Archivio | dicembre 7, 2008

Carne di maiale alla diossina, l’Europa in allarme. Controlli in Italia

L’Irlanda lancia l’allerta: livelli di sostanza tossica da 80 a 200 volte quelli massimi consentiti

Partite scoperte in Francia e in Belgio. Colpa di un mangime intossicato

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Carne di maiale alla diossina Europa in allarme. Controlli in Italia BRUXELLES – Maiale irlandese alla diossina: allarme in Europa. Scattano i controlli anche in Italia. La Commissione Ue ha attivato il sistema di allerta rapida sulla catena alimentare dopo che le autorità irlandesi hanno deciso di ritirare tutti i prodotti a base di maiali allevati in Irlanda.

In parecchi esemplari macellati dopo il primo settembre e cresciuti in nove allevamenti nordirlandesi è stata rilevata una presenza di diossina da 80 a 200 volte superiore ai livelli massimi consentiti dalle normative europee. All’origine della contaminazione, sembra esserci un mangime avvelenato dalla sostanza tossica.

Le autorità sanitarie irlandesi hanno ordinato la distruzione della carne contaminata e il ritiro immediato dei prodotti derivati presso i rivenditori, gli alberghi e i ristoranti ma carne di maiale contaminata è stata scoperta già in Francia e in Belgio. A rischio il mercato inglese destinatario privilegiato dell’esportazione irlandese ma confezioni di carne di maiale sono venduti anche in altri Paesi europei tra cui non è esclusa l’Italia dove il ministero della Sanità ha già ordinato severi controlli.

L’allarme delle autorità sanitarie in Irlanda ha seminato nella popolazione il terrore. La carne di maiale è abbondantemente consumata nel paese, con il bacon su molte tavole per la prima colazione e il prosciutto cotto piatto tradizionale nel periodo natalizio. Anche se la Commissione europea assicura che non più del 10% della carne di maiale irlandese sarebbe stata contaminata, i consumatori sono preoccupati e il mercato interno e verso l’estero è crollato.

Secondo l’Ufficio statistico nazionale, a tutto giugno l’Irlanda aveva una popolazione suina di 1,5 milioni di capi. L’esportazione rappresenta per l’isola un giro d’affari di 368 milioni di euro ricavati soprattutto dalla vendita di carne di maiale nella Gran Bretagna, che assorbe quasi metà dell’esportato, in Francia – circa 9.000 tonnellate – e nell’Europa dell’Est, più la Russia 6.000 tonnellate e la Cina, 1.100 tonnellate.

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7 dicembre 2008

fonte: http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/maiale-contaminato/maiale-contaminato/maiale-contaminato.html?rss

https://i0.wp.com/www.ps-ticino.ch/sonvico/discussione/DIOSSINA.jpg

Grecia, scontri con polizia: dopo l’uccisione del 15enne agenti arrestati, si scatena la guerriglia

Tensioni in tutto il paese, 24 feriti. il ministro dell’Interno presenta le dimissioni

ad Atene un agente ha sparato tre colpi a un 15enne uccidendolo. Subito dopo sono scoppiati disordini in diverse città del Paese. Nelle foto auto e cassonetti incendiati dai manifestanti nelle strade della capitale, dove è stata data alle fiamme anche una palazzina (Reuters)

Tragedia nel quartiere Exarchia ad Atene: il ragazzo colpito al petto. Sei arresti, banche e negozi distrutti

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ATENE – Si sono trasformati in tragedia gli scontri ad Atene tra giovani e polizia: un 15enne, Andreas Grigoropoulos, è stato ucciso da una pallottola sparata da un agente nel quartiere Exarchia, già in passato teatro di tensioni. Subito dopo essere stato colpito al torace, intorno alle 20 di sabato (ora italiana), il ragazzo è stato trasferito d’urgenza in ospedale, ma inutilmente. Secondo la ricostruzione e i racconti dei testimoni, due agenti dei corpi speciali dentro una camionetta sarebbero stati presi d’assalto da una trentina di manifestanti con pietre, bastoni e forse (ma il particolare non è confermato) bombe molotov, poi uno dei due è sceso dal mezzo sparando tre colpi contro il ragazzo. Secondo un comunicato diramato dalla polizia «i due agenti hanno detto di essere stati attaccati e di avere risposto. Uno di loro ha lanciato una granata a stordimento, l’altro ha sparato tre volte provocando il ferimento fatale del minore». I due agenti sono stati arrestati, uno con l’accusa di omicidio volontario (Epaminondas Korkoneas, 37 anni) e l’altro di complicità in omicidio (Vassilis Saraliotis, 31 anni). Il primo, quello che ha sparato, aveva detto di aver esploso due colpi in aria e uno a terra; quest’ultimo sarebbe rimbalzato colpendo il giovane.

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Scontri in Grecia: ucciso un 15enne ucciso un 15enne ucciso un 15enne

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GUERRIGLIA URBANA – Dopo che la notizia della morte di Andreas si è diffusa, la situazione è precipitata. Centinaia di cittadini, per la maggior parte abitanti del quartiere, sono scesi in strada per protestare contro la polizia e il governo di destra di Karamanlis. È scoppiata una violenta guerriglia urbana, il cui bilancio provvisorio è di 24 agenti feriti (di cui uno a Patrasso e uno a Salonicco) e 6 persone arrestate: cinque sono accusate di furto nei negozi assaltati, una di possesso illegale di arma da fuoco. Danneggiate o bruciate 31 attività commerciali, 9 agenzie bancarie e 25 auto (cinque della polizia). In breve le violenze si sono estese anche ad altre città della Grecia. «Tutti hanno il diritto di protestare – ha detto il ministro dell’Interno Pavlopoulos -, ma non di distruggere le proprietà o di prendersela contro chi non c’entra niente. Non c’è rabbia che, per quanto giustificata, possa portare a proteste come quelle di cui siamo testimoni: è una cosa che va contro i diritti umani».

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Scontri in Grecia: ucciso un 15enne /2 ucciso un 15enne /2 ucciso un 15enne /2

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ANCORA DISORDINI – Nel pomeriggio di domenica sono tornati gravi disordini ad Atene, Salonicco e Patrasso con migliaia di persone in piazza che hanno preso di mira altri negozi e banche, colpiti con bastoni e spranghe o dati alle fiamme. Ad Atene, una molotov lanciata contro la succursale di un concessionario di automobili francese sul centrale viale Alexandras ha provocato un incendio. La polizia ha usato di nuovo i gas lacrimogeni per disperdere i giovani che lanciavano pietre e pezzi di legno. Circa 5mila persone si erano radunate nel primo pomeriggio davanti al Museo nazionale, dove Andreas Grigoropoulos è stato ucciso. La manifestazione organizzata da diverse associazioni di sinistra e in difesa dei diritti umani, è degenerata e la polizia ha impedito ai dimostranti di proseguire la marcia verso il quartier generale della polizia anche se alcune persone cercano di raggiungere l’obiettivo percorrendo vie secondarie. Una decina di banche, negozi e un commissariato di polizia sono stati incendiati a Salonicco.

A FUOCO AUTO E CASSONETTI – Tutto è cominciato sabato sera quando, dopo la notizia della morte del ragazzo, in poche ore, nella capitale, un gruppo di studenti marciava per le vie del centro città, mentre un altro gruppo si confrontava con la polizia davanti all’università. Incendiati auto, cassonetti dell’immondizia e persino una palazzina in un quartiere popolare. «L’aria è veramente irrespirabile – ha detto un testimone -. Sembrano scene tratte da un film di guerra». Gli scontri, molto violenti, sono andati avanti tutta la notte e domenica mattina in diverse città della Grecia: ad Atene, Salonicco, Komotini e Ioannina c’è stata una vera e propria guerriglia urbana. Nel quartiere di Exarchia la polizia ha sparato candelotti lacrimogeni contro centinaia di giovani che hanno risposto con pietre e oggetti contundenti. Stessa cosa a Salonicco, la seconda città del paese, dove centinaia di manifestanti sono scesi in piazza. Dimostrazioni anche a Komotini e a Ioannina, nel nord della Grecia, oltre che nell’isola di Creta. Ad Atene gli studenti hanno occupato il Politecnico e altri atenei; alcuni giovani hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro la polizia vicino alla facoltà di Droit e gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni.

AVVIATA INDAGINE – Il ministro dell’interno Prokopis Pavlopulos si è pubblicamente scusato per quello che ha definito «un tragico incidente» dicendosi «profondamente rammaricato a nome del governo» per la morte del giovane. Pavlopoulos ha presentato le proprie dimissioni, insieme al sottosegretario con la delega alla polizia, respinte dal primo ministro Costas Karamanlis. L’agente che ha sparato al 15enne è stato prima interrogato e sospeso, insieme al collega che era con lui; poi entrambi sono stati arrestati con l’accusa di omicidio. Sospeso anche il loro superiore, capo del commissariato di Exarchia. Poi il responsabile della morte del ragazzo è stato arrestato. Il governo ha promesso un’indagine approfondita sulla tragedia e «una punizione esemplare». Il Partito socialista, all’opposizione, ha condannato l’uccisione dell’adolescente, attribuendone la responsabilità «ai dirigenti politici e alla polizia». Nel 1985, un altro quindicenne, Michalis Kaltezas, era stato ucciso da un agente e la sua morte aveva scatenato un’ondata di violenze, sempre nel quartiere di Exarchia.

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7 dicembre 2008

fonte: http://www.corriere.it/esteri/08_dicembre_07/atene_giovane_ucciso_polizia_scontri_2871f618-c43b-11dd-a944-00144f02aabc.shtml

Strage Università di Catania nell’aula dei veleni, si allunga l’elenco: A Farmacia morti almeno 15 ricercatori

https://i0.wp.com/farm3.static.flickr.com/2318/2219223474_47b6900a18.jpg

La procura indaga, per il 19 dicembre è fissato l’incidente probatorio
Ma la città, e i suoi poteri forti, tacciono. Silenzio anche dal preside di facoltà

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dall’inviato di Repubblica ALESSANDRA ZINITI

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Catania, strage nell'aula dei veleni A Farmacia morti 15 ricercatoriL’università di Catania

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CATANIA – L’ultima è stata una ragazza di 24 anni, della provincia di Ragusa. Quando ha letto sul giornale di quante persone avesse inghiottito quel laboratorio di Farmacia, adesso chiuso su disposizione della magistratura, sua madre ha preso il coraggio a due mani e ha chiamato l’avvocato Santi Terranova. “Anche mia figlia ha studiato in quel posto, per due anni – ha detto in lacrime – si è ammalata e adesso è morta. Aveva solo 24 anni”.

E così, il già lungo elenco di vittime del laboratorio dei veleni dove per anni studenti, ricercatori, professori, tecnici e personale amministrativo hanno respirato fumi e maneggiato sostanze altamente tossiche, “in valori superiori di decine e anche di centinaia di volte ai limiti fissati per i siti industriali”, come scrivono i pm, si è ulteriormente allungato: le vittime sono diventate 15, gli ammalati oltre venti.

Un numero ancora difficile da definire visto che, oltre alle persone che via via si fanno coraggio e si aggregano a quella sorta di comitato di familiari di vittime del laboratorio di farmacia dell’Università di Catania, che si è radunato attorno all’avvocato Terranova, sono in tanti quelli che negli ultimi giorni hanno telefonato direttamente alla Procura della Repubblica di Catania. E Carla Santocono e Lucio Setola, i due sostituti incaricati della delicata inchiesta dal procuratore Vincenzo D’Agata, si sono ritrovati a parlare con persone ammalate, in stadi più o meno avanzati, che si sono dette disponibili ad aggiungere altri elementi all’inchiesta e a raccontare le loro storie.

Storie del tutto simili a quella di Emanuele Patanè, il 29enne ricercatore che prima di morire per un tumore al polmone ha affidato al suo diario il drammatico racconto di quei suoi anni di lavoro in un ambiente killer e dell’ultimo stadio della sua malattia vissuta nell’assoluta indifferenza di quanti, vertici dell’Università e responsabili della Facoltà, ben sapevano non solo del mancato rispetto delle più elementari norme a tutela della salute ma anche della già lunga lista di vittime e di ammalati. Come dicono gli stessi magistrati negli atti dell’indagine che ha già portato al sequestro del laboratorio, e all’invio di otto avvisi di garanzia per disastro ambientale nel troncone d’inchiesta che presto verrà unificato con quello per omicidio colposo plurimo.

“La cosa che colpisce moltissimo – osservano in Procura – è la giovane età di gran parte delle vittime: quasi tutti ragazzi tra i venti e i trent’anni”. Che in quel laboratorio si specializzavano o affrontavano le loro esperienze di dottorato o di ricerca.

Per il 19 dicembre è già stato fissato l’incidente probatorio per stabilire se le falde acquifere e il terreno circostante il laboratorio di Farmacia siano inquinati dai veleni che, come ha già accertato l’inchiesta, venivano smaltiti dai normali scarichi di lavabi e gabinetti. Poi sarà la volta della penosa quanto delicata sfilata dei testimoni, i familiari delle vittime, ma soprattutto gli ammalati, quelli che ancora lottano contro il male che li ha aggrediti in quelle stanze. E proprio per cristallizzare in questo momento le loro dichiarazioni, certamente decisive per l’accertamento delle responsabilità, l’avvocato Terranova ha chiesto alla Procura un secondo incidente probatorio, che consenta di ascoltare immediatamente le persone ammalate nel timore che non tutte potrebbero essere in grado di affrontare un interrogatorio nei tempi lunghi, previsti dal normale iter delle indagini.

Quello che colpisce, ancora una volta, a Catania è il silenzio assoluto che avvolge la vicenda. Con le lacrime agli occhi, i familiari delle vittime dicono di essersi decisi a denunciare solo ora perché sempre dissuasi dal mettersi contro i “poteri forti”, gli studenti in queste settimane sballottati da un plesso all’altro dopo il sequestro dell’edificio, esprimono sgomento.

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Tacciono ancora i vertici della Facoltà a cominciare dal preside Giuseppe Ronsisvalle. Parla, ieri, per la prima volta il presidente della Regione Raffaele Lombardo che, a Catania per fare il punto sullo stato della sanità siciliana, commenta così la vicenda del laboratorio della morte: “È una vicenda gravissima, che mi ha inquietato ed amareggiato enormemente. Non è che ci vuole la Regione o la polizia che controlli. Ci vuole la coscienza di chi sa e magari chiude un occhio facendo correre un rischio e facendo perdere la vita agli altri, che magari non lo sanno o sono costretti a farlo per ragioni di carriera o addirittura di lavoro e di vita”.

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7 dicembre 2008
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GRECIA, DIETRO GLI SCONTRI – Fotografia di un Paese pieno di contraddizioni

https://i0.wp.com/www.anekitalia.com/media/immagini/9445_grecia-2007.jpg

La Grecia è vicina ma, per tanti aspetti, sconosciuta e lontana. Eccone una scheda sintetica con uno sguardo anche alle realtà anarchiche e libertarie

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di Franco Bertolucci

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La situazione economica

La Grecia rappresenta sul piano economico e politico, ormai da circa un decennio, uno dei paesi emergenti, insieme alla Spagna, dell’area del Mediterraneo, con una crescita economica superiore alla media comunitaria, infrastrutture moderne e un’immagine internazionale di paese affidabile.

Nel recente passato ha avuto il suo momento di “gloria” con le Olimpiadi del 2004. Attualmente è governato da Costas Karamanlis esponente di un blocco politico conservatore di cui è perno il partito della Nuova democrazia. Un paese con poco più di 11milioni di abitanti, di cui un terzo concentrati nell’area urbana di Atene (3.757.000 – fonte: censimento 2001. Altre città principali della Grecia sono Salonicco – 1.047.000 abitanti –; Patrasso e distretto – 334.000 abitanti –; Larisa e distretto – 278.000 abitanti –; Iraklion e distretto – 294.000 abitanti –), ha un economia oggi, rispetto a trent’anni fa, estremamente più dinamica e diversificata, aperta ai prodotti e agli investimenti provenienti dall’estero. La base industriale greca risulta da sempre di ridotte dimensioni, se confrontata con altri paesi UE: nel 2005 l’industria ha contribuito con il 17,2% del PIL, di cui il 9,7% proveniente dai settori manifatturiero e minerario il 7,5% dal settore delle costruzioni. Nonostante la politica di privatizzazioni varata dagli ultimi governi, lo Stato continua a svolgere un ruolo preminente nel settore economico. Tradizionalmente, i tre quarti circa dell’attività economica sono controllate dalle aziende statali specialmente nel settore dell’energia e delle telecomunicazioni. L’industria è prevalentemente concentrata nelle aree urbane e periferiche di Atene e Salonicco, mentre è assai scarsa nelle regioni settentrionali e nelle isole. Oggi, grazie agli aiuti comunitari, grande impulso hanno avuto lo sviluppo delle infrastrutture – strade, ferrovie, porti e aeroporti. Il settore dell’agricoltura, nonostante il declino degli ultimi anni, risulta in termini relativi il più esteso dell’UE rappresentando il 4,1% del PIL nel 2005, ben al di sopra della media europea del 2,5%. L’agricoltura della Grecia è caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di unità produttive di piccole dimensioni ed è prevalentemente orientata verso produzioni tipicamente mediterranee (olio di oliva, agrumi, cotone e tabacco). Nel 2004, il settore terziario contribuiva con il 74,4% alla formazione del PIL; comparti di particolare rilievo e trainanti del settore nel suo complesso sono le attività armatoriali ed il turismo.
Il deficit della finanza pubblica è stato drasticamente ridotto: nel 2004 (anno delle Olimpiadi) era il 7,8% del PIL e nel 2007 ha raggiunto il 2,8%, al di sotto del limite del 3% fissato nel “Patto di stabilità e crescita” attualmente in vigore nei paesi dell’area euro.

La crescita degli investimenti fissi, motore del progresso economico degli ultimi anni, è aumentata notevolmente nel 2006 (14,8%); nel 2007 tale tasso ha subito un brusco rallentamento, al 4,1%, ed è previsto un suo assestamento sul 3,9% nel 2008-09; il livello degli investimenti rimane tuttavia elevato in termini assoluti. Con l’aumento dei tassi d’interesse, i consumi privati dovrebbero rallentare intorno al 2% annuo. Le esportazioni sono previste in crescita ad un tasso maggiore rispetto a quello delle importazioni; nel periodo 2008-12 il tasso di crescita del PIL dovrebbe assestarsi in media sul 3,1% (dal 4,3% del 2003-07).

Atene, sede del Gruppo ‘Nosotros’

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La situazione politica

La politica greca in questi ultimi trent’anni è stata gestita da due clan familiari quelli dei Karamanlis e dei Papandreou.
Nel settembre 2007, il governo di centro-destra guidato da Costas Karamanlis ha ricevuto il secondo mandato consecutivo. La rielezione di Karamanlis, anche se con un minor consenso dovuto agli effetti di alcuni scandali finanziari e alla catastrofica gestione dei soccorsi alla popolazione durante l’estate del 2007, quando la Grecia è stata devastata da molteplici incendi, nella sostanza ha significato una conferma delle politiche neoliberiste: privatizzazione delle aziende pubbliche, incremento delle riforme strutturali, in particolare quelle riguardanti le pensioni e il mercato del lavoro ecc.

George Papandreou, nonostante la sconfitta elettorale, è stato rieletto leader del PASOK nel novembre 2007 e di recente è stato nominato presidente della Internazionale socialista. Il PASOK è però impegnato in una difficile transizione. Dopo quasi venti anni consecutivi al governo, il passaggio all’opposizione ha lasciato il segno. La sconfitta elettorale ha accentuato l’antagonismo tra la componente riformista-liberista e quella social-democratica.

Sulla scena politica di questi anni si è affacciato il LAOS – Movimento popolare ortodosso su posizioni xenofobe e di estrema destra, che tutte le rilevazioni danno in crescita. Il suo leader Giorgios Karadzaferis, grazie a una politica populista basata sulla difesa dell’identità e della tradizione nazionalista e l’abilità mediatica, può rappresentare un polo di attrazione sia per una parte dell’elettorato di centrodestra, sia per la parte più social-popolare di quello che oggi vota PASOK.

Alla sinistra del PASOK ci sono altre due formazioni il KKE, Partito comunista greco di tendenza stalinista e la coalizione d’impronta ecologista della nuova sinistra SYRIZA. Entrambi i partiti nelle ultime elezioni del 2007 hanno avuto un discreto successo elettorale.

Atene, manifesti anarchici

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Il movimento anarchico

Le cronache politiche di questi anni della Grecia hanno spesso portato all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale la presenza di un movimento anarchico numeroso e assai vivace. Da dove nasce e come si è sviluppato il neoanarchismo della penisola Ellenica?

La storia della Grecia contemporanea per la generazione dei giovani del Sessantotto, ha inizio il 21 aprile 1967 quando un gruppo di colonnelli impose un regime militare, sospendendo ogni garanzia democratica e imprigionando migliaia di oppositori. Molti studenti antifascisti greci furono costretti ad emigrare in paesi europei dove di lì a poco sarebbe scoppiata la rivolta studentesca. Il movimento anarchico in Grecia in quel periodo praticamente non esisteva. Gli anni Trenta con i regimi autoritari che si erano succeduti, la seconda Guerra mondiale e la successiva guerra civile, tra comunisti fedeli a Mosca e i monarchici/nazionalisti alleati delle potenze occidentali (soprattutto dell’Inghilterra), avevano spazzato via ogni residua memoria di un movimento che seppur minoritario aveva mosso i suoi primi passi tra la fine dell’Ottocento e i gli anni Venti del Novecento. L’oblio aveva cancellato i nomi dei pionieri dell’anarchismo ellenico come quello del poeta Mikelis Avlichos (1844-1917), dell’operaio Constantinos Speras (1893-1943) o dell’internazionalista Plotinos Rhodakanatis di tendenza socialista libertaria, che ebbe un ruolo importante nel primo movimento rivoluzionario messicano.

Atene, lapide in ricordo del giovane studente
Michailis Kaltezas ucciso dalla polizia
l’11 novembre 1985

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La situazione cambia radicalmente con la rivolta studentesca del Politecnico del 17 novembre 1973, cui partecipano anche alcune individualità anarchiche, che da il via alla crisi del regime dei colonelli e riporterà la Grecia nell’alveo delle democrazie occidentali. Alcuni gruppi di giovani studenti, che all’estero avevano maturato una scelta libertaria, tornati in Grecia alla caduta del regime dei colonnelli, iniziarono a costituire circoli e pubblicare giornali dichiaratamente anarchici. Alla fine degli anni Settanta il movimento anarchico greco salì alle cronache internazionali in seguito ad una dura repressione da parte delle autorità che colpì diverse decine di compagni, alcuni di questi vennero condannati con varie accuse a diversi anni di prigione. Il movimento libertario internazionale si mobilitò per strappare dalle galere questi compagni, tra i quali in particolare si ricordano Philippos e Sophia Kyritsis condannati a 9 anni di prigione per attività sovversiva.

Il movimento anarchico greco torna di nuovo alla ribalta internazionale quando in occasione delle manifestazioni indette il 17 novembre 1985, per ricordare la rivolta studentesca del Politecnico del 1973, la polizia e gli apparati speciali anti-sommossa del ministero dell’interno, allora guidato dai socialisti del PASOK, attaccano i manifestanti arrestando centinaia di studenti e uccidendo il giovane quindicenne Michailis Kaltezas – Oggi nel luogo dove fu ucciso il giovane studente una lapide lo ricorda – . Il 17 novembre è diventata una data fondamentale del calendario sovversivo e anarchico greco, ogni anno si tengono manifestazioni e proteste che spesso culminano in incidenti con le forze dell’ordine. Da quegli anni il movimento anarchico greco è cresciuto per attività e diffusione e oggi è una parte vitale dell’opposizione sociale al governo di Karamanlis.

Franco Bertolucci

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Atene, striscione anarchico

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Principali indicatori economici
Indicatore

PIL

2004

2005

2006

2007*

PIL a prezzi correnti

185,2

198,6

214,0

228,9

(miliardi di €)

PIL a prezzi correnti

230,3

247,4

268,7

313,4

(miliardi di US$)

Tasso di crescita reale (%)

4,6

3,8

4,2

4,0

PIL pro capite (US$)

20.980

22.520

24.470

28.560

Inflazione (%)

2,9

3,5

3,2

2,9ª

Bilancia Commerciale

(miliardi di US$)

Esportazioni fob

15,7

17,7

20,3

23,9

Importazioni fob

-47,4

-52,0

-64,6

-80,8

Saldo

-31,6

-34,3

-44,3

-56,9

Tasso di disoccupazione (%)

10,5

9,9

8,9

8,3

Tasso di cambio US$:€

1,24

1,25

1,26

1,37ª

(media annuale)

Debito estero (miliardi di US$)

69,4

75,2

81,0

86,7ª

Riserve Internazionali

(miliardi di US$ – escluso oro)

1,2

0,5

0,6

n.d.

Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit:
Country Report giugno 2008 (*) stime EIU; (ª) valori attuali

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Qualche indirizzo utile

Babylonia on-line
http://www.babylonia.gr

Antiauthoritarian mouvement
http://www.resistance2003.gr
(Il sito ha versioni in lingua inglese e spagnola)

Blackout
editorial@blackout.gr

Eutopia
journal for libertarian municipalism
P.O. box 145 – 43101 Karditsa (Greece)
info@eutopia.grhttp://eutopia.gr
(Il sito ha versioni in lingua francese, spagnolo, italiana e turca)

Epi ta prosso
(Giornale di Unione Sindicalista Libertaria)
epi_ta_prosw@yahoo.com

Flesh machine
flesmachine@hotmail.co.uk

..

fonte: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/index.htm


GENOVA – «Prigionieri» sulla nave in disarmo

Scontri al porto per l'arrivo dei rifiuti campani Foto dalla Nuova SardegnaPolizia al porto di Cagliari per l'arrivo della Italroro Three. Foto dal sito della Nuova Sardegna

La nave “immondezzaio”, protagonista degli scontri in Sardegna sui rifiuti campani

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Genova: L’Ital RoRo III° vittima della crisi che colpisce anche i porti.

L’armatore chiude. I marinai a bordo: freddo e poco cibo, ma restiamo qui

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GENOVA — Tobia sul camiciotto bianco da cuoco ha messo un giaccone e si avventura nel buio della banchina: ha appuntamento con un amico che gli ha promesso le sigarette. «Me ne regala tre stecche — dice — così ce l’ho per tutti. Soprattutto per Cesare, che non può stare senza». Cesare è l’ufficiale di macchina, romeno, gran fumatore. L’amico di Tobia è un marittimo «più fortunato», perché ha l’imbarco sicuro e così dà una mano a quelli dell’Ital RoRo III°.

https://i0.wp.com/ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/foto_trattate/2008/01/14/nave_rifiuti_italroro_452--430x250.jpg

L’Ital RoRo è sotto sequestro perché l’armatore, la Navigazione Puglia, non ha retto la crisi finanziaria e ha gettato la spugna. Ha fermato la nave a Genova insieme alle gemelle, la Ital RoRo II° e la Ital RoRo I°, a Tolone e a Siracusa. In gergo si chiamano «navi abbandonate»: l’armatore in crisi le ferma e nei porti di tutto il mondo rimangono scafi sotto sequestro con un equipaggio che non vede lo stipendio da mesi. E si auto-imprigiona a bordo per non perdere la speranza di vedere qualcosa di quanto dovuto. Oppure, senza soldi e a migliaia di chilometri da casa resta a bordo perché almeno qualcosa da mangiare arriva sempre. A Tolone sono rimasti in tredici, compreso il capitano, l’equipaggio è diviso a metà tra italiani e filippini. Alla Ital RoRo di Genova erano in ventidue, dopo due mesi sono rimasti in quattro più il comandante appena arruolato in sostituzione del precedente, e il secondo ufficiale. Sei persone in tutto: cinque italiani e un romeno. A bordo c’è Tobia, il cuoco-cameriere-factotum, un genio della sopravvivenza.

Stasera cucinerà minestra con lenticchie: «Però per domani dovrei fare un colpo grosso, gli amici che vengono dalla Sardegna mi hanno promesso il maialino e i genovesi il basilico per il pesto». Amici, «napoletani, come me, ma anche molfettesi, camionisti sardi e camalli genovesi», Tobia fa l’elenco della sua «rete» che, ne è certo, farà passare a lui e ai suoi compagni un Natale almeno decente. Tobia agisce dal basso, il comandante Alfonso Auria dall’alto: «Soldi per la cambusa non ne ho praticamente più — dice — quindi ho chiesto un reintegro di cassa, aspettiamo e vediamo cosa arriva. Io sono responsabile del benessere dell’equipaggio, la legge mi dà il potere di vendermi anche pezzi di nave se è necessario per il sostentamento e per la sicurezza». Ma da vendere a bordo della Ital RoRo c’è ben poco. La stiva è vuota. Quasi una nave fantasma. «L’altro giorno — dice il secondo ufficiale Francesco Curreli — è venuto l’ufficiale giudiziario a fare un pignoramento e si è perso. Son dovuto andare a recuperarlo seguendo la voce che mi chiamava». Il secondo ufficiale porta il berretto di lana da marinaio e si scusa: «Sa, è per il freddo…». Il riscaldamento è già stato sacrificato: «Consumo una tonnellata di gasolio al giorno per l’elettricità — fa il conto il comandante — non ne posso usare un’altra per il riscaldamento. Se restiamo senza bunkeraggio andiamo in black out. Nelle cabine abbiamo messo delle stufette elettriche».

Al momento le stufette stanno asciugando il bucato, camicie e biancheria stese su una corda. Per fortuna Genova non ha un clima rigido. Sembra che quelli di Tolone se la passino peggio, fa molto freddo e con il gasolio sono agli sgoccioli. Cosa fare? «Aspettare». Quanto? Non si sa. La storia della Ital RoRo è meno peggio di altre. Qua gli armatori ci sono e stanno trattando con possibili acquirenti genovesi e olandesi: «Cercano una soluzione — dice il comandante —. Purtroppo sono incappati in questa crisi dei noli». In altri casi quando la nave è abbandonata e l’Itf, il sindacato internazionale, cerca l’armatore non trova più nulla: «Siamo stati in uffici in Grecia — dice l’ispettore dell’Itf, il capitano Piero Luigi Re — dove non c’era più neanche il filo del telefono. Scomparsi, unica traccia una casella postale alla isole Cayman». Adesso l’Itf teme una recrudescenza del fenomeno delle navi abbandonate. Remo Di Fiori, segretario Cisl marittimi e membro dell’Itf conferma: «Nei prossimi sei mesi potremmo trovarci decine di equipaggi sulle braccia». Gli equipaggi, i prigionieri volontari delle navi abbandonate. «Lo diceva anche Aristotele — chiude il comandante Auria —. Ci sono tre categorie di uomini: i morti, i vivi e i naviganti». Gli invisibili.

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Erika Dellacasa
07 dicembre 2008

fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_07/marinai_nave_occupata_dellacasa_7e2c9632-c439-11dd-a944-00144f02aabc.shtml

Assedio del 1861, Gaeta chiede ai Savoia 220 milioni di euro di risarcimento

https://i0.wp.com/digilander.libero.it/carandin/assedio01.JPGAssedio di Gaeta, immagine storica, 1861

Il Consiglio comunale ha dato mandato alla giunta di avviare un’azione legale contro gli eredi di Casa Savoia per i danni causati dai piemontesi tra il 1860 e il 1861

La replica del portavoce

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emanuele filiberto e vittorio emanuele di savoia Latina, 6 dicembre 2008 – Il Consiglio comunale di Gaeta con il solo voto della maggioranza di centrosinistra ha dato mandato alla giunta, guidata dal sindaco Antonio Raimondi, di avviare un’azione legale contro gli eredi di Casa Savoia.

La causa, proposta dal leader del partito del Sud e assessore del comune pontino, Antonio Ciano, punta a chiedere i danni causati dai piemontesi durante l’assedio a quella che fu l’ultima roccaforte del Regno delle due Sicilie, nel 1861. La richiesta di risarcimento danni ammonta a 220 milioni di euro. “Si tratta – ha affermato il sindaco Antonio Raimondi a margine della seduta del Consiglio – di un momento storico per la città perchè finalmente potremo fare una istanza forte, se non altro per il riconoscimento morale, di quanto accaduto dal novembre 1860 fino al 13 febbraio 1861. Per questo chiederemo anche un risarcimento danni anche se è l’aspetto storico, voglio sottolinearlo, che ci interessa. Gaeta – ha aggiunto il sindaco – ha pagato allora, in termini di crimini contro l’umanità perchè ci furono bombardamenti sanguinosi, e perchè da allora la mia città ha vissuto un inesorabile impoverimento a causa della decisione di demanializzare molti tratti del territorio.
Impoverimento che paghiamo ancora oggi”.

LA REPLICA

Il lungo e cruento assedio di Gaeta, dal novembre 1860 al febbraio 1861, non fu condotto “dalla famiglia Savoia, ma dall’esercito piemontese, insieme ai garibaldini. Il Comune di Gaeta dovrebbe fare causa allo Stato italiano, non ai Savoia, ma è tutta una cosa risibile”. È il commento del portavoce di Casa Savoia, Filippo Bruno di Tornaforte, alla notizia della richiesta di risacimento (per 220 milioni di euro) votata dal Comune di Gaeta nei confronti dell’ex dinastia reale. “L’assedio di Gaeta – ricorda Tornaforte interpellato dall’Agi – fu uno degli atti conclusivi del processo di unità nazionale. Un sogno, quello del Risorgimento, per il quale molti hanno perso la vita. Ma purtroppo – continua il portavoce dei Savoia – vedo che si prendono sempre più spesso pretesti per attaccare il processo risorgimentale, si difende l’identità delle Regioni, dei Comuni, svilendo il valore dell’Italia unita”. Quella di Gaeta in sè e per sè, conclude Tornaforte, “è solo una boutade, anche perchè a questo punto vorrei sapere quanto ha guadagnato economicamente Gaeta dall’essere da 150 anni parte dell’Italia”.

FONTE AGI

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fonte articolo: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/12/06/137607-assedio_1861_gaeta_chiede_savoia.shtml

Peggiora la qualità della vita: maglia nera ad Agrigento, Siena la migliore

Qualita' della vita crollata nel Nord Ovest

Qualita’ della vita crollata nel Nord Ovest
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Roma | 7 dicembre 2008
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La Toscana, il Trentino Alto Adige, l’Emilia Romagna e in generale il Centro Nord: sono le regioni dove di vive meglio, secondo il “Rapporto 2008 sulla qualita’ della vita”, che sara’ pubblicato domani da Italiaoggi e di cui e’ stata data un’anticipazione. E’ Siena, in particolare, la numero uno, quella in cui si sta meglio. Per servizi, lavoro, ambiente, sicurezza, mancanza di disagio sociale, popolazione, tempo libero e tenore di vita.

Maglia nera invece alla provincia di Agrigento, che nella classifica e’ all’ultimo posto, preceduta da Enna e Napoli. Ma e’ tutto il Sud ad uscire con punteggi bassissimi, con le prime province, Campobasso e Bari, che si trovano al 41/mo e 48/mo posto. Si vive bene anche a Trento e Bolzano (rispettivamente seconda e terza), mentre nel Nord Ovest la situazione e’ peggiorata: Milano e Torino, ad esempio, hanno perso alcune posizioni in classifica rispetto al 2007.

In netto miglioramento invece Roma, che e’ salita al 29/mo posto, dal 58/mo del 2007. Migliorata anche la situazione di Isernia, maglia nera 2007, risalita di 24 posizioni.

In generale, pero’, la qualita’ della vita e’ peggiorata: in 55 province su 103, e’ risultata scarsa o insufficiente, il peggior risultato degli ultimi sei anni.

– CRIMINALITA’: E’ Bologna la provincia meno sicura, agli antipodi c’e’ invece Matera. Genova conta il maggior numero di borseggi, Modena e Savona il maggior numero di furti d’auto e in appartamento. A Napoli si concentrano le rapine, a Isernia le truffe, a Crotone gli omicidi, a Bologna le violenze sessuali su maggiori di 14 anni a Rimini su minori di 14 anni.

– DISAGIO SOCIALE: E’ una piaga che colpisce in primo luogo le province di Avellino, Caserta e Trapani. Trieste e Gorizia sono invece i territori in cui il problema si sente meno. Gli infortuni sul lavoro capitano soprattutto a Rimini, i suicidi o tentativi di suicidio si concentrano a Vercelli e Trieste. Il piu’ alto tasso di disoccupazione si ha a Palermo, il piu’ alto numero di minori denunciati a Messina.

– SERVIZI: La provincia di Aosta e’ quella che ne offre di piu’ ai cittadini. Fanalino di coda Prato. Siracusa e’ la provincia che mette a disposizione piu’ insegnanti, Grosseto piu’ medici ospedalieri, Crotone piu’ posti letto nei centri di cura.

– TEMPO LIBERO: In cima alla classifica c’e’ Firenze, che e’ la provincia che conta anche il maggior numero di associazioni. Ancona e’ al primo posto per l’offerta di palestre, Sondrio per le sale cinematografiche, Parma per le librerie.

– TENORE DI VITA: Il piu’ alto e’ a Milano (qui le pensioni medie sono le piu’ alte di Italia, come anche i depositi bancari pro capite), il piu’ basso ad Agrigento. Il prezzo al metro quadro per gli appartamenti si registra a Napoli. Le spese piu’ alte per i consumi si hanno a Belluno.

– LAVORO: La disoccupazione si fa sentire soprattutto ad Agrigento; i fallimenti di imprese sono piu’ frequenti a La Spezia. Parma brilla per il suo tasso di occupazione (72,4%). Grosseto conta il maggior numero di imprese registrate.

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fonte: http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=89192

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A Siena si parlano 50 lingue:
con gli immigrati l’italiano cambia

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ROMA – Si parla di immigrati, di coppie miste, di cittadinanza. Ma è difficile, in mezzo a questa ‘rivoluzione’, sentire qualcuno che si occupi di quello che sta accadendo alla lingua italiana. Eppure il mutamento è visibile anche nelle insegne e nelle scritte sui muri. Alle parole che usiamo si sono aggiunti tanti altri vocaboli arrivati dall’Europa dell’Est, dall’Africa, dal Sud America. E’ questo l’argomento della prima pubblicazione dell’Osservatorio linguistico permanente dell’italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia dell’Università per Stranieri di Siena.

Il volume “Toscane favelle – Lingue immigrate nella provincia di Siena” sarà presentato a Roma, nel palazzetto Mattei di Villa Celimontana, lunedì 19 settembre, alle 16.30 da Giuliano Bellezza, Tullio De Mauro e dal rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Massimo Vedovelli.

L’opera è il risultato di un’indagine svolta da Raymond Siebetcheu, un giovane camerunese laureatosi in Mediazione linguistica e culturale, che ha studiato il rapporto fra la presenza delle comunità immigrate nel territorio senese e il nuovo assetto linguistico ne deriva.
La tesi di Siebetcheu è stata affiancata dall’opera di altri giovani ricercatori, in particolare Monica Barni e Carla Bagna. Un giovane geografo, Massimiliano Tabusi, ha aggiunto all’analisi sociolinguistica la prospettiva della sua disciplina, e Paolo Chiricozzi, geomatico esperto di cartografie digitali, ha realizzato le carte geoetniche e geolinguistiche presenti nel volume e nel cd-rom.

Il titolo evoca la prima cattedra di “toscana favella” istituita a Siena dal Granduca Ferdinando I nel 1589, ma la città e i suoi dintorni sono da sempre considerati la culla della lingua italiana e questo ne fa il luogo ideale per l’inizio di una ricerca del genere. Nel territorio della provincia sono state identificate più di 50 lingue immigrate che, diventando stanziali, modificano l’italiano.

“Quando si parla di immigrazione – afferma Monica Barni, coautrice del testo – l’argomento lingua non è mai affrontato. Mentre è uno dei problemi più pressanti perché se non sappiamo capire le persone che arrivano non possiamo neanche aiutarle”.
L’Osservatorio Linguistico senese è stato istituito dal ministero dell’Istruzione con lo scopo di attivare una sistematica osservazione dei mutamenti linguistici nel nostro paese e all’estero, attraverso un’attività di ricerca e formazione.

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fonte:  http://www.ilpassaporto.kataweb.it/dettaglio.jsp?id=39116&s=0

Facebook, attenti al virus: un click uccide il computer

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Il malware Koobface è in circolazione sul web in almeno una dozzina di varianti

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07 dicembre 2008| Umberto Rapetto*

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Centoventi milioni di potenziali vittime: la catastrofe che si annuncia è fortunatamente soltanto digitale, e soprattutto, chi vuole può cominciare a depennare il proprio nome dall’interminabile elenco di “caduti”. Se ci si vuol salvare, infatti, basta evitare un clic del mouse che potrebbe rivelarsi fatale. Niente di più. Parliamo di Facebook, il fenomeno che ha travolto la popolazione degli utilizzatori di Internet, e di Koobface, il virus che – contromano come parte del suo nome – sta per investire torme di cybernauti a braccia aperte, in attesa di nuovi amici.

La propagazione della nuova insidia informatica sembra avere proporzione soltanto nella diffusione di consensi tra la “gens facebookiana”: gli utenti della più grande aggregazione telematica – presi da entusiasmo viscerale – hanno da tempo abbandonato le più elementari difese immunitarie e rinunciato a ogni sorta di profilassi pur di accaparrarsi nuove amicizie e poter contare su un nuovo, magari fatidico, incontro. Chi, sopravvissuto a quella Second Life rivelatasi più noiosa della prima in corso d’essere, cercava emozioni nella dimensione del social networking, rischia di essere rapidamente accontentato.

Dopo aver ripescato il vecchio compagno di banco della seconda elementare e aver scoperto che solo la sua antipatia è immutata, l’iscritto a Facebook deve sapere che il prossimo appuntamento online potrebbe essere con il micidiale “malware” che si presenta con l’allettante proposta di constatare “quanto sei divertente in questo spezzone” o di visualizzare un “secret video from Tom”. Nonostante fossero coscienti di non essere mai stati nemmeno involontari attori di qualsivoglia sequenza cinematografica, molti sono inciampati nell’orgoglio e nella vanagloria: hanno aderito all’invito e pagato il fio per essersi lasciati blandire da un falso complimento.

L’idea di un filmatino piccante o di qualcosa che possa essere uno spunto degno del Premio Pulitzer ha invece falcidiato una pletora di giornalisti a Chicago che – tutti interconnessi – nel giro di poche ore sono caduti nella impietosa trappola, trovandosi protagonisti e non firma della notizia. Il flagello bubbonico incombente non è nuovo per la realtà di Facebook e My Space, ma comprova che i virus – come gli zombie – “a volte ritornano”. Esiste una precedente esperienza che, senza particolari clamori, ha minato la sicurezza del sito e dei suoi frequentatori ma – a quanto pare – non ha accresciuto la consapevolezza dei rischi in simili contesti.

Un messaggio in posta elettronica recapita l’invito a gustarsi un video che, secondo un ritrito copione, non si avvia e richiede invece l’installazione di un aggiornamento del software Flash Player indispensabile per la visione del clip. Il clic del mouse con cui si accetta l’esecuzione dell’operazione di “update” del programma è in realtà quello del grilletto con cui si spara, a bruciapelo, alla nuca del proprio computer.

Sul monitor si apre una piccola finestra, classica delle comunicazioni tecniche: “Error installing Flash Update. Please contact support”, che spiega l’essersi verificato un inconveniente imprevisto e suggerisce di mettersi in contatto con il servizio di supporto tecnico: è la sentenza irrevocabile con cui l’hacker, che ha congegnato il venefico worm, informa che – da quel momento – lo sventurato “homo facebookensis” può dire addio al regolare funzionamento del giocattolo informatico a disposizione.

Koobface è in circolazione sul web in almeno una dozzina di varianti e non è escluso che possa moltiplicarsi assumendo ulteriori nuove configurazioni: le versioni rielaborate potrebbero essere in grado di dribblare persino le protezioni antivirus più recenti. E dire che basta non cedere alla curiosità ed evitare un clic di troppo…

*(Colonnello della Guardia di finanza, comandante del Gat Nucleo speciale frodi telematiche)

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fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2008/12/07/1101932501930-facebook-attenti-virus-click-uccide-computer.shtml