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Francia, sì della Corte costituzionale alle nozze gay: prime unioni a giugno

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fonte immagine csmonitor.com

Francia, sì della Corte costituzionale alle nozze gay: prime unioni a giugno

17 maggio 2013

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Nella giornata mondiale contro l’omofobia, tre Stati europei prendono decisioni che riguardano i diritti delle coppie omosessuali. In Francia il Consiglio costituzionale ha dato il via libera alla legge sul matrimonio gay, approvata lo scorso 23 aprile dal Parlamento di Parigi. «La legge sui matrimoni fra persone dello stesso sesso è conforme alla Costituzione». A questo punto, i primi matrimoni potrebbero essere celebrati già nel mese di giugno. E arriverebbero dopo mesi di battaglia nelle piazze e nel Palazzo. Si chiude quindi una vicenda che dal novembre 2012, momento del varo del progetto di legge da parte del Consiglio dei ministri, ha diviso il paese come non accadeva da decenni. Contestato non il matrimonio – sul quale, secondo i sondaggi, è favorevole il 66% dei francesi – quanto l’automatico diritto all’adozione che porta con sé: il 53% della popolazione sarebbe contraria.

Nelle stesso ore in Belgio l’associazione per i diritti degli omosessuali Homoparentalites ha presentato oggi, per la prima volta in Europa, una proposta di legge per la maternità surrogata, meglio conosciuta come utero in affitto. La norma riguarderà eterosessuali, omosessuali e single. Previsto un rimborso spese per la gestante.

A Lisbona, invece, il parlamento portoghese ha adottato con una maggioranza di misura la proposta di legge che permette ai componenti di una coppia omosessuale di adottare i figli del congiunto. Altri due testi nei quali si accordavano a queste coppie un pieno diritto all’adozione sono stati bocciati. La legge è stata approvata in prima lettura da una maggioranza di 99 voti, con 94 voti contrari e 9 astensioni. Il testo prevede che «quando due persone dello stesso sesso sono sposate o vivono assieme in un’unione di fatto, e uno dei due esercita la responsabilità parentale su un minore, per filiazione o per adozione, anche il congiunto potrà adottare il minore». In Portogallo, ricorda l’agenzia svizzera Ats, l’adozione a titolo individuale è aperta a tutti, ma la legge che autorizza il matrimonio omosessuale, promulgata tre anni fa, esclude esplicitamente il diritto all’adozione per le coppie gay.

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fonte ilsole24ore.com

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Assistenza sanitaria a conviventi stesso sesso, l’ufficio di presidenza della Camera dà l’ok

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fonte immagine bibbovintage.blogspot.it

Assistenza sanitaria a conviventi stesso sesso, l’ufficio di presidenza della Camera dà ok

La richiesta era stata avanzata dal deputato Pd, Ivan Scalfarotto. L’assistenza sanitaria integrativa, dietro il pagamento di una quota, può essere estesa al partner dello stesso sesso così come avviene per tutti gli altri parlamentari. Vendola: “Bene, ma diritto che spetta a tutti gli italiani”

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ROMAL’ufficio di presidenza della Camera, per la prima volta, riconosce le coppie gay. L’organo presieduto da Laura Boldrini ha infatti accolto, a maggioranza, la richiesta di Ivan Scalfarotto (Pd) di vedere estesa, dietro il pagamento di una quota, l’assistenza sanitaria integrativa anche al compagno dello stesso sesso così come avviene per tutti gli altri parlamentari (sia sposati che conviventi). Scalfarotto vince quindi una battaglia che nella scorsa legislatura aveva visto sconfitta la collega di partito Paola Concia. Non tutti i gruppi presenti nell’ufficio di presidenze però hanno votato a favore.

Parere positivo è stato espresso da Pd, Pdl e Sel. Solo la Lega ha espresso un voto contrario. Si sono astenuti Scelta Civica e Fratelli d’Italia, ma si sono astenuti anche i rappresentanti dell’ufficio di presidenza del Movimento 5 Stelle che hanno chiesto, sempre secondo quanto si apprende, di rinviare per avere più tempo per discutere: “Lo abbiamo fatto – spiega la capogruppo M5S alla Camera, Roberta Lombardi – perché è un privilegio della casta. Nelle assicurazioni esterne – fa notare la capogruppo M5S a Montecitorio – il convivente dello stesso sesso non gode dell’estensione delle coperture. Perché alla Camera dovrebbe?”, chiede Lombardi. “È sempre la casta che vuole per sé i privilegi”. Da qui la decisione del Movimento di astenersi dal voto.

“Può sembrare un semplice atto amministrativo e invece ha una valenza universale, ora è giusto riconoscere gli stessi diritti a tutti i cittadini”, è stato il commento di Ivan Scalfarotto. “Questo è un principio elementare – dice Scalfarotto -: se si riconosce una famiglia more uxorio questa deve essere sia omosessuale che eterosessuale, come riconosciuto anche da sentenza della Corte di Cassazione e della Corte costituzionale. Ciò che è riconosciuto ai parlamentari ora deve essere valido per tutti”. I diritti, aggiunge Scalfarotto, “non vanno riconosciuti solo ai parlamentari, ma a tutti gli italiani. Io ho fatto una battaglia non per ottenere l’assistenza sanitaria, ma per vedere affermato un diritto. Giovedì presenterò una proposta di legge contro l’omofobia che ha raccolto 200 firme, vale a dire 1/3 dei deputati. Questo dimostra che in Parlamento ci può essere una maggioranza per provare ad affrontare certe tematiche”.

Soddisfatta per il passo avanti compiuto dalla Camera Anna Paola Concia: “È un banalissimo principio di uguaglianza – spiega l’ex parlamentare del Pd -, ma con esiti nefasti. La differenza l’ha fatta un ufficio di presidenza a maggioranza progressista diverso da quello della scorsa legislatura che invece era a maggioranza conservatrice. Sono contenta perché la mia battaglia non è stata inutile”. E aggiunge: “Adesso bisogna fare il passo decisivo: visto che c’è una maggioranza progressista mi aspetto che questo Parlamento stabilisca il principio di uguaglianza per le coppie omosessuali anche fuori dal Parlamento”.

“Bene la decisione giunta oggi dalla Camera. Finalmente l’acquisizione di un diritto. Ma non deve essere un privilegio per pochi. È un diritto che spetta a tutti gli italiani” scrive su Twitter Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà. (14 maggio 2013)

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fonte repubblica.it

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Dal crowdfunding per pannelli solari al telelavoro: buone notizie!, di Jacopo Fo

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Bimbi lanciano crowdfunding per installare il fotovoltaico a scuola dal sito greenme.it

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Dal crowdfunding per pannelli solari al telelavoro: buone notizie!

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di | 10 maggio 2013

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Nella Carolina del Nord, Stati Uniti, gli alunni di una classe elementare di Durham, utilizzando la piattaforma online di crowdfunding Kickstarter, sono riusciti a finanziare l’installazione di 6 pannelli solari fotovoltaici sul tetto della scuola e di una microturbina eolica in giardino. In totale “i bambini” autoproducono 1 Kwh di energia elettrica rinnovabile. Solo per questo meriterebbero il 6 politico!
Anche in Italia abbiamo fatto qualcosa di simile: nel 2011 i genitori degli studenti della Scuola Longhena di Bologna hanno finanziato i pannelli fotovoltaici sul tetto dell’istituto con un risparmio sulla bolletta energetica pagata dal comune compreso tra i 3.000 e i 4.000 euro all’anno.

In Francia invece la Federazione nazionale Tennis raccoglie palline da tennis usate e le ricicla per costruire nuovi campi da gioco. Solo nel 2013 ne hanno già raccolte 900.000 e in estate costruiranno 10 nuovi campi da tennis. Avete in casa 40-50mila palline da tennis che non usate più? Potete farvi un campo di 100 mq gratis!!!

Con 105 voti a favore e 44 contrari lo Stato del Connecticut, Usa, ha approvato il bando della vendita di oltre 100 tipi di fucili da guerra. Vietata anche la vendita dei maxi-caricatori con più di 10 colpi. Anche lo stato di New York e il Colorado hanno approvato regolamenti simili. Tutti dopo l’ennesima strage.

A Palermo il 4 aprile il Comune ha votato a favore dell’acqua pubblica. L’Amap, l’ente che gestisce il servizio idrico integrato, passa da S.p.a ad Azienda speciale (ente di diritto pubblico).

A Torino invece il Comune sta sperimentando il telelavoro. E’ la prima volta di un ente pubblico italiano. 20 le impiegate, tutte donne, coinvolte nella sperimentazione. Lavorano da casa via computer e si recano in ufficio un giorno alla settimana. Solo per i costi della mensa il comune risparmia qualcosa come 33mila euro all’anno.

Nell’edizione 2013 della World’s Most Ethical (Wme) Companies, una classifica stilata dall’Ethisphere Institute, ente americano di ricerca sulle buone pratiche aziendali, per la prima volta compare anche un’azienda italiana: la Illy Caffè, premiata per la sostenibilità del prodotto e la responsabilità sociale aziendale.

Grande Paolo! Direttore dell’ufficio vendite di un residence in costruzione a Lazzeretto, nel Comune di Cerreto Guidi, provincia di Firenze, qualche giorno fa ha colto in flagrante un ladro che stava rubando negli appartamenti. Lo ha bloccato e mentre aspettavano l’arrivo dei carabinieri il ladro ha raccontato la sua storia: 54enne di Pistoia, ex giardiniere oggi disoccupato, era alla ricerca di rame da rivendere per arrotondare i 250 euro di assegno mensile che riceveva. Paolo Pedrotti ha sporto denuncia contro l’uomo e poi gli ha offerto un lavoro come giardiniere. “Non appena mi contatterà, o lui o il suo avvocato, ci metteremo d’accordo per iniziare la collaborazione”.

Per finire annunciamo che Bill Gates, quello di Microsoft, ha creato una borsa di studio da 100mila dollari per chi riuscirà a inventare il preservativo hi-tech del futuro. Dovrà avere una porta Usb.

Da Cacao – Il quotidiano delle Buone Notizie Comiche di Jacopo Fo, Simone e Gabriella Canova, Maria Cristina Dalbosco.

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fonte ilfattoquotidiano.it

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Usa, liberate 3 ragazze rapite 10 anni fa. La telefonata choc alla polizia /Audio / Women missing for years found alive in house

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Pubblicato in data 06/mag/2013

Ohio – DailyMail.Three girls who went missing as teenagers TEN YEARS ago found ALIVE in Cleveland basement dungeon as their ‘captor’ is arrested
Amanda Berry went missing in 2003 when she was 16-years-old
Gina DeJesus disappeared when she was 14-years-old in 2004
Michelle Knight disappeared in 2000 when she was 20-years-old
All three of the women were found alive in a Cleveland home and are now being treated at a local hospital
The 52-year-old man who owns the house has been arrested and is in police custody
The women had a girl with them, thought to be about 3-years-old
Three girls who went missing a decade ago have been found alive after they were kept in the dungeon of a Cleveland, Ohio home.
Amanda Berry and Gina DeJesus were found alive on Monday inside a house on 2200 block of Seymour Avenue near West 25th Street alongside a third woman identified as Michelle Knight.
A 52-year-old man named Ariel Castro has been arrested and is in police custody in connection to the case.
When the neighbor helped Berry out of the house, she was holding a young child, and there were reportedly other children in the home but it is unclear what their relationship is to the children.
‘Help me I’m Amanda Berry…I’ve been kidnapped and I’ve been missing for ten years and I’m here. I’m free now,’ Berry is heard saying in the call to police that has been publicly released.
‘I need them now before he gets back!’ she said in the frantic phone call to 911, going on to identify her captor as Ariel Castro, a 52-year-old Hispanic man.
Castro has lived in the house since 1992 and he was arrested for domestic violence in 1993.
Berry disappeared on April 21, 2003, a day before her 17th birthday, and a year later then-14-year-old DeJesus went missing on April 2, 2004.
On Monday evening, DeJesus’ cousin Sylvia Colon spoke to CNN, saying that the missing girl’s mother Nancy Ruiz confirmed to relatives that Gina is alive and well in hospital.
‘What a phenomenal mother’s Day gift this is,’ Ms Colon told the station.
Berry went missing shortly after she called her sister to say that she was getting a ride home from her job at Burger King. DeJesus went missing on her way home from school.
Michelle Knight went missing in 2000 at the age of 20-years-old.
They were found when a neighbor saw a woman, later identified as Amanda, screaming from inside a home in West Cleveland.

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https://i0.wp.com/www.ilmessaggero.it/MsgrNews/MED/20130507_missing.jpg

Usa, liberate 3 ragazze rapite 10 anni fa
erano segregate nella stessa casa
Una era riuscita a scappare: tre arresti
La telefonata choc alla polizia /Audio

Audio: Three abducted women found alive after a decade (The World Today)

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WASHINGTON – Tre donne, rapite dieci anni fa quando erano poco più che adolescenti, sono state ritrovate in una casa di Cleveland, Ohio, non lontano da dove sono state viste l’ultima volta prima della loro drammatica sparizione.
Arrestato il proprietario della casa: si tratta di Ariel Castro, un autista di scuola bus di 52 anni. Le donne sono state ricoverate in ospedale tuttavia, secondo gli inquirenti, sono in perfette condizioni.

«Aiutatemi, sono Amanda Berry, sono stata rapita, sono scomparsa da 10 anni, ora sono qui e libera», ha detto la donna alla polizia chiamata dalla casa del vicino che l’ha aiutata a scappare dalla casa, dopo aver notato una donna che chiedeva aiuto da una finestra. La polizia è immediatamente intervenuta liberando la altre due donne: Gina DeJesus che era scomparsa nel 2004 quando aveva 14 anni e Michele Knight, scomparsa nel 2002 all’ertà di 21 anni. Il vicino che ha aiutato la Berry a fuggire ha detto di non aver mai avuto il sospetto che vi fosse qualcun altro nella casa dell’uomo dove si era recato a volte per dei picnic nel giardino. La casa-prigione delle tre donne si trova in un quartiere, a maggioranza ispanico, poco distante dai luoghi della loro scomparsa.

L’incredibile storia che è breaking news in tutti i notiziari americani è ancora avvolta dal mistero: le tre donne, Gina De Jesus, Amanda Berry e Michelle Knight, non si conoscevano prima. Una di loro, Amanda, oggi ha avvisato la Polizia dicendo di essere stata rapita dieci anni fa.

Agli agenti avrebbe implorato di far presto nel liberare le sue compagne di prigionia prima che il loro ‘orco’ tornasse a casa. Tutti gli abitanti della zona, si sono quindi riversati per strada per vivere in prima persona l’incredibile ritrovamento. Pare che in casa con loro ci fosse anche una bambina. Le donne sono state ricoverate all’Ospedale ma gli inquirenti hanno fatto sapere che si trovano in ottimo stato.

Sono tre le persone arrestate in relazione alla vicenda delle tre donne rapite 10 anni fa e liberate oggi in Ohio. I tre, tutti uomini di origini ispaniche, scrive la Abc, hanno tra i 50 ed i 54 anni. Le accuse nei loro confronti dovrebbero essere formalizzate entro le prossime 36 ore.

«È una cosa straordinaria che le abbiamo ancora con noi, è una benedizione per la comunità e la polizia e per le famiglie che siano ancora vive, non posso dire quanto sia felice», ha detto in una commossa dichiarazione il capo della polizia della città dell’Ohio, Ed Tomba. Le tre donne e la bambina sono state ricoverate in ospedale dove sono state trovate in buone condizioni. «Continuavano a piangere e gridare, chiamate la polizia, aiutateci, per favore», hanno raccontato alla polizia i vicini che hanno aiutato la Berry.

La madre di una delle scomparse, Gina DeJesus, non aveva mai perso la speranza di ritrovare la figlia viva: «ha sempre detto che lo sentiva che Gina fosse viva, è una cosa che una mamma sente». La polizia non ha diffuso l’identità del proprietario della casa prigione, ma secondo un consigliere comunale locale citato dalla Cnn, si tratta di un uomo che fino a qualche tempo fa lavorava per il Cleveland Metropolitan School District come autista. Non è stato precisato se l’uomo sia stato licenziato o abbia lasciato volontariamente il lavoro. «Vedevo questo tipo ogni giorno, abbiamo fatto i barbecue insieme, mai visto niente di sospetto, mai visto le ragazze, solo lui», ha detto il vicino.

Il sindaco di Cleveland, Frank Jackson, ha detto che vi sono «molte domande a cui dare risposte riguardo a questo caso, ma sono felice del fatto che queste tre giovani donne siano state ritrovate vive».

Martedì 07 Maggio 2013 – 09:26
Ultimo aggiornamento: 12:02
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Women missing for years found alive in house

Updated 1 hour 43 minutes ago

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Three brothers are now under arrest following the rescue of three women from a house in the United States after they were abducted between nine and 12 years ago.

The women were found alive and well at the house in Cleveland, Ohio, after a neighbour heard their screams for help.

Amanda Berry, who went missing a day before her 17th birthday in 2003, used the neighbour’s mobile phone to call police.

She was found at the house on Seymour Avenue along with Gina DeJesus, who was 14 when she went missing in 2004, and Michelle Knight, who CNN reported disappeared in 2000 aged 20.

“She (Ms Berry) said ‘help me get out, I’ve been in here a long time,” the neighbour, Charles Ramsey, told a local TV affiliate.

“I knew something was wrong when a little pretty white girl ran into a black man’s arms.

“Something is wrong here. Dead giveaway.”

Ms Berry’s frantic appeal for help was recorded by the 911 operator.

“Help me, I’m Amanda Berry,” Ms Berry said.

“I need police.

“I’ve been kidnapped and I’ve been missing for 10 years and I’m here, I’m free now.”

“I need them now before he gets back.”

Children can be heard crying in the background.

Reports said Ms Berry had a child with her, and there were other children in the house.

“Gina DeJesus, Amanda Berry & Michelle Knight found alive, talking, appear to be OK,” Cleveland Police tweeted.

Cleveland Police say three brothers, aged 50, 52 and 54, have now been arrested.

CONTINUES…

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fonte abc.net

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SALUTE – Alzheimer e Parkinson, “Il cioccolato frena lo sviluppo delle malattie”

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Alzheimer e Parkinson, “Il cioccolato frena lo sviluppo delle malattie”

A stabilirlo è un nuovo studio realizzato in collaborazione tra l’Istituto di ricerca Sbarro Health Research Organization di Philadelphia il Dipartimento di medicina, chirurgia e neuroscienze dell’Università di Siena, il Lombardi Cancer Center, la Georgetown University e l’università di L’Aquila (Italia)

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di | 15 aprile 2013

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Il cioccolato come freno allo sviluppo delle patologie neurodegenerative. A stabilirlo è un nuovo studio realizzato in collaborazione tra l’Istituto di ricerca Sbarro Health Research Organization di Philadelphia il Dipartimento di medicina, chirurgia e neuroscienze dell’Università di Siena, il Lombardi Cancer Center, la Georgetown University e l’università di L’Aquila (Italia).

I ricercatori hanno mostrato che i polifenoli del cacao stimolano la neuroprotezione mediante attivazione del ‘pathway’ di sopravvivenza del fattore neurotrofico cerebrale Bdnf (il sostegno per la sopravvivenza dei neuroni) “sia su cellule trattate con placche Ab, sia su cellule trattate con oligomeri di Ab – precisa lo studio – con conseguente contrasto della distrofia dei neuriti”. I risultati, pubblicati sulla rivista ‘ Journal of Cellular Biochemistry’ possono avere importanti implicazioni per la prevenzione del deterioramento cognitivo negli anziani e nelle malattie neurodegenerative (come l’Alzheimer e il Parkinson), contrastando la progressione della malattia.

Negli ultimi anni una serie di lavori scientifici avevano già evidenziato gli effetti neuroprotettivi dei polifenoli in modelli cellulari e animali. Tuttavia, la maggior parte di questi studi si era concentrata sulle proprietà anti ossidanti di questi composti, piuttosto che sul meccanismo (o sui meccanismi) di azione a livello cellulare e molecolare. “I nostri studi – spiega Annamaria Cimini dell’università degli studi di L’Aquila – dimostrano, per la prima volta, che i polifenoli del cacao non agiscono solo come un mero antiossidante perché, direttamente o indirettamente, sono capaci di attivare il pathway di sopravvivenza di Bdnf contrastando la morte neuronale”. Secondo Antonio Giordano, fondatore e direttore dell’Istituto Sbarro per la Ricerca sul cancro e medicina molecolare, “comprendere il potenziale di prevenzione e il meccanismo d’azione di un alimento funzionale – avverte – può rappresentare un mezzo per limitare la progressione del deterioramento cognitivo”.

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fonte ilfattoquotidiano.it

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FOTOGRAFIA E STORIA – Ecco gli scatti di Robert Capa scomparsi per decenni: il mistero della valigia messicana / PHOTO: The story of the “Mexican Suitcase”

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Ecco gli scatti di Robert Capa scomparsi per decenni: il mistero della valigia messicana

“Sono stati pubblicati gli scatti che Capa consegnò ad un amico prima di lasciare l’Europa per scappare dal regime nazista”

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di Michele Tarantini, pubblicata il 11 Aprile 2013, alle 09:11
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La fotografia, ed in particolar modo il mondo del reportage, sono certamente legati al momento storico in cui sono stati realizzati; esistono casi in cui gli avvenimenti hanno influenzato non solamente il linguaggio fotografico ma anche le vicessitudini delle fotografie vere e proprie, come il caso di cui vi parliamo oggi. Sono infatti stati pubblicati alcuni scatti realizzati intorno agli anni ’30 da Robert Capa, ed andati –quasi- persi per circa cinquant’anni.

Robert Capa, un maestro non solo del reportage ma della fotografia in toto, realizzò infatti una serie di scatti nella Spagna di Franco devastata dalla guerra civile, immagini doppiamente preziose dato che la maggior parte della documentazione fotogiornalistica di quegli anni è concentrata principalmente su quanto stava accadendo nel centro Europa.

Robert Capa, prima di vedersi costretto ad abbandonare il vecchio continente per poter fuggire dal regime nazista, consegnò gli scatti realizzati in Spagna ad un suo amico, Imre Wiess, in modo tale da poterli salvare nel caso gli fosse capitato qualcosa.

Gli scatti furomo poi consegnati da Weiss a terzi e scomparirono per molto tempo. Diversi anni dopo la morte di Robert Capa, il fratello Cornell (fondatore del Centro di Fotografia di New York) è riuscito finalmete a venire in possesso dei negativi perduti. Maggiori informazioni riguardanti la rocambolesca storia di quello che viene chiamato “mexican suitcase” possono essere trovate a questo indirizzo

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fonte fotografidigitali.it

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The Mexican Suitcase trailer

The212BERLIN The212BERLIN

Caricato in data 04/ago/2011

If it were a children’s story, we might ask why they hid themselves for so long.
The Recovered Lost Photographs from the Spanish Civil War: Exile and Memory.

A documentary by Trisha Ziff

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The story of the “Mexican Suitcase”

In late December 2007, three small cardboard boxes arrived at the International Center of Photography from Mexico City after a long and mysterious journey. These tattered boxes—the so-called Mexican Suitcase—contained the legendary Spanish Civil War negatives of Robert Capa. Rumors had circulated for years of the survival of the negatives, which had disappeared from Capa’s Paris studio at the beginning of World War II. Cornell Capa, Robert’s brother and the founder of ICP, had diligently tracked down each tale and vigorously sought out the negatives, but to no avail. When, at last, the boxes were opened for the 89-year-old Cornell Capa, they revealed 126 rolls of film—not only by Robert Capa, but also by Gerda Taro and David Seymour (known as “Chim”), three of the major photographers of the Spanish Civil War. Together, these roles of film constitute an inestimable record of photographic innovation and war photography, but also of the great political struggle to determine the course of Spanish history and to turn back the expansion of global fascism.

Taro and Capa

We have determined that the film rolls in the Mexican Suitcase break down roughly into a third each by Chim, Capa, and Taro. Almost all of the film is from the Spanish Civil War, taken between May 1936 and spring 1939. There are two exceptions: two rolls of film by Fred Stein taken in Paris in late 1935, which include both the famous image of Gerda Taro at a typewriter and the picture of Taro and Capa at a café, and another two rolls from Capa’s trip to Belgium in May 1939. It is not immediately apparent why these four rolls were packed with the work from Spain.

The Suitcase does not contain a complete collection of any of Capa’s, Taro’s, or Chim’s Spanish Civil War coverage, but includes many of the important stories. From Capa, we see images of destroyed buildings in Madrid, the Battle of Teruel, the Battle of Rio Segre, and the mobilization for the defense of Barcelona in January 1939, as well as the mass exodus of people from Tarragona to Barcelona and the French border. There are several rolls of Capa’s coverage of the French internment camps for Spanish refugees in Argelès-sur-Mer and Barcarès taken in March 1939. We have found Chim’s famous image of the woman nursing a baby during a land reform meeting in Estremadura taken in May 1936, as well as his portraits of Dolores Ibárruri, known as La Pasionaria. There are many images of his coverage of the Basque country and the Battle in Oviedo. From Taro, we have dynamic images of the new People’s Army training in Valencia, the Navacerrada Pass on the Segovia front, and her last photographs taken while covering the Battle of Brunete, where she was killed on July 25, 1937.

Robert Capa

Jewish immigrants from Hungary, Germany, and Poland, the three photographers found a home in the culturally open Paris of the early 1930s. Friends and colleagues, they often traveled together in Spain. They published in the major European and American publications covering the war, regularly contributing to Regards, Ce Soir, and Vu, and then Life. Their combined work in Spain constitutes some of the most important visual documentation of the war. These negatives had been considered all but lost until 1995.

Exactly how the negatives reached Mexico City is not yet definitively known. In October 1939, as German forces were approaching Paris, Robert Capa sailed to New York to avoid capture by the Germans and internment as an enemy alien or Communist sympathizer.1 As far as we understand, Capa left all his negatives in his Paris studio at 37 rue Froidevaux, under the supervision of his darkroom manager and fellow photographer Imre “Csiki” Weiss (1911–2006). In a letter dated July 5, 1975, Weiss recalled, “In 1939, when the Germans approached Paris, I put all Bob’s negatives in a rucksack and bicycled it to Bordeaux to try to get it on a ship to Mexico. I met a Chilean in the street and asked him to take my film packages to his consulate for safekeeping. He agreed.”2 Csiki, also a Jewish Hungarian émigré, never made it out of French-controlled territory and was interned in Morocco until 1941, when he was released with the help of both Capa brothers and arrived in Mexico late that year.

Csiki’s 1975 letter may be the earliest known document of the story of the missing negatives. Neither John Morris, a picture editor who first met Capa in New York in 1939 and remained a close friend and colleague until Capa’s death, nor Inge Bondi, who joined the New York Magnum office in 1950 and worked there for twenty years, recalls Capa ever mentioning the missing negatives or expressing any remorse that many of his most famous images of the Spanish Civil War had disappeared.3

In 1979, on the occasion of the inclusion of Capa’s work in the Venice Biennale, Cornell published a call to the photographic community seeking any information on his brother’s lost negatives following the appearance of a text about Capa’s work by John Steinbeck in the French magazine Photo. “In 1940,” Capa wrote, “before the advance of the German army, my brother gave to one of his friends a suitcase full of documents and negatives. En route to Marseilles, he entrusted the suitcase to a former Spanish Civil War soldier, who was to hide it in the cellar of a Latin-American consulate. The story ends here. The suitcase has never been found despite the searches undertaken. Of course a miracle is possible. Anyone who has information regarding the suitcase should contact me and will be blessed in advance.”4 Unfortunately, no new information surfaced. There were discussions of a trip to Chile to seek out the “Latin-American consulate.” There was even a dig in the French countryside following reports that the negatives had been buried there.5 Nothing was found.

As for the suitcase, we now know that at some point it was turned over to General Francisco Aguilar González, the Mexican ambassador to the Vichy government in 1941–42. We do not know when or under what circumstances this happened. It is highly plausible that in the anxious, underground environment of the thousands of Jewish and foreign refugees seeking exit visas out of France in the south, Csiki sensed the danger of his situation and passed the negatives to someone who could either bring them to safety or immediately put them in hiding. Whether Aguilar was the knowing receiver of the negatives or whether he ever had any idea of their significance (or even that he possessed them) is not yet clear. It is perhaps because the value of the negatives was understood that they survived, yet it is also possible that they survived because it was not known what they were and they quietly escaped attention. Aguilar later returned to Mexico City, the negatives presumably packed among his belongings. He died in 1971. The whereabouts of the negatives were never known during Capa’s lifetime.

Robert Capa notebook

In the ensuing years, there have been three other stories of major troves of Capa/Taro/Chim work being found in unexpected locations. In 1970, Carlos Serrano, a Spanish researcher in the Archives nationales in Paris, uncovered eight notebooks of contact prints of negatives made in Spain by Capa, Taro, and Chim. The small notebooks, about 8 x 10 inches, contain some 2,500 tiny images from 1936–39 pasted onto the pages, which functioned basically as contact sheets. These notebooks were produced to show the full coverage of stories to potential editors and to keep track of which images were used by the publications. Some of the images are annotated with consecutive numbers, others with publication information and other markings; some are identified by photographer and some are not. In total, these notebooks are the most personal and comprehensive artifacts of the work by these three photographers. In Capa’s possessions was a similar notebook with images from August 1936 by Capa and Taro. This is now in the collection of the International Center of Photography. The eight other notebooks remain in the Archives nationales in Paris.

The history of the notebooks is also interesting. The record numbers of the notebooks indicate that they are partof a collection from the French Ministry of the Interior and Security of the State, which were entered into the Archives in 1952 without any indication of when or why the material was collected.6 The record numbers of the notebooks fall between the personal papers of Gustav Rengler, arrested by the French police in September 1939, and a folder from the Agence Espagne, the Communist agency in France that distributed news and photographs about the Spanish Civil War, which may have been raided during the same period.7 Richard Whelan, Capa’s biographer, has suggested that since the notebooks were used as a tool to sell pictures, it is possible they had been borrowed by the agency and never returned.

Additional Capa material was found in Paris in 1978. Bernard Matussiere, who lives in Capa’s old studio at 37 rue Froidevaux, discovered 97 negatives, 27 vintage prints, and one contact notebook from China in the attic.8 Matussiere had inherited the apartment from photographer Émile Muller, for whom he had worked as an assistant for eighteen years. Muller not only knew Capa, but was also left in charge of the contents of Capa’s apartment when both Capa and Weiss left Paris in 1939.9 The images found in the messy attic were of Capa’s coverage of the Front Populaire in Paris, the Spanish Civil War, and the Sino-Japanese War. Matussiere made his find public in an article in Photo in June 1983. Following publication, Matussiere turned over the negatives to Cornell Capa.10 The negatives and notebooks are now in the collection at ICP.

In 1979, about 97 photographs of the Spanish Civil War were found in the Swedish Ministry of Foreign Affairs. This collection of prints was part of a case of documents and letters belonging to Juan Negrín, prime minster of Spain’s Second Republic, who lived in exile in France after the civil war until his death in 1956. According to Lennart Petri, the Swedish ambassador to Spain, a small suitcase containing the documents was delivered—we do not know by whom or in what circumstances—to the Legation of Sweden in Vichy. At the end of World War II, this case was sent to the Archives of the Swedish Ministry of Foreign Affairs.11 The documents and letters mostly date from the last months of the war, especially January 1939, and were organized into three sections: documents pertaining to the Ministry of National Defense, documents from other ministries, and general correspondence arranged alphabetically. It is not clear why Negrín had the prints, although there is speculation that Capa actually gave him the prints in 1938 or 1939, possibly for distribution or for an eventual publication or exhibition.12 The images are from August 1936 through January 1938 and are by Capa, Taro, Chim, and the unexpected fourth member of this group of photographers, Fred Stein. The images span the war: Capa’s coverage of the bombing of Madrid in late 1936 and the Battle of Teruel in the winter of 1937, Taro’s of Segovia and Madrid in 1937, and Chim’s photographs of the Basque country. (Included in the group is one of two known vintage prints of The Falling Soldier.) The documents now reside in the Archives of the Spanish Civil War in Salamanca.

Nicholas Silberfaden

The negatives contained in the so called Mexican Suitcase were discovered among General Aguilar’s effects by the Mexican filmmaker Benjamin Tarver, which he inherited after the death of his aunt who was a friend of the General. After seeing an exhibition of Spanish Civil War work by Dutch photojournalist Carel Blazer in Mexico City, Tarver contacted Queens College professor Jerald R. Green in February 1995 seeking advice on how to catalogue the material and make it accessible to the public. “Naturally it would seem prudent to have this material…become an archive available to students and researchers of the Spanish Civil War,” Tarver wrote.13 Green, a friend of Cornell Capa, contacted Cornell and told him of this letter.

Cornell Capa subsequently made numerous attempts to contact Tarver and obtain possession of the film, but, oddly enough, Tarver proved elusive and disinterested. In the fall of 2003, in preparation for the 2007 exhibitions at ICP on the work of Capa and Taro, the late Capa biographer Richard Whelan and chief curator Brian Wallis launched a new effort to return the negatives to Cornell Capa. In early 2007, Wallis enlisted the aid of independent curator and filmmaker Trisha Ziff, based in Mexico City. Ziff first met Tarver in May 2007,14 and over the next several months helped to persuade him that the negatives belonged at ICP with the rest of the Capa and Taro Archives and a large Chim collection. No money was exchanged. On December 19, Ziff arrived at ICP with the Mexican Suitcase. The missing negatives had finally come home.

Cynthia Young
Assistant Curator, The Robert Capa and Cornell Capa Archive
2008

Photo © Nicolas Silberfaden

ICP is also grateful to the help of Alene Davidoff, Karl Katz, and Ben Shneiderman for their help in recovering the Suitcase.

1. His application for accreditation as a photographer to the French Ministry of Foreign Affairs had been denied, as his associations with Communist publications was suspect. By September 1939, 15,000 foreigners living in France had been deported to concentration camps in the south. Among the well-known artists in Mille interned in 1939 were Hans Bellmer, Max Ernst, and Wols.

2. Letter from Csiki Weiss to Cornell Capa, July 5, 1975, Cornell Capa Archives, International Center of Photography, New York. This letter was written in response to the controversy spurred by the publication of Phillip Knightley’s The First Casualty: From the Crimea to Vietnam: The War Correspondent as Hero, Propagandist, and Myth Maker (New York: Harcourt Brace Jovanovich, 1975), where he suggests that Capa’s Falling Soldier was staged. In the letter, Weiss attests to the fact that Capa shot the negative and certifies its authenticity.

3. Emails and discussions with the author April–May 2008.

4. Photo, no. 143 (August 1979).

5. Email from Jean-Jacques Naudet, editor of Photo, February 28, 2008.

6. Carlos Serrano, Robert Capa: Cuadernos de Guerra en España (1936–1939) (Valencia: Sala Parpallo, 1987), p. 26.

7. Michel Lefebvre, “L’héritier de Robert Capa réclame 4,500 photos à la France,” Le Monde, November 8, 2005.

8. Photo, no. 189 (June 1983).

9. Michel Lefebvre, “Les tribulations de la ‘valise mexicaine’ de Robert Capa,” Le Monde 2, February 9–15, 2008, pp. 24–26.

10. David Markus, “The Capa Cache,” American Photo (October 1983), pp. 90–95.

11. Fotografías de Robert Capa sobre la Guerra Civil española (Madrid: Ediciones el Viso, 1990), p. 11, and Isabel Soto, “A Photographic Legacy from Spain’s Civil War,” New York Times, December 26, 1990.

12. Richard Whelan, This Is War! Robert Capa at Work (New York: International Center of Photography, 2007), p. 87, note 15. Capa photographed Negrín delivering a speech at the farewell ceremony to the International Brigades on October 25, 1938.

13. Letter from Tarver to Green, ICP Archives.

14. See Trisha Ziff’s account of her involvement at www.zonezero.com/magazine/fs_essays.html.

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fonte museum.icp.org

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Uruguay, Parlamento approva le nozze gay

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Uruguay, Parlamento approva le nozze gay

E’ il secondo paese a legalizzare le nozze tra persone dello stesso sesso in America latina. La prima nazione è stata l’Argentina. Nozze consentite anche a Città del Messico

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MONTEVIDEODopo l’Argentina, l’Uruguay è il secondo paese dell’America latina a legalizzare le nozze gay. La Camera bassa del Parlamento ha infatti approvato, con 71 sì su 92 membri, la legge che autorizza le nozze tra persone dello stesso sesso, già approvata, la scorsa settimana, dal Senato, con 23 voti a favore e otto contrari.

Finora era solo l’Argentina a consentire alle persone delle stesso sesso di convolare a nozze, dopo l’approvazione della legge nel 2010. In America latina il matrimonio è consentito anche a Città del Messico, dal 2009.

Negli ultimi sei anni, l’Uruguay aveva già legalizzato le unioni civili per gli omosessuali e l’adozione dei bambini da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso. (11 aprile 2013)

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fonte repubblica.it

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Vado a vivere in comunità in nome di Madre Natura: Tribewanted arriva in Italia

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Vado a vivere in comunità in nome di Madre Natura: Tribewanted arriva in Italia

Villaggio ecosostenibile in Umbria

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di Enrico Caporale
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A Monestevole, in Umbria, la vita scorre lenta. Animali, persone, cose: tutto è in sintonia. Unica auto una Chevrolet Volt. Ibrida, ovviamente. Monestevole sembra un agriturismo, ma è molto di più. Qui è nata l’ultima comunità targata «Tribewanted».

Antico borgo del XV secolo a due passi da Perugia, restaurato con gusto da Alessio Giottoli e Valeria Cancian, dal primo giorno di primavera 2013 questo angolo di paradiso è diventato un villaggio interamente sostenibile. «Misuriamo la sostenibilità in base a tre parametri: ambientale, sociale ed economico», spiega con entusiasmo Filippo Bozotti, fondatore, insieme a Ben Keene, di «Tribewanted». Ciò significa energia rinnovabile, riscaldamento a biomassa, permacultura, bio-edilizia, fitodepurazione per il riciclo delle acque. Ma anche posti di lavoro e sviluppo delle tradizioni. Ecoturismo e prodotti bio, invece, garantiscono l’indipendenza finanziaria (i soggiorni sono all’insegna del «low cost»: poco più di 300 euro a settimana).

«Tribewanted» promuove villaggi sostenibili dal 2006. Prima di Monestevole, Vorovoro, nelle isole Fiji, e John Obey, in Sierra Leone. «Siamo nati come community online – racconta Bozotti -. Poi, sul modello del “crowd funding” (gruppo di persone che utilizza il proprio denaro per un obiettivo comune, ndr) abbiamo dato vita a comunità reali». Ogni iscritto al sito web versa infatti 10 sterline al mese (circa 12 euro) per un anno. Il credito acquisito potrà essere utilizzato come acconto per soggiornare nelle comunità sostenibili. Mille iscritti significano un nuovo villaggio. Le location? Tutto democratico: si decide con una votazione online. L’obiettivo, per ora, è arrivare a 10. I ricavi (già 1,5 milioni di euro ) vengono reinvestiti sul territorio.

«Con Monestevole vogliamo dimostrare che anche in un Paese industrializzato come l’Italia si può vivere a impatto zero», dice ancora il giovane imprenditore, laureato in finanza alla Boston University e ora stabile nelle campagne dell’Umbria. Secondo il rapporto Wwf Living Planet, nel 2008 gli esseri umani hanno usato l’equivalente di 1,5 pianeti in termini di risorse naturali. «Non si può crescere per sempre – incalza Bozotti –. Abbiamo poco tempo per comprendere che un modo di vivere usa e getta non funziona più. Bisogna iniziare a pensare in maniera ciclica. La natura, d’altronde, funziona in questo modo. Altrimenti sarà il collasso».

Nell’antico borgo dell’Umbria, intanto, ognuno fa la sua parte. Ogni giorno, su un lavagnetta, si assegnano i compiti. Tutti sanno fare tutto. E si ruota. Brad e Giovanni, di solito, si occupano dei lavori manuali: costruire staccionate, curare gli orti, dare da mangiare agli animali. Andrea preferisce aiutare in cucina e, dalla mattina alla sera, non si ferma un attimo. Ma ai fornelli si fa a turno. Ognuno ha la sua specialità. Ed è difficile eleggere il migliore. Poi c’è Laura, accanita sostenitrice della Fiorentina, che dà una mano a mettere in ordine. In ogni caso tutto avviene in comunità. Nel tempo libero si fanno passeggiate a piedi oppure a cavallo, si ascolta musica (la sala prove è grande quanto una parrocchia) o si gioca a briscola. Ogni cosa, a Monestevole, sembra al posto giusto. Ovunque si respira energia.

La sera, infine, ci si ritrova nell’ampio salone, che poi è anche la stanza in cui si mangia, si chiacchiera intorno al fuoco e si consulta rapidamente la email. Sì, perché a Monestevole la tecnologia è ben accetta. L’importante è che sia ecosostenibile.

Twitter @EnricoCaporale

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fonte lastampa.it

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Sicilia, il Presidente della Regione Crocetta revoca l’autorizzazione per la costruzione del Muos di Niscemi / DOCUVIDEO: Sicilia colonia Usa, di Roberta Barone

Sicilia colonia Usa: la minaccia del MUOS di Niscemi

Roberta BaroneRoberta Barone

Pubblicato in data 02/set/2012

SERVIZIO E VIDEO DI ROBERTA BARONE

E’ stato definito un “mostro”, ma qualcuno lo ha battezzato col nome di Muos donandone l’uso esclusivo alle forze armate statunitensi, oggi presenti più che mai nel territorio siciliano.
Cos’è il Muos? Lo riferisce Antonio Mazzeo, un giornalista che diverse volte si è distinto per il suo coraggio ed il suo vero animo da combattente sia contro il sistema mafioso sia contro quelle ingiustizie un po’ troppo scomode per meritare attenzione da parte dei media.
Si chiama Mobile User Objective System e Mazzeo lo definisce ” l’arma perfetta per le guerre del ventunesimo secolo”, quelle guerre che si mascherano di belle parole come “democrazia” e “libertà” e che invece si macchiano di milioni di morti e vittime senza colpa. Si trova a Niscemi in Sicilia e consiste in tre grandi antenne radar che trasmetteranno con frequenze comprese tra i 240 e i 315 MHz (intensità altissima capace di produrre col tempo leucemie e mutazioni genetiche del corpo umano fino ad un raggio di circa 150 km da esso). Il Muos servirà agli Usa per le loro guerre in Siria, in Libia e in quei paesi dove cercheranno di instaurare la loro egemonia con la scusa del “portare la democrazia” in quella che è stata denominata Primavera araba. Ce ne sono solo 4 nel mondo ed uno si trova proprio in Sicilia, regione dalla posizione geografica strategica per i loro loschi scopi. Troppe volte il movimento NoMuos e i vari comitati siciliani hanno denunciato la pericolosità di tale strumento a svantaggio non solo dei residenti di un paese noto per la coltivazione di carciofi ma dell’intera penisola siciliana. E’ già noto, ad esempio, che le antenne del Muos potrebbero interdire l’uso del nascente aeroporto di Comiso e di buona parte dello spazio aereo siciliano, ostacolando perciò lo sviluppo della stessa regione a favore di azioni di guerra che vanno a scontrarsi ideologicamente con l’art 11 della Costituzione italiana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (..)”
La domanda sorge spontanea: Perché il popolo non si ribella a quello che possiamo definire un vero e proprio stupro dei diritti umani? Siamo disposti a lottare, scendere in piazza e gridare “Usa go out?” O semplicemente facciamo finta di capire, per indossare il giorno dopo magliette con su stampata la bandiera americana?
I libri di storia ci tartassano con le loro belle storielle sulla liberazione americana dell’Italia del 1943 descrivendoci gli Americani come bei giovanotti, forzuti e generosi, che regalano cioccolatini e masticano gomme al ritmo di una vittoria “meritata”. Cosa si nasconde dietro? Perché nessuno parla degli accordi tra mafia americana e siciliana, di Lucky Luciano e dei signorotti i grandi boss isolati dal regime fascista e poi liberati dagli alleati in cambio del loro aiuto? Gli stessi che poi furono messi a capo di molti paesi come sindaci, gli stessi colpevoli di aver contribuito alla diffusione della mentalità mafiosa nel territorio! E poi tutti in processione a piangere uomini come Falcone e Borsellino.
Cosa c’entra però Raffaele Lombardo in tutto questo? Inizialmente lui rispondeva in modo incerto alle domande dei giornalisti sull’installazione del Muos. Poi, improvvisamente, Ignazio La Russa e lo stesso Lombardo si convinsero dell’efficienza di questo strumento (di cui già altri scienziati ne avevano dimostrato i danni che esso avrebbe causato sia all’uomo che alla natura circostante-vedi Coraddu e Zucchetti) e i lavori vennero affidati nel 2008 ad un consorzio di imprese chiamato Team Muos Niscemi guidato dalla GEMMA S.p.a. E’ un caso che la Gemma S.p.a risulti tra l’elenco delle aziende che nel 2008 finanziarono l’MPA, Movimento per l’Autonomia dello stesso Lombardo? Il giornalista Dario de Luca dimostrò che furono inizialmente versati 15.000 euro nelle casse dal partito incitando così i pareri favorevoli dell’Assessorato regionale al territorio ed ambiente e dando inizio ai lavori l’1 Giugno del 2011.
Ma quale sarà il costo complessivo del Muos? Fonti ufficiali non hanno ancora stabilito dei costi precisi ma si stima che per la sua realizzazione la spesa necessaria ammonti a circa 3,26 miliardi di dollari. Intanto continua senza interruzione la lotta dei vari movimenti NoMuos che vede partecipare diversi attivisti e comuni cittadini in attività ed iniziative create per sensibilizzare più gente possibile nella conoscenza dei pericoli che esso comporterà. Non mancano poi storie di giovani coppie coraggiose di Niscemi che hanno scommesso sulla loro vita e quella degli eventuali figli promettendo a se stessi di non mettere al mondo nessun bambino se qualcun altro partorisca la nostra più grande minaccia.
Roberta Barone

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Sicilia, Crocetta revoca l’autorizzazione per la costruzione del Muos di Niscemi

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ROMA – No al Muos di Niscemi, il sistema di comunicazioni satellitari (Mobile User Objective System) della marina militare Usa che doveva nascere nel comune siciliano in provincia di Caltanissetta.

«L’assessorato regionale al Territorio e ambiente ha revocato definitivamente l’autorizzazione per la realizzazione de Muos di Niscemi», ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Sabato è prevista la manifestazione nazionale dei movimenti “No Muos” davanti alla base americana di contrada Ulmo, nella riserva naturale della Sughereta, dove dovevano sorgere le antenne del sistema satellitare della Marina Militare Usa. Nella zona c’è già un presidio di attivisti.

«Per la prima volta in Sicilia il governo ha ascoltato i cittadini. Una vicinanza e una disponibilità all’ascolto che è la caratteristica fondamentale dell’esecutivo guidato da Rosario Crocetta», ha sottolineato l’assessore al Territorio e Ambiente della Regione siciliana, Mariella Lo Bello. L’esponente della Giunta Crocetta sottolinea la coralità delle scelte prese dal governo siciliano. «In questi anni – ha proseguito – gli assessorati sono stati dei veri e propri regni, in cui gli assessori lavoravano in solitudine ed autonomia. Ora invece c’è un vero lavoro di squadra. Non c’è stato -ha concluso l’assessore – un solo atto preso in solitudine da Crocetta o da un singolo assessore, su tutto si è sempre registrata la massima convergenza».

«Dopo una dura battaglia la revoca per i lavori del Muos di Niscemi è finalmente arrivata. Siamo stati noi a chiedere la revoca», ha volevo precisare il presidente della commissione Ambiente dell’Ars, il grillino Giampiero Trizzino. «È un momento di grande collaborazione con il governo Crocetta – ha detto ancora l’esponente del Movimento 5 stelle -. L’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello ha accolto le nostre richieste ma da oggi nessun lavoro all’interno della base per il Muos potrà essere effettuato perché è illegittmo».

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fonte ilmessaggero.it

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Luce e gas giù da aprile: Risparmi per 60 euro all’anno

Bolletta del gas più Bolletta del gas più “leggera”

Risparmi per 60 euro all’anno

Luce e gas giù da aprile

E’ quanto stabilito dall’Autorita’ per l’energia nell’aggiornamento trimestrale per le famiglie e le piccole imprese servite in tutela. In diminuzione da aprile anche il prezzo del gpl che registra un calo dello 0,5% dopo il -1,6% di marzo e il -3,8% di febbraio

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Roma, 28-03-2013

Dal prossimo mese di aprile le bollette dell’energia elettrica diminuiranno dell’1% (che si aggiunge al -1,4% di gennaio) e quelle del gas del 4,2%, con un risparmio
complessivo di circa 60 euro su base annua, di cui 5 euro per l’energia elettrica e circa 55 euro per il gas. E’ quanto stabilito dall’Autorita’ per l’energia nell’aggiornamento
trimestrale per le famiglie e le piccole imprese servite in tutela. In diminuzione da aprile anche il prezzo del gpl che registra un calo dello 0,5% dopo il -1,6% di marzo e il -3,8% di febbraio.

La decisa riduzione della bolletta del gas – la prima dopo tre anni – riporta il prezzo della materia prima a valori inferiori a quelli di un anno fa (35 centesimi di euro a metro cubo di oggi contro i circa 36 centesimi del 1 aprile 2012) grazie all’attuazione della prima fase della riforma del gas, introdotta dopo un’ampia consultazione pubblica. Con questo primo passo e il percorso previsto dalle successive fasi della riforma, si arrivera’ entro fine anno ad un calo di almeno il 7% della bolletta gas, con un risparmio complessivo di circa 90 euro a famiglia.
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fonte rainews24.it

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