“Kyoto, l’Italia sempre più lontana”. Berlusconi: “Pronti a porre il veto”
Il nostro Paese si piazza al 44esimo posto su 57 nel Climate change performance index. Legambiente: “Disastroso”
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ROMA – Gli obiettivi del Protocollo di Kyoto? Sono sempre più distanti per l’Italia. Il nostro Paese prende voti scarsi nella lotta al surriscaldamento globale e, quel che è peggio, la soglia della sufficienza si allontana di anno in anno. A dare un giudizio negativo sulla performance italiana in quanto a misure per la riduzione dei gas serra è il rapporto internazionale Climate change performance index del German Watch, che mette l’Italia al 44esimo posto nella classifica dei 57 Stati a maggiori emissioni di CO2, cioè quelli che producono il 90% dei gas serra a livello mondiale.
Nonostante questi dati, la linea dell’Italia rispetto al pacchetto clima che domani verrà discusso al Consiglio d’Europa è poco conciliante: “Domani esamineremo le proposte e io avrò la responsabilità di dire sì o no: se gli interessi italiani saranno colpiti, io opporrò il diritto di veto e non avrò nessuna esitazione a farlo”, ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il suo intervento alla presentazione del libro di Bruno Vespa.
In caduta libera. Nello studio, che si sofferma sugli interventi positivi e strutturali di ogni singola nazione nel campo del riscaldamento, l’Italia si piazza nel gruppo di coda e perde terreno rispetto alla scorso anno, quando era 41esima. Davanti a noi, India e Brasile. Poco dopo, Paesi noti per essere “grandi inquinatori” come la Polonia e la Cina. E comunque rimaniamo ben lontani dal terzetto di punta delle prime in classifica: le virtuose Svezia, Germania e Francia. Nelle ultime posizioni ci sono invece Arabia Saudita, Canada e Usa.
“Disastroso”. Così Legambiente, una delle associazioni ambientaliste che hanno collaborato alla stesura del rapporto, definisce il nostro piazzamento, “che rispecchia il cronico ritardo nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto”.
Le cause. A determinare questa situazione hanno contribuito l’assenza di una strategia complessiva per abbattere le emissioni di CO2, una politica energetica che punta sull’aumento dell’uso del carbone – una fonte non pulita – e il deficit di trasporti a basse emissioni. Non solo: su di noi pesa la constatazione che nella Ue siamo uno degli Stati dove i gas serra sono cresciuti di più rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%). E questo in barba al taglio del 6,5% imposto dal trattato internazionale.
Punti di forza a rischio. Legambiente osserva che a salvare l’Italia dagli ultimissimi posti della classifica sono state “le poche ma importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55% per l’efficienza energetica”. Ironia della sorte, fa notare Legambiente, queste sono proprio le misure finite nel mirino del governo, “che dopo aver eliminato l’obbligo della certificazione energetica degli edifici, ha tagliato il 55%”.
Prospettive future. Il rapporto del del German Watch ipotizza che il giudizio in futuro potrebbe persino peggiorare e non lesina sulle critiche al comportamento del nostro Paese nei negoziati in corso sul pacchetto energia e clima dell’Unione Europea. Insieme alla Polonia, infatti, l’Italia si merita il giudizio più negativo sul piano internazionale per i ripetuti tentativi di sabotare il pacchetto. Come dire, abbiamo incassato anche uno zero in condotta.
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10 dicembre 2008
DE MAGISTRIS – «Così operava la nuova P2»
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di Roberto Galullo
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La nuova P2 per Luigi De Magistris non è un guscio vuoto: ha il nome di diverse società (tra loro in qualche modo collegate) dalle quali il magistrato stava risalendo al bandolo della matassa affaristico massonica che imbriglia anche politica e ‘ndrangheta. «Una rete di soggetti dichiara testualmente il 3 gennaio 2008 ai colleghi di Salerno che all’interno delle Istituzioni erano in grado di influire ad ogni livello, con collusioni di non secondaria rilevanza proprio all’interno della magistratura. Non a caso il lavoro di delegittimazione e disintegrazione professionale si consolida quando comincio a contestare la violazione della cosiddetta legge Anselmi».
Questa rete occulta secondo De Magistris occupava il cuore e gli organi vitali dello Stato e per seguire il suo ragionamento basta fare un salto a pagina 484 dell’ordinanza della Procura di Salerno. «Le società Tesi e Cm sistemi dichiara il 28 settembre 2008- rappresentavano il fulcro dell’inchiesta Why Not e degli intrecci tra politica (in modo assolutamente trasversale) e affari, nonché per le commistioni con vari ambienti istituzionali».
Tesi, in Calabria, gestirà in maniera fallimentare la società dell’informazione,ma la sua attenzione è tutta volta a Cm sistemi, che cura l’informatizzazione degli uffici giudiziari, anche quelli calabresi attraverso la controllata Cm sistemi Sud, la cui amministratrice era Enza Bruno Bossio moglie dell’exvicepresidente della Giunta calabrese, Nicola Adamo (entrambi indagati nelle inchieste di De Magistris). Bruno Bossio in particolare entra anche nel filone che porta alla loggia coperta di San Marino, sulla quale De Magistris stava indagando. Cm sistemi – che a fine 2007 aveva un fatturato di 32 milioni – fino a tre anni fa aveva il 3% di Brutium, « creatura» di Antonio Saladino ( principale indagato nelle inchieste di De Magistris).
Cm sistemi, fa mettere a verbale De Magistris l’8 ottobre 2008, ha un ruolo di primo piano «nei sistemi di natura più riservata ». A partire dalla realizzazione del primo sistema informativo di gestione dei registri penali. È un sistema utilizzato da 20mila operatori aperto ai collegamenti e all’interscambio informativo tra uffici dei pubblici ministeri, giudici per le indagini preliminari e giudici del dibattimento, casellario giudiziario, Corte di cassazione, Corti di appello, procure generali, Direzioni distrettuali antimafia e Direzione nazionale antimafia. Cm sistemi, che lavora con il ministero della Giustizia dall’84, nega ogni profilo illecito o di appartenenza a gruppi affaristici. E a nulla vale far notare all’impresa che intercorrevano rapporti non sempre limpidi tra Marcello Pacifico ( ad di Cm fino al 7 dicembre 2004), la responsabile commerciale Francesca Gaudenzi e Antonio Saladino (come fa mettere a verbale la superteste Caterina Merante il 15 gennaio 2008 a Salerno). Il direttore commerciale di Cm, Alberto Cappiello dichiara al Sole 24 Ore che la società «non ha nulla a che vedere con cupole o centri di potere occulti. Da questa storia stiamo ricevendo solo danni ». Il Sole 24 Ore è in grado però di rivelare che il direttore finanziario di Cm, Carlo Nardinelli, è stato recentemente ascoltato dalla Procura di Paola (Cosenza), che conduce un filone dell’inchiesta madre avocata a De Magistris.
La «nuova P2», secondo De Magistris, ha il pallino fisso della penetrazione dello Stato dall’interno. Non è un caso che punti l’ago della bussola investigativa su un altro pezzo forte della rete: Franco Bonferroni, indagato per gravi reati sia nell’inchiesta Poseidone che Why Not e considerato legato ad ambienti massonici. De Magistris scopre che Finmeccanica – nel cui cda Bonferroni siede mira a diventare il gestore unico delle intercettazioni telefoniche. Finmeccanica, attraverso Datamat è già fornitrice del ministero della Giustizia anche nell’ambito dei progetti finanziari dal Pon Sicurezza. «Quando l’inchiesta Why Not mi fu illecitamente tolta dichiara De Magistris ai colleghi salernitani il 1° ottobre mi pare che uno dei fautori del piano di Finmeccanica fosse proprio il ministro della Giustizia Clemente Mastella». Da notare che Elio Mastella, figlio di Clemente, è ingegnere di Finmeccanica. La gestione dei tabulati e delle intercettazioni viene revocata al consulente Gioacchino Genchi il 30 ottobre 2007. In serata, con una nota scritta, il commento di Finmeccanica al Sole 24 Ore. «Un possibile ruolo operativo di Finmeccanica si legge nell’ambito della razionalizzazione delle attività di intercettazione telefonica è fatto noto. Finmeccanica dispone infatti di tecnologie e competenze che anche a tale scopo potrebbero essere utilmente impiegate. In particolare Finmeccanica ha elaborato un proprio progetto, denominato Sisp, presentato al ministero di Giustizia nel 2004 (all’allora ministro Castelli), che è tuttora all’esame degli attuali organi competenti. È interesse di Finmeccanica rendere le proprie tecnologie e competenze disponibili agli organi istituzionali cui competono le decisioni in materia di affidamento e gestione».
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10 dicembre 2008
fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/12/p2-cosi-operava.shtml?
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Venerdì lo sciopero della Cgil con le bandiere listate a lutto
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Il sindacato prevede la partecipazione di almeno un milione di persone
Manifestazioni in 108 piazze, un minuto di silenzio per le stragi sul lavoro
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ROMA – Almeno un milione di persone in 108 piazze italiane: è la stima della Cgil per lo sciopero generale che si svolgerà venerdì prossimo. Nel corso di una conferenza stampa, il segretario organizzativo Enrico Panini ha riferito che le bandiere della confederazione saranno listate a lutto, e sarà osservato un minuto di silenzio per ricordare le “stragi sul lavoro”.
Panini ha sottolineato che con lo sciopero generale la Cgil “rivendica una terapia d’urto contro la crisi” e vuole anche esprimere una “netta critica ai provvedimenti messi in campo dal governo con un numero limitato di risorse per poche persone”. La protesta si articolerà a livello regionale e provinciale con 108 manifestazioni, cinque delle quali regionali: in Emilia Romagna, col leader Guglielmo Epifani che concluderà il comizio di Bologna; e poi in Sardegna, Molise, Puglia e Marche.
Per la manifestazione di Bologna sono stati già prenotati 500 autobus. La Cgil stima che venerdì ne arriveranno nel capoluogo emiliano circa 600, oltre a due treni speciali. Nelle altre regioni ci saranno manifestazioni provinciali concluse da segretari confederali o regionali o dai leader delle categorie.
La giornata di protesta sarà seguita minuto per minuto dal sito della Cgil, che manderà in diretta l’intervento di Epifani a Bologna. La Cgil ha inoltre deciso che a chi lavora nella Confederazione sarà trattenuta dalla busta paga la giornata di lavoro per destinarla a un progetto di alfabetizzazione per le donne indiane. Il progetto, ha spiegato Panini, è frutto di un accordo con i sindacati più rappresentativi dell’India.
Il segretario organizzativo ha aggiunto che fino a oggi la Cgil ha promosso 38.452 assemblee durante l’orario di lavoro. “E’ un dato molto rilevante – ha affermato – non ci sono precedenti per quanto riguarda la quantità di assemblee organizzate da un solo sindacato”. “Lo sciopero della Cgil – ha concluso Panini – è stato proclamato per degli obiettitvi. Abbiamo fatto proposte offrendo soluzioni. E spero che si possa riprendere il percorso con Cisl e Uil nei prossimi giorni perché la situazione economica non permette né indugi né tentennamenti. Se così non sarà, la Cgil proseguirà la sua iniziativa”.
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10 dicembre 2008
fonte: http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/economia/scioperi/sciop-cgil/sciop-cgil.html?rss
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Latte crudo: divieto di consumo nelle mense e obbligo di bollitura
SOLO DUE PAROLE: IL LATTE CRUDO FA BENE, QUELLO INDUSTRIALE E’ ‘ACQUA FRESCA’ ARRICCHITA CON ELEMENTI CHIMICI. IL LATTE CRUDO E’ ELEMENTO ‘VIVO’ E COME TALE VA INGERITO. TUTTAVIA E’ BENE SOTTOPORLO ALLA BOLLITURA, RISCALDANDOLO, CIOE’, IN UN PENTOLINO FACENDO ATTENZIONE A SPEGNERE LA FIAMMA APPENA IL LATTE INIZIA A ‘MONTARE’, E QUESTO PER NON DISTRUGGERE GLI ELEMENTI ‘BENEFICI’ IN ESSO CONTENUTI. QUELLI EVENTUALMENTE PATOGENI, COME L’ESCHERICHIA COLI, GIA’ A 70 GRADI VENGONO DISTRUTTI.. QUINDI, MANGIATE LATTE CRUDO, E NON DATE RETTA ALLE ‘SIRENE’ DELLA PUBBLICITA’.
mauro (operatore sanitario e naturopata)
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ROMA (10 dicembre) – Latte crudo da consumarsi solo dopo la bollitura: l’indicazione sarà affissa sui 1.111 distributori di questo prodotto, come prevede un’ordinanza del ministero del Welfare firmata oggi dal sottosegretario Francesca Martini. L’obiettivo è quello di evitare casi di sindrome emolitico uremica come i dieci segnalati fra il 2007 e il 2008 in tutta Italia, causati dal batterio Escherichia coli, che può essere presente nel latte non pastorizzato o non bollito.
Divieto nelle mense. Questo tipo di prodotto, si legge nell’ordinanza, viene vietato nelle mense scolastiche per ragioni di sicurezza. Le macchine erogatrici dovranno riportare in rosso l’indicazione «prodotto da consumarsi solo dopo bollitura». La data di scadenza non potrà superare i tre giorni. Dovranno anche scomparire i bicchieri accanto ai distributori per evitare il consumo senza la bollitura.
Ogni anno consumati 6 milioni di litri. Sono circa sei milioni i litri di latte crudo consumato in Italia ogni anno, latte di filiera corta, cioè proveniente da zone vicine a quelle dove viene venduto. Il latte italiano «è di grande qualità», hanno confermato Silvio Borrello, (direttore della sanità animale del ministero) e Romano Marabelli (capo dipartimento della sanità animale dello stesso dicastero). I controlli veterinari sono costanti e attenti.
Il latte crudo, se non bollito e se proveniente da animali contaminati, può trasmettere l’Escherichia coli. Il batterio, soprattutto nei bambini, può essere devastante, come nel caso della sindrome emolitica uremica che può portare alla dialisi, nel 2007 i casi segnalati sono stati tre (Rimini, Padova, Mantova) e nel 2008 sono stati sette (Bolzano, Ancona, Bologna, Cremona, Mantova, Verona e Torino).
Da giugno 156 ispezioni Nas e 10 denunce. I carabinieri dei Nas a partire dall’11 giugno 2008 hanno condotto 156 ispezioni sui distributori automatici di latte crudo, rilevando cinque distributori non regolamentari dal punto di vista igienico sanitario e segnalando alle autorità giudiziarie e amministrative dieci persone. In tutto sono stati sequestrati otto distributori automatici, 4.757 litri di latte crudo, un’azienda agricola con 315 bovini e 111 suini, 91 capi bovini senza marchio auricolare ed un apparecchio per filtrare il latte.
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fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=37742&sez=HOME_INITALIA
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PER SAPERNE DI PIU’
ESCHERICHIA COLI
caratteristiche generali
Escherichia coli è un microrganismo gram negativo appartenente alla famiglia Enterobacteriaceae, simile ad un bastoncino, presente normalmente nell’intestino dell’uomo e degli animali dove partecipa alla digestione del cibo ed alla fabbricazione di numerose vitamine essenziali. Per molto tempo Escherichia coli è stato considerato un agente di malattia aspecifico dato che non si aveva nessuna certezza della sua pericolosità per l’uomo, tuttavia, nel 1945 fu dimostrata per la prima volta la capacità di alcuni sierotipi di causare una patologia gastrointestinale pediatrica, denominata “diarrea infantile”. Con il passare del tempo apparve chiaro che tale forma di malattia si poteva verificare anche in soggetti adulti. |
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Sebbene quindi Escherichia coli sia un normale abitante dell’intestino dell’uomo dove svolge funzioni benefiche, alcune particolari tipologie di questo germe possono essere implicate in episodi di tossinfezione alimentare. Appartengono a tale gruppo le seguenti categorie: |
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· Escherichia coli enteropatogeni (EPEC) | |||||||||||||||||||
· Escherichia coli enteroinvasivi (EIEC) | |||||||||||||||||||
· Escherichia coli enterotossigeni (ETEC) | |||||||||||||||||||
· Escherichia coli enteroemorragici (EHEC) (Escherichia coli O:157 H:7).
. epidemiologia
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Zimbabwe, il colera fa strage: quasi 774 le vittime accertate
L’epidemia causata dal collasso del sistema sanitario nazionale, conseguenza della pesante crisi economica che affligge il Paese
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I casi di contagio sono più di 15.500. Servirebbero 13,6 milioni di euro
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L’area più a rischio è quella della capitale, Harare, dove si sono registrati finora quasi 200 decessi e le persone ammalate sono oltre 7.600. L’epidemia è la più grave mai verificatasi nel Paese africano. E a causa della fuga di massa degli sfollati il contagio rischia sempre più di propagarsi agli altri Stati della regione, dal Sudafrica al Mozambico, al Malawi. Non a caso il Sudafrica ha allestito strutture mediche al confine, dove vengono curate decine di persone.
Per fronteggiare l’emergenza, in alcuni quartieri periferici di Harare sono stati consegnati, , attraverso l’intervento dell’Unicef, migliaia di litri di acqua. Sono settimane che molte zone della capitale sono senza acqua.
L’agenzia Onu per l’infanzia ha lanciato un appello per la raccolta di 13,6 milioni di euro che garantirebbero l’assistenza alla popolazione colpita. Le autorità dello Zimbabwe dal canto loro hanno decretato la scorsa settimana lo stato di emergenza, chiedendo il sostegno delle agenzie internazionali.
L’epidemia si è diffusa a causa del collasso del sistema sanitario nazionale, causato dalla grave crisi economica in cui versa lo Zimbabwe, con un’iperinflazione che ha superato i 231 milioni per cento e un tasso di disoccupazione che ha raggiunto l’80 per cento. E la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi con l’arrivo della stagione delle piogge.
LA SPEZIA – Rubato orologio d’oro a un frate
Conoscendo, per aver avuto molti amici, gli ambienti conventuali immagino, e mi auguro, che l’orologio in questione sia il frutto di una donazione da convertire in denaro liquido da destinare al sostentamento dei frati o ad altre finalità sociali. Non fosse così, è utile ricordare che i frati, al contrario dei preti, hanno in aggiunta il voto ‘imprescindibile’ di povertà.. per cui, che ci faceva tale frate con un orologio d’oro? Bene hanno fatto a rubarglielo. Non solo, ce ne fosse stata l’occasione avrebbe meritato una solenne bastonatura. Anche gli asini di Dio ogni tanto vanno ‘aiutati’.
mauro
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I Carabinieri della compagnia pontremolese diretti dal Capitano Antonio Ciervo sono alla ricerca dei ladri che hanno piazzati tre “colpi” nella giornata di domenica scorsa, il più singolare dei quali vede nei panni della “parte lesa” il Convento dei Cappuccini di Pontremoli. Ignoti, forzando una porta, si sono introdotti addirittura nelle stanze del Superiore Padre Adriano, ed hanno portato via un orologio d’oro e 600 euro in contanti. E’ stato lo stesso frate a scoprire il furto rientrando nei suoi alloggi in serata, tra lo stupore suo e degli altri confratelli.
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9 dicembre 2008
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SAN GERARDO E IL FRATICELLO
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di GIUSEPPE CATENACCI*
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Un giorno San Gerardo Maria Maddalena passava l’Ofanto per recarsi a Calitri dove l’aspettavano padre Margotta e vari amici.
Appena passato il ponte, sul ciglio della strada, il fraticello che lo seguiva vide una borsa ben gonfia che sembrava fosse piena di monete. Il fraticello aveva tendenze ben diverse da quelle del giovane Santo. San Gerardo aveva abbandonato la famiglia per sposare l’umiltà, l’obbedienza e la povertà. Ma il fraticello dell’Ordine dei Redentoristi, che lo accompagnava, noncurante dei consigli, amava il denaro ed i beni della terra. Quella borsa dimenticata sulla strada gli dava le vertigini, ed era come un diavolo che tristemente lo tentava. Non resiste alla passione d’impossessarsene quando l’oro luccica e comanda all’animo umano, Tuttavia il fraticello volle consultarsi con il Santo.
“Il denaro è lo sterco del diavolo- lo ammonì il Santo di Muro Lucano-; quante volte debbo dirtelo, e lo hai imparato anche dai santi Evangeli. Lascia stare quella borsa. Noi non abbiamo mai posseduto nulla e nulla non c e mai mancato perché la buona gente dei nostri paesi ci ha dato più di quanto abbiamo bisogno”.
“Ma se la borsa non la prendiamo noi — rispose il fraticello- la prenderanno altri che faranno pessimo uso del denaro in essa contenuto.Io voglio prenderla per distribuire tutto ai poveri.
Ancora una volta San Gerardo non volle accontentare il compagno di viaggio, e non permise di prendere la borsa. Ma il fraticello stava sulle spine, tanto potente era il desiderio d’impossessarsi del denaro.
“Se non la prendiamo noi quella borsa la vedranno altri viandanti e, nella lotta per dividersi il denaro, si scanneranno come sempre avviene in simili casi.Gli uomini sono animali di rapina, come tu sai; e noi dovremo in seguito pentirci di avere causato liti ed uccisioni.
“Gli uccelli non hanno provviste; non hanno terre, né case, né denaro. Eppure il buon Dio non permette che essi muoiano di fame.Trovano erbe e bacche per soddisfare le loro necessità di vita. E noi troviamo tutto ovunque andiamo”.
“Ma giungeranno sulla strada molte ragazze della campagna per la comunione generale nella cattedrale, e, nell’ansia di avere di più nel bottino, si azzufferanno e bestemmieranno; Per far sapere che hanno preso la comunione faranno un sacrilegio per non aver confessato i nuovi peccati”.
Questa volta, sentendo che Dio, non gli uomini, avrebbe avuto danno dalle mancate preghiere e quello di una peccaminosa comunione, San Gerardo permise al compagno di raccattare la borsa, tanto più che con il suo intuito aveva divinato che nella borsa vi era tutt’altro che denaro.
Aveva intravisto che un serparo aveva regalato ad un amico, ciarlatano di piazza e di professione, una grossa vipera dalla testa torva e triangolare, alla quale aveva tolto i due denti micidiali con lo strappo di un panno di lana. Era quindi diventata una vipera perfettamente innocua che ben serviva al ciarlatano per attirare il popolo nelle piazze.
Il ciarlatano, che girava per i paesi a vendere cerotti per estirpare calli ed altre cianfrusaglie, aveva dimenticato quella borsa sul ciglio della strada. Nella quale la vipera stava digerendo una rana che il ciarlatano aveva preso nel greto del fiume. Il permesso che aveva dato al compagno di viaggio non doveva essere quindi che un ammonimento definitivo di non toccare il denaro altrui e di spregiare ogni sorta di proprietà terrena per amore e per imitazione di nostro Signore Gesù Cristo il quale, durante la vita terrena, non aveva mai posseduto un giaciglio per dormirvi sopra, e terre, o case, o denaro.
Il fraticello — tutto contento- si gettò avido sulla borsa. La vipera, con mossa fulminea- gli morsicò il polso e scivolò tra i rovi circostanti. Accorse fratello Gerardo e, fingendo una tragica preoccupazione per la vita del compagno, si sciolse il cordone con il crocifisso dal callo e legò strettamente il braccio sopra il gomito per impedire che il veleno della vipera si mettesse in circolazione nella massa fluida del sangue. Non avendo nessuno dei due un temperino, prese un vetro luccicante e fece un taglio profondo sulla ferita succhiandone il sangue. In ultimo, con un tizzo acceso causticò la ferita e la fasciò con un fazzoletto.Il fraticello gli baciò piangendo la mano e: “ Dio sia benedetto, e Gesù Cristo signore nostro. Tu, Gerardo, mi hai salvato la vita mortale dal morso della vipera, e quella immortale dell’anima liberandomi dalla tentazione del denaro. D’ora innanzi sposerò, come tu hai fatto, monna Povertà e sarò umile ed ubbidiente ai superiori”.
“Fratello mio, il liberarsi dalle passione umane è grande sofferenza. L’oro è figlio del maligno; torba le anime ed uccide il corpo più del veleno di mille vipere”.
Da quel giorno il fraticello, come dicono le scritture, visse in perfetta letizia come il compagno di viaggio, ed il Regno dei Cieli guadagnò un’altra anima con grande sconforto dello spirito ribelle e perverso del diavolo.
*Giuseppe Catenacci (Rionero in Vulture, 1893 – 1975). Consigliere provinciale. Consultore nazionale. Autore di numerose opere storiche e letterarie.
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fonte: http://www.basilicata.cc/artistilucani/ruvese/a18.htm
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TARANTO – Pecore contaminate con la diossina: ne saranno eliminate 1.600
LA PRIMA GALLINA CHE CANTA..
L’Ilva diffida dal collegare la contaminazione con il proprio stabilimento siderurgico
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Le pecore contaminate della masseria Fornaro (Infophoto) |
TARANTO – Sono state portate al macello comunale di Conversano (Bari) le circa 1.600 pecore allevate in otto masserie tra Taranto e Statte e risultate contaminate dalla diossina, prodotta da stabilimenti dell’area industriale. Le pecore saranno abbattute nelle prossime ore, probabilmente giovedì, su disposizione della Regione Puglia.
RIMBORSO – Secondo le analisi eseguite dall’Azienda sanitaria locale, gli animali avrebbero assunto veleno e le loro carni risulterebbero contaminate. Gli allevatori saranno risarciti con 160 mila euro complessivi: meno del valore di ogni animale che è di circa 133 euro lordi. L’Ilva di Taranto martedì in un comunicato ha sottolineato che «allo stato non vi è nessun elemento che possa mettere in correlazione la contaminazione degli animali con la diossina prodotta in maniera univoca dallo stabilimento siderurgico di Taranto».
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10 dicembre 2008
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L’ITALIA DEI FURBI – Cosenza, arrestati 70 falsi infermieri in strutture pubbliche e private
Operazione dei carabinieri del Nas. Titoli di studio falsificati e venduti a 10mila euro
Indagine anche sui test d’ammissione alla facoltà di medicina alla Cattolica di Roma
Spesso erano coinvolti in sala operatoria e in delicate mansioni
Altri ancora avevano fatto carriera diventando caposala
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I finti infermieri erano spesso coinvolti anche in sala operatoria e in altre delicate mansioni. Altri ancora avevano anche fatto carriera diventando caposala. Secondo quanto appurato dagli investigatori coordinati dalla procura di Cosenza, l’organizzazione falsificava, in maniera impeccabile, i titoli di studio vendendoli per somme che variavano tra 8 e 10mila euro. E garantiva anche stage truffa insegnando a misurare la pressione arteriosa, medicare e prelevare sangue. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche beni mobili e immobili del valore di 20 milioni di euro, pari a quanto indebitamente percepito nel tempo dagli arrestati.
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Parallelamente, gli inquirenti stanno valutando un altro filone investigativo legato alla cessione, sempre da parte della stessa organizzazione di test d’ingresso per la facoltà di Medicina durante la selezione dei mesi passati all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Tra gli arrestati, infatti, c’è anche un funzionario dell’ateneo che forniva in anticipo agli studenti le risposte ai test d’accesso ai corsi di medicina e scienze infermieristiche della facoltà, favorendo l’ingresso a cinque studenti di cui uno è destinatario di una misura cautelare.
Dl anticrisi, il governo fa il gioco delle tre carte
Hanno aumentato pochi giorni fa dello 0,30 per cento il contributo per l’assicurazione contro la disoccupazione. Adesso, l’hanno già levato. Sembra il gioco delle tre carte: prima l’aumento degli ammortizzatori per chi in questi tempi di crisi è rimasto senza lavoro. Poi, nello stesso decreto anticrisi si decide che l’Inps – quello che le indennità di disoccupazione le deve versare – destini 350 milioni di euro al Fondo per l’occupazione. Un fondo di investimento che dovrebbe creare lavoro, ma non certo aiutare chi non ce l’ha. A sollevare il paradosso sono stati i tecnici del servizio Bilancio della Camera. Gente che i conti li sa fare e che ha chiesto chiarimenti al governo: in sostanza, vogliono sapere se il contributo dell’Inps al Fondo per l’occupazione possa pregiudicare la realizzazione delle finalità cui quelle risorse erano destinate.
Ma le calcolatrici dei tecnici del servizio Bilancio, nel decreto anticrisi di magagne ne hanno trovate anche altre. A cominciare dal tanto decantato bonus-famiglie. Secondo i tecnici, i soldi non ci sono. O almeno non per tutti: le difficoltà nello stimare la platea di cittadini che potrà richiedere il bonus famiglia – spiegano dal servizio Bilancio – «potrebbe determinare squilibri tra la domanda del bonus e le risorse a disposizione». «Il beneficio – aggiungono – appare configurarsi come un diritto soggettivo e, come tale, da soddisfarsi in ogni caso, mentre l’erogazione del bonus appare subordinata alle disponibilità degli enti erogatori del monte dei contributi e delle ritenute a portare a compensazione. Sul punto – concludono – appare necessario un chiarimento da parte del Governo».
Ma è il decreto nel suo complesso ad avere dubbia copertura. Gli interventi decisi dal governo verrebbero coperti da entrate la cui entità «non è in genere suffragata da elementi e dati oggettivi, quanto piuttosto da ipotesi e previsioni», spesso non «suscettibili di oggettivo riscontro». In particolare, i tecnici si riferiscono a tutte quelle entrate che «implicano una volontaria adesione» dei contribuenti, come quelle riferite al «riallineamento dei valori fiscali dei bilanci delle società», chiaramente incerto ed ipotetico. Tra le voci di copertura, c’è anche l’utilizzo del Fas, il fondo per le aree sottosviluppate: un Fondo «di recente già oggetto di riduzioni» e la cui spesa rischia di essere «dequalificata» perché le sue risorse sono state destinate ad altro.
Insomma, i tecnici dicono che sarebbe «utile disporre di un quadro complessivo», perché su quei 6 miliardi e 342 milioni di euro stanziati contro la crisi, c’è una gran confusione. Ad esempio, sembrerebbero «includere le disposizioni» degli articoli 25 sulle Ferrovie e 26 su Tirrenia, che invece hanno già «autonome norme di copertura», mentre non è incluso l’articolo 19, quello relativo agli ammortizzatori sociali, che «appare solo parzialmente trovare un’autonoma compensazione».
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9 dicembre 2008
fonte: http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=74037
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