Dl anti-crisi, votata la fiducia ma scoppia la rivolta della Lega / La Cei contro la tassa per gli immigrati
Passa alla camera il provvedimento per fronteggiare l’emergenza economica-I sindaci del Carroccio annunciano che violeranno il patto di stabilità
Berlusconi ancora contro i giornali: “Nessuna incomprensione con Fini”
ROMA – Il governo incassa la fiducia della Camera sul disegno di legge anticrisi, ma è costretto a fare i conti con la rivolta dei sindaci leghisti. I voti a favore del provvedimento elaborato da Palazzo Chigi per fare fronte all’emergenza economica e finanziaria sono stati 327, quelli contrari 252 e due gli astenuti. Un risultato che Silvio Berlusconi ha salutato con un “tutto bene, tutto benissimo”, aggiungnedo poi che “non c’è stato nessun voto sofferto sulla fiducia, abbiamo avuto 75 voti in più ed è lo scarto più alto a nostro vantaggio in questa legislatura”.
Parole che nascondono in realtà nuove grane all’orizzonte. Il crescente malessere della Lega per le ripetute delusioni circa gli impegni del governo a favore delle regioni settentrionali sta per sfociare infatti in un gesto clamoroso. I sindaci e gli amministratori del Carroccio sarebbero pronti a sforare il patto si stabilità in segno di protesta dopo che una deroga speciale è stata concessa nei giorni scorsi al Campidoglio. “Questo – sottolineano alcuni esponenti leghisti – è un’evidente autorizzazione morale per tutti i sindaci che hanno ben gestito i loro bilanci, erogando servizi di ottima qualità ai loro cittadini, a tenere lo stesso comportamento”.
Scelta che rischia di innescare un effetto domino. Una mozione che chiede la possibilità per il Veneto di sforare il patto di stabilità “per continuare a garantire i servizi ai cittadini” è stata presentata infatti dal consigliere regionale veneto della Lega Nord Fedetico Caner. “Abbiamo a lungo stretto la cinghia – afferma Caner – costringendo i veneti a grossi sacrifici, pur di rispettare il patto di stabilità. Subito quel provvedimento ha palesato tutti i suoi limiti nei confronti di quei Comuni che pure disponevano di risorse da investire. Ora cambieremo strategia”.
In realtà il duro scambio di battute di ieri tra Fini e il premier è stato al centro oggi anche di un incontro tra il presidente della Camera e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La Cei contro la tassa per gli immigrati
Maroni: “Meravigliato, ma non ci tocca”
Monsignor Gnesotto: “Un balzello inaccettabile, colpisce categorie già poco tutelate. Servono politiche di integrazione”
Anche Famiglia Cristiana attacca: il vero scontro di civiltà è con la Lega
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La replica del minsitro. Due ore dopo, ecco Roberto Maroni: “Meravigliato dalla reazione, ma queste parole non ci toccano minimamente. Noi non abbiamo fatto né più né meno di quello che fanno tutti i Paesi europei. In Olanda, ad esempio, c’è una tassa di 800 euro e lo stesso avviene in Inghilterra, in Germania. Non capisco perché, allora, ciò che si fa in quei Paesi va bene e se lo facciamo in Italia diventa una misura intollerabile”.
Il gettito previsto. Maroni ha anche calcolato quanto potrebbe rendere allo Stato la tassa sul permesso. “Ipotizzando un milione di permessi all’anno tra nuovi e rinnovi e ipotizzando una quota di 100 euro a permesso – ha detto – avremo 100 milioni di euro all’anno che confluiranno in un fondo al Viminale che servirà per finanziare i rimpatri dei clandestini”.
L’attacco di Gnesotto. “Operazioni di questo genere penalizzano ulteriormente gli immigrati che, con impegno e con notevoli sforzi, cercano di integrarsi”, ha detto Gnesotto durante la presentazione della giornata mondiale delle migrazioni (18 gennaio) alla sede di Radio Vaticana. “E’ un passo indietro – ha proseguito il presule – servono politiche di integrazione con mentalità aperta e intelligenza”. Gnesotto ha anche criticato la proposta avanzata dalla Lega di prevedere l’obbligo di denunciare gli immigrati irregolari per i medici ai quali essi si rivolgono. E ha ricordato che gli immigrati occupano settori di fatto lasciati scoperti dagli italiani.
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