Matriarcato, esiste ancora? La risposta è si / La ricerca dell’amore perfetto in Cina

Matriarcato, esiste ancora?

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Le società matriarcali tuttora esistenti le trovi sull’isola di Sumatra, in Indonesia è il popolo dei Minangkabau, con tre milioni di membri. Nelle minuscole isole coralline di San Blas, di fronte alle coste del Panama in America centrale, abitano gli indiani Cuna, un gruppo matriarcale. Sulle isole della Melanesia, nel Pacifico, vive il popolo dei Trobriander, anch’esso matriarcale.

Nel deserto del Sahara, i nomadi berberi Imazighen, altrimenti, conosciuti come “tuareg”, sono sopravvissuti in condizioni estreme come popolo matriarcale di pastori.
Le tribù matriarcali dell’America hanno cercato riparo dai conquistatori nelle grandi foreste pluviali, dove sono riuscite a sopravvivere. È questo il caso degli Arawak, sparsi un po’ ovunque nelle foreste. Nelle foreste pluviali dell’Africa centrale vivono ancora oggi numerose tribù matriarcali, prime fra tutte quelle dei Bemba e dei Luapula.

Particolarmente numerose sono inoltre le società matriarcali distribuite nelle aree montane: ne sono un esempio i classici matriarcati dei Khasi e dei Garo, sulle montagne del Khasi nel Bengala e nell’India orientale, nonché diverse piccole etnie sull’Himalaya, negli Stati di Ladakh, Bhutan, Nepal e Tibet. Nelle interminabili catene montuose dell’Asia orientale si trovano ancora alcuni popoli tipicamente matriarcali, quali i Mosuo dello Yunnan, nella Cina sud-occidentale, e molti altri che lo sono stati fino a poco tempo fa, come per esempio i Naxi. Le montagne di Atlante, nel Nord Africa, hanno offerto riparo all’antico gruppo matriarcale dei berberi. Anche nel deserto del Sahara sono soprattutto i monti (come l’Ahaggar, l’Alr Tassili-n-Ajjer, l’Adrar des Iforas) a dare asilo ai cosiddetti “tuareg”.

Ben più vasto rispetto all’insieme delle società matriarcali tuttora esistenti è invece il numero di residui o tracce di antichi matriarcati che sono presenti in abbondanza in tutti i continenti. Ciò riguarda anche l’Europa e i territori proprio di fronte a casa nostra. Si tratta delle costruzioni di pietra sparse nell’intera Europa della cultura megalitica, che fungono da testimonianze architettoniche e, ancor più, sociologiche dell’importante posizione occupata ancora oggi dalle donne in queste aree. Tracce religiose del matriarcato europeo di un tempo sono contenute in gran quantità nei miti e nelle leggende, nelle tradizioni e nelle usanze. Anche nel nostro continente i resti abbondano soprattutto sulle montagne, poiché queste furono le più importanti terre in cui avevano trovato rifugio le portatrici e i portatori della cultura matriarcale. Degna di nota a tale riguardo è la grande catena delle Alpi con le sue molteplici cime ma anche i Pirenei e la foresta bavarese, dove i monti si congiungevano a grandi foreste impenetrabili, a creare una vasta zona protetta protesa fino alla Boemia.

Nonostante l’apparato aggressivo di potere e dominio, i patriarcati non sono stati in grado di annientare la struttura sociale e la cultura dei matriarcati, siano stati questi ultimi società nascoste o apertamente vissute. Oggi questo modello sociale continua a riaffiorare in superficie.
A livello culturale queste società non sono caratterizzate dai “culti di fertilità”. E ciò può forse far pensare semplicisticamente all’assenza di un sistema religioso complesso. Il concetto fondamentale di cosmo e della vita stessa proprio dei membri di una società matriarcale
e la fede che essi esprimono attraverso numerosi riti, miti e tradizioni spirituali è la convinzione nella rinascita.

Non si tratta qui della nozione astratta di trasmigrazione delle anime che in seguito sarebbe emersa in seno all’induismo e al buddismo, ma di un’idea di reincarnazione intesa.in termini molto concreti: il membro di ciascun clan sa che, dopo la sua morte, nascerà dal grembo di una delle donne del suo clan, nella stessa abitazione del clan, nello stesso villaggio.
Ogni defunto ritorna nello stesso clan nelle vesti di un bambino. Nelle società matriarcali vi è un grande rispetto per la donna, poiché è la donna a garantire la rinascita.

È la donna che rinnova e perpetua la vita del clan. Questo concetto sta alla base della visione matriarcale della vita. Si tratta di un concetto che le popolazioni matriarcali hanno elaborato sulla base dell’osservazione della natura. Ogni anno in natura si susseguono i cicli della crescita, della fioritura, dell’avvizzimento e di nuovo della rinascita della vegetazione. Le popolazioni matriarcali credono che ogni pianta che in autunno avvizzisce tornerà a vivere in primavera. Perciò, la Terra è la Grande Madre che assicura la rinascita a tutti e che a tutti dà nutrimento.
Lo stesso continuo ritorno si osserva anche in cielo: Tutti i corpi celesti sorgono, tramontano e risorgono, ogni giorno e ogni notte. Queste popolazioni percepiscono il cosmo come la Grande Dea del Firmamento e della Creazione, impegnata in una creazione continua, dalla quale scaturisce l’ordine del tempo. È questa Dea a generare tutti gli astri a oriente e a tracciarne il cammino nel cielo; è lei, con il suo potere, ad accompagnarli alla morte a occidente.

Un bell’esempio di idea matriarcale di cosmo è quello offerto dalla dea egizia Nut, la Dea del Cielo, che ogni mattina genera suo figlio Re, il sole, e che ogni notte lo divora, per riportarlo a nuova vita il mattino successivo. Nel cosmo e sulla terra le popolazioni matriarcali osservano questo ciclo di vita, morte e rinascita. Esse riconoscono lo stesso ciclo nella vita umana, in base al principio matriarcale dell’unione tra macro e microcosmo.

L’esistenza umana non è diversa dai cicli della natura, bensì è soggetta alle stesse regole. Il concetto di natura e di mondo umano è privo della mentalità dualistica patriarcale, che separa lo “spirito” e la “natura” o la “società” e la “natura”.

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fonte:  http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20070826134055AAShhCN

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La ricerca dell’amore perfetto in Cina

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Lo Yunnan è una provincia molto particolare della Cina.
Un po’ per il clima che, in alcune sue parti, è veramente un’eterna primavera dal clima dolce e temperato che ben si accompagna ad una natura rigogliosa. In questa cornice da sogno, che è forse l’ispirazione dello Shangri-là dei romanzi, risiede una buona parte delle minoranze etniche cinesi.
La Cina riconosce 56 etnie diverse, la maggiore delle quali è la Han che costituisce oltre il 90% della popolazione cinese, con una grandissima varietà di usi, costumi e religioni. La provincia dello Yunnan è la casa per più di venti di queste etnie.

Una particolarità della etnia dei Mosuo, composta da circa cinquantamila persone, è la sua matrilinearità, in quanto i figli delle coppie vivono con la famiglia della madre e la figura maschile di riferimento è lo zio materno dei bambini.

Un’altra caratteristica dei Mosuo è il loro “matrimonio-passeggiata”. Periodicamente si tiene una danza dedicata alla dea dell’amore Gan Mu nel corso della quale le potenziali coppie si scambiano un segnale di disponibilità che permetterà alle donne Mosuo di scegliersi un partner.

Questi passerà la notte con loro, ma lascerà la casa della donna alla mattina (da qui il termine camminare, passeggiare via).
Sebbene le donne Mosuo tendano a scegliere sempre lo stesso uomo, sono tuttavia libere nelle loro scelte senza incorrere in alcun tipo di pressione sociale o di riprovazione.

La romantica ragione che viene evocata dietro questa usanza è la ricerca del vero amore, per la quale si deve lasciare la libertà all’interno della coppia.

Chissà che questa piccolissima comunità sperduta ai confini del mondo non abbia veramente vissuto nello Shangri-là con gli usi e costumi di un paradiso terrestre perduto.

E chissà che la loro romantica ricerca dell’amore vero e perfetto non possa essere di ispirazione anche il resto del mondo.

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Marco Wong

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fonte:  http://www.associna.com/modules.php?name=News&file=article&sid=731

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