Archivio | febbraio 9, 2013

Bersani: smacchierò il giaguaro Berlusconi, con lui la credibilità italiana ridotta a zero. Vertice Ue, per Monti vittoria di Pirro

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Bersani: smacchierò giaguaro Berlusconi
con lui credibilità italiana ridotta a zero
Vertice Ue, per Monti vittoria di Pirro

Il leader Pd: «La destra esiste, ma noi la battiamo. Alla serietà del premier aggiungiamo lavoro ed equità»

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ROMA – «Smacchieremo il giaguaro»: si è aperto così l’intervento di Pier Luigi Bersani, candidato premier del centrosinistra, al convegno “Renaissance forEurope” in corso a Torino. Il riferimento è al leader del Pdl, Silvio Berlusconi. «Devo batterlo – ha aggiunto – un po’ per me e un po’ per voi. Queste elezioni per noi non sono una semplice sfida, un’alternanza possibile di governo, ma possono segnare un nuovo corso in Italia, mettendo in archivio Berlusconi e i disastri che ha prodotto». Il leader del Pd si è poi rivolto agli iscritti e simpatizzanti del partito, parlando “come segretario”: «Abbiamo una grande forza in campo, si chiama Pd. E’ un partito giovane e sta così bene nella famiglia delle forze progressiste europee. Ha una sua propria ispirazione, avendo messo insieme diverse correnti del riformismo italiano, e ha avuto il coraggio di reintrodurre la parola “partito” nella storia italiana».

Schulz: Bersani grande leader e bellissima persona. «Sono qui per sostenere un amico, un grande uomo, un grande leader, una bellissima persona: Pierluigi Bersani, il futuro presidente del Consiglio della Repubblica Italiana»: lo ha detto Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, al termine del suo intervento all’incontro “Renaissance for Europe”. È seguito un lungo applauso della platea, al teatro Regio di Torino. Schulz ha chiuso con una battuta: «Come tifoso di calcio dico con molta difficoltà: “Viva l’Italia”».

Bersani: «La destra esiste, ma noi la battiamo – ha detto il segretario del Pd – In questi giorni gireremo l’Italia in tutti i posti e cercheremo di risvegliare il popolo delle primarie. Vogliamo vincere per noi e perché l’Europa sia nel futuro all’altezza del suo sogno e del suo destino e perchè l’Italia sa all’altezza dell’Europa. E’ questo il nostro obiettivo. Mancano pochi giorni al voto, ma abbiamo visto oggi che non siamo soli e che abbiamo una resposabilità che va oltre noi stessi: questo ci dà forza, ci dà stimolo per la battaglia conclusiva».

«Berlusconi firmò una cosuccia da 90 miliardi…».
«Berlusconi firmò l’impegno per il pareggio di bilancio perché non aveva niente da dire, in quel periodo si parlava soltanto di Ruby… – ha detto illeader Pd – Per l’Italia è stata una cosuccia da 90 miliardi in due anni. Berlusconi non aveva riforme, visto che si parlava solo di Ruby. E non ha potuto portare neppure promesse perché la credibilità italiana era ridotta a zero. Così ha firmato il pareggio di bilancio, che ha comportato la stretta di 90 miliardi in due anni. Il governo tecnico ha dovuto caricarsi del compito di corrispondere a quegli impegni che nessuno avrebbe potuto pensare che potessero essere esauditi se lasciati nelle mani di Berlusconi».

«Alla serietà di Monti aggiungiamo equità e lavoro». «L’affidabilità e la serietà che l’Italia ha recuperato con il governo Monti e col nostro aiuto per noi sono un punto di non ritorno, ma questo non basta – ha detto il leader Pd – Ci mettiamo rigore e serietà, ma dobbiamo metterci anche un p’ di equità e un po’ di lavoro. Abbiamo vincoli interni ed esterni al Paese. I primi cerchiamo di rimuoverli chiudendo la stagione del populismo. Anche una vittoria dei progressisti, infatti, non cancella il problema di una larga parte dell’opinione pubblica che è trascinata da una larga parte di populismo. A questa dobbiamo dare una scossa sul tema dell’onestà, del civismo, del rapporto tra politica e cittadino».

«Se Cameron festeggia, tutte le altre sono vittorie di Pirro». «Nell’approvazione del bilancio Ue c’è stata una discussione che non ha mostrato la consapevolezza che il problema della regressione del disegno europeo, innescato dalle destre, è ancora in movimento – ha detto Bersani – Se alla fine di una riunione del genere festeggia Cameron, vuole dire che tutte le altre son vittorie di Pirro».

«Il Pd sa dove sedersi in Europa, Monti e Berlusconi no». «Noi sappiamo dove sederci in Europa e sappiamo di essere accettati laddove ci andiamo a sedere, dicano gli altri qui in Italia dove intendono sedersi e dove pensano di essere accettati laddove intendono sedersi. Berlusconi è accettato dove vuole sedersi? E Monti dove si siede, vicino a Berlusconi? Per tacere di Grillo e Ingroia: dove si siedono? Noi siamo gli unici che sanno dove sedersi».

«Il nostro orizzonte sono gli Stati Uniti d’Europa». «Noi diciamo che il nostro orizzonte sono gli Stati Uniti d’Europa, una vera unione politica e democratica – ha detto Bersani. Dovremo trovare le sedi per discutere di questo. Non possiamo accettare che sul tema dell’Europa urlino solo gli euroscettici e che gli europeisti siano muti. I sostenitori di un’Europa politica federale non devono tacere, devono alzarsi e combattere. Agire in silenzio non ci porta da nessuna parte».

«Con la verifica dei bilanci anche le misure per la crescita». Un patto europeo perchè alla verifica dei bilanci nazionali siano affiancate politiche per il lavoro e la crescita, oggi bloccate. Lo invoca il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che oggi ha chiuso l’incontro ‘Renassance for Europè, organizzato dalla Fondazione Italiani Europei. «Ci vuole – ha detto – un governo economico dell’Europa che cerchi di tenere insieme solidarieta’ crescita e democrazia». «L’autorizzazione europea per la presentazione delle leggi di bilancio, le sanzioni automatiche sono accettabili – ha affermato Bersani – solo se consentono di sbloccare misure per la crescita. Servono – ha aggiunto – una tassazione sulle rendite fnanziarie, lo scomputo dal calcolo del deficit di una certa gamma di investimenti, la regolazione incisiva dei mercati finanziari, la gestione in comune di almeno una parte del debito per abbassare i tassi senza danno per nessuno, la lotta contro i paradisi fiscali».

La nuova moneta lombarda la chiamino “marone”». «Ho letto che Maroni non esclude di battere una nuova moneta in Lombardia – ha detto Bersani – Ne ho parlato con Schulz (presidente del Parlamento Europeo), gli suggeriamo di chiamarla Marone».

Sabato 09 Febbraio 2013 – 15:55
Ultimo aggiornamento: 19:17
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Beppino Englaro, piccolo grande uomo

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Beppino Englaro, piccolo grande uomo

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di | 9 febbraio 2013

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Quando incontro Beppino Englaro vedo un piccolo (minuto), grande uomo che non si è fatto mai tirare per la giacchetta da nessuno. Che non ha permesso a nessun politico di impadronirsi della sua storia per conquistare consenso tra gli elettori. Beppino non fa sconti neppure ai giornalisti con i quali è severo rispetto a quello che scrivono. Chiede di poter leggere sempre tutto prima della pubblicazione e sono sempre più i “no” che i “sì” che concede a chi vuole intervistarlo. In un mondo di gente che parla, parla, parla senza dire nulla alla costante  ricerca del proprio quarto d’ora di celebrità il piccolo, grande uomo chiede di fare silenzio. Di seguito il testo integrale dell’agenzia di stampa con le sue dichiarazioni:

Oggi l’attività dell’associazione Per Eluana, nata nei giorni successivi alla morte della donna, prosegue la sua attività. “Fa informazione sul fine vita – spiega Englaro – E’ necessaria, visto per esempio il disegno di legge incostituzionale prodotto dal Parlamento. Sono state dette tante bugie, ma la gente non se le lascia raccontare. Certo ancora oggi c’è tanta disinformazione“. Alle persone che stanno vivendo una situazione simile alla sua, famiglie che hanno persone care in stato vegetativo, appese alla vita attraverso un sondino che le nutre, “nessuno può né deve dire qualcosa. Nessuno”, osserva Englaro. Eluana, la figlia che lui ha più volte definito un “purosangue della libertà”, con la sua storia sfortunata, “ha mostrato all’Italia, nella trasparenza e nella legalità, un problema reale fino ad allora rimasto nell’ombra. Nessuno prima di Eluana sapeva a cosa si va incontro in queste situazioni. Ora tutti hanno potuto vederlo”, conclude.

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fonte ilfattoquotidiano.it

CRISI -Trapani, operaio edile disoccupato si suicida: “Lo faccio perché senza lavoro non c’è dignità”

Trapani, operaio edile disoccupato si suicida:  "Lo faccio perché senza lavoro non c'è dignità"
Il biglietto lasciato da Giuseppe Burgarella

Trapani, operaio edile disoccupato si suicida:
“Lo faccio perché senza lavoro non c’è dignità”

Il biglietto d’addio dentro la Costituzione. “L’articolo 1 dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta a trovarlo?”. Aveva chiesto aiuto a Napolitano e Camusso. Nel foglio l’elenco di chi si è tolto la vita perché senza lavoro: in fondo il suo nome

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PAOLO BERIZZI
inviato di Repubblica

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TRAPANI Una corda intorno al collo in nome dell’articolo 1 della Costituzione. Un pizzino disperato. L’ultimo. Infilato tra le pagine del libro della Repubblica Italiana. Su quel pezzo di carta, che ha voluto con sé fino alla fine, Giuseppe ha scritto con cura certosina l’elenco dei morti di disoccupazione degli ultimi due anni: se li è appuntati uno a uno, copiandoli dalle cronache dei giornali. L’ultimo nome in fondo alla lista è il suo; poche ore dopo finirà sul verbale dei carabinieri che lo trovano impiccato a una trave sotto casa. Giuseppe Burgarella. A fianco, vergate di suo pugno, due frasi secche. “Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione”.

Guarrato, 1.300 abitanti in provincia di Trapani, sulla strada per Marsala. Nel giardino della villetta dei Burgarella, muratori sindacalisti (Cgil), c’è un gazebo: tavolo di legno, quattro sedie, gli attrezzi. Da quando gli hanno tolto la “dignità” Giuseppe, non trovando altro da fare, ci va ogni mattina a mettere in ordine. Sessantuno anni, è il più giovane dei due fratelli. Ha iniziato da ragazzino segando il marmo, dai 30 in poi sempre e solo mattoni. L’ultimo contratto è datato 2000: poi la Cooperativa CELI di Santa Ninfa, una delle tante nate nel trapanese dopo il terremoto che nel 1968 sconvolge la Valle del Belice, lo lascia a casa perché non c’è lavoro nemmeno per i soci. Per due anni Giuseppe riceve l’indennità di disoccupazione: 700 euro al mese. Ma lui vuole lavorare. Non solo il bisogno economico – non è sposato e non ha figli, all’inizio riesce a stare a galla con l’indennizzo. È che non riesce a stare senza. “Era l’unica cosa che lo faceva sentire realizzato”, dice il fratello Giovanni. “Viveva la disoccupazione come una situazione di oppressione”.

È sabato notte. Una settimana fa. Giuseppe decide che così può bastare. Tre anni di stop forzato, “senza dignità”, tre anni di pensieri e, infine, di richieste d’aiuto. Cadute nel vuoto. “Non abbiamo compreso fino in fondo la sua situazione, non lo abbiamo saputo aiutare”, dice Franco Colomba della Fillea di Trapani. Eppure si era fatto sentire, il muratore di Guarrato. Ultimamente aveva scritto due lettere: una al presidente Napolitano e una a Susanna Camusso, segretario della Cgil, il sindacato al quale Burgarella era iscritto da sempre (faceva parte del direttivo provinciale della Fillea). Nelle missive aveva messo nero su bianco tutto il suo disagio, una sofferenza mai spenta e che non riusciva più a tenere per sé. “L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. E allora perché lo Stato non mi aiuta a trovare lavoro? Perché non mi toglie da questa condizione di disoccupazione? Perché non mi restituisce la mia dignità?”. Fino alla minaccia finale. “E allora se non lo fa lo Stato lo debbo fare io…”.

Il gazebo. Una corda e una sedia. Alle 8.30 di domenica il fratello Giovanni lo trova cadavere. Gli accertamenti dei carabinieri di Trapani escludono piste “altre”: né debiti, né malattie incurabili, né movente sentimentale. Certo: Burgarella, da qualche mese, era entrato in uno stato di depressione. All’ultima assemblea degli edili della Cgil trapanese, però, era la fine dell’anno, aveva preso la parola. Se lo ricordano per nulla rassegnato, ancora pronto a battersi per uscire dalla condizione da cui “nessuno riesce a togliermi. E come me tanti lavoratori che qui sono rimasti a casa”. Si era persino speso nella trattativa per il rinnovo del contratto integrativo degli edili. Nessuno sapeva che, “orgoglioso e tutto d’un pezzo”, come lo descrive la sorella più giovane, stava così male; e che in privato si era deciso a chiedere aiuto. Aveva scritto direttamente a Roma. I carabinieri gli trovano in tasca copie delle lettere. “Al presidente Napolitano…”. “A Susanna Camusso…”. Non distante dal corpo senza vita dell’uomo, una versione-opuscolo della Costituzione con dentro il pizzino dei suicidi “da disoccupazione”. La lista di “quelli come me”, che si chiude, infatti, col suo nome. “Mi tolgo io dalla condizione”.

La storia resta avvolta nel silenzio. Nessuno scava dietro il suicidio di Guarrato. Nemmeno la stampa locale. Ne parlano solo gli anziani in piazza, i “compagni” di Burgarella, una famiglia di militanti del vecchio Partito comunista. Ma quello di Giuseppe è un suicidio esemplare. Dopo quelli degli imprenditori del Nord, è, non solo geograficamente, l’altra faccia della medaglia della crisi. “Qui nel profondissimo Sud, soprattutto in piccole realtà periferiche, la mancanza di lavoro è drammatica – ragiona ancora Franco Colomba – e finisce per emarginare. Toglie la dignità, porta alla disperazione e, purtroppo, anche alla morte”. La tragica protesta di Giuseppe? “Sembrava forte, si sentiva protagonista e quello che ha lasciato scritto lo testimonia. Il fatto di non averlo saputo aiutare ci segnerà per tutta la vita. Ma sono convinto che lui voleva che se ne parlasse. Per evitare che altri facciano la sua fine”.

Sembra una beffa del destino, o un supplizio di pena: un dirigente sindacale che si batte per gli altri e intanto è disperato, in segreto, perché non riesce più a fare il mestiere che ha sempre fatto: il muratore. Che scrive al suo segretario nazionale e poi si impicca. Un dramma che ferisce anche la Cgil al suo interno. Walter Schiavella, responsabile nazionale Fillea: “Vedo ogni giorno negli occhi dei lavoratori la paura di perdere il proprio posto di lavoro, ma nella maggior parte dei casi la disperazione di non sapere come tirare avanti senza lavoro o con 700euro di cassa integrazione o vendendo la propria fatica per 20 euro al giorno nei mercati illegali delle braccia. E allora ti chiedi che ci stai a fare, come mai non riesci a fermare questa valanga impazzita”. Giuseppe era andato subito al dunque: all’articolo 1 della Costituzione. Anche lui, alla fine, si è chiesto che ci stava a fare.

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APPROFONDIMENTI
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(09 febbraio 2013)
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fonte repubblica.it

CONSUMATORI TRUFFATI – «Gas e luce, tassa scaricata sui clienti». Authority per l’energia contro i gestori

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iL RAPPORTO DELL’AUTHORITY PER L’ENERGIA SEGNALA UN INATTESO AUMENTO DEI PREZZI

«Gas e luce, tassa scaricata sui clienti»
Authority per l’energia contro i gestori

Molte imprese energetiche avrebbero addebitato la Robin (Hood) Tax ai consumatori nelle bollette, benzina e gasolio

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Molte imprese energetiche che pagano la Robin tax sembrano rifarsi sui consumatori, violando la legge. È quanto emerge dal Rapporto dell’Autorità per l’energia che segnala 199 casi, per un totale di circa 1,6 miliardi di incremento dei margini dovuti all’effetto prezzo e tali da costituire una possibile violazione del divieto di traslazione.

LA ROBIN TAX – L’Autorità è tenuta per legge a svolgere l’attività di vigilanza in merito alla cosiddetta Robin Tax, vale a dire l’addizionale Ires imposta alle imprese energetiche nel giugno del 2008, che non può essere traslata sui consumatori, e quindi né in bolletta né, per esempio, sulla benzina e il gasolio. La legge vieta infatti esplicitamente alle imprese «di traslare l’onere della maggiorazione d’imposta sui prezzi al consumo» a affida proprio all’Autorità per l’energia elettrica e il gas il compito di vigilare «sulla puntuale osservanza della disposizione».

LA RELAZIONEEbbene, nella Relazione al Parlamento licenziata il 24 gennaio scorso l’Autorità evidenzia un quadro fortemente critico, in cui appare evidente che molte imprese si rifanno proprio sui consumatori. Nel corso dell’attività di vigilanza svolta lo scorso anno sui dati relativi al 2010, infatti, l’Autorità ha pizzicato 199 operatori (sui 476 totali), di cui 105 appartenenti al settore dell’energia elettrica e gas e 94 a quello petrolifero, in cui «è stata riscontrata una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi». Insomma, per l’Autorità «è ragionevole supporre che, a seguito dell’introduzione dell’addizionale Ires, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale, aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i prezzi di vendita».

INFRANTO IL DIVIETO – In parole povere, il sospetto è che venga infranto proprio il divieto di traslazione, con il quale si comporta «uno svantaggio economico per i consumatori finali». L’Autorità, che come chiarito dal Consiglio di Stato non dispone di poteri sanzionatori in questo campo (c’è una sorta di incertezza normativa sul soggetto deputato alla sanzione), si spinge a calcolare l’ammontare dei margini teoricamente accumulati facendo leva anche sull’effetto prezzo. Nel secondo semestre 2010 per le aziende elettriche e del gas si tratta di una somma pari a circa 0,9 miliardi di euro in più rispetto al corrispondente periodo pre-tassa, mentre per quelle petrolifere la cifra è appena più bassa e pari a circa 0,7 miliardi di euro. In sostanza, i consumatori sarebbero stati appesantiti di 1,6 miliardi di euro anche per rientrare della Robin Tax.

L’ERARIO Nel 2011 la Robin Tax è stata una manna per lo Stato, che ha incassato 1,457 miliardi di euro, 930 milioni in più rispetto all’esercizio precedente: una somma che è stata raggiunta grazie all’incremento dell’aliquota, all’estensione del tributo alle rinnovabili e alle società della rete (Snam, che ha contribuito per 104 milioni, e Terna, per 81 milioni) e alla modifica di alcuni parametri di applicazione. Il contribuente maggiore è stato il gruppo Enel, con la sola Distribuzione che ha versato 312 milioni di euro.

LA SMENTITA DI ASSOELETTRICA – «Le imprese elettriche non hanno scaricato la Robin tax sui consumatori». Lo afferma il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, secondo cui «prima di gridare al ladro sarebbe opportuno verificare che sia stato davvero commesso il furto». Testa sottolinea inoltre che la tassa «è iniqua e probabilmente incostituzionale».

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fonte corriere.it

Pablo Neruda ucciso da Pinochet? Una Corte cilena: “Riesumare la salma”

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Pablo Neruda ucciso da Pinochet?
Corte: salma sarà riesumata

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Una corte cilena ha ordinato la riesumazione dei resti del poeta, Pablo Neruda. Lo rende noto la fondazione intitolata al premio Nobel. La richiesta era stata avanzata alla fine del 2011 dai comunisti cileni per effettuare dei test per accertare se Neruda fosse stato ucciso o si spense per un cancro alla prostata come riporta il certificato di morte, datato 23 settembre del 1973 (solo 12 giorni dopo il golpe di Augusto Pinochet).

Il poeta è sepolto insieme alla moglie Matilde a Isla Negra a 100 km ad ovest da Santiago. Il giudice cileno, Mario Carroza, ha disposto la riesumazione nell’ambito dell’inchiesta iniziata due anni fa. A rilanciare i sospetti che Neruda fosse stato eliminato dagli uomini di Pinochet l’accusa del suo autista, Manuel Araya, secondo il quale il poeta fu ucciso con un’iniezione letale mentre era ricoverato in una clinica di Santiago.

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fonte unita.it

METEO – Maltempo: Italia sottozero, tormenta sull’Etna. E da lunedì arriva ‘la grande nevicata’

Maltempo: Italia sottozero, tormenta sull'Etna. E da lunedì arriva 'la grande nevicata'
Genova, la fontana di piazza Settembrini

Maltempo: Italia sottozero, tormenta sull’Etna.
E da lunedì arriva ‘la grande nevicata

Il sud è al gelo. Imbiancate Sicilia, Sardegna, Calabria. Impianti aperti sul vulcano dove si registrano -7 gradi. In Sila la temperatura è di -4 e la neve ha superato i tre metri. Scuole chiuse in anticipo nel Foggiano, Salernitano e Fermano. La perturbazione peggiore però è confermata per l’inizio della settimana

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ROMA I meteorologi l’hanno battezzata la ‘grande nevicata’, e sta per arrivare sull’Italia. Imbiancherà lo stivale da cima a fondo. Ma le prime avvisaglie ci sono già oggi. Il maltempo sta flaggelando il sud e in Sicilia e Sardegna nevica. I fiocchi hanno raggiunto i 100-200 metri al sud, più abbondanti sulle zone interne di Campania (FOTO), Irpinia, e Calabria. Pioggia e neve sulle Adriatiche e Riminese a bassa quota. Il nord invece è al gelo.

Questa situazione resterà invariata anche domenica, con freddo e neve debole su Romagna-Rimini e adriatiche. La perturbazione peggiore è confermata per lunedì, l’inizio della settimana sarà accolto da un ciclone mediterraneo che ora è in formazione. La grande nevicata toccherà il nord, la Liguria fino a Genova. Pioggia e maltempo al centro e Sardegna e Campania, temporali e neve anche su Toscana, Umbria, Lazio. Neve forte sull’alto Veneto e Vicentino. Mareggiate sulle coste tirreniche per libeccio, mentre a Venezia lo scirocco a 80 chilometri sull’Adriatico è prevista acqua alta.

METEOMARI E VENTINEVESATELLITE
TEMPESTA SU NEW YORK

Sicilia sottozero. Sull’Etna ieri sera era stata chiusa la provinciale 92, dopo la tormenta di neve che ha interessato entrambi i versanti del vulcano, ma l’arteria è transitabile regolarmente dalle prime ore del mattino. A quota 1.900, alla funivia, la temperatura questa mattina era -7 gradi, vento forte, aperti regolarmente il secondo e terzo impianto. Il manto nevoso è tra i 40 e i 50 centimetri. Ha ripreso a nevicare sulle Madonie, ma al momento si transita regolarmente sulle statali e provinciali. Le temperature sono rigide e neve a quota 600, 700 metri. Imbiancate anche le colline che circondano Palermo, un manto bianco ha ricoperto monte Cuccio. Ma non solo (FOTO), anche Monte San Calogero, a Termini Imerese, è ricoperto di neve. Neve sui Nebrodi e sui Peloritani. Disagi per gli automobilisti, sulla Palermo-Agrigento nella zona di Lercara Friddi c’è l’obbligo delle catene così come sull’autostrada Palermo Catania, tra Buonfornello e Caltanissetta. Disagi anche sulla Palermo-Mazara.

Neve in Calabria. In Sila, dove la temperatura è di -4 gradi, la neve ha superato i tre metri di altezza. Nevica anche a Cosenza, nella zona del promontorio silano e nel catanzarese. Sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria sono in azione i mezzi spargisale e spazzaneve dell’Anas. Rallentamenti sulla strada statale 18 “Tirrena inferiore”. Nelle zone della Sila le automobili circolano con le catene o con i pneumatici da neve. Sia a Camigliatello Silano che a Lorica gli impianti sciistici sono aperti e sono presenti numerosi turisti.

Salernitano imbiancato. Nevica in tutto il Vallo di Diano, il vasto comprensorio dell’entroterra salernitano a sud del capoluogo. Questa mattina scuole chiuse quasi dappertutto. I centri maggiormente colpiti dalla nevicata, dove si registrano disagi nella circolazione veicolare, sono Sala Consilina, Montesano sulla Marcellana, Sanza, Teggiano, Padula e Sant’Arsenio. Sulle principali vie di comunicazione, sin dalle prime ore di stamani, sono entrati in azione gli spargisale. Nella Valle del Tanagro, invece, ed in particolare a Caggiano, la neve non ha creato disagi. Preoccupa, però, il formarsi di lastre di ghiaccio. Anche in alcuni centri montani del Basso Cilento la neve ha creato disagi. A San Giovanni a Piro le scuole sono rimaste chiuse.

Scuole chiuse. Oltre al Salernitano, le aule sono state chiuse in anticipo anche a Termoli (Campobasso) a Loreto e Fermo(Ancona), dove il manto nevoso ha raggiunto i 20 centimetri e alcune auto sono rimaste bloccate. Istituti chiusi anche nel Foggiano ad Alberona, Castelluccio Val Maggiore, Celenza Valfortore, Faeto, Motta Montecorvino, Pietra Montecorvino, Roseto Valfortore e San Marco la Catola.
(09 febbraio 2013)

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fonte repubblica.it

CINEMA & SOCIETA’ – ‘Viva la libertà’, D’Andò racconta il suo film «per cambiare» – Trailer

Viva La Libertà – Trailer Ufficiale

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Pubblicato in data 05/feb/2013

Un film di Roberto Andò
Con: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Michela Cescon, Valeria Bruni Tedeschi

Trama:
Il segretario del principale partito d’opposizione, Enrico Oliveri, è in crisi. I sondaggi per l’imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte, dopo l’ennesima contestazione, Oliveri si dilegua, lasciando un laconico biglietto. Negli ambienti istituzionali e del partito, fioccano le illazioni, mentre la sua eminenza grigia, Andrea Bottini e la moglie, Anna, continuano ad arrovellarsi sul perché della fuga e sulla possibile identità di un eventuale complice. È Anna a evocare il fratello gemello del segretario, Giovanni Ernani, un filosofo geniale, segnato dalla depressione bipolare. Andrea decide di incontrarlo e ne resta talmente affascinato da iniziare a vagheggiare un progetto che ha la trama di un pericoloso azzardo.

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Viva la libertà, D’Andò racconta il suo film «per cambiare»

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di Gloria Satta

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ROMA – Nel bel mezzo di una campagna elettorale arroventata, piomba nelle sale il 14 febbraio Viva la libertà, un film destinato ad accendere il dibattito. Diretto da Roberto Andò e ispirato a Il trono vuoto, premiatissimo romanzo d’esordio del regista (Bompiani), è una favola politica e punta tutto su Toni Servillo felicemente impegnato in una sfida spericolata: interpretare il doppio ruolo di se stesso e del proprio gemello. Di peso il resto del cast: Valerio Mastandrea, Michela Cescon, Valeria Bruni Tedeschi, Anna Bonaiuto.

Il tema? Servillo, segretario del maggiore partito di opposizione, mentre i sondaggi lo danno in caduta libera decide di sparire e raggiunge in Francia un’ex fiamma. In preda al panico, il suo staff decide di rimpiazzarlo in gran segreto con il fratello gemello, un filosofo eccentrico e geniale appena dimesso dal manicomio. Con effetti sorprendenti sia sulla vita privata del desaparecido sia sui sondaggi…

Non ci vuole molto per riconoscere, anche se non viene mai nominato, il Pd nel partito d’opposizione. Ma Andò, che ammette di «avere a cuore la sinistra» e si augura la sua vittoria il 24 febbraio, vola alto e non teme le strumentalizzazioni: «Questo film», spiega, «evita di far riferimento alla cronaca politica e tantomeno rappresenta una denuncia.

E’ un atto di speranza, esprime il mio desiderio di un cambiamento. Ho immaginato l’anima della sinistra come dovrebbe essere. Qualcuno sarà indispettito, qualcun altro compiaciuto. Noi, sbarcando nelle sale adesso, vorremmo consegnare la storia agli spettatori, non certo al dibattito elettorale. E se verremo accusati di attaccare la sinistra, risponderemo. Quanto al futuro, io rimango ottimista. L’Italia sta muovendo le sue energie migliori per superare questo momento difficile». Cita Camus, il regista: «Quando la speranza non c’è, bisogna inventarla».

IL MESSAGGIO

Si vola alto anche con Servillo che sullo schermo conduce il gioco all’insegna dell’ironia e della leggerezza parlando di haiku con la gente del partito, citando Brecht nei comizi e arrivando a ballare il tango con un’inflessibile cancelliera tedesca. Fulminanti alcune battute del suo personaggio: «Il mio è un messaggio agli italiani: siate onesti, smettete di tingervi», dice il professore un po’ matto a un giornalista convinto come tutti di avere davanti il segretario sparito.
Ecco perché il grande attore s’indispettisce quando qualcuno gli chiede se si è ispirato a Bersani o a Renzi: «A nessuno dei due, non ho un orizzonte così limitato. Per un militante del teatro come me, i riferimenti vengono dalla tradizione drammaturgica e letteraria».

E poi, aggiunge Servillo, «interpretare un doppio personaggio, secondo la migliore tradizione teatrale, è per un attore un’occasione ghiottissima. Mi sono sentito come un topo nel formaggio». Il senso del film? «Il desiderio che la politica torni a fare riferimento alla cultura, intesa come slancio morale prima ancora che come bagaglio di erudizione».

FELLINI

Ecco spiegato il significato della presenza di Fellini, che compare in un’intervista d’archivio, arrabbiatissimo contro le interruzioni pubblicitarie inserite nei film. «Fellini», spiega Andò, «è stato il primo a rendersi conto che la società stava franando proprio perché rinunciava alla sua cultura».

Mastandrea si dichiara felice di aver interpretato lo spin doctor di Servillo, «un secondo ruolo all’americana, come l’ho sempre sognato». Michela Cescon è la solida moglie del protagonista e scopre il cognato mattoide mai conosciuto: «La lavorazione di questo film, scritto benissimo, è stata all’insegna delle emozioni», dice. Per Valeria Tedeschi, l’antico amore francese di Servillo, «Viva la libertà non è solo un film politico, ma parla del doppio esistente in ciascuno di noi».

Sabato 09 Febbraio 2013 – 13:43
Ultimo aggiornamento: 13:43
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Precari, la riforma Fornero fa flop: non rinnovato il 27% dei contratti

Precari, riforma Fornero flop non rinnovato il 27% dei contratti

Elsa Fornero

Precari, riforma Fornero flop
non rinnovato il 27% dei contratti

Secondo i risultati di una ricerca Cgil, le aziende hanno stabilizzato solo il 5% dei rapporti di lavoro flessibili, mentre il 22% è scivolato verso formule peggiorative. Il sindacato: “In fase di recessione la riforma andava accompagnata da incentivi e da politiche di sostegno allo sviluppo economico”

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di LUISA GRION

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APPROFONDIMENTI

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ROMA – Che la riforma non sia “perfetta” lo ammette anche il ministro Fornero, ma le nuove norme sul lavoro da lei introdotte – a leggere i risultati di un sondaggio promosso dalla Cgil – sembra abbiano prodotto effetti contrari a quelli sperati. Dovevano frenare l’uso del precariato favorendo la stabilizzazione, in realtà – nel 27 per cento dei casi – hanno finito con il frenare il lavoro stesso: più di un quarto dei contratti precari scaduti dopo l’entrata in vigore della riforma (luglio 2012) non sono stati rinnovati. La “stretta” alla cattiva flessibilità ha messo paura alle imprese: in molti casi le aziende hanno proposto ai dipendenti a tempo contratti peggiorativi rispetto a quello originari o hanno proprio preferito chiudere il rapporto di lavoro. Almeno per quanto riguarda l’occupazione in regola.

Un sondaggio online promosso dai Giovani della Cgil e rilanciato dall’inchiesta di Repubblica.it “Precari dopo la Fornero” dimostra che l’obiettivo che il governo Monti si era dato (distinguere fra flessibilità buona e cattiva e favorire la stabilizzazione) non è stato raggiunto. Dalle oltre cinquecento risposte inviate da lavoratori con diverse tipologie contrattuali è emerso che la precarietà è rimasta, in molti casi è peggiorata.
Solo il 5 per cento dei contratti precari è stato stabilizzato dopo la riforma Fornero, ma il 27 per cento non è stato proprio rinnovato, il 22 per cento è scivolato verso formule peggiorative e solo il 4 – pur restando precario – si è trasformato in un rapporto di lavoro con maggiori tutele. Il resto dei partecipanti al sondaggio non segnala novità (al 25 per cento non è ancora successo nulla, al 17 è stato rinnovato lo stesso contratto precario): si può dire, quindi, che secondo lo studio solo nel 9 per cento dei casi la riforma ha portato ad un miglioramento delle condizioni di lavoro.

Scendendo nei particolari il sondaggio specifica anche che, nei casi di contratto a tempo determinato, il mancato rinnovo alla scadenza ha raggiunto la vetta del 38 per cento e per i lavoratori a progetto è arrivato al 23.
Il minsitro Fornero, commentando i risultati dell’inchiesta di Repubblica.it aveva ammesso che la riforma “non è perfetta”, o meglio che “la riforma perfetta non esiste e chi la cerca è un superficiale o è in malafede”. Ma al di là della perfezione alla Cgil quanto emerso non piace, anche perché negli ultimi tre anni sono arrivati al capolinea un milione e mezzo di contratto a progetto non rinnovati.

“Questi dati confermano purtroppo quanto avevamo già segnalato – commenta Ilaria Lani, responsabile delle politiche giovanili della Cgil – In fase di recessione la riforma del mercato del lavoro non può avere, di per sé, effetti positivi sulla qualità dei rapporti di lavoro se non accompagnata da incentivi alla stabilizzazione o da politiche di sostegno allo sviluppo. Non solo: la riforma, lasciando intatto il supermercato delle tante tipologie contrattuali, ha favorito l’utilizzo di contratti meno tutelati”. Il sindacato ricorda che molti dei precari rimasti senza contratto non hanno nemmeno maturato i requisiti necessari per aver accesso ai nuovi ammortizzatori sociali Aspi e Miniaspi. “Il prossimo governo – secondo la Cgil – dovrà mettere in campo politiche capaci di combattere davvero gli abusi contrattuali”. Quanto all’Europa e all’accordo appena siglato per il bilancio dell’Unione, il sindacato guidato da Susanna Camusso è soddisfatta che si siano individuate risorse specifiche per combattere la disoccupazione giovanile, ma è molto preoccupato “per i tagli ai fondi per la crescita e la ricerca”. (09 febbraio 2013)

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fonte repubblica.it

Usa, arriva la tempesta ‘Nemo’: 1 morto e 600mila senza corrente

(Xinhua)  (Xinhua)

Usa, arriva la tempesta ‘Nemo’: 1 morto e 600mila senza corrente

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ultimo aggiornamento: 09 febbraio, ore 09:36
Washington – (Adnkronos) – Dichiarato lo stato di emergenza in Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York e Maine. Da Filadelfia a Boston, paralizzato il trasporto nel nordest. Traffico aereo e ferroviario sono praticamente sospesi. A New York e nelle città del New Jersey e del Connecticut sono previsti fino a 30 centimetri di neve, mentre a Boston potrebbe superare il metro

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Washington, 9 feb. (Adnkronos) – Un decesso, traffico paralizzato e migliaia di persone senza corrente elettrica. Sono i primi dati dei danni provocati dalla supertempesta di neve “Nemo” che si e’ abbattuta nella zona nordorientale degli Stati Uniti. Secondo quanto riferisce la Cnn una persona e’ morta a causa di un incidente provocato dal maltempo e oltre 600mila sono senza corrente elettrica. Da Filadelfia a Boston, il trasporto e’ rimasto paralizzato. Le strade sono deserte ed il traffico aereo e ferroviario sono praticamente sospesi in tutto il nordest, dove vivono circa 40 milioni di abitanti. Secondo le previsioni meteo, a New York e nelle citta’ del New Jersey e del Connecticut sono previsti fino a 30 centimetri di neve, mentre a Boston potrebbe superare il metro.

Lo stato di emergenza e’ gia’ stato dichiarato dai governatori di: Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York e Maine. Il sindaco di newyorkese, Michael Bloomberg, si e’ raccomandato ai cittadini di non uscire di casa, mentre il governatore del Massachusetts, Deval Patrick, ha vietato la circolazione delle macchine nel suo stato. Come ha riferito la polizia, a Falmouth, nel sudest del Massachusetts, a causa del maltempo, 19 veicoli sono rimasti coinvolti in un incidente stradale. I venti potranno raggiungere i 120 chilometri orari e dovrebbero arrivare nelle stesse zone che lo scorso ottobre sono state devastate dall’altra supertempesta “Sandy”.

In base a quanto riporta FlightAware.com, a causa di “Nemo” ieri sono stati cancellati oltre 3.500 voli. Altri 1.200 voli previsti per oggi sono stati sospesi e sono stati chiusi 60 aeroporti, tra cui quelli di New York, Newark, New Jersey e Boston. Il sindaco di New York ha comunque assicurato che la Grande Mela e’ preparata per l’arrivo della supertempesta e sono gia’ state sparse 250mila tonnellate di sale.

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fonte adnkronos.com/IGN