Archivio | febbraio 25, 2013

ELEZIONI- Chi ha vinto e chi ha perso / Ainis: ‘Un blocco istituzionale’

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Chi ha vinto e chi ha perso

Inaspettato ‘pareggio’ fra le due maggiori coalizioni: né quella di centrosinistra né quella di centrodestra riusciranno a formare una maggioranza. Ma se per Berlusconi questo è un successo, per Bersani è una sconfitta. Il M5S oltre ogni aspettativa e primo partito alla Camera. Scenari possibili: una nuova grande coalizione’ o un ritorno alle urne entro l’anno

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di Alessandro Gilioli

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Dopo un pomeriggio di incertezze e di dati spesso sballati, le elezioni hanno consegnato un’Italia instabile e sostanzialmente ingovernabile, con pochi scenari possibili: una nuova grande coalizione con i partiti che hanno retto Monti oppure un Parlamento di transizione, che si limiti a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, a varare in fretta una nuova legge elettorale per tornare alle urne entro l’anno. Molto più difficile, date le premesse, che si riesca a coinvolgere il Movimento Cinque Stelle in qualsivoglia maggioranza.

Ma, anche nell’incertezza di queste ore, è sicuro che oggi ci sono pochi vincitori e molti vinti. Proviamo a vedere quali.

Beppe Grillo
Nessun sondaggio, fino a pochi giorni fa, lo dava oltre il 20 per cento, che già sarebbe stato un dato straordinario per una lista che cinque anni fa non esisteva neppure. Invece oltre un quarto degli elettori ha scelto il suo Movimento, che diventa così il primo singolo ‘partito’ italiano alla Camera. Privo di qualsiasi gerarchia interna – a parte il duo di comando Grillo-Casaleggio – il M5S resta una grandissima incognita per quanto riguarda le sue future mosse nell’agone parlamentare.

Berlusconi
Inutile girarci intorno, il Caimano ha mille vite e lo ha dimostrato anche questa volta. Il suo peggiore incubo – essere ridotto all’opposizione di un governo in mano a Bersani e Vendola – è stato scacciato grazie al pareggio sostanziale che è riuscito a imporre rispetto alla coalizione di centrosinistra. Solo pochi mesi fa il suo gradimento era in picchiata, la campagna elettorale ha fatto i miracoli anche grazie alle promesse sulle tasse e all’incredibile posizionamento anti Casta sul dimezzamento dei parlamentari. A questo punto potrà dire la sua – e proteggere le sue aziende – con un forte gruppo parlamentare, che al Senato può anche essere di maggioranza. E non dovrà nemmeno rimborsare l’Imu, perché non andrà a Palazzo Chigi (né al ministero dell’Economia). Meglio di così, a questo giro, non gli poteva andare.

Bersani
Mezzo Pd oggi si chiede che cosa sarebbe successo se alla primarie avesse vinto Matteo Renzi. Troppo tardi e comunque inutile: oggi i numeri impietosi raccontano di un Pd che viaggia diversi punti sotto il risultato ottenuto da Veltroni cinque anni fa, che non è nemmeno più primo partito alla Camera e soprattutto che non può mettere in piedi nessuna coalizione – nemmeno alleandosi con Monti – per poter governare. Entrambi gli scenari possibili (una grande coalizione con il Pdl o un rapido ritorno alle urne) sono terrorizzanti per un partito che sembrava destinato alla vittoria e ora è di fronte a decisioni scivolosissime, a iniziare dai suoi equilibri interni: difficile che per Pier luigi ci sia un’altra chance.

Monti
Non è ‘salito in politica’, è disceso negli inferi, sperperando in una campagna elettorale in cui si trovava palesemente fuori ruolo tutto il patrimonio di prestigio e di credibilità che aveva accumulato. Il Professore era sicuro che sarebbe stato l’ago della bilancia almeno a Palazzo Madama, invece adesso si ritrova nella più totale irrilevanza. In più, ha cannibalizzato gli alleati Casini e Fini, ridotti al lumicino e rimasti fuori dai giochi dopo decvenni di Palazzo. Il Quirinale, per l’ex rettore della Bocconi che piaceva tanto alle cancellerie europee, diventa un sogno sempre più lontano.

Ingroia
Un flop clamoroso, quello del pm in aspettativa, che non solo non ha attecchito nei movimenti della sinistra (quelli pacifisti o per l’acqua pubblica, ad esempio) ma non è riuscito nemmeno a mettere insieme i voti delle quattro formazioni che lo sostenevano: Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi. Nel disastro Ingroia porta a fondo anche Di Pietro (che non rientra in Parlamento) e i diversi politici che si erano attaccati al suo carro per riciclarsi, come Diliberto, Ferrero, il verde Bonelli e l’ex grillino Favia. Difficile per Ingroia, a questo punto, un futuro in politica, dato anche lo scarsissimo carisma dimostrato in campagna elettorale.

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Il giornale in edicola

fonte espresso.repubblica.it

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Il commento

Ainis: ‘Un blocco istituzionale’

di Fabio Chiusi

«Siamo in un cul-de-sac, ma Napolitano non può sciogliere di nuovo le Camere perché è a fine mandato. Quindi dovrebbe dimettersi per far eleggere un nuovo Presidente che potrebbe indire nuove elezioni. Ma è una situazione inedita e piena di problemi». Parla il costituzionalista

(25 febbraio 2013)

I dati non sono ancora definitivi, ma una cosa è certa: gli scenari dipinti fino a domenica sono andati tutti in frantumi. Altro che centrosinistra in grado di governare da solo. Altro che ‘stampella’ montiana. Ora ciò che sembra assodato, dopo il voto, è che nessuna coalizione o forza politica riesca a ottenere da sola i 158 seggi necessari a ottenere la maggioranza al Senato, e dunque garantire una qualche governabilità al Paese. Cosa resta? La ‘grande coalizione’ o il ritorno alle urne sembrano le due ipotesi che, per necessità, diventano più plausibili. Ma il costituzionalista e docente ordinario all’Università Roma III, Michele Ainis, ricorda all’Espresso che le tre coalizioni che hanno stabilito l’atto di nascita della Terza Repubblica sono tra loro incompatibili. E che l’idea di andare nuovamente a votare, nel breve o brevissimo periodo, è complicata dalla concomitanza della fine del mandato del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.E ora, professor Ainis?
Non è possibile, anche se ho sentito Stefano Fassina e altri nel Pd dirlo, che si torni a votare. E non è possibile perché qualcuno dovrebbe ricordarsi che Napolitano non può sciogliere le Camere, perché è in semestre bianco. Le può sciogliere solo quando gli ultimi sei mesi del suo mandato coincidano, in tutto o in parte dice l’articolo 88 della Costituzione, con la fine della legislatura.

Però qui abbiamo una nuova legislatura.
Sì, quindi a sciogliere il Parlamento o anche soltanto il Senato può essere solo il nuovo presidente della Repubblica. E questo è già un dato.

E che cosa significa?
Che se le forze politiche non si mettono d’accordo e non eleggono il presidente del Senato, è un blocco che costituisce una situazione completamente inedita. Forse Napolitano, in una situazione così di ingestibilità, potrebbe dimettersi prima, cercare di favorire una immediata elezione del nuovo presidente della Repubblica. Perché il nuovo presidente della Repubblica avrebbe l’unico potere di sblocco: lo scioglimento.

Però?
Però il nostro paradosso è che ove la situazione dovesse bloccarsi del tutto non avremmo poteri di sblocco. Perché Napolitano non può sciogliere le Camere.

E quindi l’alternativa alle dimissioni anticipate di Napolitano sarebbe trovare una grande coalizione, o una coalizione di qualunque tipo, che arrivi almeno all’elezione del nuovo presidente della Repubblica?
Sono due cose diverse: altro è una coalizione politica per fare un governo, altro è una intesa istituzionale per eleggere i presidenti delle camere e il presidente della Repubblica. Il dato sicuro è il seguente.

Quale?
Che noi siamo passati da un sistema multipolare, durato 45 anni, durante la Prima Repubblica. La Democrazia Cristiana faceva un po’ da calamita, ma aveva accanto socialisti, liberali, comunisti e via dicendo. Poi siamo passati a un sistema bipolare. E sono stati i vent’anni di Seconda Repubblica. Questo è il battesimo della Terza Repubblica dal punto di vista del sistema politico perché adesso siamo entrati in un sistema tripolare. Ci sono tre forze politiche che, punto più punto meno, stanno intorno al 30 percento. E questo è un dato, quale che sia il risultato finale: l’Italia è una mela divisa in tre fette. Nei sistemi tripolari per fare un governo due di questi tre poli devono allearsi contro l’altro: non si scappa, nessuno da solo può farlo.

Ma nello scenario che sta uscendo dalle urne, chi potrebbe coalizzarsi con chi?
I nostri guai dipendono dal fatto che sono forze non coalizzabili, salvo miracoli politici. Difficile immaginare una coalizione Pd-Pdl contro Grillo, e difficile immaginare una coalizione Grillo-Pd o Grillo-Pdl. Quindi il cul-de-sac è politico e istituzionale.

Come se ne esce?
Credo che in prima battuta Napolitano, ammesso vengano eletti i presidenti delle Camere, dovrebbe attribuire l’incarico di presidente del Consiglio al leader della prima forza politica alla Camera. Se fosse Bersani, Bersani. Il quale però poi deve trovare un alleato per fare questa maggioranza.

Dovranno per forza di cose venire a patti per una legislatura brevissima, insomma. Dove si farà almeno la nuova legge elettorale?

Staremo a vedere.

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PROIEZIONI – GEAB n. 72 Seconda metà del 2013 – Crisi Sistemica Globale e crollo del Dollaro

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GEAB n. 72 Seconda metà del 2013 – Crisi Sistemica Globale

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Scritto da GEAB
Martedì 19 Febbraio 2013 16:39

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Segnalato da FabioNews – Tradotto da Franco.

GEAB n. 72 – SOMMARIO – 15 Febbraio 2013
Seconda metà del 2013 – Crisi Sistemica Globale: La realtà costituita dal crollo del Dollaro farà sì che il mondo possa riorganizzarsi su basi nuove

Così come la crisi dell’Euro ha spinto l’Europa a modernizzare e ad adattare la sua governance economica e finanziaria alle sfide del XXI secolo, così la terribile crisi del Dollaro USA costringerà il pianeta a trasformare le proprie strutture di governance a cominciare, naturalmente, dal sistema monetario internazionale, per calmare la tempesta che sta per colpire le valute …

2013-2015: La fine del regno dei petrodollari sul resto del mondo
Nel 2005, il consumo di petrolio dei paesi emergenti ha superato quello dei paesi occidentali.

La comparsa di questo “secondo” cliente, ricco ed affamato, si è risolta in un’occasione irresistibile, per i produttori, per spingere in alto i suoi prezzi, trasformando in modo radicale i rapporti tra le potenze occidentali e l’OPEC …

GEAB Index sul Dollaro, e GEAB Index sull’Euro, del Febbraio 2013 – Inversione della tendenza degli ultimi due anni: l’Euro cresce, ed il Dollaro USA scende
Il GEAB Index sul Dollaro è un indicatore immediato che riflette l’evoluzione del valore della divisa americana a livello globale, ed integra la dimensione policentrica del mondo in gestazione. LEAP pubblica anche, in modo refolare, il GEAB Index sull’Euro per dar conto, in modo sintetico ed affidabile, dell’evoluzione della divisa europea …

Crisi petrolifera: Speciali raccomandazioni ai leaders europei
Nel mondo di oggi, in questa sua fase di profonda mutazione, i radicali cambiamenti in atto potrebbero rendere difficili la lettura degli interessi di un paese o di una regione, se essi non fossero ben compresi. I problemi legati al petrolio, come abbiamo già visto, svolgeranno un ruolo significativo nel ridisegnare il mondo del dopo-la-crisi. In questo contesto, ed al fine di chiarire quali sono gli interessi europei, per poter poi abbordare il futuro nella migliore situazione possibile, poniamo cinque semplici raccomandazioni all’attenzione dei leaders europei …

Raccomandazioni strategiche ed operative

  • Allerta Borse di Studio avverte: gli esperti puntano verso il basso
  • Mercati di frontiera
  • Metalli preziosi
  • Anticipazione sulla nuova generazione, detta del papy-boom (la generazione del baby-boom arrivata alla soglia dei 65 anni, ndt)
  • PIL nazionali …

GlobalEurometre – Risultati e analisi
Lentamente, ma inesorabilmente, il numero degli intervistati che prevedono un calo del Dollaro, nei prossimi sei mesi, raggiunge livelli stratosferici. Solo il 5% delle persone intervistate non prendono in considerazione quest’evoluzione, mentre l’81% si dice pessimista sul futuro della valuta europea (contro il 74% del mese di Dicembre, ed il 79% di Gennaio) …

SECONDA META’ DEL 2013 – CRISI SISTEMICA GLOBALE: LA REALTA’ COSTITUITA DAL CROLLO DEL DOLLARO FARA’ SI’ CHE IL MONDO POSSA RIORGANIZZARSI SU BASI NUOVE

Analogamente a quanto avvenuto con la crisi dell’Euro – che ha spinto l’Europa a modernizzare e ad adattare la sua governance economica e finanziaria alle sfide del XXI secolo – anche quella (terribile) del Dollaro costringerà il pianeta a trasformare le proprie strutture di governance, a cominciare, naturalmente, dal sistema monetario internazionale, per calmare la tempesta che sta per colpire le valute …

Secondo le nostre previsioni questa riorganizzazione, che comincerà a diventare realtà con il G20 di Settembre, avrà luogo nella tempesta, perché il nostro team prevede, per Marzo-Giugno 2013, le prime grandi paure sul Dollaro.

Una frase di Antonio Gramsci (1) descrive splendidamente il lungo e pericoloso periodo di transizione che stiamo vivendo: “Il vecchio mondo è morto, quello nuovo stenta a comparire, ed in questo chiaro-scuro appaiono i mostri”. Questo periodo giungerà finalmente a termine, ma i mostri saranno ancora inquieti.

Senza alcuna sorpresa, uno dei fattori più potenti, destinato ad accelerare la perdita d’influenza degli Stati Uniti in tutto il mondo, si riferisce al petrolio. Stiamo assistendo, in effetti, agli “ultimi giorni” dei petrodollari, l’elemento chiave della dominazione statunitense.
È questa la ragione che ci ha indotto ad affrontare il problema mondiale del petrolio, lungo il corso di questo GEAB.

Pubblichiamo anche il GEAB-Index relativo al Dollaro ed all’Euro, perché si possano seguire in modo affidabile gli sviluppi delle due valute nell’ambito dell’attuale tempesta monetaria. Infine, e come al solito, completiamo il tutto con il GlobalEurometre.

Nella parte pubblica di questo GEAB n. 72, abbiamo scelto di presentare degli indici, che convergono, da un lato, verso la conferma del segnale d’allarme sulla “crisi sistemica globale” – che avrà un forte sviluppo nel Marzo-Giugno del 2013 – e dall’altro segnalano il rischio di “Islandizzazione” nella gestione della crisi bancaria.

 

Una raffica di segnali ci permette di confermare l’allarme per il periodo Marzo-Giugno 2013

Dal mese scorso (GEAB n. 71), la convergenza delle tendenze e degli indici che annunciano una catastrofe, per il Marzo-Giugno 2013, si è ulteriormente rafforzata.

Il primo segnale, in assoluto, è costituito dalle “guerre valutarie”, che stanno assumendo dimensioni politiche e rovinano la reciproca fiducia fra i paesi. Amplieremo questa nostra analisi in seguito.

Ma anche molti degli indici nazionali degli Stati Uniti dovrebbero far suonare il campanello d’allarme per questo paese.

Decidendo di separare il dibattito sui “tagli di bilancio/aumento della tassazione” da quello sul “tetto del debito” (2), gli americani hanno raddoppiato lo shock a venire: c’era un solo scoglio da superare a fine Febbraio/inizio Marzo, ora c’è n’è un altro da superare anche a Maggio.

Questa separazione rivela chiaramente qual è la strategia dei repubblicani. Essi ingaggeranno una lotta senza quartiere sul “tetto del debito” per ridurre ulteriormente la spesa ma, in ultima analisi, si sentiranno obbligati a votare in favore di un suo aumento, per non essere ritenuti responsabili del cataclisma che seguirebbe al ritardo nei pagamenti (3 ).
D’altra parte, le conseguenze dei tagli di bilancio (previsti per il 1° Marzo), anche se certamente non saranno indolori, saranno comunque ben lontane dall’essere traumatizzanti, mentre i repubblicani hanno davvero deciso di negoziare una considerevole riduzione del deficit pubblico (in contrapposizione al nessun negoziato, ndt), per non dover ricorrere ai tagli automatici (Fiscal Cliff, ndt).
In ogni caso, con questi tagli di bilancio da fare a Marzo, e dopo la “sorprendente” caduta del PIL, avvenuta nel 4° trimestre del 2012 ed in gran parte ignorata negli Stati Uniti (4), chi potrebbe ancora pensare che la crescita del PIL, nel 1° trimestre del 2013, sarà positiva (se non truccando un po’ i numeri)?

La caduta è ancora di più inevitabile, se pensiamo che sono andati persi un paio di giorni di attività economica, nel Nord-Est, a causa di Nemo (la tormenta di neve), e che c’è stata una grave epidemia d’influenza, quest’anno (5).

Saranno accampate delle scuse (6) per giustificare la diminuzione del PIL, visto che l’economia dovrebbe essere “ufficialmente” in ripresa. Tuttavia, l’annuncio che sarà fatto alla fine di Aprile, di una ricaduta degli Stati Uniti nella recessione (due trimestri consecutivi di calo del PIL), farà la sua “modesta” impressione, sull’economia mondiale.
Fortunatamente, però, per evitare queste onde è stata costruita una “diga”! Alla Egan Jones, un’agenzia di rating del credito, decisamente meno influenzabile delle sue tre sorelle più grandi (ha già declassato il rating degli Stati Uniti per ben tre volte, fino ad AA-), è stato proibito di esprimere i propri ratings per 18 mesi (7) ….. che felice coincidenza!

E, tra le tre principali agenzie di rating del credito, la S&P è attualmente oggetto di un’azione legale. (8) E’ in effetti l’unica ad aver “osato” il downgrade degli Stati Uniti ….. una seconda felice coincidenza! Le altre, a questo punto, devono stare ben attente a dove mettono i piedi.

In questo 2013, quest’inutile “diga” è comunque rivelatrice delle paure presenti al più alto livello, e conseguentemente può essere considerata come un ulteriore segnale dell’approssimarsi dello shock.

È anche in quest’ottica che bisogna leggere la sospensione della garanzia illimitata per i Conti Correnti – fornita dalla FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) (9) – a partire dal 1 Gennaio 2013.

Assicurando questi CC fino a soli 250.000 USD, ben 1.400 miliardi di Dollari vengono lasciati senza garanzia (10), la FDIC potrà comodamente evitare il fallimento, nel caso dovessero esserci problemi.

Inoltre, gli addetti ai lavori della finanza mondiale sembra che stiano preparandosi a questi eventi: sono state collocate delle enormi puntate a breve su scadenze fino a max la fine di Aprile (11).
Ed ancora, due banche svizzere stanno cambiando il loro status, in modo che i loro partners non siano più personalmente responsabili delle perdite della banca (12).

Non è finita, Eric Schmidt ha venduto azioni della Google per un controvalore di ben 2,5 miliardi di Dollari (13); etc.

Ma non sono solo i mercati a prepararsi al peggio. Il Governo degli Stati Uniti sembra che sia in attesa di disordini e violenza: per prima cosa ha armato il suo “Department of Homeland Security” con 7.000 fucili d’assalto (14), a seguire Obama ha firmato una Legge che permette l’esecuzione pura e semplice di quegli americani che potrebbero costituire una “vaga” ed imminente minaccia (per la sicurezza, ndt), (15) con grande dispiacere di una parte dell’opinione pubblica statunitense …

 

Fallimenti bancari: verso l’«Islandizzazione» della crisi bancaria

Di fronte a questo shock crediamo che la maggior parte dei paesi nel Mondo, compresi gli Stati Uniti, si stia avvicinando ad una gestione della crisi in pieno “stile islandese”, ovvero a non salvare più le banche e a lasciare che esse falliscano (16).

Ne abbiamo già avuto un assaggio con la liquidazione della IBRC, una banca irlandese, le cui vicende hanno messo in testa alla gente un po’ di idee: “L’Irlanda ha liquidato i suoi albatros bancari in una notte”, titolava con ammirazione “La Tribune” (17).

Questa possibilità sembra essere sempre di più “la soluzione”, nel caso le banche dovessero cadere all’indietro, per i seguenti motivi: in primo luogo sembra essere molto più efficace rispetto ai piani di salvataggio del 2008-2009 – a giudicare almeno dalla ripresa islandese – ed in secondo luogo perché i paesi non hanno più i mezzi per pagare nuovi salvataggi.

In conclusione, non si può negare che questa soluzione costituisca una grande tentazione per i leaders, che potrebbero così liberarsi, ed in modo “popolare”, di una parte dei debiti e dei “titoli tossici” che ingombrano la loro economia.

Queste banche «troppo grandi per fallire», infatti, sono piene di debito pubblico e privato occidentale, dalla cui gestione hanno ottenuto profitti e potere.

Nei GEAB passati il nostro team aveva già stabilito un collegamento tra una banca come ad esempio la Goldman Sachs, ed i Cavalieri Templari (18), un ordine militare medievale che era diventato (troppo) ricco alle spalle degli Stati, cui il re Filippo il Bello pose fine, appropriandosi del loro oro per rifornire le casse dello Stato.

Possiamo senz’altro intravedere alcune delle tendenze che precorrono questa minaccia: la richiesta di alcuni Stati per la separazione tra banche d’affari e banche di deposito, (19) potrebbe infatti garantire che le difficoltà delle prime non impattino troppo sulle seconde.

Lungo la stessa linea, tutte le cause di cui alcune grandi banche sono attualmente (meritatamente) oggetto (Barclays, etc. …) (20), possono essere viste anche come uno strumento attraverso il quale recuperare denaro dalle banche, per poterlo re-iniettare nelle casse o degli stati o dell’economia reale …

I leaders dei principali paesi probabilmente non decideranno di far “saltare in aria” le banche, ma una cosa è certa ….. sia le motivazioni che gli strumenti per salvare le banche in difficoltà non avranno più, d’ora in poi, alcuna relazione con tutto ciò che era stato attuato nel corso del 2009.
Se da un lato nessuna indulgenza dovrebbe più essere mostrata per i “troppo grandi per fallire” (come la Bank of America, ad esempio, che sembra essere in difficoltà) (21), dall’altro è certo che i responsabili dovranno rispondere duramente dei propri errori.
Ma qualunque sia la gestione della politica in questo periodo, facendo seguito a quanto vi avevamo già anticipato nel GEAB n. 62 (“2013: la fine del dominio del Dollaro USA nel commercio mondiale”), confermiamo che questo nuovo shock accelererà la perdita d’influenza degli Stati Uniti, ed in particolare di quella della loro ultima arma, il Dollaro.

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Note:
(1) Cfr. Wikipedia, al riguardo di questo pensatore italiano.
(2) Fonte: The New York Times, 23/01/2013
(3) Due esempi di pensiero sulle possibili conseguenze di un ritardo nei pagamenti degli Stati Uniti. Lo stile americano: “Prepararsi all’impensabile: potrebbero gestire, i mercati, il default degli Stati Uniti?” (CNBC, 17/01/2013) ….. e lo stile russo: “Potrebbe, l’economia russa, resistere al default degli Stati Uniti? (RBTH.ru, 2013/04/02).
(4) Il tipico ragionamento che prevale nei mercati degli Stati Uniti [“se la notizia economica è buona, va bene perché l’economia sta migliorando, se invece è cattiva, tanto meglio, perché la Fed interverrà”] indica in quale misura essi siano scollegati dalla realtà. Il che è caratteristico di un potere che si trova sul bordo della scogliera.
(5) Cfr. CNBC, un’epidemia d’influenza minaccia di rallentare ulteriormente l’economia, 2013/10/01.
(6) Fonte: Zerohedge, 2013/07/02
(7) Fonte: US Securities and Exchange Comission (SEC), 22/01/2013
(8) Fonte: Wall Street Journal, 2013/04/02
(9) Fonte: FDIC.gov
(10) Fonte: BusinessFinance, 19/07/2012
(11) Fonte: Gli Insiders di Wall Street si aspettano sul serio che qualcosa di veramente grosso possa molto presto accadere? Activist Post, 2013/07/02
(12) Fonte: “Après plus de 200 ans d’esistenza, deux Banques Suisses font leur révolution”, Le Monde, 2012/06/02
(13) Fonte: Forbes, 2013/11/02
(14) Fonte: The Blaze, 26/01/2013
(15) Fonte: Le Monde, 2013/06/02
(16) Come Icesave, la banca islandese che le autorità hanno deciso di lasciar fallire, in particolare dopo un referendum che ha stabilito il non rimborso dei debiti di quella banca. Fonte: Wikipedia
(17) Fonte: La Tribune, 2013/07/02
(18) Fonte: Wikipedia
(19) Fonte: Reuters, 2012/02/10
(20) Solo per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno, andate su «banca + causa» su Google.
(21) Fonte: The Frightening Truth Behind Bank Of America’s “Earnings”, ZeroHedge (17/01/2013)

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fonte megachip.info

LA CRISI USA, CHE STA SUCCEDENDO? – Va tutto bene…

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Va tutto bene

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DI JIM QUINN
theburningplatform.com

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“I fatti non cessano di esistere solo perché li ignoriamo” ( Aldous Huxley)

Lo scorso sabato mattina mi sono svegliato, e sfogliando il giornale locale ho scoperto che va tutto bene. Un pezzo dell’Associated Press magnificava un mercato del lavoro florido, uno straordinario smercio di automobili, un mercato immobiliare in rapida ascesa e una borsa proiettata verso inediti picchi storici. Come si fa a non essere entusiasti? Se i grandi media dicono che l’economia va alla grande, dev’essere vero. Perché mai dovremmo permettere ai fatti di guastare un bel racconto? Se il mercato azionario si è risollevato ai livelli del 2007, allora per i posti di lavoro del paese sarà di sicuro una cuccagna.

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Il grafico qui sopra racconta una storia un po’ diversa. I 500 [titoli] di Standard & Poors hanno riconquistato quasi tutto il terreno perduto dall’ottobre 2007, dato che Bernanke e i politici di Washington hanno scelto di salvare Wall Street e fottere l’economia reale. Dal 2007 la popolazione in età lavorativa è cresciuta di 12,8 milioni, e gli americani occupati sono 4 milioni di meno. Le rilevazioni dello scorso dicembre da parte del Bureau of Labor Statistics, spacciate dai media come prova di una ripresa dell’occupazione, raccontano una storia un po’ diversa:

•Il numero di americani disoccupati è aumentato di 126.000 unità in un mese.
•Altri 169.000 americani hanno abbandonato il posto, sicuramente perché si saranno arricchiti coi profitti di borsa.
•Rispetto al settembre 2012 ci sono 250.000 disoccupati in più.
•Rispetto all’ottobre 2012 ci sono 6000 occupati in meno.
•Il tasso di disoccupazione riportato al grande pubblico è salito al 7,9% ( quello reale ha raggiunto il 23% )

E questo è solo il quadro degli ultimi mesi. Se si allarga la prospettiva partendo dal 2007 la situazione si fa orripilante, dato che i posti di lavoro persi risultano più di 10 milioni. Chi di noi non conosce qualcuno che lascia volontariamente il posto di lavoro, soprattutto in un periodo di crisi economica che gli riduce le entrate del 30%? Ma sì, a che serve una busta paga? Solo perché ci sono 101 milioni di americani in età lavorativa che non lavorano e il tasso di occupazione è del 63,6%, un record negativo trentennale, non significa che non stiamo vivendo un magnifico risorgimento occupazionale, almeno a quanto dicono i grandi media.

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Le grandi menti della CNBC, della Fox, della CNN e gli altri portavoce dello status quo corporativo, hanno diffuso la favola che la diminuzione della forza lavoro americana dipende dai Baby Boomer [1] che vanno in pensione. Tenuto conto che il Boomer medio ha un totale di 90.000 dollari di risparmi, e che il 28% di loro ne ha meno di 1000, ho il sospetto che non siano in molti a voler uscire dal mercato del lavoro. I Boomer hanno occupato ulteriori 4 milioni di posti a partire dai bassi tassi del 2009, mentre i lavoratori tra i 16 e i 54 anni ne hanno persi 2,9 milioni. Sarebbe questo il segnale di un mercato del lavoro in ripresa? O lo sarebbe il fatto che negli ultimi due anni le paghe orarie reali sono in diminuzione?

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Qualche curioso si potrebbe chiedere come facciano le vendite di automobili a crescere se ci sono 4 milioni di occupati in meno e i salari reali sono in picchiata. Ma naturalmente gli pseudo-giornalisti dei grandi media non vengono pagati per fare i curiosi, pensare criticamente o pensare punto e basta. Vengono pagati per rigurgitare una propaganda che tenga le masse ignoranti e inerti. Il “favoloso” recupero nella vendita di automobili è stato sostenuto dal ritorno ai prestiti facili, quelli dati anche ai debitori dalla pessima fedina creditizia. C’è una ragione se il governo federale non ha tentato di scorporare il suo controllo dell’80% di Ally Financial (alias GMAC, Ditech, Rescap) [2]. Il governo sta cercando di creare una ripresa fittizia distribuendo prestiti inaffidabili a chiunque sia capace di mettere una X su una cambiale, e offrendoli con un’interesse dello 0% per sette anni. Come fa esattamente una finanziaria a fare profitti con prestiti allo 0% su sette anni, fatti a gente che non ha i mezzi per ripagarli? La società Experian ha di recente rilevato che il 44% di TUTTI i finanziamenti per l’acquisto di automobili dell’anno passato sono andati a debitori ad alto rischio. Quando una finanziaria non deve preoccuparsi di perdere o guadagnare coi prestiti che fa, chiunque può comprarsi una Cadillac Escalade. Le perdite provocate da questi prestiti subprime saranno nell’ordine dei miliardi quando la prossima fase di questa crisi colpirà. I contribuenti si beccheranno il conto senza rendersene conto, proprio come hanno fatto negli ultimi cinque anni. Il trend che mostra questo diagramma non è altro che una truffa sponsorizzata dal governo.

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Laurea in stupidità

La ripresa fasulla del settore auto che il governo ha architettato è una bazzecola rispetto alla bolla che sta gonfiando nel settore dell’educazione superiore. Da quando il governo federale si è fatto carico dell’85% del mercato dei prestiti studenteschi nel 2009, il debito arretrato è salito da meno di 600 miliardi a più di 1000. I federali non si preoccupano di rischio creditizio o di prestiti in sofferenza. Per le perdite, ci andate di mezzo voi. Il raddoppio dei prestiti studenteschi aveva lo scopo di abbassare il tasso di disoccupazione, togliendo più gente possibile dal settore della forza lavoro potenziale. I 600.000 iscritti alla University of Phoenix, che seguono i corsi on line di intreccio di canestri seduti nel seminterrato della casa materna, sovvenzionati da 20.000 dollari dei contribuenti, non rientrano nel novero dei disoccupati. Man mano che l’imbroglio viene a galla, le iscrizioni a queste fabbriche di diplomi cominciano a crollare. Il New York Times riferisce che:

“Le iscrizioni presso la University of Phoenix, e nel resto del settore for-profit, negli ultimi due anni stanno diminuendo, in parte a causa della crescente concorrenza da parte di altri operatori on line, incluse università pubbliche e non profit, in parte per via della crescente pubblicità negativa riguardante reclutamenti irregolari, basso numero di diplomati e alto numero di protesti (…), e l’accusa che queste scuole accettino studenti che non hanno quasi nessuna possibilità di laurearsi solo per ottenere i contributi federali.”

L’iscrizione di studenti che non hanno la possibilità di laurearsi è esattamente quello che l’amministrazione Obama e i sostenitori dello status quo desiderano.

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Osservando il diagramma qui sopra verrebbe da pensare che gli Stati Uniti stiano producendo la meglio gioventù della loro storia. Niente di più lontano dalla verità. Degli 1,66 milioni di studenti (pubblici e privati) che hanno affrontato gli esami di ammissione all’università, solo il 43% ha ottenuto punteggi che dimostrino la loro preparazione per buoni risultati al college, questo secondo i dati diffusi dal College Board , il gruppo non profit che gestisce i SAT [esami di ammissione ai college]. I dati dei SAT corrispondono a quelli dell’ACT [altro tipo di esame di ammissione], secondo i quali quasi il 75% degli studenti dimostra di non essere pronto per il college. Se i punteggi del SAT hanno raggiunto un record decennale al ribasso, come fanno le iscrizioni all’università ad averlo al rialzo? Il sistema scolastico pubblico controllato dal governo da’ un diploma a beoti analfabeti funzionali, per poi finanziarli perché si iscrivano a college di quarta categoria sparsi per il paese.
Approssimativamente ogni anno le scuole superiori licenziano 3,4 milioni di diplomati. Il milione e 600.000 che affronta il SAT costituisce la crème de la crème. Se il 50% degli studenti che hanno dato il SAT ha avuto risultati tanto penosi, immaginate quanto debba essere bamba il restante 50% che non l’ha nemmeno affrontato. Il risultato di tutti questi test è che solo 700.000 tra tutti i diplomati (il 21%) sono in grado di ottenere un B-meno (o di più) all’università.

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Pensateci un attimo. Solo il 21% di tutti gli studenti diplomati al liceo è abbastanza intelligente da ottenere una B-meno al college, ma il 70% di loro vi si iscrive. Naturalmente, una cosa è iscriversi, tutt’altra cosa laurearsi. Attualmente solo il 30% ci riesce. Il restante 40% si ubriaca, fornica, tira tardi, si fa bocciare, fa un sacco di debiti e alla fine molla. Oggi ci sono all’incirca 13 milioni di iscritti al college (tra i 18 e i 24 anni di età), e almeno 6 milioni non hanno la minima possibilità di laurearsi. Se il governo federale non li finanziasse, starebbero giustamente cercando un lavoro adatto alle loro capacità intellettuali. I tassi di iscrizione sarebbero così alle stelle se ci fossero 6 milioni di nullità in meno a immatricolarsi presso le 4000 più mediocri istituzioni educative del paese?

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I burocrati del governo federale che credono di poter controllare i meccanismi della finanza per condurre la nostra economia verso più verdi pascoli, stanno in realtà creando una nuova bolla di mutui subprime. L’implosione totale dei diplomifici, che si sono ingozzati come porci al truogolo dei prestiti federali, è il momento della verità per le enormi perdite legate ai prestiti studenteschi, perdite che graveranno sulle spalle dei contribuenti americani. Gli stratagemmi ingannevoli, le frodi e le manipolazioni finanziarie dei diplomifici assistiti dal denaro pubblico – Corinthian Colleges (giù del 90%), ITT (giù del 90%), Apollo Group (giù dell’80%) e DeVry (giù del 60%) – sono venuti alla luce quando i loro malguadagnati profitti si sono dissolti e le loro azioni sono crollate. Presso la regina degli inutili diplomi on line, la University of Phoenix, le iscrizioni sono calate da 600.000 a 400.000, e 115 dei loro 227 campus stanno chiudendo. La prova che la gran parte di questa bolla è stata creata da imbroglioni in cerca di guadagno è data dal fatto che il 60% di tutti i prestiti studenteschi è a carico di persone al di sopra dei trent’anni, con un 33% dovuto da persone con più di quarant’anni. È gente che ha creduto nella bufala della “riqualificazione” perpetuata dai burocrati e dai portavoce dei grandi media.

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Ma il governo federale continua a far gonfiare la bolla sempre di più, mentre il credito al consumo non esigibile ha raggiunto record mai visti. Peter Thiel ha di recente paragonato questa bolla a quella immobiliare che ancora ci affligge:

“Abbiamo una bolla nel settore educativo, così come abbiamo avuto una bolla immobiliare… Tutti pensavano di dover possedere una casa, pagandola qualunque fosse il costo. Oggi si crede che dobbiamo tutti andare al college, e la gente pagherà qualunque sia il costo. Al giorno d’oggi ci sono molti tipi di carriere professionali che garantiscono ottimi introiti, tanto che l’idraulico medio guadagna quanto il medico medio. Non mi rendevo conto di quanto fosse compromesso il sistema educativo. Negli Stati Uniti ora abbiamo mille miliardi di debito studentesco. A essere cinici, si potrebbe dire che è il prezzo di mille miliardi di bugie su quanto sia efficiente quest’educazione.”

Mentre la truffa dei diplomifici sta implodendo, il tasso di insolvenza sta già salendo alle stelle. Quelli che abbandonano gli studi non possono più pagare il loro prestito, e perfino chi si è laureato in un college decente si ritrova a fare il cameriere a vita, senza riuscire a stare dietro ai pagamenti. Milioni della generazione Y [nati tra i tardi ’80 e i primi ’90] sono vittima della schiavitù del debito, senza possibilità di affrancamento.

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Il tasso di insolvenza dei prestiti studenteschi, secondo la società di valutazione FICO, si situa negli ultimi due anni intorno al 15%, contro il 12,4% del periodo 2005-2007. Questo prova che i prestiti distribuiti da quando il governo ha preso il controllo di questo mercato sono stati elargiti a pioggia, nel tentativo inconsulto di ridurre artificialmente il tasso di disoccupazione. Il debito studentesco medio è arrivato l’anno scorso 27.253 dollari (rispetto ai 17,233 del 2005), mentre, sempre secondo la FICO, la maggior parte dei 605 banchieri intervistati a dicembre si aspettano nei prossimi sei mesi un aumento delle insolvenze. Andrew Jennings, capo analista della Fair Isaac, ha così dichiarato:

“È una situazione insostenibile, e ne stiamo già pagando le conseguenze. Quando la crescita dei salari rallenta e i posti di lavoro sono meno numerosi che in passato, per gli individui diventa impossibile accedere a prestiti studenteschi sempre più onerosi senza aumentare di parecchio il rischio di insolvenza.”

Quando la bolla dei mutui subprime è esplosa, c’erano almeno delle garanzie [le case] a limitare un po’ i danni. Quando esploderà la bolla dei finanziamenti per le automobili, ci saranno almeno le auto da confiscare. I debiti studenteschi invece sono l’ultima spiaggia del cattivo credito, senza nessun bene a garanzia e milioni di disoccupati come debitori. La situazione è peggiore di quanto indichino le cifre delle insolvenze. Più di metà dei prestiti studenteschi è in sospensione o procrastinazione, il che significa che attualmente non stanno restituendo nulla. Questo vuol dire che il tasso di insolvenza è in realtà il doppio del 15% ufficiale. Quello che viene dopo si può sinteticamente riassumere con le parole del famoso economista John Kenneth Galbraith: “La merda colpisce il ventilatore.”

Il salvataggio involontario da parte dei contribuenti per questo disastro creato dal governo federale supererà i 200 miliardi, una volta che la cacca avrà finito di riversarsi sul ventilatore.

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Dovunque mi giri non sento parlar d’altro che del grande recupero del settore immobiliare che sta trainando l’economia, creando posti di lavoro e stimolando un ritorno agli acquisti al dettaglio da parte di milioni di consumatori sgravati dai debiti. Gli economisti della CNBC a libro paga di Wall Street, i “giornalisti” economici del NYT, e perfino la ghenga di oche giulive di Fox News, tutti mi assicurano che il mercato immobiliare è in forte ripresa, e che questo è il momento migliore per comprare. In questa storiella ci sono solo un paio di problemi. Niente della propaganda seminata dai portavoce della cleptocrazia è sostenuta dai fatti. E il modestissimo rialzo in vendite e prezzi che si è verificato è dovuto alla collusione, alla frode e alla manipolazione di Wall Street, della Federal Reserve, del Ministero del Tesoro e altri interessi clientelari.
Sfido chiunque a mostrarmi il boom immobiliare nel sottostante diagramma sull’acquisto di nuove case. La vendita di nuove case è “decollata” fino a un livello annuale di 369.000, soltanto il 74% in meno del picco del 2006 e circa il 50% in meno della media a lungo termine. La vendita di nuove case è caduta a dicembre con il ritmo più veloce dal febbraio 2011. Anche la vendita di vecchie case è caduta a dicembre, prosegue a un ritmo simile a quello del 1999 ed è comunque del 30% sotto quello del 2006. In un paese con 115 milioni di case di proprietà, con mutui dai tassi ai minimi storici, c’è stato un totale di 26.000 nuove case vendute a dicembre, e solo 10.000 di queste sono state effettivamente costruite. Da un certo punto di vista, la vendita di nuove case è allo stesso livello del 1967, quando la popolazione statunitense era di 200 milioni.

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Il grande piano dei cleptocrati possiede aspetti multipli, progettati per far rientrare qualsiasi fesso fiducioso nel mercato. La Federal Reserve ha acquistato oltre mille miliardi di mutui tossici, permettendo alle banche criminali di Wall Street di continuare a violentare il pubblico americano. Bernenke ha portato i tassi dei mutui ipotecari a livelli (quasi) mai tanto bassi triplicando il suo bilancio, con la promessa di quadruplicarlo entro la fine dell’anno. Portando i tassi reali di interesse sotto zero Bernanke persegue il doppio proposito di attirare con rendimenti positivi nuova gente nel mercato azionario, e invogliare “investitori” verso il mercato immobiliare.

Il ruolo di Wall Street in questa operazione è stato quello di ritardare il processo di pignoramento di milioni di case, diminuendo la quantità di giacenza sul mercato. Creando un’artificiale scarsità di giacenza disponibile, sono stati in grado di spingere i prezzi ancora più in alto, con lo scopo di tenere ancora in ballo il 25% dei proprietari insolventi. Il Ministero del Tesoro, tramite le sue compartecipate (Fannie, Freddie, FHA) garantisce il 95% di tutti i mutui ipotecari, con la FHA che richiede solo un anticipo del 3,5%, mentre le centinaia di miliardi di perdite presenti e future se le accolleranno i contribuenti
americani. Avete presente il ciclo della vita? Ecco, questo è il ciclo governativo della frode.
L’ultima parte del piano è quella di attrarre investitori nel mercato. Fannie Mae e Freddie Mac hanno venduto grandi quantità di immobili pignorati agli amici ammanicati di Wall Street a prezzi inferiori a quelli di mercato, in modo da poterli inserire nel mercato degli affitti. Questo ha artificialmente ridotto ancora di più la disponibilità per le vendite, e spinto in su i prezzi almeno del 20% negli scenari della passata bolla, Phoenix, Las Vegas e la California. Investitori e speculatori danno conto del 30% di tutte le vendite immobiliari, con un altro 24% di vendite all’asta [3]. Un mercato sanissimo, come no. Con questo pressing a tutto campo, i pezzi da novanta vorrebbero produrre un recupero del settore immobiliare, ma il diagramma in basso dimostra la vanità dei loro sforzi. I prezzi reali delle case, anche utilizzando l’indice governativo dei prezzi al consumo (CPI), manipolato e fittizio, si sono a malapena sollevati dal loro minimo, e restano ai livelli del 1990. I prezzi reali degli immobili sono ancora inferiori del 40% rispetto ai picchi del 2006.

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Se fosse in corso una ripresa immobiliare, come mai le richieste di mutui restano ai livelli del 1997? Se la ripresa ci fosse, ci sarebbero più richieste di mutui. È semplice. Questi sedicenti giornalisti hanno davvero un barlume di pensiero critico, o si limitano a rivestire il ruolo che gli ha assegnato la cleptocrazia?
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Essenzialmente, lo scopo primario dei cleptocrati è stato quello di proteggere e incrementare la ricchezza degli oligarchi che controllano Wall Street, Washington e l’America delle corporation. Hanno conseguito l’obbiettivo, distruggendo nel contempo la classe media e condannando le future generazioni a un ergastolo di schiavitù del debito.
Se davvero si sta verificando un solido recupero occupazionale, una forte crescita nella vendita di automobili, una ripresa dei consumi, un aumento della vendita di case e del loro prezzo, come mai il PIL nel quarto trimestre è negativo? I grandi media l’hanno immediatamente dichiarato il miglior PIL negativo di tutti i tempi. Hanno dichiarato pomposamente che il PIL sarebbe stato positivo se le spese per la difesa non fossero diminuite. Queste disgraziate caricature di giornalisti hanno evitato di citare il grosso aumento nelle spese, sia statali sia per la difesa, durante il terzo trimestre, proprio a ridosso del voto, spese che ammontano al 3,1% del PIL e che hanno aiutato Obama nella sua rielezione. Una persona più malfidata di me potrebbe avere qualche dubbio su questi aumenti di spesa prima delle elezioni.
Per caso i portavoce governativi nei media hanno messo in discussione il risibile tasso di inflazione (0,60%) utilizzato per calcolare il PIL del quarto trimestre? Neanche per idea. Avrebbe guastato la favoletta della ripresa. Perfino utilizzando le cifre aggiustate del CPI, il 2,0% avrebbe portato a un PIL del -1,5%. L’utilizzo costante delle cifre dell’inflazione reale rivela quello che ogni famiglia di classe media americana sente nelle ossa – l’economia è stata sostanzialmente in recessione sin dai primi anni 2000. L’enorme mole di debito contratto dal governo ha mascherato l’autentica natura del nostro declino economico.

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No, non va tutto per il meglio. Ogni cittadino sveglio e consapevole sa che il tessuto economico, finanziario, imprenditoriale e sociale di questo paese è a brandelli, e ogni giorno va sempre peggio. Dall’inizio di questa sedicente ripresa, dalla metà del 2009, nel paese si sono creati 4 milioni di posti di lavoro, dei quali più del 100% [sic] sono andati a lavoratori con più di 55 anni, inclusi forzosamente nella forza lavoro dalla politica di zero interessi di Bernanke. In questo stesso lasso di tempo 16 milioni di americani hanno dovuto ripiegare sui buoni pasto. Come sarebbe potuto succedere se l’economia fosse in ripresa? O il governo e i grandi media stanno mentendo riguardo la ripresa economica oppure l’amministrazione Obama ha ingannevolmente favorito l’utilizzo di buoni pasto per ragioni di voto di scambio [4]. Qual è la verità che vi piace di più?

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Tutto si riduce a questo. I gruppi di interesse economico, i finanzieri d’alto bordo, le corporation, i politicanti cooptati, i burocrati governativi e l’industria mediatica hanno tutti il preciso interesse a mantenere il corrotto e distruttivo status quo. Sono diventati ricchi e potenti manipolando la valuta, saccheggiando voracemente le ricchezze della nazione, distruggendo la classe media lavoratrice, utilizzando la loro abilità nell’uso dei mass media propagandistici per convincere le masse docilmente ignoranti ad imparare ad amare la loro schiavitù da debito. La nostra nazione, un tempo orgogliosa, indipendente, autosufficiente, formata da individui amanti della libertà, è degenerata in una cleptocrazia, nella quale una piccola cricca di uomini potenti dirige lo spettacolo col solo scopo di incrementare la ricchezza personale e il potere politico della classe dirigente, a spese del resto della popolazione. In sostanza operano un’appropriazione indebita e uno schema piramidale sostenuti dallo stato, per depredare le masse degradate, anestetizzate e tecnologicamente distratte. Il nostro intero sistema è stato conquistato, e stiamo arrivando all’ultima fase dello sfacelo, e infine alla resa dei conti, in cui sia il colpevole sia l’innocente soffriranno le terribili conseguenze di un collasso monetario, di morte e distruzione su larga scala, e probabilmente della guerra, civile e mondiale.

“Il governo federale è impegnato in una finta operazione di controllo, in quella che appare un operazione di racket insieme a una manciata di banche di investimento. Può darsi che abbiano iniziato in buona fede, ma sembra che si siano subito volti all’inganno e alla corruzione. Non si tratta di un singolo evento storico, ma di un furto continuato nel tempo, con l’ausilio di alcune banche di Wall Street e di politici pagati per mezzo di un sistema corrotto di contributi elettorali e di traffico di influenze. Non è cosa nuova nella storia, purché si legga la versione non censurata. Ma la gente pensa che oggi non possa più succedere, che le cose nel passato fossero in qualche modo diverse, come se si guardasse a un paese straniero e lontano. È una delle facce dell’illusione del progresso generale.
Quel che abbiamo oggi è la fase di insabbiamento di uno scandalo, come quando, durante il Watergate, la Casa Bianca faceva quadrato. La differenza è che la corruzione nel governo è oggi molto più pervasiva, e include una parte significativa dei grandi media, il che rende difficili delle riforme sostanziali. Molto di quello che finora è trapelato è stato concepito per distrarre e placare una popolazione giustamente indignata. Il governo federale inganna il Congresso e il pubblico, chiude un occhio su eclatanti conflitti di interesse, e deprezza sostanzialmente la valuta trasferendo la ricchezza della nazione alle proprie clientele. E chi di dovere non applica le leggi a sua disposizione, e Washington batte la fiacca, accettando montagne di dollari dai malfattori.” ( Jesse )

L’intero sistema è corrotto alla radice. Entrambi i partiti politici, le agenzie di controllo, Wall Street, la Federal Reserve e i grandi media sono complici in questa enorme truffa. Giorno dopo giorno diventano più audaci nella disperazione. Le menzogne, la disinformazione e la propaganda che diffondono diventano ogni giorno più spericolate e oltraggiose. Stanno utilizzando il metodo della Grande Bugia [se devi dire una bugia, dilla grossa] su larga scala. Hanno disperatamente bisogno di attirare altri burattini nel mercato azionario e in quello immobiliare per far andare avanti il gioco ancora un po’. Si sente nell’aria che abbiamo raggiunto un punto critico. Il sistema che hanno creato è matematicamente insostenibile. Quindi non si riuscirà a sostenerlo. Il mondo sta impazzendo. I governi di tutto il mondo fanno a gara nel rovinarsi a vicenda. Austerità e inflazione per i cafoni e caviale e champagne per la cricca di Davos, questa è la strada che hanno scelto. Non va affatto tutto bene. Ben Bernanke e gli oligarchi che dirigono lo spettacolo verranno per sempre immortalati nei libri di storia, una volta che la farsa sarà giunta alla sua spettacolare conclusione.

“Se nient’altro ci riesce, un insuccesso spettacolare può sempre garantire l’immortalità.” ( John Kenneth Galbraith )

Jim Bell
Fonte: http://www.theburningplatform.com
Link: http://www.theburningplatform.com/?p=48126
6.02.2013

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D’AMICO

Note del traduttore

[1] “Un baby boomer è una persona nata tra il 1945 ed il 1964 nel Regno unito, negli Stati Uniti, in Canada o in Australia. Dopo la Seconda guerra mondiale questi paesi evidenziarono un grande incremento nelle nascite, un fenomeno comunemente conosciuto come baby boom.” [ Wikipedia]

[2] Si tratta di un enorme consorzio bancario che opera massicciamente nel settore del credito al consumo (soprattutto per l’acquisto di automobili).

[3] Nel testo si parla di “distressed sale”, cioè di vendite urgenti per coprire scadenze incombenti o per l’impossibilità di far fronte ai mutui ecc. [Investopedia ]

[4] L’originale ( the Obama administration has been fraudulently encouraging people to go on food stamps to win votes in elections) è talmente sconnesso da esigere una completa riformulazione.

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fonte comedonchisciotte.org

Mauritia, scoperto un micro-continente sommerso. La nuova Atlantide?

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Mauritia, scoperto un micro-continente sommerso. La nuova Atlantide?

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di Marta Albè

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Mauritia ricorda molto da vicino il mito di Atlantide. Ci troviamo dunque davvero di fronte ad un continente perduto? E’ così che è stato definito il micro-continente individuato al di sotto delle isole Reunion e Mauritius. Mauritia è stato scoperto da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Oslo.

Alla loro guida si trovava Trond Torsvik, così come riportato da parte della rivista Nature Geoscience. Il continente perduto battezzato con il nome di Mauritia è stato avvistato al di sotto di enormi masse di lava. La sua nascita sarebbe avvenuta per via del distaccamento di una porzione delle placche continentali di India e Madagascar nel momento in cui la loro separazione avvenne, ormai 60 milioni di anni fa.

A parere degli esperti, Mauritia potrebbe non essere l’unico micro-continente perduto presente al di sotto degli oceani del nostro pianeta. Essi potrebbero risultare infatti molto più numerosi rispetto a quanto la scienza possa aver ritenuto sino a questo momento. Le porzioni individuare relative al continente sommerso probabilmente erano state parte in precedenza di un arcipelago o di un’isola di estensioni pari a tre volte il territorio di Creta.

La prova dell’esistenza di un continente sommerso sarebbe stata legata alla scoperta di zirconi di età compresa tra gli oltre 600 ed i quasi 2000 milioni di anni, i quali sarebbero stati spinti in superfice dall’attività vulcanica recente che ha interessato il Madagascar e che non sarebbero stati considerati come una tipologia di frammenti di minerali tipici del luogo.

Si ipotizza che il continente sommerso si sia suddiviso in numerosi frammenti a seguito del distaccamento delle placche. Gli esperti hanno raccolto i necessari dati, i quali sono stati analizzati seguendo il modello della tettonica a zolle, che ha contribuito a fornire una spiegazione riguardo ai luoghi dell’oceano in cui le piccole porzioni di Mauritia sarebbero state trasportate nel corso della separazione tra le placche di India e Madagascar.

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fonte greenme.it

Per sfrattarlo lo lanciano da finestra, tre arresti a Roma

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Per sfrattarlo lo lanciano da finestra, tre arresti a Roma

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11:52 25 FEB 2013

(AGI) – Roma, 25 feb. – Per sfrattarlo da casa lo hanno lanciato da una finestra con un’altezza di due piani. L’uomo, un bengalese, fortunatamente ha riportato solo fratture e contusioni ed e’ ora ricoverato in ospedale a Roma. L’episodio e’ avvenuto la scorsa notte in un appartamento di via delle Rubinie, 97, nel quartiere Centocelle. In manette sono finite tre persone, tutte italiane, una donna e due uomini. Il bengalese viveva in subaffitto insieme ad altri cinque connazionali.

Ieri sera la donna, che era titolare del contratto d’affitto e che aveva subaffittato l’abitazione agli immigrati bengalesi, ha deciso di cacciare dall’appartamento uno dei subaffittuari. Per questo si e’ presentata insieme ad altre persone, altri quattro uomini, che hanno aggredito l’immigrato che per non essere cacciato da casa si e’ chiuso nel bagno dell’appartamento. Gli aggressori sono riusciti ad aprire la porta del bagno ed hanno poi scaraventato l’uomo dalla finestra,finito in strada. Sul posto sono giunti i carabinieri del nucleo radio-mobile che hanno immediatamente fermato la donna e due uomini, mentre sono in corso le ricerche delle altre persone che hanno partecipato all’aggressione. (AGI) .

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fonte agi.it

VOTO ED ECONOMIA – Rischio ingovernabilità , Piazza Affari sulle montagne russe chiude in rialzo dello 0,73%

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(Ansa)

I RIFLETTORI DELL’EUROPA SULL’ITALIA

Rischio ingovernabilità , Piazza Affari sulle montagne russe chiude in rialzo dello 0,73%

Choc per il cambio di scenario. Lo spread schizzato a 287 punti Il su e giù di Mediaset. Doccia fredda sulle banche

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È calato il gelo in Piazza Affari sulle prime proiezioni elettorali che hanno visto il Pdl in testa al Senato . L’indice milanese che guadagnava il 4% ha azzerato i progressi per poi tuffarsi sotto la parità (-0,34%) e infine chiudere in modesta crescita (+0,73%). Sulle montagne russe anche i principali titoli guida e in particolare le banche che dopo aver subito una raffica di sospensioni al rialzo sono precipitate, incappando negli stop per eccesso di volatilità.

MEDIASET E CONFLITTO – L’Italia ha votato sotto i riflettori degli investitori internazionali, giovandosi della prospettiva di stabilità politica assicurata dalla vittoria del Pd pronosticata dai primi istant-poll e comunque attesa dagli stessi mercati. A sorpresa, il miglior titolo in campo è stato, per qualche ora, Mediaset. Il gruppo delle tv di Silvio Berlusconi aveva guadagnato quasi il 10% spinto, secondo quanto riferito dalle sale operative, da «fantasie post-sconfitta: fusioni e cessioni». In chiusura, il progresso si è ridimensionato al 2%, ma è rimasta la curiosità per una sorta di controtendenza del titolo del Bisione. In teoria, Mediaset avrebbe dovuto perdere terreno sulla prospettiva di una vittoria del centrosinistra e dunque sull’ introduzione di una legge sul conflitto d’interesse e spumeggiare in vista di un rafforzamento del partito del Cavaliere.

SPREAD – Il differenziale Btp/Bund è schizzato a 293, oltre la cosiddetta quota Monti (287), dopo aver toccato un minimo a 255 dopo la chiusura delle urne e i primi istant-poll che davano il Centrosinistra in testa anche al Senato.

LE ASTE – In mattinata si sono svolte due delle tre aste di titoli di Stato previste in questa settimana. Il Tesoro ha collocato bond per complessivi 4,06 miliardi tra Ctz a 24 mesi e Btp a 10 e 15 anni con rendimenti in crescita e una domanda piuttosto sostenuta. In dettaglio, sono stati collocati Ctz con scadenza dicembre 2014 per 2,817 miliardi al tasso lordo dell’1,682%; 941 milioni di Btp a 10 anni, con un rendimento lordo del 2,79%; 309 milioni di titoli a 15 anni con un tasso del 3,23%.

Paola Pica
@paolapica

25 febbraio 2013 | 18:11

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fonte corriere.it

Carne di cavallo nelle polpette Ikea. Bloccata la vendita anche in Italia

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Carne di cavallo nelle polpette Ikea
Bloccata la vendita anche in Italia

Lo scandalo della carne di cavallo mischiata a quella di manzo e maiale in cibi preparati colpisce anche i ristoranti del colosso svedese dei mobili a basso a costo. La Coldiretti chiede controlli, in campo i Nas di Milano. Polpette bloccate in 14 Paesi. Carne equina trovata in una confezione di lasagne a Verona, in Spagna nel mirino i cannelloni Nestlè. Vertice straordinario a Bruxelles, il ministro Balduzzi: “Frode, ma no allarmi”

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MILANO – Carne di cavallo nei ristoranti Ikea. Gli ispettori della Repubblica Ceca hanno trovato carne di cavallo nelle polpette del self service in funzione presso la rivendita di Brno della nota multinazionale del mobile. La catena di mobili low-cost ha bloccato la vendita delle sue polpette in Svezia e anche in Italia, dopo che la notizia è stata diffusa, i responsabili hanno deciso di togliere il celebre alimento – che proviene da un fornitore svedese – dai punti vendita. La decisione si sta estendendo via via anche ad altri Paesi, finora sono 14 quelli coinvolti. “Prendiamo molto sul serio la questione – ha dichiarato un portavoce del gruppo – e per questo abbiamo ritirato il nostro prodotto dai mercati di Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Cipro, Grecia e Irlanda”, oltre che la Svezia. I Nas di Milano, inoltre, si sarebbero già attivati nei controlli sulla carne venduta nei centri Ikea per verificare la presenza di carne di cavallo non dichiarata, con verifiche in tutta Italia.

FOTO: bloccate le polpette Ikea

Mentre procedono i controlli sulla catena svedese, un altro caso scoppia in Italia. Riguarda un campione di “Lasagne all’emiliana” prodotto dalla ditta Eurochef Italia di Sommacampagna, in provincia di Verona, e prelevato in un supemercato proprio nella città veneta. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ha fatto sapere il ministero della Salute, ha comunicato la positività ai test per la presenza di carni equine, non dichiarate in etichetta, nelle lasagne fresche prelevate dal Nas di Padova. Verifiche sono in corso sulla restante partita di carne. Tracce di carne equina sono state inoltre trovate in cannelloni di manzo prodotti da una divisione di Nestlé e venduti in Spagna.

Tornando al caso delle polpette, il piatto, che nelle filiali Ikea va per la maggiore, è ufficialmente a base di sola carne macinata di bovino e suino. Secondo quanto ha riferito l’agenzia ceca Ctk la carne di cavallo è stata rinvenuta in una confezione da un chilo, destinata alla vendita in un centro commerciale Ikea, dove vengono venduti anche cibi tipici svedesi. Una fornitura di 760 chili, che stava per raggiungere la Repubblica ceca, è stata bloccata. Lo scorso lunedì, le autorità avevano scoperto tritato di cavallo mischiato in hamburger in arrivo dalla Polonia, mentre il primo ritrovamento era avvenuto nelle lasagne alla bolognese prodotte dalla azienda tavola Sa Comigel e vendute dalla Tesco.

Occorre estendere immediatamente i controlli anche nei punti di ristorazione del gruppo Ikea in Italia, ha affermato la Coldiretti nel commentare la notizia. L’attività di controllo deve però essere accompagnata – sottolinea la Coldiretti – da interventi strutturali come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti dopo che lo scandalo della carne di cavallo ha evidenziato il grave ritardo della legislazione europea nel garantire trasparenza negli scambi commerciali e nel difendere i consumatori ed i produttori dal rischio di frodi ed inganni.

I casi che si susseguono hanno fatto alzare la guardia a Bruxelles, dove Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha inviato il direttore generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute, Silvio Borrello. Nel pomeriggio parteciperà, insieme alla delegazione italiana, ad un vertice sullo scandalo della carne equina. In sede europea, ha spiegato il dicastero, verrà spiegato come l’Italia ha organizzato i controlli effettuati dagli uffici del Ministero in collaborazione con i Carabinieri del Nas. Balduzzi ha tranquillizzato: “Al momento non si riscontra alcun allarme per la salute. L’Italia conferma anche in questa occasione il primato della sicurezza alimentare a livello comunitario. I campioni prelevati fino sono praticamente ad oggi il doppio di quelli raccomandati dalla Ue”. Per il ministro siamo di fronte a ciò che “sembra sempre di più una colossale frode”. (25 febbraio 2013)

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fonte repubblica.it

Cuba, Fidel Castro torna in parlamento. Il fratello Raul rieletto presidente

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Cuba, Fidel Castro torna in parlamento
Il fratello Raul rieletto presidente

Scelto come vice il 51enne Esteban Lazoo

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L’AVANA – A sorpresa c’è Fidel. Domenica di plenaria al Parlamento cubano, pronto a confermare il presidente Raul Castro per un secondo mandato. Una decisione scontata da tempo nella ‘Asamblea Popular’ dell’Avana, dove invece in maniera del tutto inattesa si è presentato il lider maximo. A rendere nota la presenza di Fidel (86 anni) e di Raul (82) in apertura dei lavori sono stati di prima mattina i media ufficiali dell’Avana, precisando i fratelli castro «sono stati accolti da un’ovazione» dai parlamentari. Incassati gli applausi, i Castro si sono seduti uno accanto all’altro. Ad attirare la curiosità dei parlamentari e dei media internazionali è stata proprio la presenza di Fidel.

È la seconda volta dalla malattia resa nota nel 2006 che l’ex presidente si presenta infatti all’assemblea dell’Avana. La prima novità dei lavori è arrivata poco dopo l’avvio della sessione. Come nuovo presidente del parlamento è stato scelto Esteban Lazo, membro del burò politico del PC cubano, il quale ha sostituito il 76/enne Ricardo Alarcon, per tanti anni alla guida del parlamento, sempre fedele e vicino a Fidel. A

l centro di tutti gli sguardi rimane però Raul, il quale venerdì scorso ha parlato di un suo possibile pensionamento da presidente di Cuba. Una dichiarazione che è stato molto probabilmente solo uno scherzo – forse sulla scia della notizia della rinuncia del Papa – ma che viene soppesata con attenzione, e non solo a Washington.

«Sto per compiere 82 anni e ho il diritto di ritirarmi, non credete?», aveva detto Castro a margine di una cerimonia con il premier russo, Dmitri Medvedev. Parole che hanno avuto grande eco soprattutto nei quotidiani latinoamericani, che seguono con attenzione quanto avviene all’Avana, anche sulla scia della lunga malattia di Hugo Chavez e per gli stretti rapporti, in piedi ormai da anni, tra Cuba e il Venezuela. Raul ha preso le redini del potere nel 2006, a seguito della malattia di Fidel, in coincidenza con l’entrata in vigore voluta dal ‘lider maximò di una riforma che proibisce agli alti dirigenti comunisti cubani di restare al loro posto per più di due mandati consecutivi.

Ciò vuol dire che, in un modo o in un altro, per Raul quello che inizia in queste ore è il suo secondo e ultimo mandato. In questi primi cinque anni al potere, il presidente ha dato spazio a un modello definito raulismo, diverso in parte dal fidelismo. Raul ha in altre parole portato avanti una serie di riforme economiche per ‘aggiornarè il modello consolidatosi negli anni di Fidel, soprattutto tramite un maggior pragmatismo, aperture economiche e l’eliminazione di una serie di restrizioni che pesavano nella vita di tutti i giorni all’Avana. Prima fra tutte, la recente riforma migratoria.

Lunedì 25 Febbraio 2013 – 00:05
Ultimo aggiornamento: 12:52
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