Casta, proposta choc: chi ci sta?
Casta, proposta choc: chi ci sta?
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Una sola Camera, con cento deputati. Incompatibilità totale tra diverse cariche elettive. Immunità parlamentare ristretta al solo caso di arresto. Abrogare le province. Proibire il ricorso alle consulenze. E naturalmente, una legge sul conflitto di interessi che non si possa aggirare. Utopia? No, dipende da noi
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di Paolo Flores d’Arcais
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Sono vent’anni e forse più che i politici, ogni volta che sentono salire il disprezzo del paese verso di loro, promettono di ridurre il numero dei parlamentari, tagliare qualche privilegio troppo indecente, perfino abrogare le province. Poi, puntualmente, non fanno nulla: la Casta non ha nessuna intenzione di ridurre quel pozzo di san Patrizio che sono i costi della politica, su cui lucra, ingrassa, cresce e si moltiplica (ben più dei pani e dei pesci). Se una riforma istituzionale ci sarà mai, sarà solo grazie alle lotte dei cittadini (o, in senso reazionario, per i successi para-golpisti dell’establishment più retrivo).
Perciò vale la pena che la società civile democratica avanzi una proposta radicale, con cui condizionare i partiti di opposizione e costringerli a inserirla nel prossimo programma elettorale. La radicalità, in questo caso, coincide con il realismo.
Si faccia attenzione solo a questo: i parlamentari oggi sono mille (trecento e rotti al Senato, circa il doppio alla Camera), quelli che contano sono solo poche decine, tutti gli altri – chiamiamoli i peones – lo sanno benissimo. Se si propone di ridurne il numero da mille a ottocento, tutti i peones saranno ferocemente contrari. Se la proposta è invece assai più radicale (una sola Camera con cento deputati), lo saranno assai meno, perché nessuno di loro rischia che un peone pari grado conservi il seggio: in Parlamento ci andranno solo quelle decine di “capi” che già oggi riconoscono come “superiori”.
Riprendo perciò una proposta di riforma istituzionale che ho avanzato un quarto di secolo fa, alle origini di “MicroMega”, e che mi sembra quanto mai attuale per passare dalla Casta a una politica di rappresentanza democratica decente.
Una sola camera legislativa composta di cento deputati. In tal modo sarebbero molto più autorevoli e soprattutto molto più controllabili dai cittadini. La seconda camera diventerebbe una sorta di Senato di difensori civici che partecipa, in una seduta comune con la prima, all’elezione dei vertici dello Stato come il presidente della Repubblica e i giudici costituzionali, che promuove commissioni d’inchiesta e “udienze” su ogni tipo di nomina (a partire dai ministri) sul modello del Senato americano, e che è formata dai cinquanta sindaci delle città più grandi, per l’intera legislatura, e da altri cinquanta di quelle meno grandi estratti a sorte e a rotazione ogni anno (i sindaci possono volta a volta indicare un rappresentante).
Tra le varie cariche dovrebbe vigere la più rigorosa incompatibilità: deputato europeo, deputato nazionale, consigliere regionale: si può coprire un solo incarico alla volta, chi ha una carica non può neppure candidarsi per le altre (se vuole, si dimette prima). Dopo due mandati non si è più rieleggibili, si torna nella società civile. La funzione di ministro e quella di parlamentare dovrebbero anch’esse escludersi, sul modello francese e americano, prendendo sul serio la divisione dei poteri tra legislativo ed esecutivo. I ministri sarebbero così un po’ meno proni alle esigenze clientelari. L’immunità parlamentare ristretta al solo caso di arresto, bloccabile solo con maggioranza qualificata (due terzi): altrimenti decide la Corte costituzionale, se c’è o meno “fumus persecutionis”.
Le province andrebbero abrogate, il numero dei dirigenti nei comuni e nelle regioni legato a parametri fissi come la popolazione, proibito il ricorso alle costosissime “consulenze” (spesso tangenti mascherate) e alle nomine fuori concorso. Il conflitto di interessi andrebbe reso inaggirabile, affidando l’applicazione della legge del 1957 alla magistratura. La politica andrebbe finanziata esclusivamente “in natura” (risorse comunicative eguali per tutti i contendenti).
Senza lotte è utopia. Con le lotte, è programma di governo popolare e dunque vincente.
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08 luglio 2011
fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/casta-proposta-choc-chi-ci-sta/2155742
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Malaysia, attivisti in piazza in nome di legalità, diritti e lotta alla corruzione
Malaysia, attivisti in piazza in nome di legalità, diritti e lotta alla corruzione
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Bersih 2.0, il forum di oltre 80 Ong, senza alcun colore politico aveva annunciato per oggi la più imponente manifestazione popolare della storia del paese per chiedere elezioni pulite, trasparenza, giustizia, legalità, pari opportunità per tutti. Ma il blocco totale della capitale e gli arresti preventivi hanno limitato la partecipazione anche se la giornata di oggi avrà certo conseguenze politiche
C’è una donna ed è l’avvocato di origine indiana Ambiga Sreenevasan a capo del vasto movimento della società civile che oggi scuote la Malaysia. E’ l’ex presidente del Consiglio degli avvocati della Malaysia, ed è nota per l’impegno a difesa delle libertà individuali e dei diritti umani. La leader è stata arrestata oggi, insieme ad altri 900 attivisti, per aver guidato la manifestazione non autorizzata per le vie di Kuala Lumpur, dove si sono riversati per alcune ore oltre 20mila giovani, dispersi dalle forze dell’ordine con idranti e gas lacrimogeni.
“Bersih 2.0”, il forum di oltre 80 Organizzazioni non governative, senza alcun colore politico, aveva annunciato per oggi, 9 luglio, la più imponente manifestazione popolare della storia del paese, che avrebbe potuto riunire 400mila persone per chiedere “elezioni pulite”, trasparenza, giustizia, legalità, pari opportunità per tutti. Ma il vasto schieramento di forze dell’ordine, il blocco totale della capitale (strade d’accesso chiude e ferrovie ferme), gli arresti preventivi (oltre 200) le diffide diffuse dalla stampa hanno limitato quella che gli osservatori non esitano a definire “una pacifica prova di forza” (nessuno scontro, niente morti e pochi feriti lievi) della società civile malaysiana. I dimostranti avrebbero voluto riunirsi nel “Merdeka Stadium”, lo storico “Stadio dell’Indipendenza”, protetto come un fortino dagli agenti, con barricate e mezzi pesanti. Non ce l’hanno fatta, ma hanno dato alla nazione un segno inequivocabile della loro presenza.
“I malaysiani hanno percorso un lungo cammino per giungere questo punto decisivo nella storia della nazione. Oggi si sono uniti per chiedere una Malaysia migliore, per fermare la corruzione e la politica sporca”, ha dichiarato il Comitato a capo di “Bersih 2.0”, movimento fatto di giovani che non ospita leader politici ma solo cittadini di ogni etnia (malay, indiani e cinesi) e di ogni religione.
“Bersih 2.0 è orgoglioso del fatto che, nonostante gli ostacoli e le intimidazioni subite, i malaysiani di ogni stato di vita hanno saputo sopportare gli atti oppressivi della polizia con atteggiamento coraggioso e pacifico, mostrando l’amore per la loro nazione e per i principi della giustizia”.
Insomma, sulla carta a vincere è stata la polizia, ma la vittoria morale è tutta dei giovani in piazza. E la partita non finisce qui: la “questione morale” sollevata dai dimostranti (legalità, diritti, lotta alla corruzione) anima il dibattito pubblico e la giornata di oggi avrà certo conseguenze politiche.
Il governo di Premier Najib Razak, buono solo a mostrare il pugno di ferro, ne esce indebolito e molti osservatori sono pronti a giurare che le elezioni anticipate sono dietro l’angolo. Il governo sembra incapace di gestire ogni piccola forma di opposizione di recepire, almeno in parte, le legittime istanze che nascono dal basso. Inoltre c’è un faida tutta interna all’UMNO (United Malay National Organization), il partito principale della coalizione di governo (il Fronte Nazionale), e sembra che Razak possa essere ben presto silurato. Il Fronte Nazionale è la tradizionale formazione maggioritaria nella storia politica repubblicana, dal 1957 ad oggi. Il Fronte è stato “abituato” a un consenso bulgaro (per decenni ha controllato i due terzi del Parlamento), essendo espressione della larga parte della popolazione malaysiana, musulmana e di etnia malay. Ma, dopo le elezioni del 2008, la sua maggioranza si è assottigliata (oggi ha poco più del 50%), e sono gradualmente emerse nella società le domande di uguaglianza e giustizia, anche nei confronti delle componenti etniche e sociali (indiani e cinesi) che rappresentano comunque il 40% della nazione.
Ambiga Sreenevasan la leader di “Bersih 2.0” sostiene che oggi i cittadini “hanno perso fiducia nelle istituzioni”, che “innalzano muri di fronte alle aspirazioni del popolo”. Ma “non ci sono muri che resisteranno all’avanzata della causa della pace, della giustizia, dei diritti costituzionali, delle libertà, della verità”. Le idee e le parole del forum “Bersih” sembrano chiare. A questo punto si può ben dire che è sbocciata la “primavera d’Oriente”.
di Sonny Evangelista – Lettera 22
DUE VOLTI DELLA SUBCULTURA – Bergamo, in tabaccheria le sigarette col marchio “Terre del Nord Padania”, nel sottopasso una famiglia sta affogando e la gente fa fotografie
QUANDO E’ LO STATO A FARE EVERSIONE A SE STESSO
Bergamo, in tabaccheria le sigarette
col marchio “Terre del Nord Padania”
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Non si tratta di una trovata goliardica della Lega: il pacchetto è stato autorizzato nell’aprile
scorso con un decreto del ministero dell’Economia, che lo ha iscritto al Monopolio di Stato
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Le ha segnalate un cittadino di Ponteranica (Bergamo) su proprio profilo Facebook: in una tabaccheria si vendono sigarette leghiste. O meglio, sigarette denominate “Terre del Nord Padania”. Non si tratta, però, di una trovata goliardica del partito di Umberto Bossi: risale ad aprile il decreto del ministero dell’Economia con il quale si iscrive al Monopolio di Stato la marca di sigarette Terre del Nord, su richiesta dell’omonima società Terre del Nord srl.
Sul pacchetto, rigorosamente verde, compare anche la dicitura ‘Padania’ e sul retro si legge: “Dalla selezione dei migliori tabacchi della Val Padana rinasce il gusto unico e inconfondibile delle Terre del Nord”. Essendo un prodotto riconosciuto dal Monopolio, le sigarette padane, potenzialmente, potrebbero arrivare in tutta Italia. E già al raduno leghista di Pontida “se ne sono vendute molte”, fa sapere il presidente bergamasco della Federazione italiana tabaccai, Luca Mangili.
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09 luglio 2011
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SENZA PAROLE
Bergamo – «Abbiamo rischiato d’annegare:
aiuti zero, ma ci facevano le foto»
L’Opel Astra della famiglia di Stezzano comincia a riaffiorare dall’acqua
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«Abbiamo rischiato di annegare: io, mia figlia di 6 anni e il più grande, di 17 anni, avevamo l’acqua all’altezza del collo. Eravamo intrappolati in macchina. Finestrini e portiere erano bloccati. Abbiamo chiesto aiuto, invece ci facevano le foto col telefonino».
È il racconto di Gemma, una signora di Stezzano che giovedì sera intorno alle 19,45 è finita con l’auto nel lago che si era formato nel sottopasso fra il centro commerciale Le due torri e il paese di Stezzano.
Un racconto amareggiato, ma fortunatemente a lieto fine. «Urlavamo, io e mia figlia piccola. Urlavamo, ma dalla strada, dalle auto ferme, nessuno ci ha aiutato. Qualcuno è sceso e ha scattato solo tante fotografie…».
«Pian piano mi sono trasformata in una sottiletta e sono riuscita a uscire dal finestrino, che era aperto solo in parte. Poi ho tirato fuori la bambina e subito dopo mio figlio».
Poi è arrivato un aiuto, finalmente. «Erano passati 10 minuti ormai: fortunatemente è arrivato al sottopasso un ragazzo. Si è spogliato, è rimasto in mutande: si è gettato subito in acqua e ci ha aiutati. Mi ha detto solo di essere di Ponte San Pietro: ora devo cercarlo, devo trovare il modo per ringraziarlo, anche perché è rimasto con noi per tre ore. Ci ha anche accompagnati a casa. È stato un angelo».
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08 luglio 2011
fonte: http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/462869/
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Addio a Rubino Romeo Salmonì, l’ebreo di Auschwitz che ispirò Benigni / VIDEO: Auschwitz Birkenau, per non dimenticare
Addio a Rubino Romeo Salmonì, l’ebreo di Auschwitz che ispirò Benigni
Scomparso a 91 anni uno degli ultimi sopravvissuti romani alla Shoah: «Alla fine ho sconfitto Hitler»
Dai suoi racconti nacque «La vita è bella»
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fonte immagine
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VIDEO: Romeo Salmonì racconta l’orrore di Auschwitz
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ROMA – Fece «un lungo viaggio verso la morte», dal quale però alla fine riuscì a tornare. Uno dei pochi. Perciò per tutta la vita testimoniò quello che tutti gli altri non potevano più raccontare. E la sua storia ispirò Roberto Benigni per La vita è bella. Rubino Romeo Salmonì è morto sabato mattina a Roma. Aveva 91 anni ed era nato nella Capitale il 22 gennaio 1920.
Rubino Romeo Salmonì, morto a Roma a 91 anni |
SOPRAVVISSUTO ALLA SHOAH – Nel campo di sterminio arrivò che aveva 18 anni. Sfuggito alla razzia nazista del 16 ottobre del 1943 nel Ghetto di Roma, era stata la polizia fascista a catturarlo poi nell’aprile del 1944. Fu portato prima in Via Tasso e quindi a Regina Coeli. Da lì cominciò quello che lo stesso Salmonì definì il «lungo viaggio verso la morte», ovvero la deportazione a Fossoli e poi ad Auschwitz. «Ad Auschwitz non ero più Rubino Romeo Salmoni ma… l’ebreo A 15810 da eliminare…».
TESTIMONE – Lo raccontò quel viaggio tante volte. Nelle scuole soprattutto. Ricordi di quei giorni vissuti nel campo di sterminio assistendo alla morte di adulti e soprattutto bambini. E racconti agli studenti: « Tutte le mattine si vedevano dei poveri esseri attaccati alle reti con i fili ad alta tensione elettrica, erano stanchi di soffrire e si abbandonavano alla pietà di Dio per porre fine all’inferno di tutti i giorni alla fame, al freddo, alle sevizie dei Kapò alle selezioni diurne e notturne che duravano ore e ore sotto la neve che penetrava dentro le ossa prive di carne, anche l’appello diurno e serale era un modo per soffrire perché durava ore e ore e non veniva mai l’esatto numero per i morti durante la conta, e si ricominciava da capo, tra il freddo, la fame e la stanchezza, la paura di non farcela».
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fonte immagine
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IL RITORNO A CASA – Romeo Salmonì però riuscì a tornare a casa. Uno dei pochi romani sopravvissuti ad Auschwitz-Dachau. Rimise piede a Roma alla fine di agosto del 1945. Nella Capitale ritrovò i genitori, ma non i fratelli Angelo e Davide, uccisi dai nazisti. Di quell’esperienza scrisse Ho ucciso Hitler, libro di testimonianze e ricordi presentato pochi mesi fa in occasione della Giornata della Memoria.
IL CORDOGLIO – Messaggi di cordoglio sono arrivati da molti rappresentanti del mondo politico e istituzionale. Ma Romeo Salmonì viene ricordato con affetto e gratitudine soprattutto dalla sua città. Il sindaco Alemanno lo definisce «un grande uomo con il suo coraggio e la sua forza è riuscito a salvarsi dall’inferno di Auschwitz-Birkenau. Romeo è stato un esempio per i giovani e per l’intera città». E il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che ha partecipato alla pubblicazione del suo libro, lo ringrazia: «Grazie ai suoi racconti, alla sua ironia e al suo libro Ho ucciso Hitler, molti ragazzi delle scuole hanno conosciuto la sua voglia di sopravvivenza, non finirò mai di ringraziarlo per il meraviglioso regalo che ci ha fatto, tramandando a tutti noi il suo atto di coraggio e la sua memoria».
«SONO ANCORA QUI» – Nei suoi incontri di racconti e testimonianze, Salmonì con orgoglio e soddisfazione concludeva: «Io sono ancora qui sano e salvo. Ho fatto i miei conti: sono uscito vivo dal Campo di sterminio di Auschwitz, ho una bella famiglia, ho festeggiato le nozze d’oro, ho 12 splendidi nipoti, credo di aver sconfitto il disegno di Hitler!»
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Claudia Voltattorni
cvoltattorni@corriere.it
09 luglio 2011 16:45
fonte: http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_luglio_9/addio-romeo-salmoni-shoah-1901054739642.shtml
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Viaggio della Memoria – Auschwitz Birkenau, per non dimenticare
Caricato da ProvinciaPU in data 21/mag/2011
Al ‘Viaggio della Memoria’ viene conferito un valore speciale in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La presenza del presidente della Provincia di Pesaro, Matteo Ricci e di quello della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza sono infatti l’espressione della volontà dell’Amministrazione provinciale di Roma di voler celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia anche nel corso del Viaggio della Memoria 2011.
Sono infatti circa 350 gli studenti degli istituti superiori di Roma e provincia che domenica 10 aprile, accompagnati dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, dall’assessore provinciale alla Scuola, Paola Rita Stella, dal responsabile del progetto della Provincia ‘Storia e Memoria’, Umberto Gentiloni e dai presidenti della Provincia di Pesaro, Matteo Ricci e di Potenza, Piero Lacorazza partiranno alla volta di Cracovia.
Dopo la visita del quartiere ebraico “Kazimierz” e un tour orientativo della città, e la visita nella sinagoga neorinascimentale detta Temple, una delle tante sinagoghe che si possono visitare nella città polacca, peraltro ricchissima anche di chiese.
Il ‘Viaggio della Memoria 2011’ prosegue con la visita ai campi di concentramento di Birkenau e Auschwitz.
Della delegazione provinciale fanno parte alcuni dei sopravvissuti ai campi di concentramento: le sorelle Andra e Tatiana Bucci, Sami Modiano e Shlomo Venezia, oltre al presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici e a Marcello Pezzetti, direttore del Museo della Shoah di Roma.
In questa speciale occasione agli studenti viene regalato un quaderno di viaggio con informazioni storiche sui luoghi da visitare e il libro ‘Ho sconfitto Hitler’ di Rubino Romeo Salmonì, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz e sopravvissuto allo sterminio. A 91 anni ha raccontato la sua testimonianza: una raccolta di scritti, appunti, note e frammenti che ha ispirato il film ‘La vita e’ bella’ di Roberto Benigni. Il volume è edito dalla Provincia di Roma. E per continuare a celebrare i 150 anni dell ‘Unità d’Italia’ agli studenti saranno consegnati anche una maglietta con impressa la scritta ‘Viva l’Italia’, il catalogo della mostra della Provincia di Roma dedicata a questo speciale anniversario e il dvd ‘I nostri primi 150 anni – Celebrare per conoscere la storia d’Italia’ prodotto in collaborazione con Cinecittàluce.
Al viaggio partecipa anche una delegazione degli studenti delle scuole di Pesaro e Potenza.
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MILANO, LA PROTESTA – Gli immigrati al sindaco Giuliano Pisapia “Per favore lasciateci andare via da qui. Grazie, ma siete stati solo capaci di offrirci da dormire per strada”
LA PROTESTA
Gli immigrati al sindaco Giuliano Pisapia
“Per favore lasciateci andare via da qui”
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Nel mondo 43,7 milioni di persone in fuga: mai così tanti negli ultimi 15 anni – Adnkronos Cronaca -fonte immagine
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Nessun lamento, solo una esortazione a passare dalle parole ai fatti rivolta al primo cittadino di Milano da parte di un gruppo di rifugiati africani e non solo. Nella lettera, le persone ringraziano, ma siete stati solo capaci “di offrirci da dormire per strada. Le contorsioni della legge comunitaria, l’accordo di Dublino II
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di GIULIA CERINO
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MILANO – “In campagna elettorale, il sindaco Pisapia non ha fatto altro che parlare di cambiamento e se l’Amministrazione è pronta, lo siamo anche noi”. Non è un lamento ma un’esortazione a passare dalla teoria alla pratica. E’ una richiesta, il risultato di oltre quattro anni di presenza forzata in territorio italiano. Il tutto contenuto in una lettera piena di citazioni e riferimenti all’attualità politica del nostro Paese. Quasi come se a scriverla fosse un italiano. Trenta righe stampate con caratteri bianchi sullo sfondo nero del sito “Milan Refugees 1” e dirette al neo-sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.
La richiesta di Yacob. La faccia, anzi la firma, ce la mette Paulos Yacob, scappato dall’Eritrea nel 2006 e da quasi sette anni rifugiato politico. E’ lui che, in un inglese un po’ impreciso, scrive al primo cittadino per bocca di un gruppo di rifugiati politici somali, eritrei, sudanesi ed etiopi che dal 2009 non fanno altro che chiedere all’Amministrazione comunale milanese il rispetto dei diritti umani. Da anni, non hanno una casa, dormono per strada, non si possono lavare come le persone normali. “Siamo in Italia, cerchiamo protezione ma non ci sentiamo protetti. Allora, per favore, lasciateci abbandonare questo Paese che non ci concede nessuna opportunità”.
“Ci avete solo fatto dormire per strada”. Nella lettera, i rifugiati ci ringraziano, ma c’è poco da ridere perché siamo stati solo capaci “di offrirci da dormire per strada. Quando siamo andati in Comune e in prefettura – scrivono – abbiamo chiesto due cose: cancellate la nostre impronte, oppure dateci una lettera per lasciare la Penisola, lasciateci partire a piedi”. Gli è stato impedito perché la legge comunitaria, l’accordo di Dublino II, prevede che il peso dell’accoglienza sia tutto a carico dello Stato di primo passaggio, l’Italia appunto.
Si sentono in gabbia. Non solo. Il provvedimento europeo, è stato pensato apposta per impedire che i richiedenti presentino domanda di asilo in più Stati membri. Ecco perché Yacob e gli altri si sentono in gabbia. Non possono andar via dal Belpaese ma non possono nemmeno viverci regolarmente. “A noi, l’accordo di Dublino sembra come una repressione nazista contro gli ebrei, quando Hitler controllava i loro movimenti anche sul posto di lavoro, ci usano come se fossimo in un sistema di nuova schiavitù”. La legge è legge. Ma non sta scritto da nessuna parte che ai rifugiati debba anche essere negato il diritto alla casa, quello di accedere ai corsi di formazione professionale per iniziare a lavorare o ai corsi di lingua, per imparare l’italiano come lo parlano gli italiani. Non che non possano studiarlo a Milano. Potrebbero, se solo avessero abbastanza soldi per pagarsi le lezioni.
Mai integrati. Nel 2009, il gruppo di rifugiati, appoggiato dall’associazione 3 Febbraio, aveva occupato uno stabile a Bruzzano, un quartiere della periferia nord di Milano e per oltre sette mesi anche piazza Oberdan, nel centro della città. Hanno protestato. Hanno presidiato la zona perché il Comune “non ci ha mai permesso di integrarci”. Oggi sono di nuovo in strada. Yacob se la prende con l’Europa ma anche con l’ex amministrazione comunale. “Milan Refugees” non vuole una vita facile, non chiede di vivere gratis, non vuole ‘rubarè posti di lavoro o entrare in conflitto con gli italiani. La precisazione è rivolta all’ex assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato che “ci considerava dei pigri, dei rifugiati per professione”.
Il proverbio cinese. In chiusura, Yacob si permette di dare un consiglio: “Come dicono i cinesi, se qualcuno ti chiede del pesce, non darglielo ma insegnagli a cucinarlo. Fin’ora abbiamo solo cercato umanità. Se l’umanità esiste ancora in Italia”. La lettera è datata 4 luglio. Quasi sette giorni dopo, di Pisapia ancora nessuna traccia.
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09 luglio 2011
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Weekend ‘rovente’ da Nord a Sud. Lunedì bollino rosso in sei città
E’ quanto emerge dai bollettini di vigilanza meteo della Protezione Civile
Weekend ‘rovente’ da Nord a Sud Lunedì bollino rosso in sei città
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GUIDA AI CONSUMI – Doveconviene.it, ora anche un’applicazione gratuita per iPhone e iPad
Doveconviene.it, ora anche un’applicazione gratuita per iPhone e iPad
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Doveconviene.it è il sito online che promuove la visualizzazione delle offerte di catene commerciali e discount della zona di residenza (o di collegamento) di ognuno di noi internauti (ne avevamo già parlato su solleviamoci, vedi). Ora sono disponibili le APP per iPhone e iPad, gratuite, che già stanno riscuotendo molto successo. Infatti, dopo pochi giorni è già tra le top applicazioni scaricate.
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IN COSA CONSISTE
Doveconviene APP è un’applicazione innovativa e unica in Italia, su cui gli utenti
possono trovare tutto quel che c’è in offerta vicino a casa, sfogliare i
volantini delle catene su schermi touch ed essere avvisati delle
occasioni con tempestività, senza rischiare di perdere le promozioni
migliori, attraverso notifiche push personalizzate e localizzate.
L’ applicazione permette tra le altre cose:
– di vedere quali sono i volantini in validità nella propria città, divisi per categoria;
– di sfogliarli, scoprire le offerte, salvare volantini e offerte preferiti;
– di trovare su mappa il punto vendità più vicino su mappa, scoprirne gli orari e chiamare il negozio con un click.
– di attivare lo Shopping @lert, in modo da essere avvisati tramite
notifiche push appena esce un nuovo volantino vicino a casa, per le
categorie di interesse dell’utente.
per maggiori informazioni sulla applicazione e per installarla:
http://itunes.apple.com/it/app/doveconviene/id446366839
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09 luglio 2011
fonte: via e-mail
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L’INCHIESTA – “Yacht in cambio di nomine e appalti” su Milanese arriva una nuova tegola
L’INCHIESTA
“Yacht in cambio di nomine e appalti”
su Milanese arriva una nuova tegola
Dopo la richiesta di arresto a Napoli, una nuova inchiesta sul deputato a Roma. Due imprenditori arrestati per finanziamento illecito
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Il Dolphin 46 al centro dell’inchiesta di Roma
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di CARLO BONINI
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ROMA – Prima Napoli 1. Ora Roma 2. In meno di ventiquattro ore, su Marco Milanese si chiude il secondo braccio della tenaglia giudiziaria che lo ha stritolato. Il gip di Roma, Anna Maria Fattori, su richiesta del pm Paolo Ielo, contesta all’ex consigliere politico di Tremonti un nuovo reato: finanziamento illecito dei partiti.
Lo stesso per il quale ordina la cattura degli “imprenditori” Tommaso Di Lernia e Massimo De Cesare (il primo era già detenuto nell’inchiesta sugli appalti Enav, il secondo è da ieri sera ai domiciliari) e di cui sono accusati a piede libero Fabrizio Testa, ex manager pubblico (è stato nel cda di Enav e quindi presidente della controllata “Technosky”) e Lorenzo Cola, “consigliere globale di Finmeccanica”, protesi del suo presidente Pier Francesco Guarguaglini, già detenuto lo scorso anno nella vicenda dei fondi neri “Digint”.
E’ una storia – come documentano le 33 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare – esemplare del sistema degli appalti e delle nomine nelle società a partecipazione pubblica. Nella quale “la prova è raggiunta, perché piena”, su cui Milanese ha ritenuto di non dover rispondere, un mese fa, alle domande del pm e per la quale, dunque, la Procura si prepara a disporre il giudizio a citazione diretta (Milanese verrà processato in autunno da un giudice monocratico).
Ed è una storia che gira intorno ad un magnifico yacht, un “Dolphin 64” di 20 metri della Mochi Craft, che Milanese possiede ma non è in grado di pagare. Del quale, come gli accade con le fuoriserie che cambia con la frequenza delle scarpe (Bentley, Ferrari, Aston Martin), decide dunque di liberarsi, accollandone però il costo ad altri e per giunta facendoci sopra una bella “cresta” da 224 mila euro.
Anche perché, ha gioco facile nel farlo, visto che, come uno sciame d’api sul miele, gli corre in soccorso una variopinta comitiva di giro, che della sua benevolenza e del suo potere di interferenza sulle società a partecipazione pubblica ha bisogno come l’aria. Un manager che orbita nella destra sociale di Alemanno e questua una nomina in una società controllata da Enav (Testa); due “imprenditori” rotti al giochino delle sovrafatturazioni, delle provviste nere e inseriti stabilmente nel Sistema degli appalti Enav (Di Lernia e il suo factotutm De Cesare), un’eminenza grigia di “Finmeccanica” che chiamano “il generale” (Cola).
Lo yacht, dunque. Milanese lo acquista di seconda mano nel giugno 2009, accollandosi dal vecchio proprietario un leasing di 1 milione e 97 mila euro. E’ un giocattolo che, solo di rata mensile, costa dunque 20 mila euro. E che l’ex ufficiale della Finanza, che in carriera ha collezionato encomi come figurine, non ha, o non ha intenzione di spendere. Per la barca, infatti, dalle tasche dello “scapocchione fortunato” (così lo chiama Paolo Viscione, imprenditore cui munge nel tempo “una milionata” di euro in regalie e contanti) escono solo 1.200 euro, il costo della pratica di cessione del leasing. Non paga le rate, infatti. Accumula interessi di mora. E finisce con il bordeggiare sul “Dolphin” una sola estate. Finché, a dicembre 2009, segnala a Viscione di “trovarsi in imbarazzo”. Insomma, dice ai pm, l’imprenditore, “mi voleva rifilare la barca”. E’ troppo anche per lui.
Viscione trova il modo di mollare “il pacco” ad altri. Gianni Sidoti, suo socio, ha infatti per le mani un tipo che può “risolvere il problema” e “trovare un compratore” che tolga Milanese “dall’imbarazzo”. Si chiama Fabrizio Testa, conosce Sidoti perché vivono nello stesso quartiere residenziale tra Roma e il mare (Casalpalocco) ed ha un problema. E’ stato fatto fuori dal cda di Enav (“dove – racconta al pm – ero stato nominato in quota Destra sociale”) per i suoi dissidi con il presidente Guido Pugliesi. Ha cercato la “sponsorizzazione” di Gianni Alemanno, sindaco di Roma, per un nuovo incarico, ma non è bastata.
Si offre dunque lui per mediare la vendita, perché, spiega ancora al pm, “favorendo Milanese, cercavo una protezione politica di un deputato che si interessava alle nomine in Enav”. Testa, grazie al sapiente consiglio di Cola, trova rapidamente i compratori. Di Lernia e la sua protesi De Cesare, due “imprenditori”, chiamiamoli così (Di Lernia campa di fondi neri e già finanzia “L’Officina delle libertà” di Aldo Brancher, deputato Pdl condannato in appello a due anni per ricettazione nella vicenda Antonveneta), che di uno yacht non sanno che farsene. Ma che di Milanese e di un manager di Enav, sanno sì che farsene, visto che la Di Lernia vive dei subappalti di Selex, principale beneficiaria di appalti dell’Ente a trattativa diretta.
Il “Dolphin” viene quindi acquistato a cifre da capestro. Il valore non supera i 700 mila euro, ma Milanese lo piazza a 1 milione e mezzo. Una cifra in cui c’è il valore residuo del leasing, caricato dagli interessi di mora (1 milione 318 mila e 500 euro) per le rate scadute (220 mila euro) che Milanese non ha mai pagato e che pure Di Lernia, al momento del contratto, gli ha anticipato in contanti.
Milanese è finalmente “libero dell’imbarazzo”. Testa viene nominato presidente di Technosky (controllata Enav), da cui sarà allontanato nell’estate 2010 dopo un audit interno. Di Lernia può continuare a campare dei subappalti Selex. Per la legge, “è finanziamento illecito a un parlamentare”. Da sei mesi a 4 anni di reclusione.
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09 luglio 2011
fonte: http://www.repubblica.it/politica/2011/07/09/news/milanese_yacht-18874515/?rss
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‘Se non ora quando?’ atto II. A Siena si ritrova il popolo rosa – Come partecipare
‘Se non ora quando?’ atto II
A Siena si ritrova il popolo rosa
Due giorni di dibattiti all’insegna della ‘questione femminile’
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Il video di Cristina Comencini
Caricato da CrashBangbooom in data 19/giu/2011
Lo spot di Cristina Comencini per le due giornate di mobilitazione “Se non ora quando” a Siena, il 9 e il 10 luglio
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Siena, 9 luglio 2011 – L’ACRONIMO è apparentemente complesso: Snoq. Sta per: «Se Non Ora Quando?» Ed è il motto che riecheggiò il 13 febbraio scorso, quando a Roma un milione di persone, perlopiù donne, diede vita alla manifestazione nazionale in difesa della dignità femminile come risposta al “Rubygate” e tutto quanto stava intorno.
Adesso il popolo rosa di SNOQ torna a ritrovarsi. E lo fa a Siena dove, fra oggi e domani al Prato di Sant’Agostino, sono attese qualche migliaio di donne per parlare di nuovo del futuro dell’Italia e del ruolo che il gentil sesso potrà avere. «Un paese per donne è un paese migliore per tutti — hanno spiegato ancora ieri le organizzatrici — e la costruzione di questo percorso ha bisogno di autonomia e di trasparenza».
I lavori si apriranno dunque questa mattina con la proiezione di un video sulla manifestazione dello scorso febbraio, quindi il saluto del sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, e l’intervento di rappresentanti del comitato nazionale di SNOQ, seguite poi dall’economista Tindara Addabbo, da Linda Sabbadini dell’Istat e da Sabina Castelfranco della stampa estera. Proseguiranno poi nel pomeriggio con uno spazio dedicato ai comitati locali e brevi interventi, fra gli altri, di Lorella Zanardo (il corpo delle donne) e di alcune politiche come Flavia Perina e Pina Buongiorno, Livia Turco e Susanna Camuso, Paola Concia.
IN SERATA è previsto un flashmob in Piazza del Campo con tutte le partecipanti quindi la serata proseguirà dopo le 22 in piazza S. Agostino con uno spettacolo di «Musica e Parole» organizzato e condotto da Lunetta Savino che vedrà alternarsi le ragazze del quartetto d’archi “Euphoria”, Angela Baraldi e Massimo Zamboni che, fra l’altro, canteranno il pezzo “Quando, se non ora” che sembra scritto apposta per il movimento. In chiusura il concerto di Teresa De Sio. «Per me è importante esserci — ha spiegato la De Sio — E’ un segno dell’uscita dall’isolamento del pensiero femminile. Cantero’ ‘Tutto cambia’, una canzone augurale in un momento di grande fermento culturale di questo paese, soprattutto per noi donne».
DOMANI, invece, i lavori si chiuderanno con un dibattito su come strutturare la rete delle donne in Italia.
«Ci auguriamo che Siena possa diventare l’atto fondativo di questo movimento — ha fatto sapere al proposito la regista Cristina Comencini, una delle leader di SNOQ — sarà importante ascoltare la voce delle donne presenti e poi gettare le basi per progettare una nuova manifestazione magari nel prossimo autunno». «Questo protagonismo inedito delle donne — ha concluso il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi — che è nato dal basso, che ha natura trasversale e che coinvolge tutte le generazioni, è una risorsa fondamentale perché in Italia si apra una stagione di riscatto civile e di rinascita economica e culturale».
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Come partecipare
www.senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com
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fonte: http://www.lanazione.it/toscana/cronaca/2011/07/09/540710-quando.shtml
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Bevi acqua Sant’Anna: fa bene a te e l’Ambiente ringrazia
BIO BOTTLE
Un blog come il nostro, da sempre, non fa pubblicità. O meglio, pubblicità a pagamento. Ciò significa che, a nostro insindacabile giudizio (come mi piace!) inseriamo link a libri, film, iniziative che riconosciamo utili a livello sociale e culturale.
Oggi facciamo un’eccezione, uscendo dal seminato, pubblicizzando un’industria dell’acqua che, nel tempo, ha acquisito molti meriti.
La Sant’Anna, sia chiaro, non è un bluff pubblicitario, ma è un’acqua sorgiva dalle caratteristiche davvero eccezionali per purezza e leggerezza. Un’acqua indicata per chi, ad esempio, si ritrova con problemi di formazioni residuali a livello renale, come è il caso della nostra Elena, la cogestrice del blog nonché mia compagna. Tra l’altro, ho avuto il piacere di veder nascere lo stabilimento (parecchi anni fa, ormai) e costatare come il prelievo delle acque fosse realmente all’altitudine indicata dall’azienda, e come l’ambiente circostante fosse assolutamente integro, come Natura comanda.
Ma quello che più ci ha entusiasmato è il fatto che Sant’Anna imbottiglia la sua acqua in contenitori biodegradabili e di origine esclusivamente vegetale. Non più petrolio, grazie a Dio, come il resto della pletora sterminata di marche e sottomarche ritrovabili sugli scaffali di tutto lo Stivale. Senza contare che le confezioni d’acqua Sant’Anna viaggiano, per tutta Italia, su rotaia invece che su gomma, in aperta controtendenza.
Per cui, se proprio non volete, o potete, come nel caso di Elena, bere l’acqua del Sindaco scegliete Sant’Anna: sicuramente farete del bene alla vostra salute e l’Ambiente vi ringrazierà.
mauro
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