Archivio | luglio 24, 2011

EMERGENZA E SOLIDARIETA’ – Libia: Cesvi e’ entrato a Misurata

Libia: Cesvi e’ entrato a Misurata

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Obiettivo: portare soccorso alle famiglie piu’ bisognose. Continua l’impegno anche a Benghazi

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Da una decina di giorni Cesvi è attivo anche a Misurata: dall’inizio del conflitto l’Ong ha cercato più volte di accedere nella città, ma le condizioni di sicurezza non l’hanno mai permesso.
La situazione è ora migliorata: da quando i ribelli hanno conquistato Misurata cacciando le truppe di Gheddafi, la città, una delle più benestanti della Libia, sta lentamente tornando alla normalità, per quanto il conflitto sia tuttora in corso e i segni degli scontri di aprile e maggio ancora piuttosto evidenti.
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“Il fronte dista circa 20 km, ma purtroppo l’artiglieria di Gheddafi riesce spesso a colpire la città: negli ultimi giorni sono stati vari i missili che hanno raggiunto il centro cittadino, causando anche alcune vittime” – dichiara Dario Festa, responsabile Cesvi a Misurata – “In molti hanno trovato rifugio nella aree costiere della città, considerate più sicure, ospiti di parenti o di altri cittadini che hanno dato prova di grande generosità accogliendo nelle loro case fino a quattro o cinque nuclei familiari. Molti prodotti alimentari scarseggiano, come olio, farina, latte concentrato e prodotti per bambini; si lamenta inoltre la scarsa disponibilità di medicinali e attrezzature necessarie per offrire un’adeguata assistenza medica. Cibo e generi di prima necessità arrivano via mare, l’unica via d’accesso alla città”.
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Cesvi offre assistenza alle famiglie particolarmente colpite dal conflitto, facendo fronte alle necessità più urgenti, in partnership con ACTED e Mercy Corps, grazie a un progetto finanziato da ECHO, l’Ufficio Aiuti Umanitari e Protezione Civile della Commissione Europea.
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Oltre a Misurata, Cesvi è attivo dall’inizio della rivoluzione a Benghazi, dove in questi mesi ha effettuato distribuzioni di cibo e di kit igienici alle famiglie più bisognose, per un totale di circa 104 nuclei familiari. Inoltre sta monitorando e assistendo anche la popolazione che si trova più a sud, vicino alle città di Brega e Ajdabiya, con distribuzioni di cibo, raggiungendo circa un centinaio di famiglie. Un altro problema è la mancanza di contanti, soprattutto di valuta straniera: la gente continua ad accalcarsi di fronte agli sportelli delle banche nella speranza di disfarsi di un denaro in costante svalutazione.
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“Un paio di giorni fa mi trovavo vicino a Freedom Square proprio mentre la Corte Penale Internazionale spiccava il mandato d’arresto nei confronti di Gheddafi. Subito è cominciato un tripudio di spari e caroselli di automobili per le vie del centro, la popolazione era in festa” – racconta Francesco Rancati, che opera per Cesvi a Benghazi – “Tra la popolazione l’euforia rivoluzionaria è ben lungi dall’esaurirsi. Nonostante siano trascorsi più di quattro mesi dallo scoppio dei primi tumulti, a Benghazi ogni sera Freedom Square si riempie di migliaia di persone che discutono, si scambiano le ultime notizie di Aljazeera diffuse dal maxischermo o si abbandonano a un pianto o a un’imprecazione rabbiosa di fronte al muro dei martiri, un susseguirsi di volti, alcuni poco più che adolescenti, che coprono un lato della piazza. C’è tanta voglia di stare insieme, di sentirsi parte di un qualcosa che, fino all’altro ieri, una generazione e mezza di libici non osava nemmeno immaginare”.
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Foto REUTERS/Yannis Behrakis per gentile concessione di www.trust.org/alertnet
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Treni, dopo il rogo disagi per giorni / VIDEO

Roma, incendio alla stazione Tiburtina

Caricato da in data 24/lug/2011

E’ caos trasporti in tutta Italia a causa dell’incendio scoppiato questa notte alla stazione Tiburtina di Roma. Le fiamme sarebbero divampate dopo le 3, a dare l’allarme le persone all’interno e agenti della polizia ferroviaria. Alle 15, dopo quasi 24 ore le fiamme non sono ancora state domate. A prendere fuoco la parte vecchia della stazione. Secondo le prime ricostruzioni, si potrebbe trattare di un corto circuito vista la presenza di numerosi cavi all’interno della sala apparati. Domani la Procura di Roma aprirà un fascicolo per accertare eventuali responsabilità. Il rischio più grande è il possibile crollo dell’ala interessata visto che la struttura è stata sottoposta al notevole stress dell’incendio e della fase di spegnimento

L’italia ferroviaria spezzata in due

Treni, dopo il rogo disagi per giorni

24 luglio 2011

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Roma – Dureranno diversi giorni i disagi per i viaggiatori di Trenitalia. Il rogo della Tiburtina si porterà dietro restrizioni e cancellazioni, dovute alla paralisi dello scalo romano.

In serata il ministro Matteoli ha fatto appello alla pazienza dei passeggeri: «Come ho avuto già modo di dire stamani, l’incendio alla stazione Tiburtina di Roma, oltre a provocare danni ingentissimi ancora da valutare nella loro pienezza, ha determinato una situazione molto seria che genera pesanti disservizi, peraltro inevitabili. Posso garantire che le Ferrovie dello Stato stanno operando con il massimo impegno per alleviare i disagi a chi si mette in viaggio. A tal proposito registro con compiacimento la sinergia e collaborazione che si è subito instaurata tra le Fs, la Regione Lazio ed il Comune di Roma. Faccio appello alla pazienza dei cittadini che utilizzeranno il treno nei prossimi giorni, tenuto conto che il rogo della stazione Tiburtina fa parte degli eventi imponderabili ed imprevediili. I viaggiatori sono pregati di consultare il sito di Trenitalia (trenitalia.it) per verificare le ultimissime informazioni sulle corse dei treni», ha dichiarato in una nota il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli.

A Roma doveva essere una giornata senz’acqua per molti quartieri, proprio per consentire dei lavori importanti della Tav alla stazione Tiburtina. Invece è stato il giorno del fuoco, un incendio nel secondo scalo ferroviario della città, che è durato 15 ore e ha spaccato in due l’Italia in una domenica di luglio. Le fiamme, divampate verso le 4 per un problema elettrico, hanno raggiunto la sala operativa e invaso una palazzina di uffici e archivi degli anni `30, mandando in tilt il sistema ferroviario che punta tutto sull’alta velocita´ e la tecnologia. La paralisi dello scalo Tiburtina, con treni costretti a transitare a bassa velocità per l’assenza di segnali elettrici, ha avuto ripercussioni su tutta la rete ferroviaria.

Ritardi di ore si sono avuti nei principali snodi della Tav e delle altre linee, con migliaia di passeggeri costretti ad attese estenuanti sotto le pensiline, a Milano, Genova, Bologna, Firenze e Napoli. «Il primo obiettivo è innalzare il livello del servizio, sia per le ferrovie regionali sia per la lunga percorrenza», ha detto nel tardo pomeriggio l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, dopo un sopralluogo a Tiburtina. Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) ha istituito una commissione d’inchiesta sull’incendio. Tra le possibili cause, la manomissione o asportazione «di cavi o di collegamenti in rame o alluminio che provocano anomali funzionamenti degli impianti, anche in tempi differiti rispetto al momento del danneggiamento», si legge in una nota.

I vigili del fuoco hanno escluso al 90 per cento l’ipotesi dolosa, puntando sulle «cause elettriche», ma è già polemica sulla sicurezza dei cantieri e delle stazioni. Le misure antincendio a Tiburtina «sono insufficienti», denunciano i ferrovieri che pubblicano la rivista `Ancora in marcia´. Le stesse Ferrovie in un comunicato in mattinata ammettevano che non c’era stato dal sistema alcun preavviso di quanto stava per accadere. Saranno le indagini, affidate alla Polfer, a chiarire questi aspetti.

La procura di Roma aprirà un fascicolo dopo aver ricevuto il dossier dei pompieri. Intanto a preoccupare è la situazione del traffico ferroviario e non solo.

«Questo brutto incidente creerà problemi per il prossimo mese», ha detto il sindaco di Roma Alemanno, che ha chiesto alle Fs di non ritardare i lavori per la nuova Tiburtina, nonostante tutto.

L’incendio si è sviluppato probabilmente nei tunnel sotterranei che portano i cavi dell’alta tensione e poi è salito. Per quasi 15 ore ha bruciato una bassa palazzina che ospita la sala operativa e le centraline elettriche della stazione: da un lato dà sul binario 2 di Tiburtina, dall’altro sull’esterno, lato ovest, ricoperto dalla copertura esterna delle impalcature del cantiere per il nuovo scalo.

La scena che si presentava era quella della stazione parzialmente in fiamme, con la parte vecchia e quella nuova già parzialmente realizzata una accanto all’altra, intersecate. I pompieri hanno lottano per mettere al riparo il cantiere del nuovo scalo e sembrano esserci riusciti. I passeggeri arrivavano e si trovavano di fronte le colonne di fumo nero e i mezzi dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine.

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fonte:  http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011/07/24/AOSBh0n-treni_disagi_giorni.shtml

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Storia di Silvio in 60 righe. Sotto il segno della “S”

Storia di Silvio in 60 righe
Sotto il segno della “S”

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Il crooner da crociera, il costruttore edile, l’imprenditore sostenuto da Craxi e iscritto alla P2. E ancora Tangentopoli, la discesa in campo, il regime televisivo, gli scandali sessuali e…Scilipoti. Tutto questo in un geniale ed esilarante esercizio linguistico pubblicato sul magazine online dell’associazione “Libertiamo”

Storia di Silvio in 60 righe Sotto il segno della "S"

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ROMA – La vita di Berlusconi è “geneticamente ricca di S: S come Silvio, S come Stato, S come soldi, S come sesso, e pure S Scilipoti…”. Questa riflessione, ricordata in un post scriptum, è all’origine di un geniale e allo stesso tempo divertente esercizio intellettuale destinato a segnare l’estate 2011: raccontare con un paradosso linguistico il paradosso politico del Cavaliere. Ovvero, riassumere in 60 righe le vicende imprenditoriali e politiche di Berlusconi usando solo parole che iniziano con la lettera “S”.

Autore dell’impresa, Francesco Linguiti, docente di Semiologia e Linguaggi audiovisivi, autore e consulente televisivo, ispirato dal blog “Esse o Non Esse/Storie squisite” (all’indirizzo sonons.wordpress.com) di Francesca Di Stefano, Marco Jemolo ed Elena Ceccacci, specializzati nel trasporre in testi dominati dalla lettera “S” praticamente di tutto, dai proverbi alla Divina Commedia. E adesso la Silvio’s Super Story 1 campeggia sul magazine online dell’associazione Libertiamo, presieduta da Benedetto della Vedova di Fli.

Per avere un’idea di tanto sforzo, d’obbligo l’incipit. “Silvio, sgravato su suolo sforzesco (scrofa semilanuta suo simbolo), successivamente suoi studi si sostentò sollazzando signorinelle su scafi sfarzosi…”. Il racconto comincia così, con il ricordo del giovane Berlusconi, crooner da crociera.

La prima svolta, nel ’68, quando, “sebbene sorgente sue sovvenzioni sia sconosciuta, sbanca stendendo sobborghi su Segrate”. La scalata di Silvio prosegue in un turbillon di “S. p. a., S. r. l., S. a. s”, anche se “si sussura Società Segreta Sovversiva (la P2, ndr) sia stata spalleggiatrice suddetti successi”.

Ma un giorno Silvio capisce che è giunto il momento di concentrare i suoi soldi in un’unica “supersocietà” e sotto un unico emblema: il “Serpentone”, effigie che marchierà “Standa, supermercati, società sportiva”. Fondamentale, nell’ascesa del Cavaliere, la sponda politica offerta dal “Segretario socialista (Craxi, ndr) successivamente scappato”.

Tangentopoli, “sullo Stivale si susseguivano scandali: sgamarono senatori senza scrupoli, stavano scambiando soldi svendendo Stato”. E “Silvio sospirò: ‘sbarre sarebbero sgradevoli'”. Di qui, la discesa in campo, contro “stolta sinistra” che “sottovalutò suo strapotere”. La prima campagna elettorale di Silvio è un’apoteosi: “Sedusse spettatori seminando straordinarie speranze. Solo speranze, storia smentì sue smargiassate. Subito suo schieramento si sciolse”.

Per riprendersi l’esecutivo, Silvio “stipulerà Statuto su scrivania” (il “contratto con gli italiani” siglato in tv da Vespa, ndr) e “senza sforzi sindaco sciapo (Rutelli, ndr) sarà sconfitto”. E’ il vero inizio di un regime caratterizzato da “sberleffi su statisti stranieri, svilimento sistema scolastico, spazzatura sparsa sul Sud”. E la sinistra? “Sembra sparita se sottraiamo settantadue settimane scarsamente significative”.

Vista dall’esterno, l’Italia del Cavaliere è un paradosso su cui ridere (Stati stranieri sghignazzano scrutandoci stupiti), calando inesorabilmente il verdetto: italiani “Sono senza speranza”. Ma non basta, si apre l’era degli “scandali sessuali”. E qui la lettera S si fa sordido collante: “Soubrette scosciate si scoprono senatrici, segretarie sotto scrivanie si scoprono sottosegretarie. Si sa, Silvio si sdebita spartendo seggi, sebbene smentisca spudoratamente”.

Veronica Lario non ci sta “stufatasi, si separa”. Tornato single, “Silvio si scatena”, finché un giorno, anzi una notte, “scopre squillo Sahariana sedicenne”. Ma gli “sbirri sgamano suddetta squillo scippare sua socia, subito Silvio sollecita scarcerazione. Stampa si sbizzarrisce”.

Ma non è solo Ruby a inguaiare il Cavaliere, “simultaneamente si scatena sisma su stupendo sito storico, soprattutto su sede studentesca, scoprendo subdoli sotterfugi”. Sulla tragedia dell’Aquila “si sentono sogghignare speculatori senza scrupoli su sorte sfollati”, mentre “Silvio sperpera soldi statali senza sistemare situazione”.

Il regno di Silvio, dell’ottimismo ad ogni costo e della fiducia cieca nel taumaturgico leader, vacilla. “Sfiducia serpeggia su suo schieramento; suoi seguaci smarriti scappano, sancendo scisma”. Fini se ne va, dal risultato delle amministrative e dei referendum sembrerebbe che lo “Stivale si stia svegliando, se solo si svegliasse sinistra”. E mentre la storia continua, l’articolo si chiude con il sibillino interrogativo: “Scilipoti salverà Silvio?”

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24 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/politica/2011/07/24/news/storia_di_silvio-19560676/?rss

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I PRIVILEGI DELLA CASTA – ‘Così viviamo a scrocco’, inchiesta de l’Espresso / Estate 2011, la Casta è cool

‘Così viviamo a scrocco’

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Seconda puntata delle confessioni all’Espresso del parlamentare Carlo Monai. Che qui ci racconta come si entra gratis allo stadio e a teatro, come non si pagano le multe per eccesso di velocità e come si può incassare il gettone di presenza anche se si resta a casa: basta dire che ci si trovava a un convegno

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di Emiliano Fittipaldi

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(20 luglio 2011)

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Carlo Monai è il nostro Virgilio,che ha accettato di guidare l'”Espresso” nella selva di privilegi e benefit di cui gode la Casta.
Il suo viaggio ripartedai vantaggi economici per gestione dell’auto privata del deputato. «Abbiamo un pass per andare ovunque, e se prendiamo una multa per divieto di sosta o eccesso di velocità c’è l’ufficio “Centro servizi” dove possiamo chiedere agli addetti di fare ricorso al prefetto: se ci sono ‘giustificate esigenze di servizio’, la multa va a farsi benedire».
A Fiumicino un mese al parking silos“E” costa agli italiani 293 euro, ai parlamentari 50. «Anche in Friuli pagavo, grazie al tesserino da consigliere, poco più di 40 euro: se hai la tessera “Fly Very Good” la vita è davvero più facile», aggiunge ironico l’avvocato.

Un privilegio, quello del parcheggio gratis o quasi, che riguarda quasi tutti i consiglieri comunali d’Italia: a Milano, per esempio, i neoeletti beneficiano di alcuni posti gratuiti nel parcheggio di Linate, senza dimenticare la convenzione con il posteggio di piazza Meda, dietro Palazzo Marino. Inoltre, come ha ricordato Franco Vanni su “Repubblica Milano”, l’Atm ai consiglieri fa uno sconto del 50 per cento sui mezzi pubblici, e dà un pass per mettersi gratis sulle strisce, blu o gialle che siano.

Se i parking a sbafo fanno aggrottare la fronte, è il capitolo “auto blu” quello che fa scandalizzare le masse. In Italia se ne contano 86 mila, secondo i dati del ministro Renato Brunetta, per un costo (tra autisti e parco macchine) superiore ai 3 miliardi di euro l’anno. Assessori, consiglieri, ministri, sottosegretari, funzionari di ogni livello sono i beneficiari principali. In Parlamento sarebbero appannaggio esclusivo dei presidenti dei gruppi, in tutto una ventina. Ma a queste vetture vanno aggiunte quelle dei servizi di scorta: in tutto sono 90, tra parlamentari e uomini di governo, più 21 tra sindaci e governatori regionali.

«Alcuni colleghi» racconta Monai «finiscono per avere l’auto blu dopo alcune minacce o presunte tali, arrivate in seguito a decisioni politiche discutibili: penso a Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, ex dell’Idv che sono passati con la maggioranza».

La casta non può fare a meno nemmeno dei voli blu, quelli effettuati con aerei di Stato: nell’ultima legislatura, rispetto a quella del governo Prodi, le ore di volo di ministri e sottosegretari sono cresciute del 154 per cento. «Mi hanno raccontato pure che i deputati chiedono un passaggio a qualche imprenditore che possiede un aereo privato», dice il deputato: «Questa è una delle cose più deprecabili, perché non bisogna mai essere ricattabili».

Ma tant’è, la vita della casta è una vita a scrocco. Ci si fa l’abitudine. Il nostro Virgilio ci mostra la tessera del Coni, che dà accesso a quasi tutte le manifestazioni sportive. «Quando ero consigliere in Friuli, se volevi assistere ai match dell’Udinese o della Triestina bastava segnalare i desiderata alla società, che hanno interesse a mantenere buoni i rapporti con la politica. Il posto è assicurato». In tribuna vip, naturalmente.

I parlamentari possono usufruire anche di uno sconto per il Teatro dell’Opera di Roma e in alcuni musei, mentre a Trieste il nostro peone aveva sempre a disposizione un palchetto al Teatro Verdi.

I vantaggi non sono un’esclusiva romana. A Milano i consiglieri comunali possono chiedere il rimborso di pranzi di lavoro (e se mangiano in Consiglio, una cena gli costa 1,81 euro), hanno diritto a biglietti gratis per San Siro (partite o concerti), e due palchi riservati alla Scala per gli appassionati di lirica. Mentre i consiglieri regionali del Piemonte godono ancora dell’autocertificazione per fantomatici impegni durante sabati, domeniche e festivi: si può intascare il gettone di presenza (122,5 euro) anche in quei giorni di riposo, a patto che dicano (senza pezze d’appoggio) di aver partecipato a convegni ed eventi. In Sicilia e Campania la lista dei privilegi comprende di tutto. All’Ars dell’isola le missioni all’estero sono la norma, non l’eccezione (un deputato regionale, Giuseppe Gennuso, nel 2009 ha trascorso quasi tre giorni su quattro fuori dell’Assemblea), mentre fino a pochi mesi fa anche coloro che avevano finito il mandato continuavano a prendere un “aggiornamento professionale” di 6.400 euro annui. E se un deputato regionale morisse avrebbe diritto a un sussidio di 5 mila euro per le esequie.

Anche nella indebitatissima Campania s’è sfiorato il ridicolo. Lo scorso novembre una delibera è stata revocata prima che creasse una rivolta popolare: prevedeva che ogni consigliere potesse avere in ufficio televisione, tre poltrone in pelle, telepass e a scelta un computer fisso, un portatile o l’iPad. Il frigobar era invece appannaggio solo di presidenti, vice e capogruppo.

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La terza e ultima puntata del nostro viaggio tra i privilegi della Casta guidati dall’onorevole Monai sarà pubblicata sul nostro sito lunedì mattina. Sull’Espresso in edicola, l’inchiesta completa.

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«Presto una lista dei politici gay omofobi. Molti di Lega e Pdl»


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«Presto una lista dei politici gay omofobi. Molti di Lega e Pdl»

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mancuso equality ex arcigay 304
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«Pdl e Lega sono covi di politici che fanno sesso con gay e trans. Ne abbiamo le prove attraverso la nostra rete capillare di informazione. Abbiamo testimonianze e persone che hanno visto direttamente questi politici praticare sesso con gay e con trans di notte e poi di giorno attaccano gay e lesbiche e osteggiano la legge contro l’omofobia.» Lo ha rivelato Aurelio Mancuso, per molti anni presidente dell’Arcigay e ora a capo della associazione Equality, nel corso del programma televisivo KlausCondicio.

Mancuso ha tenuto a precisare: «Sia chiaro che non intendiamo praticare la delazione né sputtanare nessuno. Ma costringeremo all’outing quei frequentatori assidui di gay e trans che poi in parlamento si fanno paladini dell’omofobia e della famiglia tradizionale e ostacolano la legge.»

E alla domanda «Come raccogliete questo genere di informazioni?» Mancuso ha risposto: «Attraverso una rete ampia e capace di comunicare cose di questo tipo. Questa rete ha accumulato in tutti questi anni informazioni rispetto a tanti politici di varia natura. Metteremo alla berlina però solo gli omofobi. Questa ipocrisia deve finire.»

I partiti più colpiti? «Diciamo che il popolo di Pontida rimarrà scioccato su qualche abitudine segreta di alcuni loro big e idem vale per il Pdl».

«Non sono io che ho scelto di fare questa operazione. Ci sono una serie di siti italiani e internazionali che stanno lavorando su questo progetto. Quando le informazioni usciranno si capirà che non scherziamo e che non ci sarà da parte nostra nessuna intenzione di alimentare gossip e chiacchiericcio. Sono notizie certe», ha dichiarato Mancuso.

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23 luglio 2011

fonte:  http://www.unita.it/italia/presto-una-lista-dei-politici-gay-br-omofobi-molti-di-lega-e-pdl-1.316550

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IL DIBATTITO – Internet migliora il giornalismo


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Come influenzano i social network

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di Anna Masera

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Nel dibattito online dell’Economist sul futuro del giornalismo, Nicholas Carr sosteneva che Internet lo peggiora e Jay Rosen che lo migliora. Alla fine ha vinto il punto di vista del professor Rosen. E’ vero che Internet danneggia il modello di business dei media tradizionali, ma migliora il giornalismo: perché abbassa i costi e apre il mercato, fa arrivare ovunque le notizie, offre nuovi strumenti a chiunque li voglia e cambia l’equilibrio del potere tra utenti e giornalisti; il pubblico si è ripreso il controllo a colpi di clic.

Come raccogliamo, filtriamo e distribuiamo le notizie coi social network cambia, perché i nuovi media sono «orizzontali»: cioè le news non arrivano più solo dai reporter che le scrivono, dall’alto al basso, ma emergono da un ecosistema in cui giornalisti, fonti e utenti si scambiano le informazioni in maniera orizzontale. Secondo i dati Pew/Nielsen, già oggi il 30% dei visitatori dei siti dei giornali arriva dall’aggregatore Google News, ma per Josh Nieman, del laboratorio di giornalismo di Harvard, grazie alla facilità d’uso dei bottoni «condividi» o «mi piace» cresce a vista d’occhio l’audience di Facebook e simili.

Alcuni giornali (tra cui LaStampa.it) mettono in evidenza per i loro lettori gli articoli raccomandati dai loro amici. E secondo Liz Heron, «social media editor» del New York Times, gli stessi giornalisti sono più inclini a guardare blog, Facebook, Twitter e gli altri social media come un valore aggiunto rispetto ai media tradizionali: un cambio di atteggiamento prezioso per i giornalisti che vorranno restare in testa al cambiamento.

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24 luglio 2011
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fonte:  http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=275&ID_articolo=149&ID_sezione=632

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DA RICOVERO COATTO – Calderoli: «Ministeri anche al Sud. Ma quello del Lavoro non a Napoli perché non sanno di cosa si parla»

Calderoli: «Ministeri anche al Sud. Ma quello del Lavoro non a Napoli perché non sanno di cosa si parla»


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BRESCIA – «Se anche gli altri ministri ci ascolteranno a Roma, ci saranno ministeri distribuiti su tutto il territorio, anche nel Mezzogiorno. Penso che anche il Mezzogiorno debba darsi una bella svegliata. Poi sono felice che qualcosa sia partito oggi».
Così il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, ieri sera a Brescia, alla festa cittadina della Lega Nord. Calderoli ha aggiunto: «Io credo che ci siano delle teste pensanti del nord, ma credo che ci siano anche delle belle teste pensanti del sud che vanno utilizzate per il bene del paese. E quando noi chiediamo i vari ministeri, francamente, noi chiediamo che ci sia una testa pensante che non sia Roma».

Ha quindi portato alcuni esempi: «Senza andare tanto lontano, credo che un ministero debba stare vicino al territorio, adatto per quelle competenze. Ha senso che il ministero dell’Agricoltura stia a Roma, nel centro di Roma? Io credo proprio di no, mettiamolo in un territorio agricolo. Ha senso che il ministero dello Sviluppo economico stia a Roma? Per me avrebbe più senso che stesse a Brescia, perché sarebbe come mettere il ministero del Lavoro a Napoli, dove non sanno di cosa si parla».

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Domenica 24 Luglio 2011 – 09:46    Ultimo aggiornamento: 15:55

fonte:  http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=157292&sez=ITALIA

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INTERVISTA – L’ex della Magliana: “Sì, siamo stati noi a rapire la Orlandi”

INTERVISTA

L’ex della Magliana: “Sì, siamo stati noi a rapire la Orlandi”

Antonio Mancini, componente della Banda, rivela “Fu presa per ricattare il Vaticano”

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di GIACOMO GALEAZZI
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Roma
Emanuela Orlandi è stata rapita per ricattare il Vaticano e per ottenere la restituzione di un’ingente somma di denaro investita dalla banda della Magliana nello Ior». A 28 anni dalla scomparsa a Roma della cittadina vaticana figlia di Ercole Orlandi (messo della Prefettura della Casa Pontificia), Antonio Mancini, uno dei componenti del primo nucleo della banda, soprannominato Nino l’Accattone («Ricotta» nella versione letteraria e cinematografica di «Romanzo Criminale») getta una nuova luce su un mistero italiano che, tra piste straniere, servizi segreti e collegamenti all’attentato a Wojtyla, è diventato un intrigo internazionale. Mancini, dopo molti anni di reclusione, ha deciso di collaborare con la giustizia e oggi lavora come autista di un bus per disabili.

Il giudice Rosario Priore sostiene che la Orlandi sia stata rapita dalla Banda della Magliana per un ricatto al Vaticano per rientrare in possesso di 20 miliardi di lire consegnati allo Ior. È così?
«Ciò che afferma il giudice Priore a proposito del rapimento della Orlandi è l’assoluta verità, quello che mi lascia perplesso è la cifra di 20 miliardi. Conoscendo la massa di denaro che entrava all’interno della Banda e in modo particolare nel gruppo dei testaccini, ritengo che 20 miliardi sia una somma sottostimata».

Quale fine ha fatto la Orlandi?
«A lei sembra possibile che dopo 28 anni senza dare nessuna notizia di sé sia ancora viva?»

Il boss dei «testaccini» della Banda, Enrico De Pedis è sepolto nella basilica romana di Sant’Appollinare. Perché?
«Il motivo per cui De Pedis è sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare è che fu lui a far cessare gli attacchi da parte della banda (e non solo) nei confronti del Vaticano. Queste pressioni della Banda erano dovute al mancato rientro dei soldi prestati, attraverso il Banco Ambrosiano di Calvi, al Vaticano. Dopo il fatto della Orlandi, nonostante i soldi non fossero rientrati tutti, De Pedis, che stava costruendo per sé un futuro nell’alta borghesia, si impegnò, attraverso i prelati di riferimento, a far cessare le azioni violente. Tra le cose che chiese in cambio di questa mediazione, c’era anche la garanzia di poter essere seppellito lì a Sant’Apollinare».

Tra voi chi era quello che aveva maggiori contatti con gli ambienti politici ed ecclesiastici?
«Nella Banda ognuno rivestiva un proprio ruolo, noi del gruppo della Magliana vero e proprio ad esempio avevamo il compito di conquistare il terreno. Quelli che dovevano inserirsi nei gangli del potere erano i testaccini perché avevano i modi e la sfacciataggine di amalgamare la banda di sangue (Magliana) alla banda di perbenismo (imprenditori, politici, manipolatori di denaro, magistrati, vescovoni e tutto ciò che formava l’apparato Buona Società)».

Il pentito Maurizio Abbatino sostiene che voi della Magliana conoscevate il segretario di Stato, cardinale Casaroli. Le risulta?
«Io personalmente ho conosciuto Agostino Casaroli da ragazzino nel periodo del riformatorio in quanto il Segretario di Stato si prendeva cura della devianza minorile. So però che uomini della banda in seguito hanno avuto rapporti con lui, quindi mi sento di avvalorare le dichiarazioni di Abbatino».

De Pedis aveva effettivamente contatti e frequentazioni con ambienti influenti del Vaticano?
«De Pedis, Carboni e Nicoletti erano quelli che avevano contatti maggiori con alte gerarchie del Vaticano».

I costruttori che ruotavano attorno alla Banda avevano rapporti d’affari con lo Ior di Marcinkus e altre istituzioni finanziarie vaticane?
«Sì e in modo cospicuo. Oggi la Banda esiste ancora, ha solo cambiato modo di operare. All’inizio per farci strada, dovevamo lasciare i morti per strada. Adesso la Banda ha vinto e come la mafia ogni tanto ammazza qualcuno per far capire che c’è ancora. Basta vedere i recenti nomi di omicidi e vicende giudiziarie. Un anno fa Gennaro Mokbel, con il senatore Nicola Di Girolamo, è finito nello scandalo Fastweb. Mokbel era mio guardaspalle armato e ben pagato. Garantiva la mia incolumità con Antonio D’Inzillo, lo stesso che guidava la moto quando fu ucciso De Pedis».

Perché non ha parlato prima del caso Orlandi?
«Non faccio il giudice. Nessun magistrato mi ha mai chiesto niente sulla scomparsa malgrado il vigile Sambuco abbia visto vicino al Senato la ragazza con un uomo il cui identikit somiglia moltissimo a De Pedis. Alti funzionari di polizia hanno detto di essersi indirizzati subito sulla pista-Magliana ma di aver trovato bastoni tra le ruote».

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24 luglio 2011

fonte:  http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/412802/

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CRISI AMERICANA – Debito Usa, Obama vuole l’intesa per oggi «La priorità è scongiurare il default»

Debito Usa, Obama vuole l’intesa per oggi
«La priorità è scongiurare il default»

Veto del presidente su piani che non coprano i bisogni del 2013
Wall Street teme possibili tagli delle agenzie di rating

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LEGGI ANCHE Pechino avverte Washington: “Il default sarebbe un disastro per tutti”

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ROMA – «La cosa più importante che le autorità statunitensi devono fare è scongiurare la minaccia di default per i prossimi 18 mesi» ha detto il segretario del Tesoro Usa, Tim Geithner, dicendosi fiducioso che l’amministrazione Obama riuscirà ad alzare il tetto imposto al debito pubblico. Geithner ha anche annunciato che Obama ha detto ai leader del Congresso che un accordo per aumentare il tetto del debito è necessario oggi e la Camera deve iniziare a deliberare lunedì sera.

«Le negoziazioni sull’aumento del tetto del debito vanno avanti e ci sono progressi – ha detto Geithner – I leader del Congresso sono coscienti che il tempo sta per finire: un accordo a breve termine non ha senso». Lo speaker della camera, John Bohner, ha avanzato un piano in due fasi, con un aumento immediato del tetto del debito e 1.000 miliardi di dollari di tagli. Un aumento successivo dovrà avvenire nel 2012. Per Geithner il piano dei repubblicani potrebbe avere un impatto «devastante» sull’economia, i repubblicani mantenere gli sgravi fiscali per i ricchi. «Milioni di americani dipendendo dagli assegni pubblici» aggiunge Geithner. Il 3 agosto il governo dovrebbe pagare 23 miliardi di dollari a 29milioni di americani per il Social Security.

Veto di Obama ad un tetto del debito che non copra fino al 2013. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, potrebbe opporre il proprio veto a un piano di aumento del tetto del debito che non copra i bisogni finanziari degli Stati Uniti fino al 2013. Lo ha detto il capo dello staff della Casa Bianca, William Daley, in un’intervista a Nbc. La comunità finanziaria e le aziende «ci chiedono di rimuovere l’incertezza» aggiunge Daley. Il tetto del debito va alzato a coprire i bisogni finanziari fino al 2013: Daley esclude «ridicole battaglie» sul debito nell’anno elettorale. Lo speaker della camera, John Boehner, è un «partner» nelle negoziazioni, gli altri repubblicani sono diversi, evidenzia. «Non c’è dubbio che danni sono già stati fatti alla reputazione degli Stati Uniti con l’impasse delle negoziazioni» sull’aumento del tetto del debito.

Boehner: avanti con il piano dei repubblicani se non c’è accordo. «L’accordo sull’aumento del tetto del debito deve essere un processo in due fasi, non è possibile farlo in una» ha detto lo speaker della Camera, John Boehner, sottolineando che è pronto ad andare avanti con il piano dei repubblicani se un accordo bipartisan non venisse raggiunto.

WallStreet più preoccupata da un taglio delle agenzie di rating che dal debito. La preoccupazione di Wall Street non è più l’aumento del tetto del debito, ma la mancanza di un ampio accordo sulla riduzione del deficit e del debito che potrebbe tradursi in un downgrade. Se il presidente Obama e i leader del Congresso non raggiungeranno un accordo ampio, le agenzie di rating potrebbero tagliare il rating americano, con uno shock per i mercati finanziari. Standard & Poor’s ha avvertito che un aumento del tetto del debito non è sufficiente a evitare un downgrade. Wall Street ritiene che Washington riuscirà a raggiungere un accordo sull’aumento del tetto del debito ma non è molto fiduciosa su un accordo ampio di riduzione del deficit e del debito. Secondo indiscrezioni, Wall Street ha iniziato a valutare piani per rispondere a un eventuale downgrade. Le banche vogliono evitare il ripetersi del 2008 quando gli investitori hanno iniziato a chiedere decine di miliardi di dollari in collaterali dalle banche.

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pubb

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Domenica 24 Luglio 2011 – 16:58    Ultimo aggiornamento: 16:59

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=157328&sez=HOME_ECONOMIA&ssez=

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Israele, imbarazzo per Netanyahu Croniste senza reggiseni per l’intervista. Sara Hussein: «Una delle esperienze più umilianti della mia vita»

Gli uomini della sicurezza del premier hanno fatto l’insolita richiesta a tre giornaliste

Israele, imbarazzo per Netanyahu
Croniste senza reggiseni per l’intervista


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Sara Hussein di France Press parla «di una delle esperienze più umilianti della mia vita»

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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu

MILANO – I media lo hanno già ribattezzato il «bra-gate», l’«affare reggiseni», l’incidente che imbarazza non poco il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. A inizio settimana gli uomini della sicurezza di «Bibi» hanno preteso da tre giornaliste straniere che si togliessero il reggiseno prima di entrare nell’ufficio del premier. L’associazione della stampa estera parla di pretesa «inutile, umiliante e controproducente». Immediate sono arrivate le scuse. Ma non è il primo episodio.

LE SCUSE In un comunicato diffuso nelle ultime ore l’Ufficio stampa del governo israeliano chiede ufficialmente scusa per l’«umiliazione» di cui hanno sofferto tre giornaliste della stampa estera. Prima di entrare nell’ufficio del premier a Gerusalemme, le reporter straniere sono state infatti costrette dagli addetti alla sicurezza a togliersi i reggiseni. È un «incidente vergognoso che ha danneggiato la reputazione di Israele», ha detto il capo dell’Ufficio stampa, Oren Helman. Che ha sottolineato: «Il governo farà di tutto perchè ciò non si ripeta più».

L’INCIDENTE Prima di recarsi ad un appuntamento con la stampa nell’ufficio di Netanyahu, le donne si erano sottoposte ai controlli di sicurezza all’ingresso e dopo una perquisizione corporale era stato chiesto loro di spogliarsi e togliersi il reggipetto dietro un separè, in modo che l’indumento potesse essere passato ai raggi di uno scanner elettronico. Tuttavia, sotto gli occhi del personale di sicurezza. La denuncia arriva dalla Foreign Press Association (FPA). «È stata una delle esperienze più umilianti della mia vita», ha raccontato Sara Hussein, reporter dell’Agence France-Presse (AFP). Che sul suo profilo di Twitter aggiunge: «Nella mia carriera ho seguito gli incontri dei presidenti alla Casa Bianca, sono entrata diverse volte a Guantanamo e mai sono stata sottoposta a qualcosa di simile». Le altre due giornaliste non hanno voluto rivelare la loro identitá.

IL PRECEDENTE L’Associazione della stampa estera israeliana a Tel Aviv ha denunciato l’episodio come «una vera e propria umiliazione». La Foreign Press Association critica inoltre «la persecuzione costante verso i giornalisti presenti agli eventi mediatici presso l’ufficio del premier». Purtroppo non è il primo incidente: di «bra-gate» si era già parlato a inizio anno. A gennaio la sicurezza di Benjamin Netanyahu aveva infatti negato a Najwan Simri Diab, una giornalista araba-israeliana incinta della rete televisiva Al Jazeera, di seguire un ricevimento con il primo ministro nella sede della Stampa estera a Gerusalemme perché si era rifiutata di togliersi il reggiseno.

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Elmar Burchia
24 luglio 2011 15:38
fonte:  http://www.corriere.it/esteri/11_luglio_24/israele-netanyahu-reggiseni_ba1eb3b4-b5f4-11e0-b43a-390fb6586130.shtml

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