Archivio | luglio 10, 2007

Emergono le Emergenze?


“Studiate perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, così diceva Gramsci e così è scritto sulla tessera del PdCI per il 2007.

Io vi mando due piccoli documenti da studiare per ragionare seriamente di acqua e di diritti. Altro che i misteri di Pollari e le stronzate di tanti che pensano di avere l’idea giusta e innovativa, più nuova di tutti e migliore degli altri. Ci spieghi qualcuno che fine hanno fatto le migliaia di miliardi spesi per rifare l’acquedotto pugliese, come mai le guarnizioni delle condotte devono essere fatte con i miliardi invece che di gomma o di canapa come una volta ….

Dalla Relazione del Presidente Raffaele FITTO in qualità di Commissario per l’emergenza ambientale in Puglia, alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati il 18 ottobre 2001 (dal resoconto stenografico)

…. Omissis ….

Esistono tre questioni di carattere generale che ritengo debbano essere utilizzate come premessa. La prima è quella delle grandi reti di approvvigionamento idrico, che costituiscono un problema di carattere generale regolato in base all’attuazione degli accordi di programma. Per quanto ci riguarda, esiste un solo accordo di programma sottoscritto con la regione Basilicata; aggiungo che, proprio in merito a tale accordo ed al fine di verificarne l’attuazione, questo pomeriggio si terrà un incontro tra i rappresentanti delle due regioni presso il Ministero delle infrastrutture. Fra gli altri aspetti da evidenziare vi è un tavolo per la definizione di un accordo di programma con la regione Molise, strettamente collegato con le urgenti questioni di approvvigionamento idrico che riguardano in modo specifico la Capitanata, cioè la provincia di Foggia, la parte che, in questo momento, è più interessata dalla carenza idrica. Su mia iniziativa sono stati attivati altri due tavoli – anche alla luce delle difficoltà di quello citato – in accordo con i presidenti delle regioni Campania e Abruzzo, per cercare di giungere alla definizione di un accordo quadro in base a quanto previsto dalla cosiddetta legge Galli. In termini generali questo è il quadro generale dei problemi legati all’approvvigionamento idrico.

Un secondo aspetto decisivo ed importante è rappresentato dalla condizione delle condotte esistenti e dalla perdita di acqua da esse trasportata. È una delle principali difficoltà a cui ci troviamo di fronte: basti pensare che oltre il 40 per cento dell’acqua che attraversa queste condotte – ormai vecchie – viene dispersa per la mancanza di tenuta. L’aspetto più direttamente collegato è quello del riutilizzo delle acque reflue ai fini irrigui, che si ricollega in modo diretto alla specificità di un territorio rispetto ad un altro. È evidente che operiamo in un contesto nel quale il rischio che abbiamo di fronte, come ricordato poc’anzi dal presidente, sta per diventare quasi una certezza. È necessario prestare la massima attenzione al problema se è vero, come è vero, che l’approvvigionamento a fini irrigui nella nostra regione avviene mediante l’utilizzo dei pozzi. In conseguenza di questa situazione, a lungo andare si arriverà sicuramente alla salinizzazione della stessa falda e quindi ad un processo di desertificazione, che rappresenta il vero problema al quale occorre guardare in prospettiva.

In questo contesto abbiamo cercato di mettere insieme i vari aspetti e proprio nei giorni scorsi, dopo una verifica, abbiamo attivato una serie di interventi concreti. Nella nostra regione, infatti, gli impianti di depurazione programmati negli anni scorsi, alcuni nel periodo 1989-1990 e non ancora entrati in funzione, sono stati inseriti in una programmazione rispetto alla quale si è avuta, nel frattempo, la realizzazione di impianti di affinamento delle condotte per l’approvvigionamento idrico da utilizzare a fini irrigui in posizione differente dall’impianto di depurazione stesso. Questo elemento, inserito in un contesto di carenza generale di acqua, ha portato ad una difficoltà oggettiva. Tuttavia, nei giorni scorsi abbiamo attivato un finanziamento per complessivi 510 miliardi, resosi possibile proprio perché il ruolo di commissario per l’emergenza ambientale è coinciso con quello di presidente della regione; per questa ragione è stato possibile indirizzare tali risorse, che nel dettaglio corrispondono a circa 190 miliardi a valere sui fondi del commissario delegato e la restante parte, circa 310 miliardi, sulle risorse del programma operativo regionale, finalizzati agli interventi di adeguamento o costruzione di nuovi impianti di depurazione. In questo contesto sono partiti sia interventi (per oltre 40 miliardi) per l’adeguamento di tutti gli impianti di depurazione inattivi da oltre un decennio, sia 79 interventi per reti fognanti nuove o di risanamento di quelle esistenti. Un’altra misura del programma operativo regionale, collegata all’utilizzo delle risorse FEOGA (relativamente quindi al contesto agricolo), è stata programmata collegandola all’utilizzo delle acque reflue ai fini irrigui e soprattutto alla messa a norma dei vecchi impianti di depurazione per cercare di utilizzare in modo adeguato questo tipo di interventi.

…. Omissis …

Dalla Relazione Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento, 1^ Semestre 2002, pagina 49.

……. Omissis …

In tal senso, anche al fine di limitare, nel territorio pugliese, infiltrazioni nell’economia lecita e nel settore degli appalti pubblici, si dimostra di estrema importanza la qualità dell’intervento dello Stato nell’analisi e nel contrasto preventivo delle diversificate forme di riciclaggio e dei pericoli derivanti dalle presenze di propaggini criminali nel tessuto socioeconomico ed imprenditoriale.

In proposito si sottolinea che la Puglia è interessata da una serie di grandi appalti pubblici, finanziati anche mediante fondi europei, tra i quali, sia per la pregnante valenza sociale che per la consistenza economica degli importi, debbono essere evidenziati quelli connessi con la realizzazione di un sistema idrico complesso, finalizzato, mediante l’interconnessione agli acquedotti delle regioni Basilicata, Molise, Abruzzo e Campania, a risolvere le annose problematiche di approvvigionamento di acqua in Puglia.

Schematizzando le grandi opere idriche per zone d’intervento, si deve considerare che nell’area meridionale della Puglia i costi presumibili delle opere, in totale, si aggireranno sui 475,139 milioni di Euro (circa 920 miliardi di vecchie lire), nell’area centrale l’importo dei lavori sarà di circa 149,760 milioni di Euro (circa 290 miliardi di vecchie lire), in quella settentrionale i lavori saranno per importi pari a 1281,142 milioni di Euro (pari a circa 2500 miliardi di vecchie lire). (un totale di poco meno di 2 miliardi di Euro, ovvero circa 3700 miliardi delle vecchie lire)

………. Omissis ……….

E mi parlano di emergenza quando tutto quello che oggi succede era ben noto da anni come già oggi è noto quello che succederà negli anni prossimi, se solo volessimo vederlo.

fonte: http://www.diario_di_bordo.ilcannocchiale.it/
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Corona: "Scendo in campo con Berlusconi"


SIGNORI, IL CIRCO!
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09 luglio 2007

Le premesse c’erano tutte e il successo mediatico del “fotoreporter randagio” aveva spinto tanti a prevedere un suo salto in politica.

Previsioni azzeccate, sembra, se si leggono le ultimissime dichiarazioni di Corona : “Fondo un partito, anzi l’ho già fatto, ma sono di destra e vorrei impegnarmi a fianco di Berlusconi: sarà un botto”. Pare infatti che, dopo aver preso contatti col movimento Rifondazione Socialista, il fotografo abbia fissato un incontro col Cavaliere ad Arcore per definire le linee guida della propria candidatura.

Il mondo dello spettacolo accomunava da tempo i due e pare che si stiano delineando nuovi terreni d’incontro politici. Corona come Berlusconi nutre infatti profondo rancore per la classe giudiziaria: “Credo che i magistrati che sbagliano debbano essere sanzionati. Chi commette errori non può avanzare nella carriera”. Inoltre i vecchi attriti sembrano superati e pare che la questione delle foto di Barbara Berlusconi sia definitivamente passata in archivio.

Se sul “fronte toghe” l’accordo pare già fatto sono altri i punti su cui il partito di Corona potrebbe scontrarsi col centro-destra. Le prime voci parlano infatti di un movimento politico favorevole ai DiCo e, addirittura, ai matrimoni gay, di battaglie per la legalizzazione delle droghe leggere e di riapertura delle case chiuse.

I sogni “da onorevole” di Fabrizio sembrano quindi già a rischio e, oltre alle divergenze programmatiche, si profila all’orizzonte un’altra minaccia: un altro chiacchierato personaggio, Lele Mora, da mesi non nasconde che, se chiamato dall’ “amico Silvio” non avrebbe problemi a entrare in politica. La corsa alla candidatura è appena iniziata, aspettiamo ansiosi nuovi risvolti.

Intanto, in mancanza del primo comizio di Fabrizio Corona, guardiamoci questo video in cui il paparazzo più famoso d’Italia si svela al pubblico de “Le Iene” poche ore prima di finire in manette.

fonte: http://magazine.excite.it/news/3930/Corona_Scendo_in_campo_con_Berlusconi <!– –>

La chiesa cattolica: il falso profeta

Inorridito da quanto ho ascoltato poco fa al TG1, vi comunico questa notizia fonte ANSA.
Altro che la visione critica dei laici sulla Chiesa in tema di preservativi e minchiate sessuali!! Svegliatevi!

CITTA’ DEL VATICANO – Cristo ha costituito “sulla terra un’unica Chiesa”, che si identifica “pienamente” solo nella Chiesa cattolica e non nelle altre comunità cristiane (ortodosse o protestanti). E’ quanto riafferma un documento redatto dalla Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede, pubblicato oggi dalla Santa Sede. Il Vaticano riconosce che nelle altre comunità cristiane non cattoliche, in particolare nella Chiesa ortodossa, esistono “numerosi elementi di santificazione e di verità”; ma vi sono anche – indica il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicato oggi – “carenze”, in quanto tali confessioni non riconoscono “il primato di Pietro”, ovvero del Papa di Roma. Tale primato – avverte tuttavia la nota – “non deve essere inteso in modo estraneo o concorrente nei confronti dei vescovi delle Chiese particolari”.
http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_152871911.html

Sono sconcertato da quanto dichiarato, perchè sono pienamente cosciente che queste affermazioni vaticane non influiscono molto sulla massa, perchè la massa non conosce Dio. La moltitudine cattolica segue un falso agnello che in realtà è un “lupo cattivo”.
Una chiesa che non alza la voce in favore degli ultimi, che non alza la voce contro la “divinizzazione” di Padre Pio, non può essere la vera chiesa di Cristo.
VATICANO INFAME E BUGIARDO! Chi potrà ostacolarti? Nessuno oramai… la falsa dottrina che da sempre inculchi nei tuoi “sudditti” li rende ciechi e gli allontana dall’Amore di Cristo.
Sig. Ratzinger! Stracciati le vesti in pubblico e chiedi scusa della tua superbia!

Governo. Senza speranza?

Primo piano
Lettera dall’Italia

Senza speranza
Il governo è condannato all’instabilità da partiti litigiosi e autoreferenziali. Che formano un’oligarchia inconsapevole della propria mediocrità, scrive Gerhard Mumelter.

Un governo in coma, una maggioranza risicatissima, un parlamento paralizzato, due coalizioni che si combattono senza esclusioni di colpi: un paese in stallo. A quindici mesi dalle elezioni è questo il quadro di un’Italia sempre più delusa dalla politica. Frustrata al punto che il 51 per cento dei cittadini giudica la situazione attuale peggiore degli anni di Tangentopoli.

Forse in una situazione così desolante è inutile discutere se questo governo morirà suicida o di stenti. Ma una cosa va detta: il primo e più imperdonabile atto suicida di questa maggioranza è stato stipare di scrivanie i corridoi di palazzo Chigi per portare al governo uno squadrone di 103 persone, mai visto nella storia della repubblica.

Squadrone che comprende personaggi senza cultura di governo e senso dello stato, più adatti a guidare tifoserie organizzate che a stare al governo. Eppure era più che logico che, con una maggioranza così risicata, servisse una squadra snella e coesa.

Ma applicare la logica alla politica italiana è un esercizio inutile. Il centrosinistra ha preferito il valzer stravecchio delle poltrone, soddisfacendo partiti e partitini e deludendo i suoi elettori. E così dal primo giorno è ricomparso il logoro teatrino della politica: veti incrociati, veleni e sospetti, intrighi e colpi bassi, ricatti e personalismi esasperati.

La litigiosità snervante ha presto messo in ombra anche i successi. Un gioco al massacro che rende inutile cercare di capire se il governo morirà di dilibertite o di mastellite, due malattie che inducono i nani a comportarsi da giganti.

Nell’attuale emergenza di una democrazia bloccata, la politica potrebbe aprirsi alla società civile come fa altrove. In Germania la riforma dello stato sociale è stata affidata a un gruppo di saggi guidato da Peter Hartz, capo del personale della Volkswagen. In Austria la politica ha chiamato un noto costituzionalista per ridisegnare la piramide degli stipendi delle alte cariche dello stato e chiudere così un lungo conflitto. Non così in Italia.

Un comitato di saggi riuscirebbe in pochi giorni a riscrivere quest’indecente legge elettorale, ma non succederà mai. Perché la partitocrazia vuole innanzitutto garantire se stessa. I partiti ingordi e autoreferenziali hanno paura di perdere i loro privilegi e il fiume di soldi che si autoconcedono contro la volontà degli elettori. Con appena 2,3 milioni di iscritti su cinquanta milioni di elettori, i partiti gestiscono un carrozzone clientelare di enormi dimensioni, che invade l’intera società.

Mezzo milione di italiani ormai vive di politica. Sono oltre ottanta i partiti e le liste che riempiono le loro casse con denaro pubblico, concedendosi “rimborsi elettorali” che spesso superano di cento volte le somme realmente spese. Ormai la democrazia italiana ha raggiunto livelli perversi: in Sicilia si sono presentate 833 liste, a Taranto c’era un candidato ogni 59 elettori.

Le schede elettorali sembrano tovaglie. Impazzano i “partiti-uomo” che offrono il proprio voto al miglior offerente in cambio di favori clientelari. Il parlamento più numeroso, più costoso e più inefficiente dell’Unione europea chiede produttività al paese, ma è improduttivo. Le speranze di cambiamenti sono minime.

Certamente non sarà la partitocrazia ad autoriformarsi. Fausto Bertinotti, presidente della camera, sostiene: “Il referendum sulla legge elettorale minaccia la democrazia, perché il suo esito può mettere in discussione i partiti”. Tesi stravagante. Perché sono proprio i partiti a tramortire la democrazia in Italia. Il loro numero spropositato, la loro litigiosità e vanità, le loro oligarchie senza data di scadenza, i loro tristi rituali e la loro deludente mediocrità.

l’autore di questo articolo

Gerhard Mumelter ha fatto l’insegnante, l’oste e il giornalista radiofonico. Da alcuni anni è corrispondente dall’Italia per il quotidiano austriaco Der Standard. Per scrivere ai giornalisti stranieri: corrispondente@internazionale.it

fonte: http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=16382

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Il Ricatto dello Spione

La Grande Spia tenta l’ultimo ricatto
Lo scontro esce dai “sotterranei”

di GIUSEPPE D’AVANZO

ROMA Nicolò Pollari, appena ieri lo spione più amato dalla politica italiana, si dice “pronto a raccontare i misteri d’Italia dagli anni Ottanta ad oggi, nonostante l’atmosfera di regime”. Non si accontenta delle stanze chiuse della commissione di controllo sui servizi segreti (Copaco). Sono troppo protette, dice, e i commissari vincolati alla riservatezza per quel che ascoltano e accertano. Insomma, da quelle stanze lo spione non può parlare “ai cittadini”, come si è messo in testa di fare. Manco fosse un caudillo e non un funzionario dello Stato che, potentissimo agente segreto, ha lavorato nel “regime” e per “il regime”.

Curioso per uno spione, la segretezza è oggi un deficit per Pollari. Egli vuole che si sappia che cosa svela e insinua e manipola (è quel che solitamente gli riesce meglio). Attraverso un bizzarro “portavoce” (il senatore Sergio De Gregorio, che fa lo stesso mestiere per il generale Roberto Speciale) chiede allora la platea più visibile e sensibile, una illuminatissima commissione d’inchiesta parlamentare. Lo spione sa che ogni iniziativa politica, se agitata nello spazio mediale e con la voce dei media, può fare a meno di autenticità e fondatezza (basta ripensare alle commissioni Telekom Srbija e Mitrokhin). Alle prese di venti deputati e venti senatori che, si possono immaginare, inesperti dei metodi e delle strategie di un’intelligence così controversa, e addirittura non consapevoli della cronologia degli avvenimenti, Pollari avrebbe l’opportunità in prima battuta di scrivere a mano libera il copione. Di graduare, secondo necessità, il potere di pressione e di condizionamento che si è assicurato nel tempo intrattenendo rapporti non convenzionali con entrambi gli schieramenti politici.

Che domande potrebbero fargli i quaranta parlamentari? Dovrebbero soltanto ascoltare la “sua” verità (a Pollari non piace avere contraddittori), le sue mezze verità e mezze menzogne e, in attesa di definire la fondatezza del suo racconto, un caos fangoso schiaccerebbe ogni possibilità di fare luce. E’ la condizione che, per il momento, sconsiglia la commissione d’inchiesta, strumento che offre molte opportunità a chi deve spiegare che cosa ha combinato e molte poche a chi deve accertarlo. Appena l’altro giorno si diceva che il gioco sarebbe stato nelle mani degli spioni e non del Parlamento. E tuttavia chi poteva attendersi che le minacciose intenzioni di Pollari sarebbero venute allo scoperto, con tanta fretta, nell’allusiva forma del ricatto? L’iniziativa dell’amatissimo spione non è altro.

E’ un chiassoso ricatto che ha il pregio, per così dire, di rendere chiara e concreta qualche circostanza, anche a chi per convenienza o spensieratezza o arroganza finora l’ha negata. L'”agglomerato oscuro”, legale e clandestino, nato nella connessione abusiva dello spionaggio militare (Sismi) con diverse branche dell’investigazione della Guardia di Finanza (soprattutto l’intelligence business) in raccordo con la Security di grandi aziende come Telecom e il sostegno di agenzie d’investigazione private che lavorano in outsourcing, si è “autonomizzato”. Lavora per sé, secondo un proprio autoreferenziale interesse e non più, come nel passato, al servizio di questo o quell’utile politico, di questa o quella consorteria politica. La scandalosa deformità s’era già avvistata.

Si immaginava però che il ritorno sul “mercato della politica” dell'”agglomerato” con la sua massa critica di potenziali ricatti si sarebbe consumato, come di consueto, in quei sotterranei dove le fragili “power élite” italiane si proteggono, si rafforzano, si difendono, si accordano. L’eterogenesi dei fini ha rotto lo schema. Lo scontro Visco/Speciale ha costretto il governo di centro-sinistra a dubitare del patto di non-aggressione tacitamente sottoscritto con il network spionistico. Il Consiglio superiore della magistratura, con il documento approvato con discrezione dal capo dello Stato, ha spinto il confine ancora più in là mettendo sotto gli occhi della società politica una minaccia per un democrazia ben regolata. Il ceto politico non ha potuto lasciar cadere, come d’abitudine, la questione e – pur nella diversità degli strumenti da usare – è stato costretto a impegnarsi a fare verità e chiarezza.

Pollari, come ieri il fido Roberto Speciale, ha cominciato a vedere davanti a sé un tritacarne e la catastrofe. Se Speciale ha pensato di salvarsi sollevando un’inchiesta giudiziaria e quindi “giudiziarizzando” il conflitto con il governo, Pollari è stato costretto a venire allo scoperto abbandonando il “sotterraneo” dove si trova più a suo agio. Imputato a Milano e indagato a Roma, è stato costretto a “politicizzare” la sua avventura e il suo destino. Sollecita così, per i canali politici che ancora gli restano, la nascita di una commissione d’inchiesta che gli permette o di far saltare il tavolo o di ridurre al silenzio i suoi critici di oggi (e magari amici di ieri).

Ora è evidente che il ricatto dello spione non può essere accettato. Deve essere accettata la sua disponibilità a testimoniare. Nicolò Pollari dica quel che sa, ma non gli sia consentito di farlo a ruota libera, senza alcuna regola, in un rapporto diretto con l’emotività dell’opinione pubblica, lontano da una pratica che sappia accertare fatti e responsabilità prima di giungere a un qualsiasi esito.
Ci sono tre sedi in cui Pollari può liberare la sua ansia di verità (si fa per dire). Il Palazzo di Giustizia di Milano, dove è imputato per il sequestro di un cittadino egiziano. La procura di Roma che lo indaga per l’ufficio di disinformazione e dossieraggio di via Nazionale. Dinanzi all’autorità giudiziaria Pollari (come chiede) può liberarsi del segreto di Stato senza alcuna autorizzazione governativa, perché la Costituzione privilegia il diritto di difesa dell’imputato rispetto al segreto di Stato. Pollari può farlo dunque da subito. Lo faccia. C’è una terza sede, politica, istituzionale. E’ il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Chieda di essere ascoltato. Non c’è dubbio che lo ascolteranno di buon grado e con i tempi adeguati. In quel contesto, e con le opportune norme di riservatezza, le sue parole possono essere tenute nel giusto conto, analizzate, verificate.

Il Copaco ha strumenti d’indagine limitati? Non ci vuole molto per rafforzarli (se il Parlamento vuole), ma per intanto il comitato ha competenza e la memoria (si vedrà se la voglia) per discernere, nel racconto di Pollari, il grano da loglio anche con il contributo della documentazione che saprà offrire l’ammiraglio Bruno Franciforte, oggi a capo del Sismi. Sempre che Pollari non si sia portato dietro l’archivio. Addirittura dagli anni Ottanta ad oggi.

(9 luglio 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/sismi-mancini-11/ricatto-spione/ricatto-spione.html