archivio | musica RSS per la sezione

Primo Maggio, l’Italia scende in piazza. Musica e cortei per il lavoro che non c’è

Sbava la Lumaca Sbava la Lumaca

Pubblicato in data 25/apr/2013

1° MAGGIO CONCERTO PIAZZA SAN GIOVANNI – ROMA 2013
Cantanti, Scaletta, Informazioni.

**

Primo Maggio, l'Italia scende in piazza.  Musica e cortei per il lavoro che non c'è
Il concerto di piazza San Giovanni a Roma

Primo Maggio, l’Italia scende in piazza.
Musica e cortei per il lavoro che non c’è

Il concertone di piazza San Giovanni nella capitale, quello auto-organizzato di Taranto, oltre 50 manifestazioni in Tocana, cortei in Piemonte. E a Perugia ‘Priorità Lavoro’ è lo slogan con cui Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di celebrare la festa. Boldrini in Sicilia. Napolitano: “Impegno su lavoro e precariato”

.

ROMA – La giornata del lavoro. Un primo maggio che quest’anno non riesce a essere una festa, ma l’appello di un impegno da rinnovare. “Purtroppo, oggi, c’è da pensare anche al lavoro che non c’è, al lavoro cercato inutilmente, al lavoro a rischio e precario. Abbiamo il dovere politico e morale di concentrarci su questi problemi”, ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, al presidente della federazione maestri del Lavoro d’Italia, ai segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e a quanti celebrano la ricorrenza.

L’Italia domani scenderà in piazza. A piazza San Giovanni, a Roma, è tutto pronto per il tradizionale concerto del Primo Maggio, organizzato da Cgil, Cisl e Uil. Questa edizione, trasmessa in diretta nazionale da Raitre (dalle 15), sarà condotta da Geppi Cucciari. Tra i musicisti che si esibiranno Elio e le storie tese, Max Gazzè, Nicola Piovani, Africa Unite, Cristiano De Andrè, Motel Connection e l’Orchestra rock composta dai migliori musicisti italiani e diretta da Vittorio Cosma. Le misure di sicurezza sono state rafforzate. Secondo le disposizioni della questura saranno presenti più uomini, rispetto agli anni precedenti, con molti agenti in borghese tra la folla. Nella capitale anche musei aperti a ingresso gratuito.

TUTTO SUL CONCERTONE DI ROMA

Ma la festa del lavoro non unirà musica e politica solo a Roma. A Taranto si svolgerà infatti il “1 maggio autorganizzato – Sì ai diritti, no ai ricatti – Lavoro? Ma quale lavoro?” con dibattiti in mattinata e il concertone del pomeriggio. Parteciperanno, tra gli altri, Fiorella Mannoia, Raf, Luca Barbarossa, Francesco Baccini, Michele Riondino ed Elio Germano. E a Torino, il Jazz Festival proporrà una no-stop musicale dalle 15 a mezzanotte con comizio conclusivo del segretario generale della Uil, Gianni Cortese, a nome dei tre sindacati confederali. Il corteo sarà aperto dallo striscione unitario di Cgil Cisl Uil Torino con lo slogan ‘Prima lavoro e welfare’.

E se le note sono da sempre un ingrediente chiave per le celebrazioni, tutta Italia scenderà in piazza per la festa del lavoro, in un momento storico in cui la crisi e la disoccupazione hanno raggiunto livelli altissimi e drammatici. Manifestazioni di Cgil, Cisl e Uil sono previste in tutto il Piemonte. Ad Asti parlerà il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Ci saranno cortei con comizi anche ad Alessandria, a Biella, a Borgosesia, a Novara e a Vercelli.

A Portella della Ginestra per la Cgil di Palermo saranno presenti il segretario provinciale, Maurizio Calà, la segretaria nazionale della Flai Cgil, Stefania Croggi, e il presidente della Camera, Laura Boldrini, che deporrà una corona al Memoriale. “Il tema di quest’anno è il lavoro come punto centrale della crescita, dello sviluppo e della legalità – ha dichiarato Calà – non solo intesa come lotta alla mafia, ma come rispetto delle leggi e dei diritti dei lavoratori. Diritti, oggi, pesantemente minacciati dalla crisi e dalle politiche di austerity dei governi”. Nel frattempo, a Piana degli Albanesi, sarà celebrata per la prima volta una messa a suffragio del sindacalista Vito Stassi “Carusci” e di tutte le vittime di Portella.

Il segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini ha bocciato il’1 maggio organizzato a Bologna da Cgil, Cisl e Uil, che hanno invitato in piazza anche Unindustria e Legacoop. “Il primo maggio – ha detto Landini – è e deve rimanere dei lavoratori e delle lavoratrici. Per dialogare con le imprese abbiamo 364 giorni all’anno, ce n’è uno che deve restare la giornata del lavoro, di quelli che vogliono avere un lavoro con diritti”. La Fiom di Bologna diserterà piazza Maggiore per partecipare a un’iniziativa di solidarietà di fronte alla Berco di Copparo. “Lì – ha detto il leader nazionale – vogliono mettere in discussione 600 posti di lavoro. E’ la più grande azienda metalmeccanica della regione”. Andarci, quindi, “ha un significato preciso, perché in questa fase bisogna bloccare i licenziamenti ed evitare le chiusure. Tutto quello che si chiude è perso”.

A Perugia ‘Priorità Lavoro’ è lo slogan con cui le segreterie nazionali dei sindacati hanno deciso di celebrare la Festa del Lavoro 2013 nel capoluogo umbro dove arriverà anche una folta delegazione toscana. Saranno poi migliaia – operai, impiegati, disoccupati, precari, uomini e donne, cittadini toscani che usciranno dalle loro abitazioni per partecipare a una delle 50 iniziative, tante se ne contano, in programma nella regione.

In provincia di Arezzo manifestazioni della Cgil con cortei nel capoluogo, a Cortona, a Foiano della Chiana, Lucignano e Monte San Savino. Iniziative anche a Castelnuovo dei Sabbioni, Capolona e San Giustino Valdarno.

In provincia di Firenze manifestazioni unitarie di Cgil, Cisl e Uil a Barberino del Mugello, Empoli, Fucecchio, Gambassi Terme, Montaione, Castelfiorentino, Pontassieve, Sesto Fiorentino e a Fiesole. Iniziative anche a Certaldo. Nel grossetano manifestazioni della Cgil a Manciano, Follonica e Valpiana.

In provincia di Livorno a Venturina manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil: vi sfileranno anche gli agricoltori aderenti alla Cia. Iniziative unitarie dei sindacati anche in provincia di Lucca, a Stiava e a Seravezza così come a Massa con interventi di lavoratori ex Eaton, del commercio e di un precario. Nel pisano manifestazioni della Cgil a San Miniato, Montecalvoli e a Pomarance. Manifestazione unitaria dei sindacati a Pistoia dove è in programma un corteo così come ad Agliana, a Casalguidi, a Lamporecchio e a Larciano, a Monsummano Terme e a Montale. Ancora iniziative a Montecatini Terme e a Quarrata.

Iniziative di Cgil, Cisl e Uil anche a Prato e Vaiano con cortei, concerto di Francesco De Gregori  a Capannori, a Carmignano e manifestazione a Montemurlo. In provincia di Siena manifestazioni unitarie a Chiusdino, S.Gimignano, Colle Val d’Elsa, Poggibonsi, Chianciano Terme, Chiusi, Pienza, Sinalunga, Abbadia San Salvatore.

“Uniti per il lavoro”. Lavoratori, imprenditori, associazioni di volontariato. Sarà un primo maggio inedito quello che Cgil, Cisl e Uil Treviso si apprestano a celebrare nel capoluogo della Marca trevigiana. Il corteo si snoderà dalla stazione ferroviaria (ritrovo ore 9,30) a piazza dei Signori, dove gli interventi dei segretari generali delle tre sigle sindacali si alterneranno alle testimonianze di lavoratori e lavoratrici. Sul palco, accanto a loro, ci saranno tutti i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali della provincia: industriali, artigiani, commercianti, agricoltori, cooperative, ma anche il mondo del volontariato. Queste le categorie invitate: Ance, Unindustria, Confcommercio, Cna, Confartigianato, Coldiretti, Cia, Casartigiani, Confagricoltura, Confcooperative e Confesercenti. Il contributo musicale sarà affidato a giovani studenti.

L’Ugl festeggerà a Verona la festa dei lavoratori: il corteo partirà  con lo slogan “Progettare insieme l’Italia di domani” mercoledì alle 10,30 dal piazzale antistante l’Abbazia di San Zeno per arrivare alle 12 in piazza dei Signori dove si terrà il comizio del segretario generale, Giovanni Centrella. L’Ugl chiede al Governo risorse per gli esodati e per la cig in deroga, una riforma fiscale vera, migliori infrastrutture e più credito.

A Padova per infondere coraggio ai lavoratori e alle imprese che lottano con la crisi il vescovo Antonio Mattiazzo, ha promosso una veglia di preghiera il primo maggio nella zona industriale della città. L’occasione è organizzata dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi. La veglia sarà il momento centrale di una serie di appuntamenti legati allo stato economico del Paese.

Meteo. Piovoso a nordovest e sereno nel resto d’Italia ma sarà un primo maggio “all’insegna del bel tempo su buona parte della penisola, in particolare al centrosud dove sulle aree interne le temperature potranno sfiorare anche punte di 29-30 gradi. Sole prevalente anche sulle pianure del nordest, mentre in montagna si potrà avere qualche acquazzone dal pomeriggio. Purtroppo ancora una volta penalizzato da piogge e temporali sparsi il nordovest, qualcuno anche forte, anche se sulla riviera ligure non mancheranno delle schiarite, specie nella seconda parte della giornata”.

Treni. In occasione della festa del primo maggio, “per assicurare a tutti un viaggio tranquillo e regolare”, il gruppo ferrovie dello stato italiane “intensificherà il proprio impegno nei controlli anti-evasione, nel rispetto delle migliaia di passeggeri che in questi giorni sceglieranno il treno, pagando regolarmente in biglietto, per i loro spostamenti lungo la penisola”. Prosegue così anche quest’anno la campagna ‘no ticket, no parti’ (avviata nel 2008), “un importante sforzo del gruppo Fs italiane per garantire la sicurezza e la tranquillità ai propri clienti, soprattutto nei giorni di intenso traffico”. (30 aprile 2013)

.

fonte repubblica.it

PRINT – EMAIL – PDF

RICORDO DI ENZO – Jannacci: «La poesia ci salverà dalla crisi eco-sentimentale» / AUDIO: L’ultimo saluto al suo pubblico

Una intervista di un paio di anni fa, tra le più belle, o forse la più bella, tra quelle che ho mai letto di Jannacci. Si dice ne abbia rilasciate più di 300 ma talmente surreali e inconcludenti (come scrisse qualcuno)  da non lasciare quasi traccia sul nastro…
E poi un brano di Enzo, struggente e… anticipatore. Cala il sipario sullo spettacolo della vita, la sua, ma che è anche un po’ la nostra…
Enzo non se n’è andato, è ancora qui, da qualche parte tra noi, col suo sorriso sbilenco e il suo grande autentico, umano, amore per gli ultimi… Tutti gli ultimi.

Grazie. Ti vogliamo bene.

mauro

.

https://i0.wp.com/stefanorissetto.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/37207/Famiglia_Jannacci.jpg
Foto ricordo

.

Jannacci: «La poesia ci salverà dalla crisi eco-sentimentale»

Di Toni Jop

17 agosto 2011
.
Che te ne sembra dell’Italia. Provare a chiederlo in giro, oggi, può essere rischioso. C’è qualcosa che va bene? Qualcosa che funziona? Qualcosa che promette positivo con decenti pezze d’appoggio? Così, devi sapere che ti azzardi a sfidare la ripetitività di una risposta piuttosto monotona: un presente avaro suggerisce instancabile “fai quello che stai facendo”, vai avanti senza porti troppe domande, sei tu il tuo scenario, la tua solitudine è la tua compagna. Dove sono i futuri radiosi, i soli dell’avvenire, una vita più dolce e più giusta? L’opportunità di iniziare questo rosario di punti di vista proprio da Enzo Jannacci, dallo “Scarp del tennis” più furente, pare una chance: perché Enzo, autore di una poetica surreale, aspro e forte nella critica sociale e politica da oltre mezzo secolo, quando picchia non lo batte nessuno. Dopo, si può solo, in teoria, risalire.
.
Le ha viste tutte e le ha cantate. Gli eroi più scalcinati:da Vincenzina all’Armando, dal palo nella banda dell’Ortica che “ghe vedeva un accidènt” a Bobo che si innamorò di una lente a contatto, dal ragazzo padre arrestato per atti osceni perché trovato a dormire su una panchina avvinghiato a suo figlio grande, alla Balila mangiata a pezzi dalla famiglia di un operaio. La Milano più di ringhiera, la mala più innocente, l’esclusione più atroce e profetica di “Vengo anch’io, no tu no”. Tutta roba sua, personaggi e situazioni di un cielo immenso, raccontato con la testa e col cuore, con ironia e malinconia, lungo la curva sempre elastica di un surrealismo che non si congela mai in tecnologia drammaturgica.
.
Enzo, ecco la verità: smentendo le attese mi piacerebbe dicessi che ciò che vedi di questo paese è bello e buono…
Dallo per fatto. Sono in quella condizione particolare che ti permette di assaporare ciò che di buono cova da sempre in Italia e tra gli italiani. E questo sapore batte il disgusto che ci affligge sovrano da troppo tempo…
.
Grazie, e quale sarebbe il sapore che ti conquista?
Sento che l’Italia, nonostante l’orrore degli egoismi più cinici che ci tormentano da tempo può contare su una risorsa meravigliosa: la poesia…
.
Stai usando parole antiche e così in disuso che chi le pronuncia può essere giudicato matto…
Sono sempre stato matto, se è per questo; ho sempre creduto a questa dote, solo che ci pensavo poco. Come se per decenni avessi creato e cantato personaggi pieni di poesia, senza rendermi pienamente conto che stavo portando a galla l’anima profonda di questo paese. Vedi, non erano invenzioni, erano persone vere, erano i poveri diavoli d’Italia. I poveri diavoli sono la parte migliore di questo paese, sono loro che lo salvano ogni volta che serve, loro che sono stati repressi, massacrati, esclusi. Questa condizione vale per tutta l’umanità, ma in Italia l’assenza di potere ha promosso un canto con ali poetiche, addirittura profetiche più dolci, struggenti, corali, forse perché la sua terra è ora dolce, ora aspra e struggente, come la sua storia.
.
E allora, il blues? Non è poesia, quella, scaturita da una assenza di potere?
Giusto, ma ora ascolta: in Italia c’è una quantità enorme di gente che guarda all’altra gente con amore, con interesse, con disponibilità e tutta questa gente conta nulla, poco, troppo poco e nemmeno si vede, ma c’è, ci hanno impedito di vederla, di riconoscerla ma prova a girare nei quartieri periferici di Milano, negli immensi satelliti romani, a Napoli e vedrai quanto è ancora facile comunicare, ricevere un sorriso, poter contare sul loro aiuto. Non hanno visibilità perché la loro nullità, rispetto al successo, al denaro, al potere è considerata indecente. Questa indecenza è invece la più grande cassaforte d’Italia, una ricchezza che non va in Borsa e che tocca la religiosità di questo paese…
Ti stai avvicinando a un terreno che ha tenuto occupata anche la politica in anni passati…
Se vuoi. Non sto parlando di religioni o di devozioni bigotte e serve dei potenti di turno, ma del calore popolare di una preghiera, di un canto solidale di liberazione e di impegno che risale la storia di questo paese e che si accompagna alle sue sofferenze. Questa è la religiosità che mi convince, anche personalmente, soprattutto adesso che sono vecchio…
.
Stai sovrapponendo Zavattini e i suoi “santi” laici al migliore cattolicesimo italiano e ai suoi santi-santi…
Esatto. E bada che quei santi sono gli stessi, alcuni hanno un nome, moltissimi altri no, ma sono sempre e solo gli ultimi, gli ultimi della terra e la “fede” è un aspetto forte della loro “resistenza” umana, non c’è contraddizione, non la vedo. Se poi, appunto, guardi la storia politica d’Italia nel dopoguerra, cos’è accaduto di diverso da questa sovrapposizione miracolosa tra la cultura social-comunista e quella cattolica non bigotta e non integralista? Mio padre era un socialista fin nelle ossa e mi ha insegnato tante cose, lo amo per questo: il senso della giustizia, dell’uguaglianza, della solidarietà, di un potere che nasce davvero dal basso, dalla comunione delle sofferenze, se vuoi da un linguaggio di classe che tuttavia apprende altri linguaggi senza rinnegare il suo, quello che le ha dato consapevolezza e organizzazione… la fede non confligge con tutto questo, non per me.
.
Folgorato dalla fede?
Non proprio, è un percorso coerente, mi sembra, quello che ho seguito fin qui. Ad un certo punto ho visto le cose, ho dato loro un nome e mi stava bene. Il socialismo non sta in piedi senza amore e amore è un atto di fede nell’amore… ci devi credere anche se sembra un’idiozia visto che tutto ciò che appare testimonia la sua impossibilità. Dicono bene i ricchi: l’amore è roba da poveri, bisogna essere un po’ fessi e i poveri sono fessi. Quando dicono “fessi” bisogna tradurre “innocenti” e, purtroppo per chi ha il dané, anche la poesia è dei poveri, anche la profezia…
.
Sarà così, ma per seguire fino in fondo questa strada bisogna accertare che in Italia sia tornata l’età dell’innocenza, dei tuoi “Scarp del tennis”, a livello di massa…
Ma non vedi che proprio quel che sta accadendo nei mercati finanziari di mezzo mondo fornisce un terreno certo a questa innocenza? Impoveriti, schiacciati nei bisogni primari, con una classe media esclusa dal consumo pregiato, si allargherà a vista d’occhio la macchia dei senza potere, degli “Scarp del tennis” segnati nell’anima da un “grande amore” passato, cioè gente che scoprirà nuova sensibilità sulla sua pelle e che quando morirà, come l’eroe della mia canzone, sembrerà “nisùn” sotto il “cartùn”. Sarà più povera ma sentirà di più, si commuoverà profondamente e forse ne nascerà una nuova civiltà. Qui in Italia, sì.
.
(Caro Enzo, ti dedico questa strofa: “Ci basta una capanna per vivere e dormir, ci basta un po’ di terra per vivere e morir”, versi di Cesare Zavattini, da “Miracolo a Milano”, regìa di Vittorio De Sica).
.
fonte unita.it
.
**
*

Enzo Jannacci: l’ ultimo saluto al suo pubblico


Rolfed48Rolfed48

Pubblicato in data 30/mar/2013

Con questa canzone (Quando il sipario calerà) Jannacci chiude meravigliosamente la sua carriera e la sua vita.

Addio a Franco Califano

https://solleviamoci.files.wordpress.com/2013/03/volodicolomba.jpg

“La mia liberta’”

Addio a Franco Califano

Franco Califano e’ morto nella sua casa ad Acilia. Malato da tempo, era nato nel 1938. Solo pochi giorni fa, il 18 marzo, si era esibito al Teatro Sistina di Roma. Cantante, ma anche scrittore, attore, personaggio nella stagione dei reality tv, fu, tra l’altro co-autore di canzoni come ‘Minuetto’ di Mia Martini, o ‘Un grande amore e niente piu’, o ancora ‘E la chiamano estate

Franco Califano

.

Roma, 30-03-2013

Una vita spericolata, sempre sull’orlo di un precipizio. Si e’ spento nella sua casa di Acilia il ‘califfo’, Franco Califano. Era nato a Pagani, in provincia di Salerno, cresciuto tra Roma e Milano. Autore di brani indimenticabili scritti anche per Mia Martini (‘Minuetto’), Ornella Vanoni (‘La musica infinita’,’ Una ragione in piu’), Peppino di Capri (‘Un grande amore e niente piu’, che vince il Festival di sanremo nel 1973), ma anche per Edoardo Vianello e Wilma Goich, Mina e Loretta Giggi, che porta al successo le sue ‘Notti d’agosto’.

Cantautore, poeta, come amava definirsi, Franco Califano ha firmato celebri hit. ‘Tutto il resto e’ noia’, ‘La mia liberta”, ‘Io nun piango’, ‘Cesira’, ‘Avventura con un travestito’, ‘Pasquale l’infermiere’, spesso autobiografiche, ispirati alle sue personali vicende private. Una vita di eccessi mai negati, la sua, tra canzoni, concerti, night, serate nei piani bar, alcol e droga. Arrestato la prima volta nel 1970 per possesso di stupefacenti, venne assolto con formula piena. Da questa esperienza carceraria e’ nato l’album ‘Impronte digitali’.

Giovanissimo aveva avuto una figlia, Silvia, che ora fa la ballerina. Non aveva mai negato la sua paternita’, le aveva dato solo il nome, ma era sparito qualche mese dopo la sua nascita. “Perche’ i figli si devono crescere e amare – aveva detto un giorno – Io, questa possibilita’ me la sono sempre negata”.

Negli ultimi tempi si era dato al sociale e alla tv. ‘Frequentava’ le carceri, preparava concerti ed era amatissimo dai detenuti, che forse si riconoscevano nella sua storia personale, nella sua travagliata esistenza.

Franco Califano, negli ultimi tempi, era tornato anche in tv, partecipando a programmi cult. ‘Musica Farm’, ‘Ciao Darwin’ e in qualita’ di guest alla trasmissione ‘Tale e Quale Show’.

.

fonte rainews24.it

PRINT – EMAIL – PDF

E’ morto Enzo Jannacci, Poeta della musica, aveva 77 anni

Enzo Jannacci – Sei minuti all’alba

L’UOMO A META’ – Enzo Jannacci

**

E’ morto a Milano Enzo Jannacci. Cantautore, cabarettista, tra i protagonisti della scena musicale italiana, oltre che cardiologo, si è spento a Milano all’età di 77 anni

E’ morto Enzo Jannacci
Poeta della musica, aveva 77 anni

Da tempo malato di cancro, si è spento a Milano
Figlia Gaber: “Enzo, ti voglio bene”. Fazio: “Era un genio”

https://i0.wp.com/www.bielle.org/Immagini/Artisti/Jannacci31.300.jpg
altro articolo: Le mille luci di una carriera lunga mezzo secolo – nella foto Enzo con il figlio, un’immagine emblematica, quasi un passaggio ideale di consegne…

.

Milano, 29 marzo 2013 – E’ morto alla clinica Columbus di Milano il cantautore Enzo Jannacci, dove era ricoverato da alcuni giorni. Da tempo malato di cancro, si è spento stasera, intorno alle 20.30. Con lui, in ospedale, tutta la famiglia. Le condizioni di salute di Jannacci si erano recentemente aggravate. Negli ultimi giorni, spiegano fonti sanitarie, era stato male. Per questo motivo era tornato in clinica. La famiglia sapeva che si andava verso la fine e così lo ha accompagnato fino agli ultimi momenti. Aveva 77 anni.

UN GRANDE ARTISTA – Medico del cuore e dell’anima, Vincenzo Jannacci, detto Enzo, e’ stato uno degli storici protagonisti della scena musicale del secondo dopoguerra. Certamente unico nel suo saper coniugare intelligenza e satira, analisi della realta’ e inesauribile gusto del paradosso. Milanese convinto – a Milano era nato il 3 giugno 1935 – si può considerare tra i caposcuola del cabaret italiano, ma e’ stato anche autore di quasi trenta album, e di varie colonne sonore ed ha lavorato per il teatro, il cinema e la tv. E’ ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, con il quale formo’ un sodalizio durato piu’ di quarant’anni.

Multimedia correlati

Dopo gli studi classici si era laureato in medicina per lavorare poi in Sudafrica e poi negli Stati Uniti. La sua formazione musicale ha radici altrettanto classiche e inizia al conservatorio ma la scoperta del rock and roll avviene presto. I suoi primi compagni di viaggio sono Tony Dallara, Celentano e poi Giorgio Gaber con il quale forma il duo de I due corsari, che debutta nel 1959. Ma prosegue parallela la sua carriera di solista e quella di autore, tanto che Luigi Tenco sceglie una della sue canzoni, Passaggio a livello, e la pubblica nel 1961.

Lavora con Sergio Endrigo. Lavora anche con Dario Fo, Sandro Ciotti. Poi la grande popolarita’ arriva con il surreale Vengo anch’io, no tu no tanto che diventera’ sua la ribalta televisiva, fino a quella di Canzonissima. Ma sara’ spesso anche in teatro e non disdegnera’ apparizioni in film di grandi registi come Ferreri, Wertmuller, ne’ di esercitarsi come compositore di colonne sonore come fece per Mario Monicelli.

Dopo un periodo di oblio all’inizio degli anni ‘80 torna alla ribalta tanto che incide un disco come Ci vuole orecchio, che raggiunge il livello di popolarità di Vengo anch’io. Del 1981 è un trionfale tour in tutta Italia. Nel 1994 si presenta per la terza volta al Festival di Sanremo in coppia con Paolo Rossi con il brano I soliti accordi, insolitamente dissacrante per la manifestazione, che è anche il titolo del rispettivo CD, arrangiato da Giorgio Cocilovo e il figlio Paolo Jannacci. Tra un album e l’altro, poi nel 2000 torna a lavorare infine con Cochi e Renato, altra storica coppia con cui ha collaborato a lungo, per Nebbia in val Padana. Oramai la tv lo celebra, come fa il 19 dicembre 2011 Fabio Fazio che conduce uno speciale su di lui in cui amici di lungo corso lo omaggiano interpretando suoi brani. Tra cui Fo, Ornella Vanoni, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi e altri. Enzo Jannacci compare nell’ultima parte dell’evento cantando due sue canzoni.

LE REAZIONI – ’Lo ricordo bene: intelligente, spiritoso, surreale, geniale. Ha raccontato la poesia di Milano’’: cosi’ Enrico Ruggeri ricorda su Twitter Enzo Jannacci, scomparso questa sera a Milano. In tanti, sul social network, hanno voluto ricordare la ‘’voce degli ultimi’’, come lo ha definito Claudio Cecchetto. ‘’Ciao grande maestro’’ ha scritto il napoletano Gigi D’Alessio, a cui hanno fatto eco i Negramaro con una citazione da ‘Messico e nuvole’: ‘’Che voglia di piangere ho… addio Enzo!’’.
A messaggi piu’ sintetici come quello di Syria, che ha salutato Jannacci con un ‘’ciao signor Enzo’’, si accompagnano twitt piu’ personali come quello di Paola Turci: ‘’Rimangono tutte le tue canzoni e un pezzo di strada fatta insieme’’. Commosso Fabio Fazio: ‘’Enzo Jannacci era un genio. Le sue parole non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia ha inventato un mondo bellissimo’’; ironico Frankie Hi Energy: ‘’Ciao Enzo non ti scapicollare’’; triste Luca Bizzarri: ‘’Cristo come mi dispiace. Addio, signor pur talento’’. ‘’Enzo Jannacci, rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni’’, scrive Gad Lerner.
Tanti e accorati i messaggi di Dalia, figlia di Giorgio Gaber, con cui Jannacci formo’ una celebre coppia della canzone italiana: ‘’Ciao Enzo, ti voglio bene’’ scrive l’erede di Gaber postando una foto da giovani dei due celebri artisti.

.

fonte qn.quotidiano.net

PRINT – EMAIL – PDF

ENZO E IL CINEMA

Il frigorifero – Monica Vitti e Enzo Jannacci

ercubanoromanoercubanoromano

Pubblicato in data 08/ago/2012

Tratto da “Le coppie” un film a episodi diretti da tre GRANDI del cinema italiano: Mario Monicelli, Alberto Sordi e Vittorio De Sica, che con Monica Vitti tra i protagonisti rendono il film uno dei più amati dal pubblico.

*

L’incanto di una voce araba porta la pace in Israele, Lina trionfa a ‘The Voice’

lina makhoul from Lisa Goldman on Vimeo.

.

L’incanto di una voce araba porta la pace in Israele, Lina trionfa a ‘The Voice’

Lina Makhoul
Lina Makhoul

.

ultimo aggiornamento: 25 marzo, ore 10:02
Tel Aviv – (Ign) – Ha incantato non solo i giudici la giovane esordiente arabo-cristiana Makhoul incoronata vincitrice durante la finalissima della versione israeliana del talent show, la cui diretta è stata seguita dal 40% di telespettatori

.

Tel Aviv, 25 mar. – (Ign) – La sua voce è entrata nelle case degli israeliani incollando davanti alla tv migliaia di telespettatori. La sua voce alla fine ha vinto incantando mezzo Paese. E’ Lina Makhoul la trionfatrice della versione israeliana del reality ‘The Voice’.

Alla sua prima esperienza televisiva, la dicianovenne arabo-cristiana, nata nel sud del Libano, si è aggiudicata un contratto discografico e una borsa di studio per una prestigiosa scuola di musica. La sua esibizione con l’Hallelujah’ di Leonard Cohen in uno stadio di pallacanestro di Tel Aviv gremito, dopo altre toccanti performance, ha convinto i giudici. E, probabilmente, quel 40% di israeliani che ha seguito la diretta da casa.

.

fonte agi.it

PRINT – EMAIL – PDF

G DI GABER – Patti Smith – ‘I, as a person’, 21/01/2013 Che tempo che fa

Che tempo che fa : G di Gaber

Patti Smith – I, as a person

21/01/2013

.

rairai·

Pubblicato in data 21/gen/2013

Che tempo che fa del 21 gennaio 2013 – La “sacerdotessa del rock” Patti Smith canta la canzone di Giorgio Gaber scritta nel 1992 – Guarda tutti i video di “Che tempo che fa” su http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/…

ASSURDITA’ MEDIOEVALI – Israele, la star di «X Factor» sospesa da scuola per aver cantato davanti a degli uomini

https://i0.wp.com/forward.com/workspace/assets/images/articles/b-sisterhood-thevoice-012713.jpg.jpg
Ofir Ben-Shetreet – fonte immagine

La ragazza ha violato le regole del villaggio religioso

Israele, la star di «X Factor» sospesa da scuola

La 17enne Ofir punita per aver cantato davanti agli uomini
Il rabbino: «Inammissibile che una donna si comporti così»

 

.

di DAVIDE FRATTINI
corrispondente CorSera

.

GERUSALEMME – Ofir porta l’abito nero e giallo con la gonna che copre le ginocchia e le maniche che nascondono i gomiti. Osserva le regole della sua famiglia e del villaggio religioso dove vive, il moshav Nir Galim sulla costa verso sud. Non è bastato ai rabbini che dirigono la sua scuola: Ofir ha cantato da sola in pubblico – davanti a milioni di israeliani – perché ha voluto partecipare al concorso televisivo The Voice , versione locale dello show americano. È stata punita, sospesa per due settimane, i genitori hanno accettato il castigo, non l’hanno tenuta a casa.

Ofir Ben-Shetreet è andata avanti, si è presentata ai giudici dello spettacolo che definiscono la sua voce «angelica» e tra loro ha scelto come mentore il «diavolo»: Aviv Geffen, il simbolo della Tel Aviv libertaria e trasgressiva. La rockstar l’ha sfidata a lasciarsi guidare da lui, lei ha intuito che può aiutarla a sviluppare il suo talento di diciassettenne.

Zvi Arnon, il rabbino del villaggio, giustifica la decisione della scuola (che sta ad Ashdod, metropoli portuale poco lontana), la sospensione è arrivata dopo le proteste dei genitori di altri allievi. «Per me Ofir resta – ha commentato in un’intervista al Canale 7 – una giovane con una forte moralità, molti nel villaggio la difendono. Ma nessun leader religioso può permettere che una donna canti davanti agli uomini».

La regola del kol isha è tra le più contestate dai laici, viene applicata alle cerimonie di Stato o militari, dove spesso i soldati ortodossi lasciano la sala per non ascoltare le donne cantare. Un anno fa la Giornata della Gioventù aveva spaccato la cittadina di Kfar Sava, quando i movimenti religiosi avevano preteso che nessuna ragazza si esibisse.

«Io canto fin da quando sono bambina – racconta Ofir – e sento il bisogno di realizzare il mio talento. La Torah vuole che siamo felici e invita ad ascoltare la musica per esserlo. Credo sia possibile conciliare le regole con questi insegnamenti, per questo ho scelto di partecipare allo show».

Rabbini moderati come Aaron Leibowitz sentono in lei «la voce di una generazione che sta cambiando. Non ha rinunciato alla religione, sta cercando la sua strada attraverso le definizioni classiche di giudaismo. Questi giovani – uso una metafora musicale – stanno attuando un remix». Lo psicanalista Carlo Strenger invita sul quotidiano Haaretz il presidente americano Barack Obama a seguire l’accoppiata Ofir-Aviv Geffen per scoprire «un’Israele normale»: «Le elezioni di fine gennaio sono state presentate come una guerra tra tribù, gli ultraortodossi contro i laici. Dobbiamo capire che siamo una società multiculturale di immigrati che deve imparare la tolleranza per sopravvivere».
twitter@dafrattini

.

fonte corriere.it

27 gennaio 1967, moriva Luigi Tenco… lo ricordiamo così

27 gennaio 1967, moriva Luigi Tenco… lo ricordiamo così


fonte immagine

E’ MORTO SANREMO, VIVA SANREMO – Azzardo Fazio


fonte immagine

Sanremo, azzardo Fazio

.

di Renato Tortarolo

.

Genova – Fabio Fazio scommette tutto sulle canzoni. Sarà pure un azzardo, i puristi del Festival nazional-popolare impallidiranno ma per la prima volta, in almeno dieci anni, la musica di Sanremo non è un pasticcio di compromessi. Anzi, il livello di ciò che ascolteremo dal 12 al 16 febbraio all’Ariston è una sorpresa. Ci sono i cantanti da talent show ma non debordano.

L’arroganza giovanilistica da “Amici” e ”X Factor” è fuori gioco. La vecchia guardia, quella tristezza infinita che voleva il cast del Festival fatto con un Cencelli impolverato sino a “Grazie dei fiori”, si è fatta da parte. Volente o nolente. Tornerà nella serata del venerdì, ma con più dignità di quella mistificata in tanti anni di protagonismo démodé. In compenso, non c’è la litania del Paese in crisi che era stata la merce di scambio, un po’ iettatoria, nelle ultime edizioni, per far convivere il fatiscente scambiato per nazional-popolare e il petulante dei talent. No, stavolta si rivoluziona tutto. C’è il grande Lelio Luttazzi, fra gli autori. Daniele Silvestri canta i cortei di studenti e disoccupati, Elio e le Storie Tese affronteranno par condicio e masturbazione, Cristicchi morirà, per finta ovvio, e giocherà a briscola con Pertini in un aldilà che somiglia alle scuole serali. Ma sarà Max Gazzè, con un forte richiamo allo spirituale, a provocare di più, visto che l’omino che bussa alla porta in “Sotto casa” può essere tanto Gesù quanto un testimone di Geova.

Sì, la cura Fazio minaccia di essere più forte della missione che deve assolvere. In gara andranno 14 Big con due canzoni ciascuno. Una giuria, in cui il voto della critica accreditata al Festival varrà il 50%, ne escluderà una, mandando avanti l’altra. Come istigare un ladro a tornare due volte sul posto del delitto. Mirabile.

E in effetti il sistema ha funzionato: «Si sono presentati in 70» dice lo showman-direttore artistico «e ne abbiamo scelti 14. Qualcuno, come Antonella Ruggiero, è rimasto fuori per un pelo. Non dico che sia il cast migliore in assoluto, potevano arrivarci canzoni migliori, ma tutto qui ha un senso». Presto detto: «Le canzoni saranno centrali. Essendo due a testa provocheranno il pubblico e le giurie». In un’arena, i gladiatori si eliminavano l’un l’altro. Un po’ crudele ma regge.

E per far stare in piedi la teoria che «non ci si ripete mai» altro assioma di Fazio, la musica dev’essere davvero di buona qualità. Così è entrato in campo un arbitro severissimo, ma pure una brava persona, competente, come Mauro Pagani, ex Pfm e sodale di Fabrizio De André, che deve aver estenuato tutti i 70 pretendenti a livelli inimmaginabili. Il risultato è sorprendente. E non credete, oggi, a chi si darà arie da snob. Del tipo: bravi sì, ma dov’è la novità o la polemica?

Su 28 canzoni in gara, almeno dieci, dodici sono di grande qualità e quattro, cinque addirittura ottime. Come “Niente” di Malika Ayane, “Dannati forever” e “La canzone monotono” di Elio e le Storie Tese, “Dispari” di Marta sui tubi, e “sai (ci basta un sogno” di Raphael Gualazzi. Non c’è il nazional-popolare? Evviva, perché non rappresenta più nulla nel Paese e soprattutto nel ricambio musicale vero, quello praticato e metabolizzato dai più giovani. Non c’è il neomelodico, quella scemenza in termini estetici per tenere incollato il grande serbatoio di voti dal Sud? Era ora: Maria Nazionale, sconosciuta fuori Napoli, porterà canzoni che riflettono l’inquietudine femminile in dialetto, ma finalmente senza quella petulanza ordinata come dal medico al povero interprete.

Fazio non vuole ripetere nemmeno se stesso: «Scordatevi i miei due Festival, indietro non si torna». Figuriamoci se accetta formule che il Festival lo hanno quasi ammazzato. E i grandi ascolti di Morandi, della Clerici, di Bonolis? Segni di un’Italia drogata dal consenso a casaccio, da un mix di alto e basso inseguito con troppa fretta di portare a casa un risultato. Ma a costi esorbitanti. Ora invece siamo in solenne spending review, parola da accarezzare come rock’n’roll e soul. Vivaddio, si ricomincia dalla polpa e non dalla confezione.


fonte immagine

Sì, Elio e le Storie Tese vi porteranno nel paese incantato di Frank Zappa, il genio californiano che faceva impallidire i benpensanti. Sono addirittura impagabili nel provocare il sospetto che a Sanremo, sotto campagna elettorale, la par condicio diventi oggetto di satira. «Ma io sono tranquillo» dice Fazio «non credo, essendo assenti i politici, che qualcuno salga sul palco a fare il matto». Ci sono, poi, i figli dei talenti, dai Modà a Marco Mengoni, che non vedevano l’ora per smarcarsi da una palude che li avrebbe risucchiati. Bravo Mengoni a cambiare registro, lui che aveva pagato più di tanti colleghi il marchio talent, mentre i Modà rischiano addirittura di vincere il Festival con una virata coraggiosa che somiglia a un manifesto, anzi due, generazionale. Ma state attenti a Simona Molinari e Peter Cincotti in “Dr Jekyll Mr Hide” del grande Lelio Luttazzi contro Malika Ayane: lì si giocherà sull’interpretazione più hot. Mentre per Annalisa e Chiara il consiglio è tenere un low profile davanti a colleghi come Silvestri e Cristicchi che sono irraggiungibili quando parlano alla gente. Ma l’aspetto più curioso, più moderno, è che Fazio e il suo team hanno scelto, forse inconsapevolmente. la stessa formula che ha fatto la fortuna dell’hip hop. Ovvero di quel mondo musicale e poetico nero, Beyoncé e Rihanna ad esempio, che non fa né politica né maneggi ma racconta semplicemente cosa ci portiamo nel cuore. Giorno per giorno. Paure e ambizioni comprese. Non c’è altro motivo, se non quello di respirare il presente, per aver scelto di cambiare tutto. Insomma, buon Festival.

.

fonte ilsecoloxix.it

11 ANNI FA MORIVA FABER – Fabrizio de Andrè. Omaggio a un grande poeta (di Arianna Vergari) / Cristiano De Andrè in ospedale «in stato di alterazione»: 14 anni fa moriva suo padre

**


fonte immagine

Fabrizio de Andrè. Omaggio a un grande poeta

.

di  

.

Stamattina mi sono svegliata ripensando all’11 gennaio di 14 anni fa. Allora conoscevo poco Fabrizio de Andrè, talvolta ne sentivo parlare dai miei genitori. Un grande cantautore, un poeta, un maestro, dicevano.

L’amore è nato qualche anno più tardi, dopo la sua morte.

È stata una scoperta sorprendente. È stato come trovare un forziere pieno d’oro. Era lì, a disposizione di tutti, infinito, eterno, profondo. Una gioia sempre pronta a rinnovarsi. Ogni canzone una fonte dai cui sgorga sempre una linfa nuova, sempre diversa, sempre più viva. Dopo tanti anni, quelle note destano la stessa meraviglia di un incontro che ogni volta ripete la sua prima volta.

Stamattina ho tirato fuori il primo cd della raccolta In direzione Ostinata e Contraria. Ho aperto tutte le finestre e ho lasciato che la musica invadesse ogni molecola di aria. Un nuovo incontro. Con la sua voce malinconica e anarchica, con quei personaggi felliniani del suo intimo universo, con le ballate, le preghiere, i valzer. Con lui, la sua chitarra. Con lui, uomo, padre, amico.

Lo ascolto pensando di ricambiare il favore, per dirgli grazie.

La musica ha un suo linguaggio e non si accorda bene con la descrizione delle parole. Cos’è Fabrizio de Andrè? Non lo so, perché va ascoltato. Sarebbe come descrivere a voce una tela di Picasso, niente a che fare con l’opera in sé.

Solo poche suggestioni allora, qualche pennellata, alcune sfumature per ricomporre la figura di un grande maestro.

Dentro le righe del pentagramma, lì la sua dimora. Sempre fuori dalle righe imposte dalla società. Un poeta maledetto senza allori, senza retoriche, senza compromessi. Solo, con le sue note e i ricordi delle letture di Prevert, di Villon. Con l’alcool e la timidezza, con la disillusione e la nostalgia. Una vita rocambolesca, alla Big Fish: il sequestro, i sospetti dei servizi segreti. E ancora le polemiche e le grandi amicizie, come Paolo Villaggio e Nicola Piovani.

E per una vita che se ne va, altre cento che restano. Bocca di Rosa e l’amore profano, il Bombarolo, la puttana di Via del Campo, Piero e una guerra ingiusta e assurda, Cristo e il suo volto umano, Dolcenera. E ancora gli amori sfioriti e cinici, l’ipocrisia borghese, la tenerezza di due amanti, il dolore dell’abbandono.

Stamattina mi sono svegliata e ascoltando Fabrizio de Andrè ho pensato che forse la musica è più forte della morte.

.

fonte controcampus.it

__________________________________

https://i0.wp.com/images.milano.corriereobjects.it/media/foto/2013/01/12/cristiano--140x180.jpg
Cristiano de Andrè (Ansa)

Cristiano De Andrè in ospedale «in stato di alterazione»: 14 anni fa moriva suo padre

Urla, suppellettili rotte, «abuso di alcol» nell’anniversario della morte di Fabrizio

.

MILANO – Cristiano De André è stato trasportato in codice verde la scorsa notte al Policlinico in evidente stato di alterazione. Il cantante, figlio del cantautore Fabrizio, è stato trovato dalla polizia nella sua abitazione, chiamata dai vicini allertati dalle urla provenienti dalla abitazione. Secondo la polizia, lo stato di alterazione di De Andrè era dovuto all’abuso di alcol.

IL SOCCORSO – Urla e grida incomprensibili dall’appartamento di Cristiano De Andre’, ai piani alti di uno stabile di via Sforza: allertate dai vicini di casa le forze dell’ordine sono intervenute e il cantante, dopo oltre un’ora e solo grazie all’intervento di una sua conoscente, e’ stato poi portato in stato confusionale-depressivo al Policlinico e li’ trattenuto. Le prime segnalazioni sono arrivate prima della mezzanotte di venerdì, una volta arrivate sul posto le forze dell’ordine hanno individuato l’appartamento da cui provenivano le urla, apprendendo che si trattava di quello di Cristiano De Andre’. Con difficolta’ di comunicazione e incoerenza di risposte, per oltre un’ora gli agenti hanno parlato con il cantante attraverso la porta dell’abitazione. Solo con l’arrivo dei vigili del fuoco e di una conoscente, la situazione si e’ sbloccata e viene portato al Policlinico in codice verde dove viene trattenuto per accertamenti.

L’ANNIVERSARIO – De Andrè, che secondo la conoscente sta passando un periodo molto difficile, è stato trasportato all’ospedale circa un’ora e mezza dopo l’inizio dell’intervento. In casa alcuni suppellettili rotte nel corso del violento accesso d’ira. Esattamente l’11 gennaio 1999, 14 anni fa, moriva suo padre Fabrizio.

.

fonte corriere.it