Archivio | ottobre 29, 2011

A PARTIRE DA 450 EURO A TRIMESTRE – Tassa Siae sui trailer dei film: Sul web scatta la rivolta. E la tassa è retroattiva / Trailer, le risposte della SIAE

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Tassa Siae sui trailer dei film
sul web scatta la rivolta

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Richiesto il pagamento di una licenza a partire da 450 euro al trimestre. E i filmati stanno già sparendo dalla Rete. Vanzina: “Decisione sbagliata, ingiusta e anacrostica”

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di ALESSANDRO LONGO

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Tassa Siae sui trailer dei film sul web scatta la rivolta

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I trailer dei film stanno rapidamente scomparendo dal web italiano, nell’ordine delle migliaia. Motivo: una lettera di riscossione che Siae ha mandato a siti e blog. La Società italiana autori ed editori chiede loro 1 di pagare una licenza a partire da 450 euro al trimestre, che dà diritto a pubblicare in streaming fino a 30 trailer. Con costi che aumentano anche se il trailer dura più di dieci minuti (in questo caso infatti non rientra più nella licenza di streaming). Siae esclude dall’obolo solo i siti non commerciali, cioè quelli che non hanno nemmeno un po’ di pubblicità. Nessuna eccezione per tutti gli altri: Siae non fa differenza tra chi pubblica il trailer e chi si limita a mettere il link a un video tratto da Youtube. Paghino tutti, per coprire i costi di licenza della musica contenuta nel trailer. Chiunque voglia metterli sul proprio sito deve compilare una domanda 2presso la Siae, con due categorie separate, a fronte di diversi costi di licenza: “streaming a richiesta gratuito e downloading gratuito di opere intere” e “streaming a richiesta gratuito di frammenti di opere inferiori a 45 secondi”. La stragrande maggioranza dei trailer dura più di 45 secondi e quindi va pagato come nella categoria “opere intere”. Il tutto è frutto di una convenzione siglata, lo scorso 17 gennaio, tra la Siae, l’Agis e le associazioni cinematografiche aderenti (Anec, Anem, Acec e Fice). Regola “l’utilizzazione attraverso i siti dei locali cinematografici delle opere musicali tutelate dalla Siae”.

Per evitare il balzello, molti siti hanno rimosso i trailer (come quelli del network Delos, Horror.it, Corriere della fantascienza e altri), ma secondo la Siae il costo è dovuto lo stesso per la passata pubblicazione. “E’ un balzello – ha replicato Il Corriere della fantascienza – del tutto antieconomico anche per grandi siti che potrebbero permettersi di pagare la licenza. Quando mai solo 30 trailer possono produrre tanto traffico da generare introiti tali da ripagare 1.800 euro all’anno?”.

La polemica sta attraversando il web e i social network. Anche buttandola sul ridere, come a segnalare l’assurdità di quella che appare a molti come una pretesa da parte della Siae. Su Facebook è nato un gruppo che si chiama “Non canto sotto la doccia e non fischio per strada per paura della Siae”.

Contro la Siae non solo la Rete, ma anche il mondo del cinema. “Mi sembra che la decisione di tassare i trailer in Rete sia sbagliata”, ha detto il regista Carlo Vanzina. “Soprattutto è lesiva per la diffusione dei film in uscita tra il pubblico degli utenti cinematografici. Spero che la Siae rifletta meglio e cancelli questa norma ingiusta e anacronistica”.

“Anacronistica” è anche per Fulvio Sarzana, avvocato esperto di diritto d’autore su Internet: “La Siae chiede un obolo ignorando le dinamiche tecniche ed economiche di internet”. “E’ quello che succede quando si applicano ciecamente al web le vecchie regole del diritto d’autore. Per le quali è sempre più necessaria una norma di aggiornamento e di adeguamento alle nuove tecnologie”, aggiunge Sarzana. “Paradosso tra i paradossi, Agis permette alle sale cinematografiche di pubblicare gratis i trailer sui propri siti, a quanto si legge in una circolare che ha inviato”, continua.

“Avidità ed ingordigia – l’industria musicale incassa già cifre da capogiro per l’utilizzo delle opere come colonne sonore dei film in distribuzione nelle sale – stanno per spegnere la pubblicità cinematografica che corre sul web o, almeno, per limitarla in maniera importante – commenta l’avvocato Guido Scorza, esperto di questi temi – Siamo di fronte ad un classico caso nel quale la gestione dei diritti d’autore è affidata ad una politica miope: per portare a casa – e redistribuire nessuno sa come – un pugno di euro, si accetta il rischio di svuotare ancora di più le sale cinematografiche e, più in generale, le casse dell’industria cinematografica”.

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29 ottobre 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/10/29/news/trailer_web-24101677/?rss

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IO SO CHE TU “SIAE”… CHE IO SO…

Caricato da in data 28/ott/2011

WWW.RADIOIES.IT

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Trailer, le risposte della SIAE

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Stefania Ercolani, direttore dell’Ufficio Multimedialità della SIAE, risponde alle domande di PI circa le licenze richieste ai siti per la musica dei trailer cinematografici. Embedding o caricamento, poco importa: bisogna pagare

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Roma – SIAE ha confermato quanto riferito dai siti che si occupano di cinema: poco importa che siano caricati sui propri server o che siano embeddati, la collecting society intende far pagare per la pubblicazione dei trailer sui siti Internet, o meglio per le musiche in essi contenuti. Pur essendo pensati per la massima diffusione possibile in quanto, di fatto, una pubblicità, costituiscono un’opera di proprietà intellettuale, in quanto tale da tutelare. SIAE specifica, inoltre, che non basta neanche rimuovere i contenuti trovati in violazione: la licenza andrebbe chiesta prima, quindi chi ha già in passato pubblicato un trailer deve comunque pagare.
A cercare di chiarire alcuni dei punti della vicenda è Stefania Ercolani, direttore dell’Ufficio Multimedialità della SIAE, che ha risposto ad alcune delle domande poste da Punto Informatico. In seconda pagina, il comunicato ufficiale diramato dalla SIAE.

PI: Costituiscono i trailer una forma di proprietà intellettuale in quanto tale da tutelare nella sua diffusione?
SE: Ci fa molto piacere che la domanda sia posta in questo modo. Effettivamente i trailer sono da considerare a tutti gli effetti come prodotti audiovisivi, oggetto quindi di proprietà intellettuale. Tuttavia, la SIAE non si occupa di questo aspetto più generale, poiché la titolarità dei diritti su questi prodotti è normalmente del produttore o del distributore cinematografico. La SIAE amministra i diritti sulle colonne sonore e quindi i siti che comunicano al pubblico trailer o video che contengono musica devono tutti ottenere una licenza per poterlo fare legalmente.
È appena il caso di ricordare che anche i produttori e i distributori cinematografici hanno concordato con la SIAE la licenza per i loro siti “istituzionali” e pagano i compensi per la comunicazione della musica nei trailer e negli altri video promozionali dei loro film.

PI: La licenza richiesta è la stessa degli operatori streaming?
SE: La licenza offerta dalla SIAE ai siti che fanno streaming di trailer è la licenza Video on Demand, che riguarda le diverse tipologie di video cui l’utente di Internet può avere accesso nel momento da lui stesso scelto. La tariffa applicabile dipende dalle caratteristiche dei video per cui se si tratta di video musicali in streaming, ad esempio, la tariffa è più elevata di quella prevista per i trailer e gli altri video di tipo cinematografico.

PI: Oltre ai trailer a quali contenuti si estende?
SE: La licenza Video on Demand riguarda tutti i contenuti video che contengono musica. Per i trailer, come soprattutto per i film interi, naturalmente il sito deve essere autorizzato dai produttori cinematografici o audiovisivi singolarmente considerati e quindi ottenere la licenza della SIAE che copre l’intero repertorio musicale. Per i film e la fiction deve essere inoltre corrisposto l’equo compenso dovuto agli autori dell’opera audiovisiva, regista, sceneggiatore, autore del soggetto e nel caso di film stranieri all’autore dell’adattamento.

PI: Si applica anche ai casi in cui un trailer non è caricato sui server del sito ma semplicemente embeddato da YouTube (considerate, insomma, una violazione di diritto d’autore anche indicare il video contenuto su un’altra piattaforma)?
SE: Le modalità tecnologiche di comunicazione dei contenuti audiovisivi sono indifferenti. Per quanto riguarda la responsabilità per diritto d’autore risulta indifferente se ciò avviene attraverso embedding o inserimento nel sito o se il sito ospita direttamente il video nella propria banca dati. Questa responsabilità sussiste per ogni comunicazione di opere musicali, sia nell’ambito di un trailer embeddato sia in video caricato dagli utenti oppure mediante ritrasmissione attraverso il sito da una qualsiasi fonte esterna.

PI: In base a quale regolamento si è iniziato a chiedere tale forma di licenza?
SE: L’obbligo di avere la licenza della SIAE per la musica dei contenuti audiovisivi promozionali, dei quali i trailer costituiscono l’esempio più diffuso, esiste da sempre in quanto, come detto, si tratta di una forma di comunicazione al pubblico. La SIAE ha stipulato accordi con l’ANICA e successivamente con l’AGIS a questo proposito per facilitare i rapporti con i produttori e con gli esercenti cinematografici e per arrivare a dare una migliore consapevolezza del problema agli ambienti maggiormente coinvolti. Abbiamo quindi condotto un monitoraggio dei principali siti di movie magazine e simili e, in base alla documentazione specifica che abbiamo acquisito, sono state inviate lettere invitando i titolari di questi siti a sottoscrivere la licenza, regolarizzando così la loro posizione. Nell’invito sono anche fornite tutte le informazioni necessarie e, ove richiesto, ci sono stati incontri per una migliore comprensione delle singole situazioni.
Resta il fatto che gli utilizzi documentati devono essere compensati per l’anno in corso. Se poi i siti lo riterranno, potranno sottrarsi dall’obbligo rimuovendo i contenuti con musica a partire dall’anno prossimo. Il nostro invito rappresenta anche l’occasione per evitare le sanzioni di legge, poiché la licenza deve essere chiesta preventivamente e non successivamente all’uso della musica.

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REGIME, DECRETO ‘SVILUPPO’ – Toh, un’altra legge salva cricche

Toh, un’altra legge salva cricche

Incredibile ma vero: perfino nel decreto sviluppo sono riusciti a infilare un articoletto che rende più difficile intercettare chi è sotto indagine. Il tutto con un trucchetto: equiparare i cellulari all’Wi-Fi

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di Alessandro Longo
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Una norma sta per introdurre l’identificazione light degli utenti Wi-Fi e al tempo stesso renderà più difficile intercettare quelli che navigano e telefonano su internet via rete mobile. E’ contenuta nella bozza del Dll Sviluppo e sta già sollevando polemiche tra esperti ed esponenti dell’opposizione. Secondo i quali adesso il governo, in un colpo solo, vuole fare gli interessi sia degli operatori telefonici sia di chi non vuole farsi intercettare dalle forze dell’ordine.

La norma, contenuta al punto 13 del Dll, in fondo prende le mosse da una cosa attesa: il bisogno di aggiornare il decreto Pisanu per quanto riguarda l’identificazione degli utenti Wi-Fi. Com’è noto, da quest’anno sono decadute le disposizioni, contenute nel Pisanu, che obbligavano gli operatori Wi-Fi a identificare in modo certo gli utenti. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva promesso già da fine 2010 che li avrebbe sostituiti con obblighi più leggeri, ma poi non n’è ha fatto più niente. Fino ad ora: il Dll introdurrebbe infatti l’identificazione light, cioè via sms, per altro già utilizzata da tutte le principali reti Wi-Fi. L’utente ottiene i dati di accesso fornendo all’hot spot Wi-Fi il proprio numero di cellulare.

Peccato che la cosa non finisca qui. La norma estende quest’identificazione light anche ai servizi di banda larga mobile via Sim, di fatto equiparandoli a quelli su Wi-Fi. Gli operatori mobili sono esonerati inoltre dal tenere traccia del traffico degli utenti. Si legge: “Anche in deroga a quanto previsto dal comma 2 (del Pisanu, Ndr.), gli utenti che attivano schede elettroniche (S.I.M.) abilitate al solo traffico telematico ovvero che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate per comunicazioni telematiche o punti di accesso ad Internet utilizzando tecnologia senza fili possono essere identificati e registrati anche in via indiretta, attraverso sistemi di riconoscimento via SMS e carte di pagamento nominative”.

La conseguenza è che «diventerà molto più difficile, anche per gli esperti incaricati dalla magistratura, identificare e intercettare gli utenti che navigano su rete mobile, con la quale peraltro possono anche telefonare, via internet», dice Fulvio Sarzana, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie.

«Equiparare le Sim al Wi-Fi è una follia», continua. «Sono comuni e note a tutti le intercettazioni sul traffico telefonico mobile. Mentre non mi risulta che ci siano mai state indagini per intercettare un hot spot Wi-Fi. E’ ovvio, c’è una bella differenza: la Sim te la porti ovunque, l’hot spot è statico in una posizione». La previsione, se passa questa norma, è quindi che chi non vuole essere intercettato avrà gioco facile. Gli basterà attivare una Sim per internet ricevendo un Sms su un numero di cellulare intestato ad altre persone o di un operatore straniero. Potrà quindi parlare via Skype con una persona che ha fatto lo stesso e sarà impossibile intercettarlo: gli inquirenti non avrebbero contezza nemmeno che certi utenti, indagati, hanno fatto traffico internet.

Un politico attento alle questioni di internet ci vede un curioso paradosso: «Da una parte, il governo continua con i tentativi di bavaglio alla libertà di informazione. Dall’altra, comincia a sostenere gli interessi di chi non vuole farsi intercettare», dice Vincenzo Vita (Pd). Sul chi vive anche Paolo Gentiloni (PD): «Ho visto una trentina di bozze circolare, del Dll, con dentro ogni cosa. Non credo quindi sia imminente un testo definitivo. Ma è giusto lanciare un allarme, se con la scusa del Wi-Fi fanno un’operazione di questo genere».

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28 ottobre 2011
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ALLUVIONE – Sulla Liguria torna il maltempo, corsa contro il tempo per rimuovere il fango

Sulla Liguria torna il maltempo, corsa contro il tempo per rimuovere il fango

Le previsioni per i prossimi giorni annunciano pioggia

Cittadini e volontari al lavoro per rimuovere il fango

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MULTIMEDIA


FOTOGALLERY
Il REPORTAGE:
Borghetto di Vara il giorno dopo

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BORGHETTO VARA (LA SPEZIA) – Per la prima volta stamattina, a Borghetto Vara, il centro dello spezzino maggiormente colpito dall’alluvione di martedì scorso, sono state sciolte le campane della chiesa che hanno suonato alle 7,30 in punto. Un segnale che “apre” il quarto giorno di scavi tra Borghetto Vara, Brugnato, Monterosso e Vernazza per cercare i dispersi e mettere in sicurezza le infrastrutture. La macchina di solidarietà non conosce sosta anche se con il passare delle ore la possibilità di ritrovare in vita i dispersi è minore. La Fondazione Specchio dei tempi ha deciso di stanziare subito 100 mila euro per i bisogni contingenti della popolazione.

Già di primo mattino sono arrivati intanto al centro operativo di Borghetto i volontari della Protezione civile provenienti da Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna che accompagnano i camion con acqua e viveri. I lavori di scavo sono ripresi e anche oggi c’è il sole ma le previsioni per i prossimi giorni annunciano una perturbazione che potrebbe portare pioggia. L’eventualità di precipitazioni preoccupa i soccorritori e i volontari che stanno cercando di liberare dal fango i paesi più colpiti dello spezzino. Anche la ricerca dei dispersi, in caso di maltempo, potrebbe complicarsi.

Ieri monsignor Francesco Moraglia, vescovo di La Spezia- Sarzana-Brugnato che dal giorno dell’alluvione ha mobilitato tutti i parroci della zona per dare una mano agli alluvionati ha annunciato che «La Liguria ce la farà». «Ho mobilitato tutti i parroci e ho sospeso le lezioni in seminario. Anche i nostri studenti devono lavorare nei paesi e nei borghi devastati dall’alluvione», ha spiegato il vescovo.

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29 ottobre 2011

fonte:  http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/427181/

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YouTube alla conquista della televisione su internet. Aprirà cento canali e ci sarà anche l’informazione

YouTube alla conquista della televisione su internet. Aprirà cento canali e ci sarà anche l’informazione


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di Luca Dello Iacovo

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Duello sulle televisioni: Google Tv vara la seconda generazione, Apple scommette sui comandi vocali

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Mesi di trattative con Hollywood, campioni sportivi, editori, star della musica. Poi il grande passo verso la televisione. YouTube annuncia il varo di circa cento canali video che produrranno programmi originali: il primo debutterà il mese prossimo e gli altri arriveranno nel 2012. Il palinsesto è ampio. Madonna avrà un suo spazio per lezioni di danza. Parteciperanno all’iniziativa anche stelle dello sport come Shaquille O’Neal: sarà impegnato in uno show di intrattenimento. E ancora: musica, istruzione, scienze, natura, salute.

Inoltre YouTube diventa un palcoscenico globale per le produzioni nate su internet che hanno avuto successo a partire dal pubblico online. Come i “Machinima”: sono episodi costruiti con le tecniche di grafica tridimensionale dei videogiochi che hanno ottenuto 113 milioni di visualizzazioni. Oppure la serie di “eHow”: si tratta di corsi per l’hobbistica e il “fai-da-te”, come le riparazioni dei tubi di un lavandino. Saranno incluse le conferenze di Ted, un’iniziativa che porta sul palcoscenico designer, tecnologi e creativi: è arrivata anche in Italia sul lago di Como, a Roma e a Bologna.

È prevista una programmazione che arriva in totale a 25 ore di contenuti originali al giorno: i canali, infatti, non trasmetteranno in modo continuativo per 24 ore, come avviene in genere nel palinsesto televisivo tradizionale. Ad esempio, lo show My Damn Channel avrà dieci minuti quotidiani di nuove produzioni. YouTube conserverà i diritti per 18 mesi. Arriveranno anche tanti volti celebri negli Stati Uniti come Deepak Chopra, specializzato in corsi sul benessere. All’informazione economica, invece, puntano i canali di Thomson Reuters e del Wall Street Journal.
YouTube ha investito cento milioni di dollari sull’incentivazione di trasmissioni originali: secondo le indiscrezioni sugli accordi, è prevista una condivisione con gli autori al 50%-55% dei ricavi derivanti dalle inserzioni pubblicitarie, ma le quote cambiano a seconda dei contratti.

La piattaforma di videosharing inizierà a versare il denaro generato dagli annunci promozionali dopo aver recuperato il suo finanziamento. È un’iniziativa progettata anche in vista del rilancio della piattaforma software della Google Tv, una televisione connessa a internet attraverso il dispositivo “set top box”. Non partecipano, invece, i grandi network televisivi, come News Corp e Walt Disney. Finora YouTube è stato soprattutto un archivio di video. Ma da tempo sperimenta altre strade. Ha lanciato trasmissioni in diretta, per esempio durante le campagne politiche. E di recente ha varato il noleggio di film attraverso la sua piattaforma in Gran Bretagna. Scommette sulla partecipazione interattiva degli utenti. È una competizione aperta, per esempio, con Facebook e Netflix che hanno unito i loro social network con la visione di film e show su internet.

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  € 16,50 Iva Inc.

Youtube

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29 ottobre 2011

fonte:  http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-10-29/youtube-punta-televisione-internet-111654.shtml?uuid=AaTY51GE

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Sacconi: più forza a part-time e apprendistato. La Cgia: disoccupazione in aumento / I salari crescono molto meno dei prezzi: divario mai così ampio dal 1997

Nuove regole per il lavoro, è scontro
L’opposizione: “Un colpo per i diritti”
La Cgia: disoccupazione in aumento

Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, in una foto d’archivio

Sacconi: più forza a part-time e apprendistato, lo chiede l’Ue. L’Idv: mannaia sui più giovani. Casini apre sui licenziamenti ma chiede il salario minimo

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Roma – Non solo «rivedere le norme sui licenziamenti per motivi economici», ma «contrastare l’abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini», «promuovere il lavoro giovanile con l’apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento part time», «aumentare l’occupazione nel Sud col credito d’imposta a valere sul Fondo sociale europeo». Il ministro Sacconi snocciola una serie di proposte per migliorare la flessibilità sul mondo del lavoro, ed è subito polemica. Sacconi difende le nuove proposte sui licenziamenti indicate nella lettera del governo a Bruxelles. «A luglio – afferma – il Consiglio europeo ha raccomandato all’Italia di riformare la legislazione sui licenziamenti» e «la stessa raccomandazione è arrivata dalla Bce, dall’Ocse e dal Fondo monetario internazionale». Il ministro sottolinea che l’obiettivo del governo non è quello di «licenziamenti facili», ma «creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell’occupazione».

Ma le opposizioni prendono le distanze. «Sulle riforme, a partire da quelle del mercato del lavoro, la maggioranza non può chiedere all’opposizione di condividere gli obiettivi, ma non le responsabilità. Se si cambia la politica, occorre cambiare il governo e i ministri che più si sono opposti al cambiamento» dice Della Vedova, capogruppo Fli alla Camera. «Sacconi continua a nascondere le intenzioni del governo di distruggere i diritti fondamentali dei lavoratori», incalza il responsabile lavoro e welfare dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi. Aperture, invece, arrivano dalla galassia centrista. «Dico sì a una riforma dei licenziamenti purchè sia accompagnata da un paracadute, un ammortizzatore sociale come il salario minimo» dice Casini al Sole 24 Ore. «La non credibilità del governo è nei fatti -puntualizza comunque il leader Udc – nonostante il via libera della Ue alla lettera di impegni e il costante lavoro della Bce per calmierare i tassi, oggi per vendere i nostri titoli pubblici siamo costretti a offrire un rendimento record oltre il 6%». Casini resta convinto che, senza un’uscita di scena di Berlusconi e senza la nascita di un esecutivo di responsabilità nazionale, la situazione rischi di precipitare.

Intanto, a buttare benzina sul fuoco, arriva uno studio della Cgia di Mestre. Con le nuove regole, dicono dall’associazione, «il tasso di disoccupazione nel Paese sarebbe potuto salire all`11,1%, anziché all`8,2% attuale, con quasi 738mila senza lavoro in più rispetto a quelli conteggiati oggi dall`Istat».

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29 ottobre 2011

fonte:  http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/427179/

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I salari crescono molto meno dei prezzi: divario mai così ampio dal 1997

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ROMA – Cresce il divario fra l’aumento degli stipendi e il carovita. A settembre, su base annua, la forbice tra l’incremento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,7%) e il livello d’inflazione (+3,0%), su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,3 punti percentuali. Si tratta del divario più alto almeno dal 1997. È quanto risulta dal confronto dei dati Istat, che oggi ha diffuso le cifre sull’andamento delle retribuzioni contrattuali, cresciute a settembre dell’1,7%. Nello stesso mese il tasso d’inflazione annuo si è attestato invece al 3%.

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Venerdì 28 Ottobre 2011 – 17:45    Ultimo aggiornamento: 17:46

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=168054&sez=HOME_NOSTRISOLDI

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Berlusconi attacca l’euro «Non ha convinto nessuno». Poi frena: «Parole fraintese»


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Berlusconi attacca l’euro
«Non ha convinto nessuno»

Poi frena: «Parole fraintese». All’Ue: «Dureremo fino al 2013»
«Mi piacerebbe lasciare, poi penso a Vendola e Di Pietro e mi fermo»

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di Fabrizio Rizzi
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ROMA – «L’euro non ha convinto nessuno». Silvio Berlusconi muove una pesante accusa alla moneta europea di fronte agli Stati generali del commercio estero, ma più tardi corregge il tiro: «L’euro è la nostra moneta, la nostra bandiera». Le sue parole, dice, sono state interpretate «in maniera maliziosa e distorta» per sollevare polemiche. Ma di fronte alla platea di imprenditori aveva aggiunto un carico da novanta, sostenendo che l’euro «è una moneta strana, attaccabile dalla speculazione internazionale, non è di un solo Paese, ma di tanti, che però non hanno un governo unitario, né una banca di riferimento e delle garanzie. E’ un fenomeno mai visto, ecco perché c’è un attacco alla speculazione ed inoltre risulta problematico collocare i titoli del debito pubblico».

Pochi applausi riceve il premier dagli imprenditori che vogliono più sostegno dal governo per esportare all’Est. Anche le rassicurazioni sulle riforme che verranno avviate dopo la lettera d’intenti presentata a Bruxelles, non sembrano convincere la sala. L’annuncio che il governo «varerà, sotto la direzione dello Sviluppo economico e del ministero degli Esteri, un’Agenzia» del Commercio con l’estero, in luogo dell’Ice, riceve una tiepida approvazione. Poi cerca di spronare l’uditorio: «E’ nei momenti di crisi che vengono fuori gli imprenditori di razza». Invita ad andare all’estero a raccontare barzellette. «Bisogna fare lezioni a tutti i nostri uomini all’estero sulle storielle da raccontare, perché una storiella pulisce dal pessimismo e dai pensieri tristi». Alcuni signori, escono dalla sala, scuotendo il capo, per nulla soddisfatti. Una signora esclama: «Che scandalo, che scandalo!». Lamentando che ci siano più annunci, che fatti concreti.

Ma Berlusconi dice molte cose, sia al Palazzo dei congressi all’Eur, sia durante la giornata, intervenendo con una telefonata a Canale5. Non ci sarà nessun voto anticipato nel 2012. «Bossi è un fedele alleato e la pensa come me. Il resto sono sogni dell’opposizione». Il governo tiene per i prossimi 18 mesi e «sono convinto che l’opposizione dovrà adeguarsi e ci renderà più facile la vita in Parlamento». Più tardi la pillola è meno dura e più formale: «L’opposizione non potrà sottrarsi a sostenere il pacchetto concordato con l’Europa». Sarebbe un danno gravissimo «far cadere il governo e aprire una campagna elettorale con un buco di governabilità». Il candidato del centrodestra per le prossime elezioni sarà scelto con le primarie, «su modello dei partiti americani, che coinvolgono tutti i cittadini che desiderano». Resta sottinteso: anche lui si sottoporrà al giudizio della scelta. Sul nome del partito, «è in corso una riflessione, ma non sarà Forza Silvio».

Vorrebbe che i sottosegretari fossero chiamati tutti, «col tempo», vice-ministri (com’è stata promossa, di recente, Catia Polidori, che fa gli onori di casa al meeting): così, spiega, il giro per il mondo conteranno di più. Vorrebbe lasciare, confida ancora , «ma se penso alle mie imprese, ai miei amici, ai miei figli nelle mani di una coalizione di sinistra, con gente che si chiama Bersani, Di Pietro e Vendola, mi sento dentro tutta la responsabilità a restare».

Con una lettera al Foglio spiega poi che per la riforma del mercato del lavoro seguirà la strada
del «ddl presentato da un senatore dell’opposizione, il giuslavorista Pietro Ichino che, per aumentare la competitività del sistema Paese, prevede anche la riforma delle norme sui licenziamenti». Ma la polemica sui licenziamenti «è figlia di una cultura ottocentesca» ed è «un oltraggio all’intelligenza». Si va «dipanando una campagna fatta di ipocrisie e falsità». Difende gli imprenditori che «non sono padroni delle ferriere». Agli stessi imprenditori chiede però di non scendere in politica: «Dico che sono benvenuti, ma sapessero come è diversa la realtà politica». In ogni caso, lui non è pentito. Riconosce di essere «invecchiato» ma non è diventato diverso da quando cominciò e contava «56 mila collaboratori». Va riformata l’architettura istituzionale: se una legge non piace a Magistratura democratica, «un pm la porta davanti alla Consulta che essendo composta, per la maggioranza, da giudici di sinistra, boccia la legge». Il governo ha pochi poteri. Quando il Cdm vara una legge che appare un destriero, in Aula è trasformata in ippopotamo.

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Sabato 29 Ottobre 2011 – 09:11    Ultimo aggiornamento: 09:16

fonte:  http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=168095&sez=HOME_INITALIA

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AUSTRALIA – Qantas, 108 aerei a terra nel mondo i dipendenti scioperano a singhiozzo

AUSTRALIA

Qantas, 108 aerei a terra nel mondo
i dipendenti scioperano a singhiozzo

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Serrata per i lavoratori della compagnia di bandiera australiana. L’agitazione coinvolge il personale di volo e di terra e il ripristino delle operazioni è previsto solo dopo il raggiungimento di un accordo tra sindacati e azienda. Il ministro dei Trasporti chiede la revoca dell’astensione

 

SYDNEY L’intera flotta di 108 aerei della Quantas, la compagnia di bandiera australiana, rimarrà a terra da oggi a data indefinita, a causa dello sciopero a singhiozzo dei dipendenti (piloti, meccanici e altro personale di terra). Lo ha annunciato l’amministratore Alan Joyce, delegato della compagnia, precisando che da lunedì sarà sospeso lo stipendio di tutti i dipendenti che non dovranno più presentarsi al lavoro. Le operazioni riprenderanno solo quando i sindacati e i rappresentanti della compagnia avranno raggiunto un accordo.

Una nota ufficiale ha informato che gli aerei già decollati completeranno ovviamente le loro tratte, ma non ci saranno ulteriori partenze.
Negli ultimi tempi Qantas è stata colpita da una serie di scioperi piuttosto costosi. Gli addetti alla gestione dei bagagli, ingegneri e piloti sono stati coinvolti nell’agitazione, che ha comportato perdite per 16 milioni di dollari a settimana. Sulla sua pagina Facebook, la compagnia aerea ha invitato i clienti prenotati sui voli non dovranno recarsi negli aeroporti fino a ulteriori comunicazioni.

Il governo chiede stop allo sciopero. Il governo australiano ha chiesto la fine della serrata di ritorsione della compagnia di bandiera. “Sono molto preoccupato per il futuro della Qantas”, ha affermato il ministro dei Trasporti, Anthony Albanese, dopo la decisione di fermare tutti voli, “ho chiesto al Tribunale del lavoro di ordinare la fine dell’astensione dal lavoro dei dipendenti e il blocco dei voli decisio dal management”.

I piloti australiani hanno accusato la Qantas di “mettere il coltello alla gola della nazione” con la decisione di fermare tutti i voli in risposta agli scioperi. “E’ uno stupefacente eccesso di reazione”, ha commentato Richard Woodward, vicepresidente dell’Associazione dei piloti australiani e internazionali, “una reazione esagerata e maniacale che è un vero e proprio ricatto”.

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29 ottobre 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/economia/2011/10/29/news/quantas_108_aerei_a_terra-24080340/?rss

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COSA E’ LA CRISI? LEGGETE QUESTO SAGGIO
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‘TEGOLE’ VATICANE – Scandalo in Germania, la Chiesa guadagnerebbe grazie a romanzi porno

Scandalo in Germania, la Chiesa guadagnerebbe grazie a romanzi porno

L’accusa del quotidiano «Die Welt»: la Curia possiede al 100% un’editrice che pubblica anche titoli erotici


Uno dei romanzi «incriminati» – fonte immagine

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MILANO- Il sasso, pesante, l’ha lanciato Die Welt, serioso e conservatore giornale tedesco, qualche giorno fa: «La Chiesa cattolica guadagna un capitale grazie al porno». Un’accusa che ha destato grande scandalo in Germania. I fatti: la Weltbild, una delle più grandi case editrici tedesche, è posseduta al 100% dalla Curia. Ebbene, nel suo portfolio, non si annoverano solo bibbie e testi sacri, ma testi sull’esoterismo e la magia o bestseller come Il Codice da Vinci di Dan Brown, mai troppo amato negli ambienti clericali per le sue interpretazioni eterodosse.

2.500 TITOLI EROTICI Ma c’è (ben) di più: nel catalogo dell’editrice ci sono 2.500 titoli erotici ( Sesso per intenditori, Storie sporche o La puttana dell’avvocato), con copertine non troppo pudiche. I numerosi fedeli di Germania avevano già espresso la loro riprovazione, nel 2008, inviando un documento di settanta pagine in cui veniva fortemente criticata la linea della casa editrice. Ma dagli ambienti ecclesiastici non è arrivata alcuna risposta. Ora Weltbild è passata al contrattacco, minacciando azioni legali per diffamazione: le pubblicazioni non sarebbero «pornografiche, ma erotiche e incidono per una quota minima sul bilancio dell’azienda». Considerando che il gruppo editoriale fattura un giro d’affari annuo di 1,7 miliardi di euro, il dubbio, nell’opinione pubblica tedesca, rimane. All’insegna del vecchio adagio «Predicare bene e razzolare male».

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Matteo Cruccu
28 ottobre 2011(ultima modifica: 29 ottobre 2011 11:28)

fonte:  http://www.corriere.it/esteri/11_ottobre_28/germania-scandalo-pubblicazioni-porno-chiesa_31c7250c-0188-11e1-994a-3eab7f8785af.shtml

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