Archivio | luglio 8, 2007

Tfr, il 40% hanno scelto i fondi?

Caro Damiano, permettimi di dubitarne.. Guarda caso l’obiettivo era il 40%, e magicamente è stato raggiunto. L’Italia, è noto, è il Paese dove si suole affermare per verità conclamata ogni più sciocca e semplice illazione..
Ricordo i miei anni di lavoratore del commercio (sì, col mal di pancia ma ho fatto anche l’imprenditore): non importava se una fiera andava male, se gli alberghi erano vuoti, se la gente aveva sempre meno soldi da spendere; le trombe dei giornali suonavano a toni altissimi successi roboanti per qualsiasi iniziativa, specie se era presa o “padrinata” dal potente locale..
Fai così anche tu? Che tristezza. Abbassarsi a simili mezzucci per convincere la gente a fare scelte non solo sbagliate ma, di fondo, criminali. Hai letto bene: criminali.

Io credo che gli Italiani siano più intelligenti di quanto la classe politica, sui generis, li vuole immaginare. E che si sia fatta turlupinare meno del dovuto (ahimé per voi). Aspettiamo una resa dei conti un po più seria e ragionata del tuo proclama a suon di fanfare. E poi ne riparliamo.
Con poca stima. mauro
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Damiano: “Obiettivo centrato”

ROMA – L’obiettivo del governo di un’adesione
complessiva del 40% ai fondi di previdenza complementare per i lavoratori dipendenti privati sarebbe stato raggiunto. Una settimana dopo la scadenza dei termini il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ostanta soddisfazione sulle scelte effettuate dai lavoratori sulla destinazione del proprio Tfr. “L’obiettivo che ci eravamo posti entro fine anno – dice Damiano – è raggiungibile e potrebbe anche essere stato già raggiunto. Aspettiamo i dati per dare un giudizio più ragionato, ma non possiamo che essere soddisfatti”.

Secondo il ministero sarebbero solo il 10% la quota di lavoratori che non avrebbe espresso la propria scelta, ricadendo quindi nel meccanismo del silenzio assenso. La maggioranza dei lavoratori, però, avrebbe quindi lasciato il Tfr in azienda. Si tratta, comunque, ancora di sondaggi e non di date certi. Servirà tempo per conoscere i dati finali sulle adesioni. In particolare per quelli sul silenzio-assenso bisognerà aspettare il mese di settembre.

Erano 13 milioni i lavoratori chiamati alla scelta. Tutti dipendenti privati, mentre per quelli pubblici ancora si attende la nuova normativa. “L’obiettivo deve essere quello di proseguire lungo la strada e consentire a tutti i lavoratori, compresi quelli del pubblico, di poter aderire alla previdenza complementare” commenta Damiano.

Dopo le cifre il ministro sottolinea l’impegno del governo e della sua campagna informativa “importante”, ringraziando “le forze sociali che si sono impegnate sul versante dell’informazione”. Damiano infine, ricorda l’invio della guida sul Tfr a casa di 13 milioni di lavoratori dipendenti iscritti all’Inps ma anche di oltre 7 mila spot apparsi sulle televisioni, gli oltre 30 mila sulle radio e le affissioni nelle principali città e stazioni ferroviarie.


08/07/2007

fonte:

http://finanza.repubblica.it/scripts/cligipsw.dll?app=KWF&tpl=kwfinanza%5Cdettaglio_news.tpl&del=20070708&fonte=RPB&codnews=124341

Lettera dal carcere


Non commentiamo e, non conoscendo a fondo i fatti, non discutiamo sui torti e la ragioni di Rotondi.
Anche se viene da chiedersi.. visto che abbiamo anche noi la tessera di Emergency, possiamo essere additati come fancheggiatori delle nuove BR?
Ai Pii Polli l’ardua sentenza.. mauro
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«Sono uno dei pericolosi terroristi, oggi per vostra fortuna, rinchiuso in un carcere di “alta sicurezza” a Monza. Il mio nome è Davide Rotondi. Scrivo per dire che sono francamente stupito di vedere solo oggi il dito puntato su Gino Strada ed i suoi collaboratori, per avere contatti “particolari” con i Taleban. Dico questo perché non capisco come possa essere sfuggito alla solerte dottoressa Boccassini della Procura Di Milano l’evidente collegamento di Emergency ed il suo fondatore con il sottoscritto, stabilendo con gran gioia l’ennesima prova di collegamenti internazionali atti a sostenere l’impianto accusatorio. Sono stato io, infatti, nel lontano 1998 ad invitare (ovviamente in un incontro clandestino mediante telefonate criptate e contro-pedinamenti ineccepibili) gli esponenti veneti di spicco del gruppo Emergency, a tenere una conferenza all’interno dell’ospedale civile di Abano Terme di fronte ad oltre 100 lavoratori della sanità. Oggetto dell’incontro era fare proseliti e spiegare le tecniche ed il tipo di armi usate dal gruppo (bisturi, aghi, per sutura, etc.) nei luoghi caldi ove operava. Un dibattito interessante che spiegava, inoltre, l’utilizzo e la costruzione di sofisticati strumenti tecnologici ad alto impatto distruttivo (quali protesi, arti artificiali, carrozzine, ecc…) ai neofiti terroristi e complici presenti».

«Ancor più strano appare, in questo contesto, che sia sfuggito il collegamento e l’attività di “propaganda armata”, fatta dal sottoscritto con la complicità di una radio popolare, Radio Gamma 5, in cui una sera ebbe luogo un incontro che vide la partecipazione di oltre 150 cittadini e la diretta radio che coinvolse migliaia di ascoltatori sintonizzati, tutti ad ascoltare con attenzione la portavoce di Emergency che ci raccontava quali fossero i legami con i bambini, donne, anziani taliban, afghani, pakistani, anticipando con grande lungimiranza come sia stata possibile, oggi, la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, mentre i vari agenti 007 in cappuccio nero (sì, gli stessi che in 20 sono venuti ad arrestare il sottoscritto in mutande ed il mio cane, questo sì terrorizzato) brancolano nel buio degli anfratti afgani».

«Porta pazienza Gino, fino a ieri eri un eroe, sino al momento della liberazione di Mastrogiacomo e con la “comprensione”, ci dice il furbone di D’alema, degli americani. Oggi, tu e i tuoi colleghi dovete rispondere dei rapporti e dei contatti che avete con i “Taleban”. Spero non ti chiudano il “covo” visto che sono anche io uno dei sostenitori-finanziatori, in tutti i casi prova a spiegare a questi studiosi della geometria criminale (in che teorema ti hanno inserito a te?) che le tue porte come le mie, sono aperte al mondo e che non chiedi la carta di identità a chi ti domanda aiuto ed ospitalità. La tristezza è pensare che con i soldi dei contribuenti sprecati solo con l’operazione “Tramonto” (oltre 500 agenti, armi, vigili del fuoco, impiegati, magistrati) e si parla di milioni di euro, quante gambe, quante mani, avremmo rimesso in funzione? Quante famiglie potevano risollevarsi dalla miseria in cui le nostre bombe le hanno gettate? Quanti bambini potrebbero ascoltare fiabe di uccelli colorati che volano in cielo e non di “pappagalli verde” militare che dal cielo cadono sulle loro teste? Con sincero affetto, massima solidarietà e ovviamente… fino alla vittoria! (il giorno in cui i pappagalli torneranno ad essere solo pappagalli). Vostro sostenitore e fratello. Davide Rotondi».

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Garzòn y los spiones


Berlusconi
sul Berluscagate: “Non sapevo nulla, ma i dossier sequestrati (al Sismi) non hanno niente di illecito”. Per affermarlo deve per forza averli letti tutti. Anche quello sul giudice spagnolo Garzòn, il magistrato dell’operazione Telecinco, per la quale lo psiconano è accusato di reati fiscali. Un gossip giudiziario internazionale, una lettura rilassante. Del resto i giudici sono tutti comunisti, anche quelli di destra se applicano le leggi.
Per accertare non si sa che cosa Mastella propone una commissione di inchiesta, non è sufficiente il giudizio del Csm per fare piazza pulita?
Per equità però l’Udeur di Mastella vorrebbe Casini presidente di garanzia della commissione. A Mastè, ma che ci prendi tutti per il c..o?
Fini ha ribattuto che deve intervenire il Copaco, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Il presidente del Copaco è Claudio Scajola di Forza Italia.
Non perdiamo tempo, se si vuole fare una vera commissione di inchiesta, si estraggano a sorte dei cittadini incensurati. Altrimenti, il governo nomini tre saggi, e che se la vedano tra di loro: Previti, Dell’Utri e Confalonieri.

Lenzi, giudice a Bologna, mi invia questa lettera:

Caro Beppe,
c’è stato un tempo in cui dietro ogni avvenimento criminale emergeva l’ombra dei servizi segreti. Ci veniva spiegato che si trattava di servizi deviati.
L’argomento era parzialmente tranquillizzante e ci abbiamo messo un po’ per capire che servizi deviati e servizi scoperti erano sinonimi.

Ora si scopre che l’intero Sismi (quello che si dovrebbe occupare di terrorismo) spiava 200 magistrati e qualche politico non affidabile.
Cossiga ammette che l’episodio sarebbe increscioso, ma quello che trova veramente intollerabile è che il CSM abbia osato denunciare il fatto come se fosse accertato con sentenza definitiva. E’ raro e lusinghiero che Cossiga intervenga per preservare le prerogative della magistratura contro un organo costituzionale.

Purtroppo non è sempre così: non mi pare che le colpe di Visco siano passate in giudicato, eppure l’opposizione chiede a gran voce le sue dimissioni, mentre nella maggioranza, più garbatamente, lo si invita a fare un passo indietro.
Quelle di Previti invece lo sono, però è ancora deputato perchè – spiega pazientemente Bertinotti a Beppe Grillo e, con incerti risultati, a Valeria Marini – la Camera non è una monarchia.

Però basterebbe una repubblica appena normale per sancire con legge la ineleggibilità dei condannati.

E’ troppo chiedere ai parlamentari della maggioranza se ce ne è uno disposto a presentare almeno una proposta di legge per questo? Potremmo almeno contare i dissidenti e valutare la nobiltà dei loro argomenti, proprio come si fa nelle democrazie.

Perchè abbiamo dovuto attendere la Corte costituzionale per la abrogazione di alcune di quelle che voi stessi chiamavate leggi-vergogna e che vi eravate impegnati ad eliminare subito?
Perchè il conflitto di interessi non è più una priorità e, dopo ogni segnalazione, scompare come il mostro di Loch Ness, che nessuno sa se è esistito davvero?
Perchè dobbiamo scannarci oggi – con i problemi che ha questo paese – sull’ordinamento giudiziario e su quella legge Castelli sulla quale vi eravate impegnati a tracciare un semplice tratto di penna?

E perchè dovete sempre delegare alla sola magistratura l’accertamento di fatti che potete e dovete compiere da soli? Le responsabilità penali e quelle politiche sono cosa diversa. Non si può attendere inerti i tempi dei processi e poi seppellire tutto sotto una prevedibile e salvifica prescrizione, come si è fatto con Andreotti e (6 volte) con Berlusconi. Quelle persone con la prescrizione si sono salvate dal carcere, non dal disonore.

E, per tornare ai servizi, perchè nessuno chiede le dimissioni di Pollari e di Pio Pompa dai posti di prestigio assegnati loro dopo questi ed altri bei servizi che hanno reso alla nostra democrazia?
Fate qualcuna di queste cose e, da parte mia, mi impegnerò a richiedere ancora quella tessera elettorale che ho stracciato dopo l’indulto.”
Norberto Lenzi

1 Ps: Inserite le vostre foto su www.flickr.com con il tag: Vaffa-day
2 Ps: Partecipate al V-day
3 Ps: Scaricate e diffondete il volantino del V-day

L’eterna lotta che c’è in me

L’eterna lotta che c’è in me

Ieri sera siamo andati a festeggiare il rientro della Fuoriserie Testarossa… che c’era di meglio per una carnivora di una grigliata mista in compagnia dei rossi della festa di Cremona?

Quindi, eccoci là. Tra uno spiedone ed un bicchiere di rosso (lei solo acqua!), con il rock sparato fortissimo nella notte, in mezzo ad amici. Io, a cercare di far convivere la mia anima anarchica con il cervello comunista… e non è mica facile! Meglio duri e puri, o meglio portare a casa qualche risultato minimo – quanto attualmente possibile – ingoiando tonnellate di rospi? L’anarchica dice meglio puri, la razionalista dice meglio cercare di cambiare la società partendo dalla situazione reale.

Vince la comunista… per ora. Però… però se questo governo fa qualcosa che non mi va proprio giù, oltretutto disattendendo le promesse elettorali, allora mi arrogo il diritto di protestare e di farglielo sapere.

La storia delle “missioni di pace” non mi piace ora, come non mi piaceva prima. Quindi ho sottoscritto la campagna europea per il ritiro delle truppe:

Campagna europea per il ritiro delle truppe

Sottoscrivi: <!– var prefix = ‘ma’ + ‘il’ + ‘to’; var path = ‘hr’ + ‘ef’ + ‘=’; var addy2977 = ‘vialetruppe’ + ‘@’; addy2977 = addy2977 + ‘gmail’ + ‘.’ + ‘com’; document.write( ‘‘ ); document.write( addy2977 ); document.write( ” ); //–>\n vialetruppe@gmail.com <!– document.write( ‘‘ ); //–> Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo <!– document.write( ” ); //–>

LE TRUPPE EUROPEE DI OCCUPAZIONE IN IRAK,

AFGHANISTAN E LIBANO

DEVONO TORNARE A CASA!

Unità militari di differenti paesi europei formano parte delle truppe di occupazione in Irak, Afghanistan, e ora anche in Libano. I contingenti europei che restano in Irak, sotto il comando dei britannici, svolgono l’indegno ruolo di forze ausiliarie delle truppe degli Stati Uniti, impantanate in una guerra coloniale che provoca sofferenze insopportabili al popolo irakeno. Le truppe europee in Afghanistan, affrontate con la forza da una rivolta armata che cresce quotidianamente, si dedicano a coprire le retrovie dell’esercito nordamericano, che non può distrarre le sue forze dalla guerra d’occupazione in Irak. Quest’intervento europeo ha come principale obiettivo quello di ottenere che una parte del bottino del petrolio e delle ricchezze naturali della regione vada a finire nelle mani delle grandi imprese multinazionali europee. Nel caso del Libano, ci è stato detto che l’intervento militare europeo non ha altro fine se non assicurare la pace ed aiutare il martirizzato popolo libanese. Allora abbiamo chiesto perché, se questo era l’obiettivo, le truppe europee non si fossero stanziate in territorio israeliano. Dopotutto, è stato Israele a violare le frontiere del Libano e ad aggredire il suo popolo con brutalità genocida. Dagli organi di stampa sono trapelate, inoltre, le regole d’ingaggio approvate dall’Onu per le truppe dell’Unifil, che “permettono l’uso della forza letale, per impedire o eliminare attività ostili, incluso il traffico illegali di armi, munizioni ed esplosivi nell’area di competenza dell’Unifil”. Passando dalle parole ai fatti, l’Unifil avvertiva lo scorso 8 ottobre che avrebbe“installato posti di blocco e proceduto alla requisizione di armi, se l’esercito libanese non fosse stato in grado di farlo.” In altre parole, il vero obiettivo dell’intervento militare europeo nel Libano, coordinato con gli Stati Uniti, è procedere al disarmo della resistenza. Quest’intervento serve, allo stesso tempo, per coprire le spalle dell’esercito israeliano, che può concentrare comodamente le sue forze in operazioni genocide a Gaza ed in Cisgiordania.
I sottoscritti, di fronte alla gravità della situazione, in nome della pace e della fratellanza dei popoli, esigono che i governi dell’Unione Europea ritirino immediatamente le truppe europee dall’Irak, dall’Afghanistan e dal Libano.


Vi risparmio l’elenco dei firmatari – se volete lo trovate qui. Ma vi invito a vostra volta a firmare e fare passaparola.


… ma non è tutto! Già che c’eravamo, abbiamo rinnovato la tessera ANPI (un grazie particolare a Mirko, che ha dimostrato ancora una volta di crederci davvero, e tanti affettuosi auguri per un pronto ristabilimento al compagno Partigiano che per primo ci ha fatto l’onore di co-optarci nell’associazione).

Torneremo presto a parlare delle posizioni del PdAC e della sinistra al governo… sperando in qualche modo di contribuire ad abbattere gli steccati ed a fare tutta la strada possibile insieme – per i lavoratori e per il comunismo.

elena

Ebrei Talebani


informatore palestinese degli ebrei


approfondimenti
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Ebrei Talebani: certi estremisti sono più uguali di altri

Tim Wise

Mentre la tensione divampa in Medio Oriente – come conseguenza sia della continua occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele sia della quantità di bombe suicide/omicide da parte di coloro che si oppongono all’occupazione – si è parlato molto di “estremisti” e di azioni fanatiche. In quasi tutti i casi i suddetti termini sono stati applicati solo ai terroristi suicidi o ai membri di Hamas, Hizbollah, o ad altri gruppi palestinesi ed arabi considerati terroristi dal Dipartimento di Stato americano e dal governo di Israele.

Raramente questi appellativi sono stati attribuiti agli ebrei israeliani: nemmeno a quelli del gruppo dei coloni che in ogni loro azione sono animati dal disprezzo per gli Arabi e che parlano apertamente di pulizia etnica come soluzione del “problema palestinese” di Israele.
E nemmeno vengono attribuiti ai vari leaders dei partiti di ultras religiosi che propongono l’espulsione di massa se non lo sterminio dei palestinesi. E nemmeno vengono considerati fanatici il quaranta percento degli ebrei israeliani che in un recente sondaggio hanno dichiarato che avallerebbero il trasferimento forzato da Israele di tutti i palestinesi: almeno non sono tali per la stampa dominante o per la leadership politica degli Stati Uniti.

Inutile a dirsi, fanatico non è mai il termine che viene usato per descrivere Ariel Sharon, malgrado il fatto che sia ritenuto ampiamente responsabile del massacro di circa 2000 Arabi (circa 900 palestinesi) nel campo profughi di Sabra e Shatila durante l’invasione israeliana del Libano nel 1982. Nello stesso modo, la sua recente dichiarazione – in disprezzo totale delle norme giuridiche internazionali – che “nessuna nazione” ha il diritto di “portare Israele davanti a un tribunale”, non importa come siano trattati i palestinesi, non è riuscita a far cadere l’accusa di follia sulla testa di Sharon al quale il Presidente Bush si riferisce come a un “uomo di pace.”
E l’etichetta di fanatico non è stata nemmeno sbattuta in faccia al precedente Primo Ministro Ehud Barak – una specie di “colomba” per gli standard di Sharon – nonostante il suo riferimento razzista e disumano ai palestinesi come “coccodrilli” nel 1998.

“Fanatico” o “estremista” sono etichette che si applicano immediatamente a chiunque sia considerato contrario all’esistenza di Israele come stato esplicitamente ebraico. Ma quelli che si oppongono apertamente all’esistenza di uno stato palestinese non sono accusati nello stesso modo.

A meno che non si partecipi ad un’orgia di spari (e che non si indossi in quel momento un’uniforme militare israeliana) come ha fatto Baruch Goldstein nel 1994 uccidendo trenta musulmani in preghiera, si può quasi essere certi di poter evitare l’accusa di fanatismo o di essere etichettati come terroristi.

E mentre la partecipazione ad una manifestazione pro Palestinesi da parte di dichiarati sostenitori di Hamas o di fautori dell’orrenda tattica dei terroristi suicidi/omicidi catturerebbe immediatamente – e comprensibilmente – l’attenzione da parte dei media, sollevando l’ira dei simpatizzanti di Israele, la stessa partecipazione dei sostenitori del terrorismo ebraico in una dimostrazione pro-Israele non susciterebbe preoccupazioni di alcun tipo.

Per coloro cui non fosse chiaro a cosa si riferisca la frase precedente, vorrei far notare la prima pagina del New York Times del 6 maggio,e in modo particolare la fotografia del “Saluto ad Israele” della Solidarity Parade di New York. Sullo sfondo di questa foto si poteva vedere un cartello appeso sulle barricate di contenimento dei dimostranti pro-Israele, su cui si leggeva: “Kahane aveva ragione,” con riferimento al nazionalista ebreo ucciso Meir Kahane membro del precedente parlamento israeliano. Kahane è stato il fondatore della Jewish Defense League (Lega Ebraica di Difesa): ufficialmente riconosciuta dalle autorità americane come un’organizzazione terroristica interna per la sua comprovata violenza contro gli avversari politici.

E per di più i sostenitori di Kahane, la JDL, e il suo movimento di base ad Israele, il Kach, camminavano al fianco dei “liberal” Ebrei Americani nel corteo di New York senza il minimo cenno di condanna o di distacco da parte di questi membri dalle “menti più aperte” del movimento sionista.

Questo a dispetto del fatto che Kahane con le sue parole incitava ad “andare fino in fondo” nel cacciare gli arabi da Israele, anche sui carri bestiame se necessario – cosa che richiama alla mente il trattamento inflitto dai tedeschi agli ebrei nell’Olocausto. A dispetto del fatto che il movimento di Kahane invochi la completa restaurazione della Israele Biblica, che comprende parte dell’Egitto, della Siria e dell’attuale Iraq, che significa impegnare Israele in una guerra su vasta scala contro i suoi vicini. Ed anche a dispetto del fatto che il movimento di Kahane invochi “uno stato governato dalla Torah”, stato nel quale “la democrazia deve essere esclusa” la legge suprema dovrebbe essere amministrata dalle autorità religiose, “il rispetto del Sabbath reso obbligatorio” e la libertà di parola abolita.

Ci si può immaginare che tipo e che ampiezza di cronaca sarebbe data se in una manifestazione pro-palestinesi un gruppo portasse cartelli di elogio di Osama bin Laden. Anche l’aperto sostegno a favore di Yasir Arafat rischia l’accusa di appoggio al terrorismo, data l’insistenza con cui Sharon e i suoi amici ripetono che Arafat è la mente dei terroristi suicidi e deve essere estromesso da ogni futuro negoziato relativo alla Palestina.

Eppure Arafat non ha mai detto qualcosa di così malevolo degli ebrei come Kahane degli arabi.

Proviamo a immaginare, per esempio, che Arafat abbia dichiarato queste cose:
“Gli ebrei di Israele rappresentano una dissacrazione del nome di
Dio…. cacciarli da questa terra è quindi qualcosa di più di una
questione politica. E’ una questione religiosa, un obbligo religioso
per revocare la dissacrazione del nome di Dio:”

Oppure:
” Nessuno può capire l’anima di quelle bestie di ebrei, quegli scarafaggi.
Dovremo tagliar loro la gola o sbarazzarci di loro …. chi non
se ne andrà sarà ammazzato.”

Eppure Kahane ha detto proprio queste cose degli arabi, e sono atteggiamenti che i suoi sostenitori accettano ancora. E nonostante questo la presenza di suoi accoliti in una manifestazione di solidarietà ad Israele non solleva obiezioni da parte degli ebrei moderati o dei politici che dichiarano di voler la pace.

Mentre l’Occidente ed Israele insistono perché Arafat condanni il terrorismo palestinese, nessuna richiesta analoga viene fatta agli ebrei, quando si trovano di fronte al movimento Kahane Chai (Kahane vive!) i cui membri portarono il loro leader attraverso le strade di Gerusalemme nella notte della sua elezione al Knesset nel 1984 al grido di “Morte agli Arabi.”

Dopo essersi ben sistemato come legislatore Kahane ha introdotto leggi che condannavano chiunque rifiutasse la sua interpretazione della Torah a tre anni di prigione, leggi per bandire i non-ebrei “vomitandoli fuori e purificando la Terra Santa da tutte le traccia di impurità.” Ha persino invocato la “liquidazione” degli ebrei considerati poco impegnati nella sua versione di teocrazia.

Anche se qualcuno potrebbe sostenere che Kahane non ha mai avuto molto appoggio dalla comunità ebraica, resta il fatto che anche a metà degli anni ’80 il 14% degli ebrei americani e il 30% degli ortodossi manifestavano una forte simpatia per Kahane e per il suo movimento.
Con l’adesione crescente all’idea del “trasferimento” dei palestinesi, i propositi fanatici dei militanti del Kahane Chai dovrebbero comportare una maggiore preoccupazione. E invece, il coinvolgimento di questi terroristi – che li si chiami o meno in questo modo – nel movimento a favore di Israele negli Stati Uniti non è affatto considerato così disgustoso quanto lo sarebbe un eguale appoggio al terrorismo arabo da parte dei sostenitori dei palestinesi.

E nonostante si pretenda che il movimento di Kahane sia debole e respinto dalla maggioranza dei Sionisti, uno dei più famosi scritti di Kahane “Dear World” è stato inviato recentemente attraverso internet come un virus da computer: perlopiù dai cosiddetti ebrei moderati.
Nonostante il suo autore paragoni ai nazisti tutti quelli che disapprovano i soprusi inflitti ai palestinesi e ostenti una forma di supremazia ebraica apparentemente rifiutata dalle menti più equilibrate.

Quel che è ancora più assurdo nell’accettazione passiva dei sostenitori di Kahane all’interno della comunità ebraica è che lo stesso Kahane non si sarebbe minimamente preoccupato della loro sorte. Infatti Kahane invocava una maggiore violenza contro gli Arabi proprio per allontanare Israele dal resto del mondo, per costringere gli ebrei a “ritornare a Dio” per la loro salvezza – quando il Messia verrà.
Per di più, Kahane ammetteva di essere disposto a pagare altre nazioni per opprimere brutalmente gli ebrei nei loro paesi perché proprio questa oppressione avrebbe spinto gli ebrei superstiti a scappare in Israele.

Anche se Kahane in un’occasione ha paragonato se stesso all’Ayatollah Khomeini, osservando che Khomeini era “molto più vicino al Giudaismo di quanto lo fossero Jean-Jacques Rousseau o John Locke o Thomas Jefferson” proprio per la sua convinzione nella necessità di “obbedire alla legge di Dio”, il coinvolgimento dei suoi sostenitori non riesce ad ispirare ai leaders della comunità ebraica americana lo sforzo di separarsi dalle sue opinioni. In questi giorni di solidarietà israeliana ed ebraica, sembra che anche personaggi come questi siano i benvenuti.

Ma se gli ebrei di buona volontà non condanneranno le opinioni e le strategie di Kahane e i suoi sostenitori attivi, sarà sempre più difficile criticare i palestinesi perché comprendono tra le loro file anche terroristi suicidi e fanatici. E la presenza di questi razzisti dichiarati fra coloro che sono pro-Israele trasmette ai palestinesi anche il messaggio che il trasferimento (o peggio) sia proprio il destino che li aspetta e che solo le forze di Kahane Chai sono abbastanza oneste da ammetterlo pubblicamente. Stando così le cose, sarà sempre più improbabile che il terrorismo da parte palestinese sia controllato, essendo evidente che il coinvolgimento delle forze di Kahane nel movimento sionista mandi il chiaro segnale che in fin dei conti l’obiettivo degli israeliani o degli ebrei americani non sia la pace.

Naturalmente non è sufficiente eliminare i sostenitori di Kahane dalle manifestazioni a favore di Israele e lasciar perdere le loro opinioni. Alla fine le opinioni e le azioni a cui lo stesso stato di Israele è giunto assomigliano sempre di più a quelle abbracciate dal rabbino ucciso. In realtà Sharon ha mormorato a lungo a proposito del trasferimento degli arabi fuori da Israele, e i fondatori del Sionismo hanno invocato questo allontanamento coatto in modo abbastanza aperto negli anni precedenti all’instaurazione dello stato ebraico.

Infine, coloro che hanno a cuore il benessere degli ebrei – in Palestina/Israele o dovunque nel mondo – dovranno riconsiderare l’impatto che la politica di Israele e dello stesso Sionismo può avere non solo sul popolo palestinese ma anche sugli ebrei.

Anche solo sollevare questi quesiti è sufficiente per provocare l’ira di molti che hanno marciato in quella manifestazione di solidarietà verso Israele, tanto profondamente la filosofia sionista è consolidata nella loro psiche. In realtà, queste domande probabilmente potrebbero provocare più malessere nella maggioranza degli ebrei di quanto ne comporti la presenza del partito Kach e dei sostenitori della JDL nelle manifestazioni a favore di Israele o nelle loro sinagoghe.

Ed è una vergogna. Perché evidenzia fino a che punto noi ebrei siamo diventati dipendenti dalla narrativa del vittimismo – quella che dice che tutti i gentili sono pronti ad aggredirci – tanto da dare il nostro consenso a qualunque cosa o a chiunque, in nome della terra.
Il che dimostra che quando si arriva a terroristi ed estremisti, nonostante siano tutti uguali, qualcuno è più uguale degli altri.


Tim Wise è un scrittore anti-razzista, professore ed educatore. Può essere contattato al seguente indirizzo di email: tjwise@mindspring.com

fonte: http://www.tmcrew.org/int/palestina/tim_wise.htm

Spie e spioni

In queste ore c’è tutto un gran rimpallarsi di responsabilità, vere o presunte, in merito alle intercettazioni (ma loro le chiamano “indagini ambientali”) fatte ai danni di magistrati, generali, e quant’altri.. Berlusconi non sapeva che il Pio pompava.. La sinistra, buon’anima, nemmeno.
Ma quando uscì la notizia che un povero carabiniere, in piena crisi di coscienza, aveva osato rivelare che 70 milioni di italiani erano stati indagati e “schedati” dalle stesse indagini “ambientali” non mi pare che ci fu quel grande scandalo.. Si preferì mettere tutto a tacere. Come sempre.
Ma un pensiero mi rode: che fine avrà fatto l’appuntato Mattioli?
mauro

….

Ricordate?

Dal sito della repubblica (1/6/00)

La denuncia di un carabiniere: “Fascicoli su chiunque”
Pioggia di esposti a magistratura e Garante della privacy

“Siamo tutti schedati”
L’Arma ha 70 milioni di dossier

di DANIELE MASTROGIACOMO

ROMA – Siamo tutti schedati. Uomini, donne, vecchi e bambini. E poi associazioni, partiti, gruppi sociali, di volontariato. Industrie, enti e uffici finanziari. Settanta milioni di fascicoli custoditi nei cinquemila comandi dell’Arma dei Carabinieri.

La denuncia di un appuntato scelto della Benemerita, in servizio nella caserma di San Giovanni Valdarno, rivelata ieri da “Il Manifesto” ha riproposto con forza un problema mai chiarito nella vita della nostra Repubblica. Del caso è stato investito l’Ufficio del garante per la privacy.

Segnalato ad una ottantina di Procure italiane da Sondrio a Caltanissetta il caso è finito anche in Parlamento. Il militare, l’appuntato scelto Valerio Mattioli, ha ritenuto di fare il suo dovere: raccogliere e custodire in modo permanente i dati privati di persone che non hanno alcun precedente penale viola una precisa disposizione della legge che garantisce appunto la nostra privacy. I vertici della caserma di San Giovanni Valdarno hanno reagito con una sanzione disciplinare.

L’appuntato Mattioli è stato punito con tre giorni di consegna perché non aveva informato i suoi superiori. Cosa che aveva invece fatto. L’11 gennaio del 1998, prima di rivolgersi al Garante della privacy, aveva chiesto – attraverso i suoi superiori gerarchici – al Comandante generale dell’Arma dei carabinieri chiarimenti “sullo stato di applicazione della legge sulla privacy”. Non ha avuto risposta e agli inizi dell’agosto del 1999, si è rivolto alla magistratura con la pioggia di esposti -denunce. L’insistenza del militare ha indispettito i suoi superiori che gli avrebbero prospettato il rischio di un’espulsione dall’ Arma.

Una copia delle denunce è stata spedita anche a Rifondazione comunista. Il senatore Giovanni Russo Spena l’ha esaminata e si è rivolto, con un’interrogazione, al ministro della Difesa. Questo avveniva il 12 gennaio di quest’anno. Ma a tutt’oggi non c’è stata alcuna riposta. “Il governo può far finta di nulla”, protesta Russo Spena. “Se il caso fosse vero, si prefigurerebbe una violazione molto grave dello stato di diritto”.

Franco Frattini, presidente della Commissione servizi della Camera, frena: “Non mi sembra una violazione della privacy, se si riferisce a informazioni ambientali. Tali informazioni devono essere raccolte a fini istituzionali, come il rilascio del nullaosta sicurezza o per accedere a
determinate funzioni, come il concorso in magistratura”.

(1 giugno 2000)

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