Archivio | luglio 3, 2010

Genio della matematica russo rifiuta un premio da 1 milione di dollari: “Da noi troppi soldi generano solo violenza”

Genio della matematica rifiuta un premio da 1 milione di dollari

.

Grigorij Perelman nell’immagine scattata da un blogger russo

Grigorij Perelman ha dimostrato la congettura di Poincaré ma ha detto no ai soldi dell’istituto Clay

.
di DARIO CORRADINO
.

Grigorij si è preso un po’ di tempo e di silenzio, ma alla fine ha parlato. Anche stavolta ha detto di no. E, in fondo, chi lo conosce se lo aspettava: la sua vita è costellata di rifiuti pazzeschi.

Il matematico russo Grigorij “Grisha” Jakovlevič Perelman, l’unico uomo al mondo che sia riuscito a risolvere uno dei sette Problemi del Millennio, dimostrando la Congettura di Poicaré, ha rifiutato il premio da un milione di dollari che gli era stato assegnato dal Clay Mathematics Institute per essere riuscito in questa impresa ai limiti dell’impossibile. James Carlson, il presidente dell’Istituto, si era messo in contatto con Grisha in marzo per informarlo del premio: «Mi ha detto di esserne onorato e mi ha assicurato che rifletterà se accettare».

Perelman ha riflettuto a lungo, lasciando trascorrere anche la data dell’8 giugno, quando a Parigi si è festeggiata ufficialmente la soluzione della Congettura. Si è fatto vivo solo giovedì 1° luglio. “E’ stato come sempre molto gentile – ha spiegato Carlson – ma non c’è stato verso di farlo recedere dalla sua decisione: ha detto di no”.

“Sai – ha poi spiegato Grisha a un giornalista dell’agenzia di stampa russa Interfax -: c’erano un sacco di pro e contro da valutare. Per questo c’è voluto un po’ di tempo per decidere”. Grigorij Perelman ha 44 anni e non ha mai amato la ribalta. Nato a Leningrado, è stato fin da giovanissimo un genio della matematica, come la sorellina Elena. I genitori (papà ingegnere, mamma prof, ovviamente di matematica) lo iscrissero alla Scuola Pubblica n° 239, un istituto fondato negli anni 1950 e riservato a bambini particolarmente dotati. Nell’82, a sedici anni, vinse la medaglia d’oro, con il massimo punteggio, alle Olimpiadi internazionali della matematica, a Budapest. Gli proposero una borsa di studio negli Stati Uniti. Rifiutò. Si laureò nella sua città, anche se poi fu chiamato in atenei americani, fra i quali il Massachusetts Institute of Technology. A metà degli Anni Novanta tornò in Russia e lavorò, con risultati brillanti ma senza far parlare molto di sé, al prestigioso Istituto Steklov di Matematica, a Leningrado, ora San Pietroburgo.

Nel 1996 un altro “niet”, stavolta a un premio europeo: “La giuria è incompetente” disse, disarmante. Lasciò fuori dalla porta anche la prestigiosa rivista “Nature” che voleva intervistarlo. Meglio il silenzio. Intanto a Parigi, il 24 maggio 2000, l’Istituto matematico Clay, proclamò i sette Problemi del Millennio: in palio un milione di dollari per ogni soluzione, visto che ognuno di essi può avere anche importanti implicazioni economiche. Fra i sette, la Congettura di Poincaré, proposta dal matematico francese Henri Poincaré nel 1904, un complesso problema di topologia. E nel 2002 fu proprio Grisha Perelman, l’eremita di San Pietroburgo, a scrivere un articolo che venne poi ritenuto risolutivo nella dimostrazione della Congettura. Nel mondo dei matematici Grisha divenne ancor più una leggenda.

Ma lui nel 2005 si dimise dallo Steklov perché non l’avevano rieletto membro dell’Istituto. Se ne andò senza neppure avvisare la direzione. E l’anno successivo rifiutò la Medaglia Fields, il “Nobel” dei matematici: «Per me – disse – è del tutto irrilevante. Se la soluzione è quella giusta, non c’è bisogno di alcun altro riconoscimento».

Da allora vive con la madre alla periferia Sud di San Pietroburgo. Stanno in un miserabile monolocale all’interno di una khrusciovka, uno di quei palazzoni popolari costruiti ai tempi di Nikita Kruscev. La leggenda vuole che si nutra solo di rape e di cavolo nero. Senza un lavoro fisso, senza amici, ignora le email ed evita accuratamente giornalisti e fotografi. Per lui i soldi non contano: “Non voglio essere uno scienziato da vetrina – ha spiegato – e troppi soldi in Russia generano solo violenza”.

Gira conciato come un barbone. Capelli e barba incolti, scarpe da ginnastica sformate. Le immagini più recenti di lui, con il suo look trascurato, sono state rubate da un blogger che l’ha scovato in metropolitana e l’ha immortalato con il cellulare mettendo poi le foto su internet. Ora che ha rifiutato il milione di dollari e ha parlato con il presidente dell’Istituto Clay e i giornalisti tornerà a seppellirsi nel silenzio della khrusciovka. Ma dicono che nella sua città, che fu la capitale degli zar, non sia difficile trovare t-shirt con il suo volto. E la scritta: “Non tutto si compra”.

.

03 luglio 2010

fonte:  http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/56437girata.asp

Video denuncia sul web: «Ecco come Bp nasconde il petrolio con la sabbia»

Video denuncia sul web: «Ecco come Bp nasconde il petrolio con la sabbia»


Un reporter freelance lancia il sospetto che la compagnia ripulisca le spiagge soltanto in apparenza

.

MILANO – Mentre l’uragano Alex rallenta le operazioni di pulizia e contenimento nel Golfo del Messico, e mancano ancora diverse settimane ad una soluzione definitiva che fermi la fuoriuscita di petrolio dal pozzo subacqueo della Bp, sta facendo discutere un video pubblicato su Internet di un reporter freelance: le immagini documentano come la compagnia britannica e i suoi appaltatori stiano semplicemente coprendo con altra sabbia le spiagge della Louisiana contaminate dal greggio. Nascondendo di fatto il disastro.

PULIZIA DELLE SPIAGGE – È un sospetto terribile quello evidenziato in un filmato che sta facendo il giro della Rete: ancora nel giugno scorso la Bp aveva presentato una spiaggia ripulita dal petrolio sulla Grand Isle, nello stato della Louisiana, come primo successo riconoscibile nella lotta contro il disastro ambientale. Ma la piccola isola lunga e stretta che si affaccia sul Golfo del Messico di fronte al luogo della catastrofe, dimostrerebbe il contrario. Si moltiplicano, infatti, i dubbi degli organi d’informazione statunitensi sui lavori degli addetti alla pulizia delle spiagge in queste zone più colpite dal petrolio; zone protette dagli uomini della security Bp alle quali in gran parte è vietato l’accesso a giornalisti e ad occhi indiscreti.

OPERAZIONE DI FACCIATA – La compagnia petrolifera Bp deve insomma fare i conti con nuove, sgradevoli, accuse: se il maltempo associato ad Alex minaccia di spingere una quantità maggiore di acqua inquinata dal petrolio verso le coste Usa, i successi nei lavori di pulizia delle spiagge fino a qui presentati potrebbero rivelarsi come semplice opera di cosmesi. Molti media americani hanno già espresso il sospetto che i tratti di spiaggia deturpate dalla marea nera non vengano ripuliti dalle palle di catrame, ma più semplicemente ricoperti con altra sabbia, bianca e pulita. Il blog Huffington Post riferisce di uno strato di sabbia, sotto al quale ci sarebbe petrolio e grumi di catrame. A rivelare la possibile scomoda verità è stato il giornalista freelance, C. S. Muncy, che documenta sul posto il lavoro delle squadre di addetti in stivali e camici bianchi che rastrellano la spiaggia. Di Muncy sono anche le immagini e le foto che accusano la Bp e i suoi, a quanto pare, discutibili interventi.

ACCESSO VIETATO
– Muncy riferisce di lavori frenetici per liberare il petrolio e le centinaia di grumi di catrame dalla spiaggia sulla Grand Isle. Il giorno successivo effettivamente spariscono gran parte delle tracce dell’inquinamento, nel contempo però il reporter si meraviglia della consistenza della sabbia: «Sembra come se qui siano stati fatti dei lavori di movimento terra». Il portale NewOrleans.com ricorda inoltre come a questo proposito sia molto difficile constatare effettivamente cosa accade durante il lavoro di pulizia; tutto viene coordinato e deciso dalla Bp, che vieta anche ai giornalisti l’accesso alle zone colpite. E documentare la catastrofe sulla spiaggia diventerà ancora più difficile in futuro, dopo una recente ordinanza della Guardia costiera americana che vieta a reporter e fotografi di avvicinarsi a più di 20 metri dalla zona contaminata. A questo punto il video di Muncy dovrebbe anche essere l’ultimo di questo tipo, scrive NewOrleans.com, che fa riferimento a potenziali multe per i trasgressori, multe che arrivano fino a 40.000 dollari.

.

Elmar Burchia
03 luglio 2010

fonte:  http://www.corriere.it/esteri/10_luglio_03/bp-petrolio-sabbia-marea-nera-elmar-burchia_9930f69a-86a6-11df-8332-00144f02aabe.shtml

Laser, telecamere e guanti: Ecco l’auto per non vedenti

Laser, telecamere e guanti
Ecco l’auto per non vedenti

.

https://i0.wp.com/media3.washingtonpost.com/wp-dyn/content/graphic/2009/08/01/GR2009080100101.gif

Pronta per la presentazione la prima vettura che può essere guidata dai ciechi. Funziona grazie a sensori che vedono per conto del conducente e lo rendono completamente indipendente. Messa a punto dai ricercatori della Virginia Tech University, a gennaio la dimostrazione ufficiale

.

dal corrispondente di Repubblica ENRICO FRANCESCHINI

.

Laser, telecamere e guanti Ecco l'auto per non vedenti
.

LONDRA – La prima automobile per non vedenti sarà presentata ufficialmente nel gennaio prossimo. Frutto di un decennio di sperimentazioni e ricerche, il veicolo permetterà a chi è cieco di guidare normalmente nel traffico di una città, su un’autostrada o perfino su un circuito per fare: proprio su uno di questi, al Daytona International Speedway, verrà testato per la prima volta di fronte a rappresentanti dell’industria, giornalisti specializzati e pubblico. Ci vorrà probabilmente ancora qualche anno prima che il mercato sia pronto ad accettare l’idea di un’auto per non vedenti, ma la tecnologia è in pratica già pronta.
___________________________________________________________________________
GUARDA LA DIMOSTRAZIONE
___________________________________________________________________________

Costruire una macchina che trasporta persone non dotate della vista, dicono i suoi inventori, è stato relativamente facile: in fondo il pilota automatico è in grado di far decollare, volare e atterrare aereoplani, quasi senza bisogno di supporto umano, dunque perché preoccuparsi che la stessa cosa non possa essere fatta per un veicolo che viaggia su quattro ruote sulla terra? La difficoltà vera, spiegano gli scienziati della Virginia Tech University in un’intervista al quotidiano Times di Londra, era permettere al non vedente che si trova al volante di guidare davvero, di prendere le decisioni su dove andare, e a che velocità, in modo autonomo.

L’approccio del professor Dennis Hong e dei suoi collaboratori dell’università americana ha seguito due strade parallele. Da un lato, il veicolo è dotato di un sistema di laser, telecamere e meccanismi computerizzati che scannerizzano la strada davanti all’auto, “vedendo” per conto del viaggiatore, individuando ostacoli, incroci, semafori, altri autoveicoli, e così via. L’altro approccio è stato trovare un modo di dare al guidatore non vedente un’autonomia, un’indipendenza. Lo si è trovato attraverso guanti speciali che il guidatore deve indossare, che lo informano, attraverso una varietà di vibrazioni ed impulsi, di tutto quello che si trova davanti alla vettura. I guanti gli dicono se c’è una curva, se è stretta, avvertono sull’intensità del traffico, sulla necessità di frenare all’improvviso per un ostacolo, sulla possibilità di accelerare perché la strada è libera o sulla necessità di fare un sorpasso e cambiare corsia. E così via.

“Qualcosa del genere lo fa già da tempo la voce del navigatore satellitare”, dice il professor Hong al Times. “Noi abbiamo fatto un ulteriore passo avanti, moltiplicando la mole di informazioni che vengono date al guidatore. E sostituendo le vibrazioni del guanto alla voce del navigatore, che alcuni automobilisti dicono di trovare fastidiosa”. La nuova tecnologia è già stata sperimentata con successo su una “dune buggy”. Ora i ricercatori della Virginia Tech la stanno adattando a un fuoristrada 4×4, che sarà presentato in gennaio a Daytona. Commenta marc Maurer, presidente della National Federation of the Blind (Federazione Nazionale dei Ciechi): “La scienza sta esplorando aree che in precedenza venivano considerate inesplorabili. Stiamo finalmente allontanandoci dal pregiudizio secondo cui la cecità limitava gravemente la capacità delle persone di dare un contributo alla società e di farne parte esattamente come i vedenti”.

Il professor Hong ricorda che, quando cominciò a interessarsi del progetto, la gente gli dava del pazzo. “Mi dicevano che perdevo tempo a rincorrere qualcosa di impossibile. Adesso abbiamo dimostrato che non era affatto impossibile e che sta per diventare realtà”.

.
03 luglio 2010
.
_______________________
.
Virginia Tech | Invent the Future
http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:piaDbARva2pLTM:http://www.me.vt.edu/images/people/faculty/hong.jpg

Associate Professor

Mechanical Engineering
105 Randolph Hall
(540) 231-7195
(540) 231-9100 FAX

dhong@vt.edu

_______________________

Integrazione, niente scuse / ‘Lettera al mio aggressore’, di Mohamed Ba

Integrazione, niente scuse

.

https://i0.wp.com/www.famigliacristiana.it/allegati/dsc_0134_303112.jpg

A colloquio con Mohamed Ba, regista teatrale, attore e mediatore culturale, un anno fa vittima di un episodio di violenza di matrice razzista

.

di Michela Gelati

.

E se per un misterioso caso non fossimo nati qui ma nel “Terzo Mondo”?E dopo undici anni in Italia venissimo aggrediti in una sera di quasi estate a Milano, aspettando il tram?A Mohamed Ba, regista teatrale e mediatore culturale senegalese, è successo il 31 maggio 2009: alla fermata del 19 in viale Certosa un ragazzo italiano gli si è avvicinato e senza motivo l’ha accoltellato due volte, mentre tutti i passanti se la davano a gambe. Ba, 46 anni, ha raccolto la sua esperienza in un monologo, Invisibili, andato in scena il 17 giugno scorso a Settimo Milanese e nei prossimi mesi in altre località dell’hinterland. La serata a Settimo, organizzata dall’associazione Bisanzio finanzierà un ciclo di incontri sul tema dell’integrazione e del dialogo interculturale.

Lo spettacolo. Invisibili ripercorre il cammino di due cittadini africani in Paesi stranieri: “È un tentativo di ridare voce agli imbavagliati, agli emarginati” spiega Ba. “Perché in Italia i migranti, invece di essere diventati un valore in termini sia culturale che economico, sono solo numeri per riempire le fabbriche”. Così “uno straniero è portato a rinchiudersi in ghetti in cui si parla solo la lingua del Paese d’origine e si mangia come a casa”. Nello spettacolo, il narratore paragona l’odissea dei migranti di oggi all’esodo degli Ebrei dall’Egitto: “Ma noi non abbiamo nessun Mosè a guidarci. Le acque del Mediterraneo per noi restano chiuse, anzi si aprono per inghiottirci”. Ancora una volta e senza paura di ripetersi, Invisibili insegna il rispetto per la cultura dell’altro, la curiosità verso la sua storia: il narratore si presenta crocifisso come Gesù, e dalla croce trasmette i suoi Dieci comandamenti per l’integrazione. Da “Non imporre la tua cultura” a “Onora anche le feste altrui”.

“Qualcosa non va”. Per Ba, raccontare è anche una cura: “Lo spettacolo nasce da quel 31 maggio, quando alla fermata del tram un ragazzo mi si è avvicinato e mi ha detto solo “Qui c’è qualcosa che non va”, come se io fossi fuori posto per il colore della mia pelle, prima di accoltellarmi due volte e poi sputarmi in faccia” racconta Ba. “Da quel giorno qualcosa è morto in me. Anche se continuo a sforzarmi di credere che l’Italia non sia fatta solo di gente armata di coltello, ma anche di persone che ti parlano come a un essere umano.

Integrazione, niente scuse. In Francia, Paese in cui Ba ha vissuto per alcuni anni, “un nero può essere professore di filosofia alla Sorbona o manager in una grande azienda”. Forse perché la Francia ha una storia di immigrazione di più lunga data? “No. Non cerchiamo attenuanti, l’Italia non ne ha. E proprio per la sua storia: è una nazione cresciuta con le rimesse dei suoi migranti in tutto il mondo”. Dall’assimilazione francese al melting pot americano, per Ba non ci sono Paesi-modello o strade obbligate: “L’importante è ricordare che i Paesi non sono fortezze, ma terre”.

L’associazione Bisanzio. L’Associazione Bisanzio di Settimo Milanese è nata nel 2006 per promuovere il dialogo interculturale attraverso attività formative, eventi e incontri. Tra queste, un corso di italiano per stranieri diventato punto di riferimento per la zona di Settimo Milanese e zona Nord di Milano. Info: www.bisanzio.org

.

01 luglio 2010

fonte:  http://www.famigliacristiana.it/Informazione/News/articolo/integrazione-niente-scuse.aspx

___________________________________________________________________________

Mohamed ba, attore – mediatore culturale senegalese, aderisce alla nave dei diritti

___________________________________________________________________________

.

Lettera al mio aggressore

di Mohamed Ba
in “Nazione Indiana

.

Caro fratello che non conosco,
ti scrivo per invitarti a riflettere assieme a me su ciò che ci legherà per sempre.
Domenica 31 Maggio, Milano ore 19.45, fermata del tram 19.
Ti vedo tranquillo in mezzo alla gente in attesa che rideva spensierata, erano quasi tutti sudamericani.
Forse ero di troppo, e in quel momento decidesti di mettere fine alla mia esistenza infilandomi il tuo coltello nell’addome.
A quasi un mese dal fatto i miei pensieri vanno sempre a te e alle tue motivazioni.
Caro fratello nobilmente pensoso, alla ricerca di una purezza razziale che non saprei garantirti, camminiamo insieme di deserto in deserto, verso il nudo essere, oltre alle frontiere del passaporto e dei tratti somatici, là dove si esaurisce il concetto di etnicità inizia il nostro cammino.
La ricerca dell’umanità è molto più bella dell’etnicità.
Io posso capire che tu sia arrabbiato perché vedi i cambiamenti socioculturali che avvengono nel tuo paese, ma questo è solo il risultato di una globalizzazione mal governata dove l’avere condiziona l’essere al punto tale che chi non ha non è.
Caro fratello, oggi assistiamo ad una drastica divisione dei popoli in Re e Poveri in base al luogo di provenienza. Basta pensare che le problematiche che hanno spinto persone come me a venire in Italia, sono state le stesse che hanno portato milioni di italiani a lasciare il loro paese per perlustrare nuovi orizzonti.
Se la scimmia avesse avuto quello che occorreva sugli alberi per vivere bene, mai sarebbe scesa per terra.
Puoi anche pensare che uccidendomi avresti trovato il lavoro che santifica ma sbaglieresti perché mi sono inventato il mio lavoro, ho osservato la città di Milano con i bambini di ogni ceppo culturale, mi sono ritrovato sui banchi di scuola proponendomi come educatore e mediatore culturale che propone dei percorsi didattici permettendo a tutti gli alunni italiani e non, di condividere dei momenti in cui spaziare a livello planetario alla riscoperta dei valori morali tradizionali; è un lavoro che faccio da dieci anni con passione, dedizione e professionalità.
Caro fratello, sono approdato a Milano undici anni fa e di scoperta in scoperta, mi sono reso conto che la storia ed i simboli erano sconosciuti ai più.
Credimi, quando porto i bambini in città alla scoperta dei luoghi e non luoghi, fanno fatica a trovare delle persone in grado di aiutarli a decodificare gli enigmi, da Bellevoso al pozzo dei battuti, dalla maledizione di Tommaso Marino ai doccioni, fino a “lavorare a uf”.
Come vedi fratello, non sono venuto ad inquinare la città ma cerco di risollevarne la memoria storica, permettendo ai bambini italiani di confrontarsi con gli altri quando porteranno in classe i vari tamburi, racconti….
Ti pregherei di riflettere sul tuo gesto.
Uccidendomi avresti privato centinaia di bambini di proseguire un cammino verso una cittadinanza attiva ed il rispetto del patrimonio culturale.
Non puoi immaginare quanto, gli stessi bambini, siano rimasti scioccati dal tuo gesto e le loro lettere hanno invaso l’ospedale dove ero ricoverato.
Caro fratello, stavi quasi privando due bambine di sei e tre anni, portatrici di una doppia identità culturale, di un padre.
Mi hai lasciato sulla strada mezzo morto, nell’indifferenza totale ma altri italiani mi hanno soccorso, curato, accudito e dato la forza di ripartire.
Caro fratello puoi anche sentirti legittimato dai proclami che voci autorevoli di questa città fanno, soprattutto alla vigilia di appuntamenti elettorali ma saresti ingenuo per il semplice fatto che il rapporto tra la popolazione attiva e quella pensionata è di uno a uno. Sarebbe impensabile mandar via tutti gli immigrati, il paese si bloccherebbe.
Caro fratello, ti invito a deporre le armi perché non hai un potere salvifico.
Un giorno ti accorgerai che quello che si è nella vita non è motivo di orgoglio o di vergogna, ma quello che si diventa lo è.
Casualmente ci siamo ritrovati ad essere italiani, americani, africani etc… non è stata una scelta.
Ma oggi posso affermare di essermi gradevolmente “italianizzato “ pur sapendo che il tronco d’albero può stare in acqua per secoli, non diventa mai un coccodrillo.
Caro fratello, l’Italia vera è quella col cuore in mano che sa riconoscere nell’altro valori arricchenti.
Non uccidere le differenze culturali, sono la bellezza dell’umanità.
Gli ideali sopravvivono sempre.
Un caloroso abbraccio.
Pensaci…. pensaci…. pensaci….

.

11 settembre 2009

fonte:  http://paginecorsare.myblog.it/archive/2009/09/11/lettera-al-mio-aggressore-di-mohamed-ba.html

Bersani: sono 7 anni che “ghe pensa lu”, con Berlusconi si finisce contro un mur

Bersani: sono 7 anni che “ghe pensa lu”, con Berlusconi si finisce contro un muro

https://i0.wp.com/www.haisentito.it/wp-galleryo/silvio-berlusconi-superman/silvio-berlusconi-superman-supereroe.jpg

Il segretario Pd si appella alla Lega e ai finiani: avviare confronto-scontro, bisogna pensare ad altra ipotesi governo

.

Pierluigi Bersani ROMA (3 luglio) – «“Ghe pensi mi” non è la soluzione ma è la malattia. Sono sette anni che Berlusconi “ghe pensa lu” e vorrei capire che cosa è migliorato in questo Paese». Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, all’assemblea regionale del partito a Milano commenta quanto affermato ieri dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di ritorno dal Sudamerica. «Andiamo di male in peggio – ha osservato Bersani – e credo che stiano impazzendo perché se un governo conservatore in Inghilterra attacca le rendite finanziarie e qui in Italia si attacca la 13esima dei poliziotti e degli insegnanti vuol dire che si è perso la testa. O si danno una bella rinfrescata e si mettono al fresco e pensano un attimo o prendono atto che non sono in grado di governare la nave perché la nave è senza rotta e i problemi ci sono».

Bisogna pensare ad altre ipotesi di governo.
«Non si può tenere il Paese in questa situazione e se quelli che sono al governo non ce la fanno, bisogna pensare a qualche altra ipotesi», prosegue Bersani, che si rivolge alla Lega e ai finiani. «Il ‘ghe pensi mì ci porta contro un muro. Prima o poi di questo dovranno convincersi anche i contraenti di questa maggioranza. Spero che se ne rendano conto prima che poi perchè sono piuttosto preoccupato per il mio Paese e fino a quel momento le ipotesi restano ipotesi». Interlocutore del segretario del Pd è innanzitutto la Lega («con cui occorre avviare un confronto-scontro») e poi i finiani che però non vengono nominati esplicitamente.

«Credo che la Lega debba chiarire il senso di quello che sta facendo – spiega Bersani – perchè in nome di un federalismo che ho definito delle chiacchiere, e di questo passo può diventare anche peggio ovvero della truffa, qui si è concesso tutto a Berlusconi e a questo governo. Si sono concesse leggi speciali, insomma di tutto di più. Noi questa cosa qui la denunciamo e la Lega lo sappia: noi al federalismo ci teniamo ma la strada è totalmente sbagliata. E quindi noi siamo in un confronto anche aspro con la Lega per richiamarla alla coerenza: non più continuare a fare tutte le parti in commedia».

Bersani: Tremonti ha dato soldi a cialtronissimi di Catania e Palermo. «Tremonti ha parlato di cialtroni ma come definiamo quel ministro del Tesoro che ha preso soldi per investimenti nel Mezzogiorno e li ha dati ai cialtronissimi di Catania e Palermo, per ripianare dei buchi di bilancio? – ha aggiunto il segretario del Pd rispondendo a Tremonti, che ieri ha definito cialtrone alcune regioni del Sud. «Come dobbiamo definire un ministro che non sa che i ministeri hanno speso ancora meno di quelle regioni da lui indicate? Bisogna governare e non fare propaganda. Tocca a lui raddrizzare l’albero della spesa pubblica perché sono 7 anni che è lì ed è ora che qualcuno si prenda le proprie responsabilità».

Federalismo: dalla chiacchiere alla truffa. «Eravamo al federalismo delle chiacchiere, ho l’impressione che arriviamo al federalismo truffa – ha detto Bersani parlando di tagli e manovra economica – La Lega deve dirci cosa ne pensa perché noi il federalismo lo abbiamo preso sul serio», ha aggiunto il segretario Pd, precisando che «14-15 miliardi di finanziamento in meno agli enti locali vuole dire o 14 miliardi di servizi in meno o 14 miliardi di tasse in più».

Bonaiuti: governo eletto dagli italiani. «Prima di pensare a chissà quale altra strana ipotesi per il Paese, Bersani farebbe bene a ricordare che questo governo è il risultato di un voto libero e democratico ed ha una rotta precisa, indicata dal programma condiviso dagli elettori». Lo dichiara Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, replicando al segretario del Pd secondo il quale il governo non è capace di fronteggiare i gravi problemi del Paese.

.

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=109215&sez=HOME_INITALIA

MANOVRA – Polizia, lo stop della Lega: “No ai tagli”. La Russa: “Pronti a levare quella norma”

Polizia, lo stop della Lega: “No ai tagli”
La Russa: “Pronti a levare quella norma”

Bricolo: “E’ una funzione fondamentale per la sicurezza del Paese e nessuno può pensare di mettere le mani sui loro stipendi”. Protestano i sindacati. La Difesa e il Viminale: “Ipotesi neppure presa in considerazione”

.

Polizia, lo stop della Lega: ""No ai tagli" La  Russa: "Pronti a levare quella norma" Protesta dei sindacati di polizia davanti a Montecitorio

.

ROMA –  “Non siamo disposti a tagliare la tredicesima alle forze di polizia, ai carabinieri e ai vigili del fuoco. Stiano tranquilli poliziotti e carabinieri: la Lega Nord si è già attivata affinché non siano penalizzati. Svolgono una funzione fondamentale per la sicurezza del Paese e nessuno può pensare di mettere le mani sui loro stipendi”. Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato, mette in chiaro la contrarietà del Carroccio all’emendamento del relatore al decreto fiscale che prevede il taglio delle tredicesime per le forze di polizia. 1 E lo fa mentre la protesta per i tagli cresce e diventa trasversale. Al punto che il governo cerca di correre ai ripari: “Tremonti leverà quella norma – assicura il  ministro della Difesa Ignazio La Russa – e mi ha preannunciato che con ogni probabilità eliminerà anche la semplice possibilità, facoltativa, di optare per questa soluzione, anziché per il taglio degli aumenti a seguito di promozioni”. Una linea concordata con il ministro dell’Interno: negli ambienti del Viminale si conferma che Roberto Maroni e La Russa si sono sentiti telefonicamente e che hanno deciso non vi sarà alcun ipotesi di taglio della tredicesima per le forze dell’ordine.

Il testo presentato da Azzolini suscita malumori anche all’interno del Pdl. Chiaro il senatore del Pdl Giuseppe Valditara: “Non sono disposto a votare questi tagli”.

Durissime le opposizioni. Per il leader del Pd, Pierluigi Bersani, “ormai stiano impazzendo. E questo perché se un governo conservatore in Inghilterra attacca la rendita finanziaria, qui in Italia invece si attaccano le tredicesime di poliziotti e insegnanti. Tutto questo vuol dire che si è davvero persa la testa”. L’Idv attacca, per bocca di Antonio Borghesi: “Se questa norma non viene eliminata, il governo completerà il massacro del settore che si trova già in gravissime difficoltà a causa della legge Brunetta del 2008”.

Infine tornano a farsi sentire i sindacati di polizia. 2 “La manovra resta iniqua ed i correttivi proposti dalla maggioranza in Commissione sul taglio delle tredicesime ci indignano – affermano Giuseppe Tiani, segretario del Siap, ed Enzo Letizia, segretario dell’Anfp. “Si colpiscono umiliando i figli e le moglie dei poliziotti durante le festività natalizie che sono il simbolo dell’unità familiare – sostengono le due organizzazioni sindacali – Si è così ottusi, pure, da non capire che i commercianti aspettano il Natale per prendere una boccata d’ossigeno che  lenisca un po’ il lungo periodo di crisi”.

E si fanno sentire pure i magistrati, altra categoria colpita dagli interventi sulle tredicesime. “Siamo in attesa di chiariementi da parte del governo – dice il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini – La misura non è quantificabile, perché il taglio della tredicesima può essere o del 10% o di tutta, e la differenza è abissale”.

Dopo le proteste arriva la dichiarazione di La Russa: “Questa ipotesi non è neanche stata presa in seria considerazione né da me né dal ministro Maroni con cui mi sono sentito questa mattina. L’abbiamo notificato pubblicamente e io ho appena finito di parlare con Tremonti che ne ha preso atto. In parole povere, sia da me che da Maroni è stato specificato che anche ove la norma che dà la facoltà di optare per il taglio delle tredicesime venisse inserita, noi fin da ora dichiariamo che non intendiamo avvalercene in nessun caso. In sintesi non vi è nessuna ipotesi che prevede la possibilità di un taglio delle tredicesime per il personale del comparto sicurezza”. “Rimane aperta – conclude il titolare della Difesa – la richiesta di considerare la particolarità del comparto sicurezza per quanto riguarda l’aumento degli stipendi a seguito delle promozioni”.

.

03 luglio 2010

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2010/07/03/news/lega_tredici-5354664/?rss

ROMA – Pride, petardi al Gay village, lievemente ferite due persone

https://i0.wp.com/1.bp.blogspot.com/_28wcAh_wfUc/SsHjCaMYcgI/AAAAAAAATMY/YTKsRvoSAb8/s400/imma+battaglia.jpg Imma Battaglia

Pride, petardi al Gay village
lievemente ferite due persone

L’intimidazione alla vigilia del Pride della capitale. Imma Battaglia, presidente di Gay Project e tra gli organizzatori del village, si dice “esterrefatta di fronte a quanto accaduto nel tentativo di aggredire la comunità del gay village”. Striscione di Militia Christi al Colosseo: ‘Gay pride diritti alla perversione’
.

ROMA – Tentativo di aggressione nella notte al Gay village a Roma, alla vigilia del Gay Pride che partirà alle 16:30. Ignoti hanno lanciato dei petardi nell’area del villaggio ferendo lievemente due persone. Lo rende noto Anna Chiara Marignoli, responsabile della direzione artistica del village spiegando che fortunatamente “non ci sono state conseguenze gravi e la serata si è conclusa come sempre.

“Non ci sono stati danni alle persone , e questo è quello che ci interessa – spiega Marignoli – ma la cosa sconcertante è che qualcuno vuole rovinare la festa a tutte le persone che, serenamente, affollano il Gay Village tutte le sere. Il village è un luogo pacifico di aggregazione e intrattenimento culturale e danzante, e  tale deve restare nell’interesse di tutti. Il gay village sta dimostrando di essere patrimonio della città di roma, della comunità gay e non solo e per questo va tutelato”.

Imma Battaglia, presidente di Gay Project e tra gli organizzatori del village, si dice “esterrefatta di fronte a quanto accaduto nel tentativo di aggredire la comunità del gay village” e si augura che le forze dell’ordine al più presto sappiano dire chi sono gli autori, al momento sconosciuti.

Gay pride: diritti alla perversione! E’ lo striscione affisso vicino al Colosseo dal movimento politico cattolico Militia Christi. “L’iniziativa – spiega il movimento sul proprio sito – vuole rimarcare come manifestazioni del genere, oltre ad essere oscene ed immorali, nonché lesive del carattere sacro della città eterna, come capitale del  cattolicesimo, e profondamente anticristiane, con parodie del papa e insulti alla chiesa, siano anche negative per tutti quegli omosessuali onesti che vivono la propria condizione con disagio e non condividono la mentalità delle lobby omosessuali”

.

03 luglio 2010

fonte:  http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/07/03/news/petardi_gay_village-5354847/?rss

FISCO – Lista Falciani, ecco i primi 25 nomi. C’è anche un ambasciatore

FISCO

https://i0.wp.com/www.valori.it/_media/images/immagini/paradisi_fiscali.jpg

Lista Falciani, ecco i primi 25 nomi
C’è anche un ambasciatore

Verifiche su 25 persone con soldi in Svizzera Ci sono anche un manager e un marchese

.

ROMA—Quelli che hanno superato il milione di dollari sono tutti ultrasettantenni. E adesso dovranno spiegare come mai abbiano scelto la filiale ginevrina della banca inglese Hsbc per mettere al sicuro il proprio «tesoretto». Tra i primi a farlo sarà l’ambasciatore Giuseppe Maria Borga, seguito da Donatella Marchini e da Alessandro Scarpaccini che hanno un deposito ciascuno con una somma perfettamente uguale: 1.035.501 dollari.

Benestanti e prestanome
Eccoli i primi nomi della «lista Falciani», gli italiani che hanno trasferito soldi all’estero e sono stati scovati dopo il «tradimento» del responsabile del sistema informatico dell’istituto di credito, Hervé Falciani appunto, scappato con l’elenco dei clienti. Ecco le prime 25 persone inserite nella più ampia rosa dei cento stilata in base ai «canoni di pericolosità fiscale» e adesso sottoposti a verifica dalla Guardia di Finanza perché hanno portato fuori dall’Italia un totale di 8 milioni e 299 mila dollari. Li hanno scelti – in un totale di 6936 «posizioni» – perché risulta che non hanno presentato denuncia dei redditi, oppure perché la loro dichiarazione è stata ritenuta «incongrua » rispetto alle somme che hanno movimentato. È la procura di Torino ad aver avviato le indagini per accertare eventuali episodi di riciclaggio. Alle Fiamme Gialle sono state affidate le verifiche su eventuali reati commessi. Ma i controlli riguardano soprattutto la regolarità dei versamenti al fisco.

Hervé Falciani, 38 anni, lavorava come informatico presso  la sede di Ginevra in svizzera del gruppo bancario inglese Hsbc. E'  riuscito a sottrarre i dati di quasi 6mila contribuenti e ha formato la  'Lista Falciani'
Hervé Falciani, 38 anni, lavorava come informatico presso la sede di Ginevra in svizzera del gruppo bancario inglese Hsbc. E’ riuscito a sottrarre i dati di quasi 6mila contribuenti e ha formato la “Lista Falciani”

E dunque si estendono anche all’eventualità che alcuni di loro siano prestanome degli effettivi titolari. Al quarto posto della lista c’è Antonia Cesareo, 66 anni, che può contare su una provvista di 831.908 dollari, seguita a poca distanza da Guido Hermann Targiani che invece di soldi ne aveva portati in Svizzera 729.955. Nei giorni scorsi hanno tutti ricevuto un avviso a presentarsi per essere informati di quanto è stato scoperto, ma soprattutto per fornire giustificazione a questo trasferimento di soldi oppure chiarire se nel frattempo si sono avvalsi dello «scudo» varato dal Parlamento nell’ottobre del 2009. Chi non ne ha usufruito e non potrà dimostrare la liceità del proprio comportamento rischia di pagare una multa che va dal 20 al 50 per cento della cifra occultata al fisco, oltre alla tassa sul reddito maggiorata fino al 400 per cento. Ha 87 anni Ida Di Nola e un gruzzolo pari a 540.489 euro. Una cifra di molto inferiore la possiede Mario Baccari che di anni ne ha 81 e 61.425 dollari sul conto. Tra i più giovani ci sono Andrea Moccaldi, 37 anni, che risulta titolare di un conto con 342.675 dollari e Karim Amiji, 35, che oltrefrontiera ne ha portati 82.917. Provvista sostanziosa anche per Cherifa Hadjsadok, 44, con un deposito che ammonta a 401.896 dollari. E per Sabrina Piperno che di anni ne ha 42 e sul conto della Hsbc ne ha messi 514.530.

I conti frazionati
Al decimo posto della lista c’è Laurence Victor Journo con una provvista di 285.638 dollari. I nomi stranieri non devono ingannare. Si tratta sicuramente di cittadini italiani visto che sono titolari del codice fiscale, così come ha già accertato l’Agenzia delle Entrate a cui sono state chieste una serie di verifiche incrociate con altri dati che ha già a disposizione. L’interesse primario per il recupero delle tasse non versate riguarda infatti l’intera movimentazione che si può ricostruire attraverso l’analisi del dossier titoli, gli eventuali acquisti di valuta, i fondi di investimento. E poi bisogna stabilire se c’è stato un frazionamento tra membri della stessa famiglia. È l’ipotesi suggerita esaminando i conti di Anna Rosa, 56, Stefano 54, e Marco Estri, 50, che hanno rispettivamente: 115.615, 115.250, 114,991 dollari.

Le provviste basse
Francesco Locatelli, classe 1930, vanta un conto con 261.304 dollari. Niente a che vedere con quei 132 depositi che superano i 10 milioni di dollari, ma è comunque una cifra consistente. Di poco inferiore quella di Francesco Sette, 53 anni, che ha 188.863. Mara Tonizzo, 57, ha 113.764; Renata Mariotti, 61 anni, può invece contare su 112.576 dollari. Gli investigatori si interrogano adesso su quei depositi inferiori agli 80.000 dollari per capire come mai si sia deciso di tenere i soldi all’estero e così rischiare di incappare nelle maglie del fisco. È la domanda che sarà posta a Robert Miller, classe 1945, che risulta aver portato a Ginevra 79.097 dollari oppure a Haym Markovits, 61 anni, che ne ha trasferiti 40.844. Consuelo Palmerini ha 38 anni, che motivo aveva di tenere all’estero 21.866 dollari? Oppure Maria Luisa Leone, 75 anni, che ne ha 22.396. L’ipotesi è questo soldi possano essere parte di una provvista più ampia che è stata divisa su conti correnti intestati a persone diverse, oppure su banche diverse. Ma è anche possibile che si sia deciso, per un motivo lecito, che era più agevole non lasciarli in Italia. Per non rischiare le multe, gli interessati dovranno adesso dimostrarlo visto che in materia fiscale è stato introdotto l’inversione dell’onere della prova e dunque è il contribuente a dover portare gli elementi a proprio favore.

.

Fiorenza Sarzanini
03 luglio 2010

fonte:  http://www.corriere.it/cronache/10_luglio_03/lista_falciani_un_ambasciatore_tra_i_primi_nomi_fiorenza_sarzanini_54820cd2-866a-11df-8332-00144f02aabe.shtml

ArciEtero, oggi in piazza per difendere il diritto all’amore (di tutti)

ArciEtero, oggi in piazza per difendere il diritto all’amore

http://antoniogenna.files.wordpress.com/2009/05/simpson.jpg

.

di Francesca Fornario

tutti gli articoli dell’autore

___________________________________________________________________________

VIDEO Nasce L’Arcietero: eterogenei dalla parte degli omosessuali

___________________________________________________________________________

Cari LGBTE (dove la «L» sta per lesbiche, la «G» per gay, la «B» per bisessuali, la «T» per transessuali e la «E» per eterosessuali-che-pensano-che-l’omosessualità-e-la-bisessualità-e-la-transessualità- siano-cose-bellissime), oggi a Roma è la nostra festa.
Avviso ai sedicenti ipertolleranti, quelli così tolleranti che pensano che in un paese normale non ci dovrebbe essere nemmeno bisogno del Pride: non siamo in un paese normale.
Siamo in un paese che nega i diritti degli omosessuali sulla base di una caratteristica naturale e innata, che è come negare ai biondi gli stessi diritti dei castani. Siamo in un paese dove non per niente la destra avanza, ma anche in quello dove non per niente c’è chi si ribella e chi resiste.
A chi resiste non basta restarsene a casa e dire: «Ma sì, ma certo, ma è ovvio che non bisogna fare distinzioni di genere, ma è così ovvio che non c’è nemmeno bisogno di ribadirlo e di scendere in piazza». Non basta perché le distinzioni di genere ci sono e sono bellissime, ma ci sono anche le distinzioni nel riconoscimento dei diritti.

Una società basata sulla negazione dei diritti è una società poco accogliente, infantile e soprattutto infelice.

Il mancato riconoscimento dei diritti influenza il costume sociale e legittima l’omofobia («Ehi, se lo Stato non riconosce alle lesbiche i miei stessi diritti significa che in loro c’è qualcosa che non va, o no?». E vai a spiegare). Nei paesi avanzati chi governa dà il buon esempio: se vogliamo che questo paese avanzi dobbiamo dare il buon esempio a chi governa e a chi aspira a governarci.

Se ci viene spontaneo scendere in piazza per difendere il diritto al lavoro alla casa e alla scuola ancor più ci verrà naturale scendere in piazza per difendere il diritto all’amore.
Per un motivo semplice, che mette d’accordo psicologi, economisti, massaie, adulti e bambini: l’amore e l’affettività sono benzina, benzina per andare avanti nella vita e godersi il viaggio.
Una società che nega ad alcune persone il diritto a manifestare l’affettività e coronare l’amore è una macchina con il serbatoio bucato. L’Italia è una macchina con il serbatoio bucato, è il paese dove anche chi si spende, ogni tanto, viene preso dallo sconforto: «Ma come: avevo messo benzina stamattina, possibile che siamo di nuovo fermi?!».
È ora di scendere in piazza per tappare qual buco. Andiamo al Pride. Appuntamento a Roma, alle 16.30 alla Piramide Cestia. Tutti insieme, Lgbte: perchè le differenze di genere ci sono, ma l’amore non fa differenza. E perché i gay non potranno emanciparsi se prima non si emancipano gli etero.

Arcietero – Eterogenei dalla parte degli omosessuali

.

03 luglio 2010

fonte:  http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=100687

MANOVRA – Auto, divise e commissariati: Sacrifici del 35% per la polizia

Auto, divise e commissariati
Sacrifici del 35% per la polizia

https://i0.wp.com/www.inviatospeciale.com/wp-content/uploads/2009/03/polizia.jpg

Sindacato pronto ad “azioni eclatanti. Anche i Prefetti sul piede di guerra per il mancato adeguamento dei contratti

.

di VALENTINA CONTE

.

ROMA – Le volanti in garage, la divisa estiva senza cambio, i commissariati senza luce, gli straordinari non pagati e l’ultimo elicottero acquistato nel 1997. “I poliziotti vogliono contribuire alla crisi, ma così si rischia prima la paralisi, poi la chiusura”. Gli uomini (e le donne) che assicurano la sicurezza del territorio protestano contro i tagli della manovra. Lo fa l’Associazione nazionale funzionari di polizia comprando un’intera pagina di Repubblica, con un manifesto dal titolo “Sicurezza a rischio”. Lo fanno i sindacati di polizia che nei gazebo hanno raccolto già 100 mila firme a sostegno. E martedì prossimo, in una riunione aperta anche a carabinieri, esercito, guardia di finanza, forestali, potrebbero decidere “un’azione eclatante”.

Non proprio un’atmosfera serena, che si unisce al malumore dei prefetti (hanno manifestato al Capranica di Roma due giorni fa) per il mancato adeguamento dei contratti, i tagli e la minaccia (rientrata) di abolire le prefetture o delegarne le funzioni alle questure. “Colpire la polizia è indebolire lo Stato”, si accalora Giuseppe Tiani, segretario del Siap. La contabilità dell’austerity imposta a tutto il comparto sicurezza da Tremonti si salda alla legge 133 del 2008, quella di Brunetta. “Sommati i due effetti, i tagli arrivano al 35% del bilancio per il 2011: 1,67 miliardi di euro per tutti, 557 milioni per la polizia”, racconta Felice Romano, segretario del Siulp. “Ma veniamo da anni di sacrifici pesanti (263 milioni in meno nel 2009, 283 nel 2010), l’età media dei poliziotti è alta, le strutture carenti, il fondo per le missioni (pattugliamenti, accompagnamenti alla frontiera, indagini) in rosso di 30 milioni, 40 mila unità in meno entro il 2015 per il blocco del turn over, il fondo per acquistare pistole, munizioni, giubbotti antiproiettile ridotto dell’80% e il fondo della polizia per il riordino, 780 milioni, “ritirato” dalla manovra”.

I poliziotti della mobile di Napoli hanno una sola divisa estiva, niente cambio. A Roma sono operative solo 12 volanti con 24 poliziotti per il turno 24h: dieci anni fa erano 21 con 64 poliziotti. La questura di Foggia è rimasta al buio per una settimana per un fusibile saltato, 60 euro di spesa. Il 60% tra imbarcazioni, elicotteri e aerei sono a terra per mancanza di pezzi di ricambio e benzina. Chiude il commissariato di Chiaiano, quello vicino alla discarica. Così pure la scuola di Campobasso, nuova e a costo zero, e il Centro di formazione linguistica di Milano dove i poliziotti imparano le lingue, cinese e arabo compreso.

E poi gli stipendi, bloccati al 2010. Il neo promosso questore guadagnerà meno di un suo sottoposto: ha la funzione ma non il riconoscimento economico. E se un poliziotto, ferito in un’operazione, torna in servizio dopo la malattia, non va più in strada perché non ci sono i soldi per gli straordinari, i turni di notte e i festivi. Rimane in ufficio, come 3 mila suoi colleghi utilizzati come portieri, autisti e centralinisti nelle prefetture e al ministero degli Interni: l’equivalente di 3 volanti in più, nelle 24 ore, per ogni provincia italiana. “Restituite i poliziotti alla polizia”, scrivono nel manifesto.

.

03 luglio 2010

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2010/07/03/news/manovra_polizia-5352707/?rss