Archivio | luglio 14, 2011

Arredati due uffici dei “Ministeri del Nord” a Monza. Con mobili provenienti da Catania

Arredati due uffici dei “Ministeri del Nord” a Monza. Con mobili provenienti da Catania

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qui il video

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Buffi, questi legaioli. Cercano in tutti i modi l’ermancipazione dall’odiata Italia e l’ultima trovata è la creazione di succursali dei Ministeri al Nord (neanche fossero una catena di discount qualsiasi). Ben tre, secondo i proclami, mentre ora si scopre che a Villa Reale a Monza sono stati approntati gli uffici di due soli ministeri (quello di Tremonti latita), come dichiarato dal sindaco dell’ameno paesone. Ma la notizia che ha colpito il giornalista del CorSera (e, in fondo, anche noi) è l’anomalia della provenienza degli arredi: Scordia, in provincia di Catania. Nulla contro i mobili siciliani, per carità! Ma fa specie scoprire che i ‘padroni a casa nostra’ snobbano le tante rinomate fabbriche dei ‘brianseu’ per favorire l’economia siciliana.

Vista la canicola, che sia effetto di un colpo di sole?

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14 luglio 2011

scritto da mauro – solleviamoci

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P4, nuovo rinvio sull’arresto di Papa. Il Pdl ritira la proposta di votare contro / P4, nuove rivelazioni: «Un dossier su Woodcock per fermare l’indagine»

P4, nuovo rinvio sull’arresto di Papa
Il Pdl ritira la proposta di votare contro

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Colpo di scena in Giunta per le autorizzazioni. “Indispensabile cautela leggere tutti gli atti”, ha spiegato il relatore Sisto. Ma Castagnetti assicura: “Domani si voterà comunque”. Sull’arresto dell’ex magistrato ancora incerta la posizione leghista. Bossi: “Li terremo sulle spine”

P4, nuovo rinvio sull'arresto di Papa Il Pdl ritira la proposta di votare contro Alfonso Papa

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ROMA – Colpo di scena in Giunta per le autorizzazioni della Camera: il relatore Francesco Paolo Sisto ha ritirato la sua proposta di votare contro la richiesta di autorizzazione all’arresto trasmessa dal Gip di Napoli contro Alfonso Papa. La Giunta si è aggiornata per domani alle 12 quando, fa sapere il presidente Castagnetti, si voterà comunque sul caso del parlamentare coinvolto nell’inchiesta P4: “La proposta può venire anche dell’opposizione”. Di Pietro: “La presenta Idv”.

“Ho temporaneamente ritirato la mia proposta quale relatore nel caso Papa – ha spiegato Sisto – non certo per un ripensamento sulla scelta di non consentire il suo arresto, ma per il doveroso rispetto delle garanzie di difesa”. “Papa – ha aggiunto il relatore – ha prodotto in Giunta tutti gli atti utilizzati dalla Procura di Napoli, ben 14.932 pagine. E’ cautela indispensabile – ha sottolineato Sisto – conoscere tutto ciò che può servire” per tutelare la libertà personale.

In precedenza, i deputati Pdl avevano chiesto di rinviare l’esame del voto sulla richiesta di autorizzazione all’arresto trasmessa dal gip di Napoli contro Alfonso Papa (Pdl). Ieri in Giunta maggioranza e opposizione avevano raggiunto l’accordo di votare questa mattina. Ma ieri Papa aveva depositato dei nuovi documenti per leggere i quali ora il relatore aveva chiesto più tempo.

Tempo che scadrà, in ogni caso, domani, a detta del presidente della Giunta, Pierluigi Castagnetti. “Domani in Giunta si voterà comunque perché verrà messa ai voti una proposta – ha garantito Castagnetti -. Chi la presenterà? Potrà farlo chiunque, anche l’opposizione”.

E dall’opposizione, tempestivo annuncio di Di Pietro: “Ne stiamo per depositare noi una, che chiederemo di mettere ai voti domani in Giunta” per “bypassare” l’atteggiamento “furbesco e pilatesco” del Pdl e della Lega, aggiunge il leader di Idv. “Ovviamente diremo ‘si’ all’arresto di Papa. E ci diciamo sin da ora disponibili a fare noi da relatore al posto di Francesco Paolo Sisto”.

Sulla richiesta di arresto pesa l’incognita leghista: il Carroccio non ha ancora definito la sua posizione sull’autorizzazione. La strategia del Pdl, si spiega tra i berlusconiani, sarebbe quella di andare direttamente in Aula senza che la Giunta abbia espresso un suo voto definitivo. L’esame della vicenda è stato fissato in Aula per il prossimo 20 luglio.

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14 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/14/news/p4_il_pdl_chiede_un_altro_rinvio_per_papa-19101077/

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P4, nuove rivelazioni: «Un dossier su Woodcock per fermare l’indagine»

La deposizione dell’imprenditore Gallo apre un nuovo fronte
Il ruolo chiave di Lasco, capo della sicurezza di Terna

Curcio e Woodcock

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di Valentina Errante e Massimo Martinelli
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ROMA – Era più avanti di tutti, Luigi Bisignani. Persino dei pm che volevano intercettarlo. Perché, mentre i servizi segreti preparavano un fantomatico dossier per fermare l’inchiesta sulla presunta loggia P4, lui aveva installato sul suo computer un sofisticato sistema per monitorare a distanza i pc delle persone con le quali aveva rapporti. Questo e molto altro emerge dalle ultime quattrocento pagine depositate ieri a Napoli, in occasione dell’udienza del tribunale del riesame che entro sabato deciderà se Bisignani debba restare agli arresti domiciliari.

Dossier contro Woodcock. A rivelare questa presunta attività di disinformazione da parte dei non meglio precisati servizi segreti è l’imprenditore Alfonso Gallo, attivo nel settore dell’energia, uno di quelli finiti nel mirino di Alfonso Papa, il braccio destro di Bisignani che avrebbe avvicinato le persone in vista, le avrebbe spaventate dicendo loro che erano sotto inchiesta e poi avrebbe offerto «coperture». Quasi mai a buon mercato. Gallo ci casca dal 2006 fino al 16 maggio scorso, quando si siede davanti ai pm Curcio e Woodcock e detta: «Un mio conoscente, Aronne Strozzi, assicuratore, amico del presidente della Provincia di Milano e titolare di un’impresa che si occupa di sicurezza, mi ha riferito non so su quali basi che i Servizi starebbero preparando un dossier sul dottor Woodcock a sfondo politico».
Passa un mese e Gallo replica, stavolta davanti agli investigatore del Noe, il nucleo di tutela per l’ambiente dei carabinieri, al quale Woodcock e Curcio hanno affidato le indagini. E’ il 25 giugno scorso quando gli chiedono testualmente: «Cosa sa dell’ipotesi di spostare l’inchiesta cosiddetta P4 da Napoli a Roma?». E lui torna sul dossieraggio: «Il professor Aronne Strozzi di Milano, amico di Podestà, il presidente della Provincia di Milano, qualche mese fa mi ha detto che aveva sentito dire che stavano cercando documenti per preparare una sorta di dossier per contrastare le attività di indagine del pubblico ministero Woodcock e anche una sua eventuale ascesa in politica». Poi aggiunge: «Sul punto il professor Strozzi potrà essere più preciso». Il quale, però, non è stato mai interpellato. Il professore ieri sera era a casa, a Milano, con la famiglia. E ha esclamato: «Cado letteralmente dal pero. Non ne so nulla di questo dossier. Tanto meno ne ho parlato con il dottor Gallo. Credo che abbia preso un abbaglio. Se mi hanno chiamato i magistrati? No. E, se dovessero farlo, dirò le cose che sto dicendo adesso».

La cordata dei romani. Ci sarebbe una regia, secondo l’ipotesi della procura di Napoli, per spostare nella capitale l’inchiesta sulla P4. E’ sempre Gallo a tratteggiare i componenti di quella che potrebbe essere definita una «cordata» di uomini influenti, di professionisti, di esperti di intelligence. Al vertice si colloca, probabilmente, Vincenzo Lasco, un ex ufficiale della Finanza che molti anni fa era inquilino di un appartamento dell’attrice Sabrina Ferilli. E’ in questo modo che sarebbe riuscito ad avvicinare Flavio Cattaneo, fino a diventare suo uomo di fiducia. Cattaneo lo porta a Terna come capo della sicurezza interna. E’ un ruolo strategico, come hanno dimostrato le indagini sulla poltrona omologa in Telecom, occupata fino a pochi anni fa da Giuliano Tavaroli. Lasco diventa interlocutore istituzionale per conto di Cattaneo: «Se Paolo Berlusconi voleva parlare con l’ad di Terna, chiamava Lasco», mette a verbale un testimone. E a dare la misura della sua influenza è ancora Alfonso Gallo, descrivendo la cena per i 50 anni del manager di Terna: «Posso dire che sono stato a cena presso il ristorante Gallura, per il compleanno di Lasco. C’erano capi di stato maggiore, magistrati, uomini d’affari come Paolo Berlusconi; mi ha stupito che tutte queste persone fossero presenti alla cena di quello che è il responsabile della sicurezza di una società sia pur importante come Terna; spesso ci sono defezioni a queste cene, invece Lasco ha festeggiato esattamente il giorno del suo compleanno e vi erano tutti, nessuna defezione. Mi sembra il segno di una forte capacità di influenza e di una grande e diffusa considerazione non esattamente proporzionata al ruolo lavorativo e sociale rivestito dal Lasco».
E ancora, è un altissimo ufficiale della guardia di finanza come Emilio Spaziante, comandante interregionale del Lazio, a dare la misura delle conoscenze di Lasco: «Una sera mi ha portato a cena con il procuratore aggiunto di Roma, un’altra sera con il generale dei carabinieri, e poi ancora con l’avvocato Fischetti, con i quali mi consta che abbia una grande familiarità».

«L’inchiesta andrà a Roma».
Proprio Vincenzo Lasco e Luigi Fischetti sembrano i più convinti che l’indagine sulla presunta Loggia P4 sia destinata ad approdare a piazzale Clodio, nella capitale. Ecco un altro verbale di Alfonso Gallo: «Negli ambienti romani la vostra inchiesta è particolarmente temuta – dice l’imprenditore ai pm Curcio e Woodcock – Avete interrogato molti personaggi inseriti in posti chiave; risulta che avete fatto intercettazioni, pedinamenti. Insomma nei palazzi del potere vi è preoccupazione. Ebbene, proprio a Vincenzo Lasco, molto amico dell’avvocato Fischetti, che ebbi modo di incontrare in casa sua, dissi che ero stato interrogato da voi nell’ambito dell’indagine P4. Non rivelai che cosa avevo detto, ma mi limitai a dire che ero stato sentito sulla mia conoscenza con l’onorevole Papa. Lasco commentò dicendo che quell’indagine era un po’ preoccupante, ma che sarebbe rientrata. Mi disse che si trattava di fatti ed episodi di competenza romana e che tutto sarebbe finito alla procura di Roma». Quello che rivelò Gallo a verbale, subito dopo, è stato omissato dai pm.

Attacco a Finmeccanica.
I magistrati lo dissero chiaramente, in una pausa dell’interrogatorio di uno dei manager del colosso di piazza Montegrappa: «Voi in questa inchiesta potreste essere parti lese». La ragione è forse nella testimonianza di Lorenzo Borgogni, resa quando Pierfrancesco Guarguaglini era ancora presidente e amministratore delegato, e lui era uno dei principali collaboratori: «Lasco è venuto da me, dopo l’esplosione mediatica della vicenda giudiziaria che ha investito Finmeccanica. È venuto per dirmi che non c’entrava nulla con l’accanimento mediatico che si era scatenato contro Finmeccanica; devo dire che Cattaneo aveva una vera fissazione e ambiva a fare l’ad di Finmeccanica».

E Luigi si scoprì hacker. Intercettava e archiviava tutto, l’ex giornalista prestato alle relazioni istituzionali. Disponeva di un sistema infallibile identico a quello utilizzato dalla procura per assumere informazioni. Ma Bisignani faceva di più: inviava le registrazioni criptate su un server di Google, sede California. Non si sa cosa ci sia dentro quei file, i magistrati hanno chiesto al provider il congelamento dei dati e a Google Italia il materiale informatico. Sono stati i consulenti incaricati dalla procura, la società Csh&Mps srl, di Palermo, a segnalare agli investigatori che nel computer dell’uomo di affari e della sua segretaria, Rita Monteverde, è stato individuato «un sistema di intercettazione gemello rispetto a quello fornito dalla propria società», aggiungendo che «tale programma è idoneo alla captazione e trasmissione di tutti i dati presenti sui computer in cui venga installato».
La guardia di finanza in un’informativa indirizzata ai pm sottolinea la «pericolosità e insidiosità» del software, in grado di captare chiamate effettuate attraverso Skype e le registrazioni delle conversazioni avvenute nella stanza in cui si trova il computer. «Tutti i dati raccolti da tale applicativo – si legge nell’informativa – vengono spediti automaticamente in appositi spazi web e, in particolare, verso account di posta elettronica appositamente creati che interessano principalmente il dominio google.com del provider Google». Informazioni criptate e inviate all’esterno, poi decriptate in formato leggibile. I consulenti hanno individuato centinaia di dati inviati, ma non hanno idea di cosa contengano.

Mister 35mila euro al mese. E’ Alfonso Papa. Che una volta spiegò a un imprenditore che la sua attività di «copertura e protezione» per le inchieste giudiziarie, sarebbe costata 35 mila euro al mese. E c’era chi era pronto a pagare per lui il conto degli alberghi e i viaggi, chi gli comprava le auto di grossa cilindrata, qualcuno che copriva le spese del suo ufficio e retribuiva il segretario. Alfonso Papa prendeva da tutti. A mantenere l’altissimo tenore di vita del parlamentare erano imprenditori in cerca di commesse, rapporti con la politica o notizie giudiziarie che li riguardavano. Come Pietro Andreola, che per anni ha pagato i conti negli alberghi a cinque stelle: «In numerose occasioni con la carta di credito della mia azienda ho pagato il conto riferito a soggiorni di Alfonso Papa in prestigiosi alberghi di lusso di Roma, tipo l’Hassler, De Russie, De la Ville, Exedra, Eden e altri alberghi costosissimi. E’ successo almeno una ventina di volte, fino a quando mi sono sinceramente scocciato e ho capito che Papa era un approfittatore. Addirittura, in una circostanza mi lasciò da pagare una costosissima bottiglia di champagne. Mi ha spillato 12-13 mila euro di conti alberghieri». Ma Andreola non è il solo. Nicola D’Abundo gli regala una Mercedes, mentre Alessandro Petrillo paga tutti i mesi le spese della segreteria e lo stipendio di Eugenio Esposito, detto Willy, il segretario del parlamentare: 3 mila euro.
Papa intanto lavora per tutti, si propone e dà notizie sulle inchieste: vuole informare Luigi Bisignani sulle indagini relative a Finmeccanica, Denis Verdini sul fascicolo Grandi eventi, Mauro Masi sulle indagini della procura di Trani. Per stringere i suoi rapporti sollecita Bisignani a «trovare qualche incarico a Camillo Toro», figlio dell’ex procuratore aggiunto di Roma e a suo dire fonte negli uffici giudiziari della capitale. Ci prova pure con Finmeccanica: manda a dire a Lorenzo Borgogni, potente capo della comunicazione del colosso di piazza Montegrappa, che lui e il presidente Guarguaglini hanno «alcuni problemi giudiziari su Roma e su Napoli». E si offre di risolverli. Ma da Finmeccanica dicono: «No grazie, abbiamo fiducia nella giustizia».

Tremonti e il piano Boffo. Marco Milanese conferma ai pm il timore del ministro dell’Economia Giulio Tremonti sugli effetti della macchina del fango. Circostanze che lo stesso Tremonti ha in qualche modo confermato davanti ai magistrati. «Ho visto il ministro Tremonti qualche giorno fa – dice Milanese il 13 giugno – e mi ha detto che ha avuto uno sfogo con il presidente del Consiglio Berlusconi perché aveva saputo che lui – il ministro – era seguito. O comunque negli ambienti politici si dice che stanno attuando il metodo Boffo anche nei suoi confronti, anche utilizzando intercettazioni fatte nei miei confronti per le mie vicissitudini giudiziarie». Milanese sostiene che vogliono utilizzare «i miei problemi giudiziari per contrastare l’ascesa politica del ministro Tremonti. Lui – continua il deputato del Pdl – mi ha ribadito che ha riferito a Berlusconi che stanno cercando cose per metterlo in difficoltà da un punto di vista politico». Secondo Milanese «faceva riferimento anche alla Guardia di Finanza e al generale Adinolfi come partecipanti a questo piano ordito nei suoi confronti».

Il premier, secondo il racconto del deputato del Pdl, «ha negato che ciò potesse essere vero e che nessuno stava ordendo nei suoi confronti», ma «il ministro è convinto che tutto questo sia vero e che tra la questione ci sia anche la nomina del futuro comandante generale della Gdf, poiché è il ministro che propone il nominativo del comandante».

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Mercoledì 13 Luglio 2011 – 11:43    Ultimo aggiornamento: 15:59

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=156000&sez=HOME_INITALIA

Romano, l’Idv vuole la sfiducia “Voto subito o abbandoniamo l’aula”

Romano, l’Idv vuole la sfiducia
“Voto subito o abbandoniamo l’aula”

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Antonio Di Pietro minaccia l’Aventino contro il ministro di cui la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa: “Mozione di sfiducia individuale, e se non sarà discussa subito dopo l’approvazione della manovra lasceremo i lavori”

Romano, l'Idv vuole la sfiducia "Voto subito o abbandoniamo l'aula" Saverio Romano

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ROMA – Mentre la giunta per le autorizzazioni di Montecitorio 1 – chiamata a decidere se proporre all’aula di accogliere o respingere la richiesta di arresto del deputato del pdl Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P4 – registra uno stop, l’Idv parte lancia in resta e presenta una mozione individuale di sfiducia nei confronti del ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, sul quale pende una richiesta di rinvio a giudizio 2 per concorso in associazione mafiosa a Palermo.

“Se dopo il via libera definitivo alla manovra – dice il leader Idv Antonio Di Pietro – la mozione non verrà discussa e votata in aula alla Camera, l’Idv non parteciperà più ai lavori. L’ultimo ministro arrivato è già inquisito. Per questo il governo deve andare a casa. Abbiamo presentato una mozione individuale di sfiducia e chiediamo che la prossima settimana venga messa ai voti. Fino a quando non sarà votata la mozione, abbandoneremo l’aula. Dopo l’approvazione della manovra non parteciperemo più ai lavori”.

Ieri sul caso Romano, e sulle inchieste che coinvolgono Papa e Milanese, era intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini: “Non è un problema di incompatibilità ma un problema di opportunità”. Il ministro, però, si difende. E affida una nota al suo profilo Facebook: “Se hai le tue ragioni ma nessuno è disposto ad ascoltarle, difficilmente verranno riconosciute. Non è un complotto, è la marea conforme della disinformazione”. Per poi indirizzare una lettera al presidente della Commissione antimafia Beppe Pisanu: “In questa rappresentazione tragica, qualcuno vuole assegnarmi la parte del colluso con la Mafia, io non sono d’accordo! Per quanto sopra, Le chiedo di convocarmi per una audizione”.

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14 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/14/news/romano_sfiducia-19109714/?rss

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La barca Oliva attaccata da navi da guerra israeliane

Oliva attaccata da navi da guerra israeliane

 

Oliva è una barca con equipaggio internazionaleche naviga nella acque palestinesi al largo di Gaza allo scopo di monitorare, documentare e rendere pubbliche le frequenti violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di occupazione israeliane nei confronti dei pescatori palestinesi. Essa è stata oggi attaccata con dei cannoni ad acqua dalle stesse navi da guerra sioniste che si proponeva di filmare.Le limitazioni di movimento unilateralmente imposte dalle forze di occupazione nei confronti dei pescatori palestinesi li costringono a non allontanarsi da riva più di 3 miglia marine. Gli attacchi però vengono portati avanti anche all’interno di questo limite, infatti Ruqaya, presente su Oliva al momento dell’attacco, afferma: “Quando ci hanno attaccato ci trovavamo a meno di 2 miglia marine dalla costa di Gaza. Li abbiamo visti sparare acqua ad alcune barche di pescatori così ci siamo diretti verso quell’area. Quando ci siamo avvicinat*, la nave da guerra ha abbandonato le barche dei pescatori e si è rivolta verso di noi. Ci hanno attaccat* per circa 10 minuti, seguendoci mentre noi ci dirigevano verso la costa ed infine rallentando quando ci trovavamo a circa un miglio da essa”
È un fatto grave che dimostra ancora una volta come Israele non abbia scrupoli nemmeno nei confronti di attivisti totalmente nonviolenti, e di come il suo peggiore timore sia che vengano diffuse evidenze che confermano l’assoluta violenza ed impunità che caratterizzano lo stato che ha violato più risoluzioni ONU al mondo.
Per ora copio-incollo il comunicato di CPS Gaza, che lancia una conferenza stampa per questa sera. Seguiranno aggiornamenti. (quanto segue è preso da http://palsolidarity.org/2011/07/19447/)
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13 July 2011 | Civil Peace Service Gaza
For Immediate Release

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Israeli naval forces attacked the Civil Peace Service Gaza monitoring boat with water cannons earlier today.
Civil Peace Service Gaza is an international third party non-violent initiative to monitor potential human rights violations in Gazan territorial waters.
The initial attack happened at 12.05pm local time. There were four people aboard the Oliva boat at the time, two CPS Gaza crew members (from the UK and Sweden), the captain and a journalist.
British human rights worker Ruqaya Al-Samarrai stated: “We were fewer than two miles away from the Gaza coast when they fired at us. We saw them firing water at some fishing boats so we headed to the area. When we got close, the warships left the fishing boats, and turned on us. They attacked us for about ten minutes, following us as we tried to head to shore and eventually lagged when we reached about one mile off the Gaza coast.”
A fishing boat was also fired at and damaged with live rounds. Currently Israel claims to allow fishing boats to work within three miles off the coast of Gaza, but the limit is rarely respected and fishermen as close as 1.5 nautical miles are regularly targeted.

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Civil Peace Service Gaza to hold press conference following attack from Israeli naval forces
Photos and video available upon request, email press@cpsgaza.org

  • When: 13 July 2011, 9pm local time
  • Where: Fishing port, Gaza
  • Who: Ruqaya Al-Samarrai, British human rights worker for Civil Peace Service Gaza
    Khalil Shaheen, Palestinian Center for Human Rights
    Mahfouz Kabiriti, President of Palestine Association for Fishing and Marine Sports
  • What: Key members of the Civil Peace Service initiative to monitor human rights violations in Gazan territorial waters will speak about today’s attack from Israeli armed naval forces.
Background
Restrictions on the fishing zone are of comparable significance to Palestinian livelihood. Initially 20 nautical miles, it is presently often enforced between 1.5 – 2 nautical miles (PCHR: 2010). The marine ‘buffer zone’ restricts Gazan fishermen from accessing 85% of Gaza’s fishing waters agreed to by Oslo.
During the Oslo Accords, specifically under the Gaza-Jericho Agreement of 1994, representatives of Palestine agreed to 20 nautical miles for fishing access. In 2002 the UN Secretary General Kofi Annan empowered Catherine Bertini to negotiate with Israel on key issues regarding the humanitarian crisis in the Occupied Palestinian Territories and a 12 nautical mile fishing limit was agreed upon. In June 2006, following the capture of the Israeli soldier Gilad Shalit near the crossing of Kerem Abu Salem (Kerem Shalom), the navy imposed a complete sea blockade for several months. When the complete blockade was finally lifted, Palestinian fishermen found that a 6 nautical mile limit was being enforced. When Hamas gained political control of the Gaza Strip, the limit was reduced to 3 nautical miles. During the massive assault on the Strip in 2008-2009, a complete blockade was again declared. After Operation Cast Lead, the Israeli army began imposing a 1.5 – 2 nautical miles (PCHR: 2010).
The fishing community is often similarly targeted as the farmers in the ‘buffer zone’ and the fishing limit is enforced with comparable aggression, with boats shot at or rammed as near as 2nm to the Gazan coast by Israeli gunboats.
The fishermen have been devastated, directly affecting an estimated 65,000 people and reducing the catch by 90%. The coastal areas are now grossly over-fished and 2/3 of fishermen have left the industry since 2000 (PCHR: 2009). Recent statistics of the General Union of Fishing Workers indicate that the direct losses since the second Intifada in September 2000 were estimated at a million dollars and the indirect losses were estimated at 13.25 million dollars during the same period. The 2009 fishing catch amounted to a total of 1,525 metric tones, only 53 percent of the amount during 2008 (2,845 metric tones) and 41 percent of the amount in 1999 (3,650 metric tones), when the fishermen of Gaza could still fish up to ten nautical miles from the coast. Current figures indicate that during 2010 the decline in the fishing catch continues. This has caused an absurd arrangement to become standard practice. The fisherman sail out not to fish, but to buy fish off of Egyptian boats and then sell this fish in Gaza. According to the Fishermen’s Union, a monthly average of 105 tons of fish has been entering Gaza through the tunnels since the beginning of 2010 (PCHR 2009).
Palestinian Centre for Human Rights (PCHR). “The Buffer Zone in the Gaza Strip.” Oct. 2010. http://www.pchrgaza.org/facts/factsheet-bufferzone-aug.pdf
Palestinian Centre for Human Rights. “A report on: Israeli Attacks on Palestinian Fishers in the Gaza Strip.” August 2009. http://www.pchrgaza.org/files/Reports/English/pdf_spec/fishermen3.pdf
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13 luglio 2011
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