Archivio | ottobre 27, 2011

I VERBALI – Silenzi, prestiti e favori: così Berlusconi ha pagato le Olgettine e i fedelissimi

I VERBALI


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Silenzi, prestiti e favori: così Berlusconi ha pagato le Olgettine e i fedelissimi

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Inchiesta Verdini, 17 milioni dal conto privato del premier. Gli inquirenti hanno seguito il filo di un maxi versamento a Dell’Utri. Tra i beneficiati la segretaria Brambilla, Querci e Sciascia 

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di CARLO BONINI e PIERO COLAPRICO

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FIRENZE Come fantasmi di cui non riesce a liberarsi, le “cene eleganti”, le “bambine”, i legami con rottami di un passato che non passa (Tangentopoli, la vicenda Mangano), afferrano di nuovo il Presidente del Consiglio. Ripropongono l’abisso di una “dipendenza sessuale” costata a Silvio Berlusconi, in soli 18 mesi (gennaio 2007-giugno 2008), 17 milioni di euro in contanti. Ma non solo. Documentano legami che si sapevano di stima (quelli con la fidata segretaria Marinella) e non anche a sei zeri. E questa volta lo svelamento, dopo Milano, è della Procura di Firenze.

In un’indagine appena chiusa con il deposito di 65 mila pagine. Incardinata nell’accusa a Denis Verdini, coordinatore nazionale Pdl, di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. E con al centro la sua banca, il “Credito Cooperativo Fiorentino”, oggi commissariato, dove questa storia ha inizio.
Il 22 maggio del 2008, il senatore Marcello Dell’Utri, correntista del “Credito”, banca nei cui confronti ha accumulato, con il placet di Verdini, un’esposizione insostenibile (circa 7 milioni di euro), riceve un bonifico di 1 milione e mezzo di euro.

La somma, che deve aiutarlo a mettere una toppa, è importante, quanto il conto da cui proviene. E’ il numero 1.29, acceso presso la filiale di Segrate del “Monte dei Paschi di Siena” ed è intestato a Silvio Berlusconi. Quel conto non è nuovo, né alla magistratura, né alle cronache. E’ stato oggetto delle indagini della Procura di Milano, alla ricerca di riscontri nella vicenda di Karima El Mahroug, detta Ruby Rubacuori. E lo è stato per il biennio 2009-2010. Ma i pm di Firenze hanno per le mani un bonifico del 2008 e dunque chiedono al Ros dei carabinieri di percorrere a ritroso la storia di altri 18 mesi di quel conto.

Ecco allora (per come lo documentano due note investigative del 21 marzo e 1 agosto scorsi) cosa ne viene fuori.

16 milioni per “Spino”
Cominciamo dal ragionier Giuseppe Spinelli, detto “Spino”, che tra “prestiti infruttiferi” e assegni a lui intestati, cambia in contanti per conto di Silvio Berlusconi, suo datore di lavoro, non meno di 16 milioni, 966mila e 752 euro. Quasi sempre si tratta di somme tra i 200 e i 400mila. Con qualche eccezione. Oltre un milione nel luglio 2007, l’estate delle feste in Sardegna; un milione e 300 mila l’8 aprile 2008, proprio durante le elezioni, e un milione e 400mila il 4 giugno di quello stesso anno, quando deve avere la maggioranza al Senato.

Dove finiscono questi contanti?
E’ un fatto che alla voce “prestiti infruttiferi” il conto “Mps” di Berlusconi documenta bonifici importanti alla sua “cerchia stretta”. Un milione e 900mila arrivano in due diversi momenti all’ex segretario Niccolò Querci. Mezzo milione all’ex ragioniere Fininvest ed ex ufficiale della Finanza Salvatore Sciascia, arrestato durante “Mani pulite”, condannato in Cassazione per corruzione, ora senatore Pdl. Un milione e 400mila, il 17 aprile 2008, sono per Marinella Brambilla, la fidatissima assistente, quella che custodisce il canale preferenziale del Presidente con Valter Lavitola. Appena 60 mila al medico catanese Umberto Scapagnini. Tre milioni vanno a Giuliana Speziale (l’infermiera che aveva assistito “mamma Rosa”) e Angelo Tordera, impegnati in una robusta operazione immobiliare.

48 milioni a “Paolo”. Uno strano dare-avere
C’è del grano – e parecchio – anche per il fratello Paolo, editore. In varie tranche, Silvio gli bonifica 48 milioni di euro come “finanziamento per conto azionista”. Mentre un altro “dare-avere” è un po’ speciale. Berlusconi, infatti, il 28 febbraio 2008 accredita un milione e mezzo all’immobiliarista Renato Della Valle (identificato dal Ros come l’uomo che si ascolta nella celebre telefonata del 1988 sulla assunzione ad Arcore dello stalliere mafioso Mangano). Lui, gliene restituisce il 9 aprile più di metà (800mila). È l’unico che “dà”. Il che ricorda un solo altro caso simile nella storia giudiziaria del premier: quando dal conto di Bettino Craxi tornano nella galassia “All Iberian” cinque dei quindici miliardi di lire ricevuti. Già, l’ex segretario del Psi. Un ricordo che il Presidente continua ad onorare (l’11 luglio 2007, accredita alla “Fondazione Bettino Craxi” 200mila euro).

2 milioni e 700 mila per le papi-girls
Per carità, sempre meno di quanto meritano alcune delle papi-girls. Per dirne una, a Evelina Manna arrivano 700mila euro. Qualcuno forse ricorda che nel giugno del 2007 Berlusconi la “caldeggia” al direttore generale della Rai Agostino Saccà: “Sto cercando di aver la maggioranza in Senato, questa Evelina Manna (…) mi è stata richiesta da qualcuno con cui sto trattando”. E qualcuno ricorda anche, forse, che lei, di soldi non ha mai parlato. Piuttosto, di notti “a seggiolina, stretti stretti”, con un Berlusconi profumato nel respiro da “una mentina o una caramella Iodosan”.

Di ragazze che conoscono molto del premier il conto “Mps” 1.29 è pieno nella colonna “dare”. Alla russa Raissa Skorkina, casa in via Olgettina, vanno 135mila euro dal 18 gennaio 2007 al 21 febbraio 2008. Ad Albertina Carraro, rampolla della ricca borghesia milanese, figlia di Franco, al centro di un clamoroso divorzio nei panni dell'”altra”, Berlusconi accredita 300mila euro. A Isabella Orsini, attrice umbra e principessa per matrimonio (sposa in Belgio il principe Edouard Maloral de Ligne), piovono in cinque rate 275mila euro. Alla valletta del “Lotto alle otto”, Rasa Kulyte, ex miss Lituania, per le amiche di palazzo Grazioli e di Arcore semplicemente “Giada”, toccano 220 mila euro e, come si sa, compensi da star alla Rai di Mauro Masi.

Altre prendono o si “accontentano” di meno. L’ex annunciatrice tv Virginia Sanjust, che si dirà “devastata” dall’incontro con Berlusconi, arrivano 150mila tondi. Stessa cifra che incassa chi ha sempre smentito “relazioni”: la cantante sarda Cristina Ravot.

Le giornaliste, le macchine i gioielli
L’elenco non finisce quei. In una folla di nomi più o meno noti – Friederike Girth 130mila; Valentina Frascaroli 40mila; Angela Sozio 38mila; Alessandra Sorcinelli e la maggiorata Natalia Bush 20mila; Claudia Galanti 10mila; l’ex segretaria e poi giornalista del Tg4 Impiglia 50mila; come pure Imma Di Ninni, vincitrice di “Uno, due tre stalla”, e la brasiliana Renata Teixeira Nune, spogliarellista tv per il Milan – meritano una citazione speciale in tre. Julia Coque Espino, sinora sconosciuta, che prende 200mila; Barbara Matera, ora euro-parlamentare, ma non all’epoca dei versamenti, con 95mila euro; la scrittrice Michelle Nouri (10 mila), autrice di una celebrativa intervista al Premier per il periodico “Tempi” nel 2007.

Una postilla. Il conto 1.29 alimenta anche il concessionario d’auto (236 mila euro) e il gioielliere di via Montenapoleone (337 mila) che rifornisce le mantenute. Ma, come si sa, erano solo “cene eleganti”.

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27 ottobre 2011

fonte:  http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/27/news/silenzi_prestiti_e_favori_cos_berlusconi_ha_pagato_le_olgettine_e_i_fedelissimi-23945879/?rss

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MAFIA – Strage Borsellino, la Corte d’appello sospende la pena per otto condannati

Strage Borsellino, la Corte d’appello
sospende la pena per otto condannati

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L’istanza di revisione è nata dalle nuove rivelazioni di Gaspare Spatuzza che ha chiamato in causa i fratelli Graviano di Brancaccio, e riguarda Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana (condannati all’ergastolo) e Vincenzo Scarantino

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di ENRICO BELLAVIA

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Strage Borsellino, la Corte d'appello  sospende la pena per otto condannati Il pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato

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PALERMO – La Corte d’appello di Catania respinge la richiesta di revisione del processo per la strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 e sospende però l’esecuzione della pena per otto imputati, sette dei quali condannati all’ergastolo.

L’istanza di revisione, presentata dal pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato, è nata dalle nuove rivelazioni di Gaspare Spatuzza che ha chiamato in causa i fratelli Graviano di Brancaccio,  e riguardava Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana (condannati all’ergastolo) e Vincenzo Scarantino, il collaboratore di giustizia la cui sentenza a 18 anni è diventata definitiva nonostante la ritrattazione. L’istanza di revisione riguardava anche Salvatore Candura, Salvatore Tomaselli e Giuseppe Orofino (condannati a pene fino a 9 anni) che hanno già espiato la condanna.

La versione di Scarantino determinante per le condanne all’ergastolo dei sette è stata ritenuta totalmente inattendibile dalle nuove indagini avviate dopo la collaborazione con la giustizia di Spatuzza e a Caltanissetta si procede anche contro tre poliziotti del gruppo investigativo sulle stragi che avrebbero avallato la falsa ricostruzione di Scarantino. Secondo i giudici di Catania, però, occorre che ci sia una nuova sentenza, quantomeno a carico di Scarantino per il reato di calunnia nei confronti degli imputati condannati, prima di potere revisionare la sentenza. Intanto, però, al di là della questione tecnica, il verdetto di Catania segna un primo determinante traguardo sulla strada della verità sull’eccidio che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta.

In sei, ad eccezione di Scotto e dello stesso Scarantino, potranno lasciare il carcere nelle prossime ore. Scotto ha un’altra condanna per droga e per tentato omicidio. L’ex pentito Scarantino deve invece espiare una condanna a 8 anni inflittagli a Roma per la calunnia nei confronti dei pm che indagarono sulla strage a partire dalla sua confessione.
Il primo dei condannati ora liberati ad essere stato arrestato è Salvatore Profeta, condotto in carcere nel 1993. Gli altri erano stati arrestati nel 1994. La Mattina e Gambino rimasero latitanti fino al 1997 quando furono catturati insieme con il boss Pietro Aglieri.

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27 ottobre 2011

fonte:  http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/10/27/news/borsellino_corte_d_appello_sospende_la_pena_per_otto_condannati-23970957/?rss

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«Ciao Marco, ora sei sul podio più alto» Palloncini e note di Vasco, l’addio a Sic – VIDEO: Le ultime parole prima del GP maledetto

Caricato da in data 26/ott/2011

La Curia non ha voluto che il rocker cantasse una canzone al funerale. Sarebbe stata una scelta irrituale e scandalosa? Certo, ma anche il modo migliore per ricodare Sic

IL FUNERALE DEL CAMPIONE SCOMPARSO A CORIANO

«Ciao Marco, ora sei sul podio più alto»

Caricato da in data 18/ott/2011

Eccovi un videoclip “alla buona” del Sic dove ci comunica le sue sensazioni prima del GP…

Palloncini e note di Vasco, l’addio a Sic

Alle esequie almeno 25mila persone. Valentino Rossi trasporta la Honda con il numero 58

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MILANO – Il feretro di Marco Simoncelli arriva nella chiesa di Coriano portato a braccia dagli amici del piccolo paese del riminese. Ad accompagnare il percorso della bara, una nuvola di palloncini rossi con il numero di gara del pilota scomparso, il 58. Il feretro percorre il breve tragitto tra il teatro comunale, dove era stata allestita la camera ardente, e la chiesa dove si celebra il funerale, in mezzo a due ali di folla. Amici e parenti lo salutano con un lunghissimo e fragoroso applauso. I familiari di Simoncelli sono già in chiesa: il padre Paolo, la mamma Rossella, la sorella Martina e il nonno. Anche per loro, come per la fidanzata Kate, non mancano applausi di conforto.

GLI INVITATI – Prestissimo, attorno alle 14, era arrivato Valentino Rossi, seguito da moltissimi big del mondo dei motori: Mattia Pasini, Jorge Lorenzo, Randy De Puniet. Presente anche il medico del MotoGp, il dottor Claudio Costa. In rappresentanza delle istituzioni, ci sono il ministro della Gioventù Giorgia Meloni e il sottosegretario allo Sport Rocco Crimi. Più di mille persone seguono il funerale dall’autodromo Santamonica di Misano Adritico: la maggioranza è arrivata in motocicletta.

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I funerali di Marco Simoncelli I funerali di Marco Simoncelli I funerali di Marco Simoncelli I funerali di Marco Simoncelli

I funerali di Marco Simoncelli I funerali di Marco Simoncelli  I funerali di Marco Simoncelli I funerali di Marco Simoncelli

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LA CERIMONIA – «Vi confesso che nel groviglio dei sentimenti faccio fatica a trovare le parole» inizia l’omelia il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi. Poi ricorda: «La sera prima dell’ultima gara hai detto che desideravi vincere il Gran Premio, perché lì sul podio ti avrebbero visto meglio tutti. A noi ora addolora non riuscire a vederti, ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te dal podio più alto che ci sia». Poi, un pensiero su quanto compiuto in vita da Sic: «Gesù che registra sul suo diario perfino un bicchiere d’acqua fresca dato con amore, domenica stava là, a dire a Marco: grazie, per tutte le volte che mi hai abbracciato nei fratellini disabili della piccola famiglia di Monte Tauro. Grazie Marco, per tutte le volte che ci hai fatto divertire tanto quando hai partecipato alla gara delle caratelle nella festa patronale della tua parrocchia. Grazie, perchè tutte le volte che hai fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli le hai fatte a me».

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Caricato da in data 27/ott/2011

“La sera prima dell’ultima gara hai detto che desideravi vincere il Gran Premio, perché lì sul podio ti avrebbero visto meglio tutti. A noi ora addolora non riuscire a vederti, ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te dal podio più alto che ci sia. Addio Marco” Le parole del vescovo Francesco Lambiasi, davvero commoventi

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IL PADRE – Terminato il discorso, arriva un altro ampio e accorato applauso. Uno dei primi a battere le mani è il padre del pilota, citato dal vescovo anche nell’omelia: «Fatemi sottoscrivere le parole di papà Paolo, “Dicono che Dio trapianti in cielo i fiori più belli per non farli appassire”». Per il padre di Sic c’è stato anche l’abbraccio di Jorge Lorenzo, il pilota che nel corso della stagione 2011 aveva avuto parole dure contro il figlio per i sorpassi giudicati troppo azzardati.

VASCO ROSSI E LA MOTO – Alla fine della cerimonia, Valentino Rossi aiuta a portar fuori dalla Chiesa la Honda numero 58 di Simoncelli, una delle due moto che il vescovo ha consentito di portare all’interno durante il rito (l’altra è la Gilera del mondiale vinto da Sic nel 2008). Il pilota pesarese riceve poi l’abbraccio della madre di Simoncelli, Rossella. Intorno, gli altoparlanti diffondono le note della canzone preferita del campione scomparso: «Siamo solo noi» di Vasco Rossi. La salma resta per qualche minuto sul sagrato, con il padre di Sic e la sorella Martina seduti vicino, per terra. Davanti alla folla accalcata tutto intorno, il saluto della fidanzata Kate: «Lui aveva solo pregi, era una persona perfetta e le persone perfette non possono vivere con i comuni mortali».

RICHIESTA – Il presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Paolo Sesti, ha chiesto che il numero 58, utilizzato da Marco Simoncelli, venga ritirato dal Motomondiale. Sesti ha inviato una lettera ufficiale a Carmelo Ezpeleta, amministratore delegato della società spagnola Dorna, che si occupa dell’organizzazione del Motomondiale.

I PRESENTI – «Oggi abbiamo stimato la presenza di 25-30 mila persone, come per i due giorni della camera ardente, considerando anche che per chi non poteva arrivare a Coriano avevamo predisposto un maxi schermo nell’autodromo di Santa Monica, non molto lontano». Così ai microfoni di Sky Piergiorgio Olivieri, amico di famiglia dei Simoncelli, ha fatto una sorta di bilancio sull’organizzazione messa in piedi in poco tempo nel piccolo paese di Coriano.

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Caricato da in data 27/ott/2011

al funerale di marco simoncelli c’erano proprio tutti..anche vasco nell’aria insieme a lui!!

CIAO MARCO!!

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Redazione Online
27 ottobre 2011 19:28

fonte:  http://www.corriere.it/sport/11_ottobre_27/simoncelli-funerali_a1bbb5da-009d-11e1-a50b-be6aa0df10bc.shtml

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“Ponte di Messina, via i fondi statali”. Il governo d’accordo, il ministro no

MATTEOLI: UN MINISTRO TROPPO ‘ALTERO’…
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“Ponte di Messina, via i fondi statali”
Il governo d’accordo, il ministro no

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Il documento dell’Idv impegna l’esecutivo a revocare gli 1,7 miliardi già previsti per l’opera e destinati in parte all’Anas. Il viceministro Misiti annuncia il parere favorevole dell’esecutivo, ma Matteoli smentisce: “E’ solo la sua opinione personale, noi siamo contrari”. E, a stretto giro lui rettifica: “Da escludere che non si realizzi”

 

ROMA Niente più finanziamenti statali per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina: è l’impegno che il governo deve assumere in seguito all’approvazione di una mozione dell’Idv sul trasporto pubblico locale da parte dell’Aula della Camera. Il documento è stato approvato con l’accordo del governo e l’astensione dei deputati di maggioranza.

La mozione aveva ricevuto parere favorevole da parte del governo, espresso in aula dal viceministro Aurelio Misiti, nonostante l’Idv non avesse accolto le modifiche richieste dallo stesso esponente dell’esecutivo. Il testo impegna il governo “alla soppressione dei finanziamenti” previsti “per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, pari complessivamente a un miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad Anas s.p.a. per la sottoscrizione e l’esecuzione – a partire dal 2012 – di aumenti di capitale della società Stretto di Messina spa”. Il costo iniziale previsto per il ponte sullo Stretto – 3,7 chilometri di lunghezza e 64 metri d’altezza – è di 6 miliardi di euro.

Lo scorso 16 ottobre, il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, aveva detto che il ponte sullo Stretto di Messina verrà realizzato “a prescindere 1dall’eventuale finanziamento della Ue, in quanto le risorse per il manufatto saranno reperite sul mercato, come previsto dal piano finanziario allegato al progetto definitivo”. Il Ponte – aveva puntualizzato Matteoli – per il governo resta una priorità essenziale per lo sviluppo del sistema dei trasporti dell’Italia”. Un modo per mettere le mani avanti, visto che tre giorni dopo l’Unione europea annunciava l’esclusione del Ponte dal piano delle opere ritenute strategiche 2 e prioritarie per lo sviluppo dei trasporti in Europa.

Un’ora dopo il voto si è aperto l’ennesimo giallo sulle scelte del governo. Il ministro delle infrastrutture è intervenuto contestando l’operato del suo viceministro: “Evidentemente – ha detto Altero Matteoli – il viceministro Misiti, se è vero quanto è stato riferito, ha espresso un parere a titolo personale, che non corrisponde a quanto pensa il Governo né tantomeno il sottoscritto”. Matteoli ha aggiunto che si è trattato solo di “un incidente parlamentare” che comunque non può superare la volontà politica del governo e i provvedimenti legislativi (incluso l’allegato Cipe sulle infrastrutture) che sostengono la realizzazione del Ponte.

A stretto giro è arrivata la precisazione dello stesso Misiti: “E’ da escludere categoricamente che il Governo possa scegliere di non realizzare il Ponte sullo Stretto”, ha detto il viceministro ai trasporti e alle infrastrutture, ricostruendo le tappe della vicenda. “Il viceministro – si legge in una nota – nel dare il parere a nome del governo ha proposto una riformulazione della mozione dell’Italia dei valori che di fatto escludesse la possibilità di ricorrere a fondi della società stretto di Messina spa. La riformulazione non è stata accolta e tuttavia si è lasciata al governo la discrezionalità di trovare tali fondi da varie fonti”. Pertanto, aggiunge Misiti, “è da escludere categoricamente che il governo possa scegliere di non realizzare il ponte sullo stretto. Quindi la posizione del governo è netta e quella personale dell’onorevole Misiti ancora di più”.

Per Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’Idv, oggi è “prevalso in buon senso”. Ora, dichiara, “ci auguriamo che il governo mantenga fede agli impegni assunti”. Sulla stessa linea Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecologisti democratici, che chiede al governo di abbandonare un progetto non prioritario e di destinare le risorse alle vere emergenze per il Sud.

La società Stretto di Messina mette le mani avanti e in una nota precisa di ritenere che il voto della Camera favorevole alla mozione Idv “non pregiudichi lo stanziamento dei fondi già previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, ciò anche alla luce delle valutazioni espresse al riguardo dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli”.

Legambiente e Wwf, invece, non nascondono la loro soddisfazione. “Finalmente una buona notizia”, dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. “Speriamo che questa sia realmente la battuta finale dell’annoso, e ormai noioso, film sull’ipotetica realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e l’occasione per investire sui veri problemi del Paese”, aggiunge.

E il Wwf chiede che ora “si cancelli la Ponte sullo stretto spa, concessionaria interamente pubblica, a questo punto del tutto inutile” e il governo destini gli 8,5 miliardi di euro totali previsti per il ponte sullo stretto di Messina per altri interventi, come “la messa in sicurezza del territorio del Sud e al potenziamento delle opere ferroviarie e stradali in Sicilia e Calabria e la chiusura dei cantieri della A3 Salerno-Reggio Calabria”.

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27 ottobre 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2011/10/27/news/ponte_di_messina_niente_fondi_statali-23971946/?rss

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Licenziamenti facili, è scontro. Allarme sindacati: «Istigazione alla rivolta». Bonanni: «Pronti allo sciopero»

LA RIFORMA DEL LAVORO

Licenziamenti facili, è scontro
Bonanni: «Pronti allo sciopero»

Allarme sindacati: «Istigazione alla rivolta». Il premier: «Piano sostenibile, l’opposizione non dica sempre no»


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Susanna Camusso, segretario Cgil (Ansa)
Susanna Camusso, segretario Cgil (Ansa)

MILANO – I sindacati annunciano battaglia dura sui licenziamento facile, la riforma promessa da Silvio Berlusconi ai leader europei. Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni «è un’ istigazione alla rivolta, una provocazione» e se le mani sulle regole saranno messe senza il consenso delle parti sociali, annuncia, «la Cisl andrà allo sciopero».

CAMUSSO: REAGIREMO – «Una misura da incubo, contro la quale reagire» è anche per la Cgil di Susanna Camusso il provvedimento che di fatto è un attacco all’articolo 18. «Altro che indignados», le fa eco il suo predecessore Guglielmo Epifani. E all’indignazione dei sindacati si uniscono molte voci dell’opposizione a partire da quella del leader dei democratici Pierluigi Bersani: «Inaccettabile».

BERLUSCONI: L’ITALIA NON È LA GRECIA – «L’Italia non è la Grecia» e le misure sul lavoro «sono sostenibili, non porteranno ad alcuna rivolta sociale» aveva detto di primo mattino Silvio Berlusconi lasciando Bruxelles chiedendo tra l’altro all’opposizione di approvare in Parlamento gli impegni assunti con i leader dell’Eurozona e rivendicando il «bel lavoro fatto» con la lettera di intenti e i successivi accordi raggiunti nella maratona salva-euro.

«OPPOSIZIONE ABBANDONI PANNI STRETTI» – Le riforme annunciate «non riguardano interessi di questa o quella parte, soprattutto non della maggioranza o di altre categorie ma gli interessi dell’Italia e degli italiani», ha detto ancora il premier. «Ci auguriamo che l’opposizione voglia uscire dai panni stretti che fino ad ora ha indossato nel dire sempre no e essere sempre contro, e voglia con noi partecipare all’attuazione di queste misure che servono all’Europa e anche all’opposizione».

IL TESTO PRESENTATO A BRUXELLES – Entro maggio 2012 l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro , è scritto tra gli impegni presi con l’Ue, «funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato; più stringenti condizioni nell’uso dei ‘contratti para-subordinatì dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato»

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Paola Pica
27 ottobre 2011 14:02

fonte:  http://www.corriere.it/economia/11_ottobre_27/berlusconi-sindacati-opposizione_a95b0668-0063-11e1-a50b-be6aa0df10bc.shtml

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Maltempo, sale a sette il bilancio delle vittime. Si cercano gli altri dispersi

allluvione Aulla – Lunigiana 26-10-2011

Caricato da in data 26/ott/2011

effetti dell’esondazione del fiume magra nel centro della città di Aulla

Maltempo, sale a sette il bilancio delle vittime. Si cercano gli altri dispersi

La devastazione a Borghetto di Vara (foto di Youreporter.it)  La devastazione a Borghetto di Vara (foto di Youreporter.it)
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ultimo aggiornamento: 27 ottobre, ore 12:28
Genova – (Adnkronos/Ign) – Si aggrava il bilancio dell’alluvione in Liguria e Toscana . Recuperato un corpo a Monterosso. Il sindaco del paese: ”Sommersi da tre metri di detriti”. Situazione ancora critica anche in Toscana. Il fiume di fango a Monterosso (dal sito web del Secolo XIX) – VIDEO
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Genova, 27 ott. – (Adnkronos/Ign) – E’ salito a sette il bilancio delle vittime dell’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana. Mentre continua la ricerca degli altri sei dispersi.
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I vigili del fuoco stanno recuperando il cadavere di un uomo nel mare di fronte a Monterosso, nelle Cinque Terre (La Spezia). Sono al lavoro i sommozzatori dei vigili del fuoco con l’appoggio di un gommone.
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A Cassana, nello spezzino, proseguono le ricerche per recuperare sotto le macerie di una palazzina travolta dalle acque il corpo di un giovane che risulta disperso. I vigili del fuoco stanno impiegando anche unità cinofile. Intanto sono in arrivo circa 150 vigili del fuoco da tutta l’Italia del Nord per sostituire o affiancare gli oltre 200 colleghi impegnati da martedì nelle operazioni.
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“La situazione si va consolidando”, ha detto il prefetto di La Spezia, Giuseppe Forlani, intervenendo alla trasmissione ‘Radio Anch’Io’. ”Mercoledì è stata una giornata di bel tempo ma il terreno e i versanti hanno continuato a scaricare acqua accumulata. Il torrente che ha invaso la strada principale di Vernazza è ancora ruscellante”. Al momento l’obiettivo, ha aggiunto il prefetto, è quello di impegare al meglio le ”risorse già presenti sul territorio, forze del soccorso pubblico e volontari da tutta Italia, e all’afflusso di ulteriori mezzi e attrezzature per rendere più veloce la viabilità ancora in grande difficoltà visto che 20 strade provinciali presentano frane”.
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Tra i comuni più colpiti Borghetto, Brugnato, Rocchetta Vara, Zignago in Val di Vara e Monterosso, Vernazza e Corniglia nelle Cinque Terre.
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Proprio da questo paesi arrivano i racconti più drammatici. “La parte bassa di Monterosso è sotto terra, completamente sommersa da detriti: fino a un’altezza di tre metri, da piano terra fino a primo piano, ci sono milioni di metri cubi di sassi e fango”, ha raccontato il sindaco di Monterosso, Angelo Betta, dai microfoni di ‘Radio Anch’io’.
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“Non c’è pericolo per le abitazioni, che sono antiche e forti – assicura il sindaco – bisogna liberare le strade con cura da alberi e fango, poi si libereranno le abitazioni private. E’ un fatto eccezionale, molto peggio di alluvione del ’66. I canali per piccoli torrenti erano puliti ma quando cadono millimetri di pioggia che non cadono neanche in due anni più 5 frane in contemporanea, non c’è niente da fare”. Il sindaco esclude che la colpa di quanto successo sia anche da imputare all’opera dell’uomo sul territorio.”Qui non cè abusivismo o case costruite male, solo limoni e ulivi e vigne andate nei torrenti”.
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Anche in Toscana la situazione è ancora critica, dopo il fiume di fango che ha travolto Aulla e la Lunigiana, uccidendo due persone. Alcune frazioni restano isolate, come Parana, nel Comune di Mulazzo, raggiunta ieri sera solo grazie agli elicotteri. Ma ci sono altre frazioni che sono raggiungibili solo con i ricognitori dell’Esercito o con mezzi speciali della Forestale. Infatti le strade sono allagate o inagibili a causa di frane e smottamenti, e cinque ponti sono crollati, travolti dalla piena del fiume Magra.
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Mercoledì il governatore toscano Enrico Rossi ha chiesto l’intervento del genio militare per realizzare due ponti bailey: uno per collegare Stadano, una frazione di Aulla dove vivono 250 famiglie, attualmente isolato e l’altro per ricollegare il paese di Mulazzo, dove vivono 400 abitanti. Anche le scuole di ogni ordine e grado di Aulla resteranno chiuse fino a nuova ordinanza. Il sindaco Roberto Simoncini ha preso la decisione dopo aver verificato l’inagibilità totale di quasi tutti gli edifici scolastici.
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Intanto si sta lavorando in tutta la Lunigiana al ripristino dell’elettricità, del gas e delle comunicazioni telefoniche. Problematico anche l’uso di acqua a fini alimentari. Lavorano a pieno regime le due cucine da campo che forniscono pasti caldi agli sfollati e a chi non ha luce e gas in casa, mentre volontari e Protezione Civile stanno sgomberando le case e i negozi dal fango. E oggi arriverà in Lunigiana il responsabile nazionale della Protezione civile, Franco Gabrielli.
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QUANDO LA BUGIA E’ SINONIMO DI ‘MALATTIA’ – Berlusconi: «La Merkel si è scusata». Il portavoce: «Non è vero»


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Berlusconi: «La Merkel si è scusata»
Il portavoce: «Non è vero»

Caricato da in data 27/ott/2011

Gelo con Sarkozy, che insiste sul caso Bini Smaghi-Bce «È sempre meglio rispettare gli impegni presi»

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MILANO – All’arrivo di Berlusconi, la cancelliera tedesca Angela Merkel gli va incontro e lo saluta calorosamente. Ma il presidente francese Nicolas Sarkozy, al contrario, lo ignora ostentatamente. E infatti, lo stesso presidente del Consiglio dirà più tardi: «Non ho parlato con Sarkozy. Non ne ho avuto modo». Aggiungendo: «Ho parlato con la Merkel». La cancelliera, secondo il Cavaliere, ha «insistito sul fatto che non aveva nessuna intenzione negativa nei nostri confronti». Parole poi ribadite in un intervento telefonico alla trasmissione Porta a porta, in cui Berlusconi rivela di avere ricevuto le scuse della Merkel. È però completamente diversa la versione dei fatti offerta al blogger italiano di «Nomfup» Filippo Sensi dal portavoce del Cancelliere Angela Merkel. «Non ci sono state scuse, perché non c’è nulla di cui scusarsi» ha replicato a precisa domanda Steffen Seibert confermando poi su Twitter che Berlusconi e Merkel, ha aggiunto il portavoce, «hanno avuto un colloquio buono e franco fra amici». «Nompuf» è lo stesso blog che aveva inchiodato il ministro britannico Liam Fox pubblicando un video-prova sulla partecipazione ai meeting internazionali dell’ amico che si fingeva consigliere. Fox fu poi costretto alle dimissioni.

SARKOZY – Nessun giallo, invece, sui rapporti fra Italia e Francia. Che continuano a non essere idilliaci: «È sempre meglio rispettare gli impegni presi», ha detto senza troppe dilpomazie il presidente francese Sarkozy riferendosi alla «permanenza» di Lorenzo Bini Smaghi nel board della Bce. Sempre da Porta a porta, Berlusconi ha rivolto al bancheire un appello a lasciare. Ma anche su questo Sarkozy non ha nascosto il suo disappunto: «Non so se la tv sia il modo migliore per far passare il messaggio».

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Redazione Online
27 ottobre 2011 11:58

fonte:  http://www.corriere.it/economia/11_ottobre_27/crisi-sarkozy-merkel-berlusconi_e1948ee0-005a-11e1-a50b-be6aa0df10bc.shtml

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Pensioni, ecco la riforma fantasma: i 67 anni nel 2026 erano già previsti

Pensioni, ecco la riforma fantasma
i 67 anni nel 2026 erano già previsti

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Nella lettera inviata all’Europa, vincoli anche meno severi di quelli in vigore. In base alla legge, quell’anno uomini e donne lasceranno per vecchiaia solo a 67 anni e 7 mesi. Il vero terreno di riforma chiesto dalla Bce era l’anzianità, dove non cambia nulla di ROBERTO PETRINI

 

ROMA Un bluff. Un’incomprensione. Nella migliore delle ipotesi un giallo. Oppure come in Alice una “non-riforma”. La linea dell’Italia, come espressa dalla lettera di Berlusconi alla Ue, è quella che le pensioni di anzianità e vecchiaia vanno bene così, come sono state modificate dalla manovra d’estate, niente di più.

Nulla si tocca sull’anzianità, in base al “nyet” di Bossi: si andrà a “quota 97” nel 2013 (ovvero 62 anni anagrafici e 35 di versamenti), come regolarmente previsto dalla riforma Prodi-Damiano. Ma l’equivoco più grosso – avvalorato dall’intervento del ministro Gelmini a Ballarò di martedì sera che ha spacciato la cosa per una novità – è sulla vecchiaia.

Non ci sarà infatti alcun innalzamento dell’età per la pensione di vecchiaia perché nel 2026 è già previsto dalla manovra d’estate (legge 111 del 2011) che si vada in pensione a 66 anni e 7 mesi. A questa età, per calcolare il momento effettivo del pensionamento, bisogna aggiungere tuttavia un anno, come previsto dalla recente introduzione della cosiddetta “finestra mobile” che impone a tutti di aspettare dodici mesi prima del ritiro dell’assegno.

A conti fatti dunque nel 2026 si andrà in pensione, come previsto dalla vigente normativa, a 67 anni. Anzi, per la precisione la normativa attuale è già più severa di quella che sembra garantire Berlusconi all’Europa, perché il traguardo della vecchiaia in base alla manovra d’estate, che peraltro ha accelerato la partenza del processo di due anni (al 2013), potrà essere tagliato solo a 67 anni e 7 mesi.

Infatti, come è evidente da una tabella di fonte Inps che tiene conto delle proiezioni demografiche Istat, dal 2013 l’età di vecchiaia salirà in base alle cosiddette “aspettative medie di vita” di tre mesi ogni tre anni. Grazie a queste riforme in Italia il traguardo dei 65 anni è rimasto in vita solo dal punto di vista “legale”, perché “aspettative di vita” e “finestra mobile” fanno sì che già dal prossimo anno si andrà in vecchiaia a 66 anni, nel 2013 a 66 anni e tre mesi, nel 2019 a 66 anni e 11 mesi fino a raggiungere – come accennato – i fatidici 67 anni e 7 mesi nel 2026. Tutto scritto e votato dal Parlamento, perché la prima versione della riforma sulle “aspettative di vita” risale alla legge 122 del 2010. “Si ripercorre il cammino realizzato con le norme vigenti e resta aperto il nodo dell’anzianità”, conferma Giuliano Cazzola (Pdl).

Anche per le donne la lettera del governo italiano a Bruxelles promette l’immobilità. Infatti la manovra d’estate ha messo in moto un meccanismo di accelerazione che parte blandamente dal 2014 (con l’aumento di un mese) e via via sale fino al 2026. Anche in questo caso al meccanismo bisogna sommare le “aspettative di vita” e la “finestra mobile”: così facendo, come dimostra la tabella Inps-Istat, nel 2026 l’età effettiva di pensionamento delle lavoratrici del settore privato sarà di 67 anni e 7 mesi. La novità dei due calcoli comparati sta nel fatto che donne e uomini nel 2026, quanto a pensione di vecchiaia, raggiungeranno una parità sostanziale: sommate le varie riforme andranno entrambi in pensione effettiva a 67 anni e 7 mesi.

Detto ciò, il nostro sistema, che mantiene l’atipicità europea delle pensioni di anzianità oggetto del pressing della Bce, darà le seguenti opzioni. Chi potrà, perché come molti lavoratori garantiti del Nord ha una storia contributiva forte, sfrutterà l’occasione di andare in pensione dal prossimo anno a “quota 96” (ovvero con 61 anni di età anagrafica e 35 di contributi) o nel 2013, quando il meccanismo di innalzamento si fermerà con 62 anni e 35 di versamenti.

Meglio ancora si troverà chi, avendo lavorato per 40 anni, potrà sfruttare il “semaforo verde” permanente che prescinde dall’età anagrafica. Chi invece ha una storia contributiva frammentata, dovrà tirare la carretta: fino a 67,7 anni nell’anno di grazia 2026.

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27 ottobre 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2011/10/27/news/pensioni_riforma_fantasma-23945702/?rss

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