Archivio | luglio 19, 2011

VIENI AVANTI ‘PIDIELLINO’ – Strage di Bologna, richiesta choc del Pdl: “Esercito in piazza per l’anniversario” / VIDEO: Blu Notte – La strage di Bologna (57′)

Blu Notte – La strage di Bologna

Caricato da in data 14/apr/2011

Riccardo Bocca – Lei ha detto che [Paolo] Bolognesi e la sua associazione [Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna] hanno fatto dell’essere parenti delle vittime “un’indecente professione”. Qual’è la loro colpa ?

Francesco Cossiga – Tutto quello che hanno fatto, l’hanno fatto per ricevere denari.

Riccardo Bocca – E’ un giudizio profondamente offensivo: sia per le vittime della strage, sia per i loro parenti.

Francesco Cossiga – Vogliono i denari, mi creda.

Intervista tratta dal libro “Tutta un’altra strage”.

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Strage di Bologna, richiesta choc del Pdl
“Esercito in piazza per l’anniversario”

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Il deputato del centrodestra Garagnani: “C’è pericolo per l’ordine pubblico”. Ma i membri del governo non ci saranno comunque. Libero Mancuso: “Il vero problema è psichiatrico”. Cevenini: “E’ procurato allarme”. Merola: “Parole a vanvera”. Paolo Bolognesi: “Ci prendono in giro”

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di Antonella Beccaria18 luglio 2011

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Mai si era toccato così il fondo. Un deputato del Pdl che chiede l’esercito a Bologna. E non in un giorno qualsiasi, ma per le commemorazioni del 2 agosto, anno 1980, giorno in cui la città conobbe l’orrore. Non è bastata l’assenza di ogni rappresentante del governo per il trentennale della strage e che quest’anno si ripeterà, cosa di per sé già sconcertante. No, il Pdl va oltre e vuole che in piazza delle Medaglie d’Oro, davanti alla stazione, insieme ai familiari delle vittime, alle autorità e ai cittadini ci sia anche l’esercito.

A chiederlo è Fabio Garagnani, deputato del Pdl, per il quale ci sarebbe un “problema di ordine pubblico” da tenere sotto contro manu militari il prossimo 2 agosto. Di fatto, il parlamentare già da qualche giorno vedeva ipotetiche minacce scaturite da un “clima di permanente ideologizzazione”. Secondo lui lo dimostrerebbero un po’ le monetine lanciare poco tempo fa contro Manes Bernardini, in lizza per il centro destra per la poltrona di sindaco. Accadeva lo scorso 27 giugno, nel pieno delle contestazioni no tav.

E ancor prima – era la primavera scorsa – ci sono state le indagini per atti vandalici e attentati esplosivi contro le sedi bolognesi l’Ibm e l’Eni. Fatti attribuiti al fronte anarchico più radicale e che avevano portato ad arresti di persone che provengono da quell’ambiente. A ruota, durante le contestazioni in Val di Susa, anche esponenti emiliano-romagnoli di quell’ala politica si erano fatti qualche giorno di galera finendo poi ai domiciliari.

Garagnani, tra tutti questi eventi, vede un filo che li collega e che, in base alle dichiarazioni che ha rilasciato, non risparmierebbero nemmeno le cerimonie (ufficiali, dato che vedono la partecipazione del sindaco di Bologna, Virginio Merola, e di altri rappresentanti delle istituzioni) per una strage che fece 85 vittime e oltre 200 feriti. E poi torna su un leit motiv più tradizionale, nell’ottica polemiche pre-manifestazioni: per lui, sono “interpretazioni strumentali di comodo che hanno sin qui caratterizzato la suddetta ricorrenza” le sentenze che hanno condannato esecutori e depistatori. E che attribuiscono la responsabilità materiale all’estrema destra e i tentativi di sviare le indagini a servizi segreti militari e P2.

Di qui, l’invito al governo, se mai dovesse partecipare all’evento (eventualità ormai piuttosto improbabile, come raccontato dal Fatto Quotidiano pochi giorni fa), di portare “informazioni utili sulle piste percorse da terroristi di varia matrice”. In altre parole, la sollecitazione di Garagnani è di riportare l’attenzione sulle cosiddette “piste alternative”, che di volta in volta tirano in ballo i terroristi palestinesi, Carlos Lo Sciacallo (alias Ilich Ramírez Sánchez, leader Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina all’ergastolo in Francia) o i libici, come è tornato a fare Carlo Giovanardi, nella sua “verità” su Ustica riesuma la smentita tesi della bomba a bordo del Dc 9 dell’Itavia nella catastrofe del 27 giugno 1980.

Nessuna di queste piste, allo stato attuale, ha mai raccolto elementi utili per arrivare ad incriminazioni. Proprio da qui parte Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione, nel replicare al deputato Pdl. “Ci sono sentenze passate in giudicato che hanno tenuto di fronte ad attacchi come quelli di Garagnani”, dice Bolognesi. “Dunque le strade sono due: o Garagnani porta prove tali per cui quelle sentenze vengano smentite oppure sta dando fiato a problemi che con la strage non c’entrano nulla”.

E il presidente dell’associazione vittime rincara la dose: “Questo governo o suoi rappresentanti non hanno alcun diritto a fare affermazioni del genere perché non sono credibili. Lo scorso 9 maggio, giorno di commemorazione di tutte le vittime del terrorismo, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi aveva detto di aprire gli armadi della vergogna sugli anni di piombo, ma non mi risulta che i magistrati bolognesi siano stati sommersi di carte. Inoltre – e ancora più grave – a oggi non è ancora stata applicata la legge 206 del 2004 sulle pensioni di invalidità ai feriti del terrorismo. E questo nonostante le rassicurazioni di Berlusconi e di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio. Dunque questa maggioranza ha preso in giro senza ritegno le vittime”.

Caustico anche il commento di Libero Mancuso, il magistrato che indagò sulla strage alla stazione rappresentando la pubblica accusa nel processo di primo grado e che è stato assessore nella giunta di Sergio Cofferati diventando poi un esponente di Sel. “Qui non si tratta di un problema di ordine pubblico”, afferma, “ma di un problema di ordine psichiatrico. Affermare che il 2 agosto serve l’esercito per strada è un’affermazione che non merita alcun commento”.

Per Maurizio Cevenini, consigliere comunale e regionale, “le manifestazioni che commemorano la strage hanno sempre visto una grande partecipazione pubblica e le contestazioni si sono sempre limitate ai fischi in piazza contro i referenti del governo. Quei fischi li ho sempre condannati, ma non sono in alcun modo un segno di violenza. Parlare di esercito e di pericoli non meglio definiti è di cattivo gusto, ma soprattutto è un procurato allarme. Che rifletta, lo schieramento di centro destra, sui fatti del 2 agosto 1980, dato che il governo qualche porta ancora chiusa la dovrebbe aprire”.

Una risposta secca anche da parte del sindaco, Virginio Merola. “Garagnani ha perso un’occasione per stare zitto perché sono parole a vanvera”, ha dichiarato in serata. “Spero che quelle frasi sconsiderate non vengano tenute in considerazione da nessuno”.

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RAI-AGCOM – Berlusconi indagato per le pressioni contro Santoro

RAI-AGCOM

Berlusconi indagato per le pressioni contro Santoro


fonte immagine

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L’ipotesi di acusa è quella di abuso d’ufficio. Insieme al premier iscritti nel registro anche l’ex commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi e l’ex Dg della Rai, Mauro Masi

Berlusconi indagato per le pressioni contro Santoro
Chi, io?

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ROMA – Il premier Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Roma per abuso di ufficio in relazione alle presunte pressioni esercitate nel 2009 per sospendere la trasmissione ‘Annozero’ di Michele Santoro.

Con il presidente del Consiglio sono iscritti, anche loro per abuso di ufficio, l’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e l’ex direttore generale della Rai, Mauro Masi. L’atto istruttorio deciso dal procuratore Giovanni Ferrara giunge dopo che il tribunale dei ministri ha restituito a piazzale Clodio il fascicolo di indagine, nato a Trani, dichiarandosi incompetente a giudicare il caso. Per i giudici, in sostanze, le 18 telefonate a Innocenzi e Masi al centro dell’inchiesta sono state effettuate da Berlusconi non nella sua veste di presidente del Consiglio.

L’iscrizione nel registro degli indagati arriva dopo la decisione del Tribunale dei Ministri di restituire il fascicolo alla Procura di Roma.

Gli inquirenti capitolini hanno preso atto della decisione (non vincolante) del tribunale del ministri: secondo il collegio speciale per reati ministeriali nella condotta di Berlusconi non è prefigurabile  la concussione ai danni dell’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, né le minacce ai danni dell’Autorità Garante delle Comunicazioni per far chiudere Annozero, come ipotizzato a Trani. Su queste due fattispecie il tribunale ha archiviato la posizione del premier.

Per il tribunale dei Ministri è, invece, configurabile l’ipotesi di abuso d’ufficio per tutti e tre i protagonisti della vicenda. A questo punto i pm romani  dovranno decidere se concludere l’attività istruttoria con il deposito degli atti, attività che prelude la richiesta di rinvio a giudizio, o formalizzare al gip una richiesta di archiviazione.

Le reazioni. Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato del premier ricorda che “il Tribunale dei Ministri ha già archiviato tutte le accuse originariamente mosse proprio al Presidente Berlusconi”. Dicendosi sicuro che anche la Procura seguirà la stessa strada. Per il segretario dell’Usigrai Carlo Verna, si apre adesso “una sorta di possibile processo al sistema del conflitto di interessi, che sta strangolando la Rai e la democrazia. Laddove possibile l’Usigrai chiederà la costituzione di parte civile. Ma mentre la giustizia farà il suo corso, occorreranno comportamenti limpidi dei vertici aziendali ai quali fin d’ora facciamo sapere che l’Usigrai non sottoscriverà la transazione con cui si accompagna Michele Santoro alla porta”.

La vicenda. Diciotto telefonate per ‘bloccare’ Annozero. La bufera delle intercettazioni del caso Rai-Agcom, scoppiato a marzo 2010 con la pubblicazione dei primi stralci, e il braccio di ferro con Michele Santoro è stato uno dei capitoli più spinosi della gestione dell’ex dg Rai Mauro Masi a Viale Mazzini. Ma ha sollevato polemiche anche sull’indipendenza dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, fino alle dimissioni del commissario Giancarlo Innocenzi, arrivate il 24 giugno dello scorso anno.

“Questa volta nessun editto bulgaro ci fermerà”, tuonava Michele Santoro il 18 marzo sul divano rosso di Serena Dandini a Parla con me. Si era nel pieno del caos intercettazioni e solo due giorni prima il conduttore di Annozero aveva parlato per due ore davanti ai pubblici ministeri di Trani delle presunte pressioni per fermare il suo programma. Il 26 marzo, in un clima da stadio al Paladozza di Bologna, nel corso di Raiperunanotte Santoro avrebbe ‘messo in scena’ con le voci di attori i colloqui di Berlusconi, Innocenzi e Masi facendo ‘prendere corpo’ al disegno di chiudere il programma di Rai2.

Intanto il vertice dell’azienda non stava a guardare: il 24 marzo Viale Mazzini annunciò l’intenzione di chiedere alla procura di Trani gli atti dell’inchiesta Rai-Agcom, ma anche di non avviare nessun audit su Masi che, forte del sostegno della maggioranza, ribadì la volontà di “andare avanti”: “Per me contano gli atti e i fatti aziendali. Mi sono sempre comportato nel pieno rispetto delle regole. Ho mandato in onda tutte le trasmissioni cercando soltanto di garantire la loro conformità alle normative vigenti”.

Il 18 maggio il colpo di scena, con l’annuncio dell’accordo consensuale tra Santoro e l’azienda al quale mancava solo la firma. Una firma che non sarebbe arrivata mai. A fine luglio il Cda stabilì che dal 23 settembre Annozero sarebbe stato ancora in palinsesto. Si preparava una nuova stagione di battaglie e polemiche: nell’anteprima della prima puntata, Santoro pronunciò il celebre ‘vaffa…nbicchiere'”. Tre settimane dopo, la decisione del dg di sospendere il giornalista. Nella puntata successiva, la contromossa del conduttore: il ricorso al collegio arbitrale per ottenere l’immediata sospensione della sanzione. Lo scontro avrebbe toccato il culmine nel botta e risposta in diretta nella puntata del 27 gennaio scorso, quando Masi chiamò Annozero per ‘dissociarsi’ in diretta dalla puntata sul caso Ruby e il conduttore gli rispose a brutto muso.

L’ultima frecciata il 28 aprile scorso, quando Santoro ha annunciato al pubblico l’addio di Masi alla Rai facendo “un forte, fortissimo, ancora più forte in bocca a lupo” alla Consap, di cui l’ex dg Rai è diventato amministratore delegato.
A giugno, poi, sarebbe arrivato il divorzio tra lo stesso giornalista e la tv pubblica.

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19 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/19/news/berlusconi_indagato_per_le_pressioni_contro_santoro-19346667/

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LA SPECULAZIONE VUO DISTRUGGERE IL ‘PARCO DEL TICINO’ – I nove piccoli Comuni che vogliono fermare la «super Malpensa»

Il caso – «Inutile ampliare un aeroporto già sovradimensionato»

I nove piccoli Comuni che vogliono fermare la «super Malpensa»

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Al ministero dell’Ambiente gli atti contro la terza pista, che distruggerebbe i boschi e il paesino di Tornavento


La rievocazione storica della ‘Battaglia di Tornavento’ – fonte immagine

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(Fotogramma)
(Fotogramma)

LONATE POZZOLO (Varese) – La prima battaglia di Tornavento venne combattuta dagli Spagnoli contro i Francesi, per il controllo di Milano, il 22 giugno del 1636; la seconda è cominciata ieri negli uffici del ministero dell’Ambiente: qui sono state depositate le motivazioni con le quali nove piccoli Comuni lombardi si oppongono al nuovo super ampliamento dell’aeroporto di Malpensa; progetto che comporterebbe la costruzione della terza pista, una maxi area cargo, il sacrificio di 600 ettari di bosco e anche quello, appunto, del paesino di Tornavento: 500 abitanti che vivono in riva al Ticino ma che dovrebbero sloggiare qualora il progetto andasse in porto.

I sindaci dei nove Comuni hanno illustrato ieri mattina le loro ragioni, supportati nella loro battaglia dall’ente Parco del Ticino (in cui Malpensa è compresa) e da un pool di associazioni ambientaliste tra cui Italia Nostra, Wwf e Fai. L’avversario ha le spalle grosse, perché a volere la terza pista è la Sea, la società di gestione degli aeroporti di Malpensa e Linate di cui il principale azionista è il Comune di Milano. Sea, tanto per dare un’idea degli interessi in gioco, ha annunciato di voler investire nell’aeroporto fino a un miliardo di euro e di portare il traffico dello scalo, entro il 2030, a 50 milioni di passeggeri l’anno.

«Ma ditemi voi come si può voler ampliare un aeroporto che già oggi ha una capacità di 30 milioni di passeggeri ma che nell’ultimo anno ne ha movimentati appena 18; noi non siamo certo per la chiusura di Malpensa ma il fatto che Alitalia prima e Lufthansa poi abbiano deciso di non scommettere su questo scalo qualcosa dovrebbe insegnare… »: Piergiulio Gelosa, sindaco di Lonate Pozzolo, sintetizza con efficacia il senso della battaglia intrapresa. Ieri, come detto, ha depositato al ministero dell’Ambiente 40 osservazioni contro il masterplan depositato da Sea per la super Malpensa, ma dietro Gelosa c’è una nutrita e composita compagine: lui è del Pdl, così come i suoi colleghi di Ferno e Somma Lombardo, mentre leghista è il primo cittadino di Samarate, del Pd quello di Cardano al Campo e espressione di liste civiche quelli di Vizzola Ticino, Casorate Sempione, Arsago Seprio e Golasecca, tutti i centri interessati al progetto. Milena Bertani presidente del Parco del Ticino, viene invece dall’Udc ma è sulla stessa linea dei sindaci: «Ci sono atti amministrativi e di indirizzo che dicono che la terza pista non può essere fatta senza una valutazione di impatto strategico sull’intera zona. Il progetto così come è stato presentato distruggerebbe una delle poche aree protette della Lombardia, ad altissimo valore faunistico e naturale».

Ma se gli svassi e le farfalle dei boschi attorno a Malpensa dovessero apparire un argomento troppo debole, ci pensa di nuovo Piergiulio Gelosa a scoprire le carte e a chiarire il vero nodo della questione: «I 50 milioni di passeggeri e i 2 milioni di tonnellate di merci ipotizzati, per noi sono un’utopia; in compenso il piano prevede insediamenti per 200 mila metri quadrati dentro la nuova area dell’aeroporto. Immobili che farebbero molto bene ai bilanci del Comune di Milano e della Sea che sta per quotarsi in Borsa».

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Claudio Del Frate
19 luglio 2011 11:24

fonte:  http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_luglio_19/20110719NAZ22_07-1901120174143.shtml

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Tornavento – fonte

Legenda:

1. la piazza Parravicino, cuore della frazione 10. via Enrico Fermi
2. la chiesa parrocchiale di Sant’Eugenio 11. via della Resistenza
3. la casa parrocchiale e il suo giardino 12. via Henri Dunant
4. il parco annesso alla grande Villa Parravicino 13. il ponte sul canale Villoresi
5. la scuola materna Parravicino 14. il canale Villoresi
6. via Goldoni  15. il Canale Industriale
7. via Verga, che va a confluire sulla SS 527    Novara-Gallarate direzione ponte di Oleggio
16. via de Amicis, che porta all’antica Dogana     Austroungarica, oggi sede del Parco Ticino
8. il cimitero 17. via del Gregge
9. viale Luigi Pirandello 18. via Sant’Anna, direzione Lonate Pozzolo

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Nervi saldi – cronache dalla Val di Susa. Il libro da scaricare, gratis, e leggere

Nervi saldi – cronache dalla Val di Susa


Dalla Grecia alla Val di Susa: carne da manganello – fonte

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di Agenzia X

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nervisaldi_web.jpg[Pubblichiamo l’introduzione all’e-book gratuito nato in fretta e furia sull’onda delle narrazioni spontanee della giornata del 3 luglio 2011. Si tratta di un esperimento del tutto nuovo per noi, un tentativo di unire reportage, editoria e storia testimoniata in diretta. Nervi saldi sta avendo un numero inaspettato di download, ed è anche uno spunto per ragionare di e-book e copyleft nel panorama italiano. È anche interessante notare come negli stessi giorni il collettivo Wu Ming abbia messo online Il sentiero degli dei con le stesse modalità, e anch’esso parla, tra le altre cose, dell’Alta Velocità.]

In tempi d’insufficiente e inadeguata offerta di notizie, causata dalla massificazione dei media, diventa sempre più importante avere accesso a informazioni grezze e fatti chiari. “The revolution will not be televised”, la rivoluzione non sarà trasmessa in tv – sarà dalvivo.
spanishrevolution.eu – portale degli Indignados spagnoli

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Questo libro è un esperimento, nato da un’urgenza particolare. Partendo dall’indignazione condivisa per gli stravolgimenti della stampa rispetto alla manifestazione del 3 luglio 2011 in Val di Susa, e più genericamente di tutto il movimento No Tav, abbiamo iniziato a leggere i racconti che circolavano in rete. Vere e proprie narrazioni orali, pagine di cronaca improvvisamente attraversate da un rilevante valore storico, molto simili alla ricerca sulla scrittura che Agenzia X cerca di diffondere.

La rabbia e l’incredulità per l’assenza di deontologia dei giornalisti degli old media, ha raggiunto i massimi livelli con la scoperta del caso “La Stampa”, ovvero di un articolo che riportava un’intervista al padre di una ragazza in stato di arresto, rivelatasi poi totalmente inventata.
A quel punto ci siamo accorti che qualcosa di inedito era ormai successo: anche in Italia, dopo i casi paradigmatici di Tunisia ed Egitto, le agenzie di stampa erano ormai del tutto incapaci di raccontare il presente. Non solo: le loro deliberate bugie venivano immediatamente smascherate. Anche a livello mediatico c’erano novità interessanti, come il “dirottamento” di un hashtag di Twitter.

Smartphone, social network e alfabetizzazione digitale sono stati come un megafono che ha amplificato la voce dei manifestanti a dismisura.
All’entusiasmo per questo fiorire di narrazioni spontanee, ormai innumerevoli, si è subito contrapposto il timore che, passata la grande attenzione di questi giorni, la maggior parte di esse fosse destinato a perdersi nelle maglie troppo larghe della re- te. Con Nervi saldi abbiamo deciso di raccogliere queste testimonianze e riunirle in un libro. O, meglio ancora, in un e-book. I tempi di stampa e distribuzione non avrebbero permesso a una pubblicazione cartacea di entrare in libreria prima di gennaio 2012. Ci è sembrato quindi utile diffondere – ovviamente gratuitamente, sotto licenza Creative Commons come tutti i nostri libri – questi testi, in modo da dare loro maggior diffusione, in una forma che nel suo insieme ne mettesse in risalto la complessità. Chiunque può stamparli e portarli con sé, caricarli su un e-reader, sul suo smartphone, eccetera. O anche solo leggerli sullo schermo del computer, ma con migliore impaginazione e senza dover setacciare il web per tentare un possibile orientamento.

Un paio di indicazioni metodologiche e alcune avvertenze: la scelta da noi operata è stata effettuata in modo molto rapido e piuttosto casuale (tra l’ideazione e la pubblicazione è passato appena un weekend!), ovvero stiamo diffondendo solo i racconti che abbiamo trovato. Abbiamo preferito quindi privilegiare l’urgenza piuttosto che la completezza.
Non c’è stato tempo per contattare gli autori, ma riteniamo che non ce ne sia bisogno proprio perché dalle loro cronache emerge la volontà di fare informazione e ottenere visibilità, non certo quella di rincorrere qualsiasi tipo di autorialità.

scarica il libro qui, segui gli aggiornamenti ora.

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LEGGI ANCHE

https://i0.wp.com/www.carmillaonline.com/archives/notav.jpg

#notav: Il giorno che l’Italia venne giù

Ogni inizio segna una fine.- Oggi in Val di Susa terminano in Italia gli anni Ottanta e Novanta e Zero Zero – compiendo quella trasformazione che ha in piazza Alimonda a Genova il cominciamento autentico e sanguinario di questo inizio.

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16 luglio 2011

fonte:  http://www.carmillaonline.com/archives/2011/07/003968.html#003968

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MOSSA POLITICA INDEGNA – Con un colpo da ‘mano morta’ il Governo cancella le figure del Volontario e del Cooperante

L’ANALISI

Gli effetti dei tagli forsennati su cooperazione e volontariato


Quartier Delmas Santocho, Port au Prince, Haiti – fonte immagine

Il decreto legge per la proroga delle missioni all’estero ha nascosto un provvedimento che cancella le figure del volontario e del cooperante, lasciando in sospeso e inattuabili progetti e contratti di lavoro che riguardano persone che si dedicano agli aiuti umanitari e che hanno abbandonato le loro rispettive professioni

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di CARLO CIAVONI

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Gli effetti dei tagli forsennati  su cooperazione e volontariato La cooperazione internazionale è impegnata anche nei campi allestiti per le popolazioni somale in fuga dalla siccità

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ROMA – La furia disperata del governo nel trovare il modo di ridurre le spese, pur lasciando intatti i nodi veri che andrebbero sciolti per risanare davvero il bilancio dello Stato, ha portato alla  cancellazione delle figure dei Volontari e dei Cooperanti, che erano previsti dalla legge sulla cooperazione internazionale allo sviluppo n.49 del 28 febbraio 1987. E’ un provvedmento nascosto (come spesso è accaduto e continua ad accadere) nel decreto legge di proroga delle missioni all’estero 1, il numero107 del 12 luglio scorso, all’interno del quale – all’articolo 3 – sono stati introdotti con “la mano morta”, due commi, il 14 e 15, che di fatto stravolgono la legge 49 che regola, appunto, la Cooperazione internazionale allo sviluppo del nostro paese.

Il colpo di mano.
L’introduzione dei due commi elimina con un colpo di mano le figure dei volontari e dei cooperanti nei progetti di cooperazione delle Ong, sia quelli previsti in progetti promossi dalle ONG e co-finanziati  dal Ministero degli esteri, sia in quelli affidati dallo stesso Ministero alle Ong e finanziati integralmente, sia il sostegno ai volontari e ai cooperanti che lavorano in progetti finanziati, o cofinanziati, da organismi internazionali e riconosciuti conformi alle finalità della cooperazione italiana. Conformità stabilite dalla legge 426 dell’8 agosto 1996. I termini “volontario” e “cooperante” riguardano il livello di esperienza dei soggetti impegnati nei progetti di cooperazione, ma ad entrambi è richiesto un elevato livello di motivazione e impegno da volontari e, in entrambi i casi, ricevono un compenso per sostenersi durante il periodo dell’impegno in cooperazione.

Progetti e contratti sospesi.
La questione coinvolge e mette in difficoltà centinaia di volontari (quasi mille persone) in procinto di impegnarsi in decine e decine di progetti in almeno 90 paesi in situazioni di povertà o emergenza sanitaria, alimentare e bellica nei quali operano le Ong. La cancellazione per decreto di queste, al di fuori di ogni quadro generale di revisione delle normative di applicazione della gestione dei programmi da parte delle Ong, comporta uno stravolgimento della legge 49 e crea contraddizioni gravissime nella gestione dei progetti in corso, creando anche le basi di numerosi contenziosi giudiziari, sia da parte dei volontari e dei cooperanti a cui non potranno essere rinnovati contratti già previsti, sia da parte delle Ong, che non potranno portare a termine i programmi approvati e finanziati per mancanza di risorse per pagare i contributi e per mancanza di un quadro normativo utile a gestire la nuova situazione.

Ecco in dettaglio le conseguenze dei tagli.
– Oggi i volontari e i cooperanti impegnati nei progetti all’estero debbono fare una richiesta  di aspettative all’amministrazione pubblica di provenienza (si tratta di molti medici, infermieri dalle ASL o tecnici distaccati di altre strutture pubbliche: agronomi dalle agenzia agricole delle regioni, ingegneri ecc.).

1) Il Comma 14 continua a prevedere la richiesta di aspettativa ma non viene specificata nessuna procedura formale per inoltrarla.

2)
Non viene più garantita la copertura assistenziale e assicurativa, oggi a carico della Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli Esteri DGCS 2. Gli oneri vengono accollati a carico delle ONG che dovrebbero versare (circa 500 euro al mese) all’INPDAP. Questa procedura  risulta tecnicamente impraticabile, in assenza di un fondo specifico INPDAP  che dovrebbe essere a sua volta previsto da una specifica legge oggi inesistente.

I contratti in via di stipula. Il comma 15 riconosce i diritti acquisti dai contratti “di cui è iniziata l’esecuzione prima della entrata in vigore del presente decreto”, omettendo di stabilire una norma transitoria che regoli i contratti in via di stipula per progetti approvati e finanziati dalla DGCS con le norme precedentemente in vigore, e come le Ong potranno far fronte alla esecuzione dei progetti che non prevedono risorse e modalità contrattuali indicate con queste soppressioni.

Soppresso l’ufficio “registrazione contratti”. L’ufficio “Registrazione contratti”, presso l’ufficio Ong (Ufficio VII) è stato soppresso lo stesso giorno dell’approvazione del DL: i contratti in attesa di registrazione sono stati rimandati alle ONG che li avevano presentati, senza nessuna indicazione sul da farsi. Conseguenza di ciò sarà che le Ong si troveranno costrette a scegliere fra due danni: bloccare l’esecuzione dei progetti in attesa di chiarimenti, o proseguire facendo contratti non registrati che però non saranno conformi al progetto approvato e quindi potranno essere contestati dalla Ragioneria dello Stato in sede di rendiconto finanziario.

Un avanzo economico per il MAE.
Tutti i progetti in corso prevedono le figure di volontari e cooperanti e al momento  della loro approvazione il MAE (Ministero degli esteri) ha deliberato la spesa per farvi fronte secondo le norme e procedure vigenti. La soppressione per DL crea perciò anche un avanzo economico al MAE e un costo aggiuntivo per le Ong per tutti quei progetti i cui contratti ancora non erano stati registrati.

Tutto sulle spalle delle ONG.
Il DL attribuisce così di costi aggiuntivi alle Ong, calcolabili in 400-500 Euro mese per volontario per far fronte agli oneri sociali e alle assicurazioni. Dove prenderanno i soldi le Ong per i progetti in corso, se al momento della loro approvazione era previsto che tali costi fossero a carico del MAE e non inclusi nei progetti?

Contestazioni all’orizzonte.
Infine dobbiamo aspettarci in sede di rendiconto una sequela di contestazioni formali, in quanto la documentazione richiesta circa contratti registrati, assunte e cessate funzioni, fondi per la gestione dei volontari e cooperanti non sarà più conforme. Di altre conseguenze verremo a conoscenza nei prossimi giorni via via che le Ong si troveranno a battere contro questo nuovo muro.

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19 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/07/19/news/gli_effetti_dei_tagli_forsennati_su_cooperazione_e_volontariato-19329003/?rss

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VITTORIO VIVE! – Il Consiglio comunale di Assago ha approvato l’Ordine del Giorno presentato dalla Lista ASSAGO VIVA per intitolare una delle prossime vie o piazze a “VITTORIO ARRIGONI – Operatore di Pace”


fonte immagine

L’ORDINE DEL GIORNO PROPOSTO DA ‘ASSAGO VIVA’

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Al Sindaco di Assago
sig. Graziano Musella
al Presidente del Consiglio comunale
sig.ra Lara Carano
Comune di Assago
A S S A G O

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Ordine del Giorno
(con richiesta di inserimento nel primo Consiglio comunale utile – art 65 Reg. C.C.)

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PROPOSTA PER L’INTITOLAZIONE DI UNA DELLE PROSSIME VIE O PIAZZE
A VITTORIO ARRIGONI MARTIRE E OPERATORE DI PACE

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Considerato che:
– Vittorio Arrigoni ha operato dal 2002 nella striscia di Gaza portando aiuti alle popolazioni locali, sempre a
fianco dei più deboli , schierandosi contro il comportamento dello stato di Israele verso la popolazione della
striscia di Gaza, criticando la politica autoritaria e teocratica di Hamas nell’amministrazione della Striscia e
quella di Fatah in Cisgiordania;

– dal 2004 ottiene notorietà internazionale in quanto unica fonte occidentale a informare da Gaza
attraverso il suo blog, in un momento in cui nessun giornalista aveva accesso alla Striscia;

– è stato collaboratore di Peace Reporter, del quotidiano Il Manifesto, di Radio 2 (Caterpillar), di Radio
Popolare, dell’agenzia stampa InfoPal e di varie altre testate; con ManifestoLibri ha pubblicato nel 2009 il
libro “Restiamo umani”, raccolta dei propri reportage da Gaza, tradotto anche in inglese, spagnolo,
francese e tedesco;

– la sera del 14 aprile 2011 viene rapito da un gruppo terrorista attivo nella striscia di Gaza che in un video
accusa l’Italia di essere uno “stato infedele” e l’attivista di essere entrato a Gaza “per diffondere la
corruzione”;

– il giorno successivo, il corpo senza vita di Arrigoni viene rinvenuto in un’abitazione di Gaza City; la morte
sarebbe avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 aprile. L’omicidio di Arrigoni ha suscitato sdegno in tutto il
mondo ed è stato condannato unanimemente da parte delle Nazioni Unite. Le autorità della striscia di Gaza
hanno tributato un “saluto solenne”, con migliaia di partecipanti, alla salma di Arrigoni prima del suo
trasferimento verso l’Italia.

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IL CONSIGLIO COMUNALE

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delibera di intitolare una delle prossime vie o piazze a Vittorio Arrigoni Operatore di Pace;
– di richiedere al prefetto di Milano la necessaria deroga in quanto non sono ancora trascorsi dieci anni
dalla scomparsa.

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Il Consigliere Comunale
Pierpaolo Montagna
Gruppo Consigliare “Assago Viva”
Assago, 2/5/11

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fonte:  http://www.vivereassago.it/ODGViaArrigoni.pdf

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Belpietro indagato per la vignetta “Offesa al capo dello Stato” / La talpa anti-casta scuote il palazzo. Ma crescono i dubbi sulla sua identità

Belpietro indagato per la vignetta
“Offesa al capo dello Stato”

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La caricatura sulla prima pagina di “Libero” vede Napolitano e altri politici banchettare con una pizza a forma di Italia. Il titolo è “Assedio ai papponi” e il presidente della Repubblica impugna forchetta e coltello

Belpietro indagato per la vignetta "Offesa al capo dello Stato" Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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MILANO – La Procura di Milano ha avviato un’indagine nei confronti del direttore di Libero, Maurizio Belpietro, per il reato di “offesa all’onore e al prestigio del capo dello Stato”. Nel mirino degli inquirenti milanesi è finita la vignetta pubblicata oggi da Libero dal titolo “Assedio ai papponi di stato”, dove, tra gli altri, è raffigurato il volto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’inchiesta è stata aperta questa mattina “autonomamente” dopo la lettura dei quotidiani da parte del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati.

GUARDA LA VIGNETTA 1

Nella vignetta, tra gli altri, viene raffigurato il volto del capo dello Stato con coltello e forchetta in mano davanti ad una pizza a forma di Italia.
La Procura ha intenzione di procedere solo nei confronti della vignetta e del titolo, e non contro l’articolo che li accompagna a firma del direttore di Libero, di cui si afferma il diritto di critica. Il titolo della vignetta è accompagnato dall’occhiello “Rivolta anti-casta” e dal sommario che recita: “Il 97 per cento degli italiani non sopporta più i politici. Che ora promettono taglio dei parlamentari e stipendio legato alle ore di lavoro. Ma chissà quando… Da oggi riproponiamo la nostra inchiesta sulla vita a Montecitorio”.
Il reato, fissato dall’articolo 378 del codice penale, prevede pene comprese tra uno e cinque anni di reclusione. La procura di Milano ha trasmesso al ministero della Giustizia la richiesta di autorizzazione a procedere prevista per i reati di questo genere.

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19 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/19/news/belpietro_indagato_per_la_vignetta_offesa_al_capo_dello_stato-19339674/?rss

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La talpa anti-casta scuote il palazzo
Ma crescono i dubbi sulla sua identità


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Dopo il successo crescente della pagina Facebook sui costi della politica, si moltiplicano le proposte di maggioranza e opposizione. Ma sul web che ha decretato il successo dell’iniziativa aumentano gli interrogativi: chi c’è dietro? Valigia blu contro Popolo Viola. Famiglia Cristiana denuncia la manovra: “Macelleria sociale” 

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di CARMINE SAVIANO

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La talpa anti-casta scuote il palazzo Ma crescono i dubbi sulla sua identità

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La riforma costituzionale 1 presentata dal governo e firmata da Roberto Calderoli. Le proposte del Pd 2 e dei partiti d’opposizione per diminuire i vitalizi e i benefici dei parlamentari. E sulla manovra interviene duramente anche Famiglia Cristiana, definendola un atto di “macelleria sociale” che salva il Palazzo e si abbatte sul ceto medio e le famiglie con figli. “Si chiedono pesanti sacrifici ai cittadini – rincara Famiglia Cristiana -, ma la politica non ci rimette un solo euro”.

Le idee di lanciare manifestazioni di piazza a settembre. E la rete, in mobilitazione permanente da tre giorni. La querelle sui costi della politica continua a tenere banco. Coinvolgendo partiti e società civile. E il web, dove il caso di Spider Truman, il “precario di Montecitorio”, e della sua pagina Facebook 3 “Contro i privilegi della casta”, alimenta partecipazione e discussioni. E in tanti sono sulle tracce del precario fantasma per smascherarne l’identità.

Spider Truman: chi è costui? Trecentoventicinquemila adesioni in tre giorni. Decine di commenti ogni minuto. Sono questi i numeri della pagina anti-casta gestita dal fantomatico Spider Truman. Che nonostante la promessa di rivelare la propria identità continua a nascondersi dietro la cortina della rete. Nel suo ultimo post 4, l’unico della giornata, scrive: “Tornerò da lavoro alle 16:00, ci si sente verso quell’ora”. Molto attivo anche il blog “I segreti della casta 5“. Dove è stata pubblicato una sorta di manifesto che descrive il senso dell’iniziativa: “Spider Truman è uno, nessuno e centomila. I suoi segreti possono imbarazzare i potenti, ma è l’indignazione popolare che alimenta il loro vero incubo. Ci riprenderemo la dignità. La giustizia. La democrazia”.

Le prime critiche. Intanto, oltre alle adesioni, crescono i commenti di chi si ritiene insoddisfatto dall’operazione. In tanti lamentano l’assenza di reali informazioni sui “privilegi della casta”. Gli interventi che vanno in questa direzione crescono con il passare delle ore. E insieme alle tante attestazioni di stima, c’è chi scrive: “Spider Truman, apprezzo la tua battaglia, ma è ora di dire qualcosa in più”. E ancora, c’è chi chiede di non legare la lotta contro i costi della politica ad un solo personaggio: “Indipendentemente da Spider Truman i costi della nostra politica sono tra i più alti al mondo. E’ questo il vero scandalo”.

L’ipotesi Viola. Tra le ricostruzioni che circolano in rete, una più di altre sembra avere consistenza. Ovvero che dietro Spider Truman si nascondano gli attivisti del Popolo Viola. A fornire indicazioni in questo senso è il gruppo di attivisti web, Valigia Blu 6. In un articolo, che non lascia spazi a dubbi sin dal titolo, si legge: “Spider Truman non esiste. Dietro c’è Gianfranco Mascia del Popolo Viola e dell’Idv”.

La domanda a Di Pietro. E sempre dal sito di Valigia Blu, una domanda diretta al presidente dell’Italia dei Valori. Sotto accusa il sospetto tempismo tra l’apparizione della pagina su Facebook e la proposta di una manifestazione nazionale da tenersi a settembre, idea lanciata da Di Pietro nei giorni scorsi. “Ora però vogliamo andare fino in fondo e chiediamo in nome della trasparenza se l’Onorevole Di Pietro, che ha tempestivamente lanciato una manifestazione anticasta per fine settembre se in qualche modo, direttamente o indirettamente, sia dietro a questa macchinazione”.

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19 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/19/news/la_talpa_anti-casta_scuote_il_palazzo_ma_crescono_i_dubbi_sulla_sua_identit-19331943/

Istruzione, scatta la manovra: Migliaia di scuole senza presidi

Istruzione, scatta la manovra
migliaia di scuole senza presidi


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Duemila istituti minori non avranno più un dirigente, molti dovranno trasferirsi. Ma già ora, per effetto dei tagli, sono oltre 2500 le sedi gestite contemporaneamente dallo stesso dirigente. E la didattica va in affanno

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di SALVO INTRAVAIA

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Istruzione, scatta la manovra migliaia di scuole senza presidi

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Il governo colpisce il vertice dell’istruzione pubblica mettendone a rischio la governabilità. Per effetto della manovra, sulle presidenze di tutta Italia sta per abbattersi un vero e proprio ciclone. Quasi 2 mila piccoli istituti rimarranno per sempre senza un preside titolare e migliaia di dirigenti scolastici saranno costretti a fare la spola fra due scuole. Centinaia di colleghi, per effetto della norma taglia-dirigenze, dovranno fare le valigie e cercarsi in fretta e furia un’altra sede e migliaia di scuole non potranno più avere il vicario con l’esonero o il semiesonero dall’insegnamento per affiancare il preside nella gestione della scuola.

L’Andis, l’Associazione nazionale dirigenti scolastici, “rileva la preoccupante situazione di criticità che viene a determinarsi nella gestione delle istituzioni scolastiche”. E “pur nella consapevolezza che il problema del debito pubblico è serio  –  prosegue il comunicato sulla manovra dell’ufficio di presidenza dell’Andis  –  auspicando analoga riflessione anche sui costi della politica, l’Andis ritiene indispensabile il coinvolgimento dei dirigenti scolastici in tutte le sedi decisionali, nazionali e regionali, per limitare i possibili danni derivanti da scelte improvvisate e meramente ragionieristiche, che danneggerebbero irrimediabilmente il sistema scolastico nazionale di istruzione”.

E la recente mozione della Struttura nazionale dei dirigenti scolastici della Flc Cgil chiede addirittura “la cancellazione dalla manovra finanziaria delle misure che riguardano la scuola”, facendo “appello a tutti i soggetti interessati alla qualità e al futuro della scuola pubblica statale affinché cessino gli attacchi continui e siano ripristinate le condizioni necessarie a garantire la sua esistenza”. Per comprendere la levata di scudi delle associazioni dei dirigenti scolastici contro il provvedimento approvato qualche giorno fa dall’esecutivo occorre esaminare il testo della manovra che riguarda la scuola.

Secondo l’articolo 19 della manovra, immediatamente in vigore, tutte le istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni  –  300 nelle piccole isole e nei comuni montani  –  non hanno più diritto ad avere un dirigente scolastico titolare. Dovranno accontentarsi di un reggente: un dirigente titolare presso un’altra scuola che avrà il compito di badare anche alla piccola scuola che gli verrà assegnata. Sono circa 2 mila le scuole sottodimensionate. Quelle che a settembre sono già senza un preside si vedranno assegnare un reggente. E quelle che ne hanno uno, il cui contratto scade il 31 agosto prossimo, saranno nella stessa situazione. Conserveranno il preside full time per uno o due anni ancora, le piccole scuole dove il contratto del dirigente scolastico scadrà nel 2012 o nel 2013.

Alla mezza rivoluzione sui piccoli istituti si aggiunge la vacatio già esistente: 2.546 sedi vacanti che costringeranno altrettanti presidi a gestire contemporaneamente due scuole. La situazione è preoccupante in Lombardia, dove a settembre un terzo delle 1.305 istituzioni scolastiche avranno la poltrona della presidenza vacante. In più, la manovra prevede che al più presto le regioni adottino piani della rete scolastica che eliminino le direzioni didattiche e le scuole medie a favore di istituti comprensivi con almeno 1.000 alunni. Un’altra rivoluzione che richiederà, sempre che le regioni non si oppongano all’intrusione su competenze di loro pertinenza, lo smembramento e il successivo riaccorpamento di migliaia di plessi scolastici in tutta Italia.

Ma la governabilità delle scuole è a rischio anche per la norma che taglia esoneri e semiesoneri per i vicari. Fino all’anno scorso, le scuole con un numero di classi compreso fra 44 e 54 con almeno due plessi potevano richiedere l’esonero dall’insegnamento per il vicario. Stesso discorso per scuole con un numero di classi compreso fra 35 e 39, il cui vicario aveva il diritto all’esonero per metà dell’orario. Ma a settembre occorrerà avere almeno 55 classi per l’esonero e 40 per il semiesonero. Le scuole che non potranno più avere il vicario a disposizione della scuola saranno almeno 3 mila e se la scuola avrà anche un preside reggente diventerà un problema gestirla.

L’unica buona notizia per i presidi è che venerdì scorso, dopo mesi di attesa, è stato bandito il concorso per 2.386 posti di dirigente scolastico, che nell’arco di un paio d’anni dovrebbero riempire i vuoti d’organico. Ma non sono passati che pochi giorni e si è aperta la prima polemica: manca la data in cui tutti i partecipanti si sottoporranno alla prova preselettiva che consiste in un questionario di 100 domande a risposta multipla. E mancano le date delle due prove scritte, che si svolgeranno in date diverse nelle varie regioni. Intanto, gli interessati scoprono che il bando contiene anche una norma che limiterà la corsa dei docenti meridionali alle presidenze del nord: coloro che vinceranno il concorso in una regione dovranno rimanervi per almeno sei anni. Niente “mordi e fuggi”.

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19 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/scuola/2011/07/19/news/caos_presidi-19327465/?rss

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Sciopero dei benzinai anticipato: Niente pieno il 26 e 27 luglio

Sciopero dei benzinai anticipato
Niente pieno il 26 e 27 luglio

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La protesta era stata inizialmente annunciata per il 27 e 28, ma dal 28 al 31 vige la franchigia estiva a garanzia dei servizi. Giovedì e venerdì si astengono dal lavoro ferrovieri e autoferrotranvieri aderenti alla Cub-Trasporti

Sciopero dei benzinai anticipato Niente pieno il 26 e 27 luglio

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ROMA – Lo sciopero dei distributori di carburante “è stato anticipato dalle 22 del 25 luglio alle 22 del 27 luglio”. La protesta era stata indetta dalle sigle sindacali Faib e Fegica per il 27 e 28 luglio contro la riforma delle distribuzione della benzina inserita nella manovra. In una nota di Staffetta quotidiana si precisa che le nuove date dell’agitazione sono state comunicate sul sito della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali. “Dal 28 al 31 luglio – si aggiunge – vige, infatti, la regola della franchigia estiva che impedisce gli scioperi per garantire i servizi”.

Chi deve viaggiare o andare in vacanza, dovrà tener conto anche dello sciopero di ferrovieri e autoferrotranvieri proclamato dalla Cub-Trasporti per giovedì e venerdì prossimi. “L’ennesima” azione di lotta, sottolinea un comunicato del sindacato, “per il Ccnl della Mobilità scaduto da 42 mesi, quasi quattro anni, sia per i ferrovieri sia per gli autoferrotranvieri”. Dalle 21 di giovedì 21 luglio alle 21 del giorno successivo si asterranno dal lavoro macchinisti, capistazione biglietterie, assistenza, manovratori e pulitori di treni e stazioni; gli addetti a uffici amministrativi e officine lo faranno per l’intera giornata di venerdì. Gli autoferrotranvieri sciopereranno per 24 ore il 22 luglio, con orari diversi in ogni città, mentre per uffici, officine, parcheggi, ausiliari della sosta e Radiobus per l’intera giornata. “Aziende, sindacati confederali ed autonomi stanno contrattando proposte di rinnovo del contratto collettivo nazionale della mobilità irricevibili – afferma Claudio Signore della Cub-Trasporti – quando tranvieri e ferrovieri si oppongono all’aumento dell’orario di lavoro a 46 ore settimanali, a 200 ore l’anno di straordinario obbligatorio, al risarcimento del danno dei mezzi in caso d’incidente, al mancato pagamento dei primi giorni di malattia”.

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19 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2011/07/19/news/sciopero_benzinai-19326835/?rss

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IMMIGRAZIONE, IL LIBRO – Viaggio tra «i nuovi schiavi d’Italia»

Viaggio tra «i nuovi schiavi d’Italia»

Le storie estreme di migranti tra fame e disperazione


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La copertina del saggio di Jacopo Storni
La copertina del saggio di Jacopo Storni

MILANO – Jacopo Storni ha girato l’Italia da Lampedusa a Gorizia, battendo come un segugio in cerca di verità nascoste i campi di pomodori del Gargano, gli aranceti della ‘ndrangheta grondanti umidità e sfruttamento, le baraccopoli nascoste nel cuore delle più civili e grandi città italiane così come gli alveari di disperazione nei sotterranei dei palazzi di Roma. Ha incontrato migranti e clandestini, rom e prostitute minorenni, ambulanti sospettosi e operai dalle mani rigate dal troppo lavoro. E ha guardato dritto negli occhi tutti coloro che di solito fingiamo di non vedere.

IL REPORTAGE – «Sparategli! Nuovi schiavi d’Italia», s’intitola così questo viaggio nell’immigrazione italiana, la più povera e desolata, la più estrema, quella che prolifera ai margini dell’illegalità perché semplicemente non ha alcun diritto. «Mi sembra che uno degli obiettivi di questo libro – scrive lo storico inviato del Corriere Ettore Mo nella prefazione – sia proprio quello di indicare, attraverso la miriade di episodi che illustrano i disagi, le sofferenze, e persino le crudeltà cui sono sottoposti gli immigrati, le responsabilità del paese che li ospita».

GLI OCCHI DI MIHAELA – Il viaggio di Storni, giornalista del Corriere Fiorentino e del Redattore Sociale, comincia proprio dagli occhi di Mihaela, ragazza madre e «serva dell’agricoltura». A Vittoria, nelle campagne di Ragusa, per le giovani rumene funziona così: di giorno si spezzano la schiena sui campi. La notte si concedono a caporali e padroni per un tozzo di pane, un tetto sotto cui dormire. Lei è stata particolarmente sfortunata, perché è rimasta incinta. L’unico aiuto che ha ricevuto è venuto da un sacerdote, padre Beniamino, indaffarato a fornire un minimo di assistenza a questa folla dolorante di donne abusate e sottopagate: «È stato il suo datore di lavoro a portarla da me – racconta -. È venuto in parrocchia e mi ha pregato di occuparmi di lei. Quando gli ho chiesto chi fosse il padre del bimbo, lui ha fatto spallucce, lasciando intendere la realtà dei fatti».

LA PARABOLA ASSURDA DI VALERIU – Nel suo paese, la Romania, Valeriu era un imprenditore. Non navigava nell’oro, ma era titolare di un’azienda con 45 dipendenti. Per lui la bella vita è durata solo tre anni. Poi cominciarono le richieste pressanti di funzionari pubblici corrotti. Pretendevano tangenti, chiedevano a Valeriu di gonfiare le fatture per intascare la differenza dei contributi statali: «Avrei preso un terzo del loro guadagno – racconta l’uomo – ma non ci pensai un attimo e rifiutai». Un gesto di onestà che pagò a caro prezzo. Tempo qualche settimana in azienda si presentò la Polizia sulla base di una denuncia anonima e sequestrò tutto. Senza più una lira Valeriu si risolse ad emigrare. Ma in Italia entrò in un incubo peggiore. Duecento euro al mese per ammazzarsi di fatica. «E non avevo un posto per dormire, né per lavarmi. Dormivo in un magazzino e usavo il bagno di un amico». Fino a quando, lavorando alla sega elettrica, quasi si tranciò una mano. «Un collega operaio mi portò di corsa all’ospedale, ma il capo mi ordinò di non raccontare la verità, non dovevo dire che mi ero infortunato sul lavoro». Valeriu non disse nulla, ma da allora è praticamente invalido. «Tutta colpa di quell’arnese che non aveva i minimi requisiti per essere utilizzato».

NEL CAMPOSANTO DEI RACCOGLITORI DI POMODORI – «Senza lavoro qui è peggio dell’Africa», racconta Mamour, originario del Gambia, che dal 2007 lavora a Rignano, campagna brulla che ribolle di afa e pomodori in provincia di Foggia: «Lo scenario è tipicamente sahariano». Aria incendiata, terra secca, acqua sporca usata dagli immigrati per bere e lavarsi. La giornata di lavoro nei campi di pomodori dura 12 ore. E viene pagata soltanto venti euro: «Molti si ammalano di patologie gastroenteriche e osteomuscolari. Inevitabile, visto come vivono». Qualcuno non ce la fa, e allora finisce nei cimiteri che si confondono tra le campagne. E le loro tombe recano a stento un nome cui appendere qualche preghiera.

LA BUCA DEGLI AFGHANI – Ma la storia più assurda, perché estratta dalla quotidianità di una metropoli come Roma, è quella della buca degli Afghani: «Una squallida baraccopoli germogliata nel 2009 nelle fondamenta di un palazzo in costruzione nei pressi della stazione Ostiense». In questo scenario alla Blade Runner, i «replicanti» condannati all’inciviltà vivono nei sotterranei della vita civile: «Tra mura di cemento, terra e fango, proliferano decine di baracche in cartone al cui interno sopravvivono oltre 150 profughi afghani».

LA SCHIAVITU’ DI JASMINE – Aveva sedici anni Jasmine quando ha messo piede per la prima volta a Castel Volturno. Veniva dalla Nigeria, aveva molte speranze, qualche sogno e la voglia di vivere delle ragazza alla sua età. Nel giro di qualche giorno è stata costretta a prostituirsi. «O la strada o la morte», le ripeteva la madame, ovvero la sfruttatrice del clan. Dopo alcuni anni al giogo della Domiziana, scappa e comincia a vagare per la periferia di Napoli «con la mente atrofizzata, ubriacata dallo strazio». Per fortuna incontra un napoletano di cuore che la raccoglie dalla strada. «Oggi, dopo alcuni mesi nei servizi sociali, non riesce a dimenticare. Il ricordo affiora implacabile, la notte si popola di incubi».

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Antonio Castaldo
acastaldo@corriere.it
18 luglio 2011(ultima modifica: 19 luglio 2011 09:42)

fonte:  http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_18/migranti-storni-sparategli_98b5cd24-b177-11e0-8890-9ce9f56cae65.shtml

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