RAPPORTO CARITAS – In Italia quasi 5 milioni di immigrati: “Contribuiscono al Pil per l’11%”

26/10/2010 (11:14) – IL RAPPORTO CARITAS

In Italia quasi 5 milioni di immigrati
“Contribuiscono al Pil per l’11%”

Sempre più attivi dal punto di vista imprenditoriale, riescono a creare nuove realtà aziendali anche in questa fase di crisi

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Sono poco meno di cinque milioni ma il loro numero viene percepito come nettamente superiore. Contribuiscono alla produzione del Prodotto interno lordo per l’11,1%, versano alle casse dello Stato quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno, incidono per circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti, ma sono sempre più attivi anche nel lavoro autonomo e imprenditoriale, dove riescono a creare nuove realtà aziendali anche in questa fase di crisi. A tracciare la fotografia della presenza degli immigrati nel nostro paese è il Dossier Statistico Caritas/ Migrantes, giunto alla sua ventesima edizione e presentato oggi a Roma, da cui risulta che il loro numero è triplicato nell’ultimo decennio ed è aumentato di quasi un milione nell’ultimo biennio, fino ad arrivare a un immigrato ogni 12 residenti.

Intanto, però – denuncia il Rapporto – complice la fase di recessione, sono cresciute anche le reazioni negative. Gli italiani sembrano lontani, nella loro percezione, da un adeguato inquadramento di questa realtà. Nella ricerca Transatlantic Trends (2009) mediamente gli intervistati hanno ritenuto che gli immigrati incidano per il 23% sulla popolazione residente (sarebbero quindi circa 15 milioni, tre volte di più rispetto alla loro effettiva consistenza) e che i «clandestini» siano più numerosi dei migranti regolari, mentre le stime accreditano un numero attorno al mezzo milione. Gli irregolari, ritengono i ricercatori, sono tendenzialmente in calo e ciò è dovuto agli effetti dell’ultima regolarizzazione che ha coivolto 300 mila di loro, oltre al fatto che la crisi economica ha attratto di meno gli immigrati.

Dai dati emerge anche che il reale problema all’origine dell’illegalità non sono gli sbarchi, ma l’entrata legale, ossia arrivi per turismo, affari, visita e altri motivi che una volta scaduti diventano clandestinità. Il rapporto ribadisce che il «rigore va unito al rispetto del diritto d’asilo e della protezione umanitaria, di cui continuano ad avere bisogno persone in fuga da situazioni disperate e in pericolo di vita». Rispetto ai «flussi imponenti, e non eliminabili, anche la punta massima di sbarchi raggiunta nel 2008 (quasi 37 mila persone) è ben poca cosa. Risulterà inefficace il controllo delle coste, come anche di quelle terrestri, se non si incentiveranno i percorsi regolari dell’immigrazione». Ciò – prosegue il testo – «induce a pensare in maniera innovativa la flessibilità delle quote, le procedure d’incontro tra datore di lavoro e lavoratore».

Riferendo un dato di Eurostat secondo il quale con l’«immigrazione zero» l’Italia in mezzo secolo perderebbe un sesto della sua popolazione, la Caritas sottolinea che «l’agenda politica è chiamata a riflettere sugli aspetti normativi più impegnativi, come quelli riguardanti la cittadinanza e le esigenze di partecipazione di questi nuovi cittadini, in particolare se nati in Italia».

Ogni anno le casse pubbliche ricevono dagli stranieri un regalo di circa un miliardo di euro per via del gettito fiscale, oltre alle entrate derivanti da tasse, contributi previdenziali e rinnovo dei permessi di soggiorno, per un totale di quasi 11 miliardi di euro a fronte di una spesa di neanche 10 miliardi per i servizi a loro destinati. La loro retribuzione media annuale è di circa 12.000 euro, le imposte ammontano quasi a 4.000 euro.

Il tasso di occupazione per gli stranieri è passato dal 67,1% del 2008 al 64,5% del 2009 (quello degli italiani è sceso al 56,9% dal 58,1%), mentre quello di disoccupazione è aumentato dall’8,5% (media 2008) all’11,2% (dal 6,6% al 7,5%). Si stima ancora che nel periodo 2011-2015 chiederanno la pensione circa 110 mila stranieri, il 3,1% di tutte le richieste. Dai 15 mila pensionamenti nel 2010 (2,2%) si passerà così a 61 mila nel 2025 (7%). Mentre ora, tra gli immigrati è pensionato 1 ogni 30 a differenza degli italiani dove il rapporto è 1 a 4, nel 2025, i dipendenti stranieri a riposo saranno circa 625 mila, l’8% del totale dei residenti.

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