Archivio | giugno 19, 2011

GERUSALEMME EST – Israele, sì all’ampliamento di 2.000 case. Rinviato incontro tra Mazen e leader di Hamas

GERUSALEMME EST

Israele, sì all’ampliamento di 2.000 case
Rinviato incontro tra Mazen e leader di Hamas

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La notizia diffusa dal ministero dell’Interno israeliano. “Ciò permetterà di rispondere ai bisogni delle famiglie numerose” di Ramat Shlomo. Una stanza in più per ogni abitazione. Netanyahu incontra l’Alto responsabile della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton: no a riconoscimento stato Palestina

Israele, sì all'ampliamento di 2.000 case  Rinviato incontro tra Mazen e  leader di Hamas Una veduta di Gerusalemme

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GERUSALEMME – Il governo israeliano ha autorizzato l’ampliamento di 2.000 case nel quartiere di Ramat Shlomo, a Gerusalemme Est, occupata nel 1967. L’annuncio, dato dal ministro dell’interno e che rischia di essere un nuovo colpo assestato alle possibilità di una ripresa del processo di pace con i palestinesi, mortificato da anni, è coinciso con l’incontro fra il premier dello Stato ebraico, Benyamin Netanyahu, e l’Alto responsabile della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton. Intanto è stato rinviato a data da destinarsi l’incontro previsto per martedì al Cairo tra il presidente palestinese, Abu Mazen, e il leader di Hamas, Khaled Meshaal.

Una stanza in più. “La commissione per la pianificazione e l’urbanizzazione di Gerusalemme – si legge nel comunicato – ha autorizzato l’ingrandimento di 2.000 case nel quartiere di Ramat Shlomo. Una camera supplementare potrà essere costruita in ciascuna delle 2.000 case. Ciò permetterà di rispondere ai bisogni delle famiglie numerose che soffrono del problema degli alloggi in questo quartiere”, prosegue il testo. Il progetto edilizio di Ramat Shlomo aveva provocato forti tensioni tra Israele e gli Stati Uniti, nel marzo del 2010, quando il governo di Benjamin Netanyahu aveva annunciato la costruzione di 1.600 1case durante la visita in città del vice presidente americano Joe Biden. Anche oggi il nuovo annuncio è stato dato in coincidenza con l’incontro di Netayahu con la Ashton, venuta in Israele per esplorare la possibilità di una riavviare il processo negoziale. Processo che secondo il ministro degli esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha possibilità “nulle” di riprendersi prima di settembre, quando i palestinesi promettono di proclamare unilateralmente l’indipendenza della Palestina davanti all’Assemblea generale dell’Onu nel Palazzo di Vetro. Sull’incontro non è trapelato nulla, ma fonti israeliane avevano anticipato che Netayahu avrebbe detto alla Ashton che la proclamazione unilaterale di uno stato palestinese causerebbe “danni irrimediabili” al processo di pace.

Rinviato il vertice. Tutto rinviato, intanto, per l’annuncio del nuovo governo di unità nazionale palestinese, che doveva sancire la riconciliazione fra Al Fatah e Hamas, che dal 2007 ha preso con la forza il controllo della Striscia di Gaza: il rinvio della riunione Abu Mazen-Meshaal, mediata dall’Egitto, è stata annunciata dal premier di Hamas, Ismail Haniyeh, che non ha fornito spiegazioni. Ma gli osservatori e molte fonti palestinesi l’attribuiscono alla mancanza di un accordo sulla nomina del prossimo premier. Una prospettiva, quest’ultima, osteggiata dal governo israeliano, che ha di recente posto all’Autorità nazionale palestinese (Anp) l’aut-aut: o la pace con Hamas oppure con Israele.

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19 giugno 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/esteri/2011/06/19/news/s_ad_ampliamento_2_000_case_a_gerusalemme_est-17924926/?rss

SULL’IMMIGRAZIONE – Maroni: contro di noi tutti i magistrati

Maroni: contro di noi tutti i magistrati

Il ministro: «I giudici sono a favore dei clandestini»
E l’Anm ribatte: «Non siamo noi a fare le leggi sbagliate»

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Il salto dal palco di Maroni (Scarpiello)
Il salto dal palco di Maroni (Scarpiello)

MILANO – Dal palco di Pontida il ministro Roberto Maroni non ha tralasciato uno degli argomenti più sentiti dal popolo leghista, gli immigrati clandestini: ma ha accusato la magistratura di non collaborare, scatenando repliche e polemiche. «Abbiamo contro tutta la magistratura che è a favore dei clandestini. Ma noi non molleremo mai. Uno che si chiama come me come fa a mollare?». Il ministro ha ricordato i passi fatti dal governo per arginare l’arrivo degli immigrati irregolari dopo la guerra in Libia e le agitazioni in Egitto e Tunisia: «Abbiamo fatto un decreto per poter espellere i clandestini come facevamo prima. Abbiamo proposto di poter espellere anche clandestini comunitari che non sono in regola. Abbiamo intenzione di continuare su questa linea».

CATTIVA PROPAGANDA – Dura la replica del segretario dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Giuseppe Cascini: «Si tratta di cattiva propaganda che chi ricopre incarichi istituzionali delicati dovrebbe evitare. Tutti sanno che la legislazione italiana in materia di immigrazione è stata dichiarata in contrasto con i principi europei dalla Corte di giustizia di Strasburgo e dunque non è certo colpa della magistratura italiana se loro non sanno fare le leggi». Il presidente dell’Anm Luca Palamara precisa: «La magistratura non è contro nessuno, applica la legge senza distinzioni nei confronti di tutti, anche dei clandestini».

SOLIDARIETÀ ALLE TOGHE – Il portavoce dell’Italia dei Valori Leoluca Orlando accusa Maroni di aver pronunciato parole gravissime: «I giudici, ai quali va tutta la nostra solidarietà per l’indegno attacco da parte del ministro dell’Interno, sono soggetti solo alla legge. Il titolare del Viminale prende a prestito i peggiori slogan tanto cari a Berlusconi. Maroni, inoltre, sembra appoggiare lo scellerato piano secessionista di Bossi».

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Redazione online
19 giugno 2011

fonte:  http://www.corriere.it/politica/11_giugno_19/pontida-maroni-magistratura-polemiche_5a057318-9a84-11e0-ab5e-79baf40ebd68.shtml

fonte vignetta

LA GUERRA A DE MAGISTRIS – Rifiuti, ancora roghi e tensione a Napoli situazione pesante anche in provincia

L’aveva detto lo PsicoNano, dopo le Amministrative: “..Milano e Napoli non avranno più aiuti dal Governo.” Così, per mano della Lega, che ostacola apertamente il lavoro del Sindaco De magistris, B. mette in atto la sua minaccia e tenta di trasformare Napoli in una enorme discarica a cielo aperto. Per ora, unica a gioirne è la camorra.

mauro 

Rifiuti, ancora roghi e tensione a Napoli
situazione pesante anche in provincia

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NAPOLI – Roghi di rifiuti anche questa mattina a Napoli con i vigili del fuoco mobilitati dopo una notte pesante. Interventi di spegnimento delle fiamme sono stati effettuati al Corso Umberto dove sono stati incendiati quattro cumuli di rifiuti. In provincia altre tre interventi di spegnimento sono avvenuti nell’area di Giugliano. Stanotte sono stati 35 i cumuli di rifiuti dati alle fiamme tra Napoli e provincia.

La situazione in città è pesante sopratutto nella zona dei Quartieri spagnoli ed alla periferia occidentale, da Fuorigrotta a Pianura. In via Pasquale Scura, che attraversa i Quartieri spagnoli, sacchetti di rifiuti sono stati sparsi durante la notte sulla carreggiata, che è stata ostruita in due punti. Dopo l’intervento della polizia questa notte, stamattina è intervenuta sul posto la polizia municipale.

L’Asia, azienda ambientale del Comune, ha annunciato una raccolta straordinaria h-24 per rispettare l’impegno del sindaco Luigi De Magistris a ripulire la città entro cinque giorni, cioè entro martedì. Ma a complicare la situazione c’è il malessere dei dipendenti della Lavajet, la ditta assegnataria dell’appalto nella zona centro, che avrebbero conferito meno compattatori del previsto. I rifiuti raccolti dalle strade vengono destinati al termovalorizzatore di Acerra, l’unico della Campania, ed ai tre siti di trasferenza aperti con un’ordinanza del presidente della Provincia Luigi Cesaro. Due ad Acerra ed uno a Caivano.

Ma la protesta monta, dopo che ieri gruppi di cittadini a Caivano avevano cercato di bloccare l’arrivo dei primi camion. Il sindaco di Acerra Tommaso Esposito ha annunciato un presidio davanti alla sede della Provincia insieme ai consiglieri comunali per il ritiro dell’ ordinanza ed ha chiesto un incontro ad horas a Cesaro. Il vicesindaco ed assessore all’ambiente del Comune di Napoli, Tommaso Sodano, ha espresso solidarietà alla popolazione di Caivano ed Acerra «per il mancato rispetto degli accordi sottoscritti negli anni passati» ed ha ricordato che un sito di trasferenza è stato attivato anche a Napoli «nello spirito di una comune collaborazione di tutti i territori coinvolti. Per Napoli ci vorranno ancora alcuni giorni a causa delle criticità del sistema impiantistico e dei ritardi accumulati negli anni da tutte le istituzioni». Il vicesindaco sollecita il governo ad approvare il decreto «per consentire il trasferimento dei rifiuti fuori Regione».

Domenica 19 Giugno 2011 – 11:56    Ultimo aggiornamento: 19:22
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GLOBAL DAY FOR DARFUR – Sit-in per i rifugiati al Colosseo «Sospendete le violenze in Darfur» / VIDEO: Families torn apart by Sudanese violence [CNN: 6-14-2011]

Families torn apart by Sudanese violence [CNN: 6-14-2011]

Caricato da in data 14/giu/2011

Global Day for Darfur

Sit-in per i rifugiati al Colosseo
«Sospendete le violenze in Darfur»

Agli attivisti in piazza a Roma giunge il messaggio del presidente della Camera Fini: «Garantiremo i flussi»

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Una giovane donna del Darfur
Una giovane donna del Darfur

ROMA – Il saluto agli attivisti per il Darfur che si sono dati appuntamento alle 10 di domenica mattina al Colosseo, è giunto direttamente dal presidente della Camera Gianfranco Fini: «È necessario garantire i flussi umanitari». Nella giornata dedicata all’emergenza umanitaria per la regione del Sudan martoriata da guerre, conflitti e violenze, le istituzioni italiane sono presenti. «Bisogna avviare il processo di stabilizzazione dell’area – ha continuato Fini – di sviluppo della sua società e della crescita della sua economia, per affermare un futuro di pace, libertà e democrazia».

 

Un villaggio in Darfur
Un villaggio in Darfur

GIORNATA DEL RIFUGIATO – La manifestazione organizzata dalla Ong Italians for Darfur è alla settima edizione. Quest’anno il «Global Day for Darfur» giunge in concomitanza con la celebrazione della giornata del rifugiato (20 giugno), alla quale papa Benedetto XVI da San Marino ha rivolto le attenzioni: «I rifugiati devono tornare in patria liberamente e in sicurezza» ha detto il papa nel discorso ai quattromila fedeli riuniti in piazza domenica mattina.

«IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI» – La regione sudanese «è una delle più gravi emergenze umanitarie del nostro pianeta», ha ricordato Fini, augurandosi che «il forte impegno delle Istituzioni e degli organismi internazionali possa risultare sempre più attento ed efficace per assicurare una positiva e stabile soluzione della drammatica situazione che affligge il Darfur». L’evento al Colosseo, oltre al sit-in di protesta di un gruppo di rifugiati darfuriani, ha aperto la mostra fotografica «Volti e colori del Darfur: per non dimenticare», che ha ricevuto la Medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica.

I villaggi visti dall'alto
I villaggi visti dall’alto

LA CAMPAGNA PER I DIRITTI UMANI – Solo a Roma i rifugiati dal Darfur sono 200, giunti da un paese dilaniato da guerre e conflitti che hanno creato una vera e proprio emergenza umanitaria a partire dal 2003. Per questo il diritto d’asilo diventa necessario alla sopravvivenza di un popolo. I rifugiati hanno preparato uno striscione da esporre dove chiedono protezione delle forze militari sudanesi che bombardano il loro popolo e dagli attacchi delle milizie filo governative che continuano a bruciare i loro villaggi. Testimonial della campagna il cantante e percussionista, Tony Esposito.

IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE NAPOLI – «All’Italia, che siederà nel consiglio per i Diritti umani dell’Onu, chiediamo che mantenga la promessa di seguire con attenzione la crisi in Darfur, la più grave attualmente in corso nel mondo, e di fornire un contributo fattivo affinché Khartoum sospenda i raid e freni le violenze in atto nella regione – ha annunciato la presidente Antonella Napoli presentando l’evento sottolineando che «non si può più voltare lo sguardo e ignorare questa tragedia».

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Manuela Pelati
19 giugno 2011

fonte:  http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_giugno_19/giornata-rifugiati-sit-in-attivisti-190897774498.shtml

SPAGNA Madrid, ‘indignados’ di nuovo in piazza, marea umana protesta contro austerity – VIDEO

SPAGNA

Pubblicato in data 19/giu/2011 da

Madrid, ‘indignados’ di nuovo in piazza
Marea umana protesta contro austerity

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Una folla festosa, composta da persone di tutte le età, ha invaso le vie della capitale, urlando slogan e srotolando striscioni: “Camminiamo uniti contro la crisi’

Madrid, 'indignados' di nuovo in piazza Marea umana protesta contro austerity

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MADRID – Nuova giornata di protesta, festosa e pacifica, a Madrid. Sei marce, convocate del Movimento 15-M hanno attraversato la capitale, dirette verso Plaza de Neptuno, vicino al Parlamento, per protestare contro le misure di austerity e chiedere uno sciopero generale.

FOTOUna marea umana invade Madrid 1

La calura estiva non ha frenato le migliaia di manifestanti di ogni fascia di età: molti giovani, ma anche famiglie con bambini, che hanno cominciato a marciare, a seconda dei luoghi di raccolta, dalle prime ora della mattina, inneggiando slogan e issando manifesti (‘Camminiamo uniti contro la crisi e il capitale’, ‘ascoltate l’ira del popolo’, ‘La chiamano democrazia e non lo è’). Il movimento 15-M prende il nome dalla data, il 15 maggio scorso, in cui di svolsero le principali proteste nella piazza della Puerta del Sol 2, nel cuore di Madrid.

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19 giugno 2011

fonte:  http://www.repubblica.it/esteri/2011/06/19/news/madrid_indignados_chiedono_sciopero_generale-17924203/?rss

SULLE DICHIARAZIONI DI BOSSI – Alemanno: “Parlamento voti per ministeri al Nord”. Polverini: “Intervenga Napolitano”

Alemanno: “Parlamento voti per ministeri al Nord”. Polverini: “Intervenga Napolitano”

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“Non ho dubbi che nelle prossime ore ascolteremo una ferma presa di posizione del capo dello Stato”. Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, commentando a caldo le dichiarazioni del leader della Lega, Umberto Bossi, da Pontida, in particolare in merito a secessione e spostamento dei ministeri

Gianni AlemannoGianni Alemanno

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Roma, 19-06-2011

“Credo che a questo punto sia indispensabile portare in Parlamento una mozione che ribadisca che i ministeri devono stare a Roma e condanni questi atteggiamenti”. Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. “Abbiamo bisogno subito di una mozione chiara – ha aggiunto – La Capitale è a Roma e non è più possibile mettere questo in discussione. Non sono più disponibile ad ascoltare questi appelli, a considerarli una buffonata. Si è andati troppo oltre i limiti costituzionali, serve un pronunciamento parlamentare”. Secondo Alemanno, “non si può dire se su questo possa cadere il governo. Ma per mantenere in vita un governo non si può sacrificare la Capitale. Se poi il governo cade, ne prenderemo atto”.

Polverini: “Ora intervenga Napolitano”
“Non ho dubbi che nelle prossime ore ascolteremo una ferma presa di posizione del capo dello Stato”. Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, commentando a caldo le dichiarazioni del leader della Lega, Umberto Bossi, da Pontida, in particolare in merito a secessione e spostamento dei ministeri.

“I 150 anni che stiamo festeggiando e che vedono una grande partecipazione di popolo – ha aggiunto Polverini a margine dell’Infiorata di Genzano, dedicata all’Unità d’Italia – sono l’esempio di quanto questo Paese si riconosca nel valore dell’Unità, di quanto creda che la forza dell’Italia derivi dall’essere uniti”.

Secondo Polverini, il presidente Napolitano “tiene molto non tanto ai festeggiamenti, ma ad un Paese che, pur con le sue diversità, e anche in un percorso di federalismo, non deve mai dimenticare che per l’unità tante persone hanno perso la vita, e tanti anzi lavorano perché questa unità cresca. Ci aspettiamo dunque – ha concluso la governatrice del Lazio – ma sono sicura che non mancherà una presa di posizione importante come quella del presidente della Repubblica”.

“Da domani raccoglieremo le firme”
Un appello a “tutti i comuni del Lazio che vorranno partecipare, a tutti i presidenti delle province e a tutte le associazioni” a sottoscrivere la petizione contro lo spostamento dei ministeri al nord lo ha rivolto la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, a margine di una visita a Genzano, commentando le parole del leader della Lega Umberto Bossi a Pontida in merito allo spostamento dei ministeri al Nord. “Ribadisco – ha aggiunto – che da domani avvierò anche io una raccolta di firme, perché mi pare la Lega l’abbia confermata, insieme a chiunque voglia collaborare e abbia a cuore il destino della nostra regione e del nostro Paese. Io – ha aggiunto la governatrice del Lazio – sono animata da forte spirito democratico: se oggi la Lega vuole consultare il popolo noi abbiamo il dovere di fare altrettanto. Da domani – ha concluso – saremo operativi”.

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fonte:  http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=153907

Bossi: “La leadership di Berlusconi potrebbe finire alle prossime elezioni”

19/06/2011 – IL RADUNO DELLA LEGA NORD

fonte: zonamorta.com

Bossi: “La leadership di Berlusconi potrebbe finire alle prossime elezioni”

Il Senatur al raduno di Pontida: «Una crisi adesso gioverebbe alla sinistra. Bisogna abbassare le tasse. Ministeri? Due al Nord». Condanna alle “missioni di pace”

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PONTIDA (BERGAMO)
Far cadere il governo Berlusconi sarebbe un favore alla sinistra. Lo ha affermato il leader della Lega Umberto Bossi, non certo intenzionato a «mandare in malora» il Paese. Dal palco del raduno del partito a Pontida, il Senatur ha parlato di fronte a circa 80 mila militanti, secondo la stima del stima del ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Dopo la consueta cerimonia di giuramento dei 52 sindaci neoeletti all’ultima tornata delle amministrative, , hanno sfilato sul palco i segretari nazionali.

Ore 12.15 – “La Lega non è in rotta”
«I giornalisti dicono solo falsità, sono schiavi di Roma, la Lega non è in rotta, ma è pronta a conquistare la libertà della Padania». Così, circondato da tutto lo stato maggiore del partito, Umberto Bossi ha iniziato il suo discorso, sottolineando che non ci sono divisioni all’interno del Carroccio.

Ore 12,17 – Appello a Tremonti: “Riscrivi il patto di stabilità”
«Un pò di soldi si possono trovare», occorre far finire le missioni di guerra. «Caro Giulio se vuoi avere i voti della Lega non puoi toccare più i Comuni, gli artigiani, le piccole imprese – ha affermato il Senatur rivolgendosi a Tremonti.

Ore 12,19 – “La leadership di Berlusconi potrebbe finire nel 2013”
«La tua premiership è in discussione dalle prossime elezioni». Bossi ha lanciato un messaggio diretto al Cavaliere: «Non è detto che alle prossime elezioni andremo con Berlusconi», se non «ascolterà le nostre proposte la sua leadership potrebbe finire con le prossime elezioni politiche», ha osservato il Senatur.

Ore 12,23 – “Allevatori, i truffati siete voi”
«Allevatori, i truffati siete voi: non basta venire a Pontida, bisogna andare giù a far vedere al Parlamento, al Pdl e a quei delinquenti come Casini che danno a voi dei ladri. A loro bisogna dare una mano di bianco», ha detto Bossi agli allevatori che da tempo chiedono di rinviare il pagamento della multe sulle quote latte.

Ore 12,26 – “Ministeri al Nord, a Roma c’è solo la cultura della burocrazia”
«Il mio ministero e quello di Calderoli vengano in Lombardia. Al nord ci saremo io, Roberto Calderoli e poi verrà anche Tremonti. Che senso ha avere un ministero dell’Industria a Roma? A Roma c’è solo la cultura della burocrazia. Tutti i giorni saremo lì». Il Senatur ha rilanciato il decentramento dei ministeri al Nord e parlato anche della scuola di magistratura inaugurata ieri a Bergamo. «I magistrati non potranno fermare un popolo in cammino contro il centralismo padano». Ed ancora: «La Lombardia ha diritto ad avere i suoi magistrati».

Ore 12, 30 – “Brianza piena di mafiosi, bisogna dare un segnale”
«La Brianza è piena di mafia e con i ministeri a Monza diamo un segno di rilancio alla gente», ha detto rivolto al ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Sai che la Brianza è piena di mafia? Dagli una soppressata».

Ore 12, 35 – L’urlo dei militanti leghisti: “Secessione
«Secessione, secessione!». L’urlo del popolo leghista si è levato non appena Bossi ha citato i costi della politica romana, inneggiando anche a «Padania libera!» e «Libertà». «Questo è il risultato che si otterrà se si continua a trattare il Nord come un somaro». Così ha replicato il leader del Carroccio: «Se volete la secessione ci si prepari: la Lega verrà incontro ai popoli del nord che vogliono una pressione molto forte verso il centralismo, e lo avranno. L’altra volta ci ha fermato la Magistratura, questa volta saremo ancora più incazzati».

Ore 12,40 – “Non faremo la fine della Grecia”
«Non faremo la fine della Grecia». Ne è sicuro Bossi, per il quale c’è la possibilità di tagliare le tasse senza il rischio di avere i problemi di Atene. Per il fisco «dobbiamo trovare i soldi. Dalla fine delle missioni di guerra o di pace che dir si voglia si può recuperare un bel miliardo di euro».

Ore 12,45 – “Non manderemo in malora il Paese”
«Non ci prenderemo la responsabilità di mandare in malora il paese ma può darsi che la gente ci dica stop, basta con Berlusconi ed allora dovremo decidere tutti assieme», ha commentato il Senatur, precisando che andare alle urne in questo momento equivarrebbe solo a fare un favore alla sinistra.

Ore 12, 50 – Maroni: “Sognamo una Padania libera e indipendente”
«Il capo ha già detto tutto, ha detto cose molto chiare e molto forti: chi ha orecchie per intendere, a Roma, ha già inteso». Così ha esordito il suo intervento Roberto Maroni, acclamato a gran voce come prossimo premier. Il ministro dell’Interno ha insistito più volte che bisogna rivedere il patto di stabilità e togliere le spese per la sicurezza. «Noi abbiamo un grande sogno: una Padania libera e indipendente».

Ore 13,00 – Lo “scadenziario” della Lega
Al termine del comizio è stato distribuito un volantino con tutti gli impegni che il Carroccio chiede al governo di realizzare nei prossimi 180 giorni. Entro due settimane, il Consiglio dei Ministri deve approvare la riforma costituzionale che prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari e il senato federale, la cui approvazione definitiva dovrà avvenire entro 15 mesi. La Lega chiede inoltre l’approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legge sulle missioni militari con riduzione dei contingenti impegnati all’estero.

Entro 30 giorni, invece, per il Carroccio devono essere approvati altri sei punti: l’attivazione delle procedure per l’attribuzione di ulteriori forme di autonomia alle regioni che le abbiano richieste; approvazione delle misure per la riduzione delle bollette energetiche; riforma del patto di stabilità interno per i Comuni e per le Province; taglio dei costi della politica; finanziamento del trasporto pubblico locale; prime norme per l’abolizione delle ganasche fiscali e delle misure «vessatorie» di Equitalia.

Sessanta giorni è invece il termine ultimo per approvare la metodologia per la definizione dei costi standard da applicarsi alle amministrazioni dello Stato. Entro l’estate del 2011 il Carroccio chiede di approvare la proposta di legge di riforma fiscale e l’approvazione definitiva in Parlamento entro la fine dell’anno. La soluzione definitiva del problema delle quote latte dovrà essere definita entro l’autunno del 2011, mentre entro il dicembre di quest’anno dovrà essere definito il codice delle autonomie.

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Orgoglio leghista
Gadget e slogan
a Pontida

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fonte:  http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/407807/

Pontida, Bossi cerca gli effetti (speciali) per stupire il popolo leghista

Pontida, Bossi cerca gli effetti per stupire il popolo leghista

fonte immagine

Ma alla base non basteranno i vecchi slogan del Carroccio

Umberto Bossi al raduno di Pontida del 2010

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di GIOVANNI CERRUTI

INVIATO A PONTIDA

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Le ha scritte e riscritte. L’ultima versione, alle nove di ieri sera, si è fermata a pagina 16. «Vedrete, ci saranno sorprese», assicura Umberto Bossi. Non si capisce se andrà proprio così o se la frase è di necessità, per vendere al meglio quel che dirà da Pontida. Sorprese, dunque. O almeno «qualche segnalino», come sfuma Roberto Calderoli. Bossi parla da Bergamo, con accanto Angelino Alfano, quest’ultimo attentissimo quando sente l’interrogativo più temuto. Ministro Bossi, ma questo governo andrà ancora avanti? Comincia una pausa che sembra non finire mai. E quando Bossi decide che può bastare la sua risposta è carognina, per aumentare paure e misteri: «Questa è una domanda cattiva…».

E’ bastato quell’accenno ai ministeri da spostare al Nord, tra Milano e Monza, e Bossi si è subito gustato i brividi che son scesi fino a Roma, con telefonate di amici che segnalano le fibrillazioni del Cavaliere. Proprio quel che Bossi vuole. E pazienza se il trasferimento dei ministeri sia questione piuttosto vecchiotta, addirittura materia dell’ultimo raduno di Pontida, giusto un anno fa. E’ che, ora che sta per salire sul palco, tutto deve andare al proprio posto, a partire dalle attese leghiste e dalle ansie degli alleati. In quelle 16 pagine ci sono le condizioni per andare avanti, non importa se datate. Prendere o lasciare, è il futuro del governo Berlusconi.

Bossi ha passato la notte in un piccolo albergo a tre chilometri dal palco di Pontida. «Sono contento che parli solo lui», dice Ettore Pirovano, il presidente della provincia di Bergamo, uno dei padroni di casa. I ministeri, le tasse da abbassare, il fisco da riformare, al nord i magistrati del nord, il federalismo fiscale, demaniale, municipale, provinciale, regionale. Per Bossi tutte «grandi sorprese». Ma non è su queste che può mettere in difficoltà il Cavaliere. Non sono questi gli argomenti minacciosi. «Per la pace serve altro», dice Bossi. L’allarme vero può scattare se accenna alla legge elettorale, allora sì che sarebbe l’inizio della fine.

Nelle varie versioni del discorso pare ci sia il riferimento alla fine di questa legislatura, al 2013 se tutto va bene. E lì si potrebbe capire se per Bossi è arrivata l’ora del pensionamento del Cavaliere, e se la Lega è pronta ad alzare le pretese invocando un cambio di passo e di Premier. «Io e Bossi abbiamo fatto un patto -ha raccontato più volte Berlusconi- Ci ritireremo assieme». Ecco, bisogna vedere se per Bossi quel patto è vero e ancora valido. Se è vero che la Lega potrebbe avanzare una sua candidatura. O se è vero che tutte le richieste hanno il medesimo obiettivo: farsi rispondere di no e mandare tutto a ramengo, pronti a saltare su una nuova legge elettorale e altre alleanze.

Sul prato accanto al supermercato Penny lo aspettano da ieri pomeriggio, con quelli di Cuneo saliti in cima alla collina a mettere il loro cartello («Umberto siamo con te») e i Giovani Padani di Vicenza che hanno sistemato all’ingresso il loro striscione («Nichi Vendola non è mio fratello»). Birra, salsicce, musica e grandine alle sei del pomeriggio, proprio mentre Bossi parlava da Bergamo. Un cuscino di fiori gialli è già stato sistemato sotto il palco: «Bossi Padania 2011». Accanto, pronto per le telecamere, un altro striscione: «150 anni d’infamia non possono cancellare millenni di storia». E per le tv già al lavoro i cori da ultrà allo stadio: «Noi non siamo napoletani!».

Dovrebbe parlare solo Bossi, ma non si sa a che ora. Forse qualche minuto per Calderoli che spiega il trasferimento dei ministeri e per Roberto Maroni che illustra le richieste per metter fine alla guerra in Libia e all’arrivo dei barconi. Bossi sa che un minuto dopo le sue parole arriveranno reazioni, che sui ministeri al Nord il centrodestra si può spaccare, che Alfano ha già detto «al massimo si trasferiscono uffici di rappresentanza» e Gianni Alemanno sindaco di Roma dice che non passeranno. «Lasciamoli gridare -dice Bossi- Noi vogliamo solo che i ministeri siano vicini alle imprese, non alla burocrazia».

Ma un governo non cade per un ministero a Monza. Cade, se Bossi così decide, «perché non vogliamo farci trascinare a fondo». Perché la Lega e Bossi si convincono che il Cavaliere non è più il cavallo che vince. L’aveva detto già la notte delle elezioni amministrative, quando si era stupìto per il tonfo di Letizia Moratti. «Fino a questo momento eravamo noi a far vincere Berlusconi, adesso è lui a far perdere noi». E’ quello che sul prato pensano tutti. Ecco perché quella domanda «è cattiva». Ecco perché nelle 16 pagine deve scoprire «le sorprese». Perché la sua Lega, convenuta a Pontida, non vuol più continuare a perdere.

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19 giugno 2011

fonte:  http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/407755/