CHIAMAMI ANCORA AMORE – Vecchioni: «Il mio inno di protesta contro i vigliacchi»

Vecchioni: «Il mio inno di protesta contro i vigliacchi»

21 febbraio 2011

| Renato Tortarolo
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«Un inno di protesta? Si, a patto che i toni non siano esagerati». Roberto Vecchioni consegna idealmente alla piazza la sua “Chiamami ancora amore”. Da oggi la vincitrice del Festival è di tutti, specialmente di quanti ne faranno un simbolo antigovernativo: «Riconosco che fa respirare aria pulita, un’esigenza di cambiare pagina, di rinnovamento. Però ho sempre tentato di tenere lontana la politica da questa canzone».

In realtà c’è di più. Non è una canzone attivista, ma per la prima volta il Festival è vinto da una poesia fortemente contestatrice di chi governa. E saranno i destinatari dei versi più potenti a prendersene un pezzo, come i “ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero, così belli a gridare nelle piazze”. Quindi gli studenti «che ho visto manifestare con i titoli dei libri» spiega il cantautore, 67 anni «la cultura infatti non è un oggetto, va coltivata sempre. Ho fatto anch’io le mie lotte studentesche e credo che un popolo senza amore per la cultura non va da nessuna parte. Fortunatamente oggi i nostri figli hanno delle speranze, non sono quelli della pubblicità. Soprattutto vogliono avere buoni esempi».

Un altro verso che farà discutere è “per il bastardo che sta sempre al sole”. Chi è? «Escludo nel modo più assoluto un riferimento a Berlusconi. Ripeto, non voglio che la politica entri a gamba tesa. Però il bastardo è chi fa sempre rischiare gli altri, chi non si scopre mai e non ha la minima considerazione del prossimo. I bastardi sono gli ipocriti nell’ombra, che danno sempre la colpa a chi sta sotto di loro, ai lportaborse. Insomma, c’è un mondo contiguo che perde sempre, loro no. I bastardi che stanno al sole si annidano fra i mafiosi, gli uomini della finanza, i criminali e i politici. E nessuno li becca mai».

Mentre “Chiamami ancora amore” in queste ore fa la sua strada, toccando anche le corde del sentimento, i versi si snodano come una marcia. “Per il vigliacco che nasconde il cuore” Vecchioni lo spiega così: «È il razionalismo tipico, oggi, di certe professioni, soprattutto manageriali. I vigliacchi sono gli arrampicatori sociali, quelli che vivono solo per arrivare a una posizione sociale ed economica. Quelli che pensano prima di tutto all’interesse, quasi mai al cuore». In qualche modo, un certo potere bancario? «Sì, il potere bancario ci sta bene, ma anche quelo di certi professionisti che dedicano l’esistenza al lavoro e non stanno mai a casa».

Nota dopo nota, Vecchioni affonda la lama: “Per la nostra memoria gettata al vento da questo signori del dolore” canta. E sorride quando prova a spiegarlo: «Qui sono un po’ antigovernativo. Lo ammetto. I signori del dolore sono quelli con il cuore aspro, insensibili alle esigenze primarie della gente. Ce ne sono tanti». Un altro verso che ha già fatto scandalo, e che adesso verrà amplificato dalla pubblicazione del disco è “per chi a vent’anni se ne sta a morire in un deserto come in un porcile”. «Nessuna offesa ai nostri soldati sui fronti di pace, ovviamente. Il porcile di cui parlo è lo scenario delle loro missioni. Così come “l’operaio che non ha più il suo lavoro” non è un esempio specifico, ma una riflessione sugli effetti della crisi economica».

Vecchioni crede che se “Chiamami ancora amore” diventerà un inno, dovrà abbracciare anche la cultura: «Quando canto “questa maledetta notte dovrà pur finire” intendo quella orribile che stiamo vivendo come Paese perché non ci vogliamo più bene. Ma penso anche a una notte esistenziale alla quale si risponde con il sorriso di dio che provoca le idee». Ci sarà un nuovo risorgimento? «Personalmente resto un poetastro ma i segnali di ottimismo si vedono. A volte non sono neanche importanti le idee, quanto le persone che se ne portano dietro altre».

E tutte, prima o poi cercano un simbolo di rivolta. Vecchioni se la sente di diventare un soggetto politico?«No. Nel modo più assoluto. Non lo vorrei perché, anche ammettendo che chiunque di noi lo è come cittadino, io non sarei mai capace di esserlo nella pratica. Mi considero un uomo di emozioni e passioni forti. Non avrei mai la freddezza del politico. Da questa canzone mi aspetto che risvegli le coscienze sopite. Ecco, sarebbe un gran bel risultato».

Intanto il cantautore ne ha già ottenuto un altro: il mondo delle donne è rimasto commosso dalla dedica che ha fatto in diretta alla moglie Daria Colombo, riconoscendole l’aiuto e l’amore ricevuto in trent’anni di vita comune. Qui la politica non c’entra, ed è senz’altro meglio».

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fonte:  http://www.ilsecoloxix.it/p/speciali/2011/02/21/ANmfuOlE-vecchioni_vigliacchi_protesta.shtml

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