E’ morto Gino Donè, l’unico italiano tra gli eroi del “Desembarco” del Granma

 

 

 

 

 

 

E’ morto Gino Donè

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Scrive Giuliana Grando,che guida l’Associazione Italia – Cuba di Venezia al suo rientro da Cuba:  

“Sono appena arrivata a Milano, dopo un buon viaggio, però ho ricevuto la notizia della morte di Gino Doné Paro, avvenuta nella notte tra il 22 e il 23. Si è spento dolcemente nel sonno e la sua ultima conversazione è stata ieri sera su Fidel. Vi prego di dare la comunicazione al Poder Popular, ai Granmisti a Fidel stesso, nel caso non gli sia ancora giunta la notizia.


Una recente foto di Gino Donè alla Casa dell’Amicizia de L’Avana

Il Circolo di Venezia che è stato spesso onorato dalla sua presenza come compagno e come amico è in lutto e lo ricorda come un comunista che ha lottato per la libertà del popolo cubano e italiano.

Un abbraccio, Giuliana

La redazione di Granma Internacional in italiano è ugualmente in lutto.

Chi scrive voleva molto bene a quell’uomo così vivo, forte, simpatico, pieno d’entusiasmo, che era stato decorato con la Medaglia 50º del Granma nel 2006, occasione in cui aveva rivisto Fidel dopo cinquant’anni e gli aveva detto abbracciandolo: “A Fidel fidelidad”.

I funerali di Gino Donè si svolgeranno giovedì 27 marzo presso la Sala Cimiteriale di Spinea (VE).

fonte: http://www.granma.cu/italiano/2008/marzo/lun24/gino.html

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Tra gli 82 patrioti a bordo del famoso battello ‘Granma’

Gino Donè, l’italiano che fece la rivoluzione con Fidel e il ‘Che’

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Ex partigiano 84enne di Monastier, in provincia di Treviso, è l’unico europeo che nel 1956 partecipò alla spedizione castrista dal Messico a Cuba. Ma lui dice: “La mia vita non è straordinaria”. La sua vicenda ora raccontata in un documentario. Il regista: “Una testimonianza storica importantissima”
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Roma, 19 feb. (Ign) – Insieme a lui Ernesto ‘Che’ Guevara fumò il suo primo sigaro. Fidel Castro lo scelse come corriere per aggirare i servizi segreti di Batista. E al loro fianco, nel 1956 partecipò alla spedizione del mitico battello ‘Granma’ dal Messico a Cuba. Eppure, nei libri di storia non c’è traccia di Gino Donè, 84enne di Monastier, in provincia di Treviso: dopo aver combattuto da ragazzo come partigiano nella laguna veneziana, fu l’unico europeo che partecipò alla Rivoluzione cubana. Modesto e riservato, a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos, Doné afferma: “La mia non è una vita straordinaria”. Ma in realtà si tratta di una vicenda assolutamente fuori dal comune, rimasta sconosciuta fino a poco tempo fa e ora narrata nel documentario “A secret life with Fidel”, scritto e diretto da Enrico Coletti.

“Abbiamo raccontato la storia di un uomo qualunque che segretamente ha vissuto una vita da eroe”, commenta a Ign il regista. Alcuni anni fa il regista si trovava a Cuba per girare un altro documentario, quando scoprì che nella lista degli 82 rivoluzionari che nel 1956 parteciparono alla celebre spedizione castrista dal Messico a Cuba a bordo del mitico battello ‘Granma’ si trovava anche il nome di un’italiano, Gino Donè Paro.

Dopo complesse ricerche, Coletti riuscì a rintracciare l’ormai anziano signore di origini venete, che nel frattempo si era traferito in Florida, da dove aveva continuato a collaborare con i vertici cubani. “Era talmente riservato – ricorda Coletti – che non voleva parlare della sua vicenda, ma pian piano siamo diventati amici e così ci siamo immersi in un racconto che è una testimonianza storica importantissima“.

Di due anni più anziano di Fidel Castro Ruz, Donè nasce il 18 maggio del 1924. A 20 anni diventa partigiano combattente nella laguna di Venezia. Finita la guerra, emigra nel continente americano, stanziandosi a Cuba. Nel 1952, si fidanza con Norma Turino Guerra, giovane cubana rivoluzionaria dell’antica città di Trinidad, che sposerà l’anno dopo e con la quale nel 1954 entrerà nel nuovissimo movimento rivoluzionario castrista “26 Luglio”, definito con la sigla “M-26-7”, dalla data dell’assalto alla Caserma Moncada del 26 Luglio 1953. Norma è amica di Aleida March, futura seconda moglie del ‘Che’.

Nel 1954 Donè riceve l’ordine dal “M-26-7” di portare clandestinamente gruppi di giovani cubani (e pacchi di dollari) a Città del Messico, dove è atteso da Castro, qui esiliato dopo l’assalto alla Moncada di Santiago e due anni di prigione all’Isola dei Pini. “Fu lo stesso Fidel – racconta Coletti – a richiedere l’intervento di Gino come corriere per aggirare i servizi segreti di Batista, tanto che in un messaggio ai suoi sostenitori a Cuba scrisse: ‘Mandatemi l’italiano'”.

E in Messico Gino condivide l’abitazione con il giovane medico argentino Ernesto ‘Che’ Guevara de la Serna. I due diventano grandi amici e dai racconti di Doné emergono i tratti umani di un personaggio che appartiene ormai al mito. “Gino – riferisce Coletta – ricorda spesso come il ‘Che’ fosse un pessimo cuoco. Inoltre, cantava e ballava malissimo. Ma era una persona di grande generosità, tanto che una sera diede in elemosina a una povera donna tutto il denaro raccolto dal gruppo per una cena in osteria. E fu proprio insieme a Gino che il ‘Che’ fumò il suo primo sigaro!“.

Con alle spalle l’esperienza combattente partigiana, Donè collabora negli addestramenti militari in Messico. E alla fine di novembre del 1956 parte dal Porto di Tuxpan tra gli 82 patrioti del famoso battello Granma. Sulla barca, il suo grado militare è quello di tenente del Terzo Plotone comandato dal capitano Raúl, fratello di Fidel. “Il barcone, che poteva trasportare al massimo 23 persone – racconta ancora Coletta – era stracolmo. Durante il viaggio, che durò sette giorni invece dei tre previsti, uno degli uomini, Roche, cadde in mare. Gino racconta che Fidel non volle proseguire nella traversata finché non lo avesse ritrovato. E così, alla fine, Roche venne ripescato ancora vivo”.

Dopo lo sbarco presso Niquero, vicino al Pico Turchino, nella Sierra Maestra Orientale Cubana, e la decimazione subita ad opera dei soldati dell’esercito batistiano, Gino torna clandestinamente a Santa Clara, dove nel Natale 1956 partecipa ad azioni di sabotaggio contro postazioni militari assieme ad Aleida March. Ma nel gennaio 1957 riceve l’ordine di andare in clandestinità all’estero salpando con una barca da Trinidad. La destinazione è New York. Non rivedrà più l’amata moglie Norma, dalla quale divorzia per ragioni di sicurezza. Negli Usa sposa la portoricana Tony Antonia, conosciuta proprio attraverso Norma, con la quale successivamente si trasferisce in Florida. Da lì, come abbiamo detto, continua a collaborare segretamente con le autorità cubane.

Senza figli e due volte vedovo, dal 2003 Gino vive con la nipote Silvana a Noventa di Piave, vicino a San Donà, in provincia di Venezia. In questi anni si è racato diverse volte a Cuba dove ha potuto riabbracciare Fidel Castro, con cui è sempre rimasto in contatto. E nel 2006 ha partecipato alle celebrazioni del 50esimo del ‘Desembarco del Granma’.

fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.1893225271

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La biografia di Gino Donè Paro

• Uno dei protagonisti della storica spedizione del Granma, con Fidel

GIANFRANCO GINESTRI

Nel 1956, all’età di 32 anni, fu l’unico europeo a partecipare alla spedizione cuabana dal  Messico a Cuba. Dal 2003 Gino, vedovo e senza figli, abitava a Noventa di Piave, in provincia di Venezia, con la  nipote Silvana.

A Cuba, nell’archivio storico delle FAR (Forze Armate Rivoluzionarie) c’è un dossier su Gino Donè Paro, l’unico europeo partecipante al “Desembarco del Granma” del 1956.

Di due anni più vecchio di Fidel Castro, Gino era nato da genitori braccianti il 18 maggio 1924 a Monastier di Treviso, vicino a Venezia.

Dopo le scuole andò militare e l’8 settembre 1943 a Pola. Tornò a casa e diventò partigiano con la Missione Nelson e con il Comandante Guido, un ingegnere milanese italo-americano operante nell’area della laguna veneziana.  Alla fine della guerra ricevette un encomio dal Generale Alexander e poi emigrò a Cuba passando dal Canada.

Nel 1951 lavorava all’ Avana come carpentiere nella grande Plaza Civica : l’attuale Plaza de la Revoluciòn.  

Nel 1952 Gino si fidanzò con Olga Norma Turino Guerra, giovane rivoluzionaria di ricca famiglia cubana, abitante nella città coloniale di Trinidad, amica di Aleida March di Santa Clara, futura 2.a moglie del Che.

Entrò poi nel “Movimento 26 Luglio”, chiamato con la sigla “M-26-7”, dalla data dell’assalto dei ribelli (il 26 Luglio 1953) alle caserme di Bayamo e Santiago di Cuba.

Nel 1954 Gino si sposò. Poi nel 1955 e 1956, diventato tesoriere del “M-26-7” di Santa Clara, fu incaricato dal dirigente Faustino Perez di portare reclute e soldi in Messico, dove lo attendeva Fidel che doveva comprare il battello Granma. Gino così divenne amico del medico asmatico Che Guevara, che gli confidò che se non avesse incontrato Fidel  sarebbe emigrato in Italia per specializzarsi  contro l’asma, nella facoltà di medicina di Bologna. Gino diventò amico anche di Fidel e di Raul e, come ex partigiano, collaborava agli addestramenti militari.

Il 25 novembre del 1956  partì dal porto messicano di Tuxpan tra gli 82 patrioti del battello Granma.  A bordo il suo grado era quello di Tenente del Terzo Plotone comandato dal Capitano Raúl, fratello di Fidel. Gli 82 sul Granma erano: 78 cubani, più un argentino (Che), più un messicano (Alfonso), più un domenicano (Ramon), più Gino (detto El Italiano).

Sul passaporto italiano c’era scritto Gino Donè, ma all’anagrafe cubana, quando si è sposò, fu registrato col nome di Gino Donè Paro, cioè anche con il cognome materno.

Dopo lo sfortunato sbarco del 2 dicembre 1956 nell’Oriente Cubano, ai piedi della Sierra Maestra, e dopo la decimazione subita ad Alegria de Pio dai soldati batistiani, Gino tornò clandestinamente a Santa Clara, dove nel Natale 1956 partecipò ad azioni di sabotaggio contro postazioni militari, assieme all’amica Aleida March. Ma nel gennaio 1957 ricevette l’ordine dal “M-26-7” di andare all’estero salpando da Trinidad.

Dopo mezzo secolo Gino ha detto che: “Dopo il Desembarco del Granma, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, chi in una forma e chi in un’altra. Io che ero straniero ero il più indicato per starmene lontano e fare ciò che nella Sierra non avrei potuto fare. C’era necessità di collegamenti, di notizie, d’informazioni, di soldi, di armi, e di molte altre cose. Chi con le armi e chi senza armi ha fatto quello che doveva fare. E anch’io”.

Nel 1996, alla Fiera Turistica di Varadero, a Cuba, il Comandante Jesús Montané Oropésa, “moncadista-granmista” da sempre assistente di Fidel, durante una intervista con Gianfranco Ginestri, disse: “Gino era il più adulto, il più serio, il più disciplinato; e dopo la nostra vittoria non ha mai cercato privilegi; e ogni tanto ci telefoniamo”.

L’ultima volta che Gino fu ospite di Montanè a Cuba avvenne in occasione del 40° dello sbarco del “Granma”, nel dicembre 1996.  Jesús Montanè è morto nel 1999.

Gino, nel 2003  (senza figli e vedovo due volte: della cubana Olga Norma e della portoricana Tony Antonia) era andato a vivere a Noventa di Piave, vicino a San Donà, in provincia di Venezia, dall’amata nipote Silvana.

All’Avana è in contatto con il suo compagno “granmista” Arsenio Garcia Davila, con il quale  andò alla sfilata del 1° Maggio 2004 (dove fu decorato) : poi il 18 maggio  tornò a Venezia dove fu festeggiato nel suo 80° compleanno dai Circoli di Italia-Cuba del Veneto, da diverse organizzazioni amiche di Cuba, e dall’Anpi.

Per il suo 81° compleanno, nel 2005, è stato ospite a Firenze della Fondazione Italiana Ernesto Guevara. Per l’ 82° compleanno, nel 2006 a Bologna,  divenne socio onorario del locale circolo dell’Ass-Italia-Cuba.

Nel 2006 si è recato spesso a Cuba, per partecipare alle celebrazioni del 50° del Desembarco del Granma.

Nel 2007 a Cuba, “Mundo Latino”  ha presentato un dvd sul tema: “ Gino: dalla Resistenza alla Revoluciòn ”.

fonte: http://www.granma.cu/italiano/2008/marzo/lun24/biografia.html

3 risposte a “E’ morto Gino Donè, l’unico italiano tra gli eroi del “Desembarco” del Granma”

  1. baggiani antonio dice :

    ma se il patriotta Gino Done’,e lo dico senza sarcasmo,come pure il Che,Cienfuegos ed altri probabilmente,avessero saputo come sarebbe andata a finire,e come vivono i cubani ora,l’avrebbero fatta lo stesso la REVOLUCION?……ne siamo sicuri?

  2. WilCHE dice :

    BAGGIANI, NON DIRE BAGGIANATE

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