Archivio | dicembre 27, 2008

SOLITA ITALIA – Alla Maddalena scandalo Formato G8

Per il summit dei grandi della terra alla Maddalena lavori da 300 milioni di euro. E l’appalto più ricco va a una società vicina alla moglie del dirigente della Protezione civile che sovrintendeva all’intera opera

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di Fabrizio Gatti

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Prende forma il palazzo del vertice

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In Italia è tra le più piccole imprese edili e incasserà oltre 117 milioni in nove mesi. Non è la lotteria di Capodanno, ma la montagna di soldi pubblici che l’Anemone Costruzioni di Grottaferrata, alle porte di Roma, riceverà grazie ai lavori per il G8 sull’isola della Maddalena. Luciano Anemone, 54 anni, amministratore unico della società a responsabilità limitata, tra le tante opere sta costruendo il centro congressi che nel luglio 2009 ospiterà il primo grande vertice internazionale con il neopresidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ed è come se gli italiani gli consegnassero 2 euro a testa. Neonati compresi. Un record. Anche perché il signor Anemone, pur dichiarando soltanto 26 dipendenti, si è preso la fetta più grossa della torta da quasi 300 milioni di euro suddivisi tra cinque società. Una spesa da nababbi con l’aria che tira, le famiglie in crisi, la Fiat in gravi difficoltà e l’Alitalia ko. Inutile tentare di sapere perché sia stata scelta proprio la ditta Anemone. I criteri di selezione delle cinque imprese, chiamate senza pubbliche gare d’appalto, così come i progetti, sono coperti dal segreto di Stato: provvedimento imposto da Romano Prodi, confermato da Silvio Berlusconi e affidato con tutte le opere alla Protezione civile e al suo direttore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso.

Questioni di sicurezza, hanno dichiarato. Ma sollevando il velo della riservatezza si incontra ben altro. ‘L’espresso’ è entrato di nascosto nei cantieri sull’isola della Maddalena. E ha scoperto cosa finora il segreto di Stato ha impedito di vedere. Il sospetto di spese gonfiate. Costi di costruzione da capogiro a più di 3.800 euro al metro quadro. Lavoratori senza contratto. Operai pagati con fondi neri. Le minacce del caporalato (vedi l’articolo a pag. 38). E un curioso legame d’affari tra la famiglia del coordinatore della struttura di missione della Protezione civile, Angelo Balducci, e l’impresa che a fine lavori guadagnerà di più. L’Anemone, appunto.

Non finisce qui. Il secondo grande appalto, 59 milioni per la costruzione dell’albergo che ospiterà i capi di Stato, la Protezione civile lo ha affidato alla Gia.Fi. di Valerio Carducci, 60 anni, cavaliere della Repubblica, l’imprenditore fiorentino coinvolto nell’inchiesta di Luigi De Magistris sulla presunta rete di favori tra malaffare e politica nazionale in Calabria. E anche i criteri di selezione della Gia.Fi. sono coperti da segreto.

Angelo Balducci, ingegnere spesso accanto a Bertolaso, ha fama di uomo da centinaia di milioni di euro. È il braccio operativo nei grandi appalti della Protezione civile. Non solo calamità, soprattutto organizzazione di grandi eventi come il G8. Per anni provveditore ai Lavori pubblici su Lazio e Sardegna, Balducci ha coltivato le amicizie che contano con l’imprenditoria e il Vaticano. Le sue relazioni politiche vanno dal leader della Margherita, Francesco Rutelli, al ministro di An alle Infrastrutture, Altero Matteoli. Il 10 ottobre scorso Matteoli propone al Consiglio dei ministri e ottiene la nomina di Balducci a presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Nei mesi precedenti, dal 19 marzo al 13 giugno 2008, proprio durante il periodo più delicato con la preparazione dei cantieri e il conferimento degli appalti, l’ingegnere è il soggetto attuatore di tutte le opere per il G8, cioè l’uomo dalle mani d’oro: provvede alle procedure necessarie per l’affidamento degli incarichi, alla stipula dei contratti, alla direzione dei lavori e al pagamento degli stati di avanzamento. E come soggetto attuatore si occupa delle imprese della famiglia Anemone.

Balducci è un grande esperto nei contratti assegnati d’urgenza dalla Protezione civile, senza gare d’appalto. Segue per mesi i lavori per i Mondiali di nuoto del 2009 a Roma e per le manifestazioni del centocinquantesimo anniversario della Repubblica da celebrare nel 2011. Venerdì 13 giugno, però, è una pessima giornata. Un’ordinanza di Berlusconi lo rimuove dall’incarico di soggetto attuatore per il G8 e i Mondiali di nuoto. Ai cantieri della Maddalena, Balducci viene sostituito da un ingegnere dello staff, Fabio De Santis. Ma continua a occuparsene con “funzioni di raccordo tra la struttura di missione”, cioè la Protezione civile, e i “soggetti coinvolti dagli interventi infrastrutturali”. In quell’ordinanza, c’è però un passaggio che farebbe tremare i polsi a qualunque funzionario. Berlusconi dispone che Bertolaso costituisca “una commissione di garanzia composta da tre esperti di riconosciuta competenza e professionalità, anche estranei alla pubblica amministrazione”. Una spesa in più per il G8, perché i compensi per gli esperti sono ovviamente a carico dello Stato. Obiettivo della commissione: “Assicurare un’adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori… in termini di congruità dei relativi atti negoziali”.
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Filo spinato intorno al cantiere
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Qualcosa insomma non va nella contrattazione degli appalti. Ma il segreto di Stato mette tutto a tacere. Così la squadra della Protezione civile in missione in Sardegna può raccontare, senza essere smentita, che Balducci è stato promosso. Anche se per lui, che era già stato presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, è un ritorno al passato. Il 31 ottobre tocca a De Santis. Sostituito per decreto, come Balducci. Berlusconi ora nomina un esterno alla pubblica amministrazione, Gian Michele Calvi, professore di ingegneria all’Università di Pavia. Il caso è archiviato.

Eppure non è solo una questione
di nomine tra il governo e la Protezione civile. Tutte le ditte per lavorare ai progetti del G8 devono ottenere il nulla osta di segretezza. E il nulla osta dovrebbe essere rilasciato dal ministero dell’Interno soltanto dopo accurate indagini sulla trasparenza delle imprese. Invece troppi particolari sono sfuggiti a chi avrebbe dovuto controllare. Bisogna lasciare la Maddalena, volare a Fiumicino e salire a Grottaferrata, alle porte di Roma. Via 4 novembre 32, nel mezzo di un quartiere di viali alberati, è l’indirizzo dichiarato da Luciano Anemone come sua residenza o come sede legale dell’Anemone Costruzioni. Ed è anche, come ha scoperto ‘L’espresso’, l’indirizzo di una casa di produzioni cinematografica, la Erretifilm srl. Di chi è? Amministratore unico e proprietaria al 50 per cento è Rosanna Thau, 62 anni, moglie di Angelo Balducci. Venticinquemila euro per costituire la srl della signora Balducci li ha messi però Vanessa Pascucci, 37 anni, amministratore unico e socia a metà di un’altra impresa edile legata alla famiglia Anemone, la Redim 2002 di Grottaferrata. E attraverso la Redim 2002, Vanessa Pascucci è anche socia dell’Arsenale scarl: società costituita apposta per il cantiere nell’ex Arsenale della Maddalena. Così il cerchio si chiude. Protetto dal segreto di Stato, l’appalto più ricco del G8 è finito a società amiche di chi aveva in mano la cassa. Con il suo seguito di domande. A cominciare da questa: chi ha scelto di affidare a Balducci l’incarico più delicato?

I guadagni in gioco sono spaventosi. L’opera su cui è già possibile fare qualche conto è l‘albergo che ospiterà i presidenti. Capocommessa del cantiere, la Gia.Fi. di Valerio Carducci. Le poche notizie uscite dagli uffici della Regione Sardegna parlano di 57 mila metri cubi per un costo d’opera salito da 59 a 73 milioni di euro. Considerando un’altezza media delle stanze di 3 metri, sono 19 mila metri quadri coperti. Dunque un costo di costruzione al metro quadro di 3.842 euro, escluso il valore dell’area. Una cifra pazzesca se paragonata al valore di costruzione che per le case di lusso, secondo un capomastro della Maddalena, non supera i 1.200 euro al metro. Polverizzati anche i valori di vendita pubblicati dal sito dell’Agenzia del territorio: un massimo di 3.100 euro al metro quadro per le ville e di 2.000-2.300 per le attività commerciali. Così un ente dello Stato, la Protezione civile, sta finanziando un’opera ignorando le quotazioni pubblicate da un altro ente statale, l’Agenzia del territorio. L’esubero potrebbe essere giustificato con le spese per l’arredamento, il centro benessere e i letti su cui dormiranno Nicolas Sarkozy, Carla Bruni e Angela Merkel. Ma è difficile crederlo. Ammettendo un costo di costruzione molto vantaggioso per le imprese di 2000 euro al metro quadro (38 milioni in totale), per l’arredamento avanzerebbero 35 milioni. Cioè il costo di un altro albergo.

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Lavori e milioni

EX OSPEDALE
L’appalto per la trasformazione dell’ex ospedale militare nell’hotel che ospiterà i capi di Stato è stato affidato alla Gia.Fi. (stanziamento iniziale 59 milioni saliti ora a 73). In Sardegna l’impresa ha costruito la questura di Sassari e il carcere di Tempio Pausania

RETE IDRICA
Appalto affidato alla ditta Opere pubbliche spa (13 milioni dI euro)

Leggi tutta la scheda

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23 dicembre 2008

fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Scandalo-Formato-G8/2054079

Il De Mauro è vivo, lunga vita al De Mauro

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PI – Interviste

martedì 23 dicembre 2008

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Roma – Nelle scorse settimane, sconcerto, disorientamento, una punta di rancore: il Dizionario italiano De Mauro Paravia risultava offline. La conclusione della sua storia editoriale cartacea sembrava riverberarsi in rete: il punto di riferimento di molti netizen era venuto a mancare. Ma si è trattato di un buco di poche ore: a raccontare a Punto Informatico il versante online del De Mauro c’è Franco Bernazzoli della direzione multimediale di Pearson Paravia Bruno Mondadori.

Domenica 14 dicembre. “È stata un’operazione a sorpresa” spiega Bernazzoli, è stata una sorpresa per i cittadini della rete italiani, che confidavano nel De Mauro per sciogliere nodi linguistici e per arabescare i propri post con orpelli lessicali. Il Dizionario italiano De Mauro Paravia, ora fuori catalogo, risultava sostituito da un dizionario dei sinonimi e dei contrari: si è conclusa la storia editoriale del Dizionario della lingua italiana, si accennava sulla home page, per i cittadini della rete sarebbe stato il momento di un nuovo inizio, piegando il dizionario dei sinonimi e dei contrari all’uso che si faceva del dizionario tradizionale, o rivolgendosi alla concorrenza.

La delusione dilagava fra netizen costretti al lavoro e netizen che si arrovellano senza posa sulle dinamiche dell’idioma gentile: commenti piccati e impossibilità di decodificare le strategie dietro al nuovo corso del dizionario scorrevano nelle finestre online dei cittadini della rete. Le proteste hanno iniziato ad affollare anche la casella email presidiata da un incredulo Bernazzoli.

“Ho lavorato al nuovo De Mauro il sabato sera: tutto era già online, tutto era già disponibile – ricorda Bernazzoli – mancava solo il link tra il vecchio sito con il nuovo dizionario e il nuovo sito con il vecchio dizionario”. I netizen si sono imbattuti in un inedito Dizionario dei sinonimi e dei contrari e hanno temuto di non poter più consultare i lemmi con le definizioni se non nella versione mobile, hanno temuto di perdere uno specchio dell’uso della lingua italiana, si sono mobilitati per proporre alternative che sapessero colmare il vuoto.

Il webmaster del De Mauro ammette di aver sottovalutato la solerzia dei cittadini della rete e si è industriato nel più breve tempo possibile. Nel giro di poche ore si sono rincorse in rete rettifiche e bentornati: il Dizionario della lingua italiana De Mauro si è semplicemente trasferito e alloggia ora presso old.demauroparavia.it. Un link a segnalare la presenza online del vecchio dizionario in homepage, un link all’interno di ogni lemma del dizionario dei sinonimi, l’intera opera resta disponibile per la consultazione, gatto è ancora la chiave di ricerca esemplificativa del dizionario e gatto resta il lemma più consultato.

Bernazzoli e la casa editrice non hanno mai pensato di staccare la spina al De Mauro online: il webmaster ha combattuto per anni affinché il dizionario potesse gratuitamente fugare ogni dubbio linguistico dei netizen e non intende rinunciare ora al servizio che da anni sostiene coloro che per i motivi più vari non umettano le dita e non frugano fra le pagine delle opere cartacee. “L’idea è nata per caso nel 2001” racconta a Punto Informatico Bernazzoli: la redazione ancora non lavorava su un database xml, ancora si confrontava con le tradizionali routine editoriali. “Nessuno ci credeva, ma De Mauro ha dato il benestare per procedere al sito”: nel 2001 è iniziato il faticoso lavoro di conversione, il dizionario online si è evoluto in tre versioni, confrontandosi con questioni di accessibilità e sfide per ottimizzare il posizionamento sui motori di ricerca.

Al vecchio De Mauro, racconta Bernazzoli, non mancavano i numeri: tracciando una stima su base mensile, fino alle scorse settimane venivano consultati tra i 200 e i 250mila lemmi al giorno da circa 17mila utenti unici. Accessi che si mantenevano costanti nel corso della settimana con dei picchi il lunedì, accessi che erano equamente distribuiti lungo gli orari lavorativi, in calo fino alle 5 del mattino e in crescita a partire dalle prime luci dell’alba, un’ora dopo.

Le infrastrutture, racconta Bernazzoli facendo riferimento al vecchio server biprocessore Pentium III che sorregge il tutto, non sono all’avanguardia: “Per le ricerche non posso appoggiarmi a MySQL, sennò si inchioda tutto, utilizzo una semplice CGI scritta ad hoc”. Complice il dilagare della notizia della chiusura del De Mauro, inoltre, i netizen hanno sovraccaricato il server di richieste innescando un crash che ha reso inaccessibile il nuovo dizionario sinonimico. Il lavoro da fare è molto e costringe a notti insonni trascorse a rispondere alle email degli utenti. Ma è stimolante collaborare con i cittadini della rete, garantire al meglio un servizio a cui molti sono affezionati. Basti pensare, nel momento della transizione a old.demauro, alle incompatibilità che sono emerse con il plugin per Firefox: grazie al pungolo e al dialogo con i cittadini della rete ci si è adoperati per ripristinare la piena compatibilità.

Per qualche ora il dizionario è apparso irraggiungibile per mancanza di link e in rete si sono affollate le speculazioni innestate sull’epica competizione tra cartaceo e digitale: “Il dizionario cartaceo vendeva poche copie, ma il dizionario online non ne è responsabile: la sovrapposizione di target era minima già nel 2001”. Se dal punto di vista della forma il dizionario della lingua italiana De Mauro potrà continuare ad evolvere e a migliorarsi, i contenuti editoriali rimarranno gli stessi: i lemmi non verrano aggiornati, il dizionario non abbraccerà neologismi e non documenterà il plasmarsi della lingua italiana. Ma rimarrà online, alimentato dall’advertising Google che non consente di sospingere il lavoro di una redazione di lessicografi, ma che permette di coprire le spese di gestione.

C’è chi, forse incoraggiato dalle timide aperture alla collaborazione di diverse storiche realtà editoriali come la Treccani o l’Enciclopedia Britannica, propone di liberare il vecchio De Mauro e di consegnarlo alla collettività perché lo coltivi nel corso degli anni a venire.

Bernazzoli non nasconde il proprio entusiasmo nei confronti di una apertura alla partecipazione dei netizen: “Bisogna considerare che oltre ad essere un editore che opera sul cartaceo, Paravia realizza prodotti destinati alle scuole: ho suggerito di affidare il De Mauro alla rete ma la mia proposta non è stata ben accolta”. Bernazzoli spiega che i vertici della casa editrice sono granitici nella loro posizione: confidano nell’attendibilità di un’opera statica e certificata, rifuggono l’eventualità di aperture e vandalismi che potrebbero riverberarsi su tutte le opere che danno alle stampe. Ma Bernazzoli non sembra rassegnarsi: a testimoniarlo, il link che da ogni lemma dirige l’utente verso Wikipedia; a dimostrarlo, il fatto che Google Friend Connect faccia capolino sulla pagina principale del nuovo dizionario dei sinonimi. Per innestare relazioni mediate dalla rete, per preparare il terreno alla partecipazione.

a cura di Gaia Bottà

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fonte: http://punto-informatico.it/2513040/PI/Interviste/de-mauro-vivo-lunga-vita-al-de-mauro.aspx


Salari al palo nel 2008, prezzi e bollette a più 6 percento

Se non ve ne siete accorti, le buste paga sono rimaste sostanzialmente ferme quest’anno. I pochi aumenti sono andati solo a compensare l’aumento dei prezzi. Lo dice l’Ires, il centro studi della Cgil, anticipando i dati del rapporto sulle retribuzioni che sarà diffuso a gennaio. Quest’anno le buste paga aumenteranno del 3,4-3,5% in linea con l’andamento dell’inflazione programmata. E quindi sono rimaste ferme.

Secondo i calcoli del sindacato di Guglielmo Epifani lo scorso anno i salari erano cresciuti del 2,3% rispetto a un aumento del tasso d’inflazione pari al 2%. Le retribuzioni saranno più alte a livello nominale, ma più basse in termini di disponibilità reale rispetto all’inflazione. Quindi in realtà i salari sono diminuiti in termini di valore reale, hanno perso terreno rispetto alla corsa effettiva dei prezzi di beni di largo consumo.

Non solo, aumenta la forbice tra le paghe più alte e quelle più basse. Aumenta cioè il divario tra le retribuzioni di operai e impiegati e imprenditori e liberi professionisti. Tra il 2002 e il 2008 le buste paga di operai e impiegati sono diminuite di 1.600 euro, mentre le retribuzioni dei secondi sono aumentate di 9mila euro.

«Se a questa riduzione di disponibilità reale per i redditi medio bassi si aggiunge la manca restituzione del fiscal drag, che solo nel 2008 vale 360 euro, si capisce la difficoltà reale dei redditi medio-bassi a cui corrisponde un calo dei consumi registrato anche in questi giorni. Ecco perchè – continua il segretario confederale della Cgil Agostino Megale- continueremo ad insistere affinchè ciò che il governo non ha fatto fin qui, lo faccia a partire dal nuovo anno, riducendo le tasse sui redditi da lavoro e pensione in modo tale da poter rilanciare i consumi». Scondo il rapporto Ires infatti il calo dei consumi che si sta manifestando anche in questi giorni «rischia di essere ancora più pesante nel 2009 a fronte di un calo della produzione industriale, dell’aumento della cassa integrazione e dei posti di lavoro a rischio».

Mentre i salari stanno al palo, prezzi e tariffe sono aumentati di quasi il 6% in termini reali. Questo secondo i calcoli dei consumatori. Vale a dire – è la stima di Adusbef e Federconsumatori- che i consumatori hanno dovuto sostenere una spesa di oltre 1.700 euro in più – a quota 32 mila euro – rispetto al 2007. Il maggior rincaro è stato quello per la nettezza urbana che è volata a un +14,6% rispetto all’anno precedente, più in alto dei rincari delle bollette energetiche – gas e luce in primis – che, complice la corsa dell’oro nero, hanno registrato aumenti fino e oltre il 13%. A fare il bilancio del caro-tariffe 2008 sono i consumatori di ricordando che «solo nell’ultima fase dell’anno vi è stato un abbassamento dell’inflazione per la forte contrazione dei consumi». I capitoli che più hanno inciso sul potere di acquisto sono stati essenzialmente due: i costi per l’abitazione derivanti dagli aumenti «spropositati nel corso dell’anno dei prezzi del petrolio (luce,gas,acqua,rifiuti urbani) e quelli della spesa agroalimentare. Vivere, insomma.

Secondo un’indagine della Fipe-Confcommercio, la federazione del pubblici esercizi, per venire incontro al ridotto potere d’acquisto dei consumatori il 30% dei ristoratori ha ridotto i prezzi del cenone-veglione di Capodanno che costerà in media 83,50 euro, cioè il 6,9% in meno rispetto al prezzo del 2007. Si stima che saranno quasi 5 milioni e mezzo le persone che sceglieranno il ristorante per consumare il cenone e stare con gli amici fino a notte inoltrata con una flessione quasi impercettibile (0,6%) sul 2007.

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27 dicembre 2008

fonte: http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=74597

Arriva l’Olivoteca d’Italia, l’Arca di Noè per salvare 400 varietà di olio

la Coratina della Puglia ROMA (27 dicembre) – Si chiama “Olivoteca d’Italia” e custodirà il dna di 400 varietà olivicole made in Italy, un patrimonio unico al mondo. L’arca di Noè del mondo agricolo nasce da un’idea di Pasquale Di Lena, esperto del settore e fondatore nel 1994 dell’associazioneCittà dell’olio a Larino (Cb). L’area consentirà di mettere in luce la peculiarità di gusto e nutrizionali degli oli nostrani sul mercato globale, con un numero-record di qualità certificate: 37 Dop e 1 Igp sulle 98 dell’Unione Europea.

Al progetto hanno aderito l’Assitol, la Cia e la provincia di Campobasso. Per l’ideatore dell’olivoteca, Di Lena,l’obiettivo è «costituire un’associazione per la ricerca e la gestione di questo oliveto unico, che non vuole solo tutelare la biodiversità, ma sottolineare le straordinarie caratteristiche dei nostri oli, in particolare quelli monovarietali e biologici».

A battezzare l’area il presidente della Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi che ha accolto «con soddisfazione un bel progetto che mette insieme uno dei nostri punti di forza tra i Paesi produttori del Mediterraneo, e non solo. Il progetto tutela inoltre – ha sottolineato Politi – un patrimonio ambientale che, negli ultimi anni, ha rischiato di disperdersi per gli incroci varietali».

Hanno mostrato interesse numerose regioni: Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Toscana. «Nell’ambito di questi territori abbiamo bisogno di 20-30 ettari e questo progetto – ha aggiunto il presidente della Cia – ha tutta la valenza didattica-scientifica per meritare di recuperare una piccola parte di patrimonio fondiario inutilizzato, le aree demaniali». Per Politi «studenti e imprenditori saranno gli interlocutori privilegiati di questa nuova iniziativa».

Marco Oreggia, curatore della guida ‘L’extravergine 2009’, ha spiegato che l’Italia possiede un patrimonio di oltre 224 milioni di piante d’ olivo coltivate su oltre 1,1 milioni di ettari per una produzione che, nell’ultima campagna, si è attestata sulle oltre 574.261 tonnellate di olio. Si va dalla Nocellara del Belice e dalla Coratina della Puglia all’Itrana del Lazio fino al Favarol del Veneto.

L’Italia è al primo posto per la varietà di prodoti staccando di gran lunga la Francia (53), il Portogallo (22), la Spagna (20), la Croazia (16), la Grecia (13), il Maghreb (39), l’Asia (66), l’America (4).

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fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=39825&sez=HOME_PIACERI


Bergamo, niente Bambinello nel presepe. Il parroco spiega ai fedeli: “Non siete pronti”

Monsignor Attilio Bianchi nella Messa di mezzanotte ha detto ai presenti che se non sono preparati ad accogliere gli immigrati, “Gesù non nasce”

Culla per neonato

BERGAMO – In una chiesa di Bergamo il parroco si è rifiutato di mettere la statuetta di Gesù Bambino nel presepe (come accade, per tradizione, il 24 dicembre), perché la gente “non è pronta”. E ora fa discutere la scelta di monsignor Attilio Bianchi, parroco della chiesa di Santa Lucia, il Tempio votivo di Bergamo, annunciata nel corso dell’omelia, alla Messa di Mezzanotte.

Il sacerdote, che durante le omelie domenicali invita i fedeli a curarsi dei poveri e degli emarginati, ha deciso di comportarsi di conseguenza. E durante l’omelia ha proclamato: “Questa notte non è Natale. Non siete pronti. Se non sapete accogliere lo straniero, il diverso, non potete accogliere il Bambin Gesù. Perciò Gesù non nasce”.

E quindi non ha fatto porre nel presepe della chiesa la statuetta (già pronta) del Bambinello. A chi ha chiesto spiegazioni ha poi detto che il presepe era basato sul racconto di Ezio del Favero ‘Al chiaro delle stelle’, in cui Gesù Bambino esce dalla culla per andare da un bimbo povero che non osava stargli vicino: “Il messaggio che abbiamo voluto dare è proprio questo: Gesù non ha paura di avvicinarsi agli emarginati, agli ultimi. E’ ora che chi si dice cattolico metta in pratica gli insegnamenti di Cristo”.

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27 dicembre 2008

fonte: http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/bergamo-presepe/bergamo-presepe/bergamo-presepe.html?rss

Offensiva israeliana su Gaza: «I morti sono più di 200»

I primi soccorsi ai feriti dopo il massiccio attacco israeliano a Gaza (Reuters)I primi soccorsi ai feriti dopo il massiccio attacco israeliano a Gaza (Reuters)

L’attacco dopo i ripetuti lanci di razzi dei giorni scorsi

Missili contro le strutture di Hamas. La reazione: «Risponderemo in tutti i modi»

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GAZA – La durissima offensiva israeliana contro Hamas è arrivata dal cielo: una serie di raid aerei lanciati dalla mattina hanno colpito il porto, le caserme di polizia e le sedi della sicurezza a Gaza. Poi l’attacco è proseguito in altre zone della Striscia. Obiettivi distrutti, ma il bilancio è gravissimo: fonti mediche parlano di almeno 205 morti e 400 feriti, tra i quali anche donne e bambini. Tra le vittime il capo della polizia, Tawfiq Jabber, e il Capo della Sicurezza, Ismail al Jaabary. Dopo alcune ore di pausa, e con l’arrivo del buio, i raid dell’aviazione israeliana sono ripresi nel sud della Striscia di Gaza. In particolare, i caccia hanno colpito un’officina meccanica ad ovest della città di Khan Younis ed un centro media di Hamas.

LE IMMAGINI – La tv satellitare Al Jazeera ha mostrato le immagini di decine di palestinesi riversi sul terreno. Uno dei corrispondenti ha parlato di «una situazione terrificante». Secondo quanto riferisce l’inviato della tv ‘al-Arabiya’, i raid aerei israeliani hanno causato il ferimento di diversi bambini colpiti mentre si trovavano all’interno della loro scuole o nei dintorni.

Guarda il video – L’attacco israeliano contro Hamas nella Striscia di Gaza

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Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza

Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza

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ISRAELE: «E’ SOLO L’INIZIO. ANCHE OPERAZIONI DI TERRA» – Le forze armate dello stato ebraico hanno fatto sapere di aver colpito per «fermare gli attacchi terroristici» su Israele e di essere preparate ad «andare avanti. Questo è solo l’inizio». Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato che «è giunta l’ora di combattere» per porre fine al fuoco di razzi da Gaza sulla popolazione israeliana. «Da mesi – ha continuato Barak – le forze armate avevano avuto l’ordine di prepararsi all’operazione». «Non voglio illudere nessuno – ha concluso il ministro – non sarà una cosa facile e nemmeno breve». Secondo fonti militari israeliane ufficiali citate dalla tv araba al Jazira, «l’offensiva su Gaza durerà per lungo tempo e non esclude che l’Esercito ricorra alle truppe terrestri» per effettuare incursioni all’interno della Striscia.

HAMAS: «VENDETTA» – Come rappresaglia, Hamas ha sparato alcuni razzi dal territorio palestinese contro il sud dello stato ebraico, dove è stato dichiarato lo stato di allerta. La popolazione è stata invitata a non uscire in strada e a restare in aree protette o vicino a rifugi. Secondo fonti mediche, una donna israeliana è morta a Netivot. Altre due persone sono rimaste ferite. Hamas ha «ordinato alle Brigate Ezzedine al Qassam di rispondere all’aggressione degli occupanti in tutti i modi». «Il mondo rimarrà sorpreso della nostra risposta all’aggressione degli occupanti» ha detto Fawzi Barhoum, esponente del movimento estremista islamico. «Ora le Brigate Ezzedine al Qassam – ha aggiunto – hanno le mani libere per rispondere con tutti mezzi di cui possiede, inclusi i missili a lunga gettata e le azioni di martirio. Abbiamo la forza per controbilanciare questo terrorismo». Un appello simile è stato lanciato dalla Jihad islamica: «Tutti i combattenti hanno ricevuto l’ordine di rispondere al massacro perpetrato da Israele».

Audio – L’attacco era preparato da mesi di Francesco Battistini

LE REAZIONI – L’Autorità nazionale palestinese, dalla Cisigiordania, ha chiesto a Israele di interrompere «immediatamente e senza condizioni» la sua «aggressione contro la Striscia di Gaza». Anche l’Egitto ha condannato l’operazione israeliana. E subito dopo l’attacco, l’Iran ha confermato che manderà la sua prima nave di aiuti destinati alla Striscia di Gaza malgrado il blocco navale israeliano.

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Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza

Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza Attacco israeliano a Gaza

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LANCI DI RAZZI – Da giorni le autorità dello stato ebraico avevano anticipato l’intenzione di colpire Hamas dopo i ripetuti lanci di razzi in territorio israeliano dalla fine della tregua del 19 dicembre. E così, dopo l’escalation di attacchi con i razzi Qassam contro le comunità israeliane nel Negev occidentale, i jet si sono levati in volo per colpire simultaneamente le installazioni del gruppo integralista palestinese, che dal giugno 2007 ha il pieno controllo della Striscia. I vertici dell’esercito intendono ora esaminare la situazione dopo i raid aerei, prima di decidere sulla prossima fase dell’operazione. Il governo israeliano ha intanto reso noto che la decisione di condurre un’operazione contro la Striscia di Gaza è stata presa il 25 dicembre. «In seguito alle violazioni dell’accordo di tregua da parte di Hamas e i continui attacchi contro i cittadini nel sud d’Israele, il gabinetto nazionale di sicurezza ha deciso mercoledì 25 dicembre d’impartire istruzioni alle forze di difesa perché agissero per metter fine ai lanci di missili e gli attacchi terroristici provenienti da Gaza», si legge in un comunicato dell’ufficio del primo ministro, Ehud Olmert.

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27 dicembre 2008

fonte: http://www.corriere.it/esteri/08_dicembre_27/israele_attacco_gaza_106eaa28-d3fb-11dd-8f30-00144f02aabc.shtml

200 morti Medioriente in fiamme