolari che giornalmente attraversano la frontiera per andare al lavoro a El Paso il cartello della droga sfrutta, minaccia e ricatta una legione di involontari e insospettabili corrieri. Il rifiuto del pagamento del pizzo per i commercianti o di una «consegna» oltre confine può equivalere al rapimento di un familiare o alla decapitazione nel deserto. Tra palazzi modernissimi pagati coi soldi del riciclaggio, tequila e night club, la “città del futuro” è in uno stato d’assedio virtuale. La polizia, dopo l’abbandono del maggiore Cruz, cerca sempre un capo, ma il sindaco Reyes, minacciato anche lui di morte, dal suo ufficio bunker non sa più di chi fidarsi e a chi chiederlo.

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fonte: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/03/16/158411-narcos_nuovi_barbari_messico_sfidano.shtml

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