Archivio | luglio 2, 2011

Freedom Flotilla, arrestato capitano nave Usa: «Bloccati come in guerra» / VIDEO: US BOAT TO GAZA: The Audacity To Love

US BOAT TO GAZA: The Audacity To Love

Caricato da in data 01/lug/2011

In 2010, the Freedom Flotilla took sail, sparking an unprecedented international human rights mission, dedicated to ending Israel’s blockade on Gaza.

Joining Freedom Flotilla II is the first-ever U.S. Boat to Gaza, “The Audacity of Hope.”

The individuals on this boat will be simply delivering LETTERS OF LOVE to the people of Gaza.

Thirteen of America’s greatest thinkers talk about why “The Audacity of Hope” is one of the most crucial campaigns of our time.

Freedom Flotilla, arrestato capitano nave Usa: «Bloccati come in guerra»

La nave Audacity of Hope (foto Darko Bandic – Ap)

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ROMA – John Klusmer, capitano della nave americana della “Freedom Flotilla 2” che ieri ha tentato di salpare dal porto di Atene ma è stata subito intercettata dalla Guardia costiera greca «è stato arrestato ed è al momento sotto custodia della polizia. Ma non sappiamo ancora quali sono i capi di accusa che pendono nei suoi confronti». È quanto hanno affermato i coordinatori della Flotilla 2, la mini-flotta internazionale organizzata per rompere il blocco della Striscia di Gaza, durante una conferenza stampa ad Atene.

L’equipaggio dell’imbarcazione Usa “The Audacity of Hope” è invece «stato trattenuto sulla nave» mentre i restanti partecipanti hanno comunque «deciso di restare a bordo per solidarietà con il capitano del battello», hanno ancora aggiunto i coordinatori, secondo i quali John Klusmer, lunedì prossimo, è stato chiamato a comparire in tribunale.

Gli attivisti hanno inoltre denunciato come, il blocco dell’imbarcazione statunitense sia avvenuto ieri anche con l’utilizzo «di alcuni uomini armati che hanno intimato alla barca di tornare indietro». Per rispondere al divieto di partire imposto dalla Grecia, gli organizzatori della flottiglia, «con l’aiuto di uno staff di avvocati» stanno «esplorando la possibilità di un’azione legale contro ciò che viene considerato un assedio illegale nelle acque greche», hanno inoltre spiegato i coordinatori da Atene.

Nonostante qualche ritardo nella preparazione e gli avvertimenti lanciati da Israele nelle scorse settimane diverse centinaia di attivisti si sono imbarcati a bordo di una decina di navi per portare «materiale da costruzione, aiuti per gli ospedali e le scuole» di Gaza, ha spiegato nei giorni scorsi all’agenmzia Ansa Maria Elena Delia, coordinatrice italiana ella missione. Tra le imbarcazioni, infatti, c’è anche una nave italiana, la Stefano Chiarini con una quindicina di italiani, tra i quali il disegnatore Vauro Senesi. L’equipaggio italiano è stato ridotto per ospitare i “colleghi” della Mavi Marmara, la nave di proprietà della Ong turca Ihh (bandita da Israele nel 2008) che prese parte alla prima missione e che, il 31 maggio scorso, fu sanguinosamente attaccata dalle forze israeliane.

Il blocco messo in atto dalla Grecia alla Freedom Flotilla 2 e l’arresto del capitano della nave americana hanno come presupposto legale l’art. 128 del Codice Navale ellenico, che prevede «uno stato di guerra o di intensità delle relazioni internazionali di cui non siamo a conoscenza», denuncia il coordinamento italiano della Freedom Flotilla 2. Il comitato ha oggi diffuso il comunicato ufficiale diramato dal ministero della Difesa ellenico secondo il quale si «proibisce la partenza di navi battenti bandiera greca o di nazionalità straniera dai porti ellenici con destinazione la zona sottoposta al blocco marittimo di Gaza».

Secondo la nota, la decisione è stata presa sulla base: «dell’art.128 del Codice navale; delle dichiarazioni della autorità israeliane di fare uso della violenza contro chi tenta di rompere il blocco marittimo di Gaza, con rischi imminenti per la vita e la sicurezza e il rischio di compromettere la libera circolazione marittima». Il ministero della Difesa – si legge ancora nella nota – ha tenuto conto anche «della necessità di difendere gli interessi nazionali e della lettera inviata dal segretario generale dell’Onu nella quale si chiede ai Paesi che hanno accesso al Mediterraneo di scoraggiare la realizzazione di operazioni» come quella della flottiglia.

L’arresto del capitano della nave Usa – proseguono gli attivisti – è quindi scattato per la violazione dell’art.128 in cui si prevede che «in caso di guerra o di uno stato d’intensità delle relazioni internazionali il capitano di una nave esegua gli ordini del ministro, allo scopo di proteggere l’interesse nazionale o la sicurezza dell’itinerario marino». Violazioni che gli attivisti «contestano», annunciando di «voler ricorrere alle vie legali» contro il blocco della navi della spedizione.

Intanto, continuano le mobilitazioni promosse dagli attivisti filo-palestinesi affinché il governo greco lasci partire le la flottiglia per Gaza. Ieri, subito dopo il blocco della barca americana, sono state organizzate proteste davanti all’ambasciata degli Usa ad Atene e, secondo quanto riferito dagli attivisti via Twitter, davanti al consolato greco a New York. Mentre il coordinamento italiano ha indetto un presidio davanti all’ambasciata greca a Roma per lunedì prossimo alle ore 17.

Sabato 02 Luglio 2011 – 22:03    Ultimo aggiornamento: 22:30

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=154791&sez=HOME_NELMONDO

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Precario della scuola da 32 anni chiede 3 milioni di danni: sfruttato e senza futuro

Precario della scuola da 32 anni chiede 3 milioni di danni: sfruttato e senza futuro


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ROMA – È precario da ben 32 anni e, stanco della sua situazione lavorativa e oramai prossimo alla pensione, ha deciso di rivolgersi al Codacons e denunciare la condizione in cui ha sempre vissuto. Questa la storia di M. M., insegnante di 54 anni residente a Roma, che da 1979 svolge la funzione di docente senza aver ottenuto ancora una cattedra di ruolo.

M. M. ha raccontato la sua storia al Codacons, che ha deciso di intervenire presentando una denuncia all’Ispettorato del lavoro, ipotizzando le fattispecie di «sfruttamento del lavoro», abuso di autorità su soggetto debole e appropriazione indebita di forza lavoro, e chiamando a rispondere tutti i ministri dell’istruzione che si sono succeduti dal 1979 ad oggi (in totale ben 28 ministri), chiedendo al contempo 3 milioni di euro di risarcimento danni per non aver potuto nel corso degli anni crearsi una famiglia e godere della sicurezza nel proprio futuro.

«Siamo di fronte ad un caso assurdo, che a nostro avviso può configurare un vero e proprio sfruttamento del lavoro – afferma il Presidente Carlo Rienzi – Per fortuna i Tribunali di tutta Italia stanno accogliendo le richieste dei precari della scuola, come nel caso della Corte d’Appello di Firenze che pochi giorni fa ha rigettato un appello del Ministero dell’Istruzione che chiedeva la riforma della sentenza del Tribunale di Livorno che aveva correttamente riconosciuto in favore di un docente il diritto alla stipula di un contratto fino al 31 agosto anzichè fino al 30 giugno».

Il Codacons ha raccolto finora circa 2000 adesioni da parte dei precari della scuola ai ricorsi collettivi promossi dall’associazione dinanzi ai Tribunali del Lavoro, in cui si chiede al Ministero dell’Istruzione l’adozione degli atti amministrativi generali necessari ad ottenere la definitiva immissione in ruolo degli insegnanti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, e la conseguente conversione dei contratti di lavoro a tempo determinato.

Sabato 02 Luglio 2011 – 13:51    Ultimo aggiornamento: 13:57

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=154742&sez=HOME_SCUOLA

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“Inaccettabile stretta sulle pensioni” Sindacati e opposizioni all’attacco. Duro anche Bonanni

“Inaccettabile stretta sulle pensioni”
Sindacati e opposizioni all’attacco

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Duri commenti di Raffaele Bonanni della Cisl, dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, dell’Idv, di Vendola  e di Italia Futura al decreto approvato dal Consiglio dei ministri giovedì scorso. Previsto il blocco delle rivalutazioni anche per assegni mensili modesti. L’Inps precisa: “è solo e parzialmente, per la parte di emolumenti eccedente i 1428 euro”

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"Inaccettabile stretta sulle pensioni" Sindacati e opposizioni all'attacco

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ROMA – Anche Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, va giù pesante: “Devono correggere il  provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni”. Il suo è solo l’ultimo di una serie di commenti molto negativi sollevati dall’iniziativa del Consiglio dei Ministri in fatto di previsenza. I tagli colpiranno infatti anche gli assegni di modesta entità, a partire dai 1428 euro e riguardano ben 13 milioni di italiani. “Al tempo del governo Prodi – ricorda l’ex ministro del Lavoro e deputato del Pd, Cesare Damiano – avevamo fermato per un anno l’indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minimo (per il 2011 è di 476 euro, ndr.). E contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso l’istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento redistributivo dall’alto verso il basso”.

Nel decreto per risanare i conti pubblici, è stata inserita la mancata rivalutazione delle pensioni oltre i 2300 euro mensili per il 2012 e il 2013 e il tetto per quelle di fascia inferiore che sarà bloccato al 45 per cento di quanto dovuto. Inoltre è previsto l’aumento di almeno tre mesi dell’età minima pensionabile. Un intervento, secondo l’esponente del Pd, “pesante e che colpisce non le pensioni ricche, ma quelle medie. Una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento”.

“Vorrei capire dove è il rigore di questa manovra finanziaria”, commenta il capogruppo dell’Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario. “Il governo, come al solito, mantiene intatti gli interessi dei soliti privilegiati. E’ un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall’altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica. Questo governo continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti”.

Anche Nichi Vendola si scaglia contro il provvedimentop del governo.  “La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. Guardando ad esempio l’incredibile vicenda del blocco delle pensioni si capisce che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. E’ la patrimoniale sui poveri”.

La Cgil: subito mobilitazione. La stretta sulle pensioni contenuta in manovra “è inaccettabile” e “ci opporremo anche con la mobilitazione”. Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, boccia la norma che blocca al 45% la rivalutazione per gli assegni di valore compreso tra 3 e 5 volte il minimo, quelli superiori ai 1.428 Euro.
“Siamo assolutamente contrari – ha sottolineato Lamonica – e ci opporremo con tutti gli strumenti della mobilitazione. E’ una misura inaccettabile, iniqua e vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. E’ il segno di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza”.

Italia Futura boccia la manovra. Luca Cordero di Montezemolo si unisce al coro di critiche. E attraverso la sua associazione, Italia Futura, fa sapere: “E’ il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro. Sui costi della politica ad esempio, dove si annunciano misure puramente simboliche, e una buona quantità di assegni post-datati”.

La precisazione dell’Inps. I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate. Quindi la platea interessata è in tutto di 4,4 milioni.
Lo precisa l’Inps in una nota spiegando che quello adottato nella manovra è un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all’entità della pensione. In questo modo le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo – nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili – saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380, mentre il blocco della rivalutazione scatterà nella quota superiore a 2.380 euro mensili.

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02 luglio 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2011/07/02/news/inaccettabile_stretta_sulle_pensioni_cesare_damiano_pd_attacca_la_manovra-18547941/?rss

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VIDEO: AQUILONI PROIBITI AI BAMBINI DI NABI SALEH – Immagini shock dal villaggio palestinese. L’esercito israeliano usa le maniere forti per mettere fine al lancio degli aquiloni da parte dei bambini

VIDEO: AQUILONI PROIBITI AI BAMBINI DI NABI SALEH

Immagini shock dal villaggio palestinese. L’esercito israeliano usa le maniere forti per mettere fine al lancio degli aquiloni da parte dei bambini

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Gerusalemme, 01 luglio 2011, Nena News  (foto dal sito http://www.marsala.it) – “Qui e’ area militare chiusa, via via”, hanno urlato i militari israeliani, lo scorso 24 giugno, ad un gruppo di bambini palestinesi di Nabi Saleh che, accompagnati da insegnanti e alcuni giovani, si preparavano a lanciare gli aquiloni che avevano costruito poco prima. Al mattino si era svolto in questo villaggio tra Gerusalemme e Ramallah, protagonista da oltre un anno di una intensa lotta popolare contro la costruzione del Muro israeliano, un laboratorio per bambini con educatori palestinesi e stranieri per la costruzione, con materiali riciclati, di aquiloni. Una attivita’ che aveva coinvolto un po’ tutti i piccoli del villaggio. Ma quando e’ giunto il momento di testare i risultati di ore passate tra carta, colla e legno,  i bambini hanno trovato ai piedi della collinetta vicina al villaggio i soldati israeliani che sbarravano la strada. Proibito passare e, quindi, giocare. I militari non hanno esitato a sparare gas lacrimogeni e proiettili di gomma e, successivamente, a malmenare e arrestare i giovani e gli adulti che accompagnavano i bambini. L’aquilone, si sa, e’ una grave minaccia alle forze di occupazione in Cisgiordania!!

children playing kites in Jerusalem Shot by the Zionist army in the day of “Freedom in Colors”

Caricato da in data 26/giu/2011

children playing kites in Jerusalem Shot by the Zionist army

اطلاق الرصاص من قبل الجيش الصهيوني على اطفال يلعبون بالطائرات الورقية في القدس

Fusilados por el ejército sionista de los niños que juegan las cometas en Jerusalén

Tiro pelo exército sionista de crianças brincando kites em Jerusalém

شات توسط ارتش صهیونیستی از بادبادک بازی کودکان در بیت المقدس

Tourné par l’armée sioniste des enfants jouant des cerfs-volants à Jérusalem

예루살렘에 연을 재생 어린이의 명이지 군대에 의해 쇼트

Shot a cionista hadsereg játszó gyerekek sárkányok Jeruzsálemben

拍摄由玩风筝的孩子在耶路撒冷犹太复国主义军队

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01 luglio 2011

fonte:  http://www.nena-news.com/?p=11133

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AMNESTY INTERNATIONAL – Tempi bui per gli avvocati in Cina: vietato difendere i diritti umani!!

Tempi bui per gli avvocati in Cina: vietato difendere i diritti umani!!

Manifestazione in supporto di due avvocati © Archivio privato
Manifestazione in supporto di due avvocati © Archivio privato

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In Cina esercitare la professione di avvocato può essere molto pericoloso. Se si sceglie di difendere casi ritenuti “sensibili” dalle autorità si rischia di essere sottoposti a una serie di misure repressive, che vanno dalla sospensione o revoca della licenza, da pretestuose valutazioni d’idoneità annuali fino alle minacce, alle sparizioni forzate e addirittura alla tortura.

Da due anni, infatti, le autorità di Pechino sottopongono a queste tattiche del silenzio gli avvocati che hanno il coraggio di difendere persone accusate di appartenere a gruppi religiosi non riconosciuti (tra cui la Falun Gong), i manifestanti tibetani e uiguri, le vittime di sgomberi forzati, quelle della tortura e della detenzione illegale, chi critica l’operato del governo in occasioni di disastri naturali o gli imputati condannati a morte, prevalentemente sulla base di confessioni estorte con la tortura.

Attraverso nuove disposizioni che impediscono agli avvocati di difendere determinati clienti, di commentare pubblicamente i processi o di contestarli, e ampliando il raggio d’applicazione del reato di “incitamento alla sovversione”, le autorità hanno ridotto al silenzio moltissimi avvocati, tanto che su 204.000 solo poche centinaia si occupano di diritti umani.

Queste misure repressive si sono intensificate negli ultimi mesi. I recenti rilasci, come quello di Ai Weiwei e di Hu Jia (che, peraltro, ha scontato fino all’ultimo giorno della sua condanna a tre anni e mezzo di prigione, nonostante le cattive condizioni di salute), non bastano a nascondere la repressione in atto per impedire ogni tentativo di replicare in Cina la “rivoluzione dei gelsomini” ispirata alla Primavera araba e che, a partire da febbraio, ha portato all’arresto di oltre un centinaio di blogger, attivisti e, per l’appunto, avvocati.

Uno degli ultimi avvocati a essere finito nelle maglie repressive è Tang Jingling, che aveva difeso degli operai arrestati per aver protestato contro le condizioni di lavoro o perché lavoravano senza essere retribuiti. Dal 22 febbraio di quest’anno non si sa dove si trovi.

Un altro avvocato, Gao Zhisheng, da quando nel 2005 ha chiesto la fine della persecuzione religiosa si è visto prima revocare la licenza, poi una condanna a tre anni per “incitamento alla sovversione”. Dopo essere stato sottoposto agli arresti domiciliari, sotto continua sorveglianza, è stato sequestrato dalla polizia e tenuto segregato per 14 mesi in vari centri di detenzione non ufficiali. Nell’aprile 2010, a seguito di un’intervista rilasciata all’Associated Press, è scomparso e da allora non si hanno più sue notizie.

Amnesty International chiede al governo di Pechino di porre fine a queste misure repressive, di rilasciare tutti coloro che sono stati arrestati o fatti sparire per aver difeso i diritti fondamentali e di affidare il governo della professione legale a organismi indipendenti, come richiesto dagli standard internazionali.

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Gao Zhisheng ©Hu Jia
Gao Zhisheng ©Hu Jia
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President of the People’s Republic of China
HU Jintao Guojia Zhuxi
The State Council General Office
2 Fuyoujie
Xichengqu
Beijingshi 100017
People’s Republic of China
+86 10 6238 1025
gov@govonline.cn

Eccellenza,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l’Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Le chiediamo di rendere noto il luogo in cui si trova Gao Zhisheng, i motivi e le basi legali secondo le quali continua a essere trattenuto in custodia.

Le chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di Gao Zhisheng.

La esortiamo a garantire a Gao Zhisheng l’accesso a qualsiasi trattamento medico di cui possa avere bisogno durante la custodia, accesso alla famiglia e a un rappresentante legale di sua scelta.

La ringrazio per l’attenzione.

 (8.08 KB)Scarica l’appello in favore di Gao Zhisheng (8.08 KB)

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Clicca qui per approfondire  clicca qui per firmare l'appello

Sostienici... dalla parte dei diritti umani

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luglio 2011

fonte:  http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4987?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Luglio2011

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Freedom Flotilla 2: “fermi in porto, restiamo umani”


Freedom Flotilla Italia

Freedom Flotilla 2: “fermi in porto, restiamo umani”

stay-human:

FREEDOM FLOTILLA 2 
FREE GAZA :D
fonte immagine

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di Alessandro Graziadei

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È ancora in attesa di partire da diversi porti della Grecia tra, sabotaggi alle navi e accuse di avere a bordo terroristi ed armi chimiche, la Freedom Flotilla 2, la flotta composta da dieci navi cariche di aiuti umanitari (tra cui l’italiana Stefano Chiarini che porta il nome del giornalista del Manifesto, a lungo impegnato in Palestina) con a bordo 500 attivisti filo palestinesi intenzionati a forzare il blocco navale israeliano alla Striscia di Gaza dove un milione e mezzo di palestinesi è isolato dall’esercito israeliano da oltre 4 anni.

La partenza della flotta, ribattezzata in onore di Stefano Arrigoni (il cooperatore ucciso a Gaza in aprile) “Stay Human”, prevista per lunedì 27 giugno è stata ritardata dalle autorità greche che stanno frapponendo continui ostacoli di carattere burocratico alla missione umanitaria, in conseguenza delle pesantissime pressioni esercitate dal governo israeliano a livello internazionale.

Ieri la nave Statunitense “Audacity of Hope” ha deciso di tenere fede al proprio nome ed è salpata, per essere bloccata dopo un quarto d’ora di navigazione dalle autorità portuali greche che hanno intimato agli attivisti di tornare in porto ad Atene minacciando l’equipaggio ed i passeggeri con le armi. Stesso tentativo e stesso esito per la nave canadese Taharir. Intanto una nota del Ministero per la sicurezza interna greco mostra tutta la subalternità del governo di Papandreou alle politiche israeliane, dichiarando che la Grecia vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza.

Se il Governo greco non dovesse bastare Tel Aviv ha chiarito che “fermerà gli attivisti ad ogni costo” come già fece a fine maggio 2010 quando la prima Flotilla venne attaccata in mare dalle forze speciali. Nove le vittime di quell’operazione, tutte sulla nave passeggeri turca Mavi Marmara che quest’anno non prenderà il largo alla volta di Gaza per non intaccare il ristabilito l’equilibrio diplomatico tra Israele e Turchia.

L’inviato israeliano presso le Nazioni Unite Ron Prosor ha lanciato un monito anche ai passeggeri di Freedom Flotilla 2, tra cui giornalisti (anche israeliani), politici, deputati, scrittori, rappresentanti di fedi religiose, persone di arte e cultura (come il nostro convinto e preoccupato Vauro) e attivisti di numerose ong: “Israele ha tutta l’intenzione e, la capacità, di fermare la missione navale diretta verso la Striscia di Gaza […] la quale, altro non è che un atto di sfida e non un’impresa umanitaria per rompere l’assedio su Gaza”.

Anche Elizier Marom, comandante della Marina israeliana ha promesso il massimo dell’impegno nel bloccare Freedom Flotilla 2 sostenendo che come nel maggio 2010 quando i commando israeliani presero d’assalto Freedom Flotilla 1 “Israele ha il diritto all’autodifesa” verso una missione “che ha pericolosi estremisti tra gli organizzatori”.

“Israele sta usando ogni mezzo, ogni tipo di falsità e propaganda per fermare la Freedom Flotilla, ma non ce la farà a fermarci: noi partiremo”, è stata la replica di Mohammad Hannoun, presidente di Abspp una delle ong organizzatrici, che ha respinto al mittente le accuse rivoltegli dal governo israeliano e riportate da articoli pubblicati dal portale israeliano Haaretz.

Secondo tali accuse, due degli attivisti della Flotilla per Gaza, “hanno noti legami con Hamas“. Sarebbero Amin Abu Rashad, che in precedenza guidava una organizzazione caritatevole collegata con Hamas, in Olanda, chiusa dal governo olandese perché finanziava il terrorismo e Mohammad Hannoun, della fondazione Abspp, che Israele sostiene essere coinvolta nel finanziamento al terrorismo.

“Siamo una flottiglia pacificaha dichiarato Hannoun – diretta a rompere l’assedio illegale su Gaza, non ad attaccare o aggredire qualcuno. Perché invece di diffondere falsità non chiedono di far ispezione le navi? Lo abbiamo domandato molte volte, ma a loro non interessa attestare i fatti reali: vogliono continuare con la loro propaganda per tentare di bloccare le barche” e nel respingere con sdegno le falsità israeliane, l’Abspp ha chiesto in un comunicato agli organi di stampa di dare notizia delle manovre israeliane per screditare la Freedom Flottilla.

L’accusa lanciata da Israele, e riportata da Haaretz della giornalista Amira Hass che partirà con la Flotilla, parla di “agenti chimici” caricati a bordo e da usare contro i soldati che potrebbero abbordare le navi, mentre ufficiali della difesa hanno riferito “che agenti chimici, compreso lo zolfo, sono a bordo di navi con passeggeri francesi e americani”.

“Il loro tentativo, attraverso tale propagandaha risposto Hannoun – è di costruire preventivamente una giustificazione per attaccare la Flotilla e compiere un altro massacro”. Le dichiarazioni riportate da Haaretz, infatti, citando una fonte all’interno della difesa, parlano di “partecipanti alla missione umanitaria che vogliono lo scontro violento”.

Per scongiurare il pericolo di un’eventuale intervento militare israeliano i passeggeri della barca italo-olandese Stefano Chiarini, ancora ferma nel porto di Corfù, stanno effettuando da giorni training nonviolenti, e simulazioni di attacchi israeliani. Mercoledì i circa 60 passeggeri divisi in diversi gruppi, hanno affrontato vari “scenari” di attacco da parte dei militari israeliani, sull’esempio di quanto avvenne l’anno scorso, contro la prima Freedom Flotilla. Un gruppo ha giocato il ruolo dei soldati che assaltano le barche e aggrediscono i passeggeri, e l’altro quello degli attivisti che devono sostenere, senza reagire neanche verbalmente, l’assalto.

“In tutti – fanno sapere dalla Chiarini – vi è la consapevolezza, sia del rischio a cui andiamo incontro, sia della totale nonviolenza della nostra spedizione” e “a tal proposito, ci siamo rivolti con una lettera all’On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, affinché le istituzioni e il Governo italiano facciano quanto in loro potere per richiamare Israele al rispetto delle norme internazionali non macchiandosi nuovamente del reato di pirateria e di strage come avvenuto lo scorso anno”.

Comunque vada la missione, sostenuta da diverse manifestazioni (la prossima è prevista a Roma il 4 luglio) contro l’ostruzionismo del governo greco, c’è da sperare che la Freedom Flottilla possa partire e almeno consegnare il suo carico nel porto egiziano di El-Arish, da cui poi verrà trasferito nella Striscia di Gaza. “Ma – ha ricordato Vauro che dalla Chiarini terrà un diario di bordo – forzare anche solo simbolicamente il blocco navale, che più di un atto simbolico non può e non vuole essere, è importante per dare il segnale di un’altra condotta, più umana”, per riprendere il motto che guida un po’ tutta l’ambiziosa flotta accompagnata quest’anno dalle parole dei familiari di Vittorio Arrigoni: “Crediamo che questa seconda Flotilla, che avete voluto chiamare “Stay Human” – si legge nella lettera indirizzata ai partecipanti – viaggerà portando con sé la convinzione profonda di Vittorio che tutti gli sforzi debbano essere fatti per testimoniare al popolo di Gaza che la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo vale anche lì, in quella striscia di terra calpestata, mortificata, isolata dall’assedio israeliano”.

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02 luglio 2011

fonte:  http://www.unimondo.org/Notizie/Freedom-Flotilla-2-fermi-in-porto-restiamo-umani

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Armi. Stop alla modifica della 185!

Armi. Stop alla modifica della 185

Approda alla Camera il ddl con delega al governo. Insorgono le associazioni. In allegato una scheda

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Legge 185 addio? Quello che è certo è che una nuova modifica da oggi è in discussione alla Camera. L’intenzione era nota da mesi (leggi intervista al direttore dell’Area Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali, Michele Nones, sul settimanale Vita di ottobre 2010), ma ora ecco il testo, pronto per essere votato.

Pronta, però, anche la reazione della Rete italiana disarmo che «denuncia il rischio per l’Italia, con l’approvazione del disegno di legge “comunitaria” (AC 4059) – si legge nel comunicato della rete associazioni – di ridurre i controlli sui trasferimenti di armi e che la trasparenza faccia un passo indietro».

«Inoltre – continua il comunicato – i sei commi dell’art. 16 che contengono la delega non definiscono in modo definito e rigoroso i principii e criteri direttivi che dovrebbero improntare la redazione del decreto legislativo conseguente, lasciando mano libera all’esecutivo di modificare, senza troppi paletti, la legge 185/90 sul commercio di armi».

Le associazioni che fanno parte della Rete italiana disarmo chiedono infine di stralciare l’articolo del disegno di legge che diminuirebbe controlli e la trasparenza sui trasferimenti armi con il rischio di esportare armi italiane in teatri di guerra e che siano utilizzate per commettere gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

«In questo senso valgano come esempio i trasferimenti degli anni 2005-9 verso paesi problematici come la Turchia per 1.483 milioni di euro (10,1% del totale), l’Arabia Saudita per 1.212 milioni euro (8,2%), gli Emirati Arabi Uniti con 682 milioni (4,6%), il Pakistan (648 milioni – 4,4%) e l’India (594 milioni – 4,0%) in costante conflitto fra loro; e poi il Qatar (2,2%), l’Oman (2,0%) e la stessa Libia che pure oggi è sotto attacco anche delle nostre forze armate» commenta Giorgio Beretta analista di Rete Disarmo.

«Al regime di Gheddafi l’Italia ha poi fornito nel 2009 oltre 11.000 tra fucili e pistole di natura anche militare, senza dover passare per alcuna autorizzazione all’export che non fosse un semplice nulla osta della Questura locale – aggiunge Francesco Vignarca coordinatore della Rete – Ciò proprio perché le armi leggere, di cui l’Italia è tra i massimi produttori, non ricadono sotto i controlli accurati della 185/90. Eppure ora si cerca di indebolire tale legislazione e non rafforzarla tenendo sotto controllo anche le armi leggere e prevedendo pene per gli intermediari trafficanti, che ad oggi nel nostro paese non sono punibili».

E infine: «L’Italia, con la sua grande qualificata esperienza derivante proprio dalla legge 185/90, dovrebbe essere in prima linea per aumentare gli standard di controllo di questo commercio problematico anche e soprattutto a livello internazionale» conclude Maurizio Simoncelli vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Archivio Disarmo che proprio oggi ha reso pubblico (scaricabile online) il report sulle spese militari mondiali nel 2010».

La Rete Italiana Disarmo è composta da: ACLI – Agenzia per la Pace Sondrio – Amnesty International ? Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo – ARCI – ARCI Servizio Civile – Associazione Obiettori Nonviolenti – Associazione Papa Giovanni XXIII – Associazione per la Pace – ATTAC – Beati i costruttori di Pace – Campagna Italiana contro le Mine – Campagna OSM-DPN – Centro Studi Difesa Civile – Conferenza degli Istituti Missionari in Italia – Coordinamento Comasco per la Pace – FIM-Cisl – FIOM-Cgil – Fondazione Culturale Responsabilità Etica – Gruppo Abele – ICS – Libera – Mani Tese – Movimento Internazionale della Riconciliazione – Movimento Nonviolento – OPAL – OSCAR Ires Toscana – Pax Christi – PeaceLink – Rete di Lilliput – Rete Radiè Resch – Traduttori per la Pace – Un ponte per…

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Scarica Spese militari nel mondo 2010 (a cura di Archivio Disarmo)

Scarica Dibattito sulla legge comunitaria (a cura di Archivio Disarmo)

Scarica scheda ddl legge comunitaria (a cura di Archivio Disarmo)

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28 giugno 2011

fonte:  http://www.vita.it/news/view/112418

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L’addio a Elisa Claps

L’addio a Elisa Claps

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I funerali a Potenza. “Elisa è un fiore reciso che qualcuno ha lasciato marcire in un angolo” e la verità “è stata oggetto di baratto”, ha detto Don Marcello nell’omelia. Centinaia di persone presenti per dare l’ultimo saluto, a diciotto anni dalla scomparsa della ragazza lucana

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L'addio a Elisa ClapsElisa Claps
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POTENZA – Gli applausi e le lacrime di migliaia di persone hanno accolto l’arrivo in piazza Don Bosco, a Potenza, della bara di Elisa Claps, portata sulla spalle anche da alcune persone dell’associazione “Libera”. Sui balconi circostanti la piazza, vi sono numerosi lenzuoli bianchi e alcune bandiere italiane listate a lutto. La cerimonia funebre è stata celebrata da don Marcello Cozzi, referente regionale di Libera: insieme a lui sull’altare altri sacerdoti e don Luigi Ciotti, leader nazionale dell’associazione.

LUTTO CITTADINO. Alle spalle dell’altare, all’aperto, una gigantografia di Elisa, con il suo nome: si tratta della stessa foto proiettata ieri nella camera ardente. Quella stessa foto ha accompagnato per 17 anni le ricerche della studentessa potentina. Oggi, a Potenza, in occasione della cerimonia, è stato proclamato il lutto cittadino. In numerosi negozi della città, vi sono manifesti listati a lutto e con la scritta “Ciao Elisa”.

L’USCITA DALLA CAMERA ARDENTE. La bara di Elisa è uscita dalla camera ardente allestita al liceo classico di Potenza nel silenzio. Dietro la bara c’erano la mamma di Elisa, Filomena Iemma e i due fratelli, Gildo e Luciano. Il corteo funebre si è diretto verso piazza Don Bosco. Un lunghissimo applauso e il lancio di petali bianchi sul carro funebre hanno segnato il passaggio del feretro davanti al palazzo dove abita la famiglia Claps. Lungo il tragitto, dalla camera ardente a piazza Don Bosco, il corteo, scortato dalla Polizia e dalla Polizia municipale, si é fermato a via Mazzini: è stato aperto il portellone posteriore del carro funebre e le persone che attendevano il passaggio hanno applaudito a lungo e hanno lanciato petali bianchi. Molte persone erano in lacrime e in tanti hanno salutato la bara dai balconi circostanti.

MAMMA BENEDICE BARA. Al termine dei funerali, Don Marcello le ha passato l’aspersorio e mamma Filomena ha benedetto con l’acqua santa la bara della figlia Elisa: così, in un momento di estrema commozione, si è conclusa la cerimonia in piazza Don Bosco. La bara di Elisa ha lasciato la piazza portata a spalle da alcune persone, tra cui don Marcello Cozzi, che ha celebrato i funerali. Al passaggio vi sono stati lunghissimi applausi delle migliaia di persone che hanno partecipato ai funerali e molte persone hanno lanciato fiori e petali bianchi.

ASSENTE IL PAPA’ DI ELISA. Il padre di Elisa Claps, Antonio, non ha partecipato ai funerali della figlia Elisa Claps. Fin dal 1993, infatti, il padre non ha piu’ avuto speranza di ritrovarla in vita ed è rimasto sempre defilato da tutta la vicenda.

OMELIA DON MARCELLO, VERITA’ OGGETTO DI BARATTO. “Elisa è un fiore reciso che qualcuno ha lasciato marcire in un angolo” e la verità “é stata oggetto di baratto”: è stato questo uno dei passaggi più importanti fatti da don Marcello Cozzi (referente lucano di Libera) durante l’omelia dei funerali di Elisa Claps. “A quelli che hanno depistato la verità – ha aggiunto don Cozzi – dico di togliere il macigno di menzogne che ha coperto il Caino fuggiasco in una Basilicata dove la verità viene lasciata spesso sotto i tetti. Perdonaci, Signore”. L’omelia del sacerdote – che da anni è vicino alla famiglia Claps – è stata più volte interrotta da lunghi applausi. In piazza Don Bosco, a Potenza, vi sono migliaia di persone che assistono, con grande commozione, alla cerimonia funebre.

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02 luglio 2011

fonte:  http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-418d777e-2f0a-4f13-ac16-64f9e6983627.html?refresh_ce

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BARBARIE – Lega, banchetto a base di carne di orso: «No al loro insediamento in Trentino»

Lega, banchetto a base di carne di orso: «No al loro insediamento in Trentino»

Manifestazione contro il programma europeo Life Ursus. Ministri Pdl: barbarie. La replica: carne acquistata in Slovenia

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ROMA – Un banchetto a base di carne di orso. L’iniziativa è della Lega Nord che, come annunciato dal deputato e segretario del Carroccio in Trentino Maurizio Fugatti, si svolgerà domenica prossima a Imer, durante la festa della Lega Nord Primiero.

Obiettivo della manifestazione, protestare contro il programma Life Ursus, che prevede l’insediamento dei plantigradi nelle montagne trentine. «Nel pieno rispetto del territorio – ha spiegato Fugatti – e del naturale equilibrio fra uomo e animale, la Lega Nord Trentino ha organizzato un lauto banchetto a base di carne di orso. Sarà l’occasione per stare insieme all’aperto e rivivere antiche tradizioni gustando prelibati piatti tipici trentini i cui eccellenti sapori rischiano di sparire dalle nostre tavole».

«Questa iniziativa – aggiunge – vuole essere un segnale chiaro ai cittadini, che hanno tutto il diritto di riconquistare il loro territorio e di girare liberi senza mettere a rischio la propria incolumità. Il fallimento del progetto Life Ursus, che prevede l’insediamento degli orsi nelle montagne trentine, è ormai sotto gli occhi di tutti. Per difendere e tutelare le popolazioni nelle zone di montagna del Trentino dalle continue visite degli orsi, noi preferiamo consumarli in questo modo».

Brambilla e Frattini: fermare l’iniziativa. «A nome di tutti gli esponenti del Pdl che, come noi, provano profonda indignazione nell’apprendere che in una festa leghista del Trentino verrà servita carne di orso, chiediamo al segretario del partito, nostro alleato, di intervenire per fermare questa scandalosa iniziativa – affermano in una nota i ministri del Turismo e degli Esteri, Michela Vittoria Brambilla e Franco Frattini – Si tratta di una provocazione che offende i sentimenti di tutti gli italiani che amano gli animali e vogliono vedere rispettati i loro diritti. L’orso è tra l’altro protetto e ci chiediamo quale possa essere la provenienza dell’animale che dovrebbe essere mangiato al banchetto della Lega. Una provenienza sicuramente illegale e che merita di essere tempestivamente verificata».

Prestigiacomo: evento barbarico. È «sconcertante apprendere che si vuole organizzare un banchetto con carne di orso. Ciò che lascia di stucco è la superficialità orgogliosa con cui è stato annunciato un evento barbarico, con i toni della rivalsa nei confronti di chi, lo Stato in primo luogo, protegge la comunità di orsi del Trentino – afferma il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo – L’orso è una specie protetta dalle convenzioni internazionali, non si può cacciare e la carne d’orso non è in vendita. Non vedo quindi come si possa anche solo ipotizzare un banchetto con carne d’orso. L’amico on. Fugatti denuncia da tempo il fallimento del progetto Life Ursus, che invece al ministero dell’Ambiente non risulta. Ovviamente va tutelata l’incolumità delle persone e su questo attiveremo tutti i controlli necessari».

«La carne d’orso non è stata cacciata sulle montagne del Trentino ma regolarmente acquistata in Slovenia – replica Fugatti – Voglio rassicurare il ministro Franco Frattini sull’assoluta legalità della provenienza della carne di orso, e invito chiunque abbia dei dubbi sull’iniziativa a partecipare al nostro banchetto e ad assaporare anche altri piatti tipici della cucina tradizionale trentina».

In Italia l’orso, in quanto specie particolarmente protetta, non è un animale cacciabile, ma la sua carne può essere consumata se se ne dimostra la provenienza dai Paesi dove invece la caccia è consentita, chiarisce Daniele Zovi, responsabile del Comando regionale del Veneto del Corpo Forestale dello Stato. «La caccia all’orso – ha spiegato – è consentita in molti Paesi dell’est europeo, come la Romania dove vivono 6000 esemplari, la Croazia, la Bulgaria, ma anche la Slovenia e la Russia, e tra i Paesi occidentali la Svezia. In Italia, invece, la popolazione è di 40-45 unità in Abruzzo è di 35-45 tra Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia». Il banchetto organizzato dalla Lega Nord è quindi legale «se si dimostra la provenienza della carne, attraverso un certificato veterinario d’accompagnamento, da uno di quei Paesi».

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Venerdì 01 Luglio 2011 – 19:14    Ultimo aggiornamento: 22:2o

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=154670&sez=HOME_INITALIA

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STAR WARS – La Lucas Film blocca il canale Youtube di Greenpeace

Aveva raggiunto 2 milioni di visualizzazioni

Star Wars, la Lucas Film blocca il canale Youtube di Greenpeace

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La protesta di Greenpeace

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Genova – La Lucas Film Ltd insorge, e la guerra a suon di Star Wars tra Greenpeace e la Volkswagen sembra interrompersi. I creatori delle guerre stellari censurano il video degli ambientalisti. «L’azione di censura c’è ed è netta», dicono da Greenpeace.

Ricordiamo cosa successe nei giorni scorsi. Greenpeace, citando uno spot della Volkswagen, aveva scelto i personaggi della saga di Star Wars per combattere proprio il colosso tedesco, arretrato in materia di ecologia. Così, dopo aver girato un video in cui piccoli Jedi assaltavano il mini Darth Vader, bimbo protagonista della pubblicità della “Passat”, Parigi, Bruxelles e Londra erano state invase da Yoda e compagni, che avevano protestato contro l’azienda.

Ma gli ideatori di Star Wars non ci stanno, e dopo la loro protesta, il video ufficiale inglese, parodia ambientalista dello spot, è stato rimosso da Youtube. Non solo: tutto il canale di Greenpeace International è stato bloccato per violazione di copyright. Dunque, non sono più disponibili nemmeno i filmati delle altre campagne ambientaliste: «Non abbiamo niente contro la Lucas Film – spiegano da Greenpeace -. Ma certamente cercheremo di capire meglio la situazione. Su Youtube, i video ispirati a Star Wars sono così tanti che è impossibile contarli».

Il video incriminato e rimosso, “The Dark Side”, era il più condiviso del Web, con quasi due milioni di visualizzazioni. La versione ufficiale italiana è ancora disponibile sul sito della campagna.

Stesso discorso vale per le versioni non ufficiali del video di Greenpeace, che sono ancora visibili:

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01 luglio 2011

fonte:  http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/07/01/AOmTkJh-greenpeace_canale_youtube.shtml

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