L’INCHIESTA – Melfi è “disastro ambientale”: Arrestati due dirigenti Arpab. L’impianto brucia il 50% dei rifiuti pericolosi provenienti da tutta Italia

RE Le Inchieste

Melfi è “disastro ambientale”
Arrestati due dirigenti Arpab

Melfi è "disastro ambientale" Arrestati due dirigenti Arpab

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Disastro ambientale e omissione di atti d’ufficio. I Carabinieri hanno eseguito due provvedimenti di custodia cautelare ai domiciliari per Vincenzo Sigillito, l’ex direttore generale dell’Arpab, e Bruno Bove, il coordinatore del dipartimento provinciale. L’indagine anticipata da RE le inchieste

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di RAFFAELLA COSENTINO

PERCHE’ QUESTA INCHIESTA

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ROMA – Arresti domiciliari per Vincenzo Sigillito, l’ex direttore generale dell’Arpab, e Bruno Bove,il coordinatore del dipartimento provinciale. Secondo le indagini dei magistrati, l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti “Fenice” di Melfi ha inquinato le falde acquifere almeno dal 2002, ma l’Arpab Basilicata non ha comunicato i dati sull’inquinamento ambientale agli enti pubblici lucani. I Carabinieri per questo hanno eseguito i due provvedimenti di custodia cautelare ai domiciliari, con le accuse di disastro ambientale e omissione di atti d’ufficio.RE le inchieste ha anticipato il caso “Fenice” (questo il nome dell’impianto) nei giorni scorsi: i risultati dei monitoraggi eseguiti fino al 2007 rivelano forte presenza di metalli pesanti cancerogeni.

I particolari dell’inchiesta, cominciata nel 2009, sono stati illustrati a Potenza nel corso di un incontro con i giornalisti, dal comandante provinciale di Potenza dei carabinieri, il tenente colonnello Giuseppe Palma, e dai comandanti del Noe e del reparto operativo, i capitani Luigi Vaglio e Antonio Milone. Il gip di Potenza, Tiziana Petrocelli, su richiesta del pm Salvatore Colella, ha inoltre disposto il divieto, per due mesi, di ricoprire cariche direttive per l’attuale e l’ex procuratore responsabile dell’impianto “Fenice”, Mirco Maritano e Giovanni De Paoli.

Dalle indagini è emerso un “pericoloso inquinamento” della falda acquifera prodotto da metalli pesanti e solventi organici, anche cancerogeni, non comunicato dai dirigenti della struttura di termovalorizzazione e non monitorato dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale, nonostante l’obbligo di inviare relazioni periodiche alla Regione, alla Provincia e alla Prefettura. La presenza, e la quantità di alcuni metalli pesanti, inoltre, non sarebbe mai stata verificata. Da questo è derivata, infine, anche la “mancata e tempestiva attivazione delle procedure di salvaguardia del territorio”.

I Carabinieri, secondo quanto si è appreso, stanno anche effettuando delle perquisizioni all’interno della “Fenice”, e stanno verificando la regolarità di alcune assunzioni all’Arpab: per quest’ultima vicenda, sono stati emessi quattro avvisi di garanzia, uno dei quali notificato a un esponente politico lucano. Sigillito ha ricoperto l’incarico di direttore generale dell’Arpab dal 2006 al 2010.

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Falde avvelenate e dati fantasma  I misteri dell'inceneritore francese

L’impianto  della Fenice (gruppo Edf) funziona da un decennio nel cuore della Basilicata dove brucia rifiuti industriali. Solo adesso , dopo reiterate richieste degli abitanti, la Regione ha rivelato i risultati dei monitoraggi eseguiti fino al 2007: forte presenza di metalli pesanti cancerogeni. Intanto, la Fenice ha vinto un appalto da 29 milioni di euro per il monitoraggio ambientale del ponte di Messina

L’ESPERTO 2

“Metalli cancerogeni
Tumori anche fra 30 anni”

Parla il dottor Ferdinando Laghi e spiega che, in base ai dati i materiali che hanno inquinato per anni le falde acquifere della zona sono tra i peggiori per le neoplasie che provocano. Andrebbe fatta una ricerca epidemiologica nell’area. “Bonifica? Sì, ma intanto l’impianto andrebbe chiuso”

LE ACCUSE   3

La Regione per l’inchiesta. La difesa della Fenice

 La Regione per l'inchiesta. La difesa della Fenice  L’Arpab (agenzia regionale per l’ambiente) è accusata di aver gestito la vicenda con molta approssimazione. Il nuovo direttore Raffaele Vita (che ha deciso di pubblicare i numeri “nascosti”) rivela: “Livelli di nichel e il manganese ancora sopra il limite, abbiamo chiesto in via informale di sospendere la produzione”

  • IL VIDEO 4
  • Undici anni di lotte
    contro il sito dei veleni

     Undici anni di lotte  contro il sito dei veleni Il videoracconto (prodotto dalla Regione Basilicata) della lunga lotta dei residenti contro l’inceneritore della Edf. Un conflitto che va avanti dal 2000, anno dell’entrata in funzione dell’impianto francese che brucia rifiuti industriali provenienti da tutta Italia a Melfi

  • LE INTERVISTE
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    I sindaci in procura:
    “Perchè nessuno interviene?”

     I sindaci in procura:  "Perchè nessuno interviene?"  Antonio Annale, primo cittadino di Lavello, lancia l’allarme sull’aumento di morti per tumore in paese. Livio Valvano, che guida il comune di Melfi, ha chiesto il sequestro di Fenice dopo l’incendio del 2 ottobre. E dice: “Nessun geologo può escludere il rischio di inquinamento delle acque di irrigazione”

LE TABELLE
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Acqua inquinata dal 2002
I dati shock dell’Arpab

Acqua inquinata dal 2002  I dati shock dell'ArpabI rilievi dell’Agenzia regionale di protezione ambientale sui pozzi nei pressi dell’impianto. Dal 2002 al 2007 mostrano livelli di metalli pesanti spesso oltre la norma

Rischi anche dopo il 2008

LA MAPPA 7

Quei cinque chilometri
che spaventano i cittadini

La battaglia dei cittadini di Lavello, il cui comune si trova a poca distanza dall’inceneritore. Accanto al sito anche il grande stabilimento Fiat-Sata di Melfi

LA SCHEDA 8

Il termovalorizzatore
da 33 milioni di euro

La storia dell’impianto costruito dalla Fiat alla fine degli anni ’90 e quasi subito ceduto alla società costituita da Edf, il grande gruppo francese dell’energia. Nel 2006 (mentre i dati sull’inquinamento a Melfi erano “secretati” dalla Regione) ha vinto l’appalto sul monitoraggio ambientale del Ponte di Messina

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12 ottobre 2011
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