Archivio | febbraio 11, 2013

Chiesa nel caos, tutti i poteri a Bertone

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Chiesa nel caos, tutti i poteri a Bertone

Non succedeva da 600 anni che un Papa si dimettesse. L’annuncio di Benedetto XVI ha colto di sorpresa anche i cardinali. Adesso è il segretario di Stato, nella sua veste di ‘camerlengo’, a comandare fino al Conclave e all’elezione del nuovo Pontefice. Che potrebbe essere proprio lui, uomo al centro di ogni manovra

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di Emiliano Fittipaldi
(11 febbraio 2013)

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Ora che Benedetto XVI si è dimesso, l’uomo più potente di Santa Romana Chiesa si chiama Tarcisio Bertone. Il cardinale, infatti, non è solo Segretario di Stato del Vaticano, ma anche cardinale “camerlengo”. La figura che presiede la sala apostolica e che amministra i beni e i diritti temporali della Santa Sede quando quest’ultima è “vacante”. In caso di morte del papa, ovviamente, ma anche in caso di dimissioni: leggendo il secondo libro del “Codice di diritto canonico”, in caso di rinuncia il ruolo del camerlengo (a parte l’organizzazione del funerale) resta infatti identico.

Sarà Bertone, dunque, a gestire in prima persona il periodo di transizione, che andrà dal 28 febbraio – data annunciata delle dimissioni di Joseph Ratzinger – alla fine del conclave che eleggerà il nuovo pontefice. Qualcuno sostiene che abbia buone chance anche nella corsa al seggio di Pietro. Si vedrà. Di certo il cardinale resta snodo decisivo del potere vaticano, nonostante lo scandalo Vatileaks, le inchieste sullo Ior e i corvi che da mesi lo attaccavano e lo davano per sicuro dimissionario.

Ma chi è Bertone? Qual è la sua rete di potere e di relazioni? Quali le sue ambizioni personali? Il braccio destro di Joseph Ratzinger, racconta chi lo conosce bene, si presenta come uno alla mano. Amico di Silvio Berlusconi e Gianni Letta (con cui ha creato un idillio durante l’ultimo governo del Cavaliere) è accanito tifoso della Juventus e lui stesso – in passato – buon terzino destro: ha un pallone di cuoio nascosto sotto la scrivania nel suo ufficio con cui palleggia da solo, tra un appuntamento con un cardinale e un’omelia da correggere. Bertone appena può pedala nel parco di Castel Gandolfo, o negli splendidi giardini della Santa Sede. Ma non è uno che perdona.

Bertone è un vendicativo. Negli ultimi anni gli attacchi dei nemici interni (che sono molti, dal cardinale Camillo Ruini al predecessore Angelo Sodano, passando per l’arcivescovo Giovanni Battista Re) sono stati respinti con durezza, e chi s’è permesso di fargli la fronda ha avuto la peggio. Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato della città del Vaticano tra i primi ad aver contestato la sua nomina, viene spedito come nunzio apostolico a Washington (sarà proprio una lettera di Viganò pubblicata sul “Fatto” a dare il là a Vatileaks) mentre ad altri contestatori va ancora peggio, e finiscono a vivere in Africa e Papuasia.

Dopo aver messo il suo sigillo sulla Curia, Bertone si è poi concentrato sui settori strategici del potere temporale della Chiesa: ossia la sanità, lo Ior e il controllo della comunicazione. Rai in primis. Andiamo con ordine, e partiamo dal principio. Bertone nasce nel 1934 a Romano Canavese, tremila anime in provincia di Torino.

Quinto di otto figli, genitori molto devoti (in paese il padre Pietro era l’unico abbonato all'”Osservatore Romano”) si diploma in un liceo salesiano. La congregazione fondata da Giovanni Bosco diventa la sua casa: è qui che costruisce, passo dopo passo, la sua scalata ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Soprattutto, è dai salesiani che pesca il gruppo di amici e fedelissimi che porterà in Vaticano: come Angelo Amato, nominato prefetto della Congregazione della cause dei Santi nel 2008, Enrico Dal Covolo, promosso rettore dell’Università lateranense; Raffaele Farina, fatto bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Con loro quattro Bertone passa gran parte del proprio tempo libero, organizzando cene durante le quali si esibisce con la sua pianola elettrica Bontempi.

Dopo un’esperienza come arcivescovo a Vercelli (qui conosce un altro uomo-chiave della sua squadra, Paolo Ambrosini, un imprenditore che si occupa di sanità, immobiliare e rifiuti finito in varie inchieste della magistratura) Bertone viene chiamato da Ratzinger a fare il vice alla Congregazione per la dottrina della fede: il suo nome è raccomandato al futuro papa da Gianfranco Girotti, che apprezzava le qualità di giurista dell’amico Tarcisio. Bertone, arrivato a Roma, comincia a fare quello che sa far meglio: tessere relazioni. Il rapporto con Ratzinger è ottimo, vorrebbe rimanere a Roma, ma Giovanni Paolo II lo manda a fare l’arcivescovo a Genova. Sotto la Lanterna conosce altre due pedine oggi fondamentali nel suo sistema di potere: Giuseppe Profiti, che chiama a dirigere l’ospedale Galliera e che è oggi il vero “ministro della Salute” del Vaticano, e il lobbista di Sanremo Marco Simeon, che diventa il suo uomo di punta prima nella finanza (Simeon ha ottimi uffici con Cesare Geronzi, al tempo ras di Capitalia), poi dentro la Rai.

Quando Ratzinger diventa papa, rivuole subito Bertone al suo fianco. Ruini e la cordata dei “diplomatici di carriera” fa di tutto per evitare la sua nomina a segretario di Stato. Sodano manda persino una lettera a Bertone, sconsigliandogli di accettare la carica. Gliela dà in mano, attraverso il suo segretario, Piero Pioppo. Ma non ci fu nulla da fare. Diventato braccio destro di Benedetto XVI, Bertone fa a pezzi la vecchia struttura di Wojtyla. I nemici vengono isolati. Sarà un puro caso, ma nel 2010 Pioppo viene “promosso” nunzio apostolico in Camerun (deve viaggiare anche in Guinea equatoriale). Crescenzio Sepe viene defenestrato dagli incarichi romani e mandato a Napoli, il segretario del Governatorato Renato Boccardo spedito a Spoleto. Un altro vescovo molto vicino a Sodano, Antonio Guido Filipazzi, lo scorso marzo è stato invece “premiato” e inviato in Indonesia.

Le tensioni interne sono tali che il Papa, per la prima volta nella storia, è costretto per ben tre volte a sottolineare ufficialmente, sull'”Osservatore Romano”, la sua stima e fiducia per Bertone. I corvi dello scandalo Valitealks hanno proprio Bertone come loro principale obiettivo. Nonostante tutto, non riescono a defenestrarlo: è di luglio 2012 l’ultima conferma fatta in pubblico da Benedetto XVI.

Se le ambizioni sono tante, e i successi pure, Bertone ha anelato anche parecchi fallimenti: nel 2011 il progetto di conquistare il San Raffaele di Milano per creare un unico, grande impero sanitario controllato direttamente dalla Santa Sede non decolla. La partita per il controllo del Gemelli viene persa: la fondazione Toniolo, che possiede l’Università Cattolica e l’ospedale, nonostante tutti i tentativi resta nelle mani dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, altro papabile che con il segretario di Stato non ha mai avuto grande feeling. Anche allo Ior le cose non vanno lisce: Ettore Gotti Tedeschi – l’ex presidente voluto da Bertone in persona nel 2009, al posto di Angelo Caloia dimissionato – è stato cacciato su due piedi dallo stesso Tarcisio, ma non è ancora riuscito ad imporre il successore (Bertone vorrebbe per quella poltrona l’americano Carl A. Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo). Ora, con ogni probabilità, sarà il nuovo papa a nominare i nuovi vertici della banca di Dio e occuparsi della faccenda. Bertone si consola con Paolo Cipriani, direttore dell’istituto di cui si fida ciecamente. Anche in Rai il suo potere traballa.

L’ex numero uno Lorenza Lei che doveva la nomina all’amico salesiano (Bertone ama suonare Giuseppe Verdi, ma se è in vena può cantare anche “Io vagabondo” dei Nomadi) è infatti saltata, e il nuovo dg Luigi Gubitosi non ha rapporti così stretti con il Vaticano. Il camerlengo godere comunque di ottima stampa: Giovanni Maria Vian, suo amico, dirige l'”Osservatore Romano”, mentre il giornale dei vescovi Avvenire, seppur vicino al numero uno della Cei Angelo Bagnasco, non gli è avverso come ai tempi di Dino Boffo, ruiniano di ferro fatto fuori da Bertone con l’aiuto (involontario?) del “Giornale” di Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti.

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Il Papa si dimette. Ne sanno niente allo Ior?

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Il Papa si dimette. Ne sanno niente allo Ior?

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DI ALDO GIANNULI
aldogiaunnuli.it

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Nella storia della Chiesa c’è un unico precedente, quello di Celestino V di cui sappiamo tutti per aver studiato la “Divina Commedia” negli anni del liceo. Gli altri sono tutti morti in carica; non tutti per morte naturale, va detto: ci sono stati i martiri della prima cristianità, poi qualche papa assassinato nel Medioevo… poi forse qualche altro. In Vaticano pare vada molto in voga il caffè corretto…Il codice canonico prevede la possibilità di dimissioni del Papa, ma la cosa è sempre parsa molto sconveniente. La Chiesa è monarchica e non ama i dualismi: pensate solo al problema della convivenza fra un Papa in carica ed uno emerito. Ogni starnuto del secondo (e questo scrive libri e twitta che è un piacere) potrebbe suonare come sconfessione del precedente. Poi, sul piano simbolico, la cosa può apparire come una fuga dalle proprie responsabilità.

Quando Woitjla era già molto grave chiesero ad un prete se avrebbe potuto dimettersi e la risposta fu: “Può dimettersi Gesù dalla croce?”. Quella è una carica carismatica e delle normali dimissioni la fanno sembrare una qualsiasi carica politica.

Quando Luciani esitava ad accettare l’elezione, un cardinale gli disse: “Se il Signore dà la prova, dà anche la forza”. E questo, per un prete, chiude il discorso. Dunque, cosa può esserci stato di così grave da indurre Ratzinger ad un gesto così clamoroso? La salute? Probabilmente questa sarà la spiegazione che verrà data fra poche ore, magari ci sarà uno scoop (naturalmente smentito con forza dal Vaticano) di  un Alzheimer o qualcosa del genere. Ma non è cosa da prendersi sul serio e non solo perché Ratzinger appare in buona salute (o per lo meno, nulla fa pensare ad un suo crollo imminente) e Woityla se l’è tirata per almeno otto anni (e negli ultimi due era palesemente malconcio), ma anche per altri aspetti.

Ad esempio, lo stesso Sodano ha parlato di “fulmine a ciel sereno” e se il Papa avesse avuto problemi di salute così gravi, la cosa si sarebbe saputa prima. E lo stesso secco comunicato d’agenzia, per ora non fa cenno a motivi di salute.

Poi un’altra cosa: nella Chiesa il periodo che precede la Pasqua è quello liturgicamente più intenso e (per chi crede) più importante. Il Papa avrebbe potuto benissimo dimettersi dopo la Pasqua se non proprio dopo la Pentecoste, sotto periodo estivo, quando la cosa, pur sempre clamorosa, sarebbe parsa un po’ più “naturale”. Magari preparando il terreno con qualche “indiscrezione” nei mesi precedenti. E, invece, tutto fa pensare ad una decisione scaturita da una vera e propria crisi politica dentro le mura leonine. Quindi, la domanda è: che diavolo sta succedendo in Vaticano?

Il pontificato del povero Ratzinger non poteva essere più tormentato (e, bisogna riconoscerglielo, ne è uscito dignitosamente): scandalo dei preti pedofili, polemiche aperte con il collegio cardinalizio, problema dei rapporti con l’Islam, confronto costante con il suo predecessore e, più di ogni altra cosa, la raffica di scandali finanziari dello Ior.

Prima la fuga di documenti di monsignor Caiola che consentirono a Nuzzi di scrivere il suo libro e che ha rivelato la prosecuzione dello Ior parallelo, che si credeva finito già anni prima. Poi a raffica gli scandali Fiorani, Anemone, Roveraro e riciclaggi vari. Poi l’inchiesta della Procura romana sui movimenti dello Ior presso la Jp Morgan e le pressioni della finanza mondiale perché lo Ior regolarizzasse la sua posizione giuridica (formalmente esso non è una banca e non è soggetto ai controlli internazionali del sistema bancario).

Conseguentemente, Benedetto XVI, dopo aver imposto Gotti Tedeschi (uomo dell’Opus Dei) a capo dello Ior (sino a quel punto più vicino all’ala massonica del “sacro collegio”), decise,  a fine 2010, di aderire alla convenzione monetaria Ue, accettando l’applicazione delle norme antiriciclaggio. Quel che non servì ad evitare nuovi scandali su sospetti movimenti di capitali. A proposito: nella stranissima vicenda dei falsi titoli di Stato americani, che girano dal 2009, il nome dello Ior spunta in 6 casi su 11. Forse solo un caso.

Poi continuò implacabile la fuga di documenti per tutto il 2011-12 dietro la quale non era difficile intravedere lo scontro fra gli uomini dell’Opus e quelli della “Loggia” vaticana. Al punto che, nel maggio dell’anno scorso, Gotti Tedeschi rassegnava le dimissioni, dando il via ad un aperto scontro in seno alla commissione cardinalizia presieduta dal cardinal Bertone, segretario di Stato. Da allora lo Ior non ha un presidente effettivo.

Il prossimo 23 febbraio occorrerà riformare la commissione cardinalizia, con l’uscita dei cardinali Attilio Nicora e Laois Tauran (grande amico di Gotti Tedeschi) entrambi assai polemici con Bertone. In queste stesse settimane il nome dello Ior è tornato all’onore (si fa per dire: onore!) delle cronache per l’acquisizione di Anton Veneta da parte del Monte dei Paschi di Siena e tutto fa pensare che altro verrà fuori, nonostante la scontata smentita vaticana.

Per completare il quadro, ricordiamo che, nell’autunno scorso, ci fu un altro strano caso che coinvolgeva Bertone. Una ventina di anni fa l’ordine dei salesiani ricevette una cospicua eredità che produsse un contenzioso giudiziario, risolto grazie alla mediazione di alcuni valenti avvocati e periti. Solo che, subito dopo i valenti mediatori presentarono richieste economiche che andavano anche oltre il totale dell’eredità,  esibendo un accordo sottoscritto dall’ordine. E, infatti, nell’ottobre scorso, l’Autorità giudiziaria dava torto ai salesiani che ora rischiano il sequestro di tutti i loro beni ed il puro e semplice fallimento (e su questo torneremo). Ma come hanno fatto i salesiani a cacciarsi in un pasticcio di questo genere? A indirizzarli in questa direzione sarebbe stato Tarcisio Bertone (che viene proprio da quell’ordine) all’epoca arcivescovo di Genova. Così, Il Reverendissimo Cardinale di Santa Romana Chiesa si vide costretto a scrivere una molto imbarazzata lettera al magistrato, lamentando si essere stato raggirato da persone che avrebbero abusato della sua ingenuità. Un salesiano ingenuo? Come è fatto? Ha le antenne in testa, tre braccia ed è coperto di squame? Del mio lontanissimo passato di giovane cattolico, ricordo una battuta che circolava in molti ambienti ecclesiali: “Non saprai mai cosa pensa un gesuita e dove trova i soldi un salesiano”. Don Bosco aveva un senso degli affari ed una spregiudicatezza che era pari solo alla sua straordinaria capacità organizzativa ed al suo genio educativo. Ed i suoi seguaci non sono mai stati da meno. Quello che più inquieta è la coincidenza temporale fra l’ “accordo” che avrebbe portato alla spoliazione i salesiani e l’approssimarsi della fine del pontificato di Woitjla. Certamente un caso. Sarà che ho letto troppo Andreotti, ma questo Bertone non mi pare che la conti proprio giusta.

Ed allora, è troppo pensare che le dimissioni del Papa siano il punto di arrivo di uno scontro politico in Vaticano e che il cuore della faccenda sia lo Ior? Ma c’è anche un’altra pista – peraltro complementare- che va valutata: Ratzinger è certamente nell’ultima fase del suo mandato (un uomo di 86 anni non può pensare di avere davanti a sé molti anni ancora) ma è ancora vigile ed efficiente. E se avesse deciso di dimettersi per pilotare, in qualche modo, la sua successione?

Ed anche qui torna lo scontro fra le varie cordate pontificie: Opus Dei, Massoneria, Cavalieri di Colombo…. Vedremo. Quello che ci sembra certo è che queste dimissioni sono la mossa politica di un uomo che vuole giocare d’anticipo su altri.

Aldo Giannuli
Fonte: http://www.aldogiannuli.it
Link: http://www.aldogiannuli.it/2013/02/dimissioni-papa/
11.03.2013

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fonte comedonchisciotte.org

TORNIAMO AL PARTO IN CASA – Sciopero dei ginecologi, domani sale parto ferme

Sciopero dei ginecologi,  domani sale parto ferme

Sciopero dei ginecologi, domani sale parto ferme

E’ la prima protesta del genere: cesarei programmati rimandati o anticipati per l’agitazione della categoria. Garantite urgenze e assistenza ai parti naturali. Le richieste: messa in sicurezza dei punti nascita, regolamentazione della responsabilità professionale e costi meno proibitivi per le assicurazioni. Manifestazione nazionale a Palermo

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APPROFONDIMENTI

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SALE parto ferme domani, tranne che per le urgenze. Tutti i cesarei programmati per il 12 febbraio sono stati rinviati o anticipati a causa dello sciopero indetto dai ginecologi. E si calcola che lo stop si tradurrà in 1.100 fiocchi rosa o azzurri in meno. E’ il primo, clamoroso stop di ginecologi e ostetriche che incroceranno le braccia domani per 24 ore per chiedere alla politica di occuparsi dei loro problemi, a poco meno di due settimane dal voto.

Chiedono prima di tutto che vengano messi in sicurezza i punti nascita, dando seguito a un piano approvato già dal 2010 che non è mai diventato realtà. E che si intervenga per mettere un freno al contenzioso medico-legale ma anche alle assicurazioni per il rischio professionale, che hanno ormai costi proibitivi, arrivando anche, come denunciano i sindacati e le stesse società scientifiche, a polizze da 20-30 mila euro l’anno.

Domani si fermeranno anche le attività di ambulatori ostetrici e consultori familiari sul territorio, con una mobilitazione che riguarderà in totale circa 15mila professionisti e che vedrà a Palermo la manifestazione nazionale, indetta da Fesmed, Aogoi, Sigo, Agui, Agite, Sieog e Aio, le principali sigle di categoria, con appuntamento alle 10 all’hotel San Paolo Palace, dove si terrà un incontro aperto alla stampa.

Le associazioni di categoria non intendono recedere nonostante i tentativi, falliti, di mediazione da parte del ministero della Salute e l’ultimo appello arrivato oggi da parte dal Garante sugli scioperi Roberto Alesse che sulla pagina Facebook dell’Autorità di garanzia ha invitato a riflettere sull’opportunità di differire la data dello sciopero data l’attuale emergenza meteo che sta mettendo in difficoltà larga parte del Paese, soprattutto al Nord.

Le urgenze saranno garantite, assicurano ginecologi e ostetriche, e i parti naturali saranno assistiti. “Non vogliamo che le donne subiscano danni – assicura Carmine Gigli, presidente Fesmed – ma vogliamo garanzie per poter lavorare al meglio in strutture sicure e moderne. Per noi medici, ma soprattutto per le nostre assistite”. E poi servono “nuove norme di legge per il contenzioso medico legale e tariffe controllate per le polizze assicurative”. Anche l’Anaao, il principale sindacato dei medici ospedalieri, chiede che si regolamenti subito la responsabilità professionale, con una “legge che riveda il concetto di colpa medica e consideri gli eventi avversi responsabilità oggettiva delle strutture sanitarie”. (11 febbraio 2013)

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fonte repubblica.it

I lupi circondano la preda: psichiatri prendono sempre più di mira i bambini per “trattarli”

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I lupi circondano la preda: psichiatri prendono sempre più di mira i bambini per “trattarli”

Tratto da NaturalNews.com di Jon Rappaport – 29 gennaio 2013 A cura del CCDU

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Allen Frances, ai tempi il più famoso e onorato psichiatra in America (2000), disse a Gary Greenberg del Wired Magazine, che “non c’è nessuna definizione di disturbo mentale. Si tratta di stronzate. Voglio dire, semplicemente non lo puoi definire.” Frances, che era stato a capo del comitato psichiatrico che aveva pubblicato il DSM – la bibbia psichiatrica che descrive centinaia di cosiddetti disturbi mentali – ha precisato a Greenberg, che “questi concetti [dei disturbi mentali distinti] sono praticamente impossibili da definire precisamente con netti confini”. In altre parole, secondo il suo autore, il DSM è una finzione.

In un’intervista a PBS Frontline, dal titolo “L’ADHD esiste?”, il Dr. Russell Barkley, eminente professore di psichiatria e neurologia presso l’Università del Massachusetts Medical Center, ha delineato ancora più chiaramente la frode. L’intervistatore citava alcuni critici secondo i quali non c’è nessun marcatore biologico che stabilisca con un esame del sangue o esami simili che l’ADHD esista, e che nessuno ne conosce la causa.

BARKLEY ha risposto: “Questo è terribilmente ingenuo, e mostra una gran dose di analfabetismo sulla scienza e sulle professioni di salute mentale. Un disturbo non deve avere un esame del sangue per essere valido. Se così non fosse, dal momento che nessun disturbo mentale può essere rivelato tramite un esame del sangue, tutti i disturbi mentali sarebbero inesistenti” Ebbene si: tutti i 297 disturbi mentali sono delle bufale perché non esiste test di alcun tipo per farne la diagnosi. Stiamo osservando una scienza che non è una scienza. Questa si chiama frode. Una frode a tutti gli effetti.

I bambini sono un target primario per la diagnosi precoce di disturbi mentali inesistenti. Quest’accanimento sui ragazzini è stato avviato dai recenti episodi di sparatoria scolastica le quali, ironia della sorte, sono principalmente causate dalla sovraprescrizione di psicofarmaci. Questo è un crimine: gli psichiatri hanno fortemente contribuito a creare omicidi.

Così ora, ogni bambino a scuola che si agiti nel modo sbagliato o che faccia con la cicca un giocattolo con la forma di una pistola, o punti il dito a un amico e dica “Bang”, che se ne stia triste e solo per dieci minuti nel retro della classe in un piovoso martedì o che faccia disegnini quando dovrebbe fare addizioni sul suo quaderno, o indossi abiti strani, o che si arrabbi senza ragione alcuna, o si lamenti perché deve fare un vaccino, o che non giochi bene con gli altri, o commenti ad alta voce sulla Costituzione, o ricordi a un insegnante un piccolo criminale in un film, o abbia un apribottiglie in tasca, o sogni in classe la progettazione di un razzo che porterà gente su marte… può essere inviato da un consulente, che a sua volta farà riferimento a uno psichiatra, il quale farà una sorta di diagnosi preconfezionata (etichettando il bambino per il resto della sua vita e facendogli credere di avere un problema di cervello) e gli prescriverà farmaci come il Ritalin, Adderall, Zoloft, Paxil o Prozac: tutti farmaci che scombussolano il suo sistema di neurotrasmettitori e che – è documentato – possono causare rabbia e comportamenti violenti. Questa è la realtà.

Così, quando Obama, in risposta al massacro alla scuola elementare Sandy Hook, ha annunciato la sua intenzione di espandere i servizi di salute mentale in tutto il paese, il Presidente dell’Associazione psichiatrica americana, il Dr. Dilip Jeste, ha elogiato questo programma che prevede l’addestramento di altri 5.000 professionisti della salute mentale per servire gli studenti e i giovani adulti: i lupi circondano la preda.

Ecco alcuni fatti sul Ritalin, che è normalmente considerato un farmaco molto più leggero rispetto a uno qualsiasi degli antidepressivi SSRI (Prozac, Zoloft, Paxil) o dei farmaci somministrati per il cosiddetto disturbo bipolare (valproato, litio).

Secondo il famosissimo “The Pharmacological Basis of Therapeutics” di Goodman e Gilman, il Ritalin, prodotto dalla Novartis, è un tipo di anfetamina e viene dato a circa 4 milioni di scolari americani per una condizione chiamata disturbo da Deficit di attenzione (ADD), o ADHD (disordine d’iperattività e Deficit di attenzione). L’unica differenza con le comuni anfetamine è legalità. E gli effetti, in parole povere, sono evidenti. Prendi l’anfetamina e dopo un po’, prima o poi, inizi a schiantarti. Diventi agitato, irritabile, paranoico, delirante, aggressivo. ADD e ADHD, per i quali non sono mai state trovate diagnosi organiche, sono spacciate come malattie o condizioni che affliggono i giovani, provocando iperattività, rendendoli ingestibili e causandogli problemi di apprendimento. Naturalmente, quando assegni un nome a un disturbo o una sindrome e ancora non hai trovato nessuna singola causa organica dimostrabile per esso, non hai niente di più che un insieme vago di comportamenti con un titolo arbitrario. Ma hai anche una miniera d’oro farmaceutica.

Il dr. Peter Breggin ha fatto notare come l’interrompere l’assunzione di anfetamine, come il Ritalin, possa causare “depressione, ansia e irritabilità, nonché problemi di sonno, stanchezza e agitazione.” Di conseguenza Breggin avverte che, “l’individuo può diventare suicida come risposta alla depressione”. Nel suo libro “Toxic Psychiatry” Breggin discute la combinazione di farmaci: “La combinazione di antidepressivi [ad es., Prozac o Luvox] e psicostimolanti [ad es., Ritalin] aumenta il rischio di catastrofe cardiovascolare, convulsioni, sedazione, euforia e psicosi. L’astinenza dalla combinazione può provocare una grave reazione che include confusione, instabilità emotiva, agitazione e aggressività”.

I bambini vengono trattati con questo mix più spesso di quanto si creda, e quando si evidenziano tali effetti come aggressione, psicosi e instabilità emotiva, è ovvio che ne risulti una possibilità molto reale di violenza. Una revisione medica ferma e oggettiva deve dunque essere fatta in tutti i casi di sparatorie nelle scuole, per determinare quanti dei tiratori erano, o erano stati in precedenza, trattati con Ritalin e/o antidepressivi SSRI.

Nel 1986, The International Journal of the Addictions ha pubblicato una revisione, a opera di Richard Scarnati, dei più importanti studi sul Ritalin. Si chiamava “Un sommario dei pericolosi effetti collaterali del Ritalin (metilfenidato”) [v.21 (7), pp. 837-841], e ne elencava gli effetti collaterali, citando le fonti certe tratte dalla letteratura medica. Eccone alcuni: deliri paranoici, psicosi paranoide, sintomi ipomaniacali e maniacali, psicosi da anfetamina, psicosi tossica, allucinazioni visive e uditive, può superare LSD nel produrre esperienze bizzarre, effetti patologici sui processi di pensiero, effetto terrore, aggressività e insonnia.

Inoltre,poiché il Ritalin è un farmaco di tipo anfetaminico, occorre aggiungere gli effetti delle amfetamine: dipendenza psichica, rischio di abuso, diminuzione del sonno REM, danno cerebrale, convulsioni e, se usate in congiunzione con antidepressivi, reazioni pericolose, tra cui l’ipertensione, convulsioni, ipotermia.

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fonte disinformazione.it

AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL GOVERNO E LA POLIZIA GRECA. LA GRECIA E’ COLLASSATA. MA A NOI NON LO DICONO PERCHE’ SIAMO IN CAMPAGNA ELETTORALE

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AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL GOVERNO E LA POLIZIA GRECA. LA GRECIA E’ COLLASSATA. MA A NOI NON LO DICONO PERCHE’ SIAMO IN CAMPAGNA ELETTORALE

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DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

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L’ho saputo davvero per caso. Il che la dice tutta.
Me ne stavo amenamente trastullando con un amico di lunga data, un giornalista neo-zelandese, con il quale ci incontriamo in un sito, chesscube.com, dove ci sfidiamo in un nostro personale duello a scacchi mentre chattiamo scambiandoci informazioni sull’Europa e su quello che accade nel continente australe e nel sud-est asiatico, di cui lui è un attendibile esperto.
A un certo punto, mi fa:
“E che ha detto Bruxelles della bomba di Amnesty International?”
“Quale?”
“Quella di tre giorni fa che gli ha ammollato il filosofo francese in piena riunione sul budget dell’Unione Europea”.
(sconcertato dalla mia ignoranza dei fatti, nonché fortemente incuriosito, chiedo ragguagli in merito)
“Ma sì, quella dei rapinatori delle banche”
“Quali banche? Dove?”
“Nel nord della Grecia”
“Chi?”
“Gli anarchici, i ragazzi arrestati e poi torturati dalla polizia”.

A questo punto mi arrendo e confesso di non sapere di che cosa stia parlando.

E così, vengo a sapere da un neo-zelandese che abita in quel di Auckland, a 22.500 chilometri di distanza, 12 ore di fuso orario prima di noi, dall’altra parte del mondo, nel continente più lontano (in tutti i sensi) dalla nostra vecchia e cara Europa, che cosa sta accadendo a 1.000 chilometri da Roma, nel territorio che è stata la culla originaria della nostra civiltà.

E tutto grazie ad Amnesty International.

Faccio delle telefonate e mi butto in rete a caccia di notizie. In Italia, nulla. In giro per l’Europa, anche.

Notizie strabilianti in Sudamerica, in Canada, in California e sembra dovunque tra i bloggers scandinavi e nord settentrionali che scrivono nelle loro lingue.

Descrivono e raccontano qualcosa che sta accadendo in questi giorni di cui a nessuno è stata detta neppure una parola, né a Roma, né a Berlino, né a Parigi né a Londra.

Tantomeno a Madrid.

Parlano della Grecia.

Ma in termini nuovi.

Nel senso che riferiscono di una società ormai collassata, al limite della guerra civile, ormai precipitata nel baratro, sulla cui attuale realtà è stato steso un osceno velo di totale censura per impedire che le notizie vengano usate in campagna elettorale in Italia e diffuse in Spagna dove sta esplodendo la tangentopoli iberica delle banche corrotte e Rajoy ha già fatto sapere a Bruxelles che là a Madrid si corre il rischio di veder la situazione sfuggire al controllo.

La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.

Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.

Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli  hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali

Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.

E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.

Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.

Silenzio assoluto.

Nessuna risposta.

Censura totale.

Nessun candidato alle elezioni in Italia ha fatto menzione della situazione greca attuale.

Ecco qualcosina che ho trovato in rete.

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Grecia: anarchici torturati, Amnesty chiede un’inchiesta.

Emergono particolari scioccanti sul caso dei quattro giovani arrestati sabato e torturati dalla polizia ellenica. Lo scandalo supera i confini nazionali e Amnesty International punta il dito contro Atene.

Anche Amnesty International, in una nota diffusa ieri, ha chiesto l’apertura di una inchiesta sulle torture inflitte dalla polizia ellenica a quattro giovani arrestati lo scorso 1° febbraio 2013, perché sospettati di aver partecipato alla rapina di una banca di Kozani, nel nord della Grecia. Due dei quattro detenuti sono accusati di far parte del gruppo armato di ispirazione anarchica “Cospirazione delle cellule di fuoco”.

“Le autorità greche non possono pensare di risolvere i loro problemi con Photoshop. Questa cultura dell’impunità dev’essere fermata. Su questa vicenda occorre indagare in modo efficace, imparziale e approfondito, in modo che i responsabili siano identificati e portati rapidamente di fronte alla giustizia” ha dichiarato Amnesty International. Le foto dei quattro giovani con i volti tumefatti per le botte e le torture ricevute hanno fatto nei giorni scorsi il giro del mondo, dopo la pubblicazione delle immagini su alcuni siti istituzionali da parte delle autorità elleniche che hanno in questo modo voluto rivendicare gli arresti. Non prima di aver tentato di ritoccare e ripulire le istantanee a colpi di Photoshop, per cercare di cancellare parte delle prove dei pestaggi che comunque sono apparsi evidenti. Il “lavoro” di ripulitura delle foto infatti è stato fatto così male e di fretta che l’operazione è diventata un vero e proprio boomerang per il governo Samaras e in particolare per il ministero degli interni di Atene. Nel tentativo maldestro di cancellare le ferite più gravi gli improvvisati tecnici della polizia hanno completamente stravolto il viso di uno dei quattro giovani, mentre ad un altro hanno schiarito i capelli biondi così tanto da farli diventare quasi bianchi. E non è quindi bastato impedire ai quattro arrestati di contattare famigliari e avvocati per 24 ore, aspettando che le ferite provocate si rimarginassero almeno un po’.

Nel tentativo di salvare il salvabile la polizia ha affermato poi che i quattro sarebbero stati feriti nel corso dell’arresto e il ricorso alla forza si sarebbe limitato al necessario. Una versione poco credibile e smentita immediatamente. Medici e i familiari, infatti, hanno da subito denunciato che il brutale pestaggio è avvenuto proprio durante e subito dopo la detenzione, quando gli agenti hanno voluto punire gli arrestati per la matrice politica antisistema dei loro presunti crimini.

Uno degli arrestati, il ventenne Nikos Romanós, ha dichiarato: «I miei motivi erano politici. Considero me stesso prigioniero di guerra. Non mi considero una vittima. Non voglio querelare i poliziotti che mi hanno picchiato. Desidero che il mio maltrattamento sensibilizzi le coscienze dei cittadini».

Non è la prima volta che alcuni giovani vengono torturati dalla polizia. Nell’ottobre 2012, 15 manifestanti antifascisti avevano denunciato di essere stati torturati all’interno degli uffici del quartier generale della Polizia di Atene, il GADA, dopo il loro fermo durante una manifestazione antifascista nelle vie della capitale.

Fonte:  contropiano.org (organizzazione comunista italiana)

Ecco l’inizio di un breve articolo che Barbara Spinelli ha pubblicato tre giorni fa, facendo capire qualcosa (ma senza spiegare un bel nulla, il consueto minuetto della sinistra nobile e miope): “I prìncipi che ci governano, il Fondo Monetario, i capi europei che domani si riuniranno per discutere le future spese comuni dell’Unione, dovrebbero fermarsi qualche minuto davanti alla scritta apparsa giorni fa sui muri di Atene: “Non salvateci più!”, e meditare sul terribile monito, che suggella un rigetto diffuso e al tempo stesso uno scacco dell’Europa intera. Si fa presto a bollare come populista la rabbia di parte della sinistra, oltre che di certe destre, e a non vedere in essa che arcaismo anti-moderno”.
Barbara Spinelli (http://www.blitzquotidiano.it/frase-del-giorno/barbara-spinelli-democrazia-scomparsa-agenda-monti-1437036/), “Se anche Keynes è un estremista”, La Repubblica, 6 febbraio 2013

Ecco come il sito di Le Monde, il più autorevole quotidiano francese comunicava la notizia con un pezzullo che, se non altro, avrebbe potuto incuriosire qualcuno:

La Grecia e il Portogallo devono uscire dall’Euro: la teoria di Hans-Werner Sinn

Non ce la fanno più, in Grecia. Non ci riescono e non riusciranno mai a riprendersi. Per questo, l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, da sempre contrario agli aiuti, è sempre più convinto che la Grecia e il Portogallo debbano temporaneamente uscire dall’euro, svalutare le proprie monete del 30-40% e diventare così più competitive, ridando ossigeno alle loro economie e all’occupazione. Secondo Sinn, infatti, le politiche di austerità imposte dall’Europa non miglioreranno la situazione in questi Paesi, con il rischio che prima che arrivi la ripresa scoppino guerre civili. Solo se l’Eurozona accettasse l’uscita temporanea di uno stato membro, allora si potrebbe evitare il peggio.

Un’altra risposta alla crisi greca arriva dal capo divisione “business treasury, global banking & markets” del Royal Bank of Scotland, Moorald Choudhry, che ritiene necessaria la totale cancellazione del debito ellenico.

In Usa sono venuti a saperlo leggendo il Huffington Post on line, ripreso anche dal Wall Street Journal e dal canale televisivo Bloomberg che ha fatto un servizio sulla situazione greca. Da noi niente.

Ecco l’articolo apparso sul media statunitense, tradotto in italiano:

Grecia: Quanto tempo ancora per la Giunta?

una piccola panoramica di cosa succede in Grecia, solo temporanemanete fuori dai riflettori…

di Bill Frezza, HUFF POST  – Si dice spesso che per avere un assaggio del nostro futuro dovremmo studiare le lezioni del passato. Oppure possiamo osservare il destino di coloro che camminano a pochi passi davanti a noi, nella strada che sembriamo destinati a compiere. Prendete la Grecia…

Gli sfortunati Greci sono riusciti a tenersi fuori dalle prime pagine dei giornali per un paio di mesi, ma la pentola in ebollizione della politica greca non ha smesso di bollire. Miseria diffusa e disperazione alimentano l’illegalità e la violenza. La sensazione che il paese sta cadendo a pezzi sta portando i partiti politici estremisti, sia di sinistra che di destra, a vomitare una retorica apocalittica e a riempire inesorabilmente il vuoto lasciato dal centro, screditato e al collasso.

Leggete le storie di tutti i giorni che compaiono sulla stampa greca (che si potrebbero trovare solo sepolte nelle ultime pagine dei giornali americani) e senza dubbio vi chiederete: “Fino a quando questa gente fiera sopporterà un tale degrado?”

CRISI DELLA GRECIA – Per combattere il contrabbando e l’esplosione dell’evasione fiscale, il governo greco ha aumentato le tasse sul gasolio per il riscaldamento domestico del 50 per cento. Con sorpresa di nessuno (tranne quelli che credono che le tasse non influenzano il comportamento), le vendite di gasolio per riscaldamento sono crollate del 75 per cento: otto greci su 10 sono passati alle stufe a legna. Questo ha fatto esplodere un buco di 400 milioni di euro sulle previsioni del gettito dell’imposta.

E da dove stanno prendendo tutto questo legno i Greci?
Stanno tagliando le foreste. Gli ambientalisti sono furiosi, mentre intere colline vengono spogliate. E’ stato anche riferito di un antico e venerato albero d’ulivo, sotto le cui fronde Platone insegnava ai suoi studenti, scomparso una notte per essere bruciato in qualche camino greco.

E dove è che va tutto quel fumo? Nell’aria vicino a Atene, che è diventata così carica di fuliggine e di smog che le autorità sono in allarme per il rischio di una crisi di sanità pubblica. La soluzione proposta? Il governo sta promuovendo l’uso di moderne, ecocompatibili stufe a legna!

Gli scioperi sono all’ordine del giorno, cosa che non dovrebbe essere sorprendente, dato che molti scioperanti non vengono pagati nemmeno quando si presentano al lavoro. La disoccupazione ha superato il 26 per cento, mentre la Grecia fa a gara con la Spagna per l’onore di essere al top del disastro economico europeo. La disoccupazione giovanile ha superato un incredibile 55 per cento. I capifamiglia anziani e di mezza età non vedono speranza per il futuro, e i suicidi sono schizzati alle stelle. Il club del baratto sta sostituendo la moneta, come i Greci riscoprono il vero significato del denaro. E mentre il mercato nero sta facendo un lavoro ammirevole per prevenire la fame, le conseguenze sulle entrate fiscali sono così disastrose che il governo sta considerando di vietare le operazioni in contanti superiori a 500 euro, per costringere i cittadini a utilizzare carte di credito o altri metodi di pagamento tracciabili.

Una serie di piccoli attentati e attacchi incendiari hanno scosso Atene. Bande di teppisti armati di bastone hanno preso di mira gli immigrati e le minoranze con pestaggi in corsa. Hanno sparato attraverso le finestre dei politici caduti in disgrazia. Un gruppo di guerriglia urbana il cui nome si può tradurre come “Circolo dei Fuorilegge/ Nucleo della minoranza militante fuorilegge”, rivendica attentati contro giornalisti colpevoli di difendere la politica del governo. Raramente ci sono degli arresti per questi reati.

Quanto tempo passerà prima che a qualcuno venga l’idea intelligente di mettere in scena un incendio del Reichstag?

Studiate il carattere greco e vi troverete un intreccio inesplicabile di contrasti. Da un lato, si rappresenta la caricatura di gente pigra, scansafatiche, evasori fiscali che sorseggiano ouzo con gli amici nella taverna, pagati per un lavoro del governo trovato dallo zio. D’altra parte, il greco ha uno spirito combattivo così feroce che anche Hitler lodò l’abilità marziale dei Greci: “Per amore della verità storica devo testimoniare che i greci, tra tutti gli avversari che ci hanno affrontato, hanno combattuto con grande audacia e disprezzo della morte.”

Chiunque ritiene che la situazione ormai fuori controllo della Grecia si concluderà in pace sta sognando. Non vi è alcun piano credibile per una ripresa economica. Il PIL greco sta implodendo. Le multinazionali stanno levando le tende, a volte vendendo le loro operazioni greche a un euro solo per uscirne. Nessun investitore straniero sano di mente metterebbe i soldi in un nuovo business lì, e gli imprenditori locali che cercano di farlo, di solito restano strangolati in un groviglio di burocrazia che nessuna mazzetta può districare. L’industria del turismo è ancora appesa a un filo, ma quando scioperi e violenze oltrepasseranno la soglia di fastidio e le prime notizie di vittime straniere arriveranno ai titoli dei giornali, i turisti internazionali rapidamente andranno altrove.

E così la pentola a pressione bolle e l’orologio fa tic tac.

Articolo originale: Greece: How Long Until Junta? (http://www.huffingtonpost.com/bill-frezza/how-long-until-junta_b_2542993.html)

Ecco un articolo apparso in Italia, in rete, che non ha avuto alcuna eco né diffusione.

Allarme bilancio per la Grecia in recessione

di:  Andrea Perrone (http://www.rinascita.eu/index.php?action=search&q=Andrea+Perrone&dove=f) a.perrone@rinascita.eu

È sempre critica la situazione economica della Grecia per l’aggravarsi dei conti pubblici, mentre proseguono le manifestazioni di tutte le categorie per opporsi alle manovre lacrime e sangue decise dal governo ellenico e imposte dalla troika dell’usura internazionale (Ue-Bce-Fmi).
L’allarme sui conti del Paese è partito direttamente dal ministero delle Finanze greco che ha rivelato una decisa diminuzione degli introiti nel mese di gennaio. Secondo informazioni infatti dello stesso dicastero, le entrate si sono ridotte del 7% rispetto all’obiettivo fissato e del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’ammanco, secondo le fonti, ha raggiunto quota 305 milioni di euro ed è dovuto soprattutto alla diminuzione delle entrate dell’Iva, ridottesi del 15% per effetto del calo del giro degli affari e del consumo del gasolio da riscaldamento. Un segnale molto chiaro del livello raggiunto dalla crisi economica frutto dell’austerità e della conseguente recessione che strozza famiglie e imprese elleniche. A questo si aggiunge la difficile situazione sociale che rappresenta una vera e propria polveriera a causa della disoccupazione record in aumento crescente, pari al 26,8%, mentre quella giovanile tocca addirittura il 56,6%.
Nel Paese intanto proseguono senza sosta le proteste di moltissime categorie, fra cui quelle degli agricoltori e dei portuali. Tensioni e parapiglia alle manifestazioni degli agricoltori. Migliaia di persone si sono messe in coda, davanti a una sede ministeriale ad Atene, per approfittare della distribuzione gratuita di cibo voluta dagli stessi agricoltori decisi a protestare contro gli alti costi di produzione. A questo scopo i coltivatori hanno chiamato a raccolta pensionati, indigenti e disoccupati per riempire i loro sacchetti di frutta e verdura, e in questo modo condannando la politica di austerità e recessione voluta dal governo del primo ministro conservatore Antonis Samaras. E se gli agricoltori non intendono cedere anche i portuali sono sul piede di guerra, pronti a tutto. Dopo giorni di sciopero, per tutta risposta però il governo ha inviato le forze del’ordine in tenuta antisommossa sui moli del porto del Pireo. I contadini delle isole dal canto loro hanno dato l’assalto ai traghetti per obbligarli a levare le ancore e non far marcire i prodotti raccolti dalle loro terre. Nel frattempo mentre gli agricoltori protestavano anche i marittimi facevano sentire la loro voce, con uno sciopero generale attraverso il quale chiedevano gli arretrati e si opponevano con decisione alla riforma del settore, che li potrebbe danneggiare irrimediabilmente. A impugnare la bandiera della protesta nei porti del Pireo sono ormai da alcuni giorni con una serrata senza sosta proprio i marittimi ellenici. Le loro richieste si fondano sul pagamento immediato degli stipendi arretrati, visto che molti armatori approfittano della crisi che attanaglia il Paese per rallentare il pagamento del loro compenso mensile, e, soprattutto, per la decisa opposizione alla riforma avviata dal governo che prevede la liberalizzazione del settore, tanto più che la flotta della capitale ellenica rappresenta la prima industria del Paese in grado di generare ben il 16% del Prodotto interno lordo.

Ma le misure di austerità e di stampo iperliberista rischiano di far chiudere molti istituti come il Pammakaristos, che ospita ben 130 tra bambini e adulti affetti da disabilità mentale. Il taglio del 62% dei fondi pone un grande punto interrogativo sul loro futuro e su quello delle loro famiglie che non sono in grado di accudirli a tempo pieno, 24 ore su 24. a questa già difficile situazione si aggiunge il mancato pagamento degli stipendi e una riduzione degli stessi per i 50 impiegati che si prendono cura dei piccini, molti dei quali soffrono di una grave sindrome, l’autismo, che provoca alterazioni nella comunicazione e nei rapporti sociali. Difficile risulta essere anche la situazione economica di questi lavoratori che non ricevono uno stipendio da cinque mesi. In più la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare a causa dell’offerta da parte delle istituzioni di 11 euro al giorno a disposizione dell’Istituto per ogni assistito. Cifra questa assolutamente bassa per coprire le spese di pasti, personale medico e scolastico. Per quanto sta accadendo in Grecia e altrove nell’Eurozona bisogna come sempre ringraziare i tecnocrati di Bruxelles e i banksters dell’usura internazionale che stanno facendo di tutto per arricchirsi a piene mani dalla crisi da loro innescata.

Consiglio a tutti di leggere un lunghissimo, esaustivo articolo del Prof. Eric Toussaint, docente di Scienze Politiche all’Università di Liegi e ordinario di Storia moderna e contemporanea presso l’università di Sorbona a Parigi, nonché Presidente del Comitato per l’Annullamento del Debito del Terzo Mondo e membro del CAIC (Commissione presidenziale di controllo integrale del credito pubblico) in Francia.
(lo trovate qui: Link: http://www.investireoggi.it/economia/la-grecia-verso-il-default-uscire-dalleuro-per-non-morire/#ixzz2KJqp1U6c   “Grecia-Germania: chi deve a chi? Creditori protetti, popolo greco sacrificato” di Eric Toussaint).

E’ un intervento molto lungo e tecnico ma ritengo che sia utile per chiunque abbia la curiosità, la pazienza, il tempo, l’energia e la passione civica europea di voler capire che cosa è accaduto in Grecia e che cosa sta accadendo. Questo intervento, il professore lo ha pubblicato sul suo sito in data 16 novembre 2012, alla vigilia del default greco, inviandolo anche alla BCE e al Consiglio d’Europa.. Ma all’ultimo momento (naturalmente senza che nessuno di noi sapesse nulla) hanno deciso di “salvare” la Grecia, lo scorso dicembre, ovverossia hanno dato altri 16 miliardi di euro d’aiuto che hanno portato il totale debito a 350 miliardi di euro, superiore del 152% al pil greco, il che vuol dire che “tecnicamente” non potranno mai pagare nulla. Di quei 16 miliardi avuti, 15 sono stati versati immediatamente per pagare gli interessi consolidati sul debito pregresso, consentendo in tal modo alle banche tedesche, francesi e italiane di poter presentare  dei bilanci in attivo.

Ecco che cosa si sono inventati, detto in massima sintesi:

le banche europee sono al collasso, tutte; la Grecia e il Portogallo sono diventate fondamentali per organizzare un giro di fatture contabili da accreditare al sistema bancario europeo; si comportano nel seguente modo: la BCE presta 10-20 miliardi alla Grecia all’interesse ufficiale dell’1%, sostenendo che così si riprende; il governo si prende la sua bella tangente e ringrazia; il giorno dopo fa un bonifico e usa quei soldi per pagare gli interessi alle banche private europee che è calcolato in un originale 9% al quale va aggiunto il successivo 12% per il ritardo e poi aumentato di altri interessi per via di un meccanismo matematico-finanziario che si chiama “anatocismo” che significa il calcolo del debito di interesse sull’interesse non pagato in modo tale da raggiungere una cifra vertiginosa perché gli interessi si sommano in progressione geometrica. In tal modo, le banche europee possono mostrare bilanci in profitto relativi a soldi che NON hanno avuto dalla BCE e che vengono iscritte in bilancio come se fossero guadagni di esercizio. La BCE applaude e dice: “ma voi banche siete solidissime, allora vi presto dei soldi perché avete i conti a posto”. Se la Grecia e il Portogallo dichiarano di non pagare più, le banche europee di ogni singolo paese sono costrette a vedersela con i propri debiti VERI, quelli non immessi in bilancio. Quindi loro (compresi noi italiani) devono a tutti i costi mantenere in vita il sistema bancario greco-portoghese, per evitare che falliscano MPS, Unicredit, Societè General, Dredsner Bank, Santander, ecc.

E la Grecia e il Portogallo affondano senza nessuna speranza MAI di potersi riprendere. Le persone, le esistenze degli esseri umani coinvolti in questo giochetto non contano, non vengono prese in considerazione.

Noi italiani le abbiamo sulla nostra coscienza, è inutile girarci intorno.

Noi italiani, come nazione e come stato, stiamo affamando, affondando e distruggendo due paesi, la loro popolazione, con l’unico obiettivo di nascondere i nostri debiti, pensando di poterla far franca, senza capire che si tratta soltanto di questione di tempo.

Il che, oltre a essere stupido e criminale, è infantile e perdente.

E’ come pagare uno strozzino indebitandosi con un altro strozzino.

Io non voglio avere sulla coscienza le vite di milioni di greci e portoghesi per consentire ai miei concittadini di guardare il festival di Sanremo così ricco e pieno di allegri e costosissimi cotillons..

Trovo, tra l’altro, ignobile l’attività di censura imposta dall’Unione Europea su ciò che sta accadendo in Grecia, perché a Bruxelles sono terrorizzati all’idea che possa scattare un fenomeno di emulazione.

Così come trovo davvero surreale che si parli di budget dell’Europa senza far menzione del fatto che un paese membro dell’euro è collassato e sono alla vigilia di una esplosione di violenza sociale che non sono più in grado di poter contenere.

Neppure il minimo accenno.

Che cosa c’è da fare, dunque?

Sapere e avere il coraggio di informarsi.

Capire che i partiti attualmente candidati (PD PDL Udc Lega Nord  Monti lista civica) sono intercambiabili e complici di questo meccanismo. Lo hanno fatto in Grecia, lo stanno facendo in Portogallo, lo faranno anche da noi e in Spagna.

Votare per loro, vuol dire contribuire ad aumentare le possibilità che si realizzi il loro piano.

L’immagine che vedete in bacheca è relativa a una pietra miliare della nostra civiltà: è un antico teatro greco dove è nata e si è sviluppata la tragedia greca.

Ci dormono oggi i senzatetto il cui numero è in gigantesco aumento.

I turisti non ci vanno più perché il ministero lo ha chiuso al pubblico trasformandolo in un dormitorio pubblico del disagio collettivo.

La trovo una immagine agghiacciante.

Questa è l’immagine che l’Europa esporta nel mondo.

Non si può rimanere indifferenti dinanzi a tutto ciò.

E a chi chiede: “ma io che cosa posso fare?” non posso che rispondere: “puoi molto, puoi moltissimo: puoi non votarli più”.

Perché se i loro suffragi crollano e il sostegno elettorale del popolo italiano verrà loro meno, allora, saranno inevitabilmente costretti a rifare i conti, rivedere le loro posizioni, cambiare rotta.

E così, nel nostro piccolo, avremmo dato un contributo anche ai greci e ai portoghesi.

Si tratta di coniugare intelligenza a solidarietà attiva.

Questo vuol dire essere davvero europei.

A questo serve la Cultura: a ricordarci come si fa  sentirsi semplicemente Umani.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/02/amnesty-international-denuncia-il.html
10.02.2013

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fonte comedonchisciotte.org

L’IGNOBILE SFRATTO – Peter Pan onlus: la testimonianza di Giulia

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fonte immagine

Peter Pan onlus: la testimonianza di Giulia

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di | 11 febbraio 2013

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Sulla vicenda della lettera di sfratto che l’ente regionale Ipab Irai ha inviato all’associazione Peter Pan, la onlus che mette a disposizione delle famiglie con bambini malati di cancro alloggi vicini all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, si è scritto molto. La lettera inviatami da questo papà, che ho avuto l’autorizzazione di pubblicare, racconta più di mille parole. A breve verrà  reso noto l’esito dell’incontro tra i vertici dell’Irai e l’associazione Peter Pan convocati in Regione.

Cara Manuela,

ci tengo però a farti capire cosa significa Peter Pan in un mondo fortunatamente sconosciuto ai più, quello di un bimbo malato di cancro. Comincerei da maggio 2006 esattamente il giorno 13. Nasce Giulia, la mia Giulia, la tanto attesa e cercata Giulia. Circa otto mesi dopo abbiamo notato un riflesso strano nell’occhio sinistro e poiché un nostro caro amico di famiglia è oculista abbiamo pensato di parlare con lui per un parere. Ricordo ancora la sua faccia, il suo tremore quando mi ha detto “Daniele, la cosa è seria devi portare Giulia a Roma per un controllo più specifico.
Partimmo dalla Valtellina il giorno dopo diretti a Palidoro, vicino Roma, dove ci attendeva Il dott. Romanzo e l’allora primario Dott. Vadalà. Ancora frastornati del viaggio non era ben chiaro cosa ci stesse accadendo. In breve tempo fu chiara la diagnosi: Retinoblastoma, un tumore della retina. Giulia fu giudicata ascrivibile a un programma di conservazione dell’ occhio ma doveva cominciare ad assumere farmaci chemioterapici. Quindi ci trasferimmo da Palidoro a Roma, reparto di Oncologia Pediatrica. Sembrava di vivere in un film solo che i protagonisti eravamo noi. Il pensiero più ricorrente era Giulia, portarla fuori di li guarita, ma come? E poi il lavoro, le spese da sostenere per dormire, come fare a gestire tutte queste cose? volevo trovare una casa in affitto nei pressi dell’ospedale, anche a costo di vendere quella di proprietà. Proprio mentre pensavo queste cose, guardavo mia moglie che abbracciava Giulia con le lacrime agli occhi e mi rendevo conto che era impossibile farcela soli. Non ne ero capace non riuscivo neanche a proteggere la mia famiglia. Improvvisamente arriva una signora in reparto, credo si chiamasse Maria Grazia. Mi chiamò per nome, anzi mi chiamò così “papà di Giulia”, risposi “sì?” e lei ci invitò ad andare a vedere quella che sarebbe stata la nostra stanza presso l’associazione Peter Pan. Io le chiesi chi fosse e lei mi rispose un’amica, una vostra amica. Lasciammo Giulia con mia suocera e andammo. Quando entrammo tutti ci salutarono, mi accolse Barbara, cara Barbara, che mi portò nella stanza a noi assegnata dove trovammo altri volontari che stavano igienizzando tutto. Chiesi di poterlo fare io, non mi sembrava giusto che un uomo di 60 anni pulisse la stanza al mio posto e lui, con sorriso, mi rispose “tu pensa a Giulia“. Da allora in avanti Peter Pan è stata la nostra casa, pensa ce le foto del primo compleanno di Giulia le abbiamo scattate li. Peter Pan le ha organizzato anche la festa, una bella torta, un regalo, mentre la presidente Gianna cantava “Ma sì che va, ma sì che va, ma sì che va, che va..!”. Io da Peter Pan mi sentivo protetto ho avuto la grande fortuna di conosce grandi bambini, con tanti di loro ho giocato e mi sono anche divertito. Tanti di loro non sono più tra noi, tanti ancora lottano, tanti sono guariti. Quanti ricordi e quanti pianti insieme ai tanti papà nel giardinetto la sera, quando i bimbi andavano a dormire e noi, finalmente, potevamo tirare fuori le nostre paure le nostre debolezze. Come descrivere la grandezza di quello che fa Peter Pan?

Daniele

Trovate qui la lettera di Giulia, che adesso ha sei anni. La riporto non tanto per rendere enfatica una vicenda che non ne ha bisogno, ma perché papà Daniele che me l’ha inviata, mi ha detto che Giulia sarebbe davvero orgogliosa se qualcuno la pubblicasse.

Dimissioni Papa, le ‘profezie’. L’Osservatore: ‘Già decise da molti mesi’ / Da adesso al Conclave, ecco cosa accade

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Dimissioni Papa, le ‘profezie’. L’Osservatore: ‘Già decise da molti mesi’

Il quotidiano di Città del Vaticano scrive che la scelta di Benedetto XVI è arrivata “dopo il viaggio in Messico e a Cuba (dal 23 al 28 marzo 2012, ndr)”. Più di un anno fa, inoltre, sul Fatto e su Libero, erano emerse altre notizie che avevano preannunciato la fine del suo pontificato. Ipotesi poi confermata anche dal vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi

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Per il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, le dimissioni del Papa sono state una “sorpresa”. Ma l’Osservatore romano, quotidiano della Santa Sede, scrive al contrario che “la decisione del Pontefice è stata presa da molti mesi”. Più esattamente “dopo il viaggio in Messico e a Cuba (dal 23 al 28 marzo 2012, ndr) in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere, avendo ‘ripetutamente esaminato’ la propria coscienza ‘davanti a Dio‘, a causa dell’avanzare dell’età”. Il direttore del quotidiano Gian Maria Vian sottolinea che si tratta di una”decisione umanamente e spiritualmente esemplare, nella piena maturità di un pontificato che, fin dal suo inizio e per quasi otto anni, giorno per giorno, non ha smesso di stupire e che certo lascerà una traccia profonda nella storia. Quella storia che il Papa legge con fiducia nel segno del futuro di Dio”. Quello di oggi, prosegue, “è un avvenimento senza precedenti, e che di conseguenza ha subito fatto il giro del mondo” anche alla luce della consapevolezza “che il cardinale Ratzinger non ha in alcun modo cercato l’elezione al pontificato, una delle più rapide nella storia, e che l’ha accettata con la semplicità propria di chi davvero affida la propria vita a Dio”. Ma l’Osservatore romano non è l’unico a spiegare che la decisione risale a molti mesi fa.

A febbraio 2012 Il Fatto quotidiano aveva riportato il contenuto di un appunto anonimo consegnato a gennaio 2011 dal cardinale Castrillòn alla segreteria di Stato e al segretario del Papa, che riferiva quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre 2011 durante alcuni colloqui in Cina. “Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere“, si legge. Un riferimento al tempo che rimane “da vivere” che forse è da intendersi in senso figurato, ovvero in relazione al periodo che Benedetto VXI avrebbe ancora occupato sul trono pontificio. “Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. Gli interlocutori cinesi probabilmente hanno frainteso il messaggio e “hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Papa”. Tra i nomi dei successori c’era anche quello di Angelo Scola, ma all’epoca queste parole erano considerate da Lombardi “talmente incredibili” da non poter essere commentate.

Oltre al documento pubblicato dal Fatto, anche il giornalista Antonio Socci su Libero aveva anticipato la volontà di Ratzinger di ritirarsi a seguito dello scandalo Vatileaks e delle sue condizioni di salute. Il 24 settembre 2011 in un’articolo pubblicato sul quotidiano, prevedeva le dimissioni entro aprile 2012, “allo scoccare dei suoi 85 anni”. Il suo passo indietro in realtà è avvenuto quasi un anno dopo, ma Socci, intervistato da Huffington Post Italia spiega di avere ricevuto nel 2011 “la notizia da fonti diverse e indipendenti dall’altro. Quando aveva osservato analiticamente la possibilità delle dimissioni nel suo libro intervista con Peter Seewald, spiegò che non sarebbero state comprensibili con la Chiesa nella tempesta. Un mese dopo scoppiò Vatileaks. Probabilmente non ritenne opportuno dimettersi in quel momento, sarebbe sembrata come una fuga. La decisione di dimettersi è stata congelata. Poi un mese fa è arrivata la grazia al maggiordomo Gabriele“.

Una posizione condivisa anche dal vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi che a febbraio 2012 era intervenuto a Un giorno da pecora su Radio 2 per confermare l’intenzione di Ratzinger di dimettersi, ma prendendo le distanze dall’ipotesi di un attentato contro il Papa (la versione del messaggio di Romeo secondo l’interpretazione dei cinesi, ndr). “Benedetto XVI è molto stanco basta vederlo – aveva detto – è uno abituato agli studi, non a un ruolo pubblico. E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia, potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa”. Quanto alla notizia del ‘complotto’ pubblicata dal Fatto, Bettazzi aveva detto: “Penso sia un sistema per preparare l’eventualità delle dimissioni. Per preparare a questo choc, perché le dimissioni di un Papa sarebbero uno choc, cominciano a buttare lì la cosa del complotto“.

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fonte ilfattoquotidiano.it

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PAPA BENEDETTO XVI

Da adesso al Conclave, ecco cosa accade

Accompagnerà la sua Chiesa, «nel pieno delle sue funzioni e del suo servizio» fino alle 20 del 28 febbraio. È stato padre Federico Lombardi a far notare che nella dichiarazione pubblica dopo il Concistoro, Benedetto XVI “ha anche indicato il minuto esatto da cui vige la situazione di sede vacante”. Da quel momento – ha spiegato il responsabile della Sala stampa vaticana  – e cioè di fatto dal 1° marzo, inizia il periodo di sede vacante, che è definito dal punto di vista giuridico dal Codice di diritto canonico e dalla Costituzione apostolica Universi dominici gregi, voluta da Giovanni Paolo II, che “avevamo studiato e seguito in occasione del termine del pontificato precedente”.

A marzo, dunque, ci sarà il Conclave, e “probabilmente per Pasqua avremo il nuovo Papa”. A norma delle leggi canoniche il 28 febbraio alle ore 20 decadranno il Segretario di Stato e tutti i capi dei dicasteri vaticani. Resteranno per l’ordinaria amministrazione solo il Camerlengo, che è l’attuale segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano che non entrerà in Conclave avendo più di 80 anni, e tre sole figure dell’attuale Curia: il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Giovanni Becciu, il penitenziere Manuel Monteiro de Castro, e il vicario di Roma Agostino Vallini.

Il conclave dovrebbe quindi tenersi a marzo”, e “in questo mese ancora avremo il piacere di ascoltare il Papa e la sua voce di pastore in occasione degli angelus e delle udienze e di altri appuntamenti”, ha detto stamattina padre Federico Lombardi. Il Pontefice per le prossime settimane, fino al giorno delle dimissioni, proseguirà nei consueti appuntamenti.

Saranno 117 i cardinali che eleggeranno il nuovo Papa nel prossimo mese di marzo. Al momento infatti i cardinali con emeno di 80 anni sono 118, ma l’ucraino Husar supererà la soglia il 26 febbraio e dunque resterà fuori dalla Cappella Sistina, così come non entreranno in Conclave il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano e il sottodecano Roger Etchegaray, ultraottantenni. Aboliti i modi di elezione detti per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, la forma di elezione del Romano Pontefice “sarà unicamente per scrutinium, come ha deciso Giovanni Paolo II nella costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che ha profondamente innovato la procedura per eleggere il Papa.

 

Annalisa Guglielmino
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Arriva «Big Snow»: neve fino a martedì mattina. Allarme acqua alta a Venezia

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ANCORA EMERGENZA NEL SUD ITALIA

Arriva «Big Snow»: neve fino a martedì mattina Allarme acqua alta a Venezia

Neve e gelo al Nord. Fiocchi su Milano, Torino, Genova. Treni regolari, voli ridotti tra Linate e Fiumicino

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Neve e temperature polari sull’Italia. I fiocchi hanno iniziato a scendere da lunedì mattina anche al Nord. Sin dalle prime ore dell’alba la neve è caduta su Torino, Milano e Genova. Imbiancate anche alcune zone della Sardegna. Per le prossime ore è attesa un’intensificazione dei fenomeni. In serata, la neve inizierà a trasformarsi in pioggia sull’alto Adriatico. Nella notte anche sulla pianura veneta, sull’est della Lombardia e sulla pianura emiliana si tratterà di neve mista a pioggia per effetto dei venti di Scirocco. Secondo le previsioni del centro Epson meteo continuerà invece a nevicare fino in pianura al Nordovest (alto Piemonte, Lombardia occidentale ed entroterra ligure). Tra sera e notte continueranno a insistere le piogge sul medio-basso Tirreno e si attendono forti temporali su Lazio, Campania e Sicilia. A Venezia è attesa per la notte una marea eccezionalmente alta, che potrebbe addirittura superare la quota dei 140 cm.

PERICOLO GHIACCIO L’intensa perturbazione si sposterà gradualmente verso il meridione, per poi allontanarsi definitivamente solo alla fine di giovedì. Nel frattempo le temperature massime tenderanno ad aumentare, mentre nelle prossime notti le temperature minime scenderanno sottozero favorendo la formazione di ghiaccio al suolo in molte zone del Centronord.

CIRCOLAZIONE Sulla rete ferroviaria nazionale il traffico dei treni è pressoché regolare – solo alcuni treni regionali ridotti in Toscana e in Liguria, fanno sapere le Ferrovie dello Stato, sottolineando che «la circolazione dei treni avviene secondo quanto previsto dai Piani neve e gelo, attivi già da ieri sera». Ridotti per cautela, come già annunciato domenica, alcuni voli, soprattutto tra Fiumicino e Linate.

AL SUD La situazione più pesante si registra nell’Italia meridionale: la perturbazione precedente a quella in arrivo ha scaricato abbondanti nevicate su buona parte del Centro-sud con punte di 3 metri sulla Sila. Una «spruzzata» di neve anche alle porte di Roma, dove per qualche minuto i fiocchi sono caduti nella zona dei Castelli. Le Ferrovie dello Stato hanno attivato il piano neve, convocando l’unità di crisi. Diramato lo stato di allerta in diverse regioni coinvolte dal maltempo.

LOMBARDIA – Neve in pianura, a Milano e in parte della Lombardia. Il Comune del capoluogo lombardo ha fatto appello a usare i mezzi pubblici. La Prefettura ha emanato il divieto di circolazione per i mezzi pesanti. Per le prossime ore è attesa un’intensificazione dei fenomeni. Sono circa 200 i volontari della Provincia di Milano operativi sul territorio per fronteggiare l’emergenza neve.

LIGURIA – Stato di massima allerta in Liguria diramato dalla Protezione civile: nevica su tutta la regione, anche sulla costa. Grazie alla pioggia caduta durante la notte, al momento la neve non attecchisce al suolo e i disagi sono relativamente contenuti. Ferrovie: ha circolato l’85% dei treni. Nevica moderatamente sulla linea Savona – Genova, con accumuli di neve fino a 10 cm; nell’entroterra ligure, sulla linea Genova – Arquata e Genova – Ovada, la neve ha raggiunto i 15 cm.

PIEMONTE – La neve è caduta fino a 60 centimetri in Piemonte. Lo rileva l’Arpa, che ha registrato massimi di 50-60 cm sulle Alpi marittime orientali, 30-40 cm di neve fresca sui settori meridionali, «mentre sui restanti settori alpini i quantitativi sono stati sensibilmente minori». In pianura sono caduti 20 centimetri sull’astigiano, 10-15 centimetri tra cuneese e torinese e 5 centimetri sulle pianure a nord del Po. «Nelle prossime ore – scrive l’Arpa – i picchi più intensi si registreranno su zone montane e pedemontane comprese tra Alpi marittime e Appennino, Langhe e basso Monferrato. I quantitativi di neve attesi varieranno tra 10-20 centimetri sul settore settentrionale della regione e 20-30 centimetri su pianure e fasce collinari di cuneese, astigiano e alessandrino». Esiste il pericolo valanghe.

TOSCANA – Lucca, Pistoia e Siena imbiancate, qualche fiocco anche ad Arezzo e a Massa. In Toscana, la neve è caduta copiosa soprattutto nella provincia di Pistoia dove quasi tutte le scuole sono rimaste chiuse. Abbondanti anche le nevicate nella provincia di Lucca e neve fino nell’entroterra della Versilia. A Firenze, il nevischio ha lasciato il posto all’acqua. Sono previsti rovesci nelle prossime ore. Parzialmente ridotta, causa neve, l’offerta di treni regionali, in particolare sulla Viareggio-Pistoia-Lucca. Complessivamente però ha circolato il 90% dei treni. Nevica intensamente sulla linea Lucca – Aulla, sulla Pontremolese e sulla Aulla – Parma. Nevica moderatamente sulla Firenze – Viareggio, tra Pistoia e Lucca e sulla Faentina.

EMILIA ROMAGNA – Nelle campagne emiliane, circa tremila trattori degli agricoltori della Coldiretti sono stati mobilitati per garantire le consegne di prodotti alimentari deperibili come verdure e latte dalle aziende agricole e dalle stalle dove è peraltro necessario garantire l’alimentazione quotidiana degli animali.

UMBRIA – Nevica intensamente anche su Perugia e sulla quasi totalità dell’Umbria. Nel capoluogo regionale non si segnalano ancora problemi o difficoltà per la circolazione. Dalle prime ore di lunedì mattina – segnala la polstrada di Perugia – vengono fermati i veicoli industriali di portata superiore ai 75 quintali. Traffico ancora scorrevole sulla E45, per la quale i problemi riguardano il tratto di Sansepolcro, in provincia di Arezzo.

ABRUZZO – Gelo e neve anche al Sud. In Abruzzo la colonnina di mercurio si è abbassata sotto lo zero in tutte le città capoluogo di provincia, mentre a Campo Imperatore sul Gran Sasso la minima della notte ha raggiunto -13 gradi. Sono in corso nevicate soprattutto in Provincia dell’Aquila: sulla A24 Roma-Teramo e A25 Torano-Pescara, gestite dalla Strada dei Parchi, nevica rispettivamente nei tratti tra Carsoli-Oricola (L’Aquila) ed Assergi (L’Aquila) e tra Torano (Rieti) e Cocullo (L’Aquila).

LAZIO – Nevica da lunedì mattina anche in Ciociaria, dove la morsa del maltempo non si allenta. I fiocchi stanno cadendo nel comprensorio di montagna a nord della provincia. Primi fiocchi anche a Frosinone.

TRASPORTI – Si estendono anche i divieti di circolazione. Sull’Autostrada del Brennero è stato istituito il divieto di transito per i mezzi di peso superiore alle 7 tonnellate e mezzo in entrambe le direzioni. Il divieto – informa la Centrale viabilità di Bolzano – vale dalla Provincia di Trento sino a Modena.
Voli ridotti o ritardati all’aeroporto di Fiumicino a causa del maltempo che, da alcune ore, sta interessando, con rovesci nevosi, parte del Nord Italia, ma anche il Nord Europa. Sulla tratta Fiumicino-Milano Linate si registra il «taglio» più considerevole dei collegamenti.

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fonte corriere.it

Elezioni: botte al comizio di Ruotolo. Casa Pound “solo una goliardata”

Ah, ecco, le aggressioni fasciste adesso si chiamano ‘goliardate’…

mauro

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Elezioni botte al comizio di Ruotolo Casa Pound  solo una goliardata

Elezioni: botte al comizio di Ruotolo. Casa Pound “solo una goliardata”

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15:34 11 FEB 2013

(AGI) – Roma, 11 feb. – Insulti e sedie sono volati stamattina durante un comizio del candidato di Rivoluzione Civile alla Regione Lazio, Sandro Ruotolo. E’ successo a Civita Castellana dove il candidato governatore ha dovuto interrompere un’incontro in corso con i cittadini per l’irruzione di alcuni giovani dal volto semi coperto venuti in contatto con i presenti, che hanno poi chiamato i carabinieri.

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In una nota Casa Pound parla di “goliardica contestazione all’antidemocratico Sandro Ruotolo” decisa dopo che il candidato governatotre di RC aveva deciso di non stringere la mano all’esponente di CPI, Simone Di Stefano”.
Questi i fatti secondo quanto riferito: nella sala Pablo Neruda di Civita Castellana sta parlando un esponente della formazione politica di Antonio Ingroia, poi tocca a Ruotolo, che ha gia’ visitato l’ospedale cittadino e un’azienda di ceramiche del posto, intervenire.
Ma un gruppo di giovani “di Casa Pound” interrompe la manifestazione, “hanno i volti semicoperti, ma spiega poi lo stesso Ruotolo interpellato dall’Agi, alcuni “vengono riconosciuti dai rappresentanti locali di Rc”.

C’e’ stato un contatto, sono volate sedie e sono stati chiamati i carabinieri. Agli atti ora c’e’ la documentazione fotografica e in mano agli investigatori anche la testimonianza di chi ha riconosciuto gli aggressori. Ascoltato e’ stato lo stesso Ruotolo che ha verbalizzato la sua deposizione “Non c’e’ dialogo con chi offende e insulta e con chi, addirittura, come e’ successo in un’intercettazione, minaccia di violentare una ragazza solo perche’ ebrea” dice Ruotolo che rivendica il gesto dell’8 febbraio scorso, quando non ha voluto stringere la mano del candidato di casa Pound alla regione Lazio.
Verso chi si comporta cosi’ e’ un segno “di civilita’ non di incivilta’”, sottolinea e ribadisce l’orgoglio di essere “antifascista”

INGROIA: IL GOVERNO GARANTISCA I CANDIDATI

“Come presidente di Rivoluzione civile chiedo al ministero dell’Interno che sia garantita a tutti i candidati delle nostre liste la sicurezza e la liberta’ nel partecipare a una campagna elettorale gia’ fin troppo aggressiva e violenta nei toni” afferma in una nota il candidato premier di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia. “E’ gravissimo quel che e’ accaduto oggi a Sandro Ruotolo. Il nostro candidato alla Regione Lazio e’ stato oggetto di insulti e di intimidazioni verbali da parte di alcuni esponenti di Casa Pound che hanno fatto irruzione in sala rovesciando sedie, insultando i presenti, lanciando fumogeni e aggredendo alcuni presenti”.

“Esprimo solidarieta’ personale a Sandro Ruotolo, giornalista coraggioso che non si e’ mai fatto intimidire da mafiosi e camorristi e che, da vero partigiano della Costituzione, non ha mai piegato la schiena ad ogni forma di fascismo. Estendo l’appello anche agli altri leader politici – prosegue Ingroia – affinche’ sia garantito un clima sereno e civile nel proseguo della campagna elettorale.
Dopo la censura, quindi, anche le intimidazioni e gli atti di violenza. Non solo ci oscurano sui media ma vogliono impedirci di parlare ai cittadini minacciando i nostri candidati e interrompendo, com’e’ accaduto oggi, con atti di violenza le nostre manifestazioni Evidentemente Rivoluzione Civile fa paura”.

DI PIETRO, MAGISTRATURA INDIVIDUI RESPONSABILI

“Esprimo a nome mio e dell’Italia dei Valori totale solidarieta’ e vicinanza al nostro candidato, Sandro Ruotolo, vittima di un’aggressione vile e inaccettabile da parte di un gruppo di fascisti di CasaPound. Si tratta di un episodio gravissimo che condanniamo con fermezza e che respingiamo al mittente con forza. Ci auguriamo che la magistratura e le forze dell’ordine possano individuare quanto prima i responsabili di questo atto di violenza. Non ci lasceremo intimidire: Rivoluzione Civile proseguira’ il suo impegno a testa alta e con la schiena dritta” afferma in una nota il leader dell’Italia dei Valori e candidato di Rivoluzione Civile, Antonio Di Pietro, commentando l’aggressione nei confronti di Sandro Ruotolo ad opera di alcuni esponenti di CasaPound, avvenuta questa mattina a Civita Castellana.

ORLANDO, CONTRO RUOTOLO AGGRESSIONE SQUADRISTA

“Quella contro Sandro Ruotolo e’ un’aggressione squadrista che condanniamo fermamente”. afferma il sindaco di Palermo, firmatario del manifesto fondativo di Rivoluzione civile.
“Siamo vicini al nostro candidato al quale esprimiamo solidarieta’. Non e’ tollerabile un simile atteggiamento violento e ci auguriamo che i responsabili di questo grave gesto siano al piu’ presto consegnati alla giustizia”, aggiunge.

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fonte agi.it

Coppia gay si racconta sul palco dell’Ariston: “A Sanremo la nostra storia d’amore” / VIDEO: Legalize Love

Legalize Love, February 14th 2013


Federico NovaroFederico Novaro

Pubblicato in data 04/feb/2013

ideato e realizzato da / created and produced by: emiliano audisio, marco bottignole, umberto costamagna, lorenzo fontana, christel martinod, paola monasterolo, michelle nebiolo, federico novaro, stefano olivari

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Coppia gay sul palco dell’Ariston: “A Sanremo la nostra storia d’amore”

Nella prima serata del Festival, sul palco i due fidanzati torinesi Stefano e Federico racconteranno la loro storia prima di andare a sposarsi a New York. Il video in cui raccontavano la loro storia, pubblicato su Repubblica.it, ha convinto Fazio a invitarli 

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di MARCO MATHIEU

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TORINO “Sì, è tutto confermato: martedì sera saliamo sul palco dell’Ariston a raccontare la nostra storia. E vorremmo baciarci, come alla fine del nostro video”. Stefano (Olivari, 32 anni), e Federico (Novaro, 50) – fidanzati dal 2002 – sorridono, seduti al tavolo del loro appartamento, mentre ci spiegano come la clip in cui hanno sceneggiato la decisione di sposarsi il 14 febbraio (“nel giorno dell’amore”) a New York (“perché le leggi del nostro Paese non lo consentono”), pubblicata da Repubblica.it martedì scorso, li abbia catapultati addirittura a Sanremo.

IL VIDEO Una storia d’amore in 60 cartelli

“Fazio ci ha chiamato chiedendoci di riproporre dal vivo e in diretta televisiva quel video che avevamo realizzato per rendere pubblico un momento cruciale della nostra vita e per evidenziare un’anomalia dello Stato italiano”, dice Federico.

Una manciata di minuti a metà della prima serata del Festival, domani, per raccontare una storia d’amore e di diritti, con il rischio annunciato delle polemiche. “Ma, a scanso di equivoci, chiariamo che non riceveremo alcun compenso”, precisa Stefano. “La Rai contribuirà solo a pagare lo spostamento dei nostri due voli per New York, che avevamo già acquistato proprio per il 12”.

A 48 ore dal loro appuntamento con l’evento televisivo dell’anno Stefano – paesaggista di mestiere, dopo gli studi a Parigi – e Federico – blogger e responsabile di un sito dedicato all’editoria – raccontano “la decisione di arrivare al matrimonio, un anno fa, perché ci sembrava che il nostro rapporto meritasse un salto, e per formalizzare anche simbolicamente la nostra relazione. A New York, a differenza della Spagna, si può fare anche senza avere la residenza: compili i moduli online poi vai e aspetti un giorno, due al massimo”. Ma perché rendere pubblico questo gesto, rimbalzando tra giornali e social network? “Perché è ingiusto che non possiamo sposarci nel Paese dove viviamo, lavoriamo e paghiamo le tasse”, rispondono. “Nessuno di noi due è un attivista, però riteniamo sia assurdo l’anonimato che circonda i viaggi per i matrimoni gay all’estero, quindi abbiamo deciso di fare questo video, insieme a un gruppo di amici, sia etero, sia gay”.

Fuori c’è Torino, “dove non abbiamo mai subito episodi di fastidio, né di intolleranza”, spiegano. “Non ci nascondiamo. Ci teniamo per mano, ci baciamo in pubblico, ma nessuno si volta a guardarci o a dirci qualcosa. Forse un po’ per il carattere discreto e riservato dei torinesi”, ridono. “Ma a creare questo clima che definiremmo semplicemente “civile” ha forse contribuito il fatto che la città ospita da 25 anni il Festival del cinema gay e questo ha costretto un po’ tutti a confrontarsi e a discutere”.

Nello stesso appartamento, affacciato sul cortile di una casa di ringhiera, quartiere San Salvario, dove il video (quasi 6 minuti) da cui tutto è iniziato è stato ideato e realizzato, Stefano e Federico sostengono di voler “far passare l’idea che la questione del matrimonio gay riguarda tutti: chi è etero oggi vive un diritto monco, riservato e non condiviso. L’Italia rischia di rimanere indietro, come dimostrano le recenti leggi approvate in Francia e in Inghilterra”. Non c’è rabbia nelle loro parole, e nemmeno nei loro sguardi che si illuminano quando ricordano il passaggio del discorso di Obama per il secondo insediamento alla Casa Bianca: “Il nostro viaggio non sarà compiuto fino a che i nostri fratelli e le nostre sorelle gay non saranno trattati dalla legge come tutti gli altri”. Il viaggio e il bacio di Stefano e Federico invece rischiano di scatenare ancora più polemiche di Crozza, la cui presenza sul palco dell’Ariston è stata annunciata ieri da Fazio via Twitter.

Seduti al tavolo di casa, i due annunciati protagonisti della prima serata del Festival sorridono: “Sappiamo già che dopo il nostro passaggio a Sanremo sulla nostra storia verranno fatte speculazioni politiche e mediatiche, ma noi il giorno dopo saremo felicemente sull’aereo per New York e torneremo in Italia una settimana dopo. Sposati”.  (11 febbraio 2013)

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fonte repubblica.it