Archivio | gennaio 6, 2009

Gaza: bombardamenti o esecuzioni sommarie? / Gandhi sulla Palestina / Vik, da un’ambulanza

A Palestinian girl cries during the funeral of a relative that was killed in an Israeli air strike in Beit Lahiya, northern Gaza Strip, Sunday, Jan. 4, 2009.

70 palestinesi rinchiusi in una casa e poi bombardati dall’esercito israeliano. Vi ricorda qualcosa?

Infopal – Contropiano news

05/01/2009 23:46

Una famiglia intera massacrata, fatta a pezzi: 70 persone uccise a sangue freddo dall’esercito di occupazione israeliano nel quartiere di az-Zaitun. E’ successo, ieri, domenica, ma l’eccidio è stato scoperto solo oggi, lunedì. Naeb as-Sammuni di 25 anni, sopravvissuto, ha raccontato: “Le forze di occupazione israeliane, penetrate a est del quartiere az-Zaitun, hanno radunato decine di membri della mia famiglia in una sola casa di 180 metri quadrati, poi l’hanno bombardata per dieci minuti”.

Il cittadino, che ha visto sterminare tutta la famiglia, ha aggiunto: “Dopo averli bersagliati di bombe, la casa si è trasformata in un lago di sangue. C’è chi è morto subito, chi è rimasto ferito ed è morto dissanguato”.
As-Sammuni ha spiegato che le forze di occupazione sioniste hanno impedito l’arrivo delle ambulanze per soccorrere i membri della famiglia massacrata, nonostante gli appelli della Croce Rossa: molti sono rimasti a sanguinare per 24 ore e solamente questa mattina sono sopraggiunti i soccorsi.

Nell’eccidio, ha raccontato Naeb, sono morte sua moglie Hanan, sua figlia Huda, sua madre Rizqa, e la maggior parte dei suoi fratelli e dei suoi cugini.
Il dott. Haitham Dababesh, che era tra i soccorritori dell’ospedale ash-Shifa di Gaza, ha dichiarato che da ieri sera, cioè dal momento del bombardamento della famiglia as-Sammuni, “abbiamo coordinato i soccorsi con la Croce Rossa, ma non siamo risusciti a raggiungerli fino a questa mattina”.


I soccorritori, al loro arrivo, hanno trovato una situazione terribile: un vero massacro, molte vittime. Il dott. Dababeh ha aggiunto che la sala di attesa dell’ospedale ash-Shifa, il più grande di Gaza, non riusciva a contenerle tutte.


Nel quartiere az-Zaitun si temono altri massacri: quell’area è nel mirino del fuoco israeliano sia da terra sia dal cielo. Gli abitanti temono per la loro vita e non riescono ad abbandonare le loro case minacciate di uccisione di massa.

(Fonte:Infopal)

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(M. K. Gandhi, Harijan, 26 gennaio 1938)

Gandhi sulla questione Palestinese

“Ho ricevuto numerose lettere in cui mi si chiede di esprimere il mio parere sulla controversia tra arabi ed ebrei in Palestina e sulla persecuzione degli ebrei in Germania. Non è senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi.”
Pubblicato su www.peacelink.it il 27 ottobre 2004
Fonte: www.daddo.it

Ghandi
Fonte: Il grido dei poveri

Le mie simpatie vanno tutte agli ebrei. In Sud Africa sono stato in stretti rapporti con molti ebrei. Alcuni di questi sono divenuti miei intimi amici. Attraverso questi amici ho appreso molte cose sulla multisecolare persecuzione di cui gli ebrei sono stati oggetto.[…….].

Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi alla giustizia. La rivendicazione degli ebrei di un territorio nazionale non mi pare giusta. A sostegno di tale rivendicazione viene invocata la Bibbia e la tenacia con cui gli ebrei hanno sempre agognato il ritorno in Palestina. Perché, come gli altri popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria del Paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere?

La Palestina appartiene agli arabi come l’Inghilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. È ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Ciò che sta avvenendo oggi in Palestina non può esser giustificato da nessun principio morale. I mandati non hanno alcun valore, tranne quello conferito loro dall’ultima guerra. Sarebbe chiaramente un crimine contro l’umanità costringere gli orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale. La cosa corretta è di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei, dovunque siano nati o si trovino. Gli ebrei nati in Francia sono francesi esattamente come sono francesi i cristiani nati in Francia. Se gli ebrei sostengono di non avere altra patria che la Palestina, sono disposti ad essere cacciati dalle altre parti del mondo in cui risiedono? Oppure vogliono una doppia patria in cui stabilirsi a loro piacimento?

[…]

Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente.
La Palestina biblica non è un’entità geografica. Essa deve trovarsi nei loro cuori. Ma messo anche che essi considerino la terra di Palestina come loro patria, è ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei fucili. Un’azione religiosa non può essere compiuta con l’aiuto delle baionette e delle bombe (oltre tutto altrui). Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso degli arabi.

[…]

Non intendo difendere gli eccessi
commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto il metodo della nonviolenza per resistere contro quella che giustamente considerano un’aggressione del loro Paese. Ma in base ai
canoni universalmente accettati del giusto e dell’ingiusto, non può essere detto niente contro la resistenza degli arabi di fronte alle preponderanti forze avversarie.”

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Diario da Gaza, un giorno in ambulanza

«Alla gente innocente di Gaza: la nostra guerra non è contro di voi ma contro Hamas, se non la smettono di lanciare razzi voi vi troverete in pericolo». E’ la trascrizione di una registrazione che è possibile ascoltare rispondendo al telefono queste ore a Gaza. L’esercito israeliano la sta diffondendo illudendosi che i palestinesi non abbiano occhi e orecchi. Occhi per vedere che le bombe colpiscono quasi esclusivamente obiettivi civili, come moschee (15, l’ultima quella di Omar Bin Abd Al Azeez di Beit Hanoun) scuole, università, mercati, ospedali. Orecchie per non udire le urla di dolore e terrore dei bambini, vittime innocenti e eppure predestinate di ogni bombardamento. Secondo fonti ospedaliere, nel momento in cui sto scrivendo sono 120 i minori rimasti uccisi sotto le bombe, su un totale di 548 morti, più di 2700 feriti, decine e decine di dispersi.Due giorni fa all’ospedale della mezzaluna rossa nel campo profughi di Jabalia, la notte non è mai calata. Dal cielo gli elicotteri Apache hanno lanciato ordigni illuminanti in continuazione, tanto da non farci accorgere di una qualche differenza tra giorno e notte. Il cannoneggiare ripetuto di un tank posto a meno di un chilometro dall’ospedale ha crepato seriamente le mura dell’edificio, ma abbiamo resistito fino alla mattina. Verso le 10 circa, bombe sul campo incolto adiacente all’edificio, fuoco di mitragliatrice tutt’attorno: per i medici della mezzaluna rossa quello era un messaggio dell’esercito rivolto a noi -evacuazione immediata, pena la vita. Abbiamo trasferito i feriti in altre strutture ospedaliere e ora la base operativa delle ambulanze è sulla strada di Al Nady, il personale medico sta seduto sui marciapiedi in attesa delle chiamate, che si susseguono febbrilmente. Per la prima volta dall’inizio dell’attacco israeliano ho visto negli ospedali dei cadaveri di membri della resistenza palestinese.

Un numero piccolo, di fronte alle centinaia di vittime civili, che dopo l’invasione di terra si sono moltiplicate esponenzialmente. Dopo l’attacco alla moschea di Jabalia (coinciso con l’entrata dei tank) che ha causato 11 morti e una cinquantina di feriti, per tutta la notte di sabato scortando le ambulanze ci siamo resi conto della tremenda potenza distruttiva dei proiettili sparati dagli israeliani. A Bet Hanoun una famiglia che si stava scaldando nella propria casa dinnanzi ad un fornellino a legna è stata colpita da uno di questi micidiali colpi di cannone. Abbiamo raccolto 15 feriti, 4 casi disperati. Poi verso le 3 del mattino abbiamo risposto ad una chiamata d’emergenza: troppo tardi, davanti alla porta di un’abitazione tre donne in lacrime ci hanno messo in braccio una bambina di quattro anni avvolta da un lenzuolo bianco, il suo sudario, era già gelida. Ancora una famiglia colpita in pieno, questa volta dall’aviazione, a Jabalia, due adulti con in corpo schegge di esplosivo. I due figli hanno riportato ferite lievi, ma da come strillavano era evidente il trauma psicologico che stavano vivendo, qualcosa che li segnerà indelebilmente per tutta la vita più di uno sfregio su una guancia. Anche se nessuno si ricorda di citarli, sono migliaia i bambini afflitti da gravi turbe mentali procurate dal terrore dei continui bombardamenti, o peggio dalla vista dei genitori e dei fratellini dilaniati dalle esplosioni. I crimini di cui si sta macchiando Israele in queste ore vanno oltre i confini dell’immaginabile.

I soldati non ci permettono di andare a soccorrere i superstiti di questa immensa catastrofe innaturale. Quando i feriti si trovano in prossimità dei mezzi blindati israeliani che li hanno attaccati, a noi sulle ambulanze della mezzaluna rossa non è concesso avvicinarci, i soldati ci bersagliano di colpi. Avremmo bisogno della scorta di almeno un’ambulanza della croce rossa, in coordinamento con i comandi militari israeliani, per poter correre a cercare di salvare vite: provate a immaginare quanto tempo porterebbe via una procedura del genere, una condanna a morte certa per dei feriti in attesa di trasfusioni o di trattamenti di emergenza. Tanto più che la croce rossa ha i suoi di feriti a cui pensare, non potrebbe in nessun modo rendersi disponibile ad ogni nostra chiamata. Ci tocca allora stazionare in una zona «protetta», eufemismo qui a Gaza, e attendere che i parenti ci portino i congiunti moribondi, spesso in spalla. Così è andata verso le 5.30 di stamane, abbiamo arrestato col motore acceso l’ambulanza al centro di un incrocio e indicato tramite telefono la nostra posizione ad uno dei parenti dei feriti. Dopo una decina di minuti di snervante attesa, quando aveva già deciso di ingranare la marcia ed evacuare l’area per andare a rispondere ad un’altra chiamata, abbiamo visto girare l’angolo e dirigersi verso di noi, lentamente, un carretto carico di persone sospinto da un mulo. Una coppia con i suoi due figlioletti. La migliore rappresentazione possibile di questa non-guerra.

Questa non è una guerra perché non ci sono due eserciti che si danno battaglia su un fronte; è un assedio unilaterale condotto da forze armate (aviazione, marina, ed esercito) fra le più potenti del mondo, sicuramente le più avanzate in fatto di equipaggiamento militare tecnologico, che hanno attaccato una misera striscia di terra di 360 kmq, dove la popolazione si muove ancora sui muli e dove c’è una resistenza male armata la cui unica forza è quella di essere pronta al martirio. Quando il carretto si è fatto abbastanza vicino gli siamo andati incontro, e con orrore abbiamo scoperto il suo macabro carico. Un bimbo stava sdraiato con il cranio fracassato, gli occhi letteralmente saltati fuori dalle orbite, lo abbiamo raccolto che ancora respirava. Il suo fratellino invece presentava il torace sventrato, gli si potevano distintamente contare le costole bianche oltre i brandelli di carne lacera. La madre teneva poggiate le mani sul quel petto scoperchiato, come se cercasse di aggiustare qualcosa. Un ulteriore crimine, e nostro ennesimo personale lutto.

L’esercito israeliano continua a prendere di mira le ambulanze. Dopo il dottore e l’infermiere morti a Jabalia 4 giorni fa, ieri è toccato ad un nostro amico, Arafa Abed Al Dayem, 35 anni, che lascia 4 figli. Verso le otto e mezza di ieri mattina abbiamo ricevuto una chiamata da Gaza city, due civili falciati dalla mitragliatrice di un tank; una delle nostre ambulanze della mezzaluna rossa è accorsa sul posto. Arafa e un infermiere hanno caricato i due ferti sull’ambulanza, hanno chiuso gli sportelli pronti a correre verso l’ospedale, quando sono stati centrati in pieno da un proiettile sparato da un carro armato. Il colpo ha decapitato uno dei feriti e ha ucciso anche il nostro amico; l’infermiere se l’è cavata ma è ora ricoverato nello stesso ospedale dove lavora. Arafa, maestro elementare, si offriva come volontario paramedico quando c’era carenza di personale. Siamo sotto una pioggia di bombe, nessuno se l’era sentita di chiamarlo in una situazione di così alto rischio. Arafa si era presentato da solo, e lavorava conscio dei pericoli, convinto che oltre la sua famiglia c’erano anche altri essere umani da difendere, da soccorrere. Ci mancano le sue burle, il suo irresistibile e contagioso sense of humor che rallegrava l’intero ospedale Al Auda di Jabalia anche nelle sue ore più cupe e drammatiche, quando sono più i morti e i feriti che confluiscono, e ci sente quasi colpevoli, inutili per non aver potuto fare qualcosa per salvarli, schiacciati come siamo da una forza micidiale inesorabile, la macchina di morte dell’esercito israeliano.

Qualcuno deve arrestare questa carneficina, ho visto cose in questi giorni, udito fragori, annusato miasmi pestiferi, che se avessi mai un giorno una mia progenia, non avrò mai il coraggio di tramandare.

C’è qualcuno là fuori? la desolazione del sentirsi isolati nell’abbandono è pari alla veduta di un quartiere di Gaza dopo un’abbondante campagna di raid aerei. Sabato sera mi hanno passato al telefono la piazza di Milano in protesta, ho passato a mia volta il cellulare agli eroici dottori e infermieri con cui stiamo lavorando, li ho visto rincuorarsi per un breve attimo. Le manifestazioni in tutto il mondo dimostrano che esiste ancora qualcuno in cui credere, ma le manifestazioni non sono ancora abbastanza partecipate per esercitare quella pressione necessarie affinché i governi occidentali costringano Israele in un angolo, ad assumersi le sue responsabilità come criminale di guerra e contro l’umanità.

Moltissime le donne gravide terrorizzate che in queste ore stanno dando alla luce figli frutti di parti prematuri. Ne ho accompagnate personalmente tre a partorire. Una di queste, Samira, al settimo mese, ha dato alla luce uno splendido minuscolo bimbo di nome Ahmed. Correndo con lei a bordo verso l’ospedale di Auda e lasciandoci dietro negli specchietti retrovisori lo scenario di morte e distruzione dove poco prima stavamo raccogliendo cadaveri, ho pensato per un attimo che questa vita in procinto di fiorire potesse essere il beneaugurio per un futuro di pace e speranza. L’illusione si è dissolta col primo razzo che è crollato a fianco della nostra ambulanza tornando da Auda al centro di Jabalia. Queste madri coraggio mettono tristemente al mondo creature le quali assorbono come prima luce nei loro occhi, nient’altro oltre il verde militare dei tanks e delle jeeps e i lampi intermittenti che precedono le esplosioni.

Quali prospettive di vita attendono bimbi che fin dal primo istante della loro nascita avvertono sofferenza e urla di disgrazia?
restiamo umani.

Vittorio Arrigoni
Fonte: Il Manifesto.

Immagini tratte da rainews24

A Gaza si spara in strada

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Explosions from Israeli fire are seen over the northern Gaza Strip, as seen from the Israel side of the border,Sunday, Jan. 4, 2009. Clusterbom?

da: http://empire.blogsome.com/2009/01/04/dag-8-fotos/

Lodo Alfano, domani Di Pietro deposita le firme per il referendum

https://i0.wp.com/www.atalmi.it/wp-content/uploads/2008/03/vignetta-costituzione-berlusconi.gif

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Domani alle 10 una delegazione dell’Italia dei Valori, capitanata dal presidente Antonio Di Pietro, sarà a Piazza Cavour, al Palazzo di Giustizia, a Roma, per depositare presso la Corte suprema di Cassazione, le firme
raccolte per il referendum contro il Lodo Alfano. Dal suo blog il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro fa sapere che «la raccolta delle firme per il referendum contro il Lodo Alfano, iniziata l’11 ottobre scorso, ha superato il muro del milione, doppiando di fatto la quota minima richiesta di 500 mila».

«Una legge approvata dal governo Berlusconi – si legge in una nota dell’Idv – che lede il principio dell’uguaglianza dei cittadini, sancito dalla Costituzione, rendendo impunibili e impuniti solo 4 italiani, fra cui Silvio Berlusconi, unico imputato a beneficiarne. L’Italia dei Valori ha iniziato la raccolta delle firme l’11 ottobre a piazza Navona, ed ha continuato nelle settimane successive, in oltre 5mila piazze italiane». (N.Co.)

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6 gennaio 2009

fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/01/lodo-alfano-cassazione-referendum-firme.shtml?uuid=545a6658-dbeb-11dd-83e2-74db8646cdcf&DocRulesView=Libero

http://blufiles.storage.live.com/y1pp8WhZ-LUOeGVc90q5VMYCuXri_ysmf8CXgudTNlMh9I82dmV34RGPNd8xSJqI49F

La stampa estera in Israele chiede di entrare a Gaza. Arrestato un reporter iraniano

giornalisti

Israele: giornalisti

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Gerusalemme | 6 gennaio 2009

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Un giornalista televisivo iraniano è stato arrestato oggi a Gerusalemme con l’accusa di avere violato le nuove normative che regolano il lavoro dei corrispondenti stranieri.

Il cronista, secondo quanto riferisce l’agenzia palestinese”Maan News”, sarebbe sotto inchiesta per aver diffuso “segreti di Stato”.

Negli ultimi giorni la censura militare israeliana avrebbe potenziato le attivita’ di controllo dei media internazionali per evitare la diffusione di informazioni potenzialmente utilizzabili da Hamas per il lancio dei missili contro il sud dello Stato ebraico.

Oggi l’ Associazione della stampa estera in Israele (Fpa) ha diffuso una nota di protesta per il divieto di ingresso ai media nella Striscia di Gaza ricordando che la Corte Suprema di Gerusalemme ha chiesto alle autorità israeliane di permettere ai reporter di entrare nella zona dei combattimenti.

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fonte: http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=90268

MILANO – Il miracolo della scuola cablata per far studiare il piccolo Marco

Ha 8 anni e l’atrofia muscolare. Una webcam lo trasporta in classe

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Marco, 8 anni, affetto dal atrofia muscolare spinale (Fotogramma)
Marco, 8 anni, affetto dal atrofia muscolare spinale (Fotogramma)

MILANO — Marco va a scuola in astronave. Le sue mani, i suoi occhi, le sue parole volano nello spazio lo portano fino a scuola. Nella sua aula, la terza elementare, fino al suo banco, l’ultimo in fondo così che tutti i compagni si possano voltare e guardarlo in viso dalla webcam ridere, sorridere, pensare. Marco ha 8 anni e la Sma. L’atrofia muscolare spinale, la malattia che a poco a poco gli ha bloccato i muscoli, che lo ha costretto a vivere senza muoversi, a vedere il mondo attraverso il flusso di bit che corre nella fibra ottica.

Fino allo scorso settembre l’atrofia muscolare gli aveva lasciato al massimo tre giorni di scuola all’anno. Il primo e gli ultimi due, giusto per guardare in faccia i compagni dell’Istituto comprensivo Italo Calvino di via Frigia, a Milano. Troppo poco per conoscerli e farseli amici. Oggi Marco ha battuto la malattia inguaribile. Grazie al computer, alla webcam e alla fibra ottica Marco riprende ogni mattina il suo posto in classe in mezzo ai compagni che adesso sono i suoi amici. Forza della tenacia dei genitori che hanno tentato, studiato, scoperto soluzioni che gli permettessero di ricominciare ad essere Marco, quello dell’ultimo banco dove ora in un grande schermo ci sono i suoi occhi vispi e marroni. La sua «astronave», la libreria piena di fili e lucine, con schermo e tastiera, è un regalo di tanti. Della mamma Laura, del preside del Calvino, Aldo Acquati, dei tecnici che gli hanno cablato la casa e la scuola con la fibra ottica, della maestra di sostegno che lo segue a domicilio, degli insegnati che non hanno mai smesso di credere che fosse possibile. «E lo è. Oggi dopo tre anni di tentativi Marco ha ripreso a seguire le lezioni — racconta la madre —. Mezza giornata di scuola a distanza, poi le terapie per aiutarlo a respirare». Nonostante la malattia lo costringa su una sedia a rotelle, nonostante i muscoli siano fasci di fibre senza forza, Marco muove le dita sulla «cloche», sul joystick che dirige le telecamere nell’aula.

Con le dita zooma sui visi dei compagni, sulla lavagna e sul professore. «Abbiamo voluto che tutto apparisse reale, che Marco avesse la possibilità di “muoversi” liberamente all’interno della classe», racconta la madre. Perché più che la didattica, qui conta la possibilità di vivere «come gli altri compagni, di sentirsi uno di loro». «La nostra non è un’esperienza di pietà. Non vuole esserlo. Nostro figlio non ha bisogno di compassione ma di vivere — spiegano i genitori —. Abbiamo scelto cure poco invasive, come l’uso di respiratori esterni evitando la tracheotomia, che altrimenti bloccherebbe la possibilità di parlare. Marco non si muove, ma è lucido e parla come un normale bambino di 8 anni». A volte l’amore, l’affetto dei genitori aiuta a vedere più in là delle speranze della medicina. Non è questo il caso: «È una malattia inguaribile, nessuno alimenta false attese». Neppure Marco che a volte lo chiede a sua mamma e ai professori: «Perché proprio a me, perché non sono come loro?». Oggi sa che la sua è una vita speciale, una su 10 mila. Colpita senza scampo da una malattia che, nelle conseguenze fisiche, è molto vicina alla terribile Sla, la sclerosi laterale amiotrofica diventata celebre perché ha mietuto vittime soprattutto tra gli ex calciatori.

«Abbiamo aperto una strada, ma non è stato facile — dicono i genitori —. Oggi grazie al professor Giuseppe Marraro del Fatebenefratelli di Milano, siamo in contatto con altre famiglie e cerchiamo di raccontare la nostra esperienza». Che poi è soprattutto tecnica, come lo scoprire a forza di tentativi la difficoltà di «trasportare» via web voci e parole come se fossero vere: «Ai primi tentativi c’erano problemi di sincronismo: prima le immagini, poi il suono. Oggi grazie alla fibra ottica è tutto reale». Ancora meglio della videoconferenza tra dirigenti aziendali vista quattro anni fa in un servizio televisivo e che aveva fatto scattare l’idea della tele-scuola. Un’idea costosa. «Il preside dell’istituto ha accettato di accollarsi le spese per la cablatura dell’aula e per l’attrezzatura scolastica — conclude la madre —. Uno sforzo non indifferente». Un’eccezione in tempi di tagli. «Oltre ogni aspettativa».

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Cesare Giuzzi
06 gennaio 2009

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fonte: http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_06/miracolo_scuola_cabltata_Giuzzi_341f1390-dbd0-11dd-8581-00144f02aabc.shtml

GAZA, 5 gennaio: le foto dell’orrore

Alweer een dag terreur, goedgekeurd door de Nederlandse regering.


A Palestinian man reacts after bringing his children who were wounded in an Israeli army incursion into hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian children who according to Palestinian medical sources were killed in an Israeli strike are seen at the morgue of Shifa Hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian medics carry a wounded girl who according to Palestinian medical sources was hurt in an Israeli strike, into Shifa hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


A Palestinian man carries a wounded boy who according to Palestinian medical sources was injured in an Israeli strike, into Shifa hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


A Palestinian man reacts as he carries a girl who according to Palestinian medical sources was killed in an Israeli strike, into Shifa hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian relatives gather around the body of Nadiya Saad, 15, who according to Palestinian medical sources was killed in an Israeli strike, at the morgue of Shifa hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian medics wheel a wounded girl for treatment at hospital following Israeli forces’ operations in Beit Lahiya, northern Gaza Strip, Monday, Jan. 5, 2009.


A Palestinian girl who according to Palestinian medical sources was injured in an Israeli strike is rushed to Shifa Hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Israeli soldiers prepare artillery shells [en fosforbommen] at their position outside the Gaza Strip, in southern Israel, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinians who fled their homes from Israeli forces’ operations gather in an UNRWA school building in Jabaliya refugee camp, northern Gaza Strip, Monday, Jan. 5, 2009.


A Palestinian medic surveys the damage to a mobile medical clinic destroyed after an Israeli air strike in Gaza January 5, 2009.


Palestinians hold white flags as a signal for Israeli troops after leaving their house near the area where Israeli soldiers and Palestinian militants exchange fire outside Jabaliya refugee camp, northern Gaza Strip, Monday, Jan. 5, 2009.


A Palestinian boy collects belongings from his destroyed house after an Israeli air strike in Gaza January 5, 2009.


Members of a Palestinian Bedouin family hold white flags as a signal to Israeli troops after leaving their house near the area where Israeli soldiers and Palestinian militants exchange fire outside Jebaliya refugee camp northern Gaza Strip, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian boys wounded by an Israeli tank shell wait for treatment at Shifa hospital in Gaza January 5, 2009.


Wounded Palestinian children wait for treatment at Shifa Hospital in Gaza City, after an Israeli strike early Monday, Jan. 5, 2009.


A Palestinian hospital worker lays down the body of a child beside the bodies of two other children in the Shifa hospital morgue in Gaza January 5, 2009.


A Palestinian baby, who was wounded by an Israeli tank shell and later died, is rushed into Shifa hospital in Gaza January 5, 2009.


A Palestinian woman sits on the floor beside her baby wounded by an Israeli tank shell, at Shifa hospital in Gaza January 5, 2009.


Palestinian medics carry the bodies of two children allegedly killed by an Israeli tank shell, in Shifa Hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian medics attend to children allegedly injured by an Israeli tank shell, in Shifa Hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian children who according to Palestinian medical sources were hurt in an Israeli strike wait for medical treatment in Shifa Hospital in Gaza City, Monday, Jan. 5, 2009.


Palestinian families from Beit Lahia in the northern Gaza Strip take shelter at a school run by the United Nations in Gaza City on January 5, 2009.


A wounded Palestinian girl is tended to as she arrives at the Al-Shifa hospital on January 5, 2009 in Gaza city, Gaza Strip.


A wounded Palestinian youth arrives at the Al-Shifa hospital on January 5, 2009 in Gaza City, Gaza.


A Palestinian woman sit next to her wounded son at Gaza City’s al-Shifa hospital on January 5, 2009 while battles between Israeli soldiers and Hamas fighters continue in Gaza.


A relative of a Palestinian victim cries at the morgue in the Al-Shifa hospital on January 5, 2009 in Gaza City, Gaza.


The body of one-year-old baby Farah Al-Helo is seen as she lies on the body of her uncle Mohammad Al-helo, killed by an Israeli tank shell, on January 5, 2009 at the mortuary of Al-Shifa hospital, Gaza City.

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fonte: http://empire.blogsome.com/category/mediabuitenland/

GAZA, LA DIRETTA – Colpita una scuola dell’Onu: 30 morti. Mubarak: “Cessate il fuoco”. Al Qaeda: “Attaccate Israele e l’Occidente”

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Palestinesi: “635 morti, di cui 100 bambini, e 2.700 feriti”

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Turkey Protest Gaza Attack

Obama: “Preoccupato per i civili”

All’alba incursione dei carri armati israeliani nella zona est di Khan Younes, la più grande città del sud della Striscia. Colpite due scuole dove si erano rifugiati civili palestinesi, almeno 30 morti in una, tre vittime nell’altra. Lanci di Grad sullo Stato ebraico, fino a 45 chilometri di distanza: ferita lievemente una bambina di tre mesi. Tsahal: “Uccisi 130 uomini del movimento radicale”. Tra ieri e oggi 6 soldati di Tel Aviv uccisi, 4 da “fuoco amico”. Bilancio delle vittime finora, secondo fonti palestinesi: 635 morti, di cui 100 bambini, 2.700 feriti. Croce Rossa: “Crisi umanitaria è totale”. Sarkozy: “Vicini alla soluzione”. Gli Usa: “Cessate il fuoco, ma durevole e sostenibile”. Obama: “Preoccupato per le vittime civili”

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Aggiornata alle 22:07  06.01.09

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22:07 Mubarak invita israeliani e palestinesi a riunione

Il presidente egiziano Hosni mubarak ha annunciato di aver “invitato israeliani e palestinesi a una riunione urgente” per negoziare accordi e garanzie sulla striscia di Gaza.

Il Venezuela di Ugo Chavez ha annunciato di voler espellere l’ambasciatore israeliano

L’Egitto propone un immediato cessate il fuoco tra palestinesi e israeliani, seguito da colloqui per trovare un’intesa di lungo termine tra le parti che comprenda la fine del blocco a Gaza. Il presidente Mubarak ha presentato la proposta dopo un incontro con il presidente Nicolas Sarkozy.

Una partita di basket tra una squadra turca ed una israeliana ad Ankara è stata sospesa oggi perchè i tifosi turchi hanno intonato slogan contro Israele. Gli arbitri hanno fermato il match a livello europeo tra Turk Telecom e Bnei Hasharon, che si svolgeva in un centro sportivo della capitale turca, rimandando i giocatori negli spogliatoi dopo che centinaia di supporter sugli spalti hanno iniziato a gridare “Israele, assassini!”.

Il segretario generale del’Onu Ban Ki-Moon ha giudicato “totalmente inaccettabili” gli attacchi israeliani contro le strutture Onu a Gaza, attacchi che “non devono essere ripetuti”.

Nella registrazione audio il numero due di Al Qaida, Ayman el Zawahri, chiede ai musulmani di attaccare gli interessi di Israele e dell’Occidente, in reazione agli attacchi sulla Striscia di Gaza.

Una Ong israeliana ha denunciato oggi che i medici che vanno in soccorso dei feriti a Gaza vengono presi di mira dall’Esercito israeliano. “Le testimonianze riferiscono che l’esercito israeliano attacca i medici che soccorrono i feriti, ambulanze e dottori chiaramente individuabili dall’abbigliamento”, denuncia l’Ong israeliana Physicians for Human Rights (Phr) in un comunicato, sottolineando di avere informazioni su almeno dieci casi di questi genere.

“Mettetevi una mano sul cuore” e condannate l’offensiva d’Israele nella striscia di Gaza: è quanto il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha chiesto oggi alla comunità ebraica residente nel Paese latinoamericano, dopo aver ribadito la propria condanna agli attacchi israeliani contro i palestinesi.

“L’offensiva di Gaza è parte di una crociata dell’Occidente contro l’Islam” dice il numero due di Al Qaeda Ayman al Zawahiri

Barack Obama si è detto “profondamente preoccupato” per il numero di vittime civili nella Striscia di Gaza e nel sud di Israele. E’ la prima volta che Obama, il quale fino ad oggi ha sempre detto che “c’è un solo presidente degli Stati Uniti alla volta”, interviene direttamente sulla crisi in Medio Oriente.

Al nuovo colloquio che stasera il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha avuto a Sharm El Sheikh con il suo collega egiziano, Hosni Mubarak, hanno partecipato anche l’Alto Rappresentante per la politica estera europea, Javier Solana, e l’inviato della Ue per il Medio Oriente, Mark Otte. Lo si è appreso da fonti egiziane a Sharm.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto oggi di essere disponibile ad un intervento internazionale che ponga fine al rifornimento di armi ai miliziani palestinesi della Striscia di Gaza, passo necessario per un cessate-il-fuoco duraturo.

Nel primo commento sul conflitto in corso a Gaza, il presidente designato degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato di essere “Profondamente preoccupato” per le vittime civili.

I negoziatori europei impegnati nella spola mediorientale per mediare un cessate il fuoco a Gaza hanno affermato in serata ad Amman che “ci sono dei segnali positivi”, ma il negoziato è ancora “difficile” e “saranno necessari alcuni giorni”. Lo ha detto il ministro degli Esteri della Repubblica Ceca, Karel Schwarzenerg, che guida la troika europea di cui fanno parte i suoi colleghi svedese Carl Bildt e francese Bernard Kouchner e la commissaria europea per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner.

All’interno della scuola gestita dall’Onu a Jabalya militanti palestinesi sparavano colpi di mortaio contro una vicina unità di fanteria dell’esercito israeliano. L’unità ha risposto al fuoco a sua volta con mortai contro gli attaccanti, per neutralizzarli. Lo ha riferito la televisione commerciale israeliana Canale 10, citando fonti militari. Le forze armate israeliane dispongono di un filmato, ripreso da un aereo senza pilota, che mostrerebbe le fasi successive. Fonti militari israeliane hanno detto alla televisione che negli ultimi giorni sono aumentati gli episodi in cui miliziani di Hamas hanno attaccato forze israeliane dall’interno di scuole, ospedali e moschee, nonché da zone residenziali.

John Ging, direttore dell’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati nella Striscia di Gaza, ha detto in videoconferenza con il Palazzo di Vetro: “Avevano fornito le coordinate satellitari GPS alle autorità israeliane”, che perciò sapevano che l’edificio ospitava una scuola, “chiaramente segnalata e con la bandiera dell’Onu che sventolava fuori”

Secondo il bilancio ufficiale delle Nazioni Unite, nella scuola di Gaza distrutta oggi da un raid israeliano sono morte 30 persone e altre 55 sono rimaste ferite

La Casa Bianca ha chiesto cautela a Israele in modo da tutelare i civili

Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha ribadito oggi le due condizioni di Israele per il cessate il fuoco a Gaza: fine del “terrorismo” e stop al traffico di armi dal Sinai egiziano verso Gaza


Al quarto giorno dell’operazione di terra contro la Striscia di Gaza, è morto in combattimenti con militanti palestinesi il sesto soldato israeliano. Secondo quanto riferito da fonti dello Stato ebraico, un militare è rimasto ucciso e altri quattro feriti questa mattina quando i militanti hanno aperto il fuoco contro di loro mentre erano impegnati in un’operazione di pattugliamento a Gaza City.
La vittima di oggi si aggiunge ai quattro soldati uccisi da fuoco amico in due distinti incidenti avvenuti nelle ultime ore e al militare morto domenica.

“La Turchia scelga da che parte stare”. Nel giorno in cui il premier turco Recep Tayyip Erdogan definisce “brutale” l’operazione militare israeliana a Gaza, in un durissimo editoriale il “Jerusalem Post” esorta Ankara a scegliere se vuole stare con l’Occidente o schierarsi con “le politiche senza prospettive degli islamisti… che minacciano di destabilizzare l’intera regione”. Il giornale arriva a raccomandare al prossimo governo di “valutare se Israele possa accettare come mediatore un Paese che parla, anche se in modo indiretto, della notra distruzione”.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy, parlando a Tiro alle truppe francesi dispiegate in Libano, ha detto che la soluzione per la tregua a Gaza “non è lontana”. “Esistono soluzioni, ne sono convinto. Ci siamo vicini. E’ necessario che una delle parti cominci a indirizzare le cose nella giusta direzione”.

Il Dipartimento di Stato Usa ha diramato un comunicato in cui si chiede un “cessate il fuoco durevole, sostenibile e non limitato nel tempo”

Il bilancio delle vittime del conflitto tra Hamas e l’esercito israeliano nella Striscia di Gaza è salito a “quasi 600” persone. Lo riferisce il sito online in inglese del giornale israeliano “Haaretz”.

Sono almeno 40 i palestinesi uccisi dall’attacco israeliano alla scuola gestita dall’Onu a Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, che aveva dato ospitalità a rifugiati. Lo riferiscono fonti concordanti mediche e testimoni. Le testimonianze
sull’origine delle esplosioni che hanno causato la strage non sono univoche. Secondo alcuni, un carro armato israeliano ha sparato due cannonate contro l’edificio stracolmo di sfollati che speravano – sotto la copertura delle Nazioni Unite – di avere maggiori probabilità di salvarsi dai combattimenti in corso da sabato sera tra soldati israeliani e miliziani di Hamas.
Secondo il racconto di altri, le deflagrazioni sarebbero state causate da quattro razzi sparati da un velivolo.
I medici intervenuti sul posto hanno riferito che decine di palestinesi sono stati feriti e ricoverati in due ospedali della zona. Nella scuola gestita da personale dell’Onu e nel perimetro che la circonda si erano ammassate centinaia di persone, quasi tutte fuggite dal campo profughi di Jamaliya. Stamattina in un attacco compiuto da un elicottero israeliano contro un’altra scuola gestita dalle Nazioni Unite, a Gaza City, erano stati uccisi altri tre palestinesi, tre cugini fuggiti in città dal nord della Striscia.

Il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice è arrivata a New York. Oggi al Palazzo di vetro riunione del Consiglio di sicurezza sulla crisi di Gaza. La rappresentante americana intende “aiutare a creare un cessate il fuoco”. Incontrerà il presidente palestinese Abu Mazen e altri leader arabi.

Tre cliniche mobili dell’organizzazione umanitaria danese Folkekirkense Noedhjaelp (DanChurchAid) a Gaza sono state bombardate e distrutte dall’esercito israeliano. Lo ha reso noto oggi il segretario Henrik Stubkjaer. “Tutti i nostri tre ospedali mobili sono stati bombardati e resi inutilizzabili la scorsa notte – ha denunciato Stubkjaer – Eppure avevano chiaramente e ben in vista le insegne ‘Mobile Clinic’ “. Il segretario di DanChurchAid ha detto che il personale non è stato colpito.

l ministro degli Esteri, Franco Frattini, riferirà domani alle 13,30 dinanzi alla commissione Esteri di Montecitorio sulla situazione di Gaza. L’audizione è stata sollecitata dal Presidente della commissione Stefano Stefani e sarà trasmessa in diretta web sul sito della Camera e sul canale satellitare

14:31 Sarkozy a sorpresa torna in Egitto

Il presidente francese Nicolas Sarkozy torna oggi in Egitto, tappa finale non prevista, dopo Beirut, del suo tour-lampo nel Medio Oriente. Sarkozy incontrera’ di nuovo il presidente egiziano Hosni Moubarak, a Sharm El Sheik, con il quale terrà poi una conferenza stampa congiunta.

Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha lanciato un avvertimento alle milizie di Hezbollah. “Sia ben chiaro che non siamo disposti ad accettare compromessi sulla nostra sicurezza. Siamo in allerta su ogni fronte e siamo pronti ad affrontare ogni minaccia. Vogliamo realmente sperare che nessuno pensi di metterci alla prova”, ha detto in un discorso trasmesso dalla radio evocando la guerra con le milizie libanesi del luglio di due anni fa a seguito di un altro attacco a Gaza.

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Almeno 12 membri di una stessa famiglia tra i quali sette bambini di età da uno a 12 anni sono stati uccisi da un bombardamento israeliano che ha distrutto la casa in cui abitavano a Gaza City. Lo hanno riferito fonti mediche e altri testimoni.

“Le frontiere dell’Egitto sono una linea rossa che nessuno potrà violare”, ha detto oggi il ministro della Difesa egiziano Tantaui, riferendosi ai tentativi compiuti da gruppi di palestinesi di Gaza nei giorni scorsi di sfondare la linea di confine e penetrare in territorio egiziano.

Kamikaze palestinesi che indossano cinture esplosive e si fanno saltare per aria in mezzo ai soldati israeliani nella striscia di Gaza. La notizia diffusa citando fonti ufficiose questa mattina dalla tv satellitare araba Al Jazeera, è stata confermata sia da Hamas che da fonti ufficiali israeliane.

La tv araba Al Jazeera ha ritrasmesso immagini di pezzi di un aereo, che secondo il movimento radicale islamico Hamas appartengono a un aereo senza pilota dell’aviazione israeliana. Nelle immagini mostrate dalla tv Al Aqsa di Hamas, si vedono pezzi che sembrano di lamiera con sopra quel che appare un numero di matricola scritto in caratteri occidentali.
La tv non precisa però dove sarebbe stato abbattuto il drone, mezzo che in questi giorni l’esercito israeliano sta utilizzando in modo massiccio nei cieli della striscia di Gaza

E’ il Libano l’ultima tappa del tour diplomatico del presidente francese Nicolas Sarkozy in Medio Oriente. Giunto da Damasco, dove ha avuto un colloquio con il presidente siriano Bashar al Assad, Sarkozy incontrerà nel palazzo presidenziale di Baabda il presidente Michel Suleiman, il premier Fuad Siniora e il presidente del Parlamento Nabih Berri. Dopo i colloqui, Sarkozy si recherà nel Sud del Paese per una visita al contingente francese inquadrato nella forza dell’Onu dispiegata nel Libano meridionale (Unfil).

Il parlamento afgano ha annunciato che un piccolo esercito di 2.000 persone provenienti da ogni regione del Paese è pronto ad andare a Gaza per combattere al fianco dei palestinesi contro Israele in nome di “una rivolta mondiale musulmana contro gli infedeli”. I parlamentari di Kabul si sono riuniti per discutere della crisi nella Striscia di Gaza e in una dichiarazione letta alla stampa dopo l’incontro hanno definito gli attacchi israeliani “barbarici e tirannici”. “Se l’invasione dei territori palestinesi continuerà – prosegue la nota – la difesa delle terre musulmane si espanderà in una rivolta mondiale dei musulmani contro gli infedeli”. I parlamentari hanno incoltre accusato il presidente americano, George W. Bush di “giustificare questo orrendo crimine israeliano” e hanno attaccato anche gli altri leader mondiali di essere rimasti in silenzio.

Dopo le note polemiche di ieri, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini rettifica il tiro e in una nota afferma che “l’Italia
appoggia con convinzione l’iniziativa della troika europea e tutti gli sforzi diplomatici in corso, ivi compresa l’iniziativa del presidente francese Nicolas Sarkozy”, che si trova in queste ore nella regione. Frattini rimane “fortemente preoccupato” per le conseguenze sulla popolazione civile e ha espresso il suo apprezzamento per le assicurazioni fornite da Israele sulla continuità del flusso degli aiuti. Il ministro rivolge poi un forte appello alle Regioni italiane e a tutti gli operatori della cooperazione decentrata per attivarsi ponendo in atto iniziative straordinarie, in stretto raccordo con la Farnesina, al fine di garantire un flusso consistente di aiuti per Gaza.

Uno dei comandanti delle brigate Al Aqsa ha detto alla tv Al Jazeera che l’esercito di israele “non è riuscito ad avanzare di un solo palmo di terreno verso i centri abitati nel nord della Striscia, come a Gaza city”. Abu Ahmed, che parlava “dal fronte di Jabaliyah”, nel nord, in collegamento telefonico in diretta ha aggiunto che gli israeliani “stanno tentando di aprire un nuovo fronte nel sud”: si tratterebbe di “un tentativo di sbarco dal mare sulla spiaggia di Beir al Tarh, respinto dai nostri combattenti dopo avere pagato con due nostri martiri”. Secondo il comandante palestinese, “il fronte più impegnativo è a Beit Hanun”. “La seconda fase della resistenza è entrata in azione”, dice il comandante della jihad islamica che conferma l’annuncio dato ieri dai “fratelli” delle brigate Al Qassam di Hamas con i quali combatte “fianco a fianco”. La seconda fase consisterebbe in “migliaia di ordigni e di combattenti pronti al martirio” nei centri abitati.

Gli europei “dovrebbero aprire gli occhi” su Hamas e sostenere Israele nella sua offensiva contro la Striscia di Gaza. L’esortazione ad assumere un atteggiamento diverso è arrivata dal presidente israeliano Shimon Peres, nel corso dell’incontro che ha avuto a Gerusalemme con la troika dell’Unione Europea.
“L’Europa deve aprire gli occhi sugli scontri a Gaza – ha detto Peres – Nessuno dei Paesi europei sopporterebbe il lancio di razzi contro i propri cittadini e deve capire che Hamas è un’organizzazione terroristica della peggiore specie, che usa donne e bambini come scudi umani”.

La tv di Hamas annuncia di aver abbattuto un aereo-spia senza pilota (drone). L’episodio, non confermato dalla Difesa israeliana, sarebbe avvenuto vicino Shabura, nel sud della Striscia.

Una dura protesta per il prolungato divieto di ingresso alla stampa nella striscia di Gaza è stata emessa oggi dalla Associazione della stampa estera in Israele (Fpa). “Il diniego senza precedenti di ingresso a Gaza per i mass media mondiali – afferma la Fpa – rappresenta una severa violazione della libertà di stampa”.

“Per fermare la guerra di Gaza serve l’avvio di un tavolo negoziale al quale siedano entrambe le parti”. Lo afferma Benedetto XVI, che continua a seguire “con viva apprensione i violenti scontri armati in atto nella Striscia di Gaza”. “Mentre ribadisco che l’odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra, vorrei oggi – dice dopo la preghiera dell’Angelus – incoraggiare le iniziative e gli sforzi di quanti, avendo a cuore la pace, stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi ad accettare di sedersi attorno ad un tavolo e di parlare”.

Il presidente Sarkozy ha chiesto alla Siria di intercedere con Hamas per trovare un accordo e mettere fine al conflitto con Israele.

Israele mantiene il divieto contro i giornalisti, impossibilitati ad entrare nella Striscia di Gaza, malgrado una sentenza della Corte Suprema abbia stabilito nei giorni scorsi di concedere il permesso ad almeno otto rappresentanti della stampa internazionale. I media sono costretti a coprire l’evento attraverso reporter palestinesi che vivono a Gaza.

“Se non facciamo ora e subito un summit arabo, allora quando mai lo faremo?”. Così il presidente siriano Bashar Assad ha risposto alla domanda dei giornalisti sulla posizione di Damasco sull’opportunità della convocazione di un vertice dei capi di stato arabi per fare fronte alla situazione di Gaza chiesta nei giorni scorsi dall’Emiri del Qatar.

“Subito una tregua, la violenza non è la soluzione”. Durante l’incontro con l’omologo siriano Assad, il presidente francese Sarkozy ha chiesto un immediato cessate-il-fuoco e ha assicurato che la Francia lavora per la pace insieme alla Turchia e alla Siria. “E’ necessario – ha aggiunto Sarkozy – consentire l’accesso umanitario e dei soccorsi per i feriti”. Lo Stato ebraico, ha puntualizzato il presidente francese, deve da parte sua “ottenere garanzie” mentre il lancio di missili da parte di Hamas “deve cessare completamente”.

“L’operazione che Israele sta effettuando a Gaza è un crimine di guerra”. Lo ha affermato il presidente siriano Bashar el Assad durante l’incontro con il suo omologo francese Nicolas Sarkozy, che in questi giorni è in missione in Medio Oriente.

Il premier turco Recep Erdogan, di fronte al parlamento di Ankara, ha accusato Israele di “mancanza di rispetto” perché lo Stato ebraico ha iniziato a bombardare la Striscia di Gaza proprio mentre la Turchia stava facendo da intermediario al dialogo di pace tra Israele e Siria.

“L’incontro tra la nostra delegazione e il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleyman, su Gaza avverrà questa sera al Cairo”. Lo ha confermato il dirigente di Hamas, Osama Hamdan, alla Tv satellitare al-Arabiya, a proposito del viaggio in Egitto di una rappresentanza del movimento islamico. “Ascolteremo le proposte egiziane e dopo averle studiate all’interno dell’ufficio politico daremo le nostre risposte”, ha aggiunto.

Il comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) ha detto che ora la Striscia di Gaza si trova in una “totale” crisi umanitaria. Il capo delle operazioni Icrc Pierre Kraehenbuehl ha affermato che la situazione dei civili palestinesi è “estrema e traumatica dopo 10 giorni di combattimenti ininterrotti”.

Sono almeno 22 i palestinesi rimasti uccisi negli scontri e nei raid israeliani delle ultime ore contro la Striscia di Gaza. Ne hanno dato notizia fonti sanitarie palestinesi, secondo cui con queste ultime vittime sale a 573 il numero dei morti complessivi dell’offensiva dello Stato ebraico.

Per l’inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente, l’ex premier britannico Tony Blair, condizione indispensabile perché si possa raggiungere un cessate il fuoco è un'”azione chiara” che permetta di chiudere i tunnel attraverso cui si contrabbandano armi dall’Egitto, rifornendo in tal modo Hamas. Blair lo ha detto in un’intervista alla Bbc.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy è arrivato a Damasco, tappa del tour in Medio Oriente volto ad ottenere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo riferisce un giornalista della France Presse al seguito del presidente. Il presidente francese dovrebbe immediatamente avere un colloquio con l’omologo siriano Bashar el Assad.

Due palestinesi sono stati uccisi e quattro altri feriti oggi nel bombardamento israeliano di una scuola gestita dall’Onu nel sud della Striscia, secondo quanto riferisce una fonte medica alla Afp. E’ la seconda scuola colpita da un raid aereo. Sale così a 5 il bilancio complessivo delle vittime palestinesi nei due attacchi aerei.

Nei combattimenti di ieri Hamas ha fatto ricorso anche a kamikaze. Lo riferisce nella sua edizione online il quotidiano Yediot Ahronot, secondo cui essi comunque non hanno inflitto perdite ai militari israeliani. Il giornale precisa che i soldati hanno notato diversi miliziani palestinesi che indossavano corpetti esplosivi. Sono anche riusciti a neutralizzarne uno e a catturarlo, aggiunge il giornale.

Tre palestinesi sono rimasti uccisi durante un bombardamento israeliano che ha colpito una scuola gestita dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nella città di Gaza. A riportarlo sono alcuni medici e ufficiali dell’Onu. Le scuole sono piene di gente che vi cerca rifugio dai bombardamenti e dai violenti scontri armati in corso tra miliziani di Hamas e militari israeliani.

Un ufficiale dei paracadutisti israeliani è rimasto ucciso la scorsa notte nel corso di combattimenti avvenuti nel nord della Striscia di Gaza. Lo ha riferito la radio militare secondo cui è possibile che sia stato colpito da “fuoco amico”, più precisamente dalla scheggia di una cannonata israeliana. Sempre ieri, in un’altra zona della Striscia, tre militari della Brigata Golani sono stati uccisi da una cannonata israeliana e altri 24 sono stati feriti. Un episodio, quello dei soldati ammazzati dal fuoco amico, che ha destato molto scalpore in Israele. Complessivamente sono caduti a Gaza 5 militari israeliani.

Sul fronte opposto fonti palestinesi sottolineano come il bilancio delle vittime causate dall’operazione ”piombo fuso” siano salite a 560 (il 25% civili), tra cui 100 bambini e oltre 2.700 feriti.

L’esercito israeliano afferma di aver ucciso dall’inizio dell’offensiva di terra ”almeno 130 militanti di Hamas” nella Striscia di Gaza.

Duri scontri fra miliziani palestinesi e reparti dell’esercito israeliano sono divampati nelle prime ore di oggi a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza e a Deir el-Balah e Bureij, nella zona centrale. La marina militare israeliana ha colpito diversi obiettivi nelle due città. Queste notizie non hanno per il momento conferma in Israele. Fonti locali aggiungono che altri scontri a fuoco sono in corso nel campo profughi di Jabaliya, a nord di Gaza.

Anche oggi, come nei giorni scorsi, Israele ha autorizzato l’ingresso di aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese di Gaza. Oggi una ottantina di camion entreranno dal valico di Kerem Shalom, alla estremità meridionale della Striscia, dove in questi giorni non si segnalano combattimenti.

Un razzo Grad lanciato dalla Striscia di Gaza ha ferito leggermente una neonata israeliana di appena tre mesi nella cittadina di Gedera, a appena 30 chilometri da Tel Aviv e 45 chilometri da Gaza. Lo riferisce il sito web del Jerusalem Post. “La bambina è stata ferita da schegge di vetro” quando il razzo è esploso, hanno riferito i servizi di soccorso israeliani.

Nuovi lanci di razzi palestinesi sono stati segnalati oggi da Gaza verso il territorio israeliano. Diversi razzi Grad sono stati sparati verso le città israeliane di Ashdod e Ghedera. A quanto pare sono esplosi in zone disabitate e non hanno provocato vittime. Sirene di allarme sono risuonate anche nelle località di Yavne e Beer Sheva. Altri razzi sono esplosi negli insediamenti agricoli ebraici vicini alla striscia di Gaza. Anche questi attacchi non hanno provocato vittime.

Carri armati israeliani sono entrati questa mattina prima dell’alba a Khan Younes, la più grande città del sud della Striscia di Gaza. Lo affermano alcuni testimoni. Appoggiati da elicotteri da combattimento, i carri di Israele sparano contro gruppi armati di Hamas e di altri movimenti islamici, che rispondono al fuoco. Questa incursione, nel quartiere di Abassa, nell’area est di Khan Younes, è la prima delle forze israeliane in una roccaforte di Hamas dall’inizio dell’offensiva di terra, sabato sera.

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6 gennaio 2009

fonte: http://www.repubblica.it/2009/01/dirette/sezioni/esteri/striscia-gaza/6-gennaio/index.html

Croce Rossa:”Gaza, crisi umanitaria”; “Notte di fuoco spaventosa”

Lo staff della Croce Rossa a Gaza ha riferito che la notte tra lunedì e martedì è stata “la più spaventosa di tutte”. L’angoscia del Papa

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Paramedici palestinesi portano una bimba ferita in ospedale (Ap/LaPresse) Ginevra, 6 gennaio 2009  – Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) ha detto che ora la Striscia di Gaza si trova in una “totale” crisi umanitaria. Il capo delle operazioni Icrc Pierre Kraehenbuehl ha detto che la situazione dei civili palestinesi è “estrema e traumatica dopo 10 giorni di combattimenti ininterrotti”.

Lo staff della Croce Rossa a Gaza ha riferito che la notte tra lunedì e martedì è stata “la più spaventosa di tutte” da quando Israele ha lanciato l’offensiva di terra nella Striscia di Gaza quattro giorni fa, ha riferito Kraehenbuehl. Il numero di civili uccisi o feriti è in continua crescita, ha spiegato ai giornalisti in una conferenza stampa a Ginevra. Il fragile sistema di rifornimenti, ha poi aggiunto, potrebbe collassare da un momento all’altro lasciando mezzo milione di persone senza acqua potabile e a rischio di malattie.

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fonte: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/01/06/142592-croce_rossa_gaza_crisi_umanitaria.shtml

Ucraina: stop a forniture europee. Oggi in Italia -90% di gas russo

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Continua la guerra energetica senza quartiere tra Kiev e Mosca. Forniture tagliate o sospese
in tutto il Continente

La presidenza Ue: “Inaccettabile, ripristinatele subito”

Scajola: scorte per alcune settimane, attiverò il decreto
per aumentare le importazioni di metano dagli altri paesi

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stop a forniture europee Oggi in Italia -80% di gas russo

MOSCA – Si fanno sempre più pesanti, le conseguenze della guerra energetica in corso tra Mosca e Kiev: oggi Naftogaz Ukraini, la compagnia energetica ucraina, ha ammesso il blocco totale del transito di metano verso l’Europa. Alcuni paesi sono già in sofferenza: lamentano tagli significativi, ricorsi alle riserve, o il blocco totale del flusso russo. E tra questi c’è l’Italia, dove oggi il calo di importazione di gas russo è intorno all’80%.

L’allarme dell’Unione. La presidenza ceca di turno della Ue definisce “inaccettabile” la situazione, e chiede di riprendere “immediatamente” le forniture. L’Unione ammette inoltre che il nostro è tra i paesi più a rischio per le forniture. Insieme a Ungheria, Austria e Slovenia. Oggi la missione Ue, che ieri a Kiev ha incontrato le autorità ucraine, si sposta a Berlino, per l’incontro con una rappresentanza del gigante energetico russo Gazprom.

Italia. Fonti citate dall’agenzia Ansa spiegano che Gazprom ha assicurato solo 7 milioni di metri cubi alla Penisola, poco meno del 20% della quantità prevista per la giornata odierna. La fornitura russa rappresenta circa un quinto del fabbisogno del paese. Ma invita a non allarmarsi il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola: “La situazione non presenta particolari preoccupazioni grazie agli altissimi livelli di stoccaggio e a consumi relativamente bassi, che possono “assicurare riserve per alcune settimane”. Il ministro annuncia di aver attivato il decreto che prevede il potenziamento delle importazioni da paesi diversi dalla Russia e “la convocazione del comitato di emergenza ed il monitoraggio del sistema del gas”. Intanto, oggi, è in corso un vertice dell’Eni per esaminare la situazione delle forniture. Presente l’ad Paolo Scaroni.

Germania. Uno dei gasdotti che trasportano nel paese il gas russo ha registrato un calo della pressione di metano. L’ha reso noto oggi la Wingas, compagnia partecipata al 50 per cento da Gazprom. Mentre E.On Ruhrgas, principale importatore tedesco, si aspetta per la giornata di oggi una sospensione completa delle forniture russe via Ucraina.

Bulgaria. Questa mattina, il ministero dell’Economia di Sofia ha fatto sapere che il flusso di gas russo verso Bulgaria, Grecia, Turchia e Macedonia è stato interrotto durante la scorsa notte.

Romania. Le forniture di gas russo al paese sono state ridotte del 75%, secondo quanto denuncia stamani la Transgaz, gestore statale dei gasdotti. Nei giorni scorsi erano già calate del 30-40%, pari a circa 3 milioni di metri cubi in meno al giorno.

Austria. Il gruppo Omv annuncia che l’approvvigionamento di gas russo risulta ridotto al 10% di quanto previsto. La società di idrocarburi, la più importante dell’Europa centrale, ha annunciato che dovrà ricorrere alle riserve.

Turchia.
Le forniture provenienti dal gasdotto occidentale russo, che attraversa l’Ucraina, sono state completamente interrotte. Lo ha reso noto il ministro dell’Energia: anche qui, ci sarà il ricorso alle riserve.

Croazia. Nelle prime ore del mattino sono state definitivamente interrotte le forniture. La notizia è ufficializzata dal distributore nazionale di gas croato, Plinacro.

Petrolio in rialzo. La nuova crisi del gas spinge i prezzi del petrolio: in aumento sia il Brent a Londra, che il prezzo del greggio a New York.

Negoziati. Le trattative tra Russia e Ucraina riprenderanno dopodomani a Mosca: lo annuncia il numero uno della Naftogaz di Kiev.

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6 gennaio 2009