Archivio | luglio 11, 2011

Lgbt, Tribunale Roma: “Riassegnare genere anche senza operazione”

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Adrienne from man to woman

Lgbt, Tribunale Roma: “Riassegnare genere anche senza operazione”

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La prima sezione del Tribunale civile di Roma ha stabilito che la legge 164 non ritiene l’intervento chirurgico come determinante per riassegnare il genere: “Il sesso dato complesso, non solo fisico”.

La notizia risale allo scorso marzo ma è stata resa nota solo ora dal sito di Equal Jus, l’associazione europea di giuristi che si occupano di diritti delle persone lgbt.

La prima sezione del tribunale civile di Roma, decidendo in merito al caso di una trans MtoF, ha stabilito che non è necessario aspettare che la persona si sottoponga all’intervento per la riassegnazione del genere per cambiare i documenti all’anagrafe e sostituire il genere di nascita con quello scelto.

A quanto si legge nella sentenza, “il trattamento medico-chirurgico previsto dalla legge n. 164/82 è necessario nel solo caso in cui occorre assicurare al soggetto transessuale uno stabile equilibrio psicofisico, ossia nel solo caso in cui la discrepanza tra il sesso anatomico e la psicosessualità determini un atteggiamento conflittuale di rifiuto dei propri organi sessuali”.

“Pertanto deve ritenersi che nei casi in cui non sussista tale conflittualità non è necessario l’intervento chirurgico per consentire la rettifica dell’atto di nascita” continunano i giudici secondo la cui interpretazione, la legge 164/82, quella che regolamenta la riassegnazione del genere, “non prevede il trattamento chirurgico di adeguamento degli organi sessuali come presupposto indispensabile per la rettifica, ma dispone so1o che tale intervento debba essere autorizzato, quando necessario.

Tale interpretazione si impone anche alla luce degli argomenti esposti dalla pronuncia della Corte Costituzionale n. 161/1985, nell’ambito della quale viene affermata una nozione di identità sessuale che tiene conto non solo dei caratteri sessuali esterni, ma anche di elementi di carattere psicologico e sociale, derivandone una ‘concezione del sesso come dato complesso della personalità, determinato da un insieme di fattori, dei quali deve essere agevolato o ricercato l’equilibrio, privilegiando il o i fattori dominanti'”.

La trans che aveva presentato ricorso presso il tribunale, si era già sottoposta all’operazione per a ricostruzione del seno e secondo le perizie presentate in tribunale, questo era bastato al raggiungimento di “un livello tale di integrazione dei propri organi genitali con la propria immagine corporea da poter vivere in modo soddisfacente sia a livello personale e sia nelle relazioni con gli altri”.

In più, sempre secondo la stessa relazione la persona in questione avrebbe già “raggiunto un soddisfacente equilibrio anche nella vita sessuale tanto che un intervento di RCS risulterebbe inopportuno e rischioso rispetto alla soddisfazione raggiunta nell’area sessuoaffettiva”.

Alla luce sia dell’interpretazione della legge che delle relazioni mediche presentante, quindi, i giudici hanno ordinato “senza ulteriormente attendere lo svolgimento dell’autorizzato intervento chirurgico, la richiesta rettifica dell’attribuzione di sesso nei registri dello stato civile da maschile a femminile, con l’assunzione da parte del ricorrente del nome XX” ordinando all’ufficiale di stato civile di sostituire l’indicazione di “sesso maschile” con quella di “sesso femminile” nei documenti riconducili alla trans la cui identità è stata mantenuta privata.
fonte http://www.gay.it

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11 luglio 2011

fonte:  http://lisadelgreco.blogspot.com/

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Man to woman metamorphosis

It was on a dark, gray, cold, rainy, windy and almost lost sunday, that I decided to brighten up my day with a sunny metamorphosis. I took the opportunity to shoot all the intermediate steps. It took some hours, but it was great to do. I will very likely do this again. Next time I’ll go for another style… Maybe somewhere in springtime? Or summer….?

http://www.transdreams.nl/index_en.php

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Il Vaticano contro l’Onu: “I diritti gay non sono diritti umani”

Il Vaticano contro l’Onu: “I diritti gay non sono diritti umani”

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Lo Stato del Vaticano esprime disappunto per la recente risoluzione dell’ONU di includere il riconoscimenti dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere tra i diritti umani

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Gay.it - Vaticano contro l'Onu: i diritti gay non sono diritti umaniLa recente decisione dell’ONU di includere il riconoscimento dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere fra i diritti umani non trova d’accordo la Città del Vaticano. Il capo delegazione dello Stato, monsignor Silvano Tomasi, esprime preoccupazione riguardo al fatto che la risoluzione della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite possa essere soltanto il primo passo verso un’inclusione dei diritti lgbt sotto l’ombrello dei diritti umani. La risoluzione – ha detto l’arcivescovo – “è l’inizio di un percorso internazionale che mira alla limitazione della libertà di espressione dei leader religiosi sul tema”.

Gay.it - Vaticano contro l'Onu: i diritti gay non sono diritti umani“Con questa risoluzione i paesi potrebbero trovare giustificazione per equiparare i matrimoni gay e le unioni civili alle unioni tra uomo e donna”. E questo sarebbe solo “il primo passo per arrivare a legalizzare anche le adozioni ed introdurre un’educazione sessuale in contrasto con i valori cristiani”. “I termini ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ – inoltre – non sono definiti dalla legislazione internazionale proprio perché non sono comportamenti esteriori ma sentimenti e pensieri e quindi non possono essere soggetti a leggi puntive”.

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11 luglio 2011

fonte:  http://www.gay.it/channel/attualita/32101/Vaticano-contro-l-Onu-i-diritti-gay-non-sono-diritti-umani.html

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Bimba che viveva come un cane “Stop all’archiviazione del caso”

Bimba che viveva come un cane
“Stop all’archiviazione del caso”

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Il procuratore riapre l’inchiesta. I reati ipotizzati sono di abbandono di minore e maltrattamenti. Obiettivo degli investigatori sarà indagare sulle responsabilità dei genitori, ma anche su negligenze e omissioni di servizi sociali ed enti pubblici

Bimba che viveva come un cane "Stop all'archiviazione del caso"

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La terribile storia di degrado sociale della bambina che viveva come il suo cane non finirà con l’archiviazione. Il procuratore della Repubblica del Tribunale di Bari, Antonio Laudati, ha deciso di riaprire l’inchiesta e andare a fondo nella vicenda per capire come si potuto accadere. Una bambina di nove anni che ancora non parla: quando si sono accorti di lei, l’hanno trovata che aveva la scabbia, abbaiava e mangiava per terra da una ciotola. Laudati, ha deciso infatti di bloccare la richiesta di archiviazione presentata nei giorni scorsi dal pm Angela Morea al giudice delle indagini preliminari. “Obiettivo degli investigatori – si legge in una nota della Procura – sarà quello di verificare non solo il grado di imputabilità dei genitori della minore, ma anche le eventuali omissioni compiute dai servizi sociali, che seguivano la particolare situazione familiare, e da altri enti pubblici che erano a conoscenza della vicenda”.

LA STORIA LA BIMBA CHE VIVEVA COME UN CANE

Laudati ribadisce la volontà da parte del suo Ufficio di “non arrendersi mai di fronte alle ingiustizie, soprattutto, quando hanno come protagonisti i soggetti più deboli”. La pm aveva chiesto l’archiviazione per i due genitori, iscritti in un primo momento nel registro degli indagati con l’ipotesi di violenza sessuale su minore. Il procuratore capo, adesso, invece procede contro ignoti. I reati ipotizzati sono di abbandono di minore e maltrattamenti. Le indagini sono state affidate ad un nucleo specializzato nella tutela dei minori della polizia di Stato.

LEGGI OSSERVATORIO MINORI: “INTERVENGA NAPOLITANO”

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11 luglio 2011

fonte:  http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/07/11/news/bimba_cane_il_procuratore_riapre_l_inchiesta-18994014/?rss

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Gonorrea come il batterio killer: scoperto un nuovo ceppo resistente agli antibiotici

E’ solo l’uso scriteriato degli antibiotici a causare tutto questo. Si danno ormai antibiotici per tutto, come le caramelle.. Lo dice anche l’OMS: ‘I medici prescrivono subito gli antibiotici di terzo livello, le cefalosporine, che invece andrebbero assunte come ultima possibilità e cioè solo dopo aver provato gli antibiotici dei primi due livelli’. Caramelle avvelenate, insomma.

mauro

Gonorrea come il batterio killer: scoperto un nuovo ceppo resistente agli antibiotici

È stato individuato in Giappone: le complicazioni per la salute potrebbero essere serie e irreversibili

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Il batterio della gonorrea
Il batterio della gonorrea

MILANO – Dopo la paura per l’epidemia causata dall’Escherichia coli in Germania, un altro batterio potrebbe provocare dei seri problemi: si tratta di un nuovo ceppo della gonorrea, malattia a trasmissione sessuale, diventato resistente agli antibiotici, come segnala la Bbc. Le analisi di questo batterio, il cui primo caso è stato registrato in Giappone, a Kyoto, mostrano che c’è una nuova variante molto efficace nel mutare.

UNA MINACCIA PER LA SALUTE PUBBLICA Secondo gli scienziati del laboratorio di svedese di ricerca sulla gonorrea, l’infezione potrebbe ora diventare una minaccia per la salute pubblica. Analizzando il nuovo ceppo di neisseria gonorrhoea, chiamato H041, i ricercatori hanno identificato le mutazioni genetiche responsabili di questa nuova variante estremamente resistente a tutti i tipi di antibiotici a base di cefalosporine, gli ultimi rimasti efficaci nel curarla. «Si tratta di una scoperta allarmante e prevedibile», spiega Magnus Unemo, del laboratorio svedese. «Da quando gli antibiotici sono diventati trattamenti standard per la gonorrea dagli anni ’40, questo batterio – prosegue – ha mostrato una notevole capacità di sviluppare meccanismi di resistenza a tutti i farmaci introdotti per controllarlo. Anche se è ancora troppo presto per valutare se questo nuovo ceppo è diventato diffuso, la storia di nuove resistenze emergenti nel batterio suggerisce che può diffondersi rapidamente, a meno che non vengano trovate farmaci e terapie efficaci».

LA MIGLIOR CURA È LA PREVENZIONE Nel frattempo, dicono i ricercatori, la prevenzione è la cura migliore. «La gonorrea – continua Unemo – può colpire persone di tutte le età. Nei prossimi cinque anni questa malattia diventerà molto più difficile da trattare». La gonorrea è una delle malattie a trasmissione sessuale più comuni nel mondo. Circa il 50% delle donne infettate e il 2-5% degli uomini contagiati non ha sintomi. Se non curata, può portare a complicazioni serie e irreversibili.

NIENTE ALLARMISMI, MA ATTENZIONE «Il caso di un batterio mutato della gonorrea era noto da tempo – dice Massimo Galli, ordinario di infettivologia all’Università Statale di Milano – l’epidemia non è ancora in atto, quindi è inutile creare falsi allarmismi. È vero però che la ricerca sugli antibiotici in questo campo è ferma da tempo.» E conclude:« Questo “avvertimento” che ci dà la natura va quindi in ogni caso considerato perchè si riprenda a studiare nuovi farmaci».

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Redazione Online Salute
11 luglio 2011 18:37

fonte: http://www.corriere.it/salute/11_luglio_11/gonorrea-ceppo-resistente-giappone_1a6d6f28-abc6-11e0-a665-5070e23b7a33.shtml

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Siria, sostenitori di Assad attaccano le ambasciate americana e francese

Agenti francesi sono rimasti feriti

Siria, attacco alle ambasciate

I manifestanti pro Assad hanno preso di mira la sede diplomatica americana e francese a Damasco


Syrian protesters attack US, French embassies – fonte immagine

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MILANO- Centinaia di persone, sostenitori del regime di Bashar al Assad, hanno preso d’assalto le ambasciate americana e francese a Damasco, in Siria. È stata fatta irruzione alla sede diplomatica statunitense, mentre le forze dell’ordine francesi sono riuscite ad arginare i manifestanti sparando alcuni colpi. Poi sono cominciati gli scontri. Tre dipendenti d’oltralpe sono stati feriti. Le proteste dei fedeli di Assad sono cominciate dopo che venerdì scorso i diplomatici di entrambi i Paesi hanno visitato Hama, la città in mano ai ribelli, nel centro del Paese. La visita è stata una manifestazione di sostegno, mai avvenuta prima, ai manifestanti che si sono radunati a centinaia di migliaia nonostante gli attacchi militari. La città è stato il teatro di un massacro del 1982 per mano dei militari. Domenica il ministro degli Esteri siriano aveva convocato entrambi per chiarire le posizioni.

SCONTRI– Poi la manifestazione dei lealisti lunedì. Secondo i testimoni all’ambasciata americana i manifestanti hanno spaccato le finestre, tirato ortaggi e pietre sul palazzo. Poi scritte ingiuriose sui muri nei confronti dell’ambasciatore. Quindi alcune persone sono arrivate sul tetto. E hanno anche esposto una bandiera siriana. La sede era stata evacuata preventivamente. Mentre davanti a quella francese le guardie avrebbero sparato in aria per disperdere la folla. I diplomatici dicono che la risposta delle forze dell’ordine siriane è stata «lenta e insufficiente».

LE REAZIONI– Il portavoce del ministro degli Esteri francese, Bernard Valero ha condannato l’assalto. Mentre il dipartimento di Stato americano ha convocato l’ambasciatore siriano a Washington per chiedere chiarimenti sulla vicenda. «Riteniamo che non abbiamo protetto a sufficienza i diplomatici», ha spiegato una fonte dell’Amministrazione americana, «condanneremo la loro scarsa reazione».
11 luglio 2011 19:51
fonte:  http://www.corriere.it/esteri/11_luglio_11/siria-ambasciate-assad_f97896cc-abbf-11e0-a665-5070e23b7a33.shtml

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L’APPELLO – Carceri, le associazioni scrivono ai parlamentari: “Basta proclami, ecco come intervenire subito”

L’APPELLO

Carceri, le associazioni scrivono ai parlamentari
“Basta proclami, ecco come intervenire subito”

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La lettera di Magistratura Democratica, Antigone e Ristretti Orizzonti a deputati e senatori. “Bisogna agire, possibili ritocchi in tempi rapidi: misure alternative e più poteri ai magistrati di sorveglianza”. Il segretario di Md, Piergiorgio Morosini: “Quando come giudici si infligge una pena, oggi in molti casi si condanna al degrado”. All’Unione delle Camere Penali il 13 luglio conferenza con il presidente Anm, Luca Palamara

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di PASQUALE NOTARGIACOMO

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Carceri, le associazioni scrivono ai parlamentari "Basta proclami, ecco come intervenire subito"

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ROMA – Non più solo denunce, ma un appello ad adottare subito misure urgenti e “a costo zero” per affrontare l’emergenza carceraria. E’ il senso della lettera aperta a tutti i parlamentari di Camera e Senato, diffusa oggi da Magistratura Democratica 1, Ristretti Orizzonti, 2 Antigone 3e dal coordinamento nazionale dei Garanti dei Detenuti. Un’iniziativa che anticipa la conferenza stampa del 13 luglio a Roma (in programma alle 10.30 all’Unione delle Camere Penali), in cui le stesse associazioni, alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm 4), Luca Palamara, illustreranno il documento “Sovraffollamento: che fare?”, realizzato assieme ad altri operatori del settore.

La lettera. La questione penitenziaria, si legge nel documento indirizzato a deputati e senatori, manca da troppo anni dall’agenda politica nazionale. I numeri fotografano impietosamente come il problema si sia aggravato nel frattempo: nel pianeta carcere “convivono” (dati aggiornati al 31 maggio 2011) 67.174 detenuti, a fronte dei 45.551 che potrebbero essere ospitati, con una elevata presenza di soggetti tossicodipendenti (pari nel 2010 al 24,42%). “E’ un pianeta”, scrivono Magistratura Democratica, Ristretti Orizzonti e Antigone, “in cui le persone si suicidano molto più spesso che nel mondo dei liberi (da sette a venti volte più spesso secondo le stime”). Condizioni inaccettabili che, ricordano le associazioni, sono state “espressamente dichiarate illegali” dalla Corte Europea per i diritti umani, in occasione della sentenza 16 luglio 2009 (nel caso Sulejmanovic vs Italia).

Misure a costo zero. In attesa di riforme di sistema e di un piano carceri di cui si parla da tempo, la lettera pone l’attenzione su interventi urgenti che possono adottarsi a costo zero. Il primo riguarda l’ampliamento delle possibilità di accesso alle misure alternative. Una modifica che dovrebbe riassegnare alla magistratura di sorveglianza “la responsabilità di valutare – caso per caso e senza automatismi spesso ingiusti – se un condannato possa scontare la pena attraverso percorsi alternativi al carcere”. Per i reati che non siano espressione di particolare allarme sociale, continua la lettera, “prevedere che gli autori vengano messi in carcere soltanto se negli istituti vi siano posti disponibili rispetto alla capienza regolamentare”. Il terzo intervento dovrebbe rendere permanente “la previsione legislativa di esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno (ad oggi fissata dalla legge n. 199/2010 sino al 31.12.2013)”. Infine dovrebbero essere adeguati gli organici della magistratura di sorveglianza, rafforzandone anche i poteri per vigilare sulla violazione dei diritti dei detenuti.

Gli investimenti successivi. Si tratta di ritocchi praticabili in temi rapidissimi, spiegano i proponenti, a cui nel tempo dovrebbero essere affiancate ulteriori iniziative: l’adeguamento degli organici del  personale addetto agli Uffici Esecuzione Penale Esterna, del personale educativo e sanitario all’interno delle Case circondariali e degli organici del corpo di Polizia penitenziaria. Ultimo capitolo, le strutture carcerarie da ammodernare per garantire la separazione effettiva tra i detenuti in custodia cautelare e quelli condannati con sentenza definitiva, senza dimenticare strutture specifiche per categorie particolari come le detenute madri e i tossicodipendenti.

Condanna al degrado. Sono questi i termini di una proposta che Piergiorgio Morosini, segretario generale di Magistratura Democratica, riassume così: “Quando come giudice infliggo una pena detentiva, faccio un qualcosa che dovrebbe tendere al reinserimento, invece mi rendo conto che oggi, in molti casi, condanno al degrado e questo è contrario prima di tutto alla Costituzione”.

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11 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2011/07/11/news/carceri_le_associazioni_scrivono_ai_parlamentari_basta_proclami_ecco_come_intervenire_subito-18986888/?rss

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ITALIA INCIVILE – Verga riposa nel degrado. Così Catania abbandona la tomba del celebre scrittore

INCURIA NEL CAMPOSANTO CATANESE

Verga riposa nel degrado. Così Catania abbandona la tomba del celebre scrittore


Giovanni Verga – fonte immagine

Cimitero monumentale immerso nella sporcizia, fra marmi distrutti e rifiuti speciali nascosti nelle cappelle

La tomba di Verga in condizioni pietoseLa tomba di Verga in condizioni pietose

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CATANIA – Un mazzo di rose in plastica dentro un vasetto bianco è l’unico elemento di decoro in un quadro di abbandono e degrado. Assoluto, o per meglio dire perpetuo, visto che si tratta di una tomba: quella di Giovanni Verga, lo scrittore verista che da quasi 90 anni è sepolto nel viale degli uomini illustri al Cimitero monumentale di Catania.

MARMI FRANTUMATI – Il marmo bianco della lapide che ricopre la bara è in più parti danneggiato, frantumato e ricoperto di spazzatura. Segno che nessuno si occupa della pulizia. Lo confermano anche alcuni mazzi di fiori secchi deposti certamente da settimane da qualche mano misericordiosa. Abbandono e incuria che fanno a pugni con uno degli scopi principali della Fondazione Verga, nel cui consiglio di amministrazione siede tra gli altri il sindaco Raffaele Stancanelli: «dare più degna e solenne ubicazione alla tomba». Ma tant’è.

NON SOLO VERGA – Ad essere trascurata non è solo la tomba di uno dei catanesi che ha reso famosa la città in tutto il mondo, ma la gran parte del camposanto. Cappelle danneggiate o usate come deposito, lapidi spezzate e illeggibili, fili elettrici scoperti senza protezione e rattoppati con nastro isolante adesivo. Un po’ dappertutto, rifiuti di ogni tipo e detriti tra sterpaglie secche che aggrediscono vialetti e tombe. Non mancano loculi distrutti con spazzatura al loro interno e, peggio ancora, tombe, in apparenza vuote, coperte con transenne. Non manca poi un vasto campionario di vasi rotti. La mancanza di un sistema di videosorveglianza e l’esiguo personale addetto alla vigilanza notturna favoriscono anche profanazioni e furti. L’ultimo caso poche notti fa, quando qualcuno ha rovinato diverse lapidi per rubare un centinaio di vasi portafiori in rame dai loculi di un intero vialetto del cimitero. In passato erano stati rubati fili elettrici e i quadri di controllo dell’energia elettrica per ottenere il sempre più prezioso ‘oro rosso’.

REATI AMBIENTALI – Non solo furti e profanazioni, ma anche reati ambientali si registrano ai «Tre cancelli». Come accertato un paio di giorni fa, quando la guardia di finanza ha scoperto alle spalle di alcune cappelle private i resti di bare che una volta aperte per l’estumulazione devono essere smaltite come rifiuti speciali. Tra le sterpaglie, le Fiamme gialle hanno rinvenuto un cassone verde, con tanto di targhetta del Comune, e tutt’attorno una discarica di circa 1.000 metri quadrati con cumuli di detriti delle ristrutturazioni delle tombe private. A fianco del cassone, tre metri cubi circa di bare ormai sbriciolate, rifiuti di ogni genere, tra cui una scarpa, dei vestiti e persino un crocifisso in metallo e pare anche dei piccoli frammenti di ossa umane. L’estumulazione, ossia le estrazione di un feretro dal loculo nel quale era stato tumulato, è una consuetudine quasi giornaliera al cimitero di Catania e viene effettuata alla presenza di un medico dell’Asp che l’autorizza a 25 anni dalla morte. Dopo l’apertura della bara, i resti umani vengono deposti in una cassetta di zinco e la bara gettata dentro il cassone verde per poi essere distrutta. Secondo la procedura, le bare devono essere contenute nei sacchi di iuta. Che però non vengono utilizzati perché da tempo esauriti.

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Fonte Italpress
11 luglio 2011

fonte:  http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/catania/notizie/cronaca/2011/11-luglio-2011/verga-riposa-degrado-cosi-cataniaabbandona-tomba-celebre-scrittore-1901063792236.shtml

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IL PROCESSO – Ruby, a settembre la decisione del Gup. “Ambra e Chiara indotte a prostituirsi”

IL PROCESSO

Ruby, a settembre la decisione del Gup
“Ambra e Chiara indotte a prostituirsi”

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Parlano i legali delle ex miss piemontesi di 19 anni che si sono costituite parti civili. Gli avvvocati del direttore del Tg 4 Emilio Fede: “Proscioglimento o cambio di tribunale”

Ruby, a settembre la decisione del Gup "Ambra e Chiara indotte a prostituirsi" Emilio Fede

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MILANO – È prevista a settembre la decisione del gup Maria Grazia Domanico sulla richiesta di rinvio a giudizio di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede nel procedimento che li vede imputati per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nel caso Ruby 1.

Stamani si è svolta l’udienza preliminare. E hanno preso la parola i legali di Chiara Danese e Ambra Battilana 2, le due ex miss piemontesi di 19 anni che si sono costituite parti civili. Le due ragazze, che nell’agosto 2010 parteciparono ad una serata a Villa San Martino, “sono state indotte a prostituirsi” hanno sostenuto i difensori delle due ragazze. Per sostenere la loro tesi, in linea con la procura, i legali delle due ragazze hanno sottolineato, tra i tanti elementi raccolti, come “gli indagati, in particolare Emilio Fede, avessero cura nel selezionare le ragazze da portare ad Arcore”.

Fede. I difensori di Emilio Fede, invece, hanno chiesto il non luogo a procedere per il direttore del Tg4, oppure il trasferimento del procedimento a Messina per competenza territoriale. Secondo i legali, “agli atti non vi è prova di alcuna induzione o favoreggiamento della prostituzione a carico di Fede”, di qui la richiesta di proscioglimento.

Il ragionamento della difesa è semplice. Il reato più grave contestato dalla procura milanese è sfruttamento della prostituzione minorile, un reato che la stessa pubblica accusa 3, secondo i legali, fa partire dal settembre 2009 in occasione dell’incontro al concorso di bellezza avvenuto in Sicilia tra il giornalsita e l’allora diciassettenne Ruby. In base a questa ricostruzione secondo i legali che in ogni caso hanno chiesto il non luogo a procedere per fede, l’eventuale competenza sarebbe Messina.

Mora.
La difesa di Lele Mora, invece, ha chiesto il non luogo a procedere. L’avvocato, tra l’altro, ha fatto riferimento alla nullità del rinvio a giudizio, come effetto del deposito che sarebbe avvenuto in maniera autonoma e non con l’atto  di chiusura indagini di alcune intercettazioni telefoniche. Mercoldì prossima interverrà la difesa della Minetti.

All’udienza era presente anche l’avvocato Egidio Verzini, legale di Ruby, che è parte offesa nel procedimento. Verzini, prima di entrare in aula, ha spiegato ai cronisti che il 22 luglio, quando è fissata una conferenza stampa con lo stesso avvocato e la giovane marocchina, “parleremo anche della strategia processuale”. Ancora non è chiaro, infatti, se Ruby sarà o meno parte civile nel processo sui presunti festini a luci rosse ad Arcore e non ha ancora ‘sciolto la riserva’ su una eventuale costituzione di parte civile nel procedimento a carico di Fede, Mora e Minetti.

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11 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/11/news/udienza_ruby-18964283/?rss

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Morto il figlio di Togliatti e di Rita Montagnana

Morto il figlio di Togliatti e di Rita Montagnana

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Aldino aveva 86 anni ed era rinchiuso da decenni in una casa di cura di Modena. L’adolescenza trascorsa in Unione sovietica

Morto il figlio di Togliatti e di Rita Montagnana Una rara immagine di Aldino Togliatti

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E’morto il figlio di Palmiro Togliatti, Aldo. Avrebbe compiuto 86 anni il 29 luglio. Il decesso è avvenuto sabato scorso a Modena, dove era ricoverato da tempo, ma la famiglia ha diffuso la notizia soltanto oggi a funerali avvenuti.

Aldo Togliatti nasce a Roma, ma gran parte della sua infanzia e della sua adolescenza la trascorre in Unione Sovietica, in un collegio del partito comunista. E’ lì che si diploma in ingegneria prima di far ritorno in Italia.

Ma ben presto i segni della sua malattia, legata a un disagio di natura psichiatrica, si fanno sentire e condizionano la sua esistenza. Nel dopoguerra raggiunge la madre, Rita Montagnana a Torino e per alcuni anni lavora come dipendente alla Sip. Si iscrive al Politecnico per proseguire negli studi, un progetto però che non porta a termine. Il figlio del Migliore venne trovato un giorno a Le Havre che voleva andarsene negli Stati Uniti, di lì una lunga traversia anche sanitaria che lo porterà ad essere ricoverato in una Casa di cura di Modena. Con l’aiuto dei compagni di partito, viene ricoverato a Villa Igea, costantemente accudito da un’assistente e dai cugini di Torino, uno dei quali, Manfredo Montagnana ne è stato il tutore fino all’ultimo giorno.

I funerali si sono svolti stamattina in forma strettamente privata. Questa la volontà che Aldo Togliatti aveva espresso negli ultimi tempi, nei momenti di lucidità che ancora riusciva ad avere e che è stata fatta propria dalla famiglia.

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11 luglio 2011

fonte:  http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/07/11/news/morto_il_figlio_di_togliatti_e_di_rita_montagnana-18960256/

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RISCHIO DIOSSINA – Seveso ricorda, un solo coro sale in cielo: “Il Bosco delle Querce non si tocca”

Seveso ricorda, un solo coro sale in cielo: “Il Bosco delle Querce non si tocca”

Manifestazione nel giorno in cui cadevano i 35 anni dal disastro dell’Icmesa: il Parco nato nei campi contaminati dalla diossina sarà attraversato dalla Pedemontana

Bosco delle Querce, il lungo ponte umano

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di Sonia Ronconi

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Seveso, 11 luglio 2011 – Centinaia di mani congiunte sopra la collina del Bosco delle Querce di Meda, un canto tradizionale congolese scandito da ritmi tribale di tamburi per «scacciare il male». «Un grido verso il cielo» con l’auspicio di allontanare l’incubo dell’«ecomostro Pedemontana».

Il 10 luglio 2011 a 35 anni dalla tragedia della diossina, i sevesini e le diverse associazioni ambientaliste lottano ancora per impedire che 12 ettari sul suolo medese e in parte sevesino, per un totale di 40, possano subire l’esproprio che comprende un’area che lambisce una delle due vasche. Le colline custodi dei «ricordi» e della diossina di quel 10 luglio 1976.

«L’appello è rivolto alla Regione visto che il Cipe – spiega Gemma Beretta, presidente di Legambiente Seveso – ha detto che la volontà è della giunta regionale. Basterebbe creare un’autostrada a basso impatto. Il bosco nel 2006 era nato come risarcimento per il disastro che ha creato la nube tossica. Dopo anni terribili e di sacrifici da parte dei sevesini che non hanno mai smesso di lottare, ora il bosco è l’emblema del rinascita.

Nel 2005 è arrivata la grande rivincita: il Bosco delle Querce è stato promosso Parco Naturale. E dopo tanta salita e bocconi amari, in nome del “Dio danaro” ci ritroviamo ancora a combattere per la nostra Seveso. Lotteremo fino allo stremo delle forze per impedire la riduzione della superficie del Bosco e di conseguenza per preservare la nostra salute, poiché i sevesini, se l’area verrà sbancata, respireranno ancora la diossina. I rilievi della stessa società Pedemontana parlano chiaro, la diossina è lì sepolta, ma se viene scoperto il vaso di pandora, per la seconda volta Seveso sprofonderà nel baratro».

Nel pomeriggio di ieri circa un migliaio di persone, di cui trecento appartenenti alle diverse associazioni di «Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile» hanno voluto ricordare il 35esimo anno dalla tragedia-diossina con una catena di solidarietà per difendere ciò che insieme, amministrazioni, cittadini, ed Enti, hanno costruito dopo la tragedia. Sempre nella linea del riscatto della città, entro fine anno entrerà in funzione la sede sevesina della «Fondazione Lombardia per l’Ambiente».

Ieri erano molti gli stand delle associazioni all’ingresso principale del Bosco, in via Ada Negri. Canti e balli da parte di artisti hanno intrattenuto il numeroso pubblico. I diversi volontari hanno spiegato alle persone la situazione. Verso le 18.30 il gruppo dei boyscout ha creato una porta immaginaria posizionando dei legni. Tutti hanno oltrepassato questa soglia e si sono diretti nell’area solitamente non fruibile ai visitatori. A piedi si è attraversata via Vignazzola sino ad arrivare alla vasca di Meda dove un grande abbraccio simbolico fatto di centinaia di mani a formare un disegno a forma di cuore.

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fonte:

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Per Seveso arriva anche lo sciamano:
«Fermate i lavori a rischio diossina»

L’ARTICOLO COMPLETO E IL VIDEO QUI

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La catena umana per proteggere il Bosco delle Querce
La catena umana per proteggere il Bosco delle Querce

RISCHIO DIOSSINA – Oltre alla battaglia a tutela del Bosco, per i comitati ambientalisti Monza e Brianza la preoccupazione è alle stelle per l’arrivo del maxi cantiere della Pedemontana che andrà a sventrare le aree verdi mai bonificate tra Seveso, Desio, Cesano Maderno e Meda, contaminate dal vento che spirò esattamente 35 anni fa. Zona nelle quale i rilievi del campioni di terra effettuati dall’Arpa di Monza dimostrano che la diossina c’è ancora, sepolta sotto alcuni centimetri di terra, e che due prelievi su tre i dati superano i limiti fissati dalla legge. E le polveri della diossina e soprattutto i suoi effetti – se non saranno rispettate alla lettera le rigide prescrizioni in sede interministeriale – rischiano di fare altri guai, alle popolazioni e a coloro che lavoreranno nei cantieri. Dunque: aree di lavoro superprotette, tute bianche, maschere e guanti, acqua per ripulire da tutta la polvere a rischio pericolo. Come 35 anni fa. Da Pedemontana si conferma l’impegno a rispettare ogni virgola di quanto richiesto in sede governativa sapendo di aver tutti gli occhi puntati addosso.

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Roldano Radaelli
11 luglio 2011 11:08

fonte:  http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_luglio_11/roldano-lavori-rischio-diossina-1901063972309.shtml